536 /Rinaldi Filippo BS / 1930-2-9 /
a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani1
9 febbraio 1930
Nuove speranze per l’orientamento verso il Cattolicismo del Giappone
Amat.mo Sig. Don Rinaldi,
Nel mio soggiorno in Italia (che mi diede modo di verificare una volta di più, di quanta simpatia sia circondata la nostra cara missione del Giappone) constatai in quanti parlarono con me il desiderio di conoscere il netto sulla questione «a che punto si trova il pensiero e la coscienza del popolo giapponese in relazione all’orientamento suo verso il Cattolicismo, in altre parole, qual è il pratico risultato degli sforzi compiuti finora dai missionari per la propagazione della fede cattolica in questa grande nazione?».
Permetta dunque che per aderire al desiderio di tanti riassuma quanto mi è dato di conoscere al riguardo. Mi sembra così di compiere un dovere di apostolato.
per ringraziare quanti aiutano le missioni;
per assicurare dell’esito buono del lavoro dell’apostolato, quanti desiderano constatare gli effetti della loro carità;
per eccitare tanti e tanti altri allo stesso lavoro, allargando così la clientela degli amanti del trionfo di Dio nelle anime.
Forse tanti desidererebbero che si parlasse di avventure più o meno cavalleresche, in cui si è trepidanti per la vita dei missionari; forse si attenderebbe lo spunto del fatto straordinario che avvinca e scuota… Che vuole? amato Padre, in questa grande terra benedetta da Dio di tante risorse naturali, tormentata (e quanto!) dal pieno parossismo delle forze della natura, abitata da gente che S. Francesco Saverio chiamava delizie dell’anima, e che in poco più di un sessantennio hanno saputo organizzarsi in potenza di prim’ordine, è raro che debba toccare al missionario quanto succede a tanti travagliati confratelli di altre missioni, e quindi è più a riflessioni di altro ordine che ho bisogno di richiamare il pensiero, l’affetto, la cooperazione dei nostri cari confratelli, allievi e zelanti benefattori nostri.
Sono tre le religioni principali sotto cui si schierano gli 80 milioni, che formano la popolazione globale dell’impero giapponese: shintoismo, buddismo e cristianesimo. Le prime due contano il maggior numero di adepti e di luoghi di culto, e si suddividono rispettivamente in numerose sette più o meno rigogliose e promettenti e che per la massima parte possono contare su mezzi di vita e propaganda attivissima in ogni senso. Sono aggregati specialmente alla prima i giapponesi fautori del culto nazionale alla dea del Sole Amaterasu e agli antenati della patria, onorati nei luoghi di culto. Ufficialmente è il culto nazionale e si comprende quindi quali categorie di persone vi siano per necessità di cose legate e come in realtà quando si parla di religione giapponese a questa si debba pensare. Il Consiglio privato di Casa imperiale norma le funzioni del culto shintoista, riprodotto anche ultimamente secondo gli antichi riti pagani nelle cerimonie dell’incoronazione dell’Imperatore.
Notevole importanza ha pure la religione buddista, ben organizzata, con mezzi moderni di propaganda e di formazione dei suoi elementi, e che osservando anche solo quanto avviene nella nostra Missione, viene accentuando sempre più la sua attività.
Le numerose sette protestanti pure lavorano, ed in gran parte sono alle dipendenze di dirigenti giapponesi, che anche in questo campo desiderano fare da sé, emancipandosi dagli stranieri e portando il contributo del loro pensiero e della loro attività in un campo religioso, che permette loro libertà di pensiero, d’interpretazione, e quel che è più… di azione. La religione giapponese colla sua morale (mi pare si possa dire) estetica, che regola tutti i movimenti dell’anima giapponese e ne rende belle tutte le espressioni, con costanza di ritmo, con solidarietà assoluta, dopo tutto domanda ai suoi fedeli tanto poco. È un complesso di tradizioni religiose (ogni giapponese è l’incarnazione del giapponese eterno: deve essere scolpito nel suo cuore l’onore, il sacrificio assoluto dell’individuo alla famiglia, all’imperatore, alla patria) che influiscono a mantenere il culto del passato, il patriottismo, l’anima comune giapponese.
Le varie sette protestanti dal punto di vista morale permettono tutto… e non è difficile ad un pagano adattarsi a un ordine di idee, cui è già abituato. Per cui mi pare che le idee e la pratica del problema religioso facilmente venga compreso dal giapponese, come una delle sue meravigliose vernici, che se anche resistenti, coprono solo (mi lasci dir così), la superfìcie dell’anima, non penetrano nel midollo.
Ad anime così preparate, come può apparire la verità della morale cattolica? È facile prevedere a che debba mirare il lavoro del missionario e quali ne possano essere i risultati. Non è da meravigliarsi se possa sembrare scarso il rendimento del lavoro apostolico di fronte ad anime corazzate di quanto sopra: non è da meravigliarsi se debba essere lento il lavoro, non di supercostruzione, ma di edificazione ex novo in queste care anime. A che ha servito il lavoro finora fatto dai missionari e dalle congregazioni religiose in Giappone? Oh, grazie al Cielo a molto, anche se dalle statistiche possa apparire di non molto rilievo, paragonato ad altre missioni. Eccolo:
Migliaia e migliaia di anime redente e salvate;
Orientamento indiretto del pagano verso il Cattolicismo. Si comincia a conoscere in Giappone il prete cattolico, come inviato da Roma, dal Papa e ornato (a differenza dei pastori delle sette protestanti) della gemma del celibato. Si sa che la Chiesa cattolica è una nella sua dottrina, nel suo capo, nei suoi riti, nei suoi comandamenti. La nobiltà e la borghesia giapponese non temono di affidare i figli e le figliuole alle congregazioni insegnanti cattoliche, e perché desiderano siano educate all’europea e perché si fidano dei cattolici. Molti infine permettono ai loro figli di studiare la religione cattolica, e non è poco.
