Bollettino_Salesiano_199110


Bollettino_Salesiano_199110

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2 · 1 OTTOBRE 1991
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Ca~0lla post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Teresio Bosco - Paolo
del Vaglio - Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante
Giordano - Antonio Mélida - Gaetano Nanetti - Maurizio
Nicita - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Sil vano Stracca.
Impaginazione : Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa : ILTE -Torino
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali . Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfonso Alfano) - Via Marsala 42 - 00185 Ro-
ma - Tel. (06) 44.50 .185 .
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 19 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Cecoslovacchia (i n slovacco) - Centro America
(in Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia
- Ecuador - Filippine - Francia - Germania - Giappone
- India (in inglese , malayalarn , tamil e telugù) - Irlanda
e Gran Bretagna - Italia - Jugoslavia (in croato e in slo-
ve no) - Korèa del Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta
- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia - Por-
togallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Uruguay
- Venezuela - Zaire .
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei lim iti
del possibile .
Cambio di indirizzo: comu nicare anche l'indirizzo vec -
chio.
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL TEMPO
Condividire il sogno missionario
di Don Bosco
di Don Egidio Viganò
10 EST EUROPEO
La fragile federazione delle repubbliche
jugoslave
di .Umberto De Vanna
14 ANNIVERSARI
A Zaragoza i giovani si preparano alla vita
di Fernando Ria Garcfa
16 PROFILI
Giulio Bedeschi: il peso della storia
di Giuseppina Cudemo
19 DOSSIER MISSIONARIO
Uno scenario andino per una nuova
frontiera missionaria
di Ubaldo Chueca
Missione andina, queste le nuove sfide
di José Luis Garcfa
Uomini creativi per un progetto
ambizioso
di Antonio Mélida
30 PASTORALE GIOVANILE
Una vita per i giovani
di Graziella Curti
34 XXV GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI
SOCIALI
L'antenna è il loro campanile
di Menico Corrente
38 SUOR EUSEBIA PALOMINO
La piccola mendicante di Dio
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Lettere, 4 - Attualità Salesiane, 5 - Padre e
maestro dei giovani , 13 - Problemi Educativi, 27
_Come Don Bosco , 29 - Libri , 33 - La Buona
Notte , 37 - I Nostri Morti , 41 - I Nostri Santi, 42
Solidarietà, 43
1 Ottobre 1991
Anno 115
Numero 14
In copertina:
dedichiamo
Il «dossier
missionario»
alla nuova
frontiera andina
(pagg. 19-26)

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;:=:=:=:=~ =-----S11i-sentieri-----== ===--1o~_OBR_1E9-913-
========================de -=Tempo1-====================
Don Egidio Viganò
Condividire il sogno missionario
di Don Bosco
La fede è un'energia storica in espansione. Le mis-
sioni ne sono l'espressione più viva. L'enciclica «Re-
demptoris missio» fa di esse un tema centrale per tutti
i fedeli. La Famiglia Salesiana si ispira al cuore mis-
sionario di Don Bosco, nel quale divampa questa
fiamma. Fin dal 1848 Michelino Rua, che fu poi suo
successore, lo udiva trattare con ardore questo. tema.
E Don Albera, suo secondo successore, scrisse che «le
missioni furono sempre l'aspirazione più ardente del
suo cuore; egli ne parlava continuamente a noi suoi
primi figli».
Sappiamo che, alla conclusione del periodo di for-
mazione pastorale nel Convitto di S. Francesco di As-
sisi a Torino (1844), Don Bosco, novello prete, pensò
di entrare tra gli Oblati di Maria Vergine che aprivano
le missioni nel Vietnam. Don Cafasso, sua guida spiri-
tuale, lo bloccò. Fu sempre lettore assiduo degli An-
nali della Propagazione della Fede. Scrutava spesso
con ansia apostolica le carte geografiche pensando ai
popoli bisognosi di Vangelo.
\\
Quando poté finalmente, nel 1875, inviare i suoi fi -
gli nelle missioni (che considerò la più grande impresa
della sua famiglia!) il suo cuore esultò: «D'allora in
poi - scrisse Don Albera - le missioni furono il cuo-
re del cuor suo e parve vivesse più soltanto per esse».
Sognò i suoi figli al Sud e all'Oriente, proprio come
oggi viene indicando ancora l'enciclica di Giovanni
Paolo II.
I cinque grandi sogni «missionari» che egli ebbe dal
1872 al 1886 hanno tracciato con l'anticipo di molti
decenni - fatto forse unico nella storia - le linee di
percorso sulle quali si sono incamminati poi i suoi
missionari e le sue missioni. Il tempo trascorso dalla
prima spedizione del 1875 ad oggi ne dimostra la va-
stità di realizzazione.
In numerosi viaggi intercontinentali, io stesso ne ho
potuto verificare la portata. L'ho constatato in Ame-
rica Latina, in Africa e Madagascar, in Asia (Giappo-
ne e Korea, Filippine e Indonesia, India, Birmania,
Thailandia, Vietnam), e in Australia e Oceania (Pa-
puasia, isole Samoa). Questa realtà viva delle missioni
libera da tanti pericoli: da quelli dell'imborghesimen-
to, della superficialità spirituale, del relativismo reli-
gioso e del pernicioso genericismo che emargina l'ori-
ginalità del proprio carisma. Esse fanno sperimentare
la verità di quanto afferma il Papa: «Rinnovano la
Chiesa, rinvigoriscono la fede, l'identità cristiana,
danno nuovo entusiasmo e nuove motivazioni«; sono
la miglior risposta all'immensa sfida dell'odierna
svolta epocale - mai vista finora nei secoli per la sua
vastità profondità e celerità-; ricordano a tutti «l'at-
tività primaria della Chiesa, essenziale e mai con-
clusa».
Le missioni di Don Bosco furono sempre sostenute,
fin dai primi tempi, dalla corresponsabilità della coo-
perazirure di-molti. Domandiamoci se anche noi con-
corriamo oggi CÒn là preghiera, con la collaborazione,
con gli aiuti, con l'interesse e la cura delle vocazioni
«ad gentes». È attraverso un'autentica dimensione
missionaria di ogni credente che il Signore prepara
una nuova primavera della fede.
Siamo chiamati a sentirci un po' tutti missionari.
Siamolo, dunque!

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4 - 1 OTTOBRE 1991
~=========]!nere
«Vi scrivo per chiedervi un
e dirigevo il gruppo dei giova-
grosso servizio. Sono un exal-
ni cooperatori. La malattia
lievo argentino dell'ispettoria
mi ha allontanato dagli impe-
della Patagonia. Ora vivo a
gni e ha creato diffidenza at-
Cittadella e ho scoperto che
torno a me, anche perché mi
qui ci sono diversi exallievi ar-
sono dato al bere, credendo di
gentini. So che ce ne sono tan-
trovarvi forza . Ora sto meglio
ti altri in ogni parte d'Italia.
e non bevo più: mi bastano
Vi chiedo di pubblicare il mio
poche medicine e la buona vo-
annuncio, con il mio indiriz-
zo, perché credo che sarebbe
molto bello incontrarci e co-
noscerci. Magari qualcuno
potrà ritrovare un compagno
di classe o di "patio". In ogni
ffi G'NUE5SMt o
~ /NHAN~trvrro \\...,
lontà. Ho offerto le mie sof-
ferenze per il bene dei giovani
e dei poveri» .
Lettera firmata,
Cagliari
caso prometto a tutti di ri-
spondere» .
L'ASCOLTO l>8lLA
«Nel BS del mese di giugno
Roberto J. Zanio/o, PRRoL/:J 1>1 PIO
c'è la lettera di Annunziata
Via San Giovanni, 4/4,
Carciola, che non, vuole ·più
35013 Cittadella (Pd)
)J
ricevere la rivista perché ha
Fax (049) 597.12.24
cambiato religione. Io vorrei
dirle: che male c'è a leggere
«Ho due figlie di 15 e 16
anni, che frequentano un isti-
tuto aziendale femminile.
Purtroppo, nonostante l' edu-
cazione inculcata sin da pic- ma festa, quando Don Bosco
cole e la buona volontà che fu proclamato santo. Quando
manifestano nello studio, con 'ritornò gli vidi lacrime di
alcuni professori non serve a commozione e di gioia per
niente. Vorrei pregare questi e aver vissuto un momento
tutti i professori di essere più straordinariamente affasci-
benevoli con i loro allievi e nante».
più corretti nel fare il loro me-
Livio Nargi,
stiere di insegnanti e di educa- Castelvetere sul Calore (A v)
tori».
sta paga la sua quota per i ser-
vizi sociali, tra i quali vi è la
scuola. Ma questa è andata a
beneficio di tutti, tranne che
per mio figlio . Alla vigilia del-
l'Europa senza frontiere l'Ita-
lia si presenta praticamente
unica nella discriminazione
tra gli allievi delle scuole. Ho
speso bene i miei soldi, ma
quanto si fa di bene in questo
mondo? Non ti fa piacere sa-
pere che in quest'epoca di
sfrenato consumismo c'è chi
rinuncia al benessere per dedi-
carsi ai più deboli? Il BS dà
buone notizie e incoraggia.
Del resto credo che chiunque
faccia del bene, a qualunque
religione appartenga, contri-
buisce alla venuta del Regno
di Dio».
Mirella Ca/via,
Sassari
Lettera firmata
Siracusa
«Ho letto con particolare
piacere l'articolo "con il Ri-
sorto sulla Via Lucis" (cf
BS/ maggio '91). È stato per
me un messaggio di fede e di
«Ho speso una discreta nessuno mi toglie la convin-
somma per sostenere mio fi- zione che lo stato mi abbia de-
glio nell'Istituto Tecnico dei fraudato!».
salesiani di Bra; di questo non
Fausto Gioe/li,
mi sono mai pentito, perché
Bra (To)
mio figlio ha bene corrisposto
ed è maturato sia dal punto di «Sono un cooperatore sale-
vista professionale, sia uma.-siano-ctrel passàto attraverso
Sono arrivate in redazione
varie lettere che manifestano
sorpresa per la scelta della si-
gnora Annunziata. Segnalia-
mo tra le altre quelle di Giu-
seppe Martini di Torino («Mi
piacerebbe sapere qual è la
speranza: un messaggio pro- no. Soldi spesi bene, dunque. varie traversie a causa di un nuova religione che le insegna
prio corrispondente alle più vi era giusto? Lo stato di- esaurimento nervoso che tut- a reagire con questo rifiu-
nuove esigenze di sti no- chfara che gli allievi delle tora mi tormenta, anche se to.. .») e di Luciana Andenna
--------strn p1. eggo il BS fin da scuole non statali hanno gli molto meno. Maria Ausilia- di Roma («Preghiamo Maria
bambino, da quando mio pa- stessi diritti di quelli delle trice e Don Bosco mi stanno Ausiliatrice per lei, perché al
dre lo riceveva, ancor prima scuole statali . Ma questi non aiutando e confido sempre nel di là di dottrine e religioni,
della canonizzazione di Don pagano la scuola. Da buon Dio delle misericordie e delle possa trovare nell'unica vera
Bosco. Mio padre andò a Ro- cittadino ho accettato che lo consolazioni. Ero un tempo sorgente di Amore la sua rea-
ma a godersi quella grandissi- stato prelevasse dalla mia bu- molto attivo nel mio Oratorio lizzazione»).

