284 /Rinaldi Filippo BS/ 1927-10-1 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
Miyazaki, 1 ottobre 1927
Reverendissimo ed amatissimo Sig. Don Rinaldi,
Ho pensato che non riusciranno spiacevoli ai lettori del Bollettino nostri amati benefattori alcune notizie storiche sul Giappone e sulla nostra Missione in relazione agli argomenti più vitali della più grande nazione dell’Estremo Oriente.
Non cito dati geografici o demografici: qualsiasi modesto libro di geografia delle scuole italiane li ha in abbondanza. Può interessare forse questa domanda: “Come si è venuto formando l’impero giapponese?”.
Il popolo giapponese basandosi sulle antiche sue tradizioni e sui codici sacri della sua antica letteratura, dichiara di essere il popolo uscito immediatamente dalle mani della Dea Amaterasu. Prima della creazione delle cose il Dio Ame-no-minaka-nushi era immobile nel centro cosmico. Alla sedicesima generazione ordinò ad Izanagi di dare forma al cielo e alla terra colla materia creata dalle precedenti Divinità. Avvenne il suo sposalizio con la dea Izanami e dal loro matrimonio ebbero origine le isole più importanti del Giappone. Sono pure loro produzione i 60 Dei delle montagne, delle riviere, degli alberi, dell’acqua, del tuono, della pioggia, ecc. e finalmente il Dio del fuoco, la cui nascita però causò la morte della madre. Izanagi nel suo dolore tagliò la testa al fanciullo e discese all’inferno per visitare la sposa.
Al suo ritorno, mentre si purificava ad un fiumicello, dai suoi vestiti e dalle parti purificate del suo corpo ebbero origine altre 26 divinità. Le tre ultime furono Amaterasu-omikami, nata dal suo occhio sinistro, cui donò l’impero del cielo; Tsukiyomi-no-kami, nato dal suo occhio destro cui donò l’impero della notte; e Take-haya-susano-no-mikoto, che nacque dal suo naso e a cui diede l’impero del mare.
La dea Amaterasu rivolgendosi al suo figlio Oshiho-mimi-no-mikoto disse: “Figlio mio, il paese lussureggiante della pianura coltivata è il paese che tu devi governare; va, discendivi e governalo bene”.
Oshiho-mimi preferì vi andasse suo figlio Ninigi, che accompagnato da numerose divinità discese al picco Kushifuru della montagna Takachiho nello Hyuga (Miyazaki). Le Divinità che lo accompagnavano erano tutto il personale necessario per la celebrazione delle feste religiose (che nei tempi antichi ogni atto di qualche importanza del governo era sempre preceduto da un sacrificio). In seguito Amaterasu prendendo una celeste gemma, una spada ed uno specchio, ne fece dono al suo figliuolo, dicendo: “Questo specchio consideralo come la mia anima, e rendi a questo culto come se fosse a me”. Sono appunto questi tre oggetti (lo specchio, la spada e la gemma) considerati come emblemi della dignità imperiale, e la cerimonia d’accessione al trono, consiste sostanzialmente nella presa di possesso di questi divini tesori. Ninigi sposatosi colla figlia del Dio della montagna, ebbe tre figli, uno dei quali Howori, costretto a fare un viaggio al palazzo del re dell’Oceano, ne sposò la figlia. Frutto del loro matrimonio fu Ugaya-fukiaezu-no-mikoto. A Sud del dipartimento di Miyazaki, nella zona di Udo, sulla riva del mare si ammira una caverna di 37 metri di lunghezza, larga 19 ed alta 5, dove sarebbe nato Fukiaezu. L’ultimo dei suoi quattro figli è conosciuto col nome Jimmu-tenno che conquistò il Giappone e fondò la dinastia attualmente regnante.
