2317 / Ziggiotti Renato / 1940-1-1 /
Tokyo, 1 gennaio 1940
Carissimo Don Ziggiotti,
Rispondo alla carissima del 15/9.
Ringrazio i Superiori di tutto e del tuo interessamento e di quanto fu concesso.
Mio pensiero non fu portare ragioni per implorare dai Superiori l’abolizione per noi dei trienni: ma solo, date le circostanze, occorrendomi necessità, né potendo per dispense ricorrere in tempo utile ai Superiori, domandavo l’autorizzazione a fare.
Chiarisco a tua informazione et quos spectat:
In Giappone lo straniero non è ammesso (in pratica anche se titolato) ad insegnare nelle scuole, per cui il grado – e le concessioni fatte finora (lingue straniere o altro) van sempre più scomparendo. (Principio: il Giappone ha le forze per fare da sé, e vuol formare i suoi secondo il suo spirito, né ammette inframmettenze estere). Quindi è in pratica inutile fare prendere i titoli dai nostri stranieri qui in Giappone. È utile li abbiano perché si possono equiparare.
È possibile a titolo di cultura, come uditori (studenti liberi specie scuole Superiori e Università).
Il ministro giapponese di culto per compiere il suo mandato deve avere il minimo di cultura legale (diploma di scuola media – tipo ginnasio nostro, più tecnico che classico e per varie materie come il liceo. Quello straniero, l’equivalente della sua nazione), più quello di cultura generale giapponese da subire presso le curie. Andrà bene che d’ora innanzi preti e chierici che vengono abbiano questo minimo di cultura – quella giapponese l’avranno sul posto – equivalente alla scuola media e relativo diploma. Penso che i Seminari avendo in Italia o altrove riconoscimento legale possano rilasciare tale attestazione: così mi disse anche l’Arcivescovo di Tokyo.
Volevamo quest’anno incominciare il primo corso di teologia in casa, ma non è possibile al momento perché con le nuove disposizioni di legge, unica scuola riconosciuta di teologia è il Gran Seminario di Tokyo ed in seguito per poter lavorare attivamente (come persona giuridicamente riconosciuta) occorre o venire dall’estero già preti (dando gli esami di cui sopra) oppure subire il corso in Seminario.
Non vi è che attendere dunque a che si formino altre scuole riconosciute. Si farà il possibile di far riconoscere la nostra, ma per ora non c’è che continuare così:
1. Fare nel Gran Seminario gli studi fondamentali, rafforzandoli, se del caso, con ripetizioni in casa.
2. È da prevedere che per la cultura si verrà sempre più stringendo la rete e per i giapponesi e per i non giapponesi e può darsi che avvenga o di peggio o di meglio: siamo nelle mani di Dio.
Naturalmente se dovessimo prendere qualche disposizione nel genere studi “inauditis superioribus” sarà perché necessitati.
Un baseto al tuo naso puntato e prega.
Tuo
Don V. Cimatti