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;=======--AttuaUtà-==-~~ ~-=--10~_oaR_E199_1-5
~====::::::::::=::~alesiane
SCUOLA CATTOLICA
I SALESIANI SCRIVONO
Al VESCOVI ITALIANI
Dal 20 al 23 novembre si terrà a Roma per iniziativa
della Conferenza Episcopale Italiana un convegno sul
tema: La presenza della Scuola Cattolica in Italia. Gli
allievi delle scuole cattoliche in Italia rappresentano
circa 1'80/o della popolazione scolastica totale (nell 'an•
no '90-91 sono stati esattamente 759.641 ). Secondo il
Censis, salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice sono al
primo posto tra le congregazioni scolastiche e gesti-
scono 195 scuole con quasi 60.000 allievi.
Nel dicembre del 1990, mons. Rizzo, direttore dell'Uf·
ficio Nazionale Scuola della CEI , concludeva alla Do-
mus Mariae di Roma un incontro sulla realtà e i proble-
mi della scuola cattolica italiana con questi interrogati-
vi : «Quale conto fa la Chiesa italiana della Scuola Cat-
tolica? Come intende considerarla e integrarla nella
sua intenzionalità pastorale? In che misura è disposta
ad assumersene il carico, anche gestionale?». Il con-
vegno CEI sarà quindi senza dubbio un'occasione pri-
vilegiata per aprire un discorso pastorale decisivo sul-
la scuola cattolica.
Don Giovanni Fedrigotti e suor Bianca Maria Bianchi,
presidenti delle rispettive conferenze degli ispettori e
delle ispettrici d'Italia, hanno voluto rendersi presenti
al convegno con un documento ufficiale, che è già per
se stesso un fatto nuovo, essendo frutto di un cammi-
no di convergenza tra salesiani e Figlie di Maria Ausi-
liatrice anche nel settore della scuola. Il documento è
indirizzato al presidente della CEI, card. Camillo Ruini
e al segretario generale mons. Dionigi Tettamanzi.
Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice confermano in
questo documento la scelta di dedicarsi ai giovani dei
ceti popolari. «Questo ci sembra il nostro primo appor-
to di figlie e figli di Don Bosco, e una risposta concreta
agli orientamenti attuali della Chiesa in Italia».
L'impegno si precisa quindi nella dichiarazione delle
proprie scelte culturali. La scuola cattolica salesiana
vuole offrire ai giovani un tipo di cultura intesa come
servizio alla crescita globale della persona. Una cu ltu-
ra che guardi «con pari dignità» al mondo del lavoro e
affermi il pieno riconoscimento dei valori maschili e
femminil i. Una scuola che apra infine alla solidarietà
sociale.
Il processo educativo nelle scuole cattoliche diventa
spazio privilegiato anche per l'educazione alla fede:
una fede che nasce all'interno del procésso formativo.
«Nella scuola la fede viene testimoniata, la cultura vie-
ne evangelizzata, si scopre la dimensione religiosa co-
me aspetto profondo della realtà, si offre l'opportunità
di fare esperienza di Chiesa».
Tra i problemi più scottanti il documento presenta
quelli della parità e dell'autonomia. Essi sono «espres-
sione di un 'autentica democrazia, perché eliminano il
privilegio, perseguono l'uguaglianza e la pari dignità
delle scuole e concretizzano i principi di sussidiarità e
complementarità, tipici di un moderno rapporto tra sta-
to e società civile». Tutto questo nel quadro delle solu-
zioni già adottate dai paesi aderenti alla CEE.
Altro problema di grande attualità è quello dell'«urgen-
za di prowedimenti legislativi sul prolungamento del-
l 'obbligo scolastico che garantisca l 'attenzione alla di-
versificata domanda educativa dei giovani e delle loro
famiglie». Si tratta in concreto di permettere ai giovani
di poter adempiere l'obbligo scolastico anche attraver-
so un corso professionale che li abiliti presto a un lavo-
ro qualificato. «L'esperienza salesiana nei centri pro-
fessionali e nelle scuole sperimentali», sottolinea il do-
cumento, «si rivela una risposta adeguata alla doman-
da dei giovani e delle loro famiglie, e costituisce un pa-
trimonio utile di-confronto nel sistema formativo esco-
lastico italiano» .
Infine vengono segnalate le difficoltà economico-
finanziarie della scuola cattolica e i problemi del calo
demografi co e della diminuzione del persomile religio-
so" che costringono numerose scuole alla chiusura,
speci1:nlei -centri minori. «Questo rischia di privare la
società e le famiglie di una reale libertà di scelta nell'e-
ducazione o di privilegiare i ceti più abbienti» .
Nel quadro delle proposte operative don Fedrigotti e - - - -
suor Bianchi si augurano che nasca un osservacorio
permanente della condizione della scuola cattolica.
Esso potrebbe controllare la professionalità docente e
assicurare la qualità degli interventi educativi.

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=- 6-_1orr_oa_RE19-91----===~-Attualltà'-----== = = == = ~
============-=8alesiane~=======~========~
SAN MARINO
Nuova presenza
Salesiana
La venuta del Rettor
Maggiore a San Marino
nell'anno centenario di
Don Bosco e la promessa di
inviare i salesiani in quella
Repubblica, ha messo in
moto il comitato, formato
anche da molti exallivi, che
in poco tempo è riuscito a
superare tutti gli ostacoli.
E ora i salesiani sono
tornati a San Marino. Nel
giugno scorso, quando il
vescovo di Rimini e San
Marino-Montefeltro
inaugurava la nuova chiesa
erano presenti anche
l'ispettore don Galbusera e
don Giuseppe Guzzonato,
primo direttore della nuova
opera. L'opera sorge al
centro di una numerosa
popolazione che si è andata
aggregando fuori dalle mura
in questi ultimi anni, e
diventerà un punto di
riferimento fisico e ideale
per l'intera comunità.
ITALIA
Arte e fiori per il
centenario di
Cannara
Il 13 ottobre 1991 saranno
ricordati i cento anni
dell'arrivo delle prime tre
Figlie di Maria Ausiliatrice
dal Piemonte alla scuola
· materna di Cannara
I?_er-t1-gia}.,-- ., ., o anni
intere generazioni sono
cresciute nel clima del
sistema preventivo di
Don Bosco e occupano oggi
un posto nella Chiesa e nella
società. In onore delle suore
Infiorata per le strade di Cannara (Perugia).
il 24 maggio le strade sono
state infiorate: tappeti di
fiori hanno raccontato la
storia di Don Bosco e la sua
predilezione per i giovani e i
più poveri_
ITALIA
La stoffa del
campione
È un salesiano laico,
insegnante nella scuola
professionale di Torino-
Rebaudengo. Il signor
Annibale Gurini ha una
predisposizione per la corsa
e dirige la podistica PGS-
Reba (una trentina di podisti
e tanti altri simpatizzanti).
Finora è stata assidua la sua
partecipazione alla Torino-
St. Vincent, alla 100 km
della Brianza e ultimamente
alla Firenze-Faenza,
ottenendo ottimi
Annibale Gurini.
piazzamenti_ Il signor
Annibale testimonia in
questo modo, con tanta
freschezza di vita, la gioia di
«correre con i ragazzi» nello
spirito di Don Bosco.

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----------~-
1 OTTOBRE 1991- 7
Barcellona. I giovani
atleti ricevuti dalle
autorità cittadine. Sotto,
pallavolo femminile
(foto Monton -
Barcellona).
SPAGNA
A Barcellona i
giochi giovanili
europei
Mille giovani delle
Polisportive Giovanili
Salesiane hanno partecipato
al secondo incontro europeo
dei Giochi Internazionali
della Gioventù. Le nazioni
rappresentate sono state:
Andorra, Egitto, Spagna,
Francia, Italia, Libano,
Polonia, Portogallo e
Jugoslavia. Di particolare
significato la presenza dei
giovani dell'Est europeo.
Come quelli tenutosi a
Malta lo scorso anno, i
Giochi di Barcellona hanno
avuto lo scopo di orientare i
giovani a entrare in una
nuova cultura
sovranazionale.
La premiazione ha avuto
luogo nel Velodromo di
Horta.
I giovani sportivi, ricevuti
dalle autorità cittadine di
Barcellona e Badalona,
hanno avuto l'opportunità
di incontrarsi con giovani di
culture diverse e di
conoscere da vicino la città
dove si terranno nel '92 le
gare olimpiche. Il Rettor
Maggiore ha inviato un suo
messaggio ai giovani: «La
chiamata che vi invita a
incontrarvi è quella
sportiva», egli dice, «ma
con questa conosco bene il
vostro desiderio di estendere
e approfondire i valori
cristiani che vi distinguono
com€-.giovani partecipanti al
Movimento Giovanile
Salesiano. Avete contratto
nuove amicizie e lo sport vi
è servito come linguaggio
comune e idioma di
relazioni e fraternità».
L'arrivederci è ai prossimi
giochi europei che si
terranno a Genova nel '92.
ITALIA
A Santeramo tre
giorni sull'educazione
Le associazioni della
Famiglia Salesiani di
Santeramo in Colle (Bari)
hanno organizzato una «Tre
giorni sull'educazione», per
solennizzare i 25 anni di
fondazione dell'opera.
Relatori sono stati
don Juan Vecchi, Vicario
generale (nella foto) e il
prof. Baldassarre,
dell'Università di Bari.
La tre giorni, che è stata
presieduta da don Pasquale
Liberatore, quale primo
direttore dell'opera, è stata
preparata da un'indagine
socio-religiosa sugli
adolescenti di Santeramo
condotta da Vito Orlando,
direttore del Centro
Pedagogico di Bari.
Santeramo (Bari). La conferenza di don Vecchi
(qui con don Liberatore).

