turo. L'insoddisfazione può avere origini e
motivazioni diverse: la frustrazione di
fronte all'impossibilità di raggiungere un
modello di felicità che hanno desiderato,
o l'esperienza del vuoto, dopo aver vissu-
to proposte che promettevano l'appaga-
mento dei propri bisogni.
In questo processo di maturazione, gli
educatori hanno un ruolo insostituibile.
Sono chiamati a offrire il loro aiuto nella
riflessione, rendendo accessibile ai gio-
vani la ricchezza della propria esperien-
za di adulti .
Ci sono alcuni ambienti che offrono
per loro natura una riflessione sistema-
tica su i problemi dell ' uomo. La vera
prassi educativa sa mettere a disposi-
zione anche modalità meno formali
come valutazioni rapide, ma non super-
ficiali , su eventi e situazioni, o conver-
sazioni spontanee in contesto di disten-
sione e di gioco , o confronti personali
opportunamente predisposti.
l.3.4 Nel giovane la domanda e la ricer-
ca di senso diviene «invocazione».
È desiderio cioè di una risposta, di un
orizzonte o di una prospettiva che faciliti
la soluzione dell ' interrogativo , posto
dalla vita, sulla sua origine e il suo ter-
mine, sul compito proprio della persona
perché essa giunga a pienezza.
Ogni processo di educazione dovreb-
be avere in questa risposta il suo tra-
guardo. Si compie un'esperienza umana
matura, che è anche un 'esperienza «re-
ligiosa» perché la persona arriva a im-
mergersi nel progetto di Dio .
2 I L'incontro autentico
• con Gesù Cristo
Il nostro servizio di educatori alla
fede non può certo arrestarsi al livello
della crescita umana, anche se cristia-
namente ispirata.
L'educazione alla fede chiede di pro-
seguire verso il confronto e l'accettazio-
ne di un evento rivelato: la vita dell 'uo-
mo raggiunge la sua pienezza solo in
Gesù Cristo.
«Sono venuto perché abbiano la vita e
l'abbiano in abbondanza». Sta qui la de-
finitiva risposta al grido che sale dall 'e-
sistenza in forma di «invocazione».
2.1. L'incontro personale con Gesù
nella fede
Ma l'incontro con Gesù non è un in-
contro «qualunque ». L 'educazione alla
fede cerca di prepararlo, di offrirlo, di
approfondirlo perché sia un incontro
personale nella fede.
È infatti assai frequente riscontrare tra i
giovani una vaga simpatia verso la perso-
na di Gesù . Molti sono i messaggi e le im-
magini di Lui immesse sul mercato dai
mass-media, e molti sono i giovani che
conservano tracce di un 'esperienza reli-
giosa infantile e hanno impressioni ester-
ne e generiche sulla vita della comunità
cristiana. L'incontro con Cristo resta spes-
so superficiale e fugace. D'altra parte,
un'esposizione sistematica della fede può
risultare per questi giovani soltanto una
bella storia, o l'ideologia articolata di un
gruppo religioso , non «annuncio e pro-
messa» di salvezza.
- Attraverso quale cammino mettere il
giovane in contatto profondo con Cristo?
- Quali aspetti del suo mistero è me-
glio sottolineare?
2.2. È un incontro che avviene
nella testimonianza di vita
Questo incontro è fortemente centrato
sulla testimonianza dei cristiani . A solleci-
tare e a sostenere l'incontro di fede con
Gesù Cristo si esige la vita vissuta di una
comunità credente e la sua interpretazio-
ne mediante la parola della fede.
Nelle strutture in cu i operiamo si veri-
ficano a volte degli insuccessi, perché ci
affatichiamo a trasmettere in maniera
impersonale formule di fede che , sgan-
ciate dalla loro efficacia per la vita , ri -
sultano del tutto incomprensibili .
La fede è ricercata e desiderata,
quando i giovani si incontrano con
un 'autentica esperienza evangelica .
2.3. Alcuni traguardi per far incontrare
il Signore Gesù
Ecco alcuni traguard i a cui tendere
progress ivamente, perché l'incontro con
Gesù Cristo superi la sola curiosità e si
trasformi in un incontro nella fede .
2.3. l. Percepire i segni di Cristo Salva-
tore.
Sono la sua presenza nella comunità
credente e la sua incidenza nella storia
umana.
