1958 / Berruti Pietro e Candela Antonio / 1937-12-9 /
a Don Pietro Berruti, Vicario Generale, e Don Antonio Candela, Consigliere Generale
Miyazaki, 9 dicembre 1937
Rev.mi ed amat.mi Sig. Don Berruti e Visitatore Sig. Don Candela,
Spero che giungeranno a tempo i nostri auguri natalizi e di Capodanno da parte di tutti, riconoscenti per il bene immenso fatto ai singoli e all’insieme. Raccomando le nostre opere e i confratelli ed i problemi vitali nostri:
Troppi confratelli non sono a posto per la salute materiale e spirituale:
Attenzione agli invii dei nuovi
Come curare i presenti
Non ho personale adatto per gli studi dei chierici filosofi e teologi:
Proposi [che] mi si desse in imprestito per qualche anno qualche buon elemento di lettere, filosofia, teologia e scienze. Vi sono tanti buoni elementi chierici del tirocinio o buoni pretini che verrebbero in ginocchio (ben inteso che almeno abbiano superato l’esame magistrale o liceale) e farebbero optime. Per costoro non urge il giapponese, dovendo far scuola in generale in italiano o ad elementi che sanno l’italiano. Con un paio mi sentirei di avere uno studentato ideale – fra poco avremo gli elementi in posto.
Soluzione definitiva per la teologia. Punti coordinati:
Gli attuali teologi continuano al Gran Seminario
I nuovi teologi attendono soluzione. Sono quattro che dovrebbero iniziare in aprile. Supplico mi si dica al più presto per i preparativi in ogni senso:
o si continua anche per i nuovi così, sia pure in via eccezionale;
o si aderisce al desiderio di avere il nostro studentato – e allora attendo il necessario personale;
o si attua il progetto dello studentato orientale… Prego non dimenticare le nostre osservazioni e anche il momento attuale… che pure deve avere il suo peso.
Ho detto chiaramente che se si effettua il punto c, si preferisce inviare i nostri in Italia (ed il Signor Don Berruti accondiscese [che] si facesse pure fin da quest’anno). Naturalmente se questo avviene vedano i Superiori se economicamente e praticamente vale la spesa avere il noviziato e filosofia. Tutti i missionari e la Delegazione approvano lo sforzo che fanno i Superiori per la formazione del personale in posto, ma quattro anni all’estero lontano o vicino che sia, è un arresto tale che fa cessare i buoni frutti della formazione in posto.1
Altro punto: come regolare gli studi filosofici avendo elementi disparati (varie nazionalità – giapponesi) che non hanno la medesima preparazione culturale?
Id. importantissimo. Sviluppo da dare all’Opera salesiana al più presto (Tokyo, Kyoto, Osaka, ecc.) per dare lavoro agli elementi che usciranno dallo studentato filosofico per il tirocinio. Oppure sviluppo da dare all’apostolato in missione.
Il piano svolto finora (e che non ebbe l’approvazione piena dei Visitatori), cioè:
dilatarsi in missione al possibile
e dilatare l’opera salesiana al possibile
aveva lo scopo di preparare molto lavoro ai nostri attuali. Si videro degli inconvenienti nella non riuscita di Don L. o di Don C., che penso provenire da tutt’altra fonte; ad ogni modo, siccome non voglio avere sull’anima la perdita di nessuno dei miei – e finora ringrazio il Signore che mi pare di non averne – prego i Superiori a darmi norme al riguardo.
Al prossimo anno (1939) ho una dozzina di chierici da occupare: se non c’è lavoro conveniente, non li salveremo, anche formando comunità regolarissime.
Per l’eterna questione finanziaria: sul posto al momento non abbiamo mezzi per sostenere opere passive (come le case di formazione): quindi bisogna che i Superiori vengano in aiuto. Con Lire 25.000 non posso, umanamente parlando, mantenere a Tokyo 44 confratelli e novizi. Quando la Congregazione qua tale può far suo in Giappone non è gran cosa (Ss. Messe, ecc.) e non è cosa sicura (a meno che non l’assicurino i Superiori). Si domanda al Prefetto Apostolico aiuto e contributo: non ho mai fatto la questione, che sorgerà avvenendo l’auspicata decisione. Pensino però i Superiori, che quanto riceve il Prefetto Apostolico non copre metà delle spese sue annuali, e non so come potrà fare, né per quanto potrà concorrere.
Problemi tutti vitali e pratici, che prego non voler rimandare a dopo il Capitolo Generale, che se potrà dare una decisione di massima, non darà la decisione secondo le nostre necessità.
Non è della perfezione religiosa esporre quanto sto per dire, che del resto ho già risposto ai Visitatori: perché c’entra l’umiltà e la presunzione, ma di fronte al bene non c’è da temere, anche se si può dubitare di sbagliare.
Don Cimatti è nelle mani dei Superiori e vi vuole essere come il fazzoletto famoso, e si augurerebbe di essere usato così – cosa che non succede. I Superiori conoscono i suoi desideri di lavoro, comandato da altri, in qualunque punto del globo salesiano – dico e sottolineo salesiano, perché con le cariche di altro genere non mi ci trovo – chi può portare fronzoli et similia e far gran bene alle anime nell’apostolato in missione, è presto trovato. Se per il lavoro prettamente salesiano può questo brontolone servire a qualche cosa, in qualsiasi condizione, i Superiori sanno che non c’è per parte sua nessuna difficoltà. Ho visto Don Bosco all’età di tre anni e fui da quell’età oratoriano a Faenza; non è difficile capire che tutte le altre posizioni o condizioni, anche se ornate di rosso, blu o altro non sono né possono essere da me né capite né accettate: e penso di dimostrarlo chiaro.
È un discorso che mi fa male; ma non mi si tiri fuori né Monsignore, e altro… in tutto questo non c’entra l’ubbidienza salesiana, e resterò orso (come in tutto il resto). Penso che così i Superiori abbiano compreso il mio povero pensiero: insomma voglio salvare l’anima mia come povero salesiano e non in condizioni diverse, che non capisco.
Sono sicuro che Roma non opporrà nessuna difficoltà, e altri ottimi confratelli faranno incomparabilmente meglio. Se poi muoio (speravo proprio per la festa dell’Immacolata) non c’è bisogno di affannarsi, e tutti i problemi per me sono a posto, ed i Superiori agirebbero con tutta libertà: ed è questo che imploro.
Ho l’aria di rendermi necessario, mentre invece intendo di supplicare i miei superiori di mettermi in qualsiasi condizione – per qualsiasi anche nuovo lavoro.
Ho detto per chiarire anche tutti gli altri problemi di cui sopra.
E preghino per me molto…
Don V. Cimatti, sales.
1 A risolvere la questione 2 anni dopo venne la guerra per cui fu impossibile muoversi.