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8 - 1 OTTOBRE 1991
INDIA
Una nuova
parrocchia in
Trupura
Mariamnagar è una
parrocchia nuova affidata ai
salesiani nello stato indiano
di Trupura. È un'area
missionaria feconda, anche
se sono pochissimi finora i
cristiani. Ma si nota tra le
tribù un interesse crescente
per il cristianesimo. La foto
riprende l'indiano
padre Giuseppe con un
gruppo di nuovi cristiani.
Mariamnagar (India). Tre salesiani lavorano oggi tra
questi nuovi cristiani.
ITALIA
A Nizza festeggiato
don Celi
La Stampa, il più
importante quotidiano
piemontese, gli ha dedicato
un articolo: don Giuseppe
Celi ricorda i 50 anni di
servizio alle giovani
generazioni di Nizza.
Il salesiano, che è ormai un
pezzo di storia della città, è
arrivato a Nizza nel 1941.
E oggi, con i suoi 83 anni
suonati, sorride schivo, ma
la memoria è buona.
«Avevo la passione per la
musica e mettemmo insieme
una banda che arrivò ad
avere 85 elementi. Era
richiestissima per tutte le
manifestazioni civili e
religiose». Tra questi gi an1
suonatori vi era a
Urne
, ·«sfollato» a
i---------Nizza a causa della guerra.
«Era un ragazzo sveglio» ,
ricorda don Celi, «e aveva
passione per la musica».
Fu lo stesso Don Bosco ad
acquistare il terreno dove
Nizza Monferrato (Asl i .
Do_n.-Oeli e la sua banda giovanile
(con l'asterisco, il futuro scrittore Umberto Eco)
nel 1907 nacque l'oratorio.
Sotto la direzione di
don Celi divenne un centro
di attività sociali e
ricreative.
«Mattone su mattone
abbiamo creato quanto si
vede ora», dice don Celi,
indicando i campi e il
teatro.
ITALIA
Casa Emmaus per
l'accoglienza
In una piovosa serata
autunnale, Omar, un
giovane di Casablanca,
bussa alla porta della
parrocchia Don Bosco di
Belluno. I sacerdoti stanno
preparando il progetto per
l'Avvento di Fraternità sul
tema: «Lo straniero è mio
fratello». Il passaggio di
Omar è visto come un segno
del Signore e gli si trova un
posto provvisorio nella
stanza della S. Vincenzo.
Poi, in collaborazione con la
Caritas diocesana, si decide
di ristrutturare una casetta
per la prima accoglienza agli
emarginati e agli immigrati.
La comunità parrocchiale
risponde positivamente e
nasce la Casa Emmaus: una
decina di posti letto, un
luogo per cuocere qualcosa,
un punto di riferimento per
mettersi alla ricerca di un
lavoro e di una vera casa.
L'iniziativa, un gesto
concreto in nome
dell'accoglienza, è ora
gestita da un gruppo di
volontari.
GERMANIA
A don Kusterer il
Premio Denno
Il «Miinchener Merkur» ha
scritto che l'Associazione
della Gioventù Cattolica
Tedesca di Monaco
quest'anno ha assegnato il
Premio Benno al salesiano
don Ernst Kusterer.
La cerimonia si è svolta
presso il centro studentesco
di Fiirstenried. Il Premio

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----------sll-
; , = = = = = -- == -·-A.ttualità,--== = == -1-o~_BRE_1~1- 9~
':::::::::=============================:.._8alesiane~ ====================
Benno è il riconoscimento
dato ai più qualificati
promotori di attività a
favore della gioventù.
Il premio è senza dubbio
anche un riconoscimento
alla «salesianità» di don
Ernst!
ITALIA
Basket in carrozzella
A Sassari nella piccola e
simpatica struttura sportiva
del Latte Dolce, si è svolta
la manifestazione «basket in
carrozzella». Oltre 300
persone hanno assistito con
entusiasmo all'incontro che
ha visto di fronte due
squadre formate da atleti
disabili. Per questi giovani
chiamati a vivere con grosse
difficoltà è stato un bel
modo di stare insieme e di
divertirsi.
Sassari. Amichevole
di basket in carrozzella
(foto Juvenilia).
ITALIA
La consulta
mondiale dei
cooperatori
Composta di 13 membri, di
cui 10 laici, si è conclusa a
Roma la consulta mondiale
dei Cooperatori. Ciascuno
dei rappresentanti degli oltre
52.000 cooperatori associati,
ha dato relazione della
propria regione, mettendo a
fuoco problemi e -
prospettive. Si è dato
prevalenza al momento
formativo, in modo
particolare per i più giovani .
Ma altri problemi sono
emersi, strutturali ed
economici, oltre a quelli
della comunicazione: e le
difficoltà di collegamento e
delle lingue nelle regioni
troppo vaste. La consulta ha
approvato tra l'altro la
risoluzione di dar vita a una
rivista che affianchi il
Bollettino Salesiano per i
temi specifici della
spiritualità laicale e della
vita associativa.
Salesianum (Roma). La consulta dei cooperatori
con il Rettor Maggiore.
ITALIA
(:k.,1,11 1111 11.......
Sl:HllTI l!l llrl H IN1m 111
\\'111 \\ ' I
EPISTOLARIO
lmroduzionc , tcsli c1itid e note
u , ·,u,, J j
\\ '1~ u111c 1uimo
CI IU.S·I W !
IAS IHl~I A
L'EPISTOLARIO DI
DON BOSCO IN EDIZIONE
CRITICA INTEGRALE
Esce in questi giorni il primo volume dell'epistolario di
Don Bosco (1835-1863), nell'edizione critica curata da
Francesco Motto. «Le lettere di Don Bosco sono gli
scritti-deve- il S_amo appare _più personale e sciolto»,
dice l'Autore. «L' epistolario viene offerto in edizione
integrale, privo di qualunque intervento correttivo. La
completezza dei testi, la presentazio e dei personaggi~
e l'illustrazione delle situazioni politiche·, · sociali,
religiose e educative fanno dell'epistolario una miniera
di informazioni di prima-mano per la comprensione di
Don Bosco e del suo ambiente». Il volume può essere
prenotato presso la LAS, piazza Ateneo Salesiano, 1 -
00139 Roma.

1.10 Page 10

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10 - I OTTOBRE 1991
EST EUROPEO
LA FRAGILE FEDERAZIONE
DELLE REPUBBLICHE
JUGOSLAVE
di Umberto De Vanna
Sulla crisi jugoslava
raccogliamo il punto
di vista dei salesiani.
Comunque si evolvano
i fatti, sarà difficile
risanare tutte le ferite
del passato e raggiungere
l'unità politica
La crisi era nell'aria. E
c'è chi dice che un documento se-
greto america~10 sull'imminenza di
una guerra civile in Jugoslavia era
stato da tempo inviato all'Occiden-
Croazia. Una fase della lotta
te. Ma la sconfitta dei comunisti al-
armata. Al centro, manifestazione
le elezioni dell'aprile di un anno fa
patriottica a Zagabria.
aveva scosso la federazione. La Slo-
venia si era quasi subito proclamata
indipendente, seguita pochi mesi
dopo dalla Croazia e, recentemente
dalla Macedonia. Nel maggio scor-
so i primi scontri tra le forze nazio-
naliste serbe e croate, con decine di
morti. E poi l'intervento dell'eserci-
to governativo.
Da anni le tensioni si erano fatte
I nazionalisti serbi accusano i cat-
tolici di soffiare sul fuoco . Croazia
e Slovenia infatti sono nazioni a
prevalenza cattolica e hanno una
più florida situazione economica.
In realtà i vescovi sloveni e il prima-
te della Croazia mentre hanno fatto
acute: processo ai dissidenti, pugno a~pello all'Oc,:;-~A~e · H~ i c?no--
di ferro nei confronti dei nazionali- ___ sc1mento della hberta e per Il ntor-
ta sti, frizioni tra le sei r bblfc e. E no della pace, hanno anche lanciato
un sistema COJI! ·, in difficoltà, un appello alla pacificazione, chie-
on7astiaeconomia decotta, l'au- dendo al popolo di rinunciare alla
togestione delle fabbriche che non violenza e di essere aperti al dialo-
funzionava più, una burocrazia go. E all'appello si erano espressi in
sempre più soffocante, il ruolo del forma congiunta sin dall'inizio an-
partito contestato. E i movimenti che i rappresentanti della Chiesa or-
dell'Est che accendevano gli animi. todossa.
lz sapore della libertà
«Non è una guerra civile», ci dice
don Marko Pranjic, direttore del
Centro Catechistico di Zagabria in
Croazia. «È una guerra fatta dall'e-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - --
- --
-
- - - ~-
sercito jugoslavo, composto per la
maggioranza da comunisti e da na-
zionalisti serbi. In Serbia i comuni-
sti sono riusciti a conservare il pote-
re nascondendosi dietro gli interessi
nazionali». E il vicario ispettoriale
di Lubiana, don Tone Ciglar: «Oggi
desideriamo quello che desiderano
tutti: che alla nostra nazione sia ri-
conosciuta la sua identità». «I po-
poli jugoslavi (Croati e Sloveni, ma
allo stesso modo anche Bosnia, Er-
zegovina e Macedonia) non deside-
rano altro che poter decidere libera-
mente con quale sistema politico
e sociale vivere», aggiunge don
Pranjic.
L'ispettore di Lubiana don Stani-
Foto Don Bosco danas
o;:d
/, ,
? ..
menti, e ascoltiamo la radio e la TV
per conoscere la situazione del mo-
mento. Non ci è possibile svolgere
qualsiasi lavoro educativo e pasto-
rale. Fino ad oggi non abbiamo nes-
suna vittima tra i salesiani. Molti
però vivono in uno stato d'animo
estremamente teso».
La presenza salesiana in
Jugoslavia
La Jugoslavia salesiana attual-
mente ha due ispettorie, quella di
Lubiana, in Slovenia, con presenze
in Voivodina, nel Kossovo e in Ser-
1 OTTOBRE 1991 - 11
bia, e l'ispettoria di Zagabria, in
Croazia. Le Figlie di Maria Ausilia-
trice sono presenti in Slovenia: sono
una cinquantina e hanno nove
opere.
L'ispettoria di Lubiana ha quin-
dici opere e 155 salesiani. «Dopo la
guerra nel 1945 siamo stati costretti
ad abbandonare la nostra missione
tra i giovani e ci siamo dedicati al-
i'apostolato parrocchiale», dice
don Ciglar. «Oggi amministriamo
40 parrocchie. La vita delle parroc-
chie ci ha messo in contatto diretto
con il popolo e con la gioventù. Le
principali parrocchie hanno dato vi-
ta a centri giovanili con varie attivi-
tà: cori di ragazzi (almeno 700 gio-
vani), piccolo clero (la rivista Mini-
strant esce in 7.000 copie), scuola
per operatori pastorali (per tutta la
Slovenia), oratori festivi, gli scout.
Abbiamo un centro catechistico che
pubblica le Letture Cattoliche e pre-
para testi di religione e materiale di-
dattico catechistico. Organizziamo
esercizi spirituali vocazionali (per
1000 giovani ogni anno) . Esiste il
Bollettino Salesiano, in 8.000 copie
e esce quattro volte all'anno.
«In meno di un secolo la Slovenia
è passata attraverso i regimi più op-
posti. Dopo la prima guerra mon-
diale è passata dall'Impero Austro-
Ungarico al Regno di Jugoslavia;
nel '45 si è costituito il regime co-
munista di T ito. Ora siamo alle pre-
se con una repubblica libera e indi-
pendente».
L'ispettoria di Zagabria ha oggi un
centinaio di salesiani, 8 opere e
slav Hocevar scriveva il giorno in
cui Lubiana subiva un attacco ae-
reo: «La nostra patria, e quindi la
nostra ispettoria, si trova al centro
di una mischia, di una vera guerra.
Cerchiamo riparo nei rifugi antiae-
rei per difenderci dai bombarda-