Per questa volta mi pare possa bastare. Ed ora alcune conclusioni:
Nei libri delle Scuole elementari superiori giapponesi dopo aver narrato il dialogo della Dea col figlio, si legge: “La parola Divina (detta dalla Dea Amaterasu a Ninigi) insegna il fondamento sul quale il nostro paese fu costruito; stabilisce la distinzione fra il Sovrano e il suddito; essa ci garantisce la perpetuità della dignità imperiale, che durerà quanto il cielo e la terra”. Nei libri delle scuole superiori e nelle opere tecniche si racconta il fatto senza commenti: è un postulato a cui ogni buon giapponese deve credere.
Le idee e gli usi religiosi così trasmessi riassumono le tradizioni religiose dell’Antico Giappone (prima dell’introduzione del Buddismo), tutte incluse nella parola SHINTO, via degli Dei. È questa credenza negli Dei indigeni (Kami) la religione primitiva, vera creazione originale dello spirito popolare giapponese. Gli Dei della natura personificano forze e oggetti materiali (luce, fuoco, vento, montagne, fiumi, mari); sopra tutti domina la Dea del Sole, AMATERASU. Gli Dei degli uomini sono la deificazione di uomini celebri, capostipiti delle grandi famiglie ed eroi delle varie epoche. È certo il più importante JIMMU TENNO, fondatore della dinastia imperiale attualmente regnante. Tali Dei hanno sentimenti umani: vi sono dei buoni e cattivi, come vi sono uomini buoni e cattivi; viventi in cielo, in terra o negli abissi. Il culto a questi Dei consiste in preghiere, in purificazioni con acqua fatte in templi modestissimi, che custodiscono i tre oggetti sacri: la spada, la celebre gemma, lo specchio. È un complesso quindi di divinità grossolanamente materializzate; è un culto semplicissimo verso gli Dei della natura; culto verso gli spiriti degli eroi, dei Sapienti.
Non entro nelle discussioni degli studiosi desunte dall’antropologia e dalla linguistica per determinare l’origine di questo popolo. Da quanto ho detto, il fatto certo è che antichi giapponesi (difficile assai determinare le date), cominciarono una regolare invasione di conquista dall’Isola del Kyushu. Il centro iniziale di questo movimento di conquista, come pure di tutto il complesso sistema delle idee religiose primitive del popolo giapponese, è proprio la provincia di Miyazaki, centro attuale della nostra missione. Di qui a poco a poco, con battaglie ininterrotte, JIMMU TENNO spinse a Nord la razza aborigena (Ainu) e fondò nel centro dell’Isola grande il regno di Yamato. Questo è il punto di partenza della storia giapponese, di cui nella prossima puntata.
Mentre leggevo qua e là queste belle notizie che ho poveramente riassunto, mi sembrava di vedere l’Apostolo Paolo ad Atene in mezzo all’Areopago quando istruiva quei pagani richiamandoli francamente dalla superstizione e dall’ignoranza sul culto della Divinità, al culto del vero Dio creatore. Certo che se fosse ora missionario in Giappone potrebbe con la foga ardente del suo dire rettificare le credenze dei giapponesi al riguardo e gridare loro come agli ateniesi: “Anime buone, in Dio viviamo, ci muoviamo e siamo, come appunto disse qualcuno dei nostri poeti: Poiché siamo sua generazione, sua stirpe. Essendo dunque stirpe di Dio, non dobbiamo stimare che il Divino sia simile all’oro, all’argento o della pietra scolpita dall’arte e dal pensiero dell’uomo”.
E Dio disprezzando i tempi di questa ignoranza ora l’annunzia agli uomini, affinché tutti, dovunque facciano penitenza. Questo noi pure ci sforziamo di predicare a queste care anime, che se comprenderanno la verità della loro origine e ad essa conformeranno le loro azioni certo avranno fatto un buon passo nell’apprendimento della nostra Santa religione.
Sempre ai posti avanzati, nella giocondità del lavoro salesiano per la salvezza della anime, per la dilatazione del regno di Gesù.
Ci benedica con effusione paterna. Per tutti
Suo devotissimo
don Vincenzo Cimatti