Bollettino_Salesiano_198514


Bollettino_Salesiano_198514

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3 NOTE SPIRITUALI
don Viganò cl parla
5 BREVISSIME
9 VITA ECCLESIALE
L 'impegno missionario salesiano.Un intervento
di don Luc van Looy superiore generale per le Mis-
sioni Salesiane sottolinea gli aspetti essenziali
dell'attuale impegno missionario dei Figli di Don
Bosco.
12 VITA ECCLESIALE
Il Papa missionario in Africa . L'importanza cre-
scente dell'Africa viene s.ottolineata in questo arti-
colo di SIivano Stracca che da anni segue i viaggi
pastorali di Giovanni Paolo Il.
16 REPORTAGE
Vita nuova per la v ecchia fattoria. Iniziano una
serìe di articoli alla scoperta di quel che fanno e
come vivono i Salesiani in alcuni Paesi dell'Africa
visitati appositamente.
21 VITA SALESIANA
Si chiama Mlki Kanno ed è salesiana nel cuore.
Ecco una storia tenue e dolce che ci viene dal
Giappone. Ne è autore Pietro Insana da anni ope-
ratore culturale italiano In quel Paese.
23 PROTAGONISTI
"Bibliote cario» a servizio della Chie sa e del
mondo. Presentiamo In una intervista l'attività del
cardinale salesiano Alfons Maria Stickler.
In copertina:
Bambini malgasci
(Servizio a pag. 16)
1 OTTOBRE 1985
ANNO 109
NUMERO 14
30 PASTORALE GIOVANILE
Qua ndo giovani e ... educ atori fanno c ultura.
Le Iniziative estive dei Circoli giovanili sociocultu-
rali (CGS) in un resoconto stimolante.
34 VITA SALESIANA
All 'antica scuola agricola piace guardare il fu•
t uro. Con questo articolo sul Collegio Astori di
Mogliano Veneto iniziamo una serie di servizi su
•istituzioni» educative ormai secolari che spesso
hanno dato un contributo determinante alla pro-
mozione culturale di un territorio.
RUBRICHE
Editoriale, 4 - Scriveteci, 4 - Pigy, di Del Vaglio,6 -
La lettera di Nino Barraco,7 Libri & altro, 28-2 9 -
I nostri santi, 37 - I nostri morti, 38 - Solidarietà,
39.
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista fondata da san Giovanni Bosco
nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 Casella post. 9092
- 00163 Roma-Aurelio - Tal. 06/69.31.341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero Marco
Bongioanni - Eugenio Fìzzotti - Gaetano Na-
netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione, impaginazione e stam-
pa: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese {undici numeri,
eccetto agosto) per la Famiglia Salesiana.
* Il 15 del mese per i Cooperatori Sale-
siani.
Collaborazione: La Direzione invita a man-
dare notizie e foto riguardanti la Famiglia
Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-
do il loro Interesse generale e la disponibili-
di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatorì (Aliano, Rinaldini)
Via Marsala 42 - 00185 Roma Tel. (06)
49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il 8S esce nel mondo in 41 edizioni naziona-
li e 20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O
milìoni di copie) in: Antille (a Santo Domin-
go) Ar~entlna Australia - Austria - Bel-
gio (In fiammingo) - Bolivia - Brasile Ca•
es nada - Centro America (a San Salvador) -
Cile Cinese (a Hong Kong) - Colombia
- Ecuador Filippine Francia - Germania
- Giappone - Gran Bretagna India {in In-
glese, malayatam, tamil e telugù) - Irlanda
- Italia - Jugoslavia (in croato e 1n sloveno)
- Korea del Sud - 8$ Lituano (edito a Ro-
ma) • Malta Messico - Olanda - Paraguay
- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -
Stati Uniti Sudafrica - Thailandia - Uru-
guay Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
es Il
è dono-omaggio di Don Bosco ai
componenti la Famiglia Salesiana, agli amici
e sostenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richie-
sta, nei limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'in-
dirizzo vecchio.

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- - - - - - - - - - -s8-
Don Viganò cl parla
LA PACE
«Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9).
Ecco un appello di Gesù Lanto attuale oggi.
Non è, però, un slogan alla moda e neppure un
invito a iscriversi in qualche improvvisato movi-
mento pacifista.
Certo: i «pacifici» del Vangelo non sono degli
individui tranquilli e timidi, allergici ai confronLi
e alle dispute, carenti di aggressività e senza au-
dacia per lottare. Sarebbe deprimente: una gros-
solana alienazione dai problemi seri dell'esisten-
za, una mancanza di iniziative e di vigore nella
lotta contro H male: sarebbe una specie di camuf-
famento della viltà.
I pacifici della Beatitudine sono in realtà dei
«pacificatori»: devono esserlo tutti, e non solo
pochi privilegiati situati in alto. La Beatitudine
non si riferisce esclusivamente a persone costitui-
te in autorità, investite di potere, sagge e influen-
ti, capaci di restituire concordia tra i nemici in
guerra e tra i Litiganti.
Certamente è coinvolta tutta la categoria dei
capi, dei politici, dei magistrati, dei «superiori»:
sarebbe già un bel guadagno che l'autorità e il
potere fossero al servizio della pace.
Ma la Beatitudine va più a fondo e più in là;
guarda a tutti; più che una specie di democra1iz-
zazione di un «privilegio regale», è la scoperta
della dignità di ogni persona. Essere operatori di
pace non è semplicemente funzione o servizio per
gli altri: è innanzitutto aueggiamento personale
di fondo, radicato nel cuore da dove sgorgano le
iniziative di conversione, di riconciliazione, di
comunione e di perdono.
In questo senso Gesù chiama ognuno ad essere
<<artefice di pace», a coltivare nella propria co-
scienza un criterio di vita che aggiunga un «so-
vrappiù» di amore alle esigenze razionali dell'eti-
ca, a considerare indispensabile un «supplemen-
to di grazia» per una convivenza in solidarietà, a
sentirsi inviati a introdurre nell'esistenza un «fer-
mento escatologico» (con il «già e non ancora»
del mistero di CrisLO) che incammini concreta-
mente la vita di Lutti verso una «cultura della
pace».
Ormai il Lcma della pace non è una moda effi-
mera. Non nasce da una visione settoriale e da
una qualche «scienza del frammento»; è piutto-
sto l'inizio di un vero processo di cambiamento
culturale, carico di valori e portatore di novità
globali. La pace, prima ancora di essere definita,
catalizza l'attenzione, sconvolge abitudini e teo-
rie, demitizza ideologie, apre nuovi orizzonti alla
progettazione stessa dell'uomo e della società.
È un appello che risuona forte oggi, come invi-
to per un esigente rinnovamento dell'educazione.
È un'interpellanza di revisione e di reimpostazio-
ne delle molteplici nostre relazioni personali: con
Dio, con gli uomini, con la società nella fratel-
lanza dei popoli tra Est e Ovest, tra Nord e Sud.
È uno stimolo ad un'orizzonte più vasto degli
impegni di ciascuno: all'indispensabilità di un at-
teggiamento religioso, alla sensibiliLà sociale, al-
l'iniziativa e al coraggio, al dialogo e alla pazien-
za, ai valori del perdono e della non-violenza, al-
1'unico vero eroismo che è il dono di sé.
Sappiamo che il Signore Gesù «è» Lui stesso
ognuna delle Beatitudini. Ebbene, la fede ci dice
appunto che: Lui è la pace (Ef 2,14-18); l'ha por-
tata tra noi (Gv 14,27), non come la porta il mon-
do (Gv 16,33); con la Sua pace ha inizio l'edifica-
zione tra gli uomini del regno della giustizia e del-
l'amore (Rom 14,17).
La Beatitudine della pace ci invita, dunque, a
rifondare con urgenza il vasro mondo dell'educa-
zione iniziale e permanente!
Don Egidìo Vjganò

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UNA RIVISTA MISSIONARIA
Ottobre per i cattolici è il mese dedi-
cato alle missioni. Tutti gli anni poi
giunge, opportuna, la «Giornata
missionaria mondiale» a ricordarci
una dimensione del nostro essere
cristiani che ci dovrebbe essere
connaturale ma che poi in realtà
spesso manca. Il Bollettino Salesia-
no da sempre ha guardato alle mis-
sioni con estrema attenzione privi-
legiandole nelle informazioni, sti-
molando a sostenerle ed Inviando
propri giornalisti agli avamposti del-
l'annuncio cristiano nel mondo. E
del resto, specchio di una congre-
gazione missionaria nei fatti anche
se non per definizione, la rivista
non potrebbe fare diversamente.
Questo numero di ottobre è in buo-
na parte dedicalo alle missioni pur
non essendo un numero speciale.
Questa attenzione, non nuova, del
Bollettino vuole essere un respiro
ecclesiale ed universale che vor-
remmo fosse anche quello dei no-
stri Lettori. L'impegno missionario
non può essere delegato così co-
me ogni dimensione legata alla no-
stra identità di cristiani. Alcuni, cer-
to, lo vivranno in Africa o in Asia al-
tri a casa loro ma nessuno può di-
re: non mi interessa. In tempi in cui
si parla di guerre stellari e nei quali
la televisione ci trasmette immagini
fantascientifiche per i non iniziati ,
si può correre il rischio di credere
che certi impegni sono soltanto per
gli addetti ai lavori. Per l'annuncio
di Cristo agli uomini, ci vuole la
spinta di tutti. Ricordate il canto
«se tutti gli uomini del mondo si
dessero la mano...»?
A proposito di certe «grazie»
È con stupore che ho letto nel BS
n. 12, rubrica «I nostri santi» la segna-
lazione della signora A. Melito «Supe-
ra Concorso».
Come cristiana ancor più che come in-
segnante ed educatrice sono amareg-
giata non tanto per la lettera in sé -
ognuno ha il proprio modo di vedere le
cose e di esprimerle - ma perché una
rivista che ritengo valida sotto molti
aspetti e che si dichiara tesa a conti-
nuare il discorso educativo cristiano e
salesiano avalli con la pubblicazione
tale conclusione: preparazione poca+
molte messe e rosari + concorso il
giorno 24 maggio= buon esito.
Sebbene Don Bosco abbia incitato al-
la fede anche in funzione di miracoli,
sono un po' perplessa sul senso di
giustizia di Maria Ausiliatrice: forse
che sono da preferire nel caso specifi-
co, messe e rosari ad una preparazio-
ne professionale?
Non mi risulta che l'impegno del cri-
stiano nel sociale - in senso lato -
sia esclusivamente quello di pregare
(se così fosse, perché allora lamentar-
si del fatto che la gente non sa più far
bene il proprio lavoro?...).
Per non dire quanto poco cristianesi-
mo e molta magia e superstizione ci
possa essere in una tale impostazione
di rapporti con il quotidiano... Che poi
un concorso sia «un terno al lotto» è
vero, ma che la competenza nel setto-
re sia doverosa e non solo auspicabile
per chi aspira al superamento dello
scoglio è ciò che il cittadino-cristiano e
non - ritiene opportuno per il buon
andamento della vita civile. Che la si-
gnora scrivente, ancor unito a tanta fe-
de anche impegno nella preparazione
è intuibile, ma dallo stralcio di lettera
pubblicata ciò non traspare.
Perché dunque la Redazione in tali
casi non interviene con qualche nota
di chiarimento?
A Bass1ni, Via Poma, 11 · 20129 MILANO
Gentile Signora,
la Sua lettera - dello stesso tenore ne
è giunta una anche da Trieste -
l 'occasione per precisare che le rela-
zioni della rubrica «I nostri santi» non
vengono in alcun modo manipolate;
piuttosto che fare cio preferiamo non
pubblicar/e, La pubblicazione delle
«relazioni., poi non significa che la re-
dazione le faccia proprie: esse hanno
dei firmatari.
Ho riletto la «relazione» a cui fa riferi-
mento e debbo dirle che non mi pare
sia il caso di sottilizzare eccessiva-
mente: la lettrice di Reggio ha scritto
come ha «sentito» il fatto e noi l'abbia-
mo pubblicato così come ci è pervenu-
to. Quanto alla sua impostazione "teo-
logica» sul rapporto preghiera e pro-
fessionalità non ho proprio nulla da di-
re... dal momento che sono d 'ac-
cordo.
Da Istanbul ci chie dono
Il Bollettino
lo sono una ragazza turca e sono di-
plomata presso il liceo italiano di
Istanbul. Studio alla Facoltà di lingua
e letteratura di Istanbul. Mi piace mol-
to la lingua italiana e la cultura italia-
na. Ho letto parecchie volte la vostra
rivista e voglio abbonarmi anch'io. De-
vo pagare qualche somma oppure la
vostra rivista è gratis? Vi ringrazio del
vostro interessamento.
Esln Bakla Istanbul
Di lettere e richieste del genere ne
giungono tante. Abbiamo voluto pub-
blicare questa perché rileva con asso-
luta evidenza l'impegno del Bollettino
non soltanto per la promozione degli
ideali voluti da san Giovanni Bosco e
dalla sua Famiglia ma anche per la
promozione della cultura italiana all'e-
stero. Cosa ne pensa la Dante Alighie-
ri? Sa che il Bollettino Salesiano per
molti emigrati è l 'unico legame cultu-
rale con la madrepatria?

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_ _ _ _ _ _ _ _.,______s/1·-------
, 0rT08RE 1985 5
GIAPPONE
Matrimonio d'eccezione a lla
C hiesa salesiana di Himonya
S i dice che in Giappone
si nasce shintoisti, ci si
sposa alla cristiana e si
muore alla buddista. A parte
questa generalizzazione è
vero che l'evangelizzazione
in Giappone - paese di
antica e profonda tradizione
spirituale - non è una cosa
facile ed è questo uno dei
motivi per cui la chiesa
autorizza il rito religioso
cristiano anche per chi
cristiano non è. La Chiesa
salesiana di Himonya, una
delle più belle e pittoresche
di Tokyo celebra molti di
quesù matrimoni.
Secondo il salesiano don
Petracco almeno il l00/o di
questi sposi finiscono con il
chiedere il battesimo e con il
rimanere nella comunità
ecclesiale. li 24 giugno 1985
la Chiesa di Himonya ha
ospitato quello che la stampa
«rosa» giapponese ha
definito come il matrimonio
del secolo. Si è trattato del
matrimonio fra la cantante
Matsuda Seiko e l'attore
Kanda Masaki.
L'avvenimento è stato molto
seguito in Giappone e
numerose stazioni televisive
l'hanno ripreso dando aUa
chiesa e ai salesiani molta...
pubblicità. « Lei - ha detto
il Vescovo a don P etracco,
che ha presieduto iJ Rito -
ha fauo più progaganda al
cristianesimo in un giorno
che non altri organi
d'informazione cattolica in
IRLANDA
La disoccupazione giovanile
al V Eurobosco
D ublino - « La
società europea
sembra avviarsi
decisamente verso il
crepuscolo. È perciò urgente
un'azione politica che operi
dei cambiamenti nel mercato
del lavoro in Europa. Ma è
ancora più urgente elaborare
una nuova cultura del
lavoro, che assuma le
domande dei giovani e le
orienti verso un loro
soddisfacimento, in dialogo
con le moderne tecnologie e
con ì bisogni dei più
deboli ». Nel lanciare tale
appello don Egidio Viganò,
attuale Rettor Maggiore dei
Salesiani, si è rivolto agli
oltre 400 exallievi
partecipami al V Eurobosco,
l'ormai abituale
appuntamento, riuniti
dall' 11 a l 15 settembre al St.
Patrick's Training College di
Drumcondra, nei pressi di
Dublino. Ed ba proseguito:
«Il lavoro offre
continuamente all'uomo la
possibilità di essere creatho
e di servire i propri simili.
Ma troppo spesso le aree
Nella foto:
Foto ricordo al termine
della cerimonia.
dell'attività umana, quali
l'arte, la religione e il tempo
libero, non sono prese nella
giusta considerazione
quando si discute di
disoccupazione. La sfida
allora è quella di cambiare la
disoccupazione in tempo
libero, sviluppando la
cultura. E per rare questo
abbiamo bisogno di
educatori che esaminino
profondamente la cultura
emergente e si pongano in
ascolto delle domande delle
nuove generazionrn.
La tematica <davoro-
occupazione-disoccupazione»
è stata cosi al centro dei
lavori dell'Eurobosco, nel
confronto dialettico e
costruttivo con numerose
iniziative che gli exallievi
salesiani sostengono in varie
parti del mondo con
impegno. ammirevole.
li punto di partenza è stata
la relazione del Dr. Kieran
A. Kennedy, direttore
dell'istituto irlandese per la
ricerca economica e sociale.
Parlando su «L'impiego
giovanile in Europa», egli ha
individuato le cause della
diboccupazione (fatlori
sociali ed economici,
eccessiva tassazione e spesa
pubblica, poca flessibilità dei
mercati e ritardi della
tecnologia) e sia le
conseguenze spesso
irreparabili (depressione,
calo nell'entusiasmo, scarsa
considerazione di sé, crisi
familiari, comportamenti
talvolta devianti). Ma ba
anche indicato alcune linee
di soluzione a livello
generale (sviluppo delle
Nelle foto :
Un Immagine del V
Eurobosco di Dublino
istituzioni e coordinamento
delle politiche economiche) e
a livello specifico
(intensificazione
dell'istruzione con
programmi sociali di
addestramento :,rofessionale
e nuove esperienze
lavorative, quali l'assistenza
sanitaria diurna, centri di
riabiliLa2.ione, attività
educative, ricreative e di
svago).
E sulla piattaforma fornita
daJ Dr. Kennedy si sono
sviluppati i lavori dei giorni
successivi, arricchiti da!Je
numerose radiografie
presentate dai delegati delle
singole rederazioni nazionali
e scacurite da molteplici
incontri di studio.
Quali i risultati emersi? Non
ceno soluzioni magiche, ma
neppure vaghe promesse. Gli
exallievi sale~iani sono
consapevoli di essere
chiamati, nella Chiesa e nella
società, a offrire un
contributo o riginale, grazie
al carisma di Don Bosco ad
essi trasmesso dalla
permanenza per un periodo
più o meno lungo durante
l'adolescenza in case
salesiane. E per questo
vedono la possibilità di
entrare nel mondo della
disoccupazione con la chiara

