2119 / Berruti Pietro / 1938-9-2 /
a Don Pietro Berruti, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani
2 settembre 1938
Rev. mo ed amat. mo Sig. Don Berruti,
Ho fatto il mio esercizio di buona morte e se dovessi morire, è bene rilasci per iscritto quanto in pratica i Visitatori sanno:
Dirle che fui contento o sono contento del come furono e sono trattate le cose giapponesi a Lei note, non è conforme in pratica a verità: ma spero sia contento il Signore.
Le accludo due comunicazioni in pratica a me ignote, per un’informazione.
Lei sa che i Superiori hanno fatto forti osservazioni e in Capitolo (regol. Missioni) e al sottoscritto personalmente per la condizione in cui si vengono a trovare i confratelli in missione o nelle case a Tokyo – e quello che è per me dolorosissimo si attribuiscono a questo stato di cose i casi di confratelli che ritornarono. Non ho personale. Lei sa quello che mi può dare… Quid faciam? Chiudiamo altre case? Per me chiudo anche tutto, ma poi? – Con quanto mi dà (ottimo) non concludo nulla per lo scopo.
Non ho mezzi per mantenere il personale in formazione. Posso riinviare teologi, filosofi in Italia? Così, i confratelli incaricati non si sentono di andare avanti. E le nostre difficoltà finanziarie sono note un po’ a tutti in Giappone e non è edificante.
Non possono i Superiori venirmi in aiuto con un prestito:
per fare il fondo della Scuola professionale? Occorrono almeno Yen 20 mila (tale denaro [che] si deve depositare alla banca è intangibile – e si può riavere qualora decada la scuola),
per la costruzione dell’internato – materiale scolastico, ecc.? Occorrono almeno 15 mila Yen.
Non ho trovato i dati della proprietà di Oita e Beppu, e ne scrivo a Don Liviabella. Ad ogni modo le somme avute dalla Congregazione od intuitu Congregationis sono chiaramente indicate nei rendiconti.
Avevo insistito e insisto:
Pel futuro Maestro dei novizi
Per un sarto. L’attuale coad. M. è ammalato di corpo, di testa e non sa il mestiere. Se non c’è, quid faciam?
So che è anche pensiero e desiderio dei Superiori, per l’Ispettore
Per uno o due agricoltori, che lavorino volenterosamente la terra. Abbiamo un po’ di terreno, che lavorato da noi ci aiuterebbe a tirarci un po’ su, ed invece…
Pensieri schematici, che se avranno la loro realizzazione, possiamo pensare di fare qualche cosa, se no casca tutto. La guerra non si può fare senza i mezzi.
E questo poi per me è chiarissimo e desidero ancora una volta dirlo ai Superiori: “Non ammazzatemi con dignità”. Fu già uno sbaglio madornale l’avermi messo nella posizione in cui sono. Desidero lavorare e morire da Salesiano. Chiaro!
E preghi perché mi converta e viva.
Suo nel Signore
Don V. Cimatti, sales.