Cimatti|Berruti Pietro / 1939-12-12

2392 / Berruti Pietro / 1939-12-12 /




Miyazaki, 12 dicembre 1939


Mio amat.mo e Rev.mo Sig. Don Berruti,

Speravo sue notizie e delle cose nostre per la venuta dei nuovi… Chissà che non arrivi qualche cosa colla venuta del ch. Martelli ritardatario… Ad ogni modo sono in attesa dei vari:


    1. Problemi sottoposti ai Superiori;

    2. Che mi si aiuti per il Noviziato e studentato se no, non so come fare a mantenerli. Le attuali condizioni hanno portato ad un rincaro dei viveri e del resto, davvero impressionante per la nostra borsa, e quindi sono obbligato ad elemosinare presso tutti ancor più fortemente: quindi anche presso i Superiori.

    3. (E giacché sono in tema di propaganda, oltre a quello accennato nelle adunanze a Torino, vi è nulla di chiaramente stabilito per la propaganda in grande? Nulla di vietato? Che non so che pensare al riguardo, mancando direttive);

    4. Che mi si aiuti collo stabilire l’Ispettore e col sostituirmi nella Prefettura.


Ma possibile che non mi si voglia ascoltare, che non si riesca a vedere (è così patente [palese?] che per causa di questo povero uomo – non mi appiccico altri titoli – tutto vada alla malora, cominciando da Lui?).

Per norma, dalla risposta di Propaganda alla relazione annuale degli Ordinari, inviata per mezzo della Delegazione (e l’approvazione dei verbali delle sedute), Propaganda suona campane doppie sul tema: “Mettere avanti i giapponesi, per quanto è possibile e il più presto possibile, pur agendo con prudenza e circospezione, e solo quando vi sia il minimo di condizioni che possono dare speranze fondate di un felice successo. Sono noti la generosità, spirito di sacrificio e larghezza di vedute degli Ordinari e missionari, e le prove finora date dal clero giapponese. Per ragioni analoghe la Sacra Congregazione spera che le benemerite comunità religiose maschili e femminili giungeranno presto ad affidare ai loro membri giapponesi la direzione delle opere esterne e anche l’amministrazione interna. È con vivo piacere che si è appreso che l’anno scorso i Marianisti si erano messi risolutamente per questa via: e si è scritto al Superiore Generale per dirgli come si è apprezzato il suo gesto intelligente e coraggioso”.

Il lavoro per le vocazioni indigene svolto dai poveri salesiani in Missione e a Tokyo non poteva avere più autorevole approvazione. Bisogna intensificare però assai questo lavoro per raggiungere la meta voluta. Bisogna che l’Ispettore faccia la casa per gli aspiranti – ma mi dica, come faccio da Miyazaki a lavorare? Ma con tanti che accetterebbero infule (anche di questi buoni confratelli) mi liberino una benedetta volta da questi tormenti e mi permettano di lavorare nel nome di Dio con un po’ più di slancio, impedito da questi insediamenti burocratici, titoli, ecc. ecc. di cui si finisce coll’essere stufi, ristufi e arcistufi… Con ciò fiat voluntas Dei.

Per me a scarico di coscienza dico anche quello che i Superiori non vorrebbero sentire: non opposizione, ma serena valutazione di uno stato di cose che non può e non deve durare; sono interessi troppo importanti su cui richiamo (sia pur “vox clamantis in deserto”) l’attenzione dei Superiori.

Per noi che da qualche anno viviamo in questo gran Paese sono troppo profondamente significative le parole di Propaganda.1

Mi permetto di osservare ai Superiori: “Per carità non valutino il Giappone alla stregua degli altri paesi – è diverso, è diverso. Facciamo presto e bene (pur essendoci il proverbio che “presto e bene raro avviene”). Pensino a quanto fa il Giappone in ogni ramo, e come fa, pur avendo contro – si può dire – il mondo”.

Quindi insisto: Ispettore (un buon Ispettore – tanto la Prefettura dovremo lasciarla più presto che pensiamo, cioè appena avrà una mezza dozzina di giapponesi – e vedrà come respireranno e respireremo tutti); un buon Maestro dei Novizi, giapponese, inizialmente se non di origine, d’animo, di mente e di cuore, se no, zero; mezzi per lavorare più attivamente per le vocazioni (bisogna fare presto un aspirantato salesiano – se le cose proseguono così, alla prefettura è sufficientemente provveduto, ed il Seminario tanto dovrà passare ai giapponesi – in pratica ora è anche aspirantato – 4 quest’anno).

Amatissimo Sig. Don Berruti, non mi dica fanatico, esagerato: vedo così chiaro questo problema, come la mia insufficienza. È così, è così. Ripeto: insisto sull’Ispettore, maestro dei novizi, e specialmente sull’organizzazione dello studentato filosofico e teologico. Mi trovi almeno uno di quelli che vorrebbe il povero Don Cimatti – che sia salesiano tutto d’un pezzo – allegro, laborioso, di pietà e non oca del tutto quanto a ingegno. Se no, amat.mo Sig. Don Berruti, non formeremo il personale che con tanti sacrifici i Superiori inviano.

Grazie dello sforzo immane fatto dai Superiori per la scuola Professionale – date et dabitur – domando l’elemosina per i salesiani dello studentato a nome di Gesù Bambino e come strenna Natalizia o di Epifania almeno. E preghi per me affinché usque in finem faccia il mio dovere col minor numero di fesserie. Le assicuro quotidiano contraccambio.


Suo nel Signore

Don V. Cimatti



Auguri a Lei, ai suoi impareggiabili Don Pellegrini, Don Zerbino, Ufficio Missioni e Aprili e Gigi… Specialissimi ai Superiori – e anche al bravo Sig. Don Franchini che vuol tanto bene ai missionari ed usò tanta pazienza con me.

1 A causa del nazionalismo rampante le cose stavano precipitando, e come si vedrà, alla fine del 1940 Don Cimatti dovrà dare le dimissioni da Prefetto Apostolico. La situazione diventerà tragica in tutti i sensi.