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6 · OTTOBRE 1985
preoccupazione educativa,
stimolando tulle quelle
iniziative che valorizzano le
capacità dei giovani e fanno
fruttificare i loro talenti. Ne
è segno l'esperienza del
volontariato che si va
sviluppando proprio in
Irlanda, a favore di coloro
che per malallia o per
La presenta a questo V
Eurobosco de.I Cardinale
ARGE TINA
solitudine avvenono
maggiormen te il bisogno di
una presenza arnica. Ed è
arcivescovo Thomas
O'Fiach, del sindaco della
stessa ciuà di Dublino,
Riconoscimento scientifico a
uu Salesiano
significativo che, pur
lasciando la direzione e
l'assunzione de.I personale ai
gruppi stessi di vo lontari o
ad organizzazioni religiose
e/o laicali, lo Stato finanzia
o contribuisce «una tantum »
alla realizzazione di tale
forma di volontariato.
E come il Servizio
Volontario Don Bosco in
Irlanda, cosi in tante altre
nazioni europee si va
lentamente sviluppando una
grande varietà di espressioni
che, coinvolgendo i giovani,
riducono i tassi di
disoccupazione e favoriscono
l'impiego. Offrendo così a
molli la possibilità di un
lavoro che mantiene la
necessaria dose di fiducia in
se stessi e offre la prova
tangibile di un'attiva
preoccupazione per le loro
condizioni.
Aldem1an fon Tunney, di
George Birrnington, minisrro
per i problemi della gioventù
L 'I I maggio 1985
l'Università argemi11a
«Juan Agustin
e di altre autorità ha dato
Maza» di Mendoza
alla manifestazione un giusto (Cordova) ha assegnalo un
riconoscimemo civile mentre
la presenza di don Egidio
dottorato honoris causa al
salesiano don trancisco
Viganò rettor maggiore, di Oreglia. L'onoril'icen.:a ha
don Sergio Cueva,
voluto premiare l'impegno ùi
consigliere generale per la questo Figlio di San
famiglia Salesiana e la
Giovanni Bosco nel mondo
Comunicazione Sociale, di dell"agrico!tura cd in
don Martino Mc Pake,
particolare vitivinicolo.
consigliere generale
Don Oreglia infatti può
responsabile per l'area
anglofona, dell'Ispettore
vantare una vasta ed
approfondita conoscenza del
Salesiano Joe Harrington, settore ed è da diversi anni
del neo delegato confederale responsabile cd animatore
don Cbarles Cini e di altri della « Facultad Tecnologica
salesiani unica alla cordiale e De Enologia Y de la
fraterna accoglienza degli
exallievi Irlandesi ha dato
Industria Frutihorticola
"Don Bo~co ·' » di Rodeo del
all'incontro l'aspetto
Medio.
familiare e gioioso d'ogni
Autore di numerose
autentica manifestazione
pubblicazioni e membro di
salesiana.
varie commissioni
scientifiche anche a livello
internazionale, don Oreglia
PIGrV d.; l:>Et, VA&UO
continua cosi fino ad oggi la
tradizione di quei salesiani
(l(Jl)Hl>O FA LUI VH PRO~
~R,l:;M/'1,C/ I)/ PACE;
./
Nella foto:
Il rettore Magnifico
De Rossetti consegna
Il diploma a don
Francisco Oreglla
P.resentl altre autorità
accademiche.
che sul fin ire del secolo
scorso e agli inizi di quesw,
sull'esempio di don Baraua
hanno cercato di aiutare con
la fondazione di scuole
agricole la promozione del
mondo contadino. A don
Oreglia vadano le più vive
congra1 ulaz ioni.
ITALIA
Festeggiato don Luigi Ricceri
I n un clima dì gioiosa e
spirituale partecipazione
giovedì 19 settembre
1985 nella Basilica del S.
Cuore al Castro Pretorio di
Roma è stato celebrato il 60°
anniversario dell'ordinazione
sacerdotale di don Luigi
Ricceri.
A stringersi atrorno al sesto
successore di Don Bosco
sono stati in molti i cardinali
salesiani: Eminenze Stickler,
Castillo Lara, Silva
Henriquez, gli arcivescovi
Rezcnde Costa e Javierre
Or1as, il vescovo Amoroso; i
Superiori del Consiglio
generali guìdati dal rertor
Maggiore e dal suo vicario
don Gaetano Scrivo; molti
ispeuori venuti anche
dall'estero; le Madri del
Consiglio Generalizio delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
ed ancora la famiglia
Salesiana nelle sue molleplici
espressioni di Volontarie di
Don Bosco, cooperatori;
exallicvi. Fra gli amici che
hanno voluro essere presenti
vanno ~ottolineate la
presenza del Ministro degli
Interni italiano on. avv.
Oscar Luigi Scalfaro e quella
IL R/Sl./t..T~TO G SCONl7No
(\\ ~ /
~ [?
4
dd \\io

1.7 Page 7

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' - - - - - - - - - - - - - --5'1-
r OTTOBRE 1985 · 7
a lettera di Nino Barraco
Nella foto;
Don Luigi Ricceri
durante la
celebrazione del
19-9-85
del senatore Giuseppe Alessi,
primo presidente della
Regione siciliana.
<<Non e facile - ha
sottolineato al Vangelo don
Viganò - proporre una
medita.:ione sul sacerdozio di
Cristo vissuto da don Ricceri
nei suoi sessant'anni di
minisr.ero», ma, dai «frulli»,
è possibile comprendere che
in lui ,empre \\iva si è
manife~tata la coscienza
delta grandezza della
missione rice, uia e della
necessità di adeguarsi sempre
più ad essa. Di fronte al
«dono del Signore» è
impre~cindibile avere una
chiara e radicata
consape,ole1.1a di essere
«Sacerdoti di Cristo,
depositari e amminima1ori
dei misteri di Dio, strumenti
di ~alvcaa per gli uomini,
1estimoni visibili, nell'amore,
della nuova alleanza».
Tuìte queste certezze di fede
non permenono di dubitare
della propria identità, di
~ere titubanti a riguardo
del ,alore delta propria \\'Ìla,
di esitare innanzi al difficile
cammino intrapreso.
Don Ricccri (e nato a Minco,
Catania, 1'8 maggio 19-01,
ora ha 84 anni) ricordava il
Rettore Maggiore dei
Salesiani, ha iniziaw il suo
ministero (fu ordinato
sacerdote il 19 senembre
1925) in un contesto s1orico-
soc1ale e culturale che
verificava remergenza di
ideologie totalitarie che
hanno voluto conquistare il
potere e «guidare» il
mondo; e lo ha proseguito
durante il flagello del
secondo conflitto mondiale
« frut 10 tragico dei segni dei
tempi ►>, fino al <<grande
evento» del concilio
Ecumenico Vaticano 11 che
av..luminosamente la
dinamica riflessone della
vocuione della Chiesa in un
mondo che si trasforma; don
Rieceri ha operato con forzo
nel mondo giovanile
amaversato dalle profonde
contraddizioni e negathità
del '68, un periodo
caraucrinaco da utopiche
rivoluzioni e dai miti delle
cra~formazioni globali; ed
ancora si è impegnato per le
voca1ioni in tempi, quelli
degli anni '70, di profonda
crisi degli istituti religiosi,
fino al momento presente
segnato da forti spinte
laiciste e dal relativismo
etico. Sempre don Ricceri
nella sua , ita di sacerdote e
nelle we mulùformi attività
si è sforzato di rimanere
fedele al «carisma», alla
«speciale vocazione» di Don
RELIGIONE A SCUOLA
PERCHÉ SÌ
Carissimo,
ne scri\\'O anch'io, da genitore, senza fanatismo, senza
intolleranze.
Mi riferisco al tema dell'insegnamento della religione
nella scuola. Una questione certamente delicata, di dove-
roso confronto, che rischia, però. dì essere lacerata dal-
l'oltranzismo di chi ne intende fare uno ~trumento di lotta,
un trofeo di successo.
È, invece, suita libertà autentica che va fatto ogni di-
scorso vero, senza mistificazioni. In quel << proprio» che
appartiene alla famiglia, che attiene a quella sfera «educa-
zionale» che è la tipica, primaria, funzione di responsabi-
lità dei genitori.
In quell'alveo co&titulionale che riconosce i diritti fon-
damentali della per&ona, e, perciò, la libertà di una scuola
aperta alla plenarietà della domanda culturale, sociale, re-
ligiosa, del ragau.o.
La religione nella scuola non è un fa110 anomalo, com-
promissorio, di e~traneità. Si colloca, invece, « nel quadro
delle f'inalità della scuola)>, della promozione dell'uomo,
della liberrà, di cui co,tituisce il segno più evidente. Ci so-
no due valori. li valore della religione che annunzia, il va-
lore della persona umana che gi udica. C'è una proposta in
risposta alle profonde. incalpestabili problematiche reli-
giose, proprie della ricerca di ogni uomo. e c'è la libertà
della persona di valutarla, di assumerla con la propria
responsabilità.
In questo ,enso. la scuola ~i fa momento privilegiato di
incontro, di confronto, di sviluppo di una reale capacità
critica, per l'elaborazione di una personale concezione del-
la vita e per una costruz.ione conseguente di impegno.
Non abbiamo nessuna nostalgia per la religione di Sta-
to, abbiamo salutato il nuovo Concordato come un fano
imporrante, scritto nel divenire stes~o della realtà italiana
ed ecclesiale, ~enza prh·ileg.i, nell'autonomia e nella
collaborazione.
Sappiamo, anche, come in una società compie sa e plu-
ralista quale la nostra, caratterizzata dalla diversità delle
visioni della vita, non siano possibili intran~igenze. guerre
di religione che non hanno fururo.
Ci dispiace, perciò, profondamente, che da parte laici-
sta, invece, si voglia organizzare una lotta «contro», che
qualcuno, cioè, voglia gestire con arroganza le proprie
opinioni, c.rasformando la facoltà di ((non a, ,•alersi del di-
rHtm, nell'egemonia della tesi del rifiuto. Occore, invece,
quella serenità in cui, nel rispetto reciproco, possa matu-
rarsi consapevolmente la sceha della famiglia, la capaci1à
di costruire quella libertà della scuola nella quale non pos-
sono esserci ne coscienze occupami né coscienze occupate.

1.8 Page 8

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8 · I OTTOBRE 1985
Bosco del quale fu il
successore: «il Santo
comprese che in ogni
giovane essere umano, nel
ragazzo, nella ragazza il
regno di Dio è offerto in
modo particolare come
compito per l'uomo. Egli
amò il Dio presente
nell'anima del bambino, e
tale amore evangelico non
solo fece di questo semplice
sacerdote un educatore
geniale, ma anche un
sapiente maestro di
educatori».
Di don Ricceri, il Rettor
Maggiore ha anche ricordato
le principali tappe della vita.
L'omelia di don Egidio
Viganò era stata aperta dalla
lettura del seguente,
personale, telegramma di
Giovanni Paolo 11 «AI
reverendo don Luigi Ricceri
rettore maggiore emerito
della Società Salesiana il
quale celebra in serena letizia
il 50° anniversario della sua
ordinazione presbiterale
rivolgo fervidi voti augurali
per tale significativa
ricorrenza e mentre esprimo
sincero apprezzamento per i
suoi lunghi anni di fedele e
fecondo servizio ecclesiale in
particolare come successore
di Don Bosco nella guida
saggia e lungimirante di
codesto benemerito Istituto,
invoco da Cristo sommo ed
eterno sacerdote per la
materna intercessione di
Maria SS. Ausiliatrice
ulteriore larga effusione di
grazie e conforti celesti in
pegno dei quali gli invio di
gran cuore l'implorata
benedizione apostolica che
volentieri estendo a Lei,
reverendo rettor maggiore e
ai presenti alla solenne
celebrazione e a tutti i
salesiani sparsi per il mondo,
Giovanni Paolo li>>.
Volti di Don Bosco
L a cappella del Centro
Nazionale Opere
Salesiane di Roma è
stata arricchita di una
pregevole opera del
professor Clauco Benito
Tiozzo che ha per soggetto
Don Bosco; lo stesso è
avvenuto all'Oratorio Centro
Nella foto sopra:
Don Bosco, Cappella
CNOS-Roma (Glauco
Tiozzo)
Nella foto sotto.
Don Bosco, Crocetta-
Torino (Dino Valfrè)
Giovanile della Croceua di
Torino dove, approfittando
del 60° di quell'opera il
pittore exallievo Dino Valfrè
ha voluto dipingere un «Don
Bosco e i giovani». Si tratta
di due opere di diversa
fattura ma che evidenziano
sostanzialmente lo stesso
concetto: Don Bosco
« padre» e <(maestro» dei
giovani.
Ha scritto il prof. Tiozzo
ordinario di pittura
a!J'Accademia di Belle Arti
di Venezia: «dipingere è un
atto di fede, è una ricerca
continua della luce alla
scoperta della vita». Ci pare
che le sue opere siano
coerenti con quanto
affermato.
Ricordata la visita di Don
Bosco alle FMA di Nizza
I I 23 agosto del 1885 san
Giovanni Bosco fece
una visita alle Figlie di
Maria Ausiliatrice de!Ja Casa
di Nizza Monferrato;
durante quella visita il
Santo-ormai stanco e
malandato in salute e tutto
teso al soprannaturale -
affermò di vedere la
presenza della Madonna in
mezzo a quelle Suore... Un
secolo dopo - con un po' dì
giorni d'anticipo - il 5
agosto I 985 le Figlie di
Maria Ausiliatrice -
monumento vivente di Don
Bosco alla «sua» Madonna,
hanno voluto ricordare
l'avvenimento a Nizza
presenti la Madre generale, il
Consiglio generalizio molte
ispettrici e numerosissime
suore.
Ne!Ja stessa circostanza -
com'è tradizione delle FMA
- giovani e meno giovani
religiose hanno emesso o
rinnovato la loro Professione
durante la Concelebrazione
eucaristica presieduta dal
vescovo di Acqui monsignor
Livio Maritano,
concelebranti don Josè
Antonio Rico, consigliere
regionale per la Spagna ed il
Portogallo, don Piero
Scalabrino, ispettore della
Novarese e molti altri
sacerdoti.
« La presenza di Maria nel
mondo - ha detto fra
l'altro monsignor Maritano
nell'omelia - è fondata
sulla sua maternità. È la
presenza di una madre, è la
presenza di un'educatrice».
Salesiani concelebrano a
Castelgandolfo con Giovanni
Paolo II
T renta salesiani (23
sacerdoti e 7
coadiutod)
partecipanti al XVII corso di
formazione permanente
organizzato a Roma dal
settore formazione della
Conferenza lspettoriale
d'Italia (CJSI) nei giorni 4
luglio-23 agosto 1985, hanno
avuto la gioia di un incontro
con Giovanni Paolo n.
li 4 agosto infatti, vigilia
della loro partenza per la
Terra Santa - il corso
prevedeva anche un viaggio
in questo Paese - essi
hanno avuto l'opportunità di
concelebrare la messa con il
Papa. La Concelebrazione è
avvenuta nella Cappella
papale privata di
Castelgandolfo. Al termine
Giovanni Paolo Il ha
«posato» per la foto-
ricordo.

1.9 Page 9

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sll_ _VITA ECCLESIALE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Giornata Missionaria Mondiale
1 OTTOBRE 1985 9
1!1MPEGNO
MISSIONARIO
SALESIANO
Domenica 20 ottobre 1985 è
la Giornata mondiale per le
missioni. Pubblichiamo un
intervento del Consigliere
generale per le Missioni don
Luc van Looy che sottolinea
il particolare apporto
salesiano alla causa della
evangelizzazione dei popoli.
Quando Don Bosco,
cento e più anni fa, inviava i suoi
primi missionari in America Latina,
aveva in mente la conversione del
mondo ed in particolare dei giovani
a Cristo; egli stesso del resto andava
per le strade di Torino a «cercare»
ragazzi da «salvare».
Lo stesso fenomeno avviene oggi
nelle missioni salesiane tanto che
non esito a dire che proprio l'emi-
sfero sud, que11o missionario, è il
più vicino allo spirito delle origini di
Valdocco.
La stessa collocazione delle opere
missionarie è indice di una saJesiani-
tà vissuta: i nostri missionari si tro-
vano in gran parte nelle grandi peri-
ferie urbane o in luoghi nei quali al-
tri non vogliono stare o si sono arre-
si alle difficoltà.
Lo spirito oratoriano di Don Bo-
sco - fare famiglia con i giovani -
ha proprio nelle missioni una prova
di autenticità ed efficacia. Quando
girando per il mondo osservo l'atti-
vità di molte missioni a favore dei
giovani e dei poveri ho una concreta
idea di quel che dovette essere l'a-
zione di Don Bosco a Yaldocco, po-
vera periferia della Torino ottocen-
tesca. È proprio nelle missioni -
realtà ancora poco istituzionalizzate
I Don Van Looy con
il missionario
don Raul D'Hacne
tra gll Shuar