2.2 Page 12

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12 - J OTTOBRE 1991
una dozzina di presenze pastorali.
«Per 50 anni ci hanno umiliati, per-
seguitati, ci hanno costretti a lascia-
re il paese, ci hanno preso le opere»,
dice don Pranjic. «E nonostante
tutto l'ispettoria si è organizzata e
oggi siamo tra le ispettorie che ha il
maggior numero di salesiani giova-
ni. Questa guerra interna ha blocca-
to, speriamo momentaneamente,
un cammino molto positivo. Ulti-
mamente infatti il clima era cambia-
to completamente. La Chiesa è sti-
mata e si è visto che ci si aspetta
molto da lei nel campo etico e in
quello dell'onestà civile. Lo stato ci
ha chiesto di riportare la religione
nelle scuole. Vuole che la Chiesa
apra scuole, internati, centri giova-
nili, radio, TV. Alcuni sacerdoti so-
no diventati consultori dei ministe-
ri. Ci sono state restituite le case che
erano state nazionalizzate, ci hanno
spinto a lavorare per i giovani, han-
no accolto e finanziato i nostri pro-
getti educativi».
Tra l'indifferenza
dell'Europa occidentale
La Jugoslavia è sempre stata nel
cuore della congregazione salesiana
anche negli anni più duri. Più di 90
salesiani sloveni sono partiti per le
missioni. Alcuni di loro sono stati
dei pionieri, come mons. Josef Ke-
rec in Cina, Andrej Majcen in Viet-
nam, Josko Kramar tra i papua in
Nuova Guinea, Pavel Bernik e Lud-
vik Zabret in India, Ernest Saksida
in Brasile. Durante il governo co-
munista i salesiani hanno avuto dei
martiri, hanno conosciuto il carcere
più duro e la distruzione delle ope-
re. «In nessun modo possiamo di-
menticare i cinquant'anni del siste-
ma totalitario che ancora persiste in
diverse strutture sociali e politiche»,
dice don Ciglar. E don Pranjic: «I
salesiani nel nostro paese sono abi-
tuati a soffrire. Anc~uest'tilfima
prova che è la gu.ert'a non ci scorag-
:er-à. ma1s iamo passati fino in
fondo per ogni tipo di esperienza.
Ciò che ci stupisce è che l'occidente
democratico rimanga bloccato e
cerchi delle scuse per non lasciarsi
coinvolgere. Quando un esercito
r
Presso il Centro Catechistico di Zagabria è -sorta la Lega
dei giornalisti cattolici jugoslavi. (foto Don Bosco danas)
ammazza, si tratta di salvare delle
vite umane e sostenere i diritti fon-
damentali dell'uomo . Qui non si
tratta di interferire nelle questioni
di un'altra nazione: si tratta di di-
fendere la libertà di interi popoli
che dopo cinquant' anni hanno avu-
to la possibilità di darsi liberamente
un governo. L'Europa ha forse
paura che il nostro modello oltre-
Il Bollettino Salesiano di Slovenia
e di Croazia .
passi i nostri confini. Ma se anche
fosse? Anche i popoli russi hanno il
diritto di decidere liberamente. Non
è il caso di conservare a qualsiasi
prezzo certi regimi. Del resto o pri-
mo o poi finiranno . Ed è meglio che
cadano prima. Noi comunque or-
mai abbiamo pagato il nostro obolo
e non abbiamo paura di' pagarlo an-
cora fino all'ultimo centesimo».
Anche l'ispettore di Lubiana con-
clude la sua lettera agli ispettori eu-
ropei dicendo: «Quale sarà il nostro
futuro? Tutto dipende dalla consi-
derazione che la nostra situazione
avrà negli organismi internazio-
nali».
Ma l'Occidente finora non si è
detto disponibile, anzi appare diso-
rientato all'ipotesi di trovarsi nel
cuore dell'Europa un gruppetto di
stati ostili fra loro.
Per vari decenni l'Europa ha
guardato con grande simpatia alla
Jugoslavia, giudicandola a ragione
un paese coraggioso e intelligente.
Per questo molti confidano che le
vicende in quel paese abbiano rapi-
damente una evoluzione positiva.
Oggi più che mai è interesse di tutti
che la Jugoslavia, come del resto
tutti i paesi dell'Est, escano al più
presto dai loro problemi sociali, po-
litici e economici per diventare degli
stati economicamente stabili, demo-
cratici e liberi.
Umberto De Vanna

2.3 Page 13

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- - - -- - - ----#1-
~================Paare e maeslr,_'(J_______....:::::::::-..::::::::::::-1_orro__RaE_1_991_-13
dei-giovani
di Antonio Martinelli
AMOREVOLEZZA:
~EDUCAZIONE È COSA DEL CUORE
Alcuni termini hanno una storia
fortunata e superano brillantemente
l'esame del tempo, che non riesce a
consumare la loro ricchezza espressi-
va. Amorevolezza spesso ha indicato
tutto il sistema preventivo e l'espe-
rienza educativa religiosa di Don
Bosco. L'amorevolezza non è una
virtù, ma un complesso di atteggia-
menti interiori e di relazioni che si
condensano nella dolcezza, carità e
speranza.
Don Bosco alla vigilia della sua
ordinazione presbiterale, nel maggio
del I841, formulò il seguente propo-
sito: «La carità e la dolcezza di San
Francesco di Sales mi guidino in
ogni cosa».
Possiamo affermare che conclude
cosi il suo viaggio interiore e spiri-
tuale. La ragione è in funzione del
cuore. La religione è a fondamento
del cuore. L'amorevolezza è il prin-
cipio del sistema educativo: «L'edu-
cazione è cosa di cuore».
L'AMOREVOLEZZA
NELL'EDUCATORE
Nell'adulto educatore l'amorevo-
lezza è amore-carità. Non è semplice
amore umano né sola carità sopran-
naturale . È una vera disponibilità
per i giovani, simpatia profonda e
capacità di dialogo. Amare e sempre
spostare il baricentro della vita per-
sonale oltre se stesso e oltre il pro-
prio orizzonte è camminare verso
l'altro. È accogliere l'altro nella pro-
pria esperienza. È gesto di amicizia.
E gesto di paternità-maternità. L'e-
ducatore diventa, dice Giovanni
Paolo II, «padre, maestro e amico».
L'amorevolezza, nel pensiero di
Don Bosco, si veste sempre della di-
mensione educativa, è amore educa-
tivo. Parla il linguaggio della perso-
na amata e cerca espressioni com-
prensibili, senza spiegazioni verbali .
«I giovani non siano solo amati, ma
che essi conoscano di essere amati».
«Chi sa di essere amato, ama. E chi
L'amorevqlezza è gesto di
amicizia. E gesto di paternità.
L'educatore diventa padre,
maestro e amico. -
è amato ottiene tutto, specialmente
dai giovani».
Non c'è educatore nello stile di
Don Bosco, se manca l'orientamen-
to evangelico del buon pastore che
dà la vita per le sue pecorelle, del se-
me che muore per portare frutti.
L'educatore è persona totalmente
dedita al bene degli educandi, pron-
ta ad affrontare sacrifici e fatiche
nell'adempiere alla sua missione.
L'AMOREVOLEZZA
NEL GIOVANE
Il volto giovanile dell'amorevolez-
za salesiana è dato dalla gioia di vi-
vere. Questa gioia fa la grandezza
del sistema preventivo. Lo espone
però a continui riduzionismi che fal-
sano l'intuizione di Don Bosco. «Va
almeno ricordato l'ampio spazio e
dignità dati dal Santo al momento
ricreativo, allo sport, alla musica, al
teatro o - come egli amava dire -
al cortile» (luvenum Patris).
La gioia di vivere è il risultato del-
la soddisfazione del cuore, della fi-
ducia ritrovata nelle proprie possibi-
lità, della speranza di realizzare il
progetto di vita. L'amorevolezza as-
sume, perciò, dimensioni universali,
cioè è una strada che porta a tutti i
giovani, offre la possibilità di rivol-
gersi a ciascuno parlando la sua lin-
gua, che è quella del cuore. Sono im-
mediatamente superate tutte le bar-
riere, comprese le barriere religiose.
Giovanni Paolo II nella Juvenum
Patris esprime tutto ciò in maniera
efficace: «Anche oggi, pur in un mu-
tato contesto culturale e con giovani
di religione anche non cristiana,
questa caratteristica costituisce una
fra le tante istanze valide e originali
della pedagogia di Don Bosco».
«Qui con voi mi trovo bene; è pro-
-
prio la mia vita stare con voi» non è
solo una parola significativa sulla
bocca di Don Bosco. Rappresenta
anche lo stato d'animo dei giovani,
accolti dall'amorevolezza del Padre.

2.4 Page 14

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A ZARAGOZA I GIOVANI
SI PREPARANO ALLA VITA
L'opera di Zaragoza è primo direttore, bastò a far nascere
una delle tante che nacquero nel- un fiorente c r-arerio;frequerffiITTrda
l'immediato dopoguerra in ~ _ un migliaio di ragazzi provenienti
sviluppandosi lenta9Jmike-rra mille dalla periferia di Zaragoza. Come
difficoltà. L~ SJ,!!MITigini sono molto per Don Bosco, quella baracca servì
- --sn· nr·r1r :a quelle dell'oratorio di Don da chiesa, da sala-giochi e da teatro.
Bosco a Torino. I primi salesiani A centinaia i ragazzotti ogni dome-
non possedevano che un grosso pra- nica veniva fatto il catechismo, se-
to , un ampio spazio nei dintorni guito dal teatrino, che faceva tanto
della città, senza casa, né scuola, né amicizia e suscitava un mondo di ri-
chiesa. Una baracca costruita dal sate, dal momento che a recitare
erano i ragazzi stessi e talvolta an-
che i loro salesiani.
Intanto il progetto salesiano si fa-
ceva strada. Sorsero i primi bene-
fattori, mentre si diffondevano il
nome di Don Bosco e di Maria Au-
siliatrice. La prima scuola nacque
nel 1944; più tardi furono costruiti
i laboratori.
Lo sviluppo definitivo si ebbe ne-
gli anni sessanta e gradatamente. si

2.5 Page 15

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! - - - - - -- - - ~ -
Zaragoza: il grande campo di atletica; i laboratori
scolastici; sotto, gruppi del tempo libero.
1 OTTOBRE 1991 - 15
trasformò nell'opera attuale: una
scuola dalle grandi dimensioni, con
più di duemila allievi, ricca di attivi-
tà e di specializzazioni che le hanno
fatto conquistare un posto di pre-
stigio, unanimemente riconosciuto.
La scuola professionale presenta
specializzazioni in meccanica, auto-
mobilistica, elettrotecnica, elettro-
nica, telecomunicazioni, informati-
ca di gestione. L'opera ha conserva-
to le caratteristiche popolari e socia-
li dei primi tempi e accoglie di pre-
ferenza i giovani della periferia di
Zaragoza.
Un migliaio di operai passano
ogni anno nelle stesse aule e labora-
tori per fare corsi di riciclaggio e ag-
giornamento.
La «Bolsa de Trabajo» (una spe-
cie di ufficio di collocamento giova-
nile) ha il compito di facilitare il pri-
mo impiego agli allievi che finisco-
no gli studi, e nessuno di loro sicu-
ramente farà l'esperienza della di-
soccupazione giovanile.
Naturalmente l'opera dà spazio
ai vari interessi giovanili. Più di cin-
quecento giovani fanno parte di va-
ri _gruppi del tempo libero. E ogni
giorno le magnifiche piste sportive
del collegio pullulano di ragazzi e
giovani.
---
Dopo cinquant'anni·i ragazzi so-
no ancora lì, dove i loro genitori e
nonni (gli antichi oratoriani) corre-
vano tra nubi di polvere e pozzan-
ghere di fango.
Fernando Ria Garcia

