1554 / Ricaldone Pietro BS / 1935-12-10 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
Il cinquantenario delle letture drammatiche
e del teatro in giappone1
[10 dicembre 1935]
Rev.mo Sig. Don Ricaldone,
L’occasione della data cinquantenaria così ben commemorata dal Bollettino Salesiano, mi dà modo di intrattenermi su questo argomento di notevole importanza anche dal punto di vista dell’apostolato missionario, e di esporle quanto anche in questo campo dello spirito salesiano abbiano già cooperato i suoi figliuoli in Giappone.
Immaginare un’opera salesiana di educazione sfornita di un teatrino o di qualche cosa che lo richiami è immaginazione errata o almeno imperfetta. Può dunque pensare se fin dagli inizi del loro lavoro in Giappone i suoi figliuoli non hanno fabbricato palcoscenici… Lei, buon Padre, non dovrebbe dimenticare il primo da noi costruito a Miyazaki… proprio in occasione della sua venuta… e su cui Lei salì a leggere fra l’attenzione del pubblico il suo primo ed unico discorso in giapponese. Ricordo che noi lo seguivamo con trepidazione non tanto per il timore della riuscita, quanto dell’instabilità del palchetto di quattro metri quadrati, che dondolando minacciava rovina sulle sue mosse oratorie… Da allora che progressi!…
Ogni residenza ha il suo teatrino più o meno grande, più o meno comodo, ma su cui anche in Giappone trionfa, e come! lo spirito di Don Bosco anche in questa forma educativa. Il più tipico è il teatrino di Beppu… un corridoio lungo e stretto… Lo chiamiamo il corridoio dei passi perduti. Ma presto con l’aiuto di anime buone il nostro Don Cecchetti avrà il suo bel salone-teatro, anche lui.
I nostri cari giapponesi amano alla follia il teatro, e grandi e piccoli quando possono lo frequentano. Gli spettacoli religiosi sotto forma di danze e giuochi nelle feste shintoiste e buddiste tenuti ai lati o nei pressi dei templi sono parte integrale delle feste e sono frequentatissimi.
Le rappresentazioni artistiche storiche del teatro giapponese propriamente parlando si possono distinguere in aristocratiche e popolari. Le prime, le più antiche, possono dirsi dramma lirici di carattere religioso. Sostanzialmente in origine sono pantomine danzate e accompagnate da pochi strumenti (flauto e varie specie di tamburi) che ritmano la danza, o diremo modernamente, che segnano il tempo. Più tardi si aggiunge il dialogo (espresso in forma di recitativo più o meno melismatico).
Il tema a fondo storico o leggendario, o costituito di frammenti poetici, tratta di delitti per distruzione di persone o animali, della caducità delle cose umane, del dovere dell’ospitalità, dell’amore della natura, di entusiasmi patriottici e simili. Gli attori sono pochi – da due a sei – preferibilmente tre, rafforzati alle volte dal coro, che sta in scena cogli attori e suonatori e che descrive la situazione, il paesaggio o deduce la morale.
La forma popolare non meno gradita e frequentata è a cori e musica (che sta in recinto a parte a fianco del palco) ed a sfondo storico o basata sulle situazioni della vita domestica e quotidiana. Viene rapidamente modernizzandosi sotto l'influsso specialmente del cinematografo e delle altre forme straniere di rappresentazioni coreografiche, che purtroppo ogni giorno più inondano il Giappone. Ho detto purtroppo, perché le conseguenze che in tutto il mondo sono prodotte da queste aberrazioni e convulsioni artistiche sono risentite, e come! fra queste popolazioni in tutti i sensi, e non facilitano certo la propaganda missionaria.
Le nostre riunioni domenicali sono al completo, e potremmo dire quasi sempre all’entrata la dolce parola così desiderata dagli impresari teatrali: “Esaurito”. E ringraziamo di cuore il Signore che mette a nostra disposizione anche questo mezzo di propaganda.