1.10 Page 10

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10 · I OTTOBRE 1985
t
in schemi rigidi - che l'oratorio-
centro giovanile trova il suo humus
più propizio.
I progetto Africa
Sulla rotta dei grandi piroscafi
che portavano emigrati italiani in
America e con la stessa attenzione
che la Chiesa, specie dopo il 1870,
riversò su quel Continente, Don Bo-
sco guardò ali'America LaLina. Og-
gi la Chiesa e il mondo guardano al-
i' Africa e anche noi salesiani faccia-
mo altrettanto pur non dimentican-
do gli altri territori.
Superata la fase della prima indi-
pendenza con gli anni Sessanta i
Paesi africani sono oggi al centro
dell'interesse politico ed economico
internazionale. La spinta missiona-
ria di Paolo Vl ed i successivi viaggi
di Giovanni Paolo Il hanno portato
la Chiesa cattolica verso un nuovo
impegno africano.
La missione salesiana di Ruxahà
(Guatemala)
La scelta di Don Bosco a servizio
degli emigrati italiani non fu una
parziale scelta di campo ma soltan-
to la base di partenza per andare ol-
tre. rn AFrica è andata una Congre-
gazione Salesiana cresciuta rispetto
al secolo scorso ed in grado di af-
frontare un impegno missionario
con metodi e progerti. Quel che è in-
teressante notare in questa fase del
Progetto Africa è che esso cresce
man mano che aumenta nelle Chie-
se africane la coscienza di una pro-
pria identità. Puntando sull'Africa
infatti ci si sta rendendo conto che
la varietà e la complementarietà dei
carismi religiosi e dei metodi di
evangelizzazione fanno crescere la
Chiesa. E del resto problemi come,
ad esempio, quello delJ'incultura-
zione, ci fanno essere umili pur sa-
pendo che la Chiesa africana ha bi-
sogno di Don Bosco e del suo
carisma.
Quando parlo ai missionari che
vanno in Africa dico loro di portare
una valigia piena di domande con
risposte da ascoltare più che con ri-
sposte confezionate in Europa. La
prima cosa da fare per il missiona-
rio salesiano è quella di far sua la
cultura del luogo - farsi terra giap-
ponese era solito dire don Cimarti ai
suoi missionari in Giappone - met-
tendosi in ascolto.
,. -.
.
(
.1
vange
zzzazw. ne,
educazione, sviluppo
Il Rettor Maggiore don Egidio
Viganò da anni ha lanciato un felice
binomio: evangelizzare educando
ed educare evangelizzando. Il sale-
siano deve saper essere evangelizza-
tore ed educatore. Nei territori mis-
sionari ed in genere in situazioni di
povertà tuttavia egli deve essere an-
che un promotore di sviluppo. L'o-
biettivo centrale d'ogni attività mis-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - - - - -# -
sionaria è chiaramente quello di
portare il Vangelo alla gente ma al-
l'interno di questo cammino c'è
spesso un impegno di alfabetizza-
zione, nutrizione o, comunque, di
promozione umana.
Il fallo che di volta in volta si ac-
centui l'educazione o lo sviluppo
dietro l'incalzare delle esigenze non
significa che manchi l'evangelizza-
zione. Per avere missionari salesiani
siffatti è necessario che la dimensio-
ne missionaria sia un elemento fon-
dante della formazione: si tratta in-
fatti di far acquisire un atteggia-
memo interiore di apertura che illu-
mini tutto l'agire pastorale del sale-
siano, religioso o laico, in Africa o
in Italia. li missionario non nasce
da un corso di missionologia ma da
w1a consapevolezza di Chiesa.
I volontariato
giovanUe
Sono soprattutto i giovani, dai
quali vengono segnali positivi nei
confronti dell'impegno missiona-
rio, che debbono crescere con que-
sta apertura missionaria tipicamen-
te salesiana: essere operatori di
evangelizzazione, di educazione, di
sviluppo. ln questo senso il Dicaste-
ro delle Missioni ba studiato anche
la possibilità di un volontariato gio-
vanile salesiano giungendo tuttavia
alla conclusione che tale volontaria-
to va organizzato dai singoli Paesi
dal momento che la legislazione in
merito varia da nazione a nazione.
Io atto esistono numerose iniziative
organizzate dalle fspettorie. Attual-
mente spingiamo perché i missiona-
ri siano sempre più aperti a ricevere
questi volontari. Siamo infatti con-
vinti che da queste iniziative può
nascere una nuova animazione mis-
sionaria.
I Dicastero delle
Missioni
Il problema del volontariato gio-
vanile mette in evidenza fra l'alLro
per noi salesiani il ruolo del Dicaste-
ro delle Missioni. Il suo scopo è
I OT10fJR[ 1985 11
I GIOVANI,
SPERANZA DELLA
EVANGELIZZAZIONE
Se questo Impegno di evan-
gelizzazione è comune a tutte te
componenti della Chiesa, esso
riguarda in modo particolare i
giovani e le giovani. Pertanto, in
questo Anno Internazionale del-
la Gioventù rivolgo il mio appel-
lo alle loro energie, alla loro ge-
nerosità, alla loro intelligente
dedizione, che mai viene meno
quando si tratta di sostenere
una giusta causa.
Nella prospelliva del terzo
Millennio, che si awicina, e in
questo momento cruciale della
storia umana, in cui una oscura
minaccia di distruzione e di an-
nientamento sembra pesare sul
nostro mondo, vi chiamo, vi
esorto, in nome di Cristo Signo-
re a farvi annunciatori del Van-
gelo, a diffondere con tutte le
vostre forze la Parola salvatrice,
la Verità di Dio; e ciò, sia offren-
do con la vostra vita una testi-
monianza del regno escatologi-
co di ventà e di amore, e sia
adoperandovi concretamente
per la trasformazione, secondo
lo spirito evangelico, di tutta la
realtà temporale (cfr. Lettera ai
Giovani e alle Giovani del mon-
do, n. 9), vincendo la tentazione
dello scoraggiamento che porta
al ripiegamento e al disimpe•
gno.
Non è tempo di avere paura,
di delegare ad altri questo com-
pito, difficile si, ma sublime.
Ognuno, come membro della
Chiesa, deve assumersi la sua
parte di responsabilìtà. Ognuno
di voi deve far comprendere a
chi gli sta vicino, nella famiglia,
nella scuola, nel mondo della
cultura, del lavoro, che Cristo è
fa Via, la Verità, la Vita; che Lui
soltanto può debellare la dispe-
razione e l'alienazione dell'indi-
viduo, dando una spiegazione
dell'esistenza dell'uomo, crea-
tura dotata di una altissima di-
gnità perché fatta ad immagine
e somiglianza di Dio. Occorre
proclamare e far conoscere la
Verità salvifica ad ogni uomo,
perché non è possibile che si
resti indifferenti di fronte ai mi-
lioni e milioni di persone che an-
cora non conoscono o conosco-
no male i tesori inestimabili del•
la Redenzione.
(dal Messaggio di Giovanni
Paolo Il per la Giornata
Missionaria Mondiale 1985)
innaozitmto quello di star dietro
ali'animazione missionaria nelle
lspellorie perché essa sia viva ed at-
tiva; altro compito è quello di coor-
dinare il lavoro missionario salesia-
no che è sparso in tutto il mondo:
siamo infatti una congregazione
missionaria pur non essendo tale
per definizione. Tale coordinamen-
to significa avere una visione globa-
le e stabilire contaui con i missiona-
ri, fra questi, le Ispeuorie ed enti in-
ternazionali. Un particolare aiuto al
Dicastero viene dalle Procure- mis-
sionarie: ne esistono tre a livello in-
ternazionale (Bonn, Madrid, New
York) e otto a livello ispettoriale.
Compito di questi organismi è quel-
lo di sostenere con iniziative l'ani-
mazione missionaria a livello locale
e la ricerca di fondi economici.
Le Missioni salesiane infatti han-
no bisogno di continui aiuti dal mo-
memo che esse sono impegnare sul-
la frontiera dei popoli più poveri.
Questo essere in mezzo alla gente,
con case aperte a tutti, rappresenta
uua caratteristica del missionario
salesiano. Non è una questione di
luoghi: la frontiera povertà è enor-
me. I salesiani vi sono impegnati fi.
no in fondo e per questo necessita-
no della solidarietà di tuni.
Luc van Looy

2.2 Page 12

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_ VITA ECCLESIALE _ _ _ _ _ __ _ _ _ __ _ _ __ __
12 · t OTTOBRE 1985
I Viaggi di Giovanni Paolo Il
«Se ci fosse una guerra
con dieci milioni di morti l'anno, i
grandi mezzi di comunicazione non
potrebbero ignorarla. Noi siamo in
guerra contro la fame e siamo per-
denti: ogni anno decine di milioni di
innocenti sono vittime di quest'im-
mane sciagura, di cui si sa pochis-
simo.
« Motivo della sciagura: mancano
trecento chili di viveri procapite per
un terzo degli abitanti del pianeta.
Ci sono però ben quattromila chili
di tritolo equivalente, sempre pro
capite, per tutti: ricchi e poveri. vec-
chi e giovani, nessuno escluso».
Tratteggiando quest'inquietante
quadro del nostro pianeta, un fa-
moso scienziato italiano, Antonino
Zichicbi, ne traeva la poco confor-
tante conclusione che un extraterre-
stre che osservasse il nostro globo,
sarebbe indotto a pensare che su
questo minuscolo oggetto che gira
attorno al sole, la materia di cui es-
so è fatto produce molto esplosivo e
pochissimo cibo.
ILPAPA
MISSIONARIO
IN AFRICA
I viaggi pastorali di Papa
Giovanni Paolo II si fanno
sempre più numerosi e, con essi,
s'accresce un magistero che
spesso è « voce di chi non ha
voce».
IFrancobollo e busta
commemorativa della
visita di Giovanni Paolo Il
a Nairobi a conclusione
del 43° Congresso
Eucaristico internazionale
Questo paradosso - dopo qua-
rant'anni che si parla di disarmo, di
congelamento della corsa agli arma-
menti e la parola pace è sempre sul-
la bocca di tutti tornava alla mente
in agosto, mentre Giovanni Pao-
lo Il percorreva per La terza volta
l'Africa da Nord a Sud, da Est ad
Ovest, facendo appello alla solida-
rietà internazionale per assicurare
cibo, acqua, alloggi, case, alle po-
polazioni colpite dalla spirale della
siccità, della desertificazione, della

2.3 Page 13

▲back to top
-----------#-
1 OTTOBRE 1985 · 13
1 11 Papa In Kenla pianta un
albero In ricordo della sua
visita
carestia, della fame, della clistruzio-
ne ambientale ed ecologica.
«Non posso tacere - ha detto
rinnovando il commovente appello
pronunciato nel 1980 da Ouagadou-
gou, nel cuore del Sahel - quando
i miei fratelli e le mie sorelle sono
minacciati. Divengo qui la voce di
chi non ha voce, la voce degli inno-
centi, morti per la mancaza di ac-
qua e di pane; la voce di padri e ma-
dri che videro i loro figli morire sen-
za capire perché, o che vedranno
sempre sui loro bambini gli effetti
della fame di cui hanno soffer-
to... ».
Non aspettiamo che la sabbia
porti ancora la morte!, è stato il gri-
do disperato che Giovanni Paolo Il
ha lanciato alla coscienza dei popoli
industrializzati, in gran parte cri-
stiani, da un continente che aveva
un milione di battezzati all'inizio
del nostro secolo e che supererà i
cento milioni di cattolici entro il
Duemila.
Nel continente nero, il Papa ba
cosl ripreso, attualizzandolo, il for-
tunato slogan di Paolo VI nella
«Populorum Progressio»: «Lo svi-
luppo è il nuovo nome della pace»,
quella pace che va costruita in Afri-
ca passo dopo passo, a partire dal-
!'interno di quel crocevia di etnie, di
lingue, di religioni che è spesso ogni
nazione.
Ciò esige che « vi siano Tra questi
gruppi così diversi spirito di tolle-
ranza e di dialogo, rispetto delle
condizioni specifiche di cultura e di
religione, considerazione delle re-
sponsabilità locali e dei diritti di cia-
scuno, stima reciproca e conoscenza
fraterna>>.
Tutto questo domanda in modo
particolare ai dirigenti nazionali
«grande vigilanza per fare osservare
dappertutto questo spirito, evitare
che taluni subiscano qualsivoglia
vessazione da parte di altri, e garan-
tire la partecipazione di tutti al bene
comune».
Sulle responsabilità dei leaders
africani il Papa ha insistito con par-
ticolare vigore affermando che «La
pace la costituiscono i capi di stato e
i politici quando mettono da parte
le ideologie che li dividono e coope-
rano in uno sforzo congiunto, sce-
vro di pregiudizi, discriminazioni,
odio e spirito di vendetta».
La pace di cui l'Africa ha bisogno
per presentarsi come interlocutrice
ascoltata ed apprezzata nel contesto
internazionale, passa anzitutto per
la riconciliazione all'interno di cia-
scuna nazione e tra i paesi del conti-
nente. «L'Africa non può soppor-
tare né guerre né guerriglie... chi
può schierarsi a favore delle guerre
fratricide, e in certi casi addirittura
dei genocidi?...
È anche vero che talune ingerenze
esterne attizzano la guerriglia ai soli
fini di destabilizzazione. È infine
certo che la vendita di armi aizza i
belligeranti».

2.4 Page 14

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14 · I OTTOBRE 1985
Come tutto il Terzo Mondo, l'A-
frica si trova ad un bivio: raccoglie-
re una sfida economica e sociale e
cercare di mobilitare tutte le proprie
energie.
«La cosa importante», ad avviso
del Papa, «è trovare un modo di
f arto che sviluppi le qualità migliori
dell'essere umano, senza ricorrere a
un sistema oppressivo che faccia
perdere all'uomo la libertà», e an-
che senza lasciare che le potenze
economiche accrescano ciecamente
ed egoisticamente la loro portata a
profitto di pochi».
Di qui una diagnosi, severa ma
ineccepibile, dei «mali dell'Africa»:
un'eccessiva burocrazia; corruzio-
ne, frodi, sperperi; somme enormi
dilapidale in armamenti sofisticati
mentre andrebbero devolute al re-
perimento di cibo e materie prime
per far fronte a bisogni fondamen-
tali.
Di qui i ripetuti appelli alla mora-
lizzazione, al rigore, all'onestà, alla
competenza e alla coscienza profes-
sionale, al lavoro ben fatto, al senso
di responsabilità, alla preoccupa-
zione per il bene comune, all'abne-
gazione, alla ricerca della giustizia
sociale per tulli, all'eliminazione di
tutto ciò che ostacola la libertà
umana e l'umilia come il sistema
del l'apartheid.
Dal discorso «interno» a quello
sul ruolo dell'Africa su scala mon-
diale. Il bene comune del continente
Il Papa In visita al parco
nazionale dei Masai
africano domanda «il rispett.o del-
l'identità dell'Africa e della sua di-
gnità, attraverso il contributo al suo
sviluppo economico e la promozio-
ne del suo progresso morale».
La dignità presuppone in primo
luogo l'indipendenza, anche per
quei paesi come la Namibia che non
hanno ancora raggiunto questo tra-
guardo. Ma l'indipendenza - come
prova l'esperienza dei venticinque
anni trascorsi dal 1960, l'anno in
cui gran parte degli stati africani so-
no divenuti autonomi e sovrani -
non risolve di per i problemi di
un paese, né elimina il rischio di
forme di dipendenza più sottile, di
natura economica, culturale o
ideologica.
Accanto alla libertà nella condot-
ta dei propri affari interni, l'Africa

2.5 Page 15

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- - - - - - - - - - -5'1-
0 ,03RE 1985 · 15
chiede dunque agli altri continenti
che si tenga maggiormente conto
delle sue proposte e delle sue deci-
s ioni, tra l'altro ispirate sempre alla
moderazione e allo spirito della non
violenza.
Libera nelle proprie decisioni in-
terne, autonoma nel quadro inter-
na.cionaJe, l'Africa può assumere le
redini del proprio s, iluppo attraver-
so l'autosufficiem:.a economica che
postula due condizioni: la solidarie-
tra i paesi africani - garantita a
livello politico dall'Organizzazione
dell'Unità africana - , e l'aiuto del-
la comunità interna1ionaJe, attra-
verso il superamento del falso pro-
blema della sicurezza Est-Ovest per
concentrarsi sulla soluzione di quel-
lo vitale dello squilibrio Nord-Sud.
Sempre e solo in una dimensione
interafricana, può essere risolto un
altro dei più drammatici problemi
dell'Africa: quello dei milioni di
profughi (un profugo su due nel
mondo è africano). Occorre però
Il Papa In Costa d'Avorio
riceve I doni per la
celebrazione
andare alle radici del fenomeno:
non sono solo la fame e le precarie
condizioni di vita che spingono a
fuggire tante per~one, ma anche la
paura, la guerra, l'ingiustizia.
Con particolare forza,_infine, la
nuova Africa deve affrontare il pro-
blema della violazione dei diritti
dell'uomo, troppo spesso procla-
mati soltanto sulla carta: arresti ar-
bitrari, condanne, esecuzioni senLa
un vero processo, detenzioni per
reati d'opinione, torture, persone
scomparse, discriminazioni razziali,
diritto alla libertà religiosa.
Su quest'ultimo tema, che si pre-
senta con accenti preoccupanti so-
prallutto nel Burundi, il Papa ha
tracciaco un panorama dei problemi
della Chiesa che val la pena di ripor-
tare per esteso:
«In talune regioni, la Chiesa sof-
fre nel vedere espulsi o non accolti i
propri missionari, mentre essi 1•en-
gono per dedicare il loro ministero
al servizio della chiesa locale, che
chiede il loro aiwo, e delle popola-
zioni che ne beneficiano; soffre nel
constatare certe forme di discrimi-
nazione o di sospetto delle quali so-
no vii/ime i suoi fedeli; soffre di ve-
der violate la vita e la libertà perso-
nale di sacerdoti, religiosi e religiose
che testimoniano unicamente di
amore e di pace».
Tutte queste situazioni «sono
fruito dello spiriro di violenza o di
orgoglio di una piccolissima 1111110-
ranza; più spesso manifestano pau-
ra e mancanza di maturità. Esse di-
sonorano coloro che le mettono in
essere. Gli Stari orgogliosi della
propria sol'ranità devono dimo-
strarsi all'altezza delle proprie
responsabilità)).
Sih'ano Stracca

2.6 Page 16

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_ REPORTAGE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
16 · I OTTOBRE 1985
Antananarivo
Madagascar
V 1TA NUOVA
PER LA VECCHIA
FATTORIA
La capitale di un
Paese in crisi.
La Chiesa cattolica
ed il suo impegno.
L ,arrivo e rattività
salesiana ad Ivato.
Chi giunge ad Antana-
narivo - ma qui tutti, in barba ad
ogni rivoluzione culturale continua-
no a chiamarla vezzosamente Tanà
- a guardarsi attorno ha la sensa-
zione di trovarsi più in Asia che in
Africa. Ed in verità la capitale del
Madagascar è, nel bene e nel male,
la vetrina di una grande isola -
587 .041 kmq e 9 milioni di abitanti
- teatro nei secoli di scorribande
piratesche e luogo di più confluenze
etniche. Tanà è adagiata sul plateau
dell'isola, nel cuore del popolo Me-
rina. Originari della Malesia e della
Polinesia, i Merina costituirono un
popolo di dominatori nei confronti
delle altre tribù e seppero organiz-
zarsi politicamente quando ancora
queste agivano allo stadio di clan.
La storia del Madagascar è in buo-
na parte lotta fra le tribù che l'abi-
tano. Già nel 1776 Mayeur, un
esploratore, annotò: «A centro del-
l'isola, a trenta leghe dal mare, in
un paese fino ad oggi ignoto e cir-
condato da popolazioni selvagge,
esistono più luci, più industrie, più
attività che su tutta la costa».
Oggi la vecchia Tananarive è una
città capitale di oltre 400 mila abi-
tanti, bella da vedere ma con tutti i
tratti di una nazione spropositata-

2.7 Page 17

▲back to top
-----------~-
1 OTTOBRE 1985 17
mente deficitaria nella bilancia dei
pagamenti con l'estero fino a tal
punto da non poter acquistare nem-
meno il riso, ali.mento base della
popolazione.
L'impoverimento generale ac-
compagnato dalla sottoalimentazio-
ne ha come conseguenza un rapido
deterioramento della salute pubbli-
ca con crescita della mortalità in-
fantile, recrudescenza di malaria e
tifo, aumento della lebbra. Né d'al-
tra parte il governo riesce ad assicu-
rare le medicine necessarie.
Soltanto nei dispensari delle mis-
sioni è possibile trovare qualcosa.
«All'ospedale centrale di Tanà -
mi ha confidato un medico - sol-
tanto in quarantotto ore muoiono
decine di persone, buona parte delle
quali potrebbero essere salvate se ci.
fossero le medicine». Ma alla politi-
ca sanitaria del governo questo non
interessa anche perché gli mancano
i fondi e poi la scelta è per le vacci-
nazioni di massa.
del 24 settembre 1984 su i mali del
Madagascar anche se per buona
parte è rimasto sconosciuto, politi-
camente ha sortito l'effetto di met-
tere in allarme il presidente sociali-
sta Didier Ratsiraka che d'ora in
poi sa di dover fare i conti anche
con i cattolici.
Basta andare al Segretariato dio-
cesano di Tanà per rendersi conto
che la Chiesa malgascia non è del
tutto povera di energie: Gesuiti,
Monfortani, Spiritani, Cappuccini,
Benedettini, Oblati, Fidei Donum,
Orienini, Trinitari, ed ora anche Sa-
lesiani, Fratelli della Scuola cristia-
na, Fratelli «du Sacré Coeurn, Fra-
telli di S. Gabriele. Ecco l'elenco,
probabilmente incompleto, dei reli-
giosi maschili presenti nella capitale
e ad essi vanno aggiunte le vivaci
Sotto i portici della piazza
centrale di Antananavivo
pattuglie religiose femminili soprat-
tutto francesi ed italiane unitamente
alle molte suore malgasce d'ogni or-
dine che affrontano i lavori e le si-
tuazioni più diverse.
Eppure qui più che altrove s'av-
verte la necessità di un rinnovato
impegno evangelizzatore se non si
vuol rimanere «travolti» da ideolo-
gie e religioni tutt'altro che vicine al
messaggio di Cristo.
L'arrivo dei Salesiani è stato salu-
tato con grande simpatia.
« È il fatto nuovo della Chiesa
malgascia - mi ha detto il gesuita
Elio Scioscetti da anni in Madaga-
scar e fondatore a Bevalala, nei
pressi di Tanà, di un grande centro
di formazione agraria - e Dio sa
quanto abbiamo sperato che ciò
avvenisse».
A Tanà l'emergenza è di casa e
piazza Indipendenza ne è l'immagi-
ne: qui infatti, quasi al centro di un
grande stadio gremito all'inverosi-
mile di vagabondi e non, difficil-
Ua Chiesa sempre
più cosciente
La Chiesa cattolica è presente in
Madagascar con 17 Diocesi e con
tutta una serie di opere fortemente
impegnate a sostegno dei più poveri
e del loro sviluppo. Anche se i cat-
tolici rappresentano una minoranza
- non superano il 25% della popo-
lazione contro il 55% animista e il
rimanente frastagliato fra cristiani
protestanti e musulmani - la Chie-
sa ha visto crescere la sua leader-
ship. L'uccisione di Gerard Roy, il
religioso canadese segretario ammi-
nistrativo della Conferenza Episco-
pale avvenuta il 28 maggio 1984 e
quella del carmelitano italiano pa-
dre Sergio Sorgon avvenuta agli ini-
zi del 1985 non sono state dimenti-
cate. Lo stesso documento della
Conferenza Episcopale Malgascia

