SPIRITO DI ADATTABILITÀ
E QUALIFICAZIONE
La seduta pomeridiana del giorno 10 fu in gran
parte dedicata al "Questionario" sui Cooperatori,
che era stato inviato ai Delegati e che essi avevano
rimandato compilato al Centro. Don Favini ne fece
una sintesi, a cui seguì un lungo scambio dj idee
che servì a chiarire sempre meglio la lettera e lo
spirito del Regolamento tracciato da Don Bosco
per la sua Terza Famiglia. Per brevità ci limitiamo
a riportare qualcuno degli argomenti trattati in
risposta a quelle domande del questionario che si
riferivano a1 grandi oricntarnenti del movimento
Cooperatori Salesiani.
1. li Capitolo Generale ha dichiarato che la cura
dei Cooperatori è per la Congregazione un "dovere
ecclesiale". Tale dovere si spiega anche nel senso
che la Congregazione deve mettere la sua ricchezza
a disposizione della Chiesa, non solo educando
un certo numero di giovani nelle proprie opere,
ma diffondendo il proprio spirito e il proprio me-
todo educativo: ciò si fa specialmente con gli apo-
stolati sociali e in particolare col potenziare l'apo-
stolato laico dei Cooperatori, vero veicolo esterno
della Congregazione. La Chiesa ha bisogno che i
Salesiani non si chiudano io se stessi a sfruttare il
loro capitale spirituale, apostolico cd educativo, ma
che lo mettano a disposizione di tutta la comunità
ecclesiale. I Cooperatori e gli Exallievi si inseriscono
più profondamente nel mondo vivo della Chiesa.
2. Come s1 attua, per mezzo dei Cooperatori,
l'irradiamento salesiano nella Chiesa ? Ci sono modi
diversi, perchè molto diverse sono le situazioni.
Don Bosco l'ha previsto e per questo non ha dato
una rigida organizzazione ai Cooperatori, ma li ha
voluti con i caratterj di una grande libertà e adatta-
bilità. Bisogna tener conto di ciò nell'impostazione
dei singoli Centri dei Cooperatori.
a) Ci sono dei Cooperatori che lavorano organiz-
zati 1n aiuto diretto delle Ope,e salesia.11e, con pro-
grammi speciali di a;r,ione (come catechisti negU
oratori, come animatori della vita parrocchiale ccc.).
Il contatto diretto con l'opera salesiana determina un
modo pro-prio di orgrmizzazione,.
b) Ci sono Cooperatori che lavorano invece in varie
organizzazioni di Apostolato Laico, specialmente
nell'A.C., ma con spirito salesia110, appreso nella
Unione dei Cooperatori, che desta attorno a loro
tanta simpatia e ne moltiplica le risorse apostoliche.
(Si cita l'esempio di una città d'Italia, dove il Presi-
dente Diocesano di A.C. è Cooperatore ed Exallievo.
La Presidenza Diocesana ha fatto per un anno uno
studio speciale sulla spiritualità salesiana; poi è
andata dal Delegato Regionale dei Cooperatori e
ha chiesto di essere iscritta tra i Cooperatori Sale-
siani, perchè si era convinta che lo spirito di Don Bo-
sco avrebbe dato ai suoi membri un arricchimento
spirituale e apostolico di grande efficacia). In questi
casi si agirà con impostazione diversa.
e) Ci sono poi Cooperatori che vivono isolati
nel loro lavoro. Con essi non si può attuare
una organizzazione a le~ame diretto e continuo,
come quando sono vicini a una casa salesiana e
in gruppo piuttosto numeroso. Può essere il caso
di maestre di paese, di mamme di famiglia, di
altre persone dedite ad opere buone individuali.
In tal caso l'organizzazione sarà minima e si arri-
verà a queste persone col « Bollettino Salesiano•>,
con qualche contatto annuale, con un'opera gene-
rale di formazione, lasciandole esplicare con lo spi-
rito di Don Bosco le proprie attività. Il Decreto
sull'Apostolato dei Laici non mira a unificare e a
inquadrare rigidamente gli apostolati, ma ne rico-
nosce la pluralità e ne valorizza la varietà delle
forme e delle finalità. Dobbiamo quindi avere un
grande spirito di adattabilità e trovare le vie per
mettere a disposizione di tutti la ricchezza edu-
cativa, spirituale, apostolica che è propria della
uostra Famiglia, pur mirando nello stesso tempo a
conservare sempre l'unità di spirito e, nei giusti
limiti, di organizzazione. '
3. Si è pure discusso a lungo circa la qualifica-
zùme dei Cooperatari come apostoli laici davanti
ai Vescovi, ai Parroci e agli stessi fedeli. Ci si do-
manda spesso: << Quale apostolato speafico hanno i
Cooperatori ,1 ? Don Bosco ha assegnato loro «la
stessa messe dei Salesiani ». È evidente quindi che
i Cooperatori sono essenzialmente, come i Salesiani,
gli apostoli della gioventù. U loro apostolato giova-
nile potrà essere diretto (negli oratori, nelle scuole,
nelle associazioni giovanili ecc.) o indiretto (forma-
zione dei genitori e della f.amiglia, stampa, moralità
del divertimento ecc.). In qualche nazione - hanno
notato i Delegati - i Cooperatori non hanno abba-
stanza mordente presso i Parroci, perchè questi
dicono che il loro programma è troppo generico.
Se noi mettessimo in evidenza che i Cooperatori
s'interessano soprattutto dei problemi dei giovani,
se ci presentassimo, anche per mezzo dei Coope-
ratori, come gli apostoli qualificati dei giovani,
avremmo certamente buona accoglienza ovunque,
perchè il problema dei giovani è problema di tutti
e di tutti i tempi, e sta diventando sempre più grave
e urgente nella nostra età.
Il Delegato nazionale della Spagna don Rubio
conferma, dichiarando che la campagna annuale
meglio riuscita nella Spagna è stata quella della
Famiglia Cristiana Educatrice, che tra l'altro ha
dato luogo a due belle e pratiche iniziative: I'« Asso-
ciazione Padri di Famiglia>> con lo scopo specifico
di studiare con i Salesiani l'educazione dei figli, e i
<< Focolari Don Bosco•>, che hanno lo stesso scopo.
Anche per le altre Nazioni si fa lo stesso rilievo.
In conclusione: per i Cooperatori le attività che
sono da incrementarsi di pit1 sono quelle giovanili,
perchè danno alla nostra Terza Famiglia i tratti
fisionomici che le sono caratteristici. Affermato questo
aspetto specifico ed essenziale, che deve prevalere
sugli altri, non si vogliono assolutamente escludere
le altre forme di apostolato a cui la Congregazione,
anche per mezzo dei Cooperatori, è chiamata.
45