2281 / Ricaldone Pietro / 1939-5-24 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
24 maggio 1939
W Maria Aus.
Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,
Ho scelto la data della Mamma. Grazie delle sue preziose risposte: saranno eseguite.
Torno ora dalla chiesa ove ho assistito alla Prima Messa e dove ho pregato, si capisce anche per Lei, come ogni giorno.
E mi sono lamentato colla Madonna, perché i Superiori:
Non abbiano ancora trovato e l’Ispettore e il Prefetto Apostolico da sostituire con quel… (qui dissi il titolo che mi conviene) di Don Cimatti;
Non abbiano ancora trovato il Maestro dei Novizi, e così sia chiusa la possibilità a quelli che attendono di iniziare il noviziato: (deve essere davvero una fenice, se fra 12.000 salesiani non si riesce a trovare);
Non abbiano ancora trovato almeno un buon professore di teologia per iniziare finalmente il nostro studentato teologico regolare; (non mi riesco a capacitare come i Superiori o gli Ispettori riescano a trovarli per gli altri o per il loro studentato, e non si riesca a trovarli qui);
Di tante altre cose mi sono lamentato, fra cui di essere ancora lontano nella via della santità.
Mi aiuti adunque anche Lei: sto diventando un ferro vecchio, arrugginito assai, e se non si fonde, serve più a niente.
Salute discreta: prodromi che s’invecchia e si arriva alla fine.
Lavoro ce n’è, ma mi pare sempre più inconcludente, non ci si muove né in missione (e specialmente in missione mancano personale e mezzi, e più la buona volontà di questi buoni giapponesi di darsi a Dio) né a Tokyo.
Penso che finché i Superiori non potranno dare e personale scelto e milioni non si riuscirà a fare qui neppure una scuola professionale o agricola di terz’ordine. Non so che impressione abbiano avuto i Visitatori, ma per noi tutti c’è questa convinzione: se la Congregazione deve e vuole farsi onore in Giappone non c’è altra via, perché bisogna essere almeno alla pari con loro, se no bisognerà accontentarsi e basire senza concludere.
Amatissimo Sig. Don Ricaldone, supplico trovino l’uomo che con slancio giovanile si lanci in questa impresa – per il bene della nostra Congregazione cara.
Il povero sottoscritto, che si è voluto ornare del pomposo titolo di “Kakka” (Monsignore in Giappon..Oh, come mi sta bene! Proprio per me nei momenti solenni è la più bella meditazione sul “vanitas vanitatum!), non può da Miyazaki lavorare per Tokyo: penso che sia chiaro.
Pietà, regole: oh, se non ci fosse questo fulcro, buona notte.
In questo mese mi sono trovato in tono minore e per le pratiche di pietà e in genere per il lavoro: fiacchetto, irregolarità di orario (sto facendo le visite canoniche e salesiane), non troppo slancio nell’impiego del tempo, nella preparazione alle scuole (così per non perdere l’abitudine!), alle prediche, ecc.
Mi abbatto facilmente quando sento di non essere compreso o corrisposto – ma che farci, se non riesco a comandare, ecc.?
Carità, mi pare bene.
Dalle visite (farò poi relazione particolareggiata nel prossimo giugno) mi pare che la massa dei confratelli sia a posto.
Vi sono corde che per malattia o il nervoso (la pessima e più grave comune malattia materiale) o per precedenti, hanno bisogno di essere tirate su…
Oh, se il Giappone fosse più vicino! Quanto ne guadagnerebbero spiritualmente specie i confratelli coadiutori! Bisogna pur dire che l’antico stampo (se non si sta attenti) si va perdendo. Ho specialmente uno (Ragogna) che ha bisogno di forti iniezioni, che non si trovano che presso Maria A. e Don Bosco e i Superiori, e purtroppo non si possono inviare fin là. Ne avevo già scritto al Sig. Don Berruti. Vedremo quid faciendum. Come vede non posso offrire che la mia meschinità.
Preghi per me: che almeno mi salvi e riesca a compiere il mio dovere.
Ci benedica tutti.
Suo figlio
Don V. Cimatti, sales.