Cimatti|Ghetti Giorgio / 1927-1-13

233 / Ghetti Giorgio / 1927-1-13 /


a Giorgio Ghetti, Dottore di Faenza, amico e benefattore



Miyazaki, 13 gennaio 1927

Ill.mo Sig. Dottore,


Rispondo subito alla sua del 19 dicembre, ringraziando dei graditissimi auguri di Natale e Capodanno giunti ancora nell’Ottava dell’Epifania: grazie di cuore e non potendo far altro, memore dei benefici ricevuti, ogni giorno prego per Lei e per la prosperità materiale e spirituale della sua famiglia.

Quanto a me ottimamente in tutto: davvero (per le preghiere di tanti buoni amici) non ho sofferto proprio nulla nell’acclimatazione. Il clima l’ho trovato più mite in ogni senso che in Italia, anche perché più variabile e le alternanze favoriscono, anche perché uno non pensa troppo al caldo e al freddo. D’altra parte la mamma avendomi sempre abituato a poche delicatezze, così…

Quanto al regime dietetico, dovendo custodire la salute degli altri, ed avendo la possibilità (ho messo in piena efficienza l’orto, pollaio e conigliera – ho trovato vino e latte – e ho messo pure in efficienza un piccolo forno – quindi il pane c’è in casa) si mangia all’europea. Fossi stato solo volentieri mi sarei messo (come farò nei viaggi di esplorazione missionaria che spero inizierò presto) al regime dietetico giapponese che mi piace assai: riso, pesce e verdura e frutta varia, e tè come bevanda: naturalmente quando si sta con loro bisogna adattarsi. Le dirò anzi che ho lasciato il vino per il tè: forse per la qualità (vino africano e di Francia) bevuto anche in piccola quantità (un bicchiere, perché dato il costo bisogna razionarlo) mi dava alla testa e sentivo inizio di reumi alle giunture. Col tè sto benone: d’altra parte dunque Lei vede, bisogna bere il tè e quindi….

Quanto al suo bel pensiero di fare una serata pro-missioni estere non so ancora come ringraziarla, ma nello stesso tempo non so davvero come accontentarla. In pratica conosco poco il popolo giapponese, perché finora necessariamente sono stato ritirato per studiare questa terribile lingua ed ho girato poco.

Può darsi che ci siano libri che parlino di quanto Lei desidera, ma sono scritti in una lingua – il giapponese – che per ora è assai dura per me: ripeto in pratica, tranne le notizie scientifiche, che Lei conosce meglio di me – e che si trovano anche sui nostri libri, fino al prossimo anno non so davvero come raccogliere il materiale che sarebbe a Lei utilissimo. Le unisco alcune pagine che se non serviranno per la conferenza, serviranno come primo contributo. Ecco quello che secondo verità – perché visto da me – e perché saputo da fonti veritiere – posso dire.

Noti prima di tutto (ed è sempre importante) che i giapponesi hanno le orecchie lunghe e conoscono quanto si dice di loro, specialmente se pubblicato. La loro polizia all’interno e all’esterno è la meglio organizzata – è potenza di primordine. Occorre specialmente nei riflessi delle Missioni religiose la massima prudenza – e quanto si dice così tra amici non si può dire in pubblico. Ad es. non si sapeva in Giappone che il loro defunto imperatore era come quelli che sono ad Imola… (Capisce). Ecco dunque:

  1. Il Giappone è paese pagano e quanto può dare il paganesimo (nei grandi specialmente, pensi pure a Roma pagana), nel campo della dissoluzione sessuale lo dà. In ogni città (anche a Miyazaki) vi sono case pubbliche di prostituzione in vasto stile e quale da noi non si ha idea, in cui le “geishe” si prestano. Lei comprende le conseguenze. La donna è ancora – si può dire – schiava; i matrimoni combinati per terza persona, fanno alle volte piombare la povera donna in veri abissi.

  2. Malattie caratteristiche di questa nazione sono: beri-beri; lebbra, alcolismo, malaria e malattie intestinali (tifo specialmente). Lei conosce meglio di me le cause: insufficienza di alimentazione da un lato, dissoluzione sessuale, liquori, regime acqueo poco regolare dall’altro producono quanto sopra.

L’alcol specialmente al nord fa stragi ed ormai ha fatto scomparire la razza originaria giapponese: gli Ainu. L’alcol è bevuto, più che altro, sotto forma di “saké” (spirito di riso) che produce a lungo andare tutte le forme dell’alcolismo nostro.

Nelle città, per salvaguardare gli incendi, si tengono serbatoi d’acqua ferma; facilmente lungo le case fossi di scolo degli spurghi casalinghi producono quanto può comprendere. Pur essendo la legislazione giapponese precisa sulla ricerca della paternità, l’infanzia abbandonata è numerosa, il divorzio, il maltusianesimo e sue conseguenze (solo l’altro giorno sull’articolo del giornale si insegnava praticamente che i bimbi deformati devono essere soppressi), la lettura di romanzacci (purtroppo è tradotto in giapponese quanto il mondo forcaiolo tedesco e francese ha dato) producono il resto.

La lebbra, oltre che in ospedali civili (perché il giapponese non vuole sia detto che non cura i suoi, e così si dica delle altre malattie) è curata in ospedali tenuti da suore (purtroppo pochi e piccoli), idem per l’infanzia abbandonata, ma come le dico, conosco poco.

Le posso dire (visto a Miyazaki) che ammalati sono abbandonati nei boschi in luride capanne, dove da noi non si terrebbe neppure il più lurido animale.

Che in Giappone vi è ancora fortissima la divisione in caste, che in una città vicina a Tokyo si fa in gabbia mercato di fanciulle destinate alle casacce, alle quali fanciulle si fa credere essere doveroso che esse si vendano per sostenere la loro famiglia.

Superstizioni? Ce n’è un finimondo! (non saprei in fatto di malattie), specialmente a base di giorni e numeri nefasti.

L’igiene familiare è una necessità per la casa quasi tutta e sempre in legno (nido quindi di topi e insetti); per le persone dato l’abito (non fanno quasi uso alcuno di biancheria sulla persona). Usano pulizia scrupolosa alla casa e bagno quasi quotidiano (uso giapponese – insaponatura), pulizia pubblica, così, così. Naturalmente i poveri sono nel luridume.

Comprendo che queste notizie non tutte interessano il punto di vista igienico, medico: è per indicarle la reale difficoltà in cui mi trovo. Per le proiezioni quindi capisce, come posso fare. Quindi veda Lei il da farsi: più tardi potrò certo con maggior cognizione fornirle materiale abbondante, e a Torino hanno proiezioni anche abbondanti.

Grazie di tutto e quanto non sa fare Don Cimatti, lo fa Gesù e l’Ausiliatrice nostra e Don Bosco. Ossequi cordiali al cognato, alla sua gentile signora. Un bacio per me ai suoi angioletti. Buon Anno.

Preghino per chi sempre li ricorda.

Dev.mo

don Vincenzo Cimatti, sales.