2.6 Page 16

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16 - 1 OTTOBRE 1991
PROFILI
G1uL10 BEDESCHI:
IL PESO
DELLA
STORIA
di Giuseppina Cudemo
L'autore di "Centomila
gavette di ghiaccio"
è exallievo del
Don Bosco di Verona.
Scrisse il suo best-seller
sulla tragedia della
campagna di Russia
per aiutare. gli italiani
a non dimenticare.
Al suo funerale, in una
fredda mattina dello scorso dicem-
bre, a Verona, accanto ai picchetti
d'onore ed alle personalità politiche
e militari, c'erano centinaia di alpi-
ni venuti da tutt'ltalia ed altrettanti
lettori, che avevano amato il suo
«100.000 gavette di ghiaccio», un
bellissimo romanzo-verità sulla
Campagna di Russia. A quel ro-
manzo il medico Giulio ,Bede. schi
doveva la sua fama, trent anm fa.
Una singolare storia di scritt~
la sua_ Dopo ben q~ei-temativi
andati a vuot(h.Bedeschi si era pre-
_ -1:i-tffi:t-atu-acfUgo Mursia, con il suo
ponderoso fascicolo sotto il brac-
cio, convinto che la gente non vole-
va dimenticare come invece sostene-
vano i quindici editori che gli aveva-
no rifiutato la pubblicazione. Lui
Giulio Bedeschi. 100.000 gavette di ghiaccio, un grande successo
editoriale-rieecrcf1 umamfa. (Foto- Archivio SEI).
--
non era un medico con ambizioni
letterarie. Portava infatti dentro di
il peso di una bruciante esperien-
za di guerra, quella dei 229 milaita-
liani dell'8" Armata: alpini, fanti,
bersaglieri, artiglieri, perduti nelle
steppe tra il Don e il Donez, in mar-
eia per centinaia di chilometri, verso
la Siberia o l'Asia Centrale. Molti di
loro erano rimasti sepolti nella neve.
Gente a cui Bedeschi nel suo roman-
zo aveva dato un nome e un volto.
Ugo Mursia dunque accettò quel
manoscritto, a patto che fosse sfo!-

2.7 Page 17

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- - - - - - -- ---5'1-
tito. Bedeschi, inflessibile nella sua
gentilezza, disse di no. Ma accettò
di pubblicarne la prima parte e, se le
cose fossero andate bene, di dare
poi alle stampe la seconda. Scelse
di chiudere il primo romanzo,
«100.000 gavette di ghiaccio» ap-
punto, con il ritorno degli alpini in
Italia dal fronte russo. Erano poveri
uomini laceri e sporchi che la cecità
delle autorità locali voleva rimanes-
sero chiusi nei carri ferroviari: «Che
alpini e non alpini. Ma non vi vede-
te? Vi accorgete sì o no che fate
schifo?». Così, su questa testimo-
nianza di vergognosa indifferenza
di fronte al dramma dei reduci, si
chiude il romanzo.
Quando «100.000 gavette di
ghiaccio» uscì, ebbe una sorte sin-
golare: se ne vendettero milioni di
copie e le edizioni si susseguirono.
Ci si rese conto, così, che la gente
non voleva dimenticare e che il ri-
cordo di quella guer.ra, con le sue
mille storie di umana sofferenza,
era nel cuore di tutti. In quel ro-
manzo non c'era niente di commer-
ciale, ma con straordinaria forza
narrativa vi si raccontava una vicen-
da densa di dolore, attese, speranze,
nella quale il lettore si ritrovava. Fu
un successo straordinario di pubbli-
co, non così di critica. Solo ora gli
addetti ai lavori hanno capito i pre-
gi anche letterari di quell'opera.
Come spesso accade, è il lettore al
quale il libro e diretto, che ne coglie
per primo la validità, specie se esso
non gli rimane estraneo, ma gli en-
tra nel cuore, risvegliando echi, ri-
cordi, emozioni. Un libro, quello di
Bedeschi, intriso di verità, di vita.
E anche se i pregi letterari oggi gli
sono stati giustamente riconosciuti,
il suo valore è altrove, perché il me-
dico scampato alla Campagna di
Russia non aveva voluto fare della
letteratura. Aveva solo voluto dare
voce e volto a chi era rimasto lag-
giù, sepolto nella neve. Aveva volu-
to dire il suo no alla guerra, che co-
munque vada, è sempre una sconfit-
ta per la povera gente, come dice
Brecht.
Quando uscì la seconda parte del-
la storia, con il titolo «II peso dello
zaino», Bedeschi ne puntualizzò
l'unità narrativa con il primo ro-
manzo, ma anche le differenze. En-
trambi sono inquadrati nel tempo
della guerra, ma descrivono due
condizioni antitetiche: il primo in-
fatti, personaggio per personaggio,
mette in luce l'uomo che deve obbe-
dire per disciplina militare agli ordi-
ni provenienti dall'alto, ma che
opera consapevolmente per salvare
nel proprio intimo la solidarietà con
gli altri uomini, anche quando è so-
spinto nelle situazioni più violente e
sconvolgenti. «Il peso dello zaino»,
al contrario, descrive la sofferenza e
la lotta che gli stessi uomini affron-
tano, nella stessa guerra, quando a
distanza di pochi mesi rimangono
all'improvviso senza ordini e senza
superiori Comandi, abbandonati a
se stessi, ma ugualmente impegnati
a non farsi travolgere dal crollo ge-
nerale. Lo stesso Bedeschi ha scrit-
to, nel presentare questo suo libro:
«Esso non è soltanto un'opera di
narrativa... Questo libro affonda le
sue radici nella verità di vite d'uo-
mini realmente vissute, e da queste
trae direttamente forza di richiamo
e d'appello per chi voglia ascoltarne
le voçi».
Dopo l'uscita dei due libri arriva-
rono a Bedeschi migliaia di lettere,
nelle quali la gente gli chiedeva di
continuare: erano i reduci, che si
erano salvati dopo le lunghe, alluci-
nanti marce nella neve ed erano le
famiglie, che avevano perso i loro
cari. Molti alpini scrivevano a Bede-
schi i loro ricordi. E lo scrittore, che
così avrebbe avuto materia per altri
romanzi, scelse umilmente la veste
del cronista. Nacque così «Nicola-
jewka c'ero anch'io». Nicolajewka
era un luogo emblematico, una cit-
tadina della steppa, dove gli alpini
avevano affrontato i combattimenti
più drammatici.
E ancora la gente continuò a scri-
vere: perché parlare solo della Rus-
sia? Perché non ricordare ~nche la
Grecia, la Jugoslavia, l'Africa? E
poi giungevano lettere di chi non
aveva combattuto, ma aveva soffer-
to la. prigionia. E ·ancoralettere--dei-
familiari rimasti a casa, che aveva-
no vissuto la tragedia della fame,
della paura dei bombardamenti,
dell'angoscia per i propri cari al
fronte, insieme alla paura di non ri-
vederli mai più. «C'ero anch'io»,
questa serie di esperienze dal vivo,
rimane una fonte preziosa di docu-
mentazione per il futuro, per chi
LIB E
1 OTTOBRE 1991 17
Dr1
IN
PRINCIPIO
La Bibbia in audiovisivo
«La Bibbia in audiovisivo» fa una
lettura della Storia Sacra «per perso-
naggi» ,' funzionale ai ragazzi, che so-
no sensibili ai valori vissuti da grandi
figure umane nella loro storia con-
creta.
Ciascun programma: Filmina 13.500.
Diapositive 33.000. Cassetta 8.000.
Recitiamo il Vangelo
di FAUSTO SCIPIONI
Pagine 52. Lire 2.500
Il Vangelo può essere annunciato,
letto, meditato. E può anche essere
recitato, come dimostrano le molte-
plici esperienze di questi ultimi anni.
Ne è ottimo esempio questo fascico-
letto di Fausto Scipioni in cui sono
offerti, riscritti in forma di copioni
per lavori teatrali, cinque famosi pas-
si evangelici: la guarigione dell'inde-
moniato, il buon samaritano (ovve-
ro : fatti e non parole), il figliol prodi-
go, il cireneo e la risurrezione di
Gesù .
Presso le librerie cattoliche
o direttamente aila:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091
c/c Postale 8128

2.8 Page 18

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18 - 1 OTTOBRE 1991
L'EX ALLIEVO GIULIO BEDESCHI
Giulio Bedeschi usci dal Don Bosco di Verona a 15 anni nel 1930 con
la licenza ginnasiale e conservò nel suo anir,o per tutta la vita le riso-
nanze di quanto aveva vissuto e ricevuto. E quanto lui stesso scrive
in una lettera che indirizzò al suo antico insegnante Don Ernesto Tom-
ba: «Sono trascorsi parecchi anni dalla mia permanenza a Verona nel
Don Bosco: eppure oggi con ben altra consapevolezza, e più il tempo
è passato, mi sono reso conto che il vostro colloquio, iniziato sui ban-
chi della scuola, non cessava mai. La vostra parola, giunta nell'anima
mia negli ·anni della mia adolescenza, ha edificato la struttura del mio
spirito. Posso affermare che la semente ha dato qualche frutto: io sono
ancora, a tutt'oggi, nel solco tracciato da Don Bosco. Appena mi sarà
possibile, io verrò a Verona ad abbracciarla, a rivedere il mio antico
Istituto. Ritroverà qualcosa del ragazzo di allora. Scrivo non per un
senso generico di gratitudine ai miei Insegnanti di Ginnasio: tacerei
ancora, come ho taciuto per molti anni. Scrivo invece con vera felicità
e piena partecipazione d'animo, perché da molti anni ho il bisogno di
dire ai miei antichi maestri che nella mia anima ho sentito infinite volte
la loro voce, specie quando la vita mi faceva cercare disperatamente
un'ancora».
non vorrà dimenticare, ma sapere,
capire. Perché altre guerre non si
facciano . Oggi, dopo l'esperienza
amara della guerra del Golfo, parla-
re in questi termini non è retorica.
Sembra che la logica del _profitto e
del potere voglia soffocare le espe-
rienze brucianti di · questa umana
follia. Ma la guerra è veramente e
sempre la tragica follia di pochi ed
è la sconfitta di tutti, vincitori e
vinti.
Mario Rigoni Stero, altro sensibi-
le evocatore di esperienze di guer-
ra, nel ricordare Bedeschi, scrive:
«Laggiù con noi, pieno di entusia-
smo per questa patria e di grande
ammirazione per gli alpini, c'era un
giovane ufficiale medico di origine
borghese, cresciuto nella famiglia e
nella scuola con i falsi ideali che al-
lora ci insegnavano». Si riferisce al-
la falsa convinzione che il fascismo
fosse matrice di vittoria. «Il giovane
medico Giulio Bedeschi del Terzo
Artiglieria Alpina della Julia, aveva
Foto Archivio SEI
raggiunto il reparto in Grecia dopo
la conclusione della Campagna e
credeva che dal Caucaso, come era
stato detto, ci si sarebbe incontrati
con le armate vincitrici che veniva-
no dal Nord Africa. Ma i capi di al-
lora ci dispersero a tenere una linea
indifendibile nella steppa, l'Armata
Rossa e l'inverno ci distrussero». Il
giovane medico si prodigava tra i
feriti, con pochi mezzi ed una carica
inesauribile di pietà e di umanità.
Poi con gli altri della Tridentina e
con il resto del corpo d'armata alpi-
no, uscì dall'accerchiamento. E al
suo ritorno non poté tacere.
Oggi sembra che tanti morti sui
fronti e nei campi di concentramen-
to tedeschi, in Cambogia e .nel Viet-
nam siano stati inutili. Perché sulla
terra si continua a combattere e a
morire. Eppure non possiamo far
tacere la speranza, che l'uomo fi-
nalmente si riconosca fratello del
suo simile. E mi sembra questa la
speranza espressa dalla poesia di
Nazim Hikmet (Turchia, 1902-
1963):
«Nasceranno da noi
uomini migliori (...)
Senza paura
e senza troppo riflettere
i nostri nipoti
si daranno la mano
e rimirando
le stelle del cielo
diranno:
"Com'è bella la vita"».
Bedeschi era nato a Vicenza nel
1915 e aveva studiato a Bologna,
dove si era laureato in Medicina.
Aveva vissuto la terribile esperienza
della II Guerra mondiale e soprat-
tutto della ritirata di Russia, duran-
te la quale, dal Dicembre del 1942 al
Gennaio del 1943, a 40° sotto zero,
tra il Don e il villaggio di Bolsetroi-
kojo, morirono 84.830 soldati e
3060 ufficiali. Bedeschi, di ritorno
dalla guerra, scrisse il suo libro a 30
anni, nell ' inverno tra il 1945 e il
1946. «Avevo l'animo invaso da
una montagna di ricordi brucianti
- ha annotato lo scrittore, ricor-
dando quegli anni dell ' immediato
dopoguerra - mentre intorno a me
la gente si affannava a rifarsi la vi-
ta». Lo scrittore è morto il 27 di-
cembre, a Verona.
Giuseppina Coderno