2.8 Page 18

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18 · 1 OTTOBRE 1985
mente riuscireste a capire se quella
folla si mobilita per una rivoluzione
o smobilita per fine lavoro. Tra tut-
ti abbondano i giovani ed i giova-
nissimi.
La Libreria del «Madagascar» è
un po' il simbolo della crisi anche
ideologica di questo Paese e non per
nulla la rivoluzione socialista mal-
gascia è stata definita come «la ri-
voluzione in panne in un'isola alla
deriva». Qui l'esposizione dei libri
del vecchio Marx con il «Libro Ros-
so>> dell'ammiraglio presidente Rat-
siraka, uomo certamente intelligen-
te e a detta di molti unica alternati-
va al governo nella successione di se
stesso, ha del patetico. Cos'hanno
infatti da dire le ideologie di fronte
a problemi così concreti e urgenti
come quelli malgasci?
Donne e ragazzi sono certamente
le fasce della popolazione che più ri-
sentono di tale precarietà.
/ Salesiani a Tanà
Don De Sanctls e don De Portu.
-!.,
Dal 15 agosto 1984 i Salesiani del-
l'lspettoria cli Roma hanno una se-
conda presenza in Madagascar che
si è aggiunta a quella di ljely aperta
nel 1981. È situata a quindici chilo-
metri dalla capitale e proprio a
quattrocento metri dall'aeroporto
di lvato.
li nome a cui è dedicata l'opera è
suggestivo: Notre Dame de Clair-
Yaux e rivela subito... un legame
con il monachesimo francese. ln ve-
rità quest'opera - una fattoria, al-
cuni edifici e quattordici ettari di
terreno soltanto in parte coltivato
- fu avviata da monaci cistercensi
francesi che nel 1968 l'affidarono
ad un sacerdote della Fidei Donum,
padre Francis Bernard, a condizio-
ne che la destinasse a ragazzi pove-
ri. li buon prete francese vi ha lavo-
rato fino all'agosto 1984 e poi, d'in-
tesa con il cardinale Razafimahatra-
tra, arcivescovo di Antananarivo,
ha lasciato tutto ai Salesiani.
L'Ispettoria romana ha affidato
tale fondazione a don Claudio De
Portu, a don Lorenzo Scarfone e a
don Erminio De Sanctis.
L'ingresso a Notre Dame de
Clair-Yaux è gradevole: filari di pi-
.
"' ....
-J
( -ij
'
....
--
ni ed eucalipti mentre una lunga sie-
pe verde-rossa di <<songo songo» -
specie di pungitopo che i Malgasci
sono soliti mettere come antimalefi-
co davanti alle case - delimita e al
tempo stesso traccia un lungo viale
sterrato.
La fattoria ctispone di un mulino
per la preparazione del mangime -
se ne consuma una tonnellata al
giorno e viene realizzato con un im-
pasto di mais, pesce secco, soja, co-
quillage ed altro -, di tre silos per
lo stoccaggio di 170 tonnellate di
mais, di varie stalle per circa tre-
cento maiali, di un pollaio con al-
meno 15 mila galline con pulciniere
ed incubatrici. C'è perfino un im-
pianto di biogas realizzato dai
francesi che ha attirato la curiosità
della gente.
Nelle intenzioni dei fondatori la
fattoria avrebbe dovuto servire per i
ragazzi come aiuto al loro sostenta-
mento e come occasione di adde-
stramento al lavoro, ma fino ad og-
gi essa ha avuto bisogno di grossi
interventi finanziari per il rinnovo

2.9 Page 19

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- - - - - -- - - - -~ -
Al ragaui malgasci piace anche
Il lavoro
delle a11 rezzature e la sistema,ione
più razionale, e perciò rcdditi,ia
economicamente, degli ambienti.
«Mi sto rendendo conto di perso-
na - ha precisato l'economo don
Erminio, e noi ce ne siamo resi con-
to con lui (n.d.r.) - che molti re-
pani c!i questo comples o sono sul-
l'orlo del collasso. E del re,10 lo
stesso pere Bcrnard mi ha detto che
non ce la faceva più e che. da due
anni a qutma parte, aveva badato
~olo a che "non gli crollassero le
mura del Centro". L'incuria, l'ab-
La sala da... pranzo
bandono, la Irascuratezza hanno ri-
douo al lumicino i pollai, le porci-
laie, il mulino... »
Ma ovviamente l'attenzione dei
Salesiani è tutta rivolta sui ragaz.d
che in meno di un anno sono stati
portati da quaranta a centO\\Cnti.
Anche se l'economo della fauoria e
dei ragani, don Erminio, non ~em-
pre riesce a... collocare sul mercato
di Tanà le uova delle sue galline tut-
ta,ia a hato si ha la certezza che gli
aiuti per il mantenimento dei raga7-
1i non verranno meno.
I OTTOBRE' •qp 19
,dn quesco Centro - mi ha dertc
don De Ponu. già parroco alla pa,
racchia salesiana del Te!)1ai.c10 o
Roma ed ora direttore a Ivato - si
raccolgono i ragani in situazioni
più difficili: orfani perché i genitori
sono morti o abbandonati da geni-
tori ,eparat1 o che comunque non si
interessano dei loro figli. oppure ra-
gaa1 soli perché ligh di carcerati».
Qualche storia? fa.eone due.
rt dodicenne No11·0 è giunto a No-
ire Dame perché mandaLO dalle suo-
re dell'ospedale di ranà dove a sua
\\Olta era giunto accompagna10 dal-
la polizia, mentre il piccolo Jeon
Noel. dieci anni, \\Ì è giumo grazie
alla buona volont& di un a1101ùmo
che l'ha raccollo dopo che i suoi ge-
nnori erano moru per un irn.:endio
in campagna. Jcan oel è u110 dei
pochi che ,engono dalla campagria,
anche se è proprio nella brousse che
vive 1'80% della popola,done mal-
ga&cia.
Le struuure per accogliere quc,ti
ragazzi sono minime· una sala-re-
fettorio dove mangiano abbondami
piani d1 riso, una camerata dove ,u
letti a castello con materassi ripk 1
di pa1?lia - qui la chiamano busa"a
- possono finalmemc sognare, un.i
sala-chjesa dove pregare ed un cam
po da gioco.
«Quest'ultimo - osserva don
Lorenzo Scarfone - l'abbiamo vo
lu10 noi, dal momento che pre1.
dentemente non !)i rkonosceva a
cun valore educativo aJ gioco».
li centro di 1vato per i ragazzi
prevede che frequentino corsi ele-
mentari e che apprendano un me-
stiere
Qui al Centro - dichiara don
1 orcnzo Scarfone - come scelta
profer.sionale i ragazzi hanno solo
la falegnameria; molti sbuffano du-
rante le ore di laboratorio perché
chiaramente non portati a quel me-
stiere; allora viene la tentazione di
mandarli via mentre invece se tro-
vassero un mestiere più congeniale
imparerebbero.
Dalle consultaz1oni abbondanti
che ho fatto i mc\\ticri 1.he più an-
drebbero a Tanana ive nche per il
futuro sarebbero qudk del falegna-
me. quello del moLOrist,, -elettrauto.
quello del carpentiere. del saldato-
re, del lattoniere e qu Ilo dell'elet-
tricista impiantista».

2.10 Page 20

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20 · I OTTOBRI: 1985
L'impatto fra ragazzi ed educato-
ri salesiani è stato felicissimo, anche
se questi ultimi banno dovuto fare
grossi sacrifici per «riprogettarsi» a
loro misura imparando una nuova
lingua ed apprendendo una nuova
cultura.
E che la generosa disponibilità di
questi missionari educatori abbia
già ricevuto una risposta positiva è
possibile vederlo quando un ragaz-
zo malgascio ti saluta parlando in
italiano con frasi come queste:
«Ciao amico, come stai?» oppure:
«Dio è buono».
«La cosa migliore - dice ancora
don De Portu - è che abbiamo tro-
vato tanta amicizia nella gente e ne-
gli altri religiosi.
Qui vicino a noi poi preziosissime
sono state le suore fondate da padre
Gasparino cli Cuneo che uniscono
"contemplazione" e servizio ai più
poveri. L'aiuto che esse danno ai
ragazzi con semplicità e donazione è
I I francobolli sono espressione
della cultura di un paese.
Eccone una serie pubblicati In
Madagascar e dedicati alla flora
e alla fauna
veramente per noi sorprendente.
I ragazzi non ci hanno dato grossi
problemi disciplinarmente, anche se
la vita li ha provati duramente. Gra-
zie all'aiuto di tanti amici romani (e
per romani ovviamente si intende
tutta I'Ispettoria!) per la prima vol-
ta essi banno potuto avere non sol-
tanto una scodel1a di riso sicura ma
anche dei libri e perfino una divisa
sportiva per giocare.
Essi hanno capito che noi siamo
per loro: il resto verrà piano
piano».
E per il futuro?
«Attorno all'opera salesiana di
Ivato - riprende don De Portu -
c'è tanta gente: i villaggi diAntobi e
Ivato, alcune caserme con migliaia
di militari e le loro famiglie, molte
abitazioni in costruzione lungo la
strada che daJl'aeroporto conduce
alla capitale... Ecco, speriamo di
poter costruire anche un oratorio».
Già, un oratorio. È questa anche
la convinzione di don Scarfone che
non dimentica d'essere stato per
molti anni direttore degli oratori del
Sacro Cuore e Don Bosco Cinecittà
di Roma.
- Il sorriso del piccolo Naivo
«L'oratorio - afferma - dareb-
be la possibilità a questi ragazzi di
saldarsi con la realtà circostante e
alla gente di avere con noi un con-
tatto più immediato e familiare».
Intanto a Clair-Vaux l'anno sco-
lastico è iniziato e con esso i proble-
mi di don Erminio che non trova il
mais, di don Lorenzo che ha biso-
gno della lampada per la macchina
da proiezione cinematografica, cli
don De Portu che non sa dove met-
tere l'ultimo arrivato... Proprio co-
sì, anche perché una casa salesiana
vicino a UD aeroporto può non esse-
re accogliente ed ospitale? Proprio
al termine del viale d'ingresso i Sa-
lesiani hanno voluto piantare UD bel
ravenala, pianta malgascia chiama-
ta anche «albero del viaggiatore»
perché alla base delle sue foglie, di-
sposte a forma di ventaglio, si può
reperire dell'acqua potabile. I Mal-
gasci inoltre ne usano le foglie per le
pavimentazioni e il tetto delle loro
case. Ve l'assicuro: semmai giunge-
rete qualche volta in una giornata di
caldo a Tanà, recatevi a Notre Da-
me de Clair-Vaux e vi troverete gen-
te disposta a darvi più di un bicchier
d'acqua: l'ha fatto per me e per gli
altri, lo fa lutti i giorni per centocin-
quanta ragazzi dai piedi scalzi, lo
farà anche per voi.
Giuseppe Costa
J. Continua

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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_ VITA SALESIANA---- - - - - - - - - - -i 5 8 -
Giappone
1 OTTOBRE 1985 21
S1CHIAMA MIKI KANNO
ED È SALESIANA
NEL CUORE
Piccola e delicata co-
m 'è, sembra« una statuina di Capo-
dimonte . Si chiama Miki Kanno;
ha 68 anni; è giapponese e buddista.
Gestisce ancora, per poco tempo,
un negozietto di articoli f olografici
in una centralissima via di Tokyo,
dirimpetto allo storico tempio di
Yasukuni. Purtroppo l'edificio che
ospita il negozio presto verrà demo-
lito e al suo posto sorgerà un mo-
derno immobile a IO piani, confor-
tevole, aria condizionata all'interno
e lucide piastrelle all'esterno.
Ma il progresso, con le sue promes-
se di benessere, non può far perdere
di vista i valori umani. Pietro Insa-
na - l'autore di questa corrispon-
denza - ritiene che occorra rendere
un qualche onore a quella brava si-
gnora, «la quale, senza essere cri-
stiana, è già salesiana: per la mitez-
za del carattere, per la generosità di
cuore, per la sollecitudine verso il
prossimm). L'indirizzo è il seguen-
te: Miki Kanno 2-4-13, Minami Ku-
dan, Chiyoda-ku TOKYO 102
Appena arrivato in Giappone, nel
settembre del 1981, mi fu indicato,
come il più vicino alla sede dell'Isti-
tuto di Cultura, un piccolo negozio
di articoli fotografici. E portai il
film delle foto scattate ad Hong
Kong. La titolare era una personci-
na aggraziata, quasi diafana come
una statuina di Capodimonte. Mi
accolse con una gentilezza ben più
calorosa, umana e profonda della
abituale complimentosità orientale.
Mi colpirono due cose: la manina
con cui tracciava rapidamente i
complicati segnetti della scrittura
giapponese e, più ancora, la dolcez-
za di uno sguardo buono, intenso,
limpido. Mi ricordai del modo di
guardare di mia madre e, improvvi-
samente, mi sentti confortato di
fiducia.
Quando andai a ritirare le foto,
aprii la busta per osservarle e com-
mentarle, rimanendo nel negoziet-
to. La titolare mi disse di aspettare
un momentino: spari nel retrobotte-
ga e ritornò con due monumentali
mele di Aomori, una per mano. Ac-
compagnò il dono con un sorriso,
dietro il vivido scintillio degli oc-
chiali, e con una sola parola: Doso!
(Prego).
(Passò allora nella mia mente una
poesiola religiosa siciliana, in cui si
dice che a Sant' Antonio, quando fu
infermo, tutti i santi fecero visita: la
\\\\
La Signora Miki Kanno
(Foto Pietro Insana)
Madunnuzza gli portò una melagra-
na; San Giusippuzzu due «puma
gintìli...»). Considerai che da clien-
te ero stato promosso ad amico. Ne
fui onorato, e ringraziai.
ln seguito continuai ad osservare
e a commentare le foto al momento
della consegna. Purtroppo, a fine
novembre del 1982, venne un gior-
no in cui le immagini stampate su
carta non erano né di paesaggi, né
di monumenti, né di allegre comiti-
ve. Ritraevano, invece, per necessi-
tà di documentazione proprio di
questo Bollettino, un uomo vene-
rando composto nella serena solen-
nità della morte. Quell'uomo era un

3.2 Page 22

▲back to top
22 O ,OME .,
sacerdote di Dio, un insigne aposto-
lo di Don Bosco e si chiamava don
Leone Maria Liviabella, al quale
ero e rimango legato da devoto af-
fetto e da gratitudine profonda.
Prima di venire in Giappone, ho
leuo che i Giapponesi non piangono
mai. Non è vero. Gli occhi della si-
gnora - che si chiama Miki Kanno
ed è buddista praticante - si arros-
sarono e si sciolsero in pianto. Ep-
pure lei non aveva mai incontrato
don Liviabella. Sapeva da me chi
egli fosse: che era venuto con Mon-
signor Cimatti, che da 56 anni vive-
va in Giappone e, soprattutto, che
era un maestro di amicizia. Così,
quando mi vedeva andare all'ospe-
dale, gli mandava puntualmente i
saluti.
Un giorno mi chiese di accompa-
gnarla alla tomba di liviabella-
Shimpu-Sumà; volle inginocchiarsi;
sostare in raccoglimento; deporvi i
fiori.
Per il fatto stesso di chiamarlo
Shimpu-Samà (onorevole Padre), la
La Signora Kanno in
raccoglimento sulla tomba di
don Llviabella. Nel medesimo
cimitero di Musashi Koganel,
riposa - come può vedersi
dalla foto - Don Antonio
Cavoli, anch'egli della prima
cordata di Mons. Cimattl.
Salesiano benemerito, fondò,
assieme a Don Liviabella, la
congregazione giapponese
delle Suore della Carità di
Mlyazaki
(Foto Pietro Insana)
Il negozietto di viale
Yasukunl: nelle vetrine sono
esposti manifesti ed oggetti
siciliani. Mensilmente la
signora Kanno suole curare
una piccola esposizione di
simboli ed Immagini dei vari
Paesi
(Foto Pietro Insana)
signora Kanno sapeva che don Li-
,·iabella era un sacerdme cattolico,
ma questa circos1anza non costillli-
, a, e non costirni,ce, alcuna remora
psicologica per la \\Ua sensibilità re-
ligiosa. Anzi, in onore dello scom-
parso mi~sionario, la signora Kan-
no volle coniare una fra,e ad effet-
to, quac;i un titolo giustificativo del-
la sua amici,ia acquisira: Tomoda-
chi no, tomodachi wa romodacM
desu (Gli amici degli amici sono
amici}. ~1i spiegò un giorno. sempre
in quest'ordine di idee. che basla
volere insieme le cose b uone, belle e
giuste, per diventare veramente
amici.
Ho considerato che, in fondo,
questo è il segreto di ogni forma di
dialogo tra gli uomini e tra le cultu-
re, e tale rines!>ionc mi ha aiutato a
capire il cosiddetto mistero del
Giappone: un Paese dove molti esi-
tano a venire, ma dal quale, poi,
tu1ti panano con vivo rimpianto e
sempre con la segreta speranza di
tornarvi ancora, prc~to e per un più
lungo periodo.
Passando davanti al negozietto
fuori moda, ancora per poco in
esercizio e presto travolto dal picco-
ne demolitore, mi sento come un
alunno che torna nella vecchia sco-
letta priva1a degli anni dell'infanzia
e mi vien quasi voglia di chiamare
«signora maestra» quella esile figu-
ra di donna che evoca l'insegnante
immortalata da Giovannino Guare-
schi. La signora Miki Kanno non è
cristiana; però, è già \\alcsiana: per
la mitezza del carattere. per la gene-
rosità di cuore, per la ~ollecitudine
verso il prossimo. Lo spirito salesia-
no non conosce barriere geogra-
fiche con fessionali. E non è detto
che nel Giappone di Vincenzo Ci-
mani e di I.eone Maria Liviabella la
mandorla amara che ancora macera
sotterra un giorno non abbia a fiori-
re come i mandorli, gioiosi araldi di
primavera, nell'agrigentina Valle
dei Templi della no,tra soave, eter-
na Sicilia.
Pietro lmana

3.3 Page 23

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# _ _PROTAGONISTI _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ __ _
Un cardinale salesiano
Alfons Maria Stickler
1 OTTOBRé 1985 23
UN
cc BIBLIOTECARIO»
A SERVIZIO
DELLA CHIESA
E DEL MONDO
Da tempo il Bollettino Salesiano
si era proposto di presentare
l'attività del cardinale salesiano
A/fons Maria Stick/er come
massimo responsabile
dell'Archivio e della Biblioteca
Vaticana. La Sua nomina a
Cardinale ed i festeggiamenti
."elativi ce ne danno l'occasione.
Il card . Alfons Maria Stickler
(Foto Franco Marzi Roma)
«lo, cardinale di Santa
Romana Chiesa, prometto e giuro
di rimanere, da ora e per sempre
finché avrò vita, fedele a Cristo e al
suo Vangelo, costantemente obbe-
diente alla Santa Apostolica Chiesa
Romana, al Beato Pietro nella per-
sona del sommo pontefice Giovanni
Paolo e dei suoi successori canoni-
camente eletti; e inoltre di non ma-
nifestare ad alcuno, se non con l'as-
senso della Sede apostolica, quanto
direttamente o indirettamente mi
sarà stato affidato di custodire e la
cui rivelazione potrebbe recare dan-
no o disonore alla Santa Chiesa e al
sommo pontefice. Così mi aiuti Dio
onnipotente».

