3573 / Ricaldone Pietro / 1948-6-5 /
a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
5 giugno 1948
Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Ricaldone,
Mentre ci avviciniamo alla prima meta (New York) cui speriamo giungere lunedì prossimo e da cui penso inviare le notizie, un po’ raccolto faccio il mio RENDICONTO.
Salute: grazie a Dio, buona.
Lavoro: cerco di occuparmi in rivedere un po’ la lingua. Pensavo proprio che il Signore avrebbe esaudito le mie povere preghiere, ma si vede che mi vuole ancora sotto il torchio giapponese: verrà fuori al massimo un po’ di pichetta o aceto. Ma Lui sa ciò che è bene per me… mi sono buttato nelle sue mani… e fiat! Pur costandomi quanto lui solo sa… Mi vengo preparando al lavoro che mi attende, e se al Signore piacerà conservarmi in vita, aiuterò i miei poveri confratelli, ed essi aiuteranno il sottoscritto a non distruggere quanto essi hanno fatto e fanno così bene.
La piccola comunità (siamo in sei) viene compiendo regolarmente la nostra vita religiosa. Sono 2000 passeggeri; unico sacerdote; v’è chi approfitta. I confratelli giovani (4) risentono un po’ il mare, ma grazie a Dio si può fare tutto benino. E così la pietà e l’osservanza della regola mi pare si possa dire regolare tanto per loro che per me. Pericoli speciali per la nostra vita non ve ne sono, e d’altra parte ognuno sta al suo posto.
Fatto regolarmente l’esercizio della buona morte. Mi pare che non ci sia altro. La buona volontà di migliorare non manca – come non mancano le difficoltà per spuntarla, specie nel raccoglimento attuale durante l’unione con Dio. Prego, leggo, scrivo, parlo… Se all’arrivo a New York troverò novità saranno comunicate. Ci benedica tutti…
E se Dio vuole ci rivedremo, quando Lui vorrà… e quando lo sa Lui… Non muovo certo né bocca, né penna, né desiderio per accelerarlo o ritardarlo.
Preghi per questo povero essere.
Non lo dimentica mai il
suo aff.mo
D. V. Cimatti, sales.