2198 / Marella Paolo / 1939-1-29 /
Miyazaki, 29 gennaio 1939
Eccellenza Reverendissima,
La presente perché voglia nel giorno sacro a Don Bosco ricordare specialmente i suoi figli del Giappone, che vogliono nello spirito del Fondatore anche in questo Impero lavorare e nel dovere missionario e nell’espansione dell’Opera loro.
Preghi per noi tutti e specie per questo povero uomo, che deve fare un mestiere che non è suo – ma è uno dei tanti paradossi della vita religiosa… – ed accetti in questo giorno l’umile protesta di voler lavorare nello spirito di Don Bosco, colle direttive della Chiesa da Lui e da noi tanto amata; direttive che ci vengono così frequentemente e chiaramente indicate dall’E. V.
Ci continui quest’aiuto e non tema di dire ai Salesiani francamente quanto ritiene utile per il bene generale e per il bene particolare.
Grazie della sua lettera – un po’ catastrofica – stavo per rifare i bauli e tornare – e poi ho pensato che quanto succede al povero Don Cimatti è successo assai più a Don Bosco. Con questa differenza, che Lui era santo, e in quattro e quattr’otto se la aggiustava con Dio e con Maria A. e tutto era a posto. Don Cimatti che non lo è ancora, purtroppo è ancora a contatto degli uomini, troppo, troppo, e quindi deve aggiustarsi con loro… indi le difficoltà… È così difficile far capire un’amministrazione basata unicamente sulla Provvidenza a tanta brava gente: ma che colpa ne ho io se dobbiamo fare così? Se il Salesiano deve domandare, elemosinare tutto da tutti?1
In pratica, battuto su tutta la linea (ci sono tanto avvezzo… ed è un magnifico esercizio di tattica per non morire) ho fatto subito quanto mi suggeriva, scrivendo al buon P. Candau (uno dei pochi, mi pare, [che] mi abbia sempre capito) e… vedremo.
Se non trovo aperta la porta da questa parte, girerò la posizione e li manderò a Roma come salesiani, e se lo diventeranno non sarà colpa mia. Ci siamo sentiti sgridare: “Voi, salesiani, fate tutti salesiani!”. È naturale! Quelli che hanno vocazione… benché ho potuto far vedere a Roma che a Miyazaki è ben diverso.
Lei dirà: “Don Cimatti oggi è in vena…”. È la festa di S. Francesco, nostro protettore. Oh, quello sì che era un uomo! E quando ci sono fastidi è meglio fare il matto.
Mi scusi l’E. V. e mi perdoni. So di parlare con un Padre buono che mi comprende.
Per me sono sicuro che il Signore mi aiuterà e per i mattoni materiali e spirituali, e spero tale aiuto e dalle sue preghiere e da una sua benedizione specialissima che mi converta e mi faccia santo.
Non rida… se lo fossi, non ci sarebbero tutte queste miserie.
Ecc. Rev.ma, grazie di tutto, di tutto, di tutto. Mi benedica.
Suo nel Signore
Don Vincenzo Cimatti, sales.
1 Don Cimatti tra mille difficoltà economiche si affidava alla Provvidenza. Ma su questo punto non tutti lo capivano. I vescovi e i preti giapponesi esigevano un preventivo e un capitale sicuro per muoversi. Perciò li irritava questo suo modo di parlare.