520 /Rinaldi Filippo / 1929-12-18 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
Dal Coblenz, 18 dicembre 1929
Amatissimo babbo,
Mentre si fila verso Port Said preparo un po’ di posta ed il primo e più caldo saluto è a Lei ed agli amati Superiori. Voglia – in occasione delle Ss. Feste e di Capodanno – farsi interprete dei sentimenti di ognuno dei fotografati, 1che desiderano essere singolarmente ricordati a Lei, al Sig. Don Ricaldone, ai singoli superiori del Capitolo, al ven. Sig. Don Francesia, al Sig. Don Gusmano ed anche ai bravi servienti del refettorio che abbiamo disturbato tanto durante la permanenza. A tutti l’assicurazione delle preghiere.
Finora a bordo tutto bene. Per la salute, essendo il mare buono, si va bene, pur avendo per una giornata quasi tutti sentito gli effetti del mare, specialmente il bravo ch. Filippa, ma ora sono tutti in gamba.
Trattamento buono – comodità delle pratiche di pietà in comune – un po’ di scuola d’indole varia, al mattino e alla sera. Deo gratias!
Non manca l’allegria con musica, giochi e allegre conversazioni. Speriamo così fare un po’ di bene. Vi è a bordo qualche famiglia cattolica olandese – 2 frati francescani che credo siano in prima classe perché con noi non si vedono – un bravo prete olandese cui abbiamo affidato la Messa della comunità – e quattro suore tedesche che vengono alla nostra Messa.
A bordo vi sono magnifici e comodi altarini per celebrare la S. Messa, forniti dal Lloyd. C’è da imparare… dai protestanti. Chissà (mi veniva in mente) se il Comitato delle nostre Dame Patronesse potesse fornire ad es. a quelle navi italiane che fanno il viaggio in Estremo Oriente?
Concludendo: c’è davvero da ringraziare il Signore e speriamo che la Madonna e Don Bosco vigileranno su questi cari novizi, confratelli usque in finem. Che dirle di me? Il solito. Desideroso di bene ed incapace di realizzarlo in me e negli altri. Spero nella bontà di Dio e nel compatimento degli uomini. Quanto alle cose che più interessano la mia responsabilità, cioè la missione e l’Opera nostra in Giappone:
Mi sembra dover concludere che il Signore vuole fare chiaramente vedere che c’entra Lui nella questione – perché tutto mi andò, umanamente parlando, a rovescio nella ricerca dei mezzi: dalla Chiesa: nulla; idem dalle autorità civili; dai superiori – salvo il personale, viaggio e provviste (che dovrò rifondere sulle offerte che vengono pro-Giappone).
Le questioni interessanti le missioni [fu stabilita una commissione per lo studio della famosa questione dei sussidi – ma se non radunano i pochi missionari ancora in Italia… (Don Savarè non avrà tutti i torti nel prossimo Capitolo)] nulla. Le questioni interessanti il Giappone, non essendoci i mezzi materiali: nulla.
Porto in Giappone:
Un gran buio nell’avvenire ed incertezza di direttive.
Una gran fede nella Provvidenza, perché non ho né l’abitazione per i chierici, né per le suore, e tanto meno so dove pensare ai mezzi di mantenimento:
Don Marega è partito con non più di £ 10.000 che saranno state dimezzate da dogana e treno.
Don Cimatti è partito con non più di £ 15.000 di cui 5000 avute dalla carità del Sig. Don Ricaldone.
Non so quanto ha in cassa Don Piacenza, ma le poche migliaia di lire che gli inviavo quando ne avevo, a quest’ora saranno sfumate e divorate dai fitti che dovremo pagare per le case provvisorie.
Ecco il vero stato della questione – ed ho la convinzione che Don Torquinst su cui tanto sperano i Superiori (e non so proprio perché) farà un bel niente per il Giappone, come non l’ha fatto finora. Evviva dunque la Provvidenza e la povertà. Ma francamente dubito (e non mi posso togliere il dubbio dalla testa) che i Superiori si siano fatti un’idea chiara della situazione della missione giapponese – il dubbio mi diventa quasi certezza dalla famosa udienza in Capitolo…
Mah! In Domino semper! e mi perdoni il Signore del dubbio.
Quanto alla ricerca dei mezzi materiali, Don Cimatti domanda, ma non sa fare dei colpi finanziari o non sa fare dei traffici, come vede fare da altri… Mi sembra così contrario alla nostra povertà… coll’arte e coll’inganno vivere metà dell’anno e coll’inganno e coll’arte vivere l’altra parte!…
Mons. Mederlet parlava degli impianti di caffè, altri di altre industrie, altri fanno operazioni di banche o altri pasticci (per me non so neppure come si comincino), che proprio noi disapproviamo negli altri istituti religiosi… ma e allora?
Conclusione: Deus Providebit. Supplico i Superiori che per ora sono i Ministri della Provvidenza per la Missione del Giappone, a venirci in aiuto: ho bisogno di mantenere i chierici e le suore, che non hanno pane se non da me, ed io non ho denaro da mantenerli, almeno per domani.
Veda dunque di racimolare qualche cosa ed inviarla affinchè possa far fronte alle prime necessità, tanto più che si arriva in inverno… e forse il suo aiuto può arrivare prima di noi… e sarebbe davvero la manna.
Perdoni lo sfogo: devo insistere su questo perché è condizione (per ora) prima per formarci… Siamo tanto rachitici che non abbiamo ancora nulla di nostro, e capirà che i bambini non accuditi nell’infanzia non possono riuscire né bei giovinotti, né uomini fatti.
Comprendo che sono l’eterno brontolone, ma che vuole? Mi accorgo che il mio povero apostolato purtroppo va riducendosi a chiedere pane per i miei figlioli e nient’altro… è umiliazione massima per me che pretenderei emulare (non dico S. Francesco Saverio) anche solo i miei confratelli, che fanno miracoli di apostolato, e non mi riesce avendo l’assillo della necessità materiale, che pur messa totalmente nelle mani di Dio, esige richieste, lettere, tempo insomma. Deo gratias! Penso sia questo il volere di Dio. Quando sarà che i missionari, liberi dalle preoccupazioni materiali (perché altri dovrebbero pensarci, se è vero che i missionari sono soldati al fronte) potranno solo e tutto donarsi alle anime?
Ma! Penso pure che finché non si arriva a questo punto saremo sempre nel desiderio di fare grandi cose, ma non concluderemo. Fiat voluntas Dei!
Preghi e faccia pregare per me: come vede il più bisognoso è Don Cimatti che filialmente si raccomanda al suo babbo e salutandolo a nome di tutti si professa
Suo aff.mo
Don V. Cimatti, sales.
P.S. - Ho già ricevuto il rendiconto dei confratelli. Per ora bene tutti. Per quelli che escono dal Noviziato è certo disastrosa la vita senza orario fisso precedente la partenza.
1 Don Cimatti partì da Genova il 14 dicembre. Con lui partì il primo gruppo di 7 chierici: Cl.Tassinari, E.Braggion, A.Bernardi, Cl.Filippa, A.Zanarini, A.Floran, C.Cagna, che arrivati a Miyazaki cominciarono gli studi della filosofia e del liceo insieme col giapponese, nella massima povertà, come si intuisce dalle parole di Don Cimatti. La foto di cui sopra si conserva insieme ad altre del viaggio. Da tener presente che in quell’anno era cominciata la grande crisi economica mondiale, per la quale negli anni seguenti Don Cimatti ebbe tanto da soffrire. Le conseguenze erano appena cominciate.