Cimatti|Madre F.M.A. / 1933-4-2

1085 / Superiora Generale F.M.A. / 1933-4-2 /


alla Rev.ma Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice



Missione Indipendente di Miyazaki, Giappone


Takanabe, 2 aprile 1933

Rev.ma Madre,

Col primo di Aprile le Figlie di Maria A. sono passate definitivamente all’amministrazione e direzione dell’asilo di Miyazaki passato in proprietà dell’Istituto delle Figlie di M. A.

Credo opportuno – trattandosi di questione di proprietà ed iniziandosi in tal modo un nuovo modo di vivere per l’Istituto stesso – di riassumere sommariamente le fasi della questione che così si è venuto definendole sono convinto, per il maggior bene e dell’Istituto e della Missione.

Inizialmente per intesa fra il Rettor Maggiore dei Salesiani e la Madre Generale delle Figlie di M. A. le Figlie di M.A. entrarono in Giappone chiamate dal Superiore della Missione indip. di Miyazaki, coll’intesa orale fra le parti che per la questione del mantenimento il Superiore della Missione avrebbe pensato a tutto, in difficoltà, data la povertà della Missione, le Figlie di M. A. avrebbero cooperato al sostentamento. E così di fatto si fece negli inizi. Un’intesa orale colla Direttrice stabilì il mensile per la comunità delle F.M.A. che intanto si venivano addestrando allo studio della lingua e al lavoro tra le ragazze.

In un secondo tempo, anche per accenni di desideri venuti da Torino si pensò alla convenienza di convenzione, specialmente quando le Figlie di M.A. iniziarono la cura dell’Asilo. E ne furono fatte varie, che approdarono ad esiti molto precari perché da una parte la Missione povera (dovette per vivere domandare aiuto alle F.M.A.) non poteva dare un gran mensile e le necessità delle F.M.A. domandavano più di quello che fosse stato possibile dare. Malintesi e incompatibilità di caratteri portarono poi ad uno stato di cose che il Superiore della Missione credette opportuno fare l’offerta di vendita all’Istituto delle Figlie di M.A. nella persuasione che Esse, libere di attivarsi più secondo le loro tendenze, avrebbero esplicato anche in Giappone quell’opera di attività preziosa che è caratteristica del loro Istituto e anche in Giappone avrebbero riprodotto i miracoli di bene che fanno in tutto il mondo, mentre la Missione sollevata da un gran peso, avrebbe potuto esplicare in altri campi la sua attività.

Si sarebbe così ottenuto un maggior lavoro, una maggior libertà di azione da ambo le parti e tagliati i fili delle relazioni materiali (causa di gran parte dei malintesi), si sarebbe intensificato e tradotto meglio in pratica il sentimento della carità e rispetto affettuoso che è un bisogno del cuore per tutti.

L’avvenire dirà quanto si potrà realizzare di questi sentimenti che mossero a far il passo della cessione, che nelle forme pratiche fu fatta per il tramite dei rispettivi Superiori.

Senza contare le spese di modesto arredamento dell’asilo e casa, impianto acqua, telefono, assicurazioni incendi, cinta e siepe, ecc. le spese furono:

Terreno Yen 15.600

Fabbricato asilo Yen 8.062

Fabbricato casa delle suore Yen 2.368

Siccome non si potè sborsare subito la somma di pagamento per il terreno, si dovettero pagare per circa un anno gli interessi di Yen dieci mila, corrispondenti a Yen 850. Questo per la verità è per indicare i pesi che dovette subire la Missione.

Siccome all’atto di compera del terreno andò in vigore il piano regolatore della città, che da un lato intralciava assai le costruzioni progettate, specie la casa delle F.M.A., perché il municipio non dava il permesso di costruzione finché non avesse deciso la rettificazione delle vie, l’attuale pezzo di terreno su cui sorge l’asilo non comprende tutta la proprietà stessa. Rimane attualmente una striscia su cui sono due case da cui si percepisce un fitto mensile di Yen 10,90 e che è fuori della proprietà stessa. Come pure, siccome per la rettificazione delle vie si dovette cedere una parte del terreno in più di quello fissato dalla legge, è inteso che deve essere compensato con altro terreno, ma la città non ha ancora deciso il quantitativo e neppure il luogo.

Si insiste a che si effettui il trapasso legale della proprietà intestata a F.M.A. indicatemi dalla Direttrice, Superiora delle F.M.A. in Giappone. Il trapasso di coscienza è fatto con dichiarazione del Superiore della Missione alla Superiora, fatta quando pervenne la somma. Per fare il trapasso legale alle persone indicate, non avendo l’Istituto ancora riconoscimento legale, per evitare delle inutili spese che sono rilevanti, ammontando oltre ai mille Yen, la forma più semplice è che l’Istituto delle F.M.A. domandi tale riconoscimento, ottenuto il quale gli attuali proprietari legali faranno un atto di donazione e con pochi Yen di spesa si regolarizza tutto.

Certo le pratiche per avere il riconoscimento legale saranno un po’ lunghe; ma non c’è da temere complicazioni per essere la proprietà momentaneamente a nome dei missionari. Si tratta di fare per la proprietà di Miyazaki quel che finora si è fatto per quella di Beppu.

Non si ha nessuna difficoltà – in caso di assoluta volontà delle proprietarie – di fare il trapasso legale. Essendo però una somma assai forte domando aiuto perché la missione non è assolutamente in grado di fare questo sforzo, che dopo tutto va solo a vantaggio del fisco. Così pure consigliano gli avvocati interpellati in questione.

Ho creduto mio dovere fare la presente relazione per evitare dicerìe per parte di quanti non furono e non sono al corrente della questione – di favolosi guadagni per parte della Missione (le cifre parlano chiaro) ed altre che non farebbero che ledere la carità – e nello stesso tempo per domandare consiglio sulla questione legale del trapasso.

In attesa di una risposta, mentre ringrazio dal più profondo del cuore le Figlie di M.A. per il lavoro che finora fecero alle dipendenze della Missione, mentre mi auguro che le nuove condizioni mettano le Figlie di M.A. ad un attivo lavoro per il bene delle anime, mi propongo pure di fortificare quell’assistenza spirituale che viene sancita dai Canoni e dalle disposizioni dei Superiori salesiani, affinché lo spirito dell’Istituto sia appieno mantenuto e si realizzi sempre più per mezzo suo la gloria di Dio e la salute delle anime.

Chiedendo venia se per la mia inettitudine e incapacità possa essere considerato causa, sia pure involontaria, di quanto ha condotto a questo nuovo stato di cose, e intendendo di addossarmi tutta la responsabilità, perché a me solo è dovuta, dei malintesi che potessero pensarsi dovuti ad altri, assicuro preghiere specialissime per Lei Madre, per tutto il Consiglio e per la prosperità del loro Istituto.

Dev.mo

Don V. Cimatti, sales.

Super. della Missione