2370 / Berruti Pietro / 1940-3-28 /
Miyazaki, 28 marzo 1940
Mio amat.mo Sig. Don Berruti,
Nel ricevere la mia ultima compatisca certe espressioni, forse un po’ aspre, se non spiegate: non è certo cattiva volontà, né cattivo cuore. Ad ogni modo i Superiori vedano di consigliarmi e di compatirmi, ma credano che se possono fare questo benedetto Ispettore, e togliere di mezzo nelle forme che credono (ne sarei felice) questo benedetto Don Cimatti, che già tanti grattacapi ha dato ai Superiori, e tante fesserie ha già fatto e continua a fare, ne verrebbe davvero un gran bene.
I Superiori non mi vogliono credere, ma non ho testa per pensare e specialmente per agire, e finisco col non potere concludere nulla.
Non pensino a pompa di umiltà in queste affermazioni: è purtroppo la realtà di cui tutti sono convinti (e me lo fanno capire in tante forme) ed io non so, né posso metterci rimedio.1
Mi perdoni dunque l’amarezza della lettera e preghi, preghi molto per me.
Amo troppo i miei confratelli – no, sbaglio – il Signore li ama incomparabilmente più di me, ma vorrei amare loro e i miei Superiori, come Lui.
Suo
Don V. Cimatti
1 La lettera del 25/3/40 a Don Berruti, con le due appendici del 26 e 28 possono spiegare bene la ragione per cui Mons. Cimatti soffrisse tanto la superiorità.