884 /Circolare Salesiani / 1932-1-15 /
ai Salesiani della Visitatoria di S. F. Saverio
[15 gennaio 1932] [?]
Carissimi,
Penso di farvi piacere inviandovi alcuni particolari della morte del compianto Sig. Don Rinaldi che stralcio da un’affettuosissima lettera del Sig. Don Ricaldone giuntami oggi. Una volta di più veniamo a comprendere quanto il Sig. Don Rinaldi amasse intensamente la nostra povera missione, appunto perché bisognosa di tutto e perché vedeva nei suoi figli lontani il desiderio di fare del bene a sé e alle anime loro affidate. Già Egli ce l’aveva assicurato quando scriveva: “…Ricorda ai tuoi che ogni giorno li ricordo tra mezzanotte e le due pensando che cominciano la giornata e cerco di cominciarla con loro e per loro…”, e ce lo dimostrava con le più che paterne cure che aveva di noi e delle cose nostre. Ed una nuova conferma viene dalle assicurazioni del nostro Sig. Don Ricaldone. Ringraziamone il Signore, ma, miei buoni confratelli, rendiamocene degni col migliorarci, collo stare saldi alla nostra Regola, alla povertà che ci regala il Signore, col lavoro continuo… Oh, ne sono sicurissimo… Il Signore non ci abbandonerà e se avremo fede, farà dei miracoli per noi suoi poveri figli. Preghiamo dunque e come prova della nostra riconoscenza dimostriamoci buoni salesiani. Ed ecco le parole del Sig. Don Ricaldone.
“Tu lo sai e lo sapete tutti voi quanto egli vi amasse. La pena più grande che sempre aveva come spada fitta nel cuore, durante i giorni della sua malattia, era la difficile vostra situazione. Quanto soffriva al pensare che le tremende condizioni in cui versiamo non gli permettevano di correre in vostro aiuto. Me ne parlava sovente e sospirava il momento di essere in grado di fare qualche cosa per voi.
Quando gli dissi che da Roma avevano quasi la certezza che vi avrebbero aiutati, ne provò un vero sollievo. Posso dire con certezza che voi foste l’oggetto delle sue preoccupazioni e dello speciale suo affetto negli ultimi giorni della sua vita. Aveva avuto un forte attacco cardio-renale ai primi di Novembre, ma in questi ultimi giorni si rifaceva gradatamente ed i medici facevano consolanti pronostici. Immaginate pertanto il nostro strazio allorché, verso le 11 del mattino di sabato lo trovammo seduto sul suo seggiolone, immobile, sereno, col capo leggermente chino, avendo al fianco la vita di Don Rua dalla quale estraeva appunti.
L’embolia cerebrale ne aveva stroncato fulmineamente la preziosa esistenza…
Forse non si è mai visto a Torino una manifestazione di affetto e di ammirazione nel cordoglio come quella di ieri. Il Signore volle che anche il dolore assurgesse ad apoteosi di Don Bosco nella salma del suo successore. Adoriamo in tutto e sempre i disegni di Dio… Voglio ripeterti che siamo con voi e per voi sempre e in tutte le vicende…”.
Vi prego di fare con me una novena a Don Bosco per l’esito di pratiche in Roma. Sempre unito a voi nel lavoro e nella preghiera.
Vostro aff.mo
Don V. Cimatti, sales.