3.4 Page 24

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24 · I OTTOBRE 1985
Con questa solenne dichiarazione
in latino, Alfons Maria Stickler e gli
altri due neo cardinali salesiani, il
venezuelano Rosalio Josè Castillo
Lara e il nicaraguense Miguel
Obando Bravo, hanno prestato giu-
ramento di fedeltà e di obbedienza
al Papa. Per la prima volta nella
storia, la mattina del 25 maggio, la
suggestiva cerimonia del «Concisto-
ro pubblico» si è svolta sul sagrato
di San Pietro. Di fronte a Giovanni
Paolo II erano schierati in fila vec-
chi e nuovi cardinali nelle loro por-
pore fulgenti. Poi, ad uno ad uno, i
ventotto neo porporati si sono ingi-
nocchiati di fronte al pontefice, il
quale sul capo di ognuno ha «impo-
sto» la berretta rossa, simbolo di
fortezza « fino alJ'effusione del san-
gue».
«Don Bosco non ba mai accetta-
to suggestive proposte di essere lui
vescovo o cardinale», aveva ricor-
dato il rettor maggiore nell'appren-
dere la notizia delle nuove «creazio-
ni» cardinalizie. «Però si è preoccu-
pato assai, dimostrando un grande
amore alla Chiesa», aveva soggiun-
to don Viganò, «di collaborare con
numerose iniziative e sacrifici a un
adeguato esercizio dell'ufficio epi-
scopale nella Chiesa in situazioni
difficili e nelle missioni. li fatto che
il Santo Padre abbia elevato alla di-
gnità cardinalizia tre confratelli sa-
lesiani è la prova che1a nostra voca-
zione si situa nel cuore della Chiesa,
favorendone la crescita e la diffu-
sione».
Quella mattina del 25 maggio, sul
sagrato della basilica vaticana, era
difficile non riandare col pensiero
alla storia ancora breve della Con-
gregazione. In poco più di cento an-
ni di vita, essa ha dato alla Chiesa
132 vescovi. Sette di essi sono poi
stati nominati cardinali. Tutti ap-
partenenti a nazioni diverse; un se-
gno dell'universalità della Chiesa e
della Congregazione.
E pensando anche ai quattro car-
dinali salesiani creati in passato, l'i-
taliano Cagliero, il polacco Hlond,
il cecoslovacco Trochta, il cileno
Silva Henriquez, don Viganò ha ri-
levato come la famiglia salesiana
abbia donato alla Chiesa «uomini
capaci di testimonianza, di servizio
e di generosità secondo il più auten-
tico spirito di don Bosco».
Alfons Maria Stickler, in partico-
lare, incarna in sé la scelta del Fon-
datore e della Congregazione a ser-
vizio della cultura. Austriaco, set-
tantacinquenne, il neo cardinale si
sente e rimane salesiano.
«Soprattutto», dice, «sento vive
le mie radici salesiane degli anni
giovanili, quando maturò la mia vo-
cazione nel collegio di Vienna. Era-
no gli anni in cui il futuro cardinale
Hlond stava per lasciare il governo
della provincia tedesco-austriaca.
Nella mia città d'origine, Neunkir-
chen, non c'erano scuole superiori e
i miei genitori mi inviarono al "Sa-
lesianum" per compiere gli studi
ginnasiali. Vi trascorsi anni felici e
proprio qui si decise la mia vocazio-
ne alla vita salesiana».
«Provenivo da una famiglia mol-
to numerosa», racconta il cardina-
le, secondo di dodici figli, «e molto
credente. In essa la religione occu-
pava un posto centrale. Mentre già
arcivescovo celebravo la Messa nel-
la mia parrocchia d'origine e confe-
rivo il sacramento della Conferma-
zione, mi è tornato alla mente il
tempo in cui facevo il chierichetto e
i ragazzi sentivano un /orte legame
con la Chiesa, le sue istituzioni, le
sue attività. Ebbene posso dire che
le radici più profonde della mia vo-
cazione sacerdotale risalgono sia al-
la forte .religiosità della mia f ami-
glia sia al servizio svolto in parroc-
chia».
L'ingresso al «Salesianum » se-
gna una svolta nella vita di Alfoos
Maria Stickler: la nascita della vo-
cazione salesiana e l'inizio di uno
strardinario «curriculum>> cultura-
le. Dapprima, gli studi di filosofia e
teologia in Austria e in Germania.
Poi, la laurea in diritto canonico e
civile - «utroque iure», come si di-
ceva allora - nella prestigiosa uni-
versità lateranense, tre anni dopo
l'ordinazione sacerdotale avvenuta
a Roma nel 1937. Quindi, la catte-
dra di Storia del Diritto Canonico
all'università salesiana nelle sedi di
Torino e di Roma. Infine, gli incari-
chi di Rettore Magnifico della stessa
Università e di preside del neofon-
dato Pontificio Istituto di Alta Lati-
nità, annesso all'ateneo salesiano.
«Quegli incarichi - commenta
con una punta di amarezza il cardi-
nale Stickler, ripercorrendo il perio-
do che va dalla fine degli anni '50 a
quella degli anni '60 - significaro-
no praticamente il mio addio al la-
voro scientifico. li primo volume
della mia Storia del Diritto - la
storia delle fonti - uscì nel lontano
1950. Da allora non ho più avuto il
tempo di rielaborarlo. Gli obblighi
accademici mi presero buona parte
del tempo. Poi venne il Concilio
Ecumenico Vaticano li e fui chia-
mato a collaborare come esperto,
sin dall'inizio, a tre commissioni.
Nello stesso tempo si inaugurò la

3.5 Page 25

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- - - - - -- - - - -sB-
I OTTOBRE 1985 · 25
I
Durante l'Intervista al nostro
collaboratore SIivano Stracca
(Foto Franco Marzi Roma}
nuova sede romana dell'università
salesiana ed essendone rettore ebbi
ad interressarmi di tutta l'organiz-
zazione».
« Quando tornai ad essere un po-
co più libero», prosegue il porpora-
to, «e progettavo di dedicarmi al
mio specifico campo di ricerca, il 25
marzo del 1971 fui nominato da
Paolo VI prefetto della Biblioteca
Apostolica Vaticana. Così ho defi-
nitivamente accantonato la mia pre-
dilezione per la ricerca e l'attività
accademica. La guida di un'istitu-
zione delle dimensioni della Biblio-
teca vaticana lascia ben poco spazio
all'attività di studioso. Il prefetto
infatti deve essere a disposizione
sempre e per ogni cosa. Ho compiu-
to tuttavia questo passo con sereni-
in spirito di duplice obbedienza:
al Papa e ai miei superiori».
I tredici anni in cui Alfons Maria
Stickler è stato prefetto della Biblio-
teca vaticana, sono stati segnati da
una grande realizzazione: la costru-
zione del deposito sotterraneo per la
conservazione in condizioni ottima-
li di tutti gli antichi codici della Va-
ticana ed altri ampiamenti di locali
per rendere più agevole il lavoro de-
gli studiosi di tutto il mondo, che,
per dieci mesi l 'anno, frequemano
ogni giorno la Biblioteca fondata da
Sisto IV nel 1475, al ritorno dei Pa-
pi a Roma da Avignone, e che conta
oggi settantamila manoscritti e qua-
si un milione di libri, pochi per un'i-
stituzione di cinquecento anni.
«Non sarebbe giusto passare sot-
to silenzio il prezioso aiuto ricevuto
dall'episcopato tedesco», osserva

3.6 Page 26

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26 · • OTIOllRE •985
l'attuale cardinale biblio1ecario.
«In un 'epoca di generaliz::;ato reces-
sione economica non era facile tro-
vare i fondi per la realiua::;ione dt
lavori or111ai i111procmsrinobili ma
onerosi. la possibilità concreta di
avvic,rli si è presentala quando una
casa editrice tedesca ha chiesto alla
Biblioteca di poter collaborare ad
una grande impresa di riprod11::.ione
di fac-s1111ili dei manoscrilli più pre-
giati della Vaticana, come ilfamoso
manoscriuo delle poesie di Miche-
langelo».
«Come prefetto della Vaticana,
ho posto tre precise condizioni: la
massima perfezione tecnica; l'esi-
genza di un serio commento scienti-
fico; una partecipaiione della Bi-
blioteca agli utili. Vedevo proprio
in questo la possibilità di reperire i
fondi occorrenti per i lavori di rin-
novamento. In realtà, i procedi-
menti di riproduzione sono mollo
lenti proprio in _ragione della loro
perfezione e non mi avrebbero certo
consentito di ricavare in tempi brevi
i capitali indispensabili. A quel p1m-
to un aiuto provvidenziale mi è
giunto dai vescovi tedeschi, i q1wli
si sono offeni di anticipare la som-
ma necessaria, che sarebbe stata ri-
fusa dalla Vaticana attraverso i pro-
venti delle riproduzionfo.
Ormai avviato l'ammodcrnamcn-
10 della Vaticana, 1'8 seucmbre
1983 Giovanni Paolo 11 nomina
Stickler pro-bibliotecario di Santa
Romana Chiesa. Allo stesso tempo
lo eleva alla sede arcivescovile tito-
lare di Bolsena. Il IO novembre del-
lo stesso anno, il Papa lo consacra
personalmente nella Cappella Si-
stina.
«Come ebbi modo di dire allora
al Santo Padre», rammenta il neo
cardinale, «ero particolarmente fe-
lice perché si realizzava per me il tri-
nomio salesiano: l'amore all'Euca-
ristia, espresso dalla sede di Bolse-
na, la cfl(à del miracolo eucaristico;
l'amore alla Madonna, perché la
mia nomina era stata pubblicata
proprio 1'8 settembre, festa della
Vergine; l'amore al Papa, alfraver-
so la chiamata al servi:.io diretto
della Sede Apostolica».
L'8 luglio dell'anno scorso, alla
nomina a pro-bibliotecario si è ag-
giunta per il futuro cardinale quella
a pro-archivista di Santa Romana
Il Cardinale al 1avolo di lavoro
(Foto Franco Marzi Roma)
Chiesa. I due «pro» si spiegano col
fatto che entrambi gli incarichi sono
cardinalizi. Ed ecco che il 27 mag-
gio, due giorno dopo il Concisroro,
il Papa nomina Alfonso Maria
Stickler cardinale bibliorecario ed
archivista. Da cento anni, infa11i, i
due incarichi ~ono uniti nella perso-
na di uno stcs~o cardinale.
«la Biblioteca Vaticana», ~otto-
linea con passione il neo porporato,
«può essere definita la più antica
istituzione culturale dei Papi. Non I
una biblioteca ecclesiastica o reolo-
gica in senso stretto, come si po-
trebbe credere a prima vista, 1110
umanistita nel senso più completo
del termine. Cosl i Papi l'hanno vo-
Iuta sin dal primo momento. In cin-
que secoli di l'ita, essa si è molto ar-
ricchita attraverso la donazione o
l'acquisto di altre biblioteche rino-
mate: quelle di l leidelberg, dei du-
chi di Urbino, dell(I regina Cristina
di Svezia, delle famiglie Borghese,
Barberini (a cui apparteneva la Bib-
bia di Gurenberg) e Chigi, donata
da Mussolini all'atto dell'acquisto
del palaz:.o omonimo a Pio Xl, Pa-
pa Achille Ratti che era staro prefet-
to della Vaticana.
«Per avere un 'idea esaua della
complessità, delle caratteristiche e
dell'utilità della Biblioteca Vatica-
1w, va subito aggiunto che essa è
l'istituiione a cui i Papi sin dal/'i-

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -#
nizio hanno affidato il compito di
conservare tutti gli oggeili - di
ogni genere - di valore storico,
culturale, artistico, archeologico.
Per esempio, le medaglie e le mo-
nete. Nonostante le asportazioni di
Napoleone, il medagliere della Va-
ticana è tra i più importanti del
mondo per la bellezza e la perfe-
zione delle antiche monete rornane
custodite e sicuramente il più ricco
per quel che concerne le medaglie e
le monete pontificie».
«La Biblioteca ha twtora compe-
tenza, inoltre, sul museo cristiano e
su quello profano. Il primo, istitui-
to da Benedetto XV, per custodire il
vastissimo materiale che ha attinen-
za con la vita, la storia, la cultura
della Chiesa. Il secondo, fondalo
anni dopo, per conservare i pezzi
d'importanza archeologica profa-
na. L'usanza dei Papi di affidare al-
la Vaticana tutto ciò che, a loro giu-
dizio, media d'essere conservato,
continua anche ai nostri giorni. Co-
sì, nella galleria della Biblioteca, il
visitatore può vedere esposte la ban-
diera pontificia che è stata portata
sulla luna e le pietre lunari donate
dagli astronauti americani a Papa
Montini».
Con altrettanta passione del car-
dinale bibliotecario, il cardinale ar-
chivista ci aiuta a gettare uno sguar-
do sull'altra istituzione culturale
della Chiesa, l'Archivio che custo-
disce documenti di diversa natura
dei differenti dicasteri - le congre-
gazioni, gli uffici, i tribunali, le
commissioni, i consigli - che costi-
tuiscono gli organi del governo del-
la Chiesa universale.
«L'archivio si chiama segreto
perché è a diretta disposizione della
suprema autorità della Chiesa»,
spiega il cardinale Stickler. «Ma già
ai tempi di Leone Xlll è stato deci-
so di aprirlo agli studiosi per i docu-
menti anteriori al 1880. li gesto di
Leone XIII è sraw seguito dai suoi
successori, soprattutto Paolo VI e
Giovanni Paolo I l , che hanno aper-
to rispe{(ivamente l'archivio sino al-
la morte di Pio IX e sino a quella di
Leone XIII, cioè sino al 1903. At-
tualmente si sta vagliando la pos-
sibilità di aprire l'Archivio anche
per i pontificati di Pio X e Benedet-
to xv.
«Al pari della Biblioteca, l'Archivio
è frequentato da s1udiosi di llltlo il
mondo, perché i documenti conser-
vati non sono esclusivamente dina-
tura ecclesiastica o religiosa. La
Santa Sede ha seguito lo sviluppo
della storia dell'umanità ed è sem-
pre stata in rapporto con tutti i go-
verni, europei ed extraeuropei. Si
tratta dunque di un materiale vasto
quanto lo sono stati i rapporti della
Chiesa artraverso i secoli. Tanto per
fare un esempio, sipensi solo all'ec-
cezionale documentazione sulla se-
conda guerra mondiale, portata in
anticipo a conoscenza degli studiosi
da Paolo VI, con l'intento di far
piena luce sull'operato di Pio XII
contro le accuse di «silenzio» nei
confronti della strage degli ebrei
mosse contro quel Papa».
Da quasi tre lustri, Alfons Maria
Stickler si trova quindi in una posi-
zione di osservatore privilegiato del-
l'attenzione della Chiesa verso il
mondo della cultura.
«Oggi>>, sostiene, «si parla tanto
del significato della cultura in sé per
la comprensione dei popoli. Serven-
do la Chiesa in un 'istituzione cultu-
rale come la Biblioteca Apostolica
Vaticana, ho potuto ripetutamente
verificare come proprio la cultura
sia il punto di collegamento con il
mondo nel senso più ampio del ter-
mine. Atrraverso la Biblioteca ve-
niamo a contatto con ideologie, na-
zioni, culture e religioni diverse e
con tutte le istituzioni scientifiche e
culturali.
«La Biblioteca Vaticana», con-
clude il cardinale Stickler, «fu pen-
sata fin dagli inizi come uno stru-
mento per specialisti. E ancor oggi
l'unico criterio con il quale un visi-
tatore può avvalersi dei tesori della
Biblioteca è quello della qualifica-
zione. A nessuno viene chiesro se sia
protestante, ebreo, musulmano o
ateo. In questo senso posso asserire
che la Biblioteca, in quanto istitu-
zione cuhurale, cosiituisce un ponte
anche verso i paesi marxisti. L 'inte-
resse per il lavoro da svolgere insie-
me sul terreno culturale è un aiuto
notevole per superare altri ostacoli.
Le ideologie, a tali livelli, vengono
messe da parte e la cultura viene vi-
sta come una delle forme più alte di
sviluppo dello spiri/o umano».
ss
I OTTOBRE !985 · 27
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA

