2862 / Marella Paolo / 1942-2-8 /
a S.E. Mons. Paolo Marella, Delegato Apostolico
Tokyo, 8 febbraio 1942
Eccellenza Reverendissima,
Auguri e preghiere per le varie manifestazioni dell’otto corrente mese.
Ed ora mi tolga da un imbroglio. Il nostro Don Marega di Oita mi ha scritto, includendo per V. E. una lettera, che non riesco a trovare più dove sia andata.1 Lo scopo della medesima era di insistere presso l’E.V. per mala amministrazione del nostro Don Liviabella, che avrebbe condotto allo stato attuale di crisi in cui ci troviamo, specialmente indotto a questo da Don Cavoli che assorbirebbe il denaro per le opere che ha tra mano. Don Marega invoca l’intervento di V. E. affinché Don Liviabella sia sottratto da questa influenza, incitando Don Cimatti ad un cambio (per es. a Tokyo). Questo è il tenore della pratica. È questione vecchia e spiegatala non c’è più sordo di chi non vuol intendere.
Ad ogni modo, siccome nel programma di assestamento generale, vi è pure incluso la chiamata di Don Liviabella, già approvata da tempo dai Superiori, quando si potrà (dipende da tante cose), anche il desiderio di Don Marega è pure nel mio ordine di idee.
Ecco la carità che domando: assicurare Don Marega che ha preso in considerazione la sua pratica che ha influito su me per ottenere quanto richiesto, e che date le circostanze, al più presto possibile ha saputo da Don Cimatti – che si deciderà effettuare. Mi pare non sia bugia né per V. E. né per me.
Scusi la sfrontatezza. Mi aiuti pro bono pacis.
Il Console ha telegrafato a Roma al Governo e per avere un sussidio per noi e per ottenere il permesso di avere in Giappone in Yen quanto abbiamo presso i Superiori in Italia in deposito.
Una preghiera per chi la ricorda cotidie.
Don Vincenzo Cimatti, sales.
1 Fa specie che Mons. Cimatti, ordinatissimo com’era, abbia perduto una lettera per di più importante. Forse in coscienza non si sentì di farla avere al destinatario, diciamo “forse”.