838 /Rinaldi Filippo / 1931-11-5 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani
Takanabe, 5 novembre 1931
Amatis.mo e Rev.mo Sig. Don Rinaldi,
Misericordia Domini non sumus consumpti.
Il recente (2 Nov.) terremoto che si è scatenato su tutta la nostra missione, grazie a Dio ha danneggiato molto Miyazaki, ma, salvo lo spavento che ha portato in confratelli deboli di salute riflessi speciali (Don Liviabella è ricaduto subito nel suo male), salesiani e suore tutti vivi. Deo gratias!
Speravo che le anime del Purgatorio ci portassero di che vivere (ecco la ragione del telegramma che fui costretto a spedire a Torino)1 ed è venuto il terremoto… Deo gratias! Ho subito scritto qua e là, e in Giappone, a Roma, ed ora a Torino e chissà che anche questa nuova prova di bontà della Provvidenza non serva ad aiutarci. Ci aiuta tutto questo stato di cose a farci migliori… chissà che anche materialmente…
I danni generali posso valutarli a un diecimila lire. Per me è ben più forte il terremoto finanziario generale. Ma avanti con fede et Deus scit et providebit. Vero?
Mi pare che quel che si poteva e si può fare in questa occasione: preghiera, domande di soccorso opportune ed importune alla salesiana – povertà eseguita ed economia rigida… tutto si è fatto, e si fa. Il Signore che ci prova così:
a) facendoci sentire la mancanza del necessario
b) facendo partecipe al mondo in cui viviamo la nostra miseria
c) arrestando molto lavoro fatto, e se continua così tutto il lavoro fatto
d) scoraggiando tutti, perché la missione e presso i missionari e presso i pagani non ne guadagna umanamente in prestigio, sa quello che fa et fiat voluntas Dei.
Alla mia posizione non penso: fossi solo non soffrirei, perché è il mio ideale, trovarmi così e peggio, ma soffro per gli altri, e certo vari ne soffriranno materialmente e spiritualmente. Prego continuamente Gesù che riversi su di me solo il calice amaro – mi dia forza di ingoiarlo fino all’ultima stilla, anche perché a me solo è dovuta la pena di tutto questo stato di cose.
Altre novità nulla. Abbiamo fatto l’esercizio di buona morte in buona occasione.
Per me nulla di nuovo… Sono in attesa di consigli dai Superiori ed in attesa dei nuovi che secondo le indicazioni da Lei datemi sono 2 sacerdoti, 5 chierici e un coadiutore.
Si sa qualche cosa da lettere private e basta. Quando saranno qui vedremo il da farsi.
Abbia la bontà di ossequiarmi tutti i Superiori e di ringraziarli di quanto fanno per noi.
Non scrivo perché oggi parto per la zona di Oita a visitare i confratelli (Don Lucioni è ammalato) e a fare un po’ di musica per parlare del buon Dio ed elemosinare il pane quotidiano per i figliuoli, in attesa della Provvidenza di Torino o di Roma o di qualche parte del mondo.
Ripeto il “bonum mihi quia humiliasti me… quia peccator sum!” e “Deo gratias”. Per me “superabundo gaudio”, per gli altri “tristis est anima mea”. Evviva l’allegria! E come vede, tento di farlo andando a fare il matto nei saloni e nei teatri.
Varie nostre pratiche per richieste di sussidi sono a Roma. Preghi e faccia pregare, e arrepta occasione dica una buona parola per noi a Propaganda, al S. Padre, e a quanti possono aiutarci.
Come pure ho fatto proposta alla Madre Generale dell’acquisto del terreno ed edifici dell’asilo. Forse domanderà consiglio a Lei: nel caso dica una buona parola. Aggiusterebbe molte cose.
Sempre, tutti la vogliamo ricordare e assicurare che pregano cotidie per Lei e per i Superiori.
L’abbraccia il
Suo aff.mo
D. V. Cimatti
Pro-memoria
1.- A tutt’oggi sono tre numeri del Boll. Sales. che non pubblicano nulla sul Giappone. Don Cimatti invia puntualmente ogni mese l’articolo pel Boll. e per Gioventù missionaria (vari anche di confratelli… Se si può!…).
2.- Non pare chiaramente ordinata la retribuzione promessa per gli articoli: ad alcuni risulta concessa, ad altri no. Quid?
3.- Per le prossime spedizioni si potesse sapere relativamente per tempo il quando, il modo di spedizione, andrebbe bene per ordinare i necessari preparativi. Fa così male al cuore sapere per vie traverse le cose, non c’è da fidarsi, non si è sicuri e si arriva in ritardo.
Quest’anno per esempio dobbiamo per una ventina di giorni scariolare i nuovi perché lo studentato è ancora occupato dai vecchi e non c’è posto. Idem, fosse possibile, avere indicazioni un po’ esatte sulle attitudini, carattere, ecc. dei confratelli che arrivano sarebbe ottima cosa per iniziare subito il lavoro di formazione e specialmente se preti e coadiutori affidare un po’ di lavoro conveniente alla loro condizione.
1 Il telegramma a cui accenna era lapidario: “Non abbiamo pane”. Deve essere rimasto nel cuore di Don Rinaldi chiamato dal Signore un mese dopo.