3.8 Page 28

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I
PIETRO BROCARDO
Don Bosco, profondamente
uomo - profondamente santo,
Las, Roma, pp. 146, L. 10.000.
lume, accompagnandole di un
testo e di ottanta illustrazioni, di
cui molte a colori.
Il risultato ottenuto è di gran-
de pregio, poiché le •Edicole•
di coloro che porranno un libro
in mano ad un ragazzo. L'inse-
gnante dovrà sentirsi un biblio-
tecario informato ed esperto e
considerare questa mansione
Inserito dall'Editrice in una
collana di Studi di Spiritualità,
questo libro di don Pietro Bro-
cardo può essere letto utilmente
anche da chi studi di spiritualità
non ha fatto. Ciò non perché il
lavoro manchi di apparato
hanno offerto lo spunto all'auto-
re di fare opera di diffusione e di
recupero di espressioni visibili
di tradizioni religiose e popolari
che per svariate ragioni, non
esclusa l'incuria degli uomini e
di chi se ne sarebbe dovuto oc-
come parte non secondaria del-
la sua azione educativa; il biblio-
tecario dovrà sentire che la sua
funzione di guida nella scelta e
nell'apprezzamento del libro è
parte precipua dell'azione edu-
cante che ogni società deve
scientifico, tutt'altro ma perché
lo stile dell'Autore è semplice e
lineare.
Pensato in occasione del cin-
quantesimo anniversario della
canonizzazione di san Giovanni
Bosco il libro ne mette in eviden-
za l tratti essenziali della santità
e della spiritualità. Ne viene fuo-
ri un profilo di Don Bosco molto
concreto e perciò proponibile al-
la gente comune.
•Ciò che non lascia di sor-
prendere in Don Bosco è che la
compenetrazione del divino sia
awenuta in una esistenza con-
trassegnata più dall'azione che
dall'orazione esplicita•.
Queste parole conclusive del
volume riassumono la convin-
zione di Pietro Brocardo e rap-
presentano un vero e proprio
cammino spirituale per chi vuo-
le far proprio il comando di Cri-
sto alla santità.
perati solo attraverso l'umaniz-
zazione della comunicazione
scolastica.
Allo scopo di raggiungere tale
obiettivo, l'Autore tratta in ma-
niera sistematica modi e forme
di contatto che possono aiutare
i diversi gruppi scolastici (inse-
gnanti, insegnante-allievi, allie-
vi-allievi) ad instaurare relazioni
interpersonali più significative.
In tal senso possiamo dire che
questa trattazione costituisce
un contributo attuale ed origina-
le alla creazione di autentiche
relazioni interpersonali nella
scuola per la promozione di un
clima umano che, oltre a favori-
re un significativo medio educa-
tivo, faciliti le diverse attività
scolastiche e gli stessi processi
di apprendimento.
cupare, vanno perdendosi.
Invece, le Edicole un tempo
erano molto frequenti e oltrettut-
to costituivano un ornamento
semplice e spontaneo delle stra-
de e dei cortili cittadini.
Poiché esse, a differenza del-
le chiese che per vederle biso-
gna entrare, sono messe sotto
gli occhi di tutti e trasmettono Il
loro messaggio anche a chi non
è disposto ad ascoltare.
La lettura del testo offre la
possibilità di percorrere la storia
della città, delle abitudini di vita
dei suoi abitanti e della sua evo-
luzione nel tempo. Elegante la
veste tipografica, arricchita da
un inserto con la riproduzione di
una «Maternità• creata apposi-
tamente dal pittore Vanni Salta-
relli.
RUGGERO Y.
QUINTAVALLE
compiere.
Nessuno ha mai osato preten-
dere che un bibliotecario legga
tutti i libri ordinati negli scattali
di una lunga serie di stanze; ma
nel caso della relativa limitatez-
za di una biblioteca per ragazzi,
si può osare di chiedere che
l'addetto ai lavori legga, nel-
l'ambito del possibile, i libri in
dotazione. In tal modo su ogni li·
bro potrà instaurarsi un discorso
che awicinerà un ragazzo ad un
adulto e una biblioteca potrà
I r - - - - - avere il vantaggio, fra tanti altrl,
di far nascere una amicizia tra
due generazioni.
SCUOLA E BIBUOTIECA
Tale pubblicazione offre per-
E MARIA REMIDDI
I
tanto agli insegnanti e a coloro
che operano nel campo psico-
pedagogico un valido apporto
per la realizzazione di un medio
intersoggettivo teso ad una
Scuota e biblioteca, (Cod.
7515), Editrice La Scuola, Bre-
scia, 1984, pp. 96, L. 6.000.
Questo libro nasce da un pro-
maggiore umanizzazione della fondo Interesse per la letteratu-
scuola.
ra giovanile, awalorato da non
Il libro si raccomanda soprat- poche esperienze compiute co-
tutto per quanti operano nel me scrittori, insegnanti, studiosi
CARLO FIORE
mondo della scuola.
del problema.
Eutanasia la ~dolce morte",
Esso si rivolge a coloro che Che significa il diritto di morire
gestiranno sia biblioteche scola- con dignità? ElleDiCi, pp. 32,
stiche o di classe sia biblioteche L. 600.
HERBERT FRANTA
Relazioni soclall a scuola, Sei,
Torino, pp. 179, L. 15.000.
ETTORE IANNI
Aspetti di religiosità popola-
re - Immagini ed Edicole Sacre
a Saronno", pp. 180, Edizioni:
a cura dell'Istituto Prealpi - Sa-
ronno.
Sulla scia della riscoperta e
ci-1 per ragazzi, promosse espres-
samente per loro da vari Enti
vici o culturali o ricavate nel-
l'ambito di biblioteche per adul-
ti: ad essi speriamo di poter of-
frire un primo utile orientamento
nel mondo complesso e vasto
della produzione libraria
Le innovazioni istituzionali e della valorizzazione di quelle italiana.
didattiche realizzate nel passato forme d'arte impropriamente Infatti all'iniziativa sensibile e
per raggiungere migliori obietti- chiamate minori, Il dr. Ettore accorta di numerosi editori, al-
vi scolastici, si sono spesso rive- lanni è andato alla ricerca delle l'amorosa fatica degli scrittori,
late inefficaci e in alcuni casi Edicole e delle immagini sacre al lodevole sforzo che scuole,
hanno prodotto negli allievi della sua città e, con la collabo- comuni, regioni compiono oggi
comportamenti di tipo difensivo. razione del fotografo Franco per arricchire le biblioteche di li-
Comportamenti di questo tipo Galli e dello studio fotografico bri per ragazzi, è opportuno af-
possono essere prevenuti e su- Longoni, le ha raccolte In un vo- fiancare un adeguato impegno

3.9 Page 29

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- - - - - - - - - - -~ -
-MONS. ANTONIO RIBOLDI
25 anni tra mafia e camorra,
ElleDiCi, p. 33, L. 600.
I -1.-1--■-IUCIN-­
é:J:;...,.
- -.
-----~
SERGIO BOCCHINI
Tra oroscopi e magia, ElleDiCi,
I -- pp. 32, L. 600.
IUF""
La collana di divulgazione
Mondo Nuovo promossa dalla
ElleDICI di Leumann e dalla As-
sociazione del cooperatori Sale-
siani d'Italia si arricchisce di
sempre nuove pubblicazioni.
Quelle che presentiamo si ri-
feriscono ad altrettanti problemi
di a·ttualità anche se non tutti e
tre dello stesso significato ed
Importanza. Di particolare inte-
resse ci sembra il fascicolo sul-
l'eutanasia che raccomandiamo
vivamente. Con la precisione
che gli è congeniale l'Autore,
Carlo Fiore, riporta anche una
bibliografia che consente ai let-
tori più attenti di poter approfon-
dire ulteriormente l'argomento.
La testimonianza di monsi-
gnor Aiboldi cI riporta poi ad un
tema di particolare attualità per i
suoi risvolti etici e sociali: la de-
linquenza organizzata nelle for-
me mafiose e camorristiche. Il
terzo fascicolo infine rappresen-
ta una utile chiarificazione di te-
mi spesso trattati con estrema
nebulosità e superficialità.
L'AVVENIMENTO
Il ccGrinzane Cavour,,
alla quinta edizione
È bandita, per il 1986, la V edizione del Premio
Grinzane Cavour, patrocinato dalla Società Edi-
trice Internazionale e della Città di Alba, con la
collaborazione del Ministero della Pubblica
Istruzione. Il Premio è nato al fine di contribuire
a valorizzare opere di narrativa da proporre alle
nuove generazioni e, contemporaneamente, fa.
vorire nella Scuola l'abitudine alle lettura di testi
non soltanto finàlizzati ai programmi di studio.
Sono previste due sezioni: narrativa italiana
edita e narrativa straniera tradotta e pubblicata
in Italia. I supervincitori delle due sezioni riceve-
ranno ciascuno un premio di 5 milioni di lire; ai
rimanenti 4 vincitori andranno 2 milioni di lire
caduno.
La Giuria dei Critici è composta da: Ugo Ron-
fani (presidente), Giuseppe Bellini, Giuseppe
Bevilacqua, Maria Corti, Mario Guidotti, Loren-
zo Mondo, Sergio Perosa, Mario Pomilio, Emilio
Pozzi, Mario Rigoni Stern, Sergio Zavoli e Giu-
liano Soria (segretario generale).
Possono concorrere, per ognuna delle due
sezioni, opere edite in Italia tra il 1° settembre
1984 e il 5 novembre 1985. La Giuria dei Critici,
entro il 28 febbraio 1986, selezionerà una rosa
di sei vincitori, tre italiani e tre stranieri. Succes-
sivamente, le sei opere saranno sottoposte al
giudizio delle Giurie dei Giovani. Saranno
estratte, su di un elenco-base fornito dal Mini-
stero della Pubblica Istruzione, undici Scuole
Superiori di tutta ltalìa, dove verranno attivati al-
trettanti Centri di Lettura costituiti da 1 docente
e 12 allievi del triennio superiore. I voti, corri-
spondenti ai componenti della Giuria dei Critici
e della Giuria dei Giovani - per un totale di 155
per ogni sezione - designeranno i due
supervincitori.
La cerimonia di premiazione si svolgerà pres-
so il Castello di Grinzane Cavour nel mese di
maggio 1986.
Le opere in concorso dovranno improrogabil-
mente pervenire, in 16 copie, entro il 10 novem-
bre 1985, alla Segreteria del Premio, in via Mon-
tebello 21 -10124 Torino- Telefono 011/832743.
Nel bandire questa edizione del Premio, gli
Enti promotori e la Giuria desiderano rivolgere
un pensiero particolare alla Madrina del «Grin-
zane», Carmen · D'Andrea, immaturamente
scomparsa lo scorso agosto, che del premio è
stata infaticabile sostenitrice e organizzatrice.
1 OTTOBRI: 1985 · 29

3.10 Page 30

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__pASTORALE GIOVANIL_,__ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ __
30 t OTTOt\\'IE '"85
L'attività estiva dei CGS
UANDO GIOVANI
E... EDUCATORI
FANNO CULTURA
I mesi estivi per molti gruppi
dell'associazionismo salesiano
sono stati un tempo di verifica e
formazione. &co cosa hanno
realizzato i Cinecircoli Giovanili
Socioculturali (CGS).
Momenti di distensione...
(Foto Stagnoli)
Domenica 28 Luglio.
Sotto un sole impietoso una coda
chiassosa di giovani si snoda lungo
la via principale de L'Aquila. Pic-
coli crocchi di curiosi lasciano il
bar, atlraui dall'insolito fino chiac-
chiericcio. Si sussurra ripetutamen-
te: «chi sono?». Una settimana in-
tera di incalzami iniziative darà ri-
sposta all'insistente domanda. L'A-
quila ospita il Quarto Campo Na-
·.:ionale per Animatori CGS. l CGS
(Cinecircoli Giovanili Sociocultura-
li), ormai si sa, fanno parte dell'as-
sociazionismo educativo salesiano e
contano oggi 230 centri in cui i gio-
vani possono ritrovarsi come pro-
motori e fruitori di iniziative cultu-
rali, soprattutto legate al settore ci-
nematografico (ma non è escluso il
teatro, la musica, l'attività radiofo-
nica, la pittura e la fotografia, la
presenza neUa stampa, ecc.). A
L'Aquila i CGS, da qualche anno,
concemrano le forze migliori per
una intensa esperienza formativa
orientata a qualificare i giovani che
già svolgono, a livello locale, un
ruolo di «animatori culturali» dei
CGS e, quindi, del territorio dove il

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

▲back to top
- -- - - - - - - - -sB-
CGS ha la propria sede. Quest'anno
è stato un boom: 114 presenze a
L'Aquila di giovani (età media:
20/21 anni) coinvolti in una com-
plessa e impegnativa esperienza for-
mativa. Prevedeva quattro momen-
ti: una TAVOLA ROTONDA per una
nuova legge sul cinema a favore dei
giovani, una RASSEGNA FILMICA del
«cinema giovane» italiano, una
RAssEGNA o'EssAI sul cinema di
qualità, il CORSO ANlMATORl per la
formazione degli operatori CGS.
La lunga coda che, domenica 28,
ha incuriosito la città terminava
nella Sala del Consiglio Regionale
d'Abruzzo. Li si è tenuta la Tavola
Roronda sul tema: «Da una nuova
legge un incentivo e un impegno per
i giovani autori del cinema italia-
no». Ha introdotto i lavori la Presi-
dente Nazionale CGS, dott. Adria-
na D'Innocenzo, ricordando !'.im-
pegno dell'Associazione CGS a pro-
muovere iniziative culturali per re-
cuperare nel grande fenomeno del
cinema il ruolo delle persone, so-
prattutto dei giovani, intesi come
protagonisti e soggetti di comunica-
zione e di espressioni socio-cultura-
li. L'intervento di Sergio Trasatti
(presidente dell'Ente dello Spetta-
colo) ha denunciato Io stato di vi-
stoso invecchiamento del nostro ci-
nema con conseguente emarginazio-
ne dei giovani autori, snobbati dalla
critica e dal pubblico. Ha aperto an-
che nuove prospettive presentando
l'ormai prossimo quadro di doman-
da di spettacolarità, a livello euro-
peo, introdotto con le nuove tecno-
logie e l'ampio uso dei satelliti: si
calcolano 500 mila ore annuali di
disponibilità di programmi. È la
nuova frontiera giovanile per pre-
senze intelligenti e proposte positi-
ve. Apprezzato l'intervento del
dott. Carlo Orichuia, moderatore
del Convegno e membro del Diretti-
vo Nazionale CGS. Ha incoraggiato
i circoli di cultura cinematografica a
continuare la battaglia per produ-
zioni di qualità, soprattutto ora che
si manifesta un ampio disinteresse e
disimpegno da parte delle sale e del
circuito di distribuzione. Ha ricor-
dato l'impegno della RAI-TV a dif-
fondere, soprattutto con la Rete 3
ma anche con co-produzioni, un ci-
nema impegnato e qualitativamente
valido. Ha richiamato l'impegno
cooperativa Photogram
I OTTOBRE 1985 31
C.G.S. Cinecircoll Gi ovanili
Soc1oculturali
luglio-agosto 1985

4.2 Page 32

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32 · I OTTOBRE 1985
dello Stato a fare di più e con mag-
giore continuità, perché è compito
della struttura pubblica garantire
quella qualità del cinema che i pri-
vati potrebbero anche trascurare. [I
dibattito si è ampliato con Napoli-
tano (della FICC), Lombardi (as-
sessore de L'Aquila), Ventura (del
Ministero Turismo e Spettacolo),
Beppe Cino (regista e produttore),
Scaffa (capo struttura RAI-TV rete
1), Bafile (magistrato), registi e at-
tori presenti, anche di diversa impo-
stazione ideologica. li tutto ha for-
nito un quadro complesso dei pro-
blemi e della legislazione nel campo
del cinema, entro il quale i giovani
dei CGS hanno potuto collocare
con maggiore opportunità le altre
successive esperienze.
Anche se in termini molto rias-
suntivi, è doveroso accennare alla
rassegna delle «opere prime>> pro-
dotte con il contributo finanziario
previsto dall'art. 28 della legge 1213
Oa legge per il cinema, attualmente
in fase di revisione e riformulazio-
ne). Si tratta delle prime esperienze
cinematografiche fatte da giovani
autori. La rassegna, dal titolo signi-
ficativo «NOVITÀ DI UN CINEMA
SOMMERSO», è stata presentata pres-
so tre sale de L'Aquila con la parte-
cipazione degli autori e degli attori
che si sono intrattenuti con il giova-
ne pubblico indi battiti spesso vivaci
e assai critici. I curatori della rasse-
gna, Stefania Cori e Claudio Sini-
scalchi (due giovani del CGS La Pi-
ramide di Roma), hanno messo in
cartellone films interessanti come
«Barcamenandoci» di Antonio Bi-
do (una descrizione umoristica dei
«sogni» di poesia e libertà per i
quali due giovani spendono tutte le
proprie energie), «Con che passo la
frontiera?» di Paola S. Douglas-
Nerina Scelba (quattro donne, di
estrazione borghese, confrontano le
proprie esperienze di vita delusa e
insicura per cercare qualcosa che
dia nuovi valori alla loro stanca esi-
stenza), « Un ragazzo come tanti»
di Gianni Minello (un crudo e sof-
ferto documento sul progressivo
precipitare nella solitudine e nell'e-
marginazione di un giovane appro-
dato in una Roma inospitale e per-
versa; Pino, il protagonista, riemer-
gerà dal cumulo di ferite grazie alla
generosità· e comprensione di un
giovane che lo aiuterà a recuperare
la fiducia e la stima di sé), «Il cava-
liere, la morte e il diavolo» di Beppe
Cino (una escursione psicanalitica
nel tormentato mondo di una prea-
dolescente che si affaccia al mondo
I Relatori e uditori
alla utavola rotonda»
sull'art. 28
(Foto Anedda)
adulto), «Finalmente morta» di EH-
sabetta Valgiusti O'assurdo vagare
notturno di piccole folle giovanili
alla ricerca di un «segno» che dia si-
curezza e speranza). La breve rasse-
gna sul sottobosco del cinema «gio-
vane» nostrano (un cinema appun-
to «sommerso>>) e la conversazione
con gli autori ha dato la possibiHtà
di evidenziare problematiche giova-
nili registrate da opere sincere e li-
bere dai condizionamenti imposti
dalla produzione-distribuzione del
normale mercato cinematografico.
Ha fatto anche comprendere la pos-
sibilità di realizzare opere dignito-
sissime e socialmente stimolanti a
costi bassissimi e in tempi veloci
(«Un ragazzo come tanri» di Minel-
lo è stato realizzato in 14 giorni e
con soli 100 milioni; un film provo-
catorio, inquietante e artisticamente
molto valido).
Contemporaneamente alla rasse-
gna sul cinema giovanile «sommer-
so», ba preso il via anche un ciclo di
films d'essai, per un totale di oltre
40 pellicole. Il programma, allestito
dall'infaticabile operosità di un al-
tro giovane animatore CGS di Ge-
nova, Giancarlo Giraud, riprende la
rassegna sperimentale avviata lo
scorso anno a L'Aquila come atti-
vità-laboratorio dei corsisti CGS.
La proposta fu avanzata nel tentati-
vo di rivitalizzare un'attività mo-
rente di cinema che stava per obbli-
gare alla definitiva chiusura le tre
sale cinematografiche presenti a
L'Aquila. La rassegna, dal titolo
«Lo SPETTACOLO COMINCIA», è stata
il banco di prova degli Animatori
CGS per conservare e vivacizzare
strutture che potrebbero essere luo-
go di incontro giovanile per con-
fronti culturali, dibattiti, arricchi-
mento di conoscenze, occasioni di
socializzazione e di aggregazione.
L'esperienza, grazie al dinami-
smo dei giovani corsisti CGS, non
solo ha consentito il mantenimento
e l'efficienza delle strutture, ma ba
offerto anche un pacchetto di pro-
poste (il programma di quest'anno)
particolarmente valido e positivo.
Le proiezioni, largamente parte-
cipate dal pubblico giovanile locale,
venivano a concludere per i giovani
dei CGS le loro intense giornate di
formazione, sotto la guida di quali-
ficati docenti. Tra gli altri merita ri-