2.9 Page 19

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DOSSIER
MISSIONARIO
s8
1 OTTOBRE 1991 19
UNO SCENARIO ANDINO
PER UNA NUOVA FRONTIERA
MISSIONARIA
di Ubaldo Chueca
«La missione andina
è una nuova frontiera
della Congregazione»
(Don Viganò)
Nella zona a oriente del sud del
Perù il fiume Vilcanota si getta sem7
pre rumoroso dalle cime innevate
della Cordigliera delle Ande, a par-
tire dai ghiacciai dove nasce, e nel
discendere attraversa una valle in-
cantevole e fertile, che gli antichi
peruani, gli Incas, chiamarono
«Valle Sagrado».
A 2900 metri si incontra nella val-
le la città di Calca, e addentrandosi
per il labirinto di strade e sentieri, e
attraversando le zone alte più di Calca comprende molte piccole valli
4000 metri si arriva agli altri tre pae- che si estendono per 120 km fino ad
si che segnano il territorio della mis- arrivare al distretto di Yanatile con
sione sa1esiana di Valle Sagrado: il suo centro di Quebrada Ronda.
Quebrada Honda, Amparaes e La- Quasi parallela alla valle di Lares si
res. Tra questi quattro punti geo- stende la valle di Yavero, con una
grafici ci sono cinquemila chilome- longitudine di circa 300 km, che
tri quadrati con più di quaranta mi- non ha altro mezzo di comunicazio-
la abitanti, affidati alle cure dei ne che le strade battute, in molte
missionari salesiani, che nell'ultimo circostanze impercorribili a causa
capitolo ispettoriale sL sono impe- della _eigggia e dei torrenti.
gnati a rinnovare ia ìoro presenza - Tra i 3000 metri e i 5000 della vi-
nella zona, come una «nuova fron- .cina cordigliera vi è la zona alta di
tiera» di servizio missionario ai Valle Sagraao : il suo clima è fr_edd .
Quechuas.
e secco e perfino ~ :-iqle nelle zone
A Calca si arriva dal Cusco in più alte. Si tratta di alte montagne e
un'ora abbondante di strada attra- profondi strapiombi dove scorrono
verso un saliscendi a serpentina che torrenti e mille piccoli rivoli che
porta alla valle. La provincia di vanno a ingrossare i fiumi Lares,

