Cimatti|Grigoletto Giuseppe|1950-6-26

3933 / Grigoletto Giuseppe / 1950-6-26 /


a Don Giuseppe Grigoletto, ex-allievo di Valsalice



Tokyo, 26 giugno 1950

Carissimo D. Giuseppe,


Colgo l’occasione della venuta di D. Tassan e D. Dell’Angela, friulani, per inviarti un saluto.

Mi dicevi per le spese postali: fai ottimamente a rifondere, potendo… Noi ci serviamo della carità di P. Scully capo dei Capellani di Yokohama. Se dall’Italia è più economico spedire a S. Francisco a Lui, non hai che da inviare al suo indirizzo, mettendo nella busta col semplice indirizzo la lettera in busta col nostro indirizzo. Scrivo a quanti mi dici.

Come sai, non avendo più, se non possibilità di consiglio, quando me lo domandano, non posso acquistare grandi cose. L’incaricato della propaganda è D. Del Col, che spero sia in relazione con te e che può fornire molte cose. Raccolgo, arrepta occasione, robe naturalistiche per ricostruire un po’ di museo allo studentato. Sto scrivendo qua e là per vedere se racimolo un po’ di materiale minerale. Promesse… realtà poche. Coi nuovi programmi all’Americana, le scienze…

Ad ogni modo tu capisci le mie nuove condizioni. Non voglio né debbo entrare neppure menomamente… non vorrei neppure si pensasse più a me… Mi fu affidata la parte di infimo gregario (e finalmente hanno capito che è proprio quella che si conviene al sottoscritto… e non riesco neppure a far bene questa) e tento…

È venuto l’altro ieri P. Bartoli. Gli ho spiegato: gli ho dato l’indirizzo della nuova casa dello studentato, dove furono trasportate le casse. L’Ispettore ha aderito in pieno ai tuoi desideri, il Direttore D. Romani è al corrente di tutto. P. Bartoli ora sta studiando, e non sa dove sarà mandato per il tirocinio; e allora deciderà.

Ho veduto qualche cosa delle casse. Meraviglioso il Cristo morto con quell’angelo… Vorrei esser io quell’Angelo… Mi sforzo di esserlo cotidie con Gesù vivo. Non ti so dire come sarà usato quel materiale, né come sarà usato quello della missione da cui si esce. Penso che in missione rimarrà tutto in posto, come si è fatto quando si fece il passaggio di alcune residenze al clero indigeno. Quanto non è strettamente personale rimane dotazione della Missione.1 Penso sarà così.

D. Romani desidererebbe la Via Crucis di cui ha visto, mi dice, un pannello.

Grazie pel tuo interessamento statue all’aperto e busto a D. Bosco. Si Deus vult…

Per i libri, vera urgenza, penso non ci sia, ma fa’ tu… e va sempre bene.

Mio buon D. Giuseppe, non vorrei che avessi l’impressione di un quasi disinteressamento mio in tutte queste faccende, e più di quanto hai fatto o fai per i missionari del Giappone. Oh, no! Capisci anche tu che ora non debbo più pensare a necessità o ad utilità di cose che non cadono più sotto la mia responsabilità, e che quindi né conosco, né debbo conoscere: posso al più esprimerti desideri sentiti (come sopra).

Quanto non pervenne, o andò perduto o fu utilizzato da chi doveva inviartelo (lo saprò poi): finché non parte qualcuno per nave non potrò inviarti cose un po’ grosse. Aspetto una bella collezione di cristalli rari delle miniere di Hita. Contavo su luglio e agosto, ma come ti scrissi li passo ad Hong Kong, Macao: cercherò anche colà.

Per ora stop. Non mi ammazzo pel lavoro (è il mio massimo cruccio, perché sto male physice et spiritualiter), ma il Signore ha disposto così. Ho più che tempo a pensare per me, constatare la mia nullità (è un gusto matto questo genere di esperienze… altro che quelle di gabinetto…) fesserie perpetuate – risultati ottenuti, per me, un pugno di mosche…

Ho letto quanto mi dicevi degli annali. Non so se proprio fa al caso mio, là e… si tratta di un colosso missionario. Per me è così chiaro l’insuccesso missionario che non vale proprio la spesa strombazzare il 25°. Vorrei musicare il “bonum mini quia humiliasti me”. II Signore ha pensato diversamente. Ma sta il fatto che non sono stato capace di realizzare il “Tene quod accepisti” o “habuisti ab Ecclesia”.

Beh, beh! lasciamola lì. Mi perdoni il Signore, la Chiesa e la Congregazione: il tempo che piacerà concedermi il Signore sarà riparazione almeno di preghiera… non posso far altro. Et in silentio et in spe cercare di realizzare qualche cosa per l’eternità, perché – caro Giuseppe – penso che più poco tempo mi resta, e purtroppo lo stato della mia povera anima è ben povera cosa. Sono nato e vissuto nella povertà materiale, ma adesso constato che incomparabilmente è ben più misera la mia povertà spirituale. Preghiamo ad invicem.

Tuo

D. V. Cimatti, sales.

1 Nel 1950 l’antica prefettura di Miyazaki fu divisa in due: la provincia di Oita fu lasciata ai Salesiani, e quella di Miyazaki fu affidata ai Missionari Saveriani. Nella provincia di Miyazaki restò solo la scuola della Hyuga e le opere delle suore della Caritas. Per Don Cimatti anche questo fu un distacco da tanti ricordi.