4.3 Page 33

▲back to top
-----------~-
cardare Franco Floris (per l'anima-
zione culturale), Aldo Ellena (ani-
mazione e territorio), Mario Brusa-
sco (comunicazione audiovisiva e
lettura critica del film), Tarcisio
Grossholz (immagine fotografica e
nuove tecnologie), Arturo Bombar-
dieri (lettura del giornale e pubblici-
tà), Silvano Missori (mass-media ed
educazione e proposta educativa
CGS), Gesuino Monni (progello
educativo salesiano), Aldo Compa-
I
Un momento del lavoro
a gruppi sulla recitazione
(Foto Anedda)
gnucci (la sala della comunità). Ore
e ore di lezioni, lavoro a gruppi, la-
boratori vari per acquisire abilità
tecniche e soprattutto una nuova
mentalità ad interesse educativo
nell'uso dei media e in particolare
del cinema. L'impegno massiccio
del Direttivo Nazionale CGS nella
manifestazione de L'Aquila e la nu-
I OTTOBRE 1985 · 33
merosa e qualificata presenza gio-
vanile sta a testimoniare l'attuale
fase di sviluppo e di crescita che
l'Associazione CGS vive. Ed è posi-
tivo cbe siano proprio i giovani ad
esserne i protagonisti. ln un tempo
in cui allarma il presunto divorzio
tra fede cristiana e cultura e in un
momento in cui proprio i mass-
media incalzano con nuovi progetti
di esistenza, nuovi modelli di vita,
nuove forme di colonizzazione cul-
turale è motivo di speranza e di otti-
mismo incontrare un laicato giova-
nile vivace e responsabile che af-
fronta la propria formazione cultu-
rale per una più significativa e co-
struttiva presenza in quei settori do-
ve si forma l'opinione pubblica e
dove si fabbricano le regole del con-
senso. L'Associazione CGS, nella
sensibilità educativa salesiana che
privilegia le realtà giovanili, ha fat-
to propria la vocazione formativa
per un protagonismo giovanile ca-
pace di lavorare nell'ambito socio-
culturale per promuovere valori
umani ed evangelici. L'Aquila è sta-
to uno di questi significativi appun-
tamenti. A completare il quadro
dell'impegno educativo CGS di
questa recente estate, è giusto ricor-
dare anche il Campo-Scuola per
«regìa teatrale» svoltosi a Chiari
(Brescia) al quale hanno partecipato
una quarantina di giovani prove-
nienti da varie regioni d'Italia e già
impegnati nell'animazione teatrale
e la qualificata presenza alla Bien-
nale di Venezia (sono stati accredi-
tati alla Mostra circa 200 giovani
dei CGS: un segno di stima e di ap-
prezzamento dell'attività CGS rico-
nosciuta anche a cosl alti livelli) per
un intensissimo seminario di studio
critico dei films che si tradurrà nella
pubblicazione «Igiovani COS a Ve-
nezia». Mentre alle soglie degli anni
90 la comunicazione e l'informazio-
ne irrompono, favorite dalle vorti-
cose accelerazioni della tecnologia,
incidendo profondamente sulla
«qualità» della vita, sorprende e
consola individuare un crescente
movimento associazionistico impe-
gnato in una grande sfida culturale
e convinto di una propria «vocazio-
ne» (fatta di coscienza e di sviluppo
di attitudini) all'Educazione e all'A-
nimazione.
Pierdante Giordano

4.4 Page 34

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_ VITA SALESIANA _ _ __ _ _ __ _ _ __ _ _ _ _ _ __
34 · f OTTOBRE 1985
Il Collegio «Astori»
di Mogliano Veneto
A LL'ANTICA SCUOLA
AGRICOLA
PIACE GUARDARE
IL FUTURO
Iniziamo con questo articolo una serie di servizi
su «collegi» salesiani dalla tradizione ormai centenaria.
In che stato sono? Come si sono adeguati
alle nuove esigenze della società italiana?
Apriamo con un'opera fondata nel 1882:
il Collegio Astori di Mogliano Veneto.
Ne avevo sentito par-
lare a più riprese. Fascicoli e dé-
pliants avevano ulteriormente stuz-
zicato la curiosità. Così mi sono de-
ciso. A nome del Bollettino Salesia-
no ho tentato uno sguardo generale
sul complesso Centro Scolastico
«Astori» di Mogliano Veneto, una
delle opere più interessanti gestite
dai Salesiani nelle lspettorie del
Nord.
Arrivo alla stazione di Mogliano
alle prime luci dell'alba. Un pallido
sole primaverile fa emergere un pae-
saggio insolito per chi è _abituaLO ai
compressi agglomerati urbani e ai
giganteschi palazzi formicolanti di
popolazione. Mogliano si estende
su una vasta pianura verde, spezza-
ta qua e là da eleganti villette o da
ciuffi di abitazioni a due o a tre pia-
ni al massimo. Una città ordinata e
pulita. Tranquilla. Un'impressione
di popolazione laboriosa e serena.
Una città dalle tradizioni contadine,
in cui industria e tecnologia sono
entrate senza frantumare il tessuto
sociale e senza creare scompensi so-
prattutto fra una popolazione gio-
vanile che, con tempismo e determi-
nazione, ha saputo affrontare inno-
vazioni non indifferenti di abitudini
e stile di vita. Ma il futuro è di casa
a Mogliano.
È di casa anche nell'ampia e arti-
colata struttura in cemento che sor-
ge quasi all'incrocio di due arterie
stradali frequentatissime e che deli-
mitano lo spazio riservaLO all'Opera
Salesiana «Asrori». Centotré anni
fa quest'opera nasceva per l'interes-
samento e il contributo della contes-
sa Elisabetta Astori che offriva a
don Bosco un abbondante spazio
per l'accoglienza e l'educazione ai
giovani bisognosi. Già nel l 879
una lettera della contessa al Santo
torinese dichiarava, tra l'altro:
« ... Metto mano con l'aiuto del Si-
gnore alJ'erezione di un cosiddetto
Oratorio Salesiano. Scopo di tale
istituto è quello di raccogliere i pove-
ri figli del paese a convitto per edu-
carli nella Religione, nell'agricoltu-
ra, nelle arti prime... ». Un progeuo
concretizzato nel 1882 con la presen-
za del primo gruppo di Salesiani,
guidati da don Antonio Sala.
Ben presto, con lo sviluppo del-
l'emigrazione e dell'industrializza-

4.5 Page 35

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- - - - - - - - - - -.s/1-
zione, la Scuola Agricola cambiò
aspetto e si adeguò alle nuove esi-
genze della giovane popolazione.
Furono ampliate le sLrutlure; gli
ambiemj vennero riadattati ad ospi-
tare Giru1a.sio, Liceo e Istituti Tec-
nici. Oggi l'«A.stori» ospita più di
J J00 ragazzi e ragazze che frequen-
tano Medie, Ginnasio, ITC, JTI,
Liceo. È questa variegata popola-
zione scolastica che ha colpito la
mia osservazione. Li ho incontrati
per strada, gruppi di ragazzi e ra-
gazze, libri sotto il braccio o a zai-
netto, avviarsi al Centro Scolasrico
con atteggiamento serio, anche se
sereno. Un gruppo si è raccolto in
una vasta sala, nell'ala riservata alle
classi superiori, per una rinessione
di impostazione della giornata; altri
gruppi si sono trovati nelle proprie
aule per avviare l'attività scolastica.
A tratti scorgevo giovani uscire di
classe e recarsi in biblioteca per
qualche minuto di consultazione,
per fotocopie, per soffermarsi nella
lettura di qualche opera classica...
Ho avuto l'impressione di grande li-
bertà, combinata con un senso ma-
turo di responsabilità nel lavoro
personale di studio. L'ambiente,
anche nel momento dell'intervallo,
ha il tono serioso dei corridoi uni-
versitari. Si ha l'jmpressione di uno
stile nuovo, intenso, responsabile di
panecipazionc scolastica. Sta qui,
immagino, l'originalità e il futuro
di questo Centro Scolastico salesia-
no. Già l'articolo d'apertura del
« Progetto scolastico del Collegio
Salesiano Astorb> suona esplicito:
«L'educazione è una delle chiavi
dello sviluppo e della liberazione
personale e colletLiva dell'uomo. È
un bene necessario perché fonda
nella persona le qualità e i valori,
per tuLta la vita. L'educazione tra-
scende la scuola e va intesa come
processo di maturazione personale
che dura Lutto il corso della vita».
Basta questa scarna citazione di
un sostanzioso documento che
orienta l'attività dei docenti e degli
allievi per farmi comprendere lo sti-
le di lavoro e le scelte operative con-
seguenti. L'auività sco lastica
Il collegio Astori visto dall'alto
I OTiOBRE !985 35
dell'«Astori» si è così ampliata fino
ad esprimersi in proposte, iruziative
e struuure solitamente scollate dal-
l'impianto scolastico. È naturale,
quindi, che il Centro «Astori» pos-
sa ospitare una emittente radiofoni-
ca che trasmette continuativamente
dalle 8 del mattino alle 2 della notte.
È coordinata da volontari che svol-
gono servizio civile e il palinsesto è
ricco di rubriche informativo-
culturali gestite da insegnanti, stu-
denti e perfino un gruppo di genito-
ri degli allievi. Una emittente di tut-
to rispetto che sta potenziando gli
impianti (fino a 2 kW di potenza di
trasmissione) grazie all'interesse di
ascolto suscitato.
L'Istituto «Astori» ha anche
creato al proprio interno una Bi-
blioteca pubblica, gestita con la col-
laborazione di genitori e insegnanti,
organizzati in una intelligente strut-
tura dj gestione e servizio. È ricca di
migliaia di volumi, di abbonamenti
a quotidiani e riviste, con sezioni
specializzate e ben fornite, tanto da
essere riconosciuta dalla Regione
Veneta come «Ente di interesse

4.6 Page 36

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36 · I OTTOBRE 1985
pubblico». Funziona quotidiana-
mente, con orario pieno, dal matti-
no alla sera. È modernamente at-
trezzata e sta allacciando un termi-
nal video per un servizio più rapido
e aggiornato.
Radio e Biblioteca hanno natu-
ralmente mobilitato l'ambiente sco-
lastico e culturale del Centro e della
stessa città di Mogliano, provocan-
do l'espansione del bisogno di cul-
tura e favorendo una «scuola aper-
ta». L'esigenza per una struttura
scolastica ed educativa di aprirsi a
tutta la realtà circostante ha giusti-
ficato la formazione di un Centro
Culturale con tanto di statuto e di
organismi di gestione che, ancora
una volta, raccolgono docenti, geni-
tori, ex allievi, studenti. L'attività
del «Centro Culturale Astori» è in-
tensissima e spazia dalle conferenze
ai cineforum, dai corsi per docenti
ai concerti, dalle mostre e concorsi
al teatro, daJle ricerche storiche ai
corsi di lingue e di informatica...
Nella propria attività il Centro Cul-
turale vanta presenze significative
come quelle di Bartolomeo Sorge,
Ermanno Olmi, Tina Anselmi,
Giorgio Saviane, Giovanni Arpino,
Mario Pomilio, ecc. Intensa l'attivi-
tà educativa nel cinema che il Cen-
tro «Astori» irradia grazie ai vari
Uno dei tanti flincontri»
organizzati dall'Astori. In questo
caso si tratta dei sindaci di
Padova (Settimo Gottardo),
Treviso (Antonio Mazzarelll) e
Venezia (Mario Rigo) che parlano
Il 27 gennaio 1983 su
uPa.Tre.Ve.•, verso un futuro
metropolitano
organismi creati con la collabora-
zione volontaria di insegnanti e ge-
nitori. Di rilievo la proposta «Film-
scuola», vera lezione scolastica rea-
lizzata attraverso il linguaggio delle
immagini e curata da un gruppo di
insegnanti e genitori costituitisi in
Cineclub Socioculturale (il CGS
Astori). Più giorni alla settimana,
l'Auditorium della Scuòla (un vero
e proprio cinema-teatro) è occupato
mattina e pomeriggio per queste
proiezioni scolastiche; mentre, nel
dopocena, l'attività si allarga con
cicli di film per universitari e adulti.
La stessa vivacità si nota nell'ambi-
to del teatro che vede impegnate
ben due compagnie dell'«Astori»:
una che si richiama alla tradizione
teatrale veneta (Gruppo Teatro
Astori), l'altra che affronta testi ita-
liani e stranieri antichi e moderni
(Gruppo Teatro Sperimentale). La
vivacità e modernità di iniziative e
la serja impostazione culturale ed
educativa hanno spinto il Centro
«Astori» a garantire un servizio di
approfondimento e ampliamento
delle materie dj insegnamento attra-
verso un piano ormai consolidato di
materie integrative: linguaggio e
tecniche della comunicazione di
massa (primo anno Classi Superio-
ri), elementi di psicologia (secondo
anno), elementi di sociologia (terzo
anno), elementi di educazione poli-
tica e problemi di diritto, economia
e sindacato (per le ultime classi).
L'ultima, più recente impennata
dell'«Astori» è l'avvio, con que-
st'anno 1985, di un «Quinquennio
sperimentale unitario pluricom-
prensivo a tre indirizzi» (classico,
giuridico-aziendale, meccanico) per
rispondere alle nuove esigenze della
cultura e della società e per antici-
pare i tempi della riforma della
scuola secondaria superiore. Anco-
ra una volta, all'«Astori», il futuro
si fa presente!
È una pallida immagine della
complessa attività che l'Istituto
svolge rifacendosi a un intenso spi-
rito di impegno e di proposta educa-
tiva attinta all'opera e alle intuizio-
ni pedagogiche di don Bosco. L'os-
servatore rimane stupito dall'ampio
ventaglio di attività e di presenze
umane su cui si investe la passione
educativa per i giovani. Sorprende
anche il successo del coinvolgimen-
to dei genitori, arrivati ad essere
protagonisti e animatori privilegiati
di attività che amplificano ed esten-
dono il valore educativo della scuo-
la. È il risultato positivo, frutto di
anni di intensa e stimata attività, di
una scommessa sulla possibilità dei
laici di farsi animatorj in una scuola
cattolica, degli studenti di farsi pro-
tagonisti di cultura (senza il ricorso
a selezioni o discriminazioni, ma ac-
cogliendo tutte le «disponibilità»
perché «qualunque partenza è am-
messa, qualunque ritmo di cammi-
no è accettato» come dichiara
l'art. 2 del «Progetto educativo
scolastico» dell'<<Astori»). Una
scommessa e una sfida che da più di
cento anni accompagna il Centro
Scolastico «Astori», senza avvertire
l'effetto del tempo. Anzi, conti-
nuando ad anticipare il futuro.
P.G.

4.7 Page 37

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I NOSTRI
SANTI
I OTTOBRE 1985 · 37
SOSTENERE ESAMI
M ia nipote doveva soste-
nere un esame universi- UN BRUTTO PERIODO
tario particolarmente difficile. DI CRISI FAMILIARE
L'ho raccomandata alla prote-
zione di suor Eusebia Palomino
e l'esame è andato bene. Rico-
noscente ringrazio e prego suor
Eusebia che continui la sua pro-
tezione su mia nipote per li resto
dei suoi studi.
V i prego di voler pubblicare
questa mia lettera sul Bol-
lettino Salesiano, perché a suo
tempo ho promesso che se
avessi ricevuto la grazia l'avrei
resa nota a tutta la comunità.
Marisa Aghemo - Torino Ho passato un brutto periodo
di crisi familiare che ho potuto
superare soltanto con assidua
preghiera e tanta fìducia nel Si-
gnore.
DISASTROSO INCIDENTE
In particolar modo ho pregato
la S. Vergine e S. Giovanni Bo-
sco perché aiutassero i miei
11 18 aprìle scorso non una bambini a ritrovàre la pace e l'u-
grazia ma un vero miracolo nità della famiglia. Vi prego di
cl hanno ottenuto da Dio la po- non pubblicare Il nome e la città.
ploma di caposala che sembra-
va irraggiungibile. Con il suo
aiuto sono riuscita a comperare
una casa confortevole per la
mia mamma In precarie condi·
zioni di salute. Mia mamma si è
affidata completamente a Maria
Ausiliatrice fino all'ultimo mo-
mento invocandola con amore e
con fede. Dopo la sua morte Ma-
ria è stata il conforto e la spe-
ranza pur se non sono mancati
momenti di ribellione e di con-
trarietà. Perduto il lavoro e rima-
sta senza sicurezza economica
ho visto realizzarsi sempre per
intercessione di Maria, Il mio
ideale missionario.
Partirò come infermiera per
l'Africa. Ringrazio di cuore Ma-
ria Ausiliatrice e con lei anche il
beato Don Rua tante volte invo-
tente protezione della Madonna
unita alla grande intercessione
di Don Bosco e di tutti i Santi
Salesiani, nostri protettori, che
Lettera firmata cato nelle difficoltà.
Lettera firmata
Roma
sempre preghiamo.
Siamo usciti sani e salvi da un
disastroso incidente automobili- Ml HA SALVATO LA VITA
stico in cui la macchina è stata
completamente sfondata. Sl, un
po' di choc, qualche graffìo con
sutura, molto spavento, tre gior-
ni in ospedale in osservazione
poi via a casa...
Teresina e Francesco Ferrario
Somma Lombardo
SONO STATA ESAUDITA
11 mio «medico• è stato
mons. Vincenzo Cimarti. Da
un anno prego con fiducia il Ser-
vo di Dio e posso dire, con rico-
noscenza, che mi ha salvato la
vita in una brusca caduta ed ha
continuato ad aiutarmi nell'ope-
razione chirurgica seguita alle
fratture riportate e nelle tante
traversie venute successiva-
mente. Voglia il Signore affret-
tarne la glorificazione anche
sulla terra: per questo continue-
rò a pregare.
RICOVERO D'URGENZA
11 1° gennaio fui ricoverata
all'ospedale d'urgenza per
alta pressione. Ero al sesto me-
se di gravidanza. Stetti a letto e
In ospedale per 40 giorni finché
si decisero di fare nascere Il
bambino ma risultò talmente
piccolo da far temere per la sua
sopravvivenza. Fui trasportata
in un ospedale meglio attrez-
zato.
Il giorno 11 febbraio venne al-
I nformo che mia nipote Mad-
dalena più volte si è presen-
tata all'appello per dare l'esame
di «farmacologia~ ma veniva
sempre rimandata sebbene fos-
don Vincenzo Giorgi - La Spezia
la luce una bella bambina con il
taglio cesareo: pesava 1.150
grammi. Subito fu messa in te-
rapia intensiva ma faceva una
crisi dietro l'altra e per lei era
se preparata e avesse studiato
seriamente.
Ho pregato tanto don Filippo
Rinaldl e l'ho raccomandata a
lui. Ebbene, Maddalena il 23
aprìle 1985 ha sostenuto nuova-
mente quell'esame superandolo
con 26/30. Sono stata esaudita
e desidero ringraziare il Servo di
Dio unitamente a Maria Ausilia-
trice.
Orsola Ma/grati
21042 Carenno Pertusella {VA)
TANTE DIFFICOLTÀ
D esidero ringraziare pub-
blicamente Maria Ausilia-
trice per la sua materna e conti-
nua protezione awertita sensi-
bilmente nella mia vita. In mo-
menti particolarmente difficili ho
sperimentato il suo aiuto. Ripre-
si gli studi dopo tanti anni ho su-
perato notevoli diffìcoltà otte-
nendo pregressivamente il di-
difficile vivere.
Passammo giorni tristi e pieni
di angoscia. lo avevo l'abitino di
san Domenico Savio che ml
aveva dato una mia amica. Lo
pregai intensamente prometten-
do di far pubblicare la grazia se
la bambina fosse guarita.
Con grande nostra gioia la
bambina cominciò a migliorare
e finalmente dopo 4 mesi abbia-
mo potuto portarla a casa.
Poli Giancarla Bergamo
Cl HANNO SEGNALATO
GRAZIE
Addis Angelo
Amoroso Rita
Anfosso Teresa
Appendino Biagio
Arbarettl Italia
Bagnati Renata
Belito Emma
Bertollno Elda
Caffaro Rina
Cali Elena
Cammarata Maria Chiara
Capuana Giovanna
Careri Ernesta
Castana Pietro
Catania Maria
Chiavetta Grazia
Corradi Maria
Daidone Maria
Damiano Bianca
Denicolai Maria
Desani Rosa
Dlemoz Maria
Dimichino Maria
DI Natale Angelina
Dionigi Giulia
Ercole Vincenzo
Ferrar! Elda
Fissare Teresa
Friggi Anna M. e Ada
Fusco Filomena
Giacobbe T. Armanda
Giordano Luigi
Giuliana Teresa
Gnemmi Annetta
Golinelll Antonietta
Grattarola Caterina
Grlmaldl Ernestina
Grassi B. Piera
Guetta Giuseppina
lndulisi Liberia
lnvernizzi Galbani Piera
lnternullo Sebastiana
La Vecchia Epifania
Limone Giovanni
Lisanti Maddalena
Lorandi Giovanni
Magnano Maria
Malnetti Cesare
Mandar Pietro
Mangano Alfio
Marazzini Cecilia
Marchesi Linda

