2857 / Ambasciatore d’Italia / 1942-1-14
a Sua Eccellenza l’Ambasciatore d’Italia in Giappone
Opera salesiana Don Bosco, Giappone
Tokyo, 14 gennaio 1942
Eccellenza,
A nome anche dei cinquanta italiani in Giappone oso presentare all’E.V. il presente pro-memoria che specifica le condizioni di fatto in cui ci troviamo e verso cui ci avviamo, condizioni provenienti dalle circostanze mondiali nel momento storico che attraversiamo.
Per questo come capo responsabile dell’Opera Salesiana in Giappone ho bisogno specie in questi momenti del consiglio e dell’aiuto dell’E.V. Noi tutti per spirito d’obbedienza e sudditanza vediamo nell’E.V. impersonata la Patria lontana, che in questa dolorosa circostanza invochiamo colla certezza di essere esauditi nelle forme possibili.
Come V. E. sa, il nostro modesto lavoro, iniziato fin dal 1926, abbraccia la Prefettura Apostolica di Miyazaki (Prov. di Miyazaki e Oita) e le Opere di Tokyo. Nella prima lavorano 20 salesiani italiani, e gli altri sono addetti alle opere di Tokyo o come parte attiva o come personale in formazione.
La Prefettura Apostolica viene sovvenzionata dalla Sede Apostolica con disponibilità variabili secondo le annate (che la pratica di questi anni dimostrò corrispondere a circa metà del fabbisogno). I Superiori salesiani pure concorrono con esigua elargizione annuale (goccia ben piccola per il nostro mantenimento).
Il restante è coperto col pochissimo lavoro retribuito in posto e dalla propaganda all’estero.
Oltre il rincaro sempre più crescente di ogni genere di derrate necessarie alla vita, le condizioni attuali hanno chiuso tutte le porte dell’estero, né vi è speranza che si riaprano tanto presto, per cui, alla fine del poco disponibile, pur sempre confidando ancor più nell’aiuto del Signore, resto non poco preoccupato.
Che cosa si possa fare in concreto per fare fronte a questa dolorosa, ma purtroppo reale condizione di fatto, non saprei chiaramente: è appunto per questo che domando l’esperto consiglio e l’aiuto efficace dell’E.V. per venire in aiuto di questi suoi poveri connazionali.
Le nostre economie nel vitto e nelle altre cose necessarie alla vita sono ormai al punto di intaccare la salute dei miei giovani dipendenti, e non penso si possa fare di meno.
Sottopongo all’E.V. alcune proposte, che qualora potessero attuarsi in tutto o in parte, rappresenterebbero la soluzione totale oppure parziale del problema: ma con le sole deboli nostre forze essendo impossibile realizzarle, abbiamo bisogno dell’aiuto dei nostri buoni benefattori.
In Italia posso disporre di somme discrete o presso i Superiori o sul mio conto corrente e di quelli di confratelli salesiani. Si potesse trovare qualche buona persona o gruppi di persone che, dietro versamento in Italia presso banche o ai rispettivi conti correnti del denaro al cambio legale ci potesse corrispondere l’equivalente in moneta giapponese, sarebbe la soluzione più semplice ed efficace, e penso con reciproco vantaggio.
Trovare molto lavoro sufficientemente retribuito (lavori di penna, ripetizioni, lezioni, ecc.) per impiegare molto del personale.
Trovare in prestito qualche somma per affittare terreni da coltivare, inizio di colonia agricola e forse anche di aiuto agli altri per la verdura o per prodotti diversi (pollaio, conigliera, ecc.).
Si potrebbe forse pensare ad un’espansione delle nostre opere in Corea, Manciuria, ma occorrerebbero aiuti e permessi speciali forse difficili ad ottenersi nelle circostanze attuali.
Potrei certo avere aiuti dall’America Centrale e Meridionale, ma penso sia impossibile realizzarli al momento attuale per le difficoltà di comunicazione e del cambio monetario.
L’idea già espressa dall’E.V. di interessare l’Ente Nazionale per l’assistenza dei missionari italiani all’estero.
Comprendo l’esiguità delle proposte e le difficoltà dell’esecuzione, ma d’altra parte al momento noi ci troviamo in queste condizioni: impossibilità di comunicazioni o di uso di mezzi per lenire le nostre necessità che ci provenivano regolarmente dall’estero – le opere che abbiamo tra mano e che non possiamo lasciare né diminuire, anzi bisognerebbe accentuare nell’interesse nostro e del paese, non sono redditizie al segno da poter essere indipendenti; tutte hanno bisogno del personale nostro ancora – le cristianità a noi affidate, e per numero degli adepti e per la loro condizione sociale (povero) non sono in grado di aiutare che in minima parte il missionario – il personale in formazione (oltre la metà) non è in grado di mantenersi da sé (a meno che trovassi lavori secondari redditizi per occuparli).
Mentre assicuro l’E.V. delle nostre preghiere e della nostra profonda riconoscenza per quanto potrà e vorrà fare, presento fiducioso la nostra richiesta.
Col più profondo ossequio. Dell’E.V. Ill.ma
Obbligatissimo
Sac. Vincenzo Cimatti, sales.
Ispett. O. S. in Giappone