829 / Mussolini Benito, Duce / 1931-10-26 /
a Benito Mussolini, Capo del Governo Italiano1
Missione Indipendente di Miyazaki
Miyazaki, 26 ottobre 1931
Eccellenza,
L’umile scrivente è attualmente il Superiore della missione indipendente di Miyazaki (Giappone), affidata ai Salesiani di Don Bosco, l’unica affidata ad Italiani nell’Impero Giapponese. Non credo tornerà sgradito all’E.V. di udire direttamente (oltre che per il tramite della R. Ambasciata e del R. Console) quanto ci sforziamo di fare per l’adempimento del nostro dovere, come religiosi e anche come Italiani: seguendo in questo le direttive del nostro B. Padre Don Bosco.
La Missione fu definitivamente affidata a noi nel 1928, e comprende due province civili (Oita e Miyazaki) di circa due milioni di abitanti. A tutt’oggi vi lavorano 10 sacerdoti e 4 coadiutori salesiani e 9 suore salesiane di Maria Ausiliatrice, suddivisi in varie residenze.
Ci occupiamo, conformemente allo spirito della nostra Società, specialmente dell’educazione della gioventù ed il risultato del nostro modesto lavoro iniziale è dato da 4 residenze principali ed altrettante sottoresidenze e centri di propaganda. Un migliaio di ragazzi (oltre le persone adulte) frequentano regolarmente le nostre istituzioni e scuole. Si è riusciti a formare una scuola filosofica per la formazione del personale italiano sul posto, cui possono accedere anche i giapponesi (città di Takanabe).
Un piccolo Seminario, che in due anni conta già 20 allievi giapponesi (a Nakatsu), una scuola tipografica (ad Oita), l’istituto per aspiranti giapponesi a divenire suore (a Beppu), il giardino d’infanzia (a Miyazaki).
In tutte le scuole si insegna la lingua italiana. Si fa buona propaganda pure coi concerti musicali (a tutt’oggi 200) di buona musica italiana anche nei grandi centri dell’Impero – con la distribuzione nelle scuole di carte geografiche e di opuscoli di arte nostra – con esposizioni di lavori scolastici o di altro genere pervenutici dall’Italia, in concorso con lavori eseguiti dai nostri allievi giapponesi.
Il R. Console d’Italia ci è già venuto in aiuto con libri e con materiale di cancelleria, ed anche con una graziosa offerta.
Al momento attuale però, risentendo gli effetti della crisi mondiale specialmente noi che viviamo di quotidiana elemosina e che non possiamo contare su risorse locali, ma solo sulla carità dei buoni italiani, pensai al cuore di V. E.
L’umile scrivente, che fin dal 1895 si onora di aver conosciuto l’E.V. a Faenza (mia patria), implora per sé, per i suoi, per le sue opere un soccorso straordinario che valga a lenire la povertà nostra e ci dia modo di non dovere interrompere il lavoro così felicemente iniziato. Nella ferma fiducia di essere esaudito dall’E.V. che mai si ritira quando si tratta di fare del bene ai bisognosi, invoco le più elette benedizioni di Dio sull’E.V., sulla sua famiglia, sulle opere così mirabili che l’E.V. ha tra mano a vantaggio della nostra cara Patria.
Col più vivo ossequio mi professo:
Dell’E.V. Ill.ma
Dev.mo ed umil.mo servo
Don V. Cimatti
1 Non fa meraviglia che Don Cimatti abbia scritto al Duce per ottenere aiuti. Anche lui era stato allievo interno dell’Istituto Salesiano di Faenza per un anno. Il giovane Cimatti era due anni più avanti di lui. La lettera fu spedita per mezzo della Procura Salesiana al Capo del Governo Italiano, con fotografie, con viva raccomandazione di inoltramento. Come si vede, Don Cimatti tentò tutte le vie possibili.