4.8 Page 38

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38 · I OTTOBRE 1985
I NOSTRI
MORTI
SILVETTI sl9.ra TERESA, coopera-
trice, salesiana t Dervio (CO)
Chiaro esempio di fede vissuta
con semplicità e sincerità, ha saputo
saleslanamente costellare la sua vita
di lavoro, di bene e di serenità.
Devota di M. Ausiliatrice e di Don
Bosco, conosceva molto bene la vita
salesiana. seguiva la storia della
Congregazione nelle sue attività e
sviluppi godendone spiritualmente e
partecipando la sua gioia agli altri.
DE MARIA slg. FILIPPO, coopera-
tore salesiano t Mazzarino (CL) a
41 anni
Uomo alla portata di tutti, con una
visione ottimistica della vita. Allegro,
faceto, generoso, sempre disponibile
nel bene, soprattutto a quanti nel bi-
sogno si raccomandavano a lui.
Affetto da un male che non perdo-
na, seppe virilmente da cattolico con-
vinto con fede viva e rassegnazione
cristiana, sopportare le lnevitablH
sofferenze che lo accompagnarono
alla morte.
Da ragazzo frequentò Il nostro col-
legio salesiano Domenico Savio di
Modica Alta (RG), portando nella vita
il ricordo Indelebile di quegli anni e
coltlvando nel suo cuore una tenere
divozione a Maria Ausiliatrice e a
Don Bosco.
Fu sempre vicino ai Salesiani, ver-
so I quali nutriva stima e devozione.
Conoscendo le ristrettezze economi-
che in cui la piccola Comunità Sale-
siana della città, viveva, solava man-
dare ogni domenica e questo per pa-
recchi anni, Il pranzo ai confratelli ri-
fiutando ogni espressione di
ringraziamento.
Ai funerali cl fu la partecipazione di
tutto un popolo commosso che volle
dare una risposta di amore a chi del-
la vita aveva fatto un dono dì servizio
ai fratelli.
GARINO slg. RICCA.RDO, salesia-
no coadiutore t Acqui Terme a 71
anni
Maturò nell'ambito familiare, an-
che con l'attrattiva del quattro zii Sa-
cerdoti Salesiani (fratelli Cazzola} Il
germe di una prima vocazione che lo
vide poi attivo e stimato Coadiutore
in diverse Case della Toscana e Li-
guria. In seguito, aJ richiamo di una
vita più spontaneamente aperta rl-
spandente alle sue Inclinazioni, deci-
se di orientare la sua vita quale ap-
prezzato Capo Servizio Approvvigio-
namenti nella Marina Mercantil.e. Be-
nemerito Cooperatore ed Exallievo,
sempre e dovunque conservando
una sincera devozione a Don Bosco,
chi use con esemplare serenità cri•
stlana la sua laboriosa giornata nel-
l'Ospedale di Acqui. Meritò una larga
testimonianza di affetto e di preghie-
re ai funerali, al suo Montabone, par-
ticolarmente con la solenne Celebra-
zione Eucaristica presieduta dal Par-
roco Don Bocchino, concelebrantl lo
zio Don Giovanni Cazzola e Il cugino
Don Giampiero Carrara Parroco di
A lbino (BG).
MENGHINt slg.ra ANNA, coopere-
trlce salesiana t BREZ (TN) a 55
anni
Ha vissuto tra noi una vita di umiltà
e carità, Insegnandoci ad amare Dio
con fortezza. Cooperatrice fervente
ha diffuso ovunque la devozione a M.
Ausiliatrice e Don Bosco e ha aiutato
con generosità le opere salesiane.
CHILOVI slg.ra RINA, cooperatrice
t salesiana TAIO (TN) a 69 anni
Donna semplice e di una lede
grande, tutta dedita alla famiglia. Ha
saputo trasformare Il lavoro In pre•
ghiera e ha amato con affetto filiale
la Madonna.
RINALDI slg. GIUSEPPE, ex-allievo
salesiano t Rimini a 93 anni
Dopo aver trascorsa quasi tutta la
sua esistenza a Rlmlnl, da qualche
anno si ere trasferito a Genova ove
ha concluso la sua vita, Tutti noi ex
allievi di Rimini lo abbiamo avuto co-
me fulgido esempio di salesianltà,
costantemente.
Ricordiamo che ogniqualvolta il
suo servizio di conduttore delle ferro-
vie dello Stato glielo permetteva, tra-
scorreva il suo •tempo libero• In
chiesa da Maria Ausiliatrice, In piaz-
za Tripoli a Rlml nl.
La sua Intera vita è stata un rifiori-
re di opere meritorie.
Parlava sempre con il sorriso sulle
labbra, aveva per tutti la parola di in-
coraggiamento o di conforto, era Il ti-
pico esempio della bontà.
Non vi era suo discorso che non
fosse Incitamento all' amore e alla fe-
de. Fu un validissimo e fervente pro-
pagandista delle Missioni Combonia-
ne; si dice che sia riuscito ad abbo-
nare alla rivista la Nigrizia• oltre
500 ferrovieri.
Visse intensamente la vita parroc-
chiale in qualità di Presidente della
S. Vincenzo e In quella veste compì
un vero apostolato di amore e carità.
VIRGtS slg. GIOVANNI, cooperato-
re t Oggiona (VA) a 84 anni
Papà di otto figli, due delle quali si
sono consacrate al Signore! Uomo
semplice ma di grande fede! La sua
vita laboriosa ricca di preghiera e di
veri atteggiamenti cristiani è stata e
resterà per I suol cari e per l' Associa-
zione Cooperatori un esempio vivo.
CARDANO DOMENICA ved. BI•
GOTTI, cooperatrice salesiana t
Orta S. Giulio (NO) a 85 anni
Mamma Domenica fu donna sem-
plice, laboriosa, trasparente come
l'acqua sorgiva, ricca di pietà, più
pensosa degli altri che di se; ella
aveva fatto della sua vita e della sua
famiglia un dono al Signore e a Don
Bosco. E a Don Bosco diede Il marito
Giovanni (per vent'anni maestro di
taglio dai Salesiani a Santiago del Ci-
le), Il figlio Giacomo, coadiutore sale-
siano, D. Mario, sacerdote salesiano,
la figlia Sr. Tommasina Flgfìa di M.A.
Dalle sue poche confidenze, per-
ché era molto schiva a parlare delle
sue esperienze religiose, ho potuto
cogliere questa impressione: tutto
nella sua vita era stato una scelta di
fede. Giaculatoria abituale: •SI fac-
cia quello che Dio vuole!•
La sua giornata? Messa quotidia-
na con qualsiasi tempo, preghiera,
lavoro IIÌ un grande spirito di povertà,
famiglia e... vivo interesse a rendere
accogliente con la scopa e I fiori la
•sua• chiesa parrocchiale.
BONOMI slg. BRUNO, salesiano
coadiutore t Vercelli a 70 anni
Dopo aver frequentato con esito
lusinghiero le scuole medie Inferiori
e iniziato quelle superiori presso i
Padri Missionari della Consolata, era
tornato in famiglia.
Venuto a conoscenza della Con-
gregazione Salesiana chiese ed ot-
tenne di farne parte dal 1.952, anno
della sua prima professione come re-
ligioso laico.
Nelle case salesiane dell'lspettoria
Novarese occupò generalmente l'In-
carico di segretarlo scolastico•.
Carattere gioviale e aperto, dalle
ldee origlnall. Discuteva volentieri su
tutti I più importanti problemi che ri-
guardano I rapporti fede-cultura, In
particolare quelli della tecnica
moderna.
La morte è sopravvenuta improvvi-
samente per un'emorragia cerebrale
che lo stroncò in solo due giorni.
DEL FAVERO sac. GIUSEPPE, sa-
le.siano t Migliano Veneto a 90 anni
Ha rappresentato - all'Astorl -
quella tradizione salesiana che af-
fonda le radici In Don Bosco (che vol-
le l'opera) e In Don Rua che, metten-
dogli la mano sul capo nel lontano
1908 accettò, anticipando i tempi, la
sua scella di farsi salesiano. Dopo
una vita movimentata (dalla parteci-
pazione alla prima guerra mondiale
alla direzione di oratori salesiani di
frontiera•) per trenta anni a Lui han
rane riferimento Amici ed Exallievi,
sicuri di trovare attenzione premuro-
sa, comprensione cordiale e consigli
preziosi, con l' immancabile racco-
mandazione , miracolosa• : •ricordati
di un'Ave Maria!•.
DONALISIO Sig.ra ANNETTA ved.
COTTINO, cooperatrice t Caselette
(TO) a 82 anni
Donna zelante, di fede profonda,
sempre allegra e aperta a far del be-
ne a tutti. Ricopri l'incarico di Consi-
gliera nel gruppo dei Cooperatori Sa-
lesiani di Caselette. Accettò e visse
serenamente Il duro lavoro, I sacrlfi•
ci, la morte del marito, orientando ul-
teriormente su figli e nipoti 11 suo
grande affetto di madre. Lascia in
quanti la conobbero un bellissimo
esempio di vita cristiana.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico•
noscluta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959. e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: ... lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'/stltulo Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire....
(oppure) l'immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente dì assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione.
di culto e di religione•.
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti su indicati:
... annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione•.
(luogo e data)
(firma per disteso)

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SOLIDARIETÀ
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Dlrez.lone
Opere Don Bosco
1 OTTOBRE 1985 39
Borse: In memoria e suffragio dilla-
r,o Nove/li, e cura della sorella Flori-
na e famiharl, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringra-
ziamento. invocando protezione e
salute, In memoria e suffragio del de•
funto marito, a cura di Emma Lupato.
L. 1.000.000
Borea: Merla Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In memoria e suffragio
di Sr. Vera Occhlena, missionaria,
trucidata In Mozambico, a cura del
paj)à e sorelle, L 1.000.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani, in ringra-
ziamento buon esito operazione del-
la mog/le, a cura di Bianca lng Giu-
seppe, Catania, L 1.000.000
Borsa: Merla Auslllatrlce, lnvocan-
dÒ protezione per la famiglia, a cura
di N. N., L. 650.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
s<:o e Don Serlé, a cura di Carla e
SIivana Girardi, L 200.000
Borsa: Sr. Celestina Mellana, In
memoria e suffragio del miei genitori
e di G Montlni, a cura di Orlando,
L. 200.000
Borsa: SS. Cuori di Gesù e d i Maria
e Santi Salesiani, in suffragio dei
m111I suoceri Michele e Maria , a cu-
ra di D, Fulvio Jolanda, Roma,
L. 200.000
Borea: Maria Ausiliatrice, In ringra-
ziamento e Invocando protezione, a
cura di Mariani Piera, Sacconago
VA, L 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Se•
leslanl,Anime del purgatorio perrin-
graziamento e protezione, a cura di
Giotto Maria, L. 120.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, perprole•
zione sulla mia famiglia, a cura di
Gindro Domenica, TO, L 120000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Boseo, mantenete sempre
sulla retta via I miei due giovani nfpo-
tf, a cura di Chirico Bello Assunta,
Reggio Calabria, L. 110.000
Borse Missionarie
di L. 100.000
Borsa: S. Maria Mazzarello. a cura
dl N.N., Bresso Ml, L 600.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, S. Gio-
vanni Bos<:o, Zefirino Namuncurà,
a suffragio genitori e fratello di mio
marito. a cura di Vanzo Giorgine,
L. 500.000 '
s. Borsa: Maria Auslllatrlce a Glo-
vannl Bosco. a cura di Ferrlgato Sll-
vlo, VA, L. 200.000
Borea: Maria Auslllatrlce a Santi
Seleslenl, In ringraziamento e lmpe-
trazlone, a cura di Greco Alte Starna-
tla , LE, L. 200.000
Borsa: In memoria e suffragio di Don
Eusebio Vismara, a cura di B.C
Borsa: Maria Ausllletrlce e Santi
Salesiani, a cura di M.G.. V1gone TO
Borsa: In memoria e suffragio di Pie-
tro Riva, a cure di Adriana Rabino
Borse: Maria Ausiliatrice, pregate Borea: Maria Ausllletrlce e Don Bo• Borsa: S. Giovanni Bosco, In rin•
par noi e par tutti, a cura di Garavelll sco, proteggeteci sempre, a cura di graziamento e Invocando grazie, a
Gianni, CA, L 450.000
B Gabriella, L. 200.000
cura di A.G., TO
Borsa: Maria Ausiliatrice, per gra-
Zie ricevute e In suffragio dei parenti
defunti e anime del purgatorio, a cu-
ra di Nlcoletti Avv. Giovanni e Boni-
na, Patagonia CT, L. 400.000
Borea: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di N,N., L. 300.000
Borsa: •Emltte Spirltum tuum et
creabuntur, et renovabls feclem
terrea•, a cura di Pagani Giuseppe,
Saronno VA, L 300.000
Borsa: Marta Auslllatrice, in con,,-
nuo nngraziamento e perprorezlone,
e cura d, Allarla Francesco. Torino,
L 300.000
Borsa: s. Cuore di Gesù e Maria
Ausiliatrice, In memoria del marito
Dr. Salvatore Fasciane e per prote-
zione sui I/gli, a cura di Pughese
Provvidenza, CL. L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, In memona del miei geni/ori,
a cura di Francese Pierina, NO,
L. 250.000
Borsa: Maria Ausllletrlce, in memo-
ria del P. Luigi, e cura dì Giancola
Guido, MIiano, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, con pro-
fonda riconoscenza, a cura d'i Aga•
bio Rina Stoppani. Ghemme NO,
L.200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , per due grazie tanto desiderate,
a cura di B. M., Vlllerbesse TO.
L. 150.000
Borse: Merla Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco. In memoria del defunti
parenti Bis/o, e cura di Bisio Carlo,
AL, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in memona del defunti
parenti Clapuz:zo, a cura di Blslo Car-
lo, AL. L. 150,000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo•
sco, Implorando protezione, a cure
di A. G.. Torino, L. 150.000
Borsa: Maria Ausilfatrlce, In suffra-
gio d i Giovanni-Rosa e Don Giusep-
pe Rizzo sdb, a cura di Pasqualina
Rino, L. 150.000
Borsa: Merla Auslllatrlce e Don Bo-
sco, Invocando grazia e protezione
per le famlg//e del miei figi/, a cura di
Domenica P.. L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce a S. Gio-
vanni Bosco, per protezione per la
mia famiglia, a cura di Boccionl Eli-
sa, GE
Borsa: Maria Aualllatrlce, per otte-
nere grazia, a cura di R.G.A., Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo•
sco, Domenico Savio, In ringrazia-
mento, a cura di Daffarl, VC
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio•
vannl Bosco, per rrngraz/amento e
protez,one, a cura di A.M., Vercelll
Borsa: Maria Auslllatrlce, Zefirino
Namuncurà, per grazia ricevuta e
z.. Implorando protezione per me e I
miei cari, a cura di G,B Nichelino
TO
s. Borsa: Domenico Savio. percht§
protegga I mie nipoti Andrea e Mat-
tia, a cura di Nonna Lina, Torino
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di C.A., Borgo d'Ala, ve
Borse: Edvige Carboni, per grazia
ricevuta, a cura di M. Accerdl
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au•
smatrlce, Senti Saleslenl, in memo-
ria e suffragio di mio marito Giovan-
ni. a cura della moglie Maria
Borsa: Maria Aualllatrice, S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta e
perprotezione, a cura di N. N.. Porta-
comaro AT
Borsa: Maria Auslllatrlce, Senti Sa-
lesiani, In memoria di Regis Piervit-
torio, a cure di Aagls Francesco,
Vercelli
Borsa: Marta Ausiliatrice, S . Gio-
vanni Bosco, pregate per noi e per
la pace nel mondo e proteggeteci, a
cura dì P.G e.e.
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco. rlngranzlando e invo-
cando ancora protezione, e cura di
B.A., Alice Castello ve
Borsa: Merla Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani, per protezione avuta e invo-
candone ancora, a cura dì Giotto Lu-
cia, Torino
Borsa: Maria Aualllatrlce, Santi Sa-
lesiani, per grazia ricevuta, a cura di
N.N., S. Giusto Can
Borsa: Maria Auslllatrlce, per gra-
zia ricevuta, a cura di Allfredl Edoar-
do TO
Borea: Maria Auslllatrlce, Don Bo•
sco, Sr. Eusebia, In ringraziamento
e chiedendo lavoro e protezione sul-
la famiglia, a cura di N.N Torino
Borsa: Marta Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, salvate l'eK
al/levo e la sua famfglla dal pericolo,
a cura di N.N ,
Borea: Merla Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ,1 battesi-
mo del nipotino, a cura dl N.N.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Cinti Nella. Amelia TA
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In rtngrazlamento e
per Impetrare grazie, a cure di Mo-
schetto Maria, Patagonia CT
Borsa: S. Giovanni Bosco e S. Do-
menico Savio, pergrazia ricevuta, a
cura di Mura Vittorie. Lecce
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa•
lesianl. per grazia ricevuta, a cura d1
Jole Saba, Asti
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio. in ringrazia-
mento e per protezione, a cura di
Ferrando Eliana, Montoggio GE

4.10 Page 40

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Luciano Proverbio
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