Ma vi ha di più. L’attuale governo si preoccupa dell’invasione delle idee sovversive, tipo comunistico, bolscevico, che cominciano a spuntare sull’orizzonte giapponese e le vuole combattere con tutti i mezzi. In una recente riunione plenaria dei Direttori dei Licei femminili sotto la presidenza del Ministro della Pubblica educazione, l’attenzione di tutti fu rivolta ai problemi dello spirito ed alla questione religiosa, come mezzo per risolvere l’intricata questione; perché trovano nella religione una gran forza nel dominio delle idee. Nella discussione e nelle deliberazioni furono assodati principi, cui non era possibile pensare pochi anni fa; e che denotano l’evidente evoluzione del pensiero religioso giapponese sotto l’influsso della religione cattolica, quali ad esempio:
Le riverenze fatte davanti ai templi ufficiali per onorare gli antenati della patria si spieghino dai Direttori come atti puramente civili e di riconoscenza, non come atti religiosi, e questo per rispetto alla libertà di coscienza ed alla legge che accorda la libertà di culto e per non mettere in pericolo di fare considerare queste cerimonie ufficiali come superstiziose;
Pure rimanendo proibite cerimonie di culto e preghiere collettive nelle scuole, toccando ai genitori condurre i loro figli a quelle Chiese che crederanno conveniente, si è domandato di potere suscitare e mantenere il sentimento religioso delle alunne con tutta benevolenza e delicatezza, non violentando in modo alcuno: dunque si può parlare di religione alle alunne, cosa che finora era proibita. Quando si arriverà ad analogo risultato coi Direttori dei Licei maschili, delle Scuole normali e specialmente delle Scuole elementari? Finora l’insegnamento del missionario cattolico era considerato come in opposizione alle istituzioni nazionali: ma chi non vede il passo in avanti che si prospetta colle su esposte disposizioni? Come per le eleganti disposizioni della Divina Provvidenza piano piano si viene preparando il terreno, che a tempo opportuno permetterà la germogliazione vigorosa del seme sparso a piene mani (e a tanti sembra lavoro inutile!!!) dai missionari.
Ed è forse per i criteri larghi di vedute e consoni alla libertà dello spirito dell’attuale governo giapponese, unito insieme ai lavori apostolici dei missionari che si vengono ad esempio realizzando progressi consolanti di conversioni tra le moltitudini di giapponesi emigranti nel Brasile. Credo siano pochi i governi che hanno organizzato con tanta sapiente praticità il problema dell’emigrazione. Un mese prima della partenza agli emigranti riuniti si fanno conferenze illustranti sotto tutti gli aspetti la nuova patria.
Un missionario cattolico, ad es. fa le conferenze religiose agli emigranti, gettando un primo seme, che fecondato dalla grazia di Dio e lavorato dai missionari sul posto d’arrivo, produce frutti consolantissimi di conversioni. E così dicasi per gli altri argomenti che interessano la vita nel nuovo ambiente.
Conchiudo la lunga trattazione, ma che apre orizzonti inattesi per l’avvenire del Giappone cattolico, ed allarga il cuore del missionario alle più dolci speranze perché si comincia:
a sentire la necessità e la forza della religione, e che non possono bastare le vecchie idee pagane superstiziose per dare al popolo delle convinzioni, che lo trattengano dal mettersi sulla china delle perverse idee bolsceviche;
a ricercare la religione che si accordi col principio di autorità (ed alcuni di loro già additano il Cattolicismo).
Molti, e i più influenti, purtroppo, non sono ancora nettamente orientati verso il Cattolicismo, ma è già molto il cammino fatto.
Amato Padre, anche i figli di Don Bosco, ultimi arrivati, porteranno il contributo a questa colossale e delicata opera di penetrazione, se saranno validamente aiutati con tutti i mezzi dalla carità dei buoni.
È troppo importante l’influenza, che eserciterebbe la conversione del Giappone su tutti i popoli dell’estremo oriente, per disinteressarsi del lavoro di apostolato fra queste anime. Ed è per questo che supplico Lei, amato Padre, affinché si faccia interprete presso tutti quanti amano lavorare per la salvezza delle anime, perché ci vengano in aiuto. Il problema prospettato è grave: urge mettere sempre più in valore in tutte le forme il Cattolicismo con missionari ben preparati, con scuole di ogni genere… e questo nel più breve tempo possibile… se no, forse arriveremo irreparabilmente in ritardo o con risultati non proporzionati al grande lavoro. O anime buone, che amate il Signore, dateci abbondantemente i mezzi per farlo amare.
Ci benedica tutti.
Suo aff.mo
Don Vincenzo Cimatti
1 Pubblicato nel Bollettino Salesiano giugno 1930.