Questi segni si trovano:
- nelle persone che appartengono alla
comunità;
- negli atteggiamenti ch e la memoria
di Cristo suscita in loro ;
- nel culto cristiano celebrato degna-
mente.
È un traguardo, questo, alla portata di
tutti , anche di quelli che sono meno vici-
ni all'evento cristiano.
I segni hanno un linguaggio e trasmet-
tono messaggi. La pedagog ia li sceglie, li
prepara e li presenta perché parlino con
forza alla sensibilità dei giovani.
Ma ci sono segni e messaggi che
sfuggono alle nostre intenzioni. Vengo-
no prodotti dallo stile dell'istituzione
educativa o pastorale, dai rapporti delle
persone fra loro, dal buon gusto e dal
senso religioso che appare nei segni
stessi della fede: oggetti , luoghi, gesti .
La percezione dei segni può predi-
sporre a capire la testimonianza dei di-
scepoli di Cristo. I gesti umani e di fede
delle persone che stanno vicine ai gio-
vani costituiscono il primo richiamo alla
fede . Non ci si riferisce solo ai gesti reli-
giosi , ma anche alla disponibilità per un
dialogo con i giovani e alla capacità di
impegnarsi nella salvezza dei poveri.
La testimonianza ri vela ai giovani il
valore universale della fede , quando
essi vengono a conoscenza di modelli
eminenti di carità o di impegno che trag-
gono la loro motivazione e la loro forza
dall'amore di Cristo .
2.3.2. La testimonianza viene esplicitata
dall'annuncio di Gesù della sua vicenda
umano-divina e degli insegnamenti da
Lui proclamati.
È un annuncio che da parte degli edu-
catori è una chiara confessione di fede.
Le circostanze consiglieranno la via
da preferire: la conversazione persona-
le , la catechesi, un sereno dialogo inter-
religioso. Si deve garantire , comunque ,
il carattere di «buona notizia». Gesù va
presentato come verità che illumina la
ricerca del giovane; come vita che sti-
mola le energie di bene; come via che
conduce al proprio compimento.
In questa stessa prospettiva la Parola
di Dio deve apparire a ognuno come
apertura ai propri problemi , risposta
alle proprie domande , allargamento ai
propri valori , e insieme soddisfazione
alle proprie aspirazioni.
2.3.3. L 'annuncio porta a scoprire la
presenza di Cristo nella propria vita
come chiave di felicità e di senso.
Si avvia allora il processo di conver-
sione ch e, trasformando l'esistenza ,
conduce all'età adulta quella forma di
Cristo ch e il Battesimo ha impresso in
no i. L'annunc io e la scoperta implica-
no, poi, l 'adesione alla Persona di Cri-
sto. Dal Cristo annunciato il cammino di
fede procede verso il Cristo amato , con-
templato e, finalmente , seguito con l'at-
teggiamento del discepolo.
Non tutto è graduale . Il Maestro pro-
pone percorsi nuovi, ch iede precise rot-
ture, indica esodi e rilancia nella dire-
zione delle forti esigenze evangeliche.
A questo punto del cammino è possi-
bile che avvenga il primo grande cedi-
mento da parte di quanti lo hanno in izia-
to , non solo per le difficoltà che la fede
pone , ma anche per le sviste degli edu-
catori , più preoccupati delle cose che di
accompagnare fraternamente il dialogo
tra il giovane e Dio.
2.3.4. La perseveranza nella conversio-
ne e nel seguire Cristo porta, di conse-
guenza, a rielaborare la propria visione
della vita, a viverla in modo nuovo.
Significa rompere con l'alienante at-
teggiamento di peccato e con i modelli
di vita che ne derivano. Si esige una ri-
comprensione delle rea ltà e una condi-
visione di quella che fu la passione di
Gesù : il Regno di Dio.
Per coloro che continuano, alla cate-
chesi deve seguire il confronto della fede
con i grandi problemi culturali. Sono i pro-
blemi intensamente sentiti , fondamentali
per una vera maturazione della mental ità
di fede. Questa richiede una precisa coe-
renza di pensiero e di vita. Tralasciare
tale aspetto significa preparare la tante
volte deprecata rottura tra fede e cultura
personale, tra pratica religiosa individua-
le ed etica sociale. Ci si impegni dunque
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