Dal punto di vista dell’azione missionaria non è certo senza valore il teatro, specialmente poi se unito al canto, alla declamazione, alle rappresentazioni luminose e cinematografiche. Basta pensare che quanto con questi mezzi si viene insegnando, non solo impressiona le orecchie, ma penetra per gli occhi alla mente e al cuore: fa bene non solo agli spettatori, ma anche agli attori, e serve di ottima propaganda, potendosi fare le stesse rappresentazioni in molti luoghi.
Lanciate programmi per conferenze di propaganda cattolica. Talvolta siete fortunati, ed il pubblico è discreto, specie se attirato dalla valentia dell’Oratore o dalla novità del soggetto, ma difficilmente la massa si muove. Non è dopotutto un male, perché i pochi volenterosi o curiosi se si radunano è segno che si interessano della cosa, ed il frutto non è disprezzabile. Il giapponese è avido dei bei discorsi – ha anche una naturale tendenza al bel parlare e ci tiene a udirne e a farne. Ma se volete assicurare il successo della vostra seduta fate teatro, cinema, musica… il mondo grande e piccino corre: sta alla vostra oculatezza scegliere il programma di sana propaganda.
Alla domenica dunque il nostro giovane mondo è là, e canta e spalanca gli occhi e le orecchie, e ride di cuore (oh, felice la gioventù che ride per il bene!) e si commuove… e con loro i fratelli maggiori, babbi e mamme.
Leggo nella storia delle scuole dei Gesuiti in Giappone che i primi missionari facevano rappresentare dai fanciulli in occasione delle grandi feste religiose cattoliche i fatti evangelici relativi. Qualche tentativo fatto anche fra noi ha dato ottimi risultati, come lo ha dato presso altri missionari. Le produzioni cattoliche drammatiche e stampate o su riviste o in libri separati (non esiste ancora una vera collana di rappresentazioni drammatiche) non sono certo ancora molto numerose. Ne esistono molte manoscritte presso i singoli utenti di questo mezzo specie presso gli istituti religiosi. È abbondantissima la produzione drammatica - coreografica - musicale - scolastica in uso nei saggi scolastici o le canzoni popolari. La mentalità giapponese non ha bisogno di essere colpita dalla messa in scena, né dai grandi e sontuosi vestiti. Pochi segni esterni chiariscono la situazione e la parte dell’attore – il coro spiega – i gesti o la danza specificano – la musica eccita – la fantasia e l’immaginazione perfezionano – l’ambientamento è perfetto. E non c’è neppure da faticare a scrivere parti e a far molteplici prove: date il canovaccio e lasciateli fare. Hanno ingegnosità di sviluppo mirabili e specialmente nelle parti comiche hanno risorse e rivelano attitudini non comuni nella drammatica.
D’estate si improvvisano pure teatri all’aperto, ed allora al pubblico degli habitués si aggiungono i curiosi… E così la propaganda cresce.
Concludendo, anche in questo campo, in cui Don Bosco ci è stato maestro, tentiamo di addestrarci e di addestrare, e di attenerci alle sagge sue norme. Il lavoro ci è facilitato, come ho detto, dalle mirabili attitudini naturali e di studio che i nostri cari amici hanno anche in questo campo. Veniam formando o su argomenti locali (morali, storici o comici) o su traduzioni, scenette, commediole, pantomine e danze, che unite a quanto già esiste di lavori fatti da abili missionari, potranno formare l’attesa e desiderata collana di letture drammatiche. Mi pare che specialmente per i nostri cari ragazzi pagani, queste nostre modeste, istruttive, piacevoli, brevi e morali produzioni drammatiche “valgano quanto e forse (lo si può togliere senza timori!) più di una predica”, come dice il nostro Don Bosco.
Amatissimo Sig. Don Ricaldone, venga di nuovo in Giappone, e non tema di salire il nuovo palcoscenico di Miyazaki, è sicuro! Fondato… È come quelli di tutte le residenze missionarie e delle opere salesiane in Giappone, sulle direttive di rallegrare, istruire ed educare dateci da Don Bosco.
Ci benedica tutti.
Suo aff.mo
Don V. Cimatti, sales.
1 Manoscritto R. M. 724 inedito.