2.10 Page 20

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-DOSSIER MISSIONAR/0----- - - - - - - - - - -1
20 - 1 OTTOBRE 1991
l'influsso delle nuove usanze, quelle
della società dei consumi, soprattut-
pER ù
to attraverso i giovani che sono co-
stretti a emigrare, almeno per qual-
~~~~~ada
e Monte Salvado
che tempo, ai centri cittadini per
studiare o per trovare un lavoro più
redditizio.
Ayacucho
e Lares
e calca
Cusco
Con i Quechuas, parte della po-
polazione è formata di meticci e di
«mistis».
I meticci sono prevalenti soprat-
tutto nei centri semiurbani di Calca,
Quebrada Honda, Yucay, ecc. e si
OCEANO PACIFICO
dedicano all'agricoltura e al piccolo
commercio. Sono in fase di crescita
nella posizione sociale e occupano
posti di rilievo negli impieghi pub-
blici e professionali: medici, inse-
gnanti, nella polizia. Vestono da
cittadini e parlano il quechua e lo
spagnolo. Sono coloro che più rapi-
Amparaes e Vilcanota, che scorro-
no in basso.
In .questo imponente scenario vi-
vono decine di piccole comunità in-
digene, collegate tra loro soltanto
da poveri sentieri: gente paziente e
laboriosa, dedicata alla pastorizia e
a quelle coltivazioni che più rendo-
no da queste parti: la patata, l'ollu-
co, la quinua e il tarwi. Sulle mon-
tagne poi vivono insieme ai greggi
di pecore, e a quelli utilissimi di la-
ma e di alpaca.
Attraversando da Calca le valli di
Lares e Amparaes si arriva, se lo
tanti dei centri parlano anche lo
spagnolo.
Nonostante il peso dei secoli e
delle difficoltà ambientali, hanno
conservato abbastanza bene molti
tratti della loro cultura e sono impe-
gnati a conservare i valori propri
che li hanno segnati durante i secoli:
una profonda religiosità e una viva
sensibilità sociale con un culto sacro
della solidarietà e dell'ospitalità.
Come accade a tutti i popoli che
vengono a contatto con le nuove
culture, anche i Quechuas sentono
damente e costantemente stanno as-
similando la cultura moderna, quel-
la che i mezzi di comunicazione of-
frono loro ogni giorno.
I «mistis», termine molto usato
nella zona, è un gruppo sociale che
occupa posizioni di preminenza, ed
è poco ben visto dal resto della po-
polazione: è formato da bianchi,
meticci e alcuni indigeni istruiti e di
alcune categorie tradizionali. Essi si
definiscono «persone notabili» e
nella loro maniera di presentarsi e
di agire dimostrano più di un atteg-
giamento razzista e gesti di prepo-
permettono le pioggie torrenziali
che a volte fanno sparire la strada,
all'estremo nord della zona, a Que-
Amparaes. Missionari e collaboratori laici visitano la comunità.
brada Honda, che è il centro popo-
lato più importante. Qui il clima si
fa più caldo e permette la coltiva-
zione del caffè, del cacao, della
frutta tropicale e... della coca. At-
torno al fiume Yavero e ai suoi nu-
merosi affluenti ci sono molte pic-
cole comunità di indigeni, composte
per lo più di varie famiglie, dedicate
all'agricoltura e alla pastorizia, alle
quali si arriva soltanto a piedi o a
dorso di mulo_ o ~i _cav~Uo~o
ore e anche giorm ferr tl1 cam-
-
L - -iFK11tJUiloo dcleeIIla popolazione di que-
ste valli e montagne sono della raz-
za «quechua», e sono i discendenti
degli Incas. Quelli che vivono nelle
zone alte parlano soltanto la loro
lingua, il quechua, mentre gli abi-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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.--- - - - - - - - - - s / 1 -
1 OTTOBRE 1991 21
Valle Sagrado. Famiglia quechua.
tenza e discriminazione, cose che
fanno di loro un gruppo poco sim-
patico e, come dicevamo, abbastan-
za rifiutato dal resto della popola-
zione.
Dal punto di vista missionario,
meritano un'attenzione particolare i
giovani che lasciano la loro gente
per andare a studiare in centri dota-
ti di scuole, soprattutto di scuole su-
periori. Dalle loro scuolette popola-
ri devono andare a Calca, Quebra-
da Honda e Yucay per continuare a
studiare e alcuni arrivano fino a Cu-
sco per cominciare gli studi univer-
sitari, che generalmente non porta-
no a termine. Questo mondo stu-
dentesco, tanto lontano dalla loro
IL CAMPO DI LAVORO
DELLA NUOVA FRONTIERA
Nella provincia di Calca:
Distretto
Capitale
Abitanti
Superficie
Altitudine
Calca
Calca
13.600
311 kmq
2.928 m
Lares
Lares
5.861
527
2.800
Yanatile
Quebrada H.
14.045
3.080
1.124
totale
33.506
3.918 kmq
Tutta la provincia di Calca è di 4.414 kmq; il territorio della missione
ne comprende quindi 1'88,7%.
Si deve aggiungere a questa zona tutta la provincia di Ocobamba, di
841 kmq e 6.088 abitanti; e il territorio di Paucartambo e la Valle de
Lacco. Ciò significa che la missione deve occuparsi di circa 40.000
abitanti in un territorio di più di 5.000 kmq, con una densità di 8 abitanti
per chilometro quadrato. ·
cultura quechua e dal tipo di vita
campesina li sta marcando molto
negativamente: questi gio'vani, lon-
tani dalla loro famiglia, incontrano
con facilità la strada che porta al-
1'alcol e anche alla droga, entrano
attraverso il vizio e l'abbandono in
un ambiente nel quale predominano
i maschi, dove è facile incontrare
madri da sposare tra le studenti an-
cora adolescenti.
D'altra parte, i giovani che resta-
no nei loro paesi nella valle o nella
montagna si sentono sfruttati dagli
interessi e dalla necessità dei loro
genitori, che in qualche maniera li
tengono sottomessi e non sono in
grado di offrire un futuro con un
minimo di ottimismo e speranza. I ·
giovani si sentono inoltre fuori po-
sto nella società in cui vivono, che
non tiene conto di loro nel momen-
to delle decisioni e della organizza-
zione delia comunità: solo gli anzia-
ni hanno diritto di parola e di voto.
Multi sec0Ji pesano sulla vita di
queste popolazioni che hanno do--
vuto lottare e difenders oprat!Uctto
dagli elementi naturali, che li hanno
modellati a colpi di povertà e di av-
versità, di solitudine e di abban-
dono.
Ubaldo Chueca

3.2 Page 22

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-DOSSIER M I S S I O N A R / 0 - - - - - - - - - - - - - -,- ---j
22 - 1 OTTOBRE 1991
MISSlONE ANDINA,
QUESTE LE NUOVE SFIDE
di José Luis Garcfa*
«La missione andina è una nuova
frontiera della Congregazione», ri-
cordò il Rettor Maggiore Don Viga-
nò ai missionari riuniti a Cusco. Do-
po vari anni di lavoro in questa mis-
sione, che novità di frontiera può si-
gnificare per i salesiani l'attività mis-
sionaria in queste valli e montagne,
dimora da millenni dei Quechuas?
Questa antica frontiera missiona-
ria è nuova in quanto presenta ai sa-
lesiani e ai missionari del Perù alcu-
ne nuove sfide molto concrete nella
situazione attuale della zona.
1. Uno sforzo
di inculturazione
La nuova tappa missionaria di
Valle Sagrado ci sta chiedendo pri-
ma di tutto uno sforzo generoso e
deciso di inculturazione nella sua
doppia dimensione: assumere crea-
tivamente i valori della cultura an-
dina, come terreno dove germoglia-
no già i «semi della Parola»; e, in
secondo luogo, fare in modo che la
novità del Vangelo giunga e penetri
nella vita di questi popoli come una
voce di speranza e di fede, per esse-
re accettata con gioia come un valo-
re fondamentale che valorizza e illu-
mina tutti i valori tradizionali.
Non basta predicare il Vangelo e
fare il catechismo come già faccia-
mo; dobbiamo presentarlo nella lin-
gua che parla e capisce la gente,
adeguarlo alla loro mentalità, co-
municarlo in lingua quechua, con
gesti, riti e parole che sono del ioro
comunicare quotidiano . La nuo_y
frontiera ci chiede g.uésto s forzo di
avvicin""'"'~ ~,
l.------"'--Nia· e;::l,'la;; celebrazione dell'Eucare-
stia e dei s~cramenti alcuni riti che
compiamo sono lontani dal mondo
* missionario a Valle Sagrado
campesino andino perché si tratta di
una liturgia importata e ci accorgia-
mo bene che i nostri cristiani indige-
ni non sempre entrano in sintonia,
che quasi non reagiscono alle ceri-
monie che organizziamo per loro:
senza capire il significato dei gesti,
i riti diventano vuoti di significato,
senza riferimento alla loro vita, an-
che se indubbiamente percepiscono
il mistero della grazia; tutto ciò che
succede nella Chiesa per loro può
diventare noioso e viene accettato
da loro solo perché questo significa
essere cristiani.
È compito del missionario scopri-
re il mondo simbolico del popolo
andino, il linguaggio che esprime la
sua vita, i suoi stati d'animo, i suoi
problemi, il suo modo di pregare
Dio, i suoi riti e miti, per creare una
«liturgia campesina» piena di sapo-
re e di significato. Si tratta, per
esempio, di organizzare il nostro
anno liturgico tradizionale in rela-
zione al ciclo agrario, che per essi è
vitale, si tratta di rielaborare una
catechesi a partire dalla loro visione
del mondo.
Questo sforzo di inculturazione
chiede a noi, missionari di Calca, di
Quebrada Ronda, di Ampares, ecc.
di leggere la Bibbia, celebrare i sa-
cramenti e vivere la spiritualità del
Vangelo «in chiave andina». È la
sfida che ci lanciava mons. Luis
Dalle: «Avremo la vera carità, la
immaginazione, lo spirito di creati-
vità necessari per riuscire a scrivere
i nostri catechismi, le nostre omelie,
la nostra spiritualità, la nostra teo-
logia, nel contesto,g,elk.loro .creden-
ze chatnama, Apus, gli astri)?»
2. Una mentalità
e un progetto andino
Anche per i Quechuas e i popoli
andini si può dire che quando man-
ca un progetto comune, che unisca
e entusiasmi, la gente fa la sua stra-
da e finisce per perdere la propria
identità di popolo .
I missionari salesiani possono
aiutare questo popolo a formulare il
loro progetto storico, cristiano e so-
ciale se riusciremo a entrare prima
nella loro visione del mondo, con la
capacità di leggere il loro mondo e
le loro situazioni con gli occhi que-
chua. Il nostro popolo ha un pro-
getto storico, non sempre chiara-
mente formulato, che però si può
scoprire e leggere nella sua storia,
nella sua forma di organizzazione,
nel suo rapporto con la terra e con
la sua comunità, nelle sue espressio-
ni culturali e nelle sue lotte per resi-
stere alla morte e alla sopravvi-
venza.
Spesso uno sciocco criterio di
modernità (consumo, sviluppo, de-
mocrazia, ecc.) ha finito per inde-
bolire o addirittura far scomparire
istituzioni andine come il «ayllu»,
la «minka», i «varayoc»... ; i cam-
pesini sono stati privati della loro
terra, della loro cultura, della loro
libertà e si è alterata la loro pacifica
e efficace organizzazione sociale.

3.3 Page 23

▲back to top
f----------s/1-
una morte che li raggiunga prima
del tempo.
I missionari salesiani di questa
zona non si sono proposti di inven-
tare un progetto nuovo per imporlo
ai nostri cristiani indigeni, ma di ac-
compagnarli per illuminare con la
luce del Vangelo il loro progetto
storico «di resistenza», senza cadere
nella disperazione o nella violenza.
Siccome noi ci sentiamo parte del
popolo, abbiamo la convinzione
che stiamo lavorando per il loro be-
ne e per il nostro: e soprattutto,
guardiamo queste donne, questi uo-
mini e giovani non solo a partire
dalle loro carenze, ma in modo par-
ticolare dalle loro potenzialità e va-
lori, come a soggetti e protagonisti
del loro futuro. Nella nostra missio-
ne di evangelizzazione ci sforziamo
perché riescano a raggiungere que-
sta pienezza di vita secondo i1 pro-
getto di Dio, rispettando e coltivan-
A sinistra, Quebrada Honda:
promozione della donna. Sotto,
piantagione di caffé e lavori per la
conduttura dell'acqua.
(Amparaes).
1 OTTOBRE 1991 23
tiche, molte volte faticose e lente, ai
problemi della zona:
- la morte prematura dei bambini
(area della salute);
- la morte progressiva della terra
(area della produzione agro-pasto-
rizia);
- la morte che deriva dall'aumen-
to progressivo del costo della vita
(area della commercializzazione);
- la morte lenta e sottile della cul-
tura e la organizzazione comunale
(area dell'organizzazione).
3. Organizzazione
Non so se ce la faremo, però per
noi missionari che dividiamo la vita
con gli indigeni di questa zona andi-
na, per lo più Quechuas, la organiz-
zazione comunale soprattutto dei
campesini è una sfida: dare impulso
e rafforzare la sua organizzazione,
che per loro è principio di vita e
condizione di identità ci pare l'o-
biettivo principale del nostro pro-
getto di evangelizzazione, promuo-
vendo il risveglio delle coscienze,
Prima di questi attacchi alla loro
identità, i campesini hanno provato
a cercare un progetto di sopravvi-
venza e di difesa, un progetto che si
attacca alla vita che viene negata, in
una situazione tante volte di emer-
genza permanente per sfuggire a
do la loro identità culturale. E lo
facciamo come salesiani: evangeliz-
ziamo educando e educhiamo evan-
gelizzando, integrando Vangelo e
sviluppo-promozione umana.
Con l'aiuto di alcuni dei più pre-
parati stiamo cercando risposte pra-
- - promuòvendc; i lc-r ,,r ilori e poten-
ziando le loro risorse. ·
Attorno ai problemi comuni e al-
le necessità generali cresce anche
l'organizzazione intercomunale, che
è coridizione indispensabile per for-
mare un popolo rispettato e forte.

3.4 Page 24

▲back to top
-DOSSIER MISSIONARIO-
24 - 1 OTTOBRE 1991
Con essa si rafforza l'identità, sem-
pre minacciata dalla cultura impor-
tata e dominante, attraverso la pro-
posta di modelli di vita e progetti
estranei all'anima campesina.
Sono tante e frequenti le manife-
stazioni di ignoranza, e a volte di di-
sprezzo, verso gli indigeni da parte
delle culture moderne in tante parti
della terra: si vedono gli indi come
oggetto di studio, non sono visti co-
me soggetto di storia, come membri
di popoli ricchi di valori e di tradi-
zioni. Si dice che gli indi hanno un
folklore, non cultura; che sono at-
taccati alle superstizioni, non alla re-
ligione; che fanno artigianato, non
arte; che parlano lingue primitive,
non la lingua ufficiale; che lavorano
con strumenti antiquati e rudimenta-
li, non con le moderne tecnologie;
che vivono nel passato e non si pro-
gettano per il futuro; che spiegano la
vita con i miti, non con la scienza...
Ogni attacco alla identità degli in-
digeni ci spinge a potenziare l'orga-
nizzazione di questo popolo orgo-
glioso del suo passato e signore del
suo presente.
4. Protagonismo dei laici
UOMINI CREATIVI
PER UN PROGETTO
AMBIZIOSO
È segno di speranza la fioritura
nelle nostre parrocchie e comunità
quechuas di gruppi di laici, che stan-
no scoprendo la Chiesa «come luogo
di comunione e partecipazione».
Cresce il numero di laici che assu-
mono servizi, funzioni e ministeri.
Offrire ai nostri laici canali con-
creti di partecipazione e correspon-
sabilità, preparare catechisti del po-
sto, sono l'oggetto primario del no-
stro progetto missionario nella nuo-
va frontiera di Valle Sagrado, per-
ché essi vadano assumendo progres-
sivamente l'animazione cristiana
delle loro comunità nel servizio della
Parola, del culto e della carità, pun-
tando verso una Chiesa indigena,
dal volto andino, che dipenda sem-
pre meno dalla presenza di sacerdoti
venuti da lontano.
·
NlissioQe ~ - ;. - , .uova frontie-
- -=ra . Luogo privilegiato «di avampo-
sto» per realizzare il carisma salesia-
no? Lo sarà se risponderemo a que-
ste sfide con l'audacia di Don
Bosco.
José Luis Garcia
di Antonio Mélida
Ci incontriamo nella casa di Calca
godendo della ospitalità dei salesiani
di quella comunità e della presenza
di altri missionari della zona giunti
da Quebrada Honda e Monte Sa/va-
do per prendere parte a una giornata
di ritiro spirituale e di studio. Met-
tia,no davanti a loro un microfono e
chiediamo che ci spieghino che cosa
stanno facendo in quella parte sper-
duta della terra...
Non ci è possibile trasmettere inte-
ramente la ricchezza del contenuto
della conversazione con Alfonso,
José ~Rp[Jé,_Romt:in.. ., zé"tanto
~rrlJ la vibrazione missionaria che
si è creata: ma la si può immaginare
leggendo questa sintesi nella quale
presentiamo le scelte qualificanti
della missione di Valle Sagrado.
«La missione andina è nata con
lo scopo di dare risposta alle comu-
nità campesine dell'arcidiocesi di
Cusco. I salesiani già erano presenti
a Yucay, in una scuola agricola, e
poi attorno al 1978 nella parrocchia
di Calca. Poi hanno ricevuto una
dopo l'altra le parrocchie di Lares e
Amparaes.
Il centro più antico della missione
è Calca, dove vive e lavora una co-
munità salesiana di cinque confra-
telli. Il nostro lavoro, come si dice
oggi, è a 360 gradi: cerchiamo di fa-
vorire lo sviluppo, la promozione
materiale, umana e cristiana di que-
sti fratelli campesini e per essi la
congregazione salesiana sta realiz-
zando, insieme a un équipe di laici
della zona, un progetto concreto,
nel quale l'educazione e la forma-
zione dei giovani occupano un po-
sto molto importante.
Con questo progetto intendiamo
dare impulso alla evangelizzazione e
alla promozione e sviluppo comu-
nale nel settore della produzione, in

3.5 Page 25

▲back to top
Manifestazione ad Amparaes.
Sotto, il lavoro per i giovani:
allievi della scuola di
agro-pastorizia a Monte Salvado.
quelle dell'agropastorizia, nella sa-
nità, nella commercializzazione e
nelle infrastrutture. Il progetto pri-
vilegia soprattutto la catechesi, fat-
ta da catechisti del posto e un atteg-
giamento di vivo interesse per que-
sto popolo dimenticato ed emargi-
nato. Sono comunità campesine che
vivono non soltanto fuori dal mon-
do, ma abbandonati a se stessi: nes-
suno praticamente si prende cura di
questa gente al di fuori dei salesiani
con il loro progetto.
Per monti e valli
Uno dei nostri compiti primari è
la visita alle comunità sparse per
tutto quell'ampio territorio: andia-
mo di solito con un gruppetto di lai-
ci, composto di tecnici dell'agro-
pastorizia, infermieri e professori.
Le visite a queste comunità le fac-
ciamo a una scadenza di venti-
ventidue giorni al mese, da marzo a
dicembre. In gennaio e febbraio di-
venta praticamente impossibile a
causa delle grandi piogge, che quasi
cancellano non soltanto i sentieri di
montagna, ma anche le strade della
valle che si trovano presso fiumi e
torrenti.-
facciamo ciò che potremmo
definire un lavoro di base mediante
incontri di istruzione per produtto-
ri, agricoltori e allevatori, ai re-
sponsabili della salute. Organizzia-
mo varie assemblee con tutti i mem-
bri adulti e giovani di ogni comuni-
tà allo scopo di sentirci integrati e
più vicini a tutti i loro problemi e al-
la realtà vissuta e poter essere loro
di aiuto per superare le numerose
difficoltà che la loro vita presenta.
Dopo le visite, noi salesiani tor-
niamo alla comunità di Calca o
Quebrada Honda e i collaboratori
laici alle loro case e pensiamo ad or-
ganizzare la visita seguente.
Una volta che entriamo in una
zona di montagna, dobbiamo stare
almeno tre settimane perché le va-
rie comunità sono piuttosto lontane
l'una dall'altra e dobbiamo passare
da tutte: il tempo è sempre troppo
poco e sarebbero necessari un bel
po' di giorni per aiutare meglio ogni
comunità. Se potessimo raddoppia-
re il numero dei missionari di Calca
e Quebrada Honda, il nostro servi-
zio missionario potrebbe essere più
efficace e stabile.
Laici impegnati
In questo momento il gruppo che
opera da Calca è formato da dieci
persone: due salesiani, incaricati da
noi perché si occupino più diretta-
mente della evangelizzazione e del
coordinamento del lavoro di grup-
po, e otto laici.
Uno di loro, un professore, che è
un diacono, è il nostro traduttore-
interprete, quando c'è bisogno: è
colui che da più tempo si dedica a
questo lavoro - undici anni - ed è
la porta per poter entrare in questo
1 OTTOBRE 1991 - 25
meraviglioso popolo e in questo
paese, che per noi sono sconosciuti.
Due tecnici per l'agropastorizia,
due esperti in medicina, un tecnico
in costruzione civile e due responsa-
bili di tutto ciò che si riferisce alla
commercializzazione, portano al
gruppo e al suo lavoro l'efficacia
delle loro conoscenze e il calore
umano della loro amicizia.
I tecnici dell'agropastorizia con-
sigliano ed aiutano i campesini nelle
loro coltivazioni, per ciò che si rife-
risce alla salute del loro bestiame e
alla cura dell'allevamento minore.
Durante i due ultimi anni abbiamo
acquistato semi di patate di un certo
tipo per migliorare la produzione e,
quindi, il rendimento.
A livello della sanità, gli infer-
mieri stanno istruendo le madri per-
ché sfruttino meglio la medicina
tradizionale delle erbe, perché la
medicina chimica industrializzata in
molte occasioni è economicamente
inaccessibile per il campesino. Il
tecnico delle costruzioni civili sta
portando la canalizzazione dell'ac-
qua in diverse comunità, uscendo in
questo modo, poco alla volta da
una grande necessità e dando solu-
zione ad un grave problema igienico
nella vita di queste comunità, che
diventa anche causa di mortalità in-
fantile.
Il settore in cui stiamo operando
di più e nel quale più concentriamo
i nostri sforzi è quello della com-
mercializzazione: tutta questa zona
campesina ha la sua uscita naturale
geografica nel paese di Amparaes,
da dove alcune poche famiglie di
commercianti per tanti anni hanno
fatto i loro buoni affari sul sudore
del lavoro dei campesini. Noi abbia-
mo proposto di dare maggior valore

3.6 Page 26

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-DOSSIER M I S S I O N A R I O - - - - - - - - - - - - ------,
26 - 1 OTTOBRE 1991
commerciale alla loro fatica e ai lo-
ro prodotti. Si è acquistato un ca-
mion per il trasporto del loro rac-
colto e per abbassare il prezzo del
trasporto, e soprattutto per evitare
intermediari e in questo modo riu-
scire ad ottenere che la vendita ren-
da di più, dando maggior possibilità
di comprare ciò di cui hanno biso-
gno nella loro vita di ogni gior-
no: candele, zucchero, sale, pane,
stoffa_ ..
lavoro pastorale programmato, an-
che se semplice, non cominciamo a
lavorare negli altri settori: prima di
parlare di costruire un deposito di
acqua con la sua rete di distribuzio-
ne o di organizzare la commercializ-
zazione, parliamo della risposta ge-
nerosa che dobbiamo dare a Dio
manifestata nello sforzo di vivere i
valori evangelici della fraternità,
della dignità morale e del perdono.
Per questo organizziamo molte voi-
aspetti: il catechista è visto nella sua
comunità come una persona che ha
un'autorità, che è fondata soprat-
tutto sull'esempio che dà con il suo
modo di regolarsi davanti ai vari
problemi ed avvenimenti. Li ani-
miamo e prepariamo perché siano i
primi a collaborare generosamente
per il progresso della loro comuni-
tà, perché siano persone capaci di
una carica positiva per tutti.
Gli aiuti
vengono da lontano
Amparaes. Si prepara il materiale per la co,struzlone
della cooperativa (tambo).
Evangelizzare
''facendo del bene''
te all'anno alcune riunioni dei cate-
chisti di ciascuna comunità neJle
quali cerchiamo di istruirli progres-
sivamente: stanno con noi tre giorni
Sin dall'inizio abbiamo capito interi. Nel primo giorno trattiamo
con chiarezza che dovevamo man- un tema biblico per studiare le di-
dare avanti il nostro intervento in verse tappe della storia della salvez-
tutti questi settori per portare a so- za; il secondo giorno lo dedichiamo
luzione i problemi materiali di que- alla pastorale di uno dei sacramenti,
sti uomini e donne, di queste fami- insistendo soprattutto su quelli che
glie, della comunità indigena, per s0110 praticamente affidati ai cate-
parlare loro con coerenza di fede, di chisti er l ~epa1attone oelle fa-
carità e di speranza, di Dio e del S11u.- .~·,,11·g 1e e del popolo, come il Battesi-
Figlio Gesù, però sentiam anche mo. Nel terzo giorno trattiamo infi-
molto chi., r-: ::,.L
ostra re- ne un tema di attualità tratto dalla
onsabilità apostolica, l'impegno realtà sociale del nostro paese.
di far arrivare la Buona Novella con Con queste riunioni e questa for-
tutta la sua carica di salvezza nella mazione stiamo ottenendo che ogni
vita di questo popolo. Nelle comu- comunità possa fare riferimento ad
nità in cui non si organizzano stabil- una persona di una certa rilevanza e
mente i catechisti, dove non vi è un prestigio morale sotto tutti gli
Ci sembra giusto riconoscere qui
che possiamo realizzare tutto que-
sto lavoro grazie agli aiuti che rice-
viamo dalle organizzazioni cristiane
come la Misereor. Sono loro che ci
permettono di affrontare i costi del-
le opere sociali che facciamo, come
la canalizzazione dell'acqua o il mi-
glioramento dell'agropastorizia, e
di poter dare il piccolo stipendio per
questi nativi e collaboratori, che so-
no ,autentici missionari insieme a
noi. Siamo convinti che sia il Signo-
re che suscita questi collaboratori e
che non ci sia denaro che possa re-
tribuire adeguatamente questo loro
lavoro sacrificato.
Possiamo dire che oggi, grazie al
lavoro dei missionari salesiani che ci
hanno preceduti, si è andato for-
mando un gruppo di autentici mis-
sionari del posto imbevuti di moti-
vazioni cristiane e di spiritualità
evangelica, che lotta per il suo po-
polo al fine di elevare la loro gente
campesina, tante volte dimenticata
dalle autorità ufficiali.
La nostra Chiesa missionaria at-
traverso i suoi organismi e grazie al
lavoro del gruppo dei tecnici e dei
catechisti, sta portando la parola,
l'azione e la testimonianza della
speranza anche nelle estese parroc-
chie di Calca, Quebrada Honda e
Amparaes. È un lavoro che va
avanti attraverso strade faticose e
difficili, che si fanno sopportabili
perché così passa la carità cristiana.
Il nostro desiderio più profondo è
fare in modo che tutti gli abitanti di
questa grande regione vivano la lo-
ro dignità umana con la gioia di sa-
persi figli di Dio.
Antonio Mélida

3.7 Page 27

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-----------s/J-
1 OTTOBRE 1991 27
di Jean-François Meurs
IL DIARIO DI ANDREA
La bellezza è un linguaggio universale . Il fanciullo ne ha la porta spa-
lancata: è capace di ammirazione. L'animale non ammira. La bellezza
è apertura verso la trascendenza, perché porta alla cont~mplazione.
Cogliere la bellezza è una disposizione del nostro cuore. E grazie alla
contemplazione che ci trasformiamo, più che attraverso lo studio, lari-
flessione, l'ascesi e gli sforzi della nostra volontà. Ci manca la pedago-
gia della bellezza!
NON UCCIDIAMO LA BELLEZZA
Martedì 10 settembre
Ieri al self-service, sono entrate quattro ragazze abbi-
gliate in modo incredibile. Avevano una capigliatura a
sbuffi d'ogni colore, tenuti insieme con degli elastici. So-
no delle impiegate della ditta di fronte . Si sono sistemate
al tavolo vicino al mio. C'era con loro una bambinetta
di sette anni, e siccome la piccola non aveva interesse per
i loro discorsi di creme e lacche, ha preso dalla sua car-
tella un foglio e si è messa a disegnare. Dal mio tavolo
vedevo tutto: il disegno era pieno di bei colori e lei era
tutta presa da ciò che faceva. Tutta soddisfatta, ha volu-
to far vedere il suo disegno a quella che penso fosse sua
madre.
- Cos'è?
- Non lo vedi? È un uccello! Un pappagallo.
- Davvero?
Una delle quattro prende il disegno, finge di capire e
poi prende una matita rossa.
- Gli manca la cresta.
E giù! uno zig-zag e restituisce il disegno alla bambina
che si mette a piangere.
- E allora, cosa c' è che non va?
- Sembra una gallina, adesso!
Le quattro pollastrelle scoppiano a ridere, «Ma cosa
dici?! », e riprendono il loro parlottare, senza badare alla
bambina .

3.8 Page 28

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28 - 1 OTTOBRE 1991
Ci sono rimasto male. Mi è venuto in mente di quando anch'io ero picco-
lo. La maestra voleva che si disegnasse un vaso con delle giunchiglie «dal ve-
ro». Per me le giunchiglie sono tutte «dal vero», e io non capivo nemmeno
che cosa volesse dire. Vi erano quattro giunchiglie della stessa lunghezza
messe in un vaso troppo grande. Mi è sembrato sciocco. Allora io che sapevo
che cosa fosse un mazzo di fiori - mamma ne faceva dei bellissimi con quelli
che si trovano nei pendii - ci misi del mio e lo migliorai, poi andai a farlo
vedere.
Ma ci sono sette giunchiglie!
Sì, è più bello.. .
E tu hai già visto delle giunchiglie blu e gialle?
No, ma è un peccato; e poi così sta meglio con il vaso .. .
La maestra ha stracciato il mio disegno e non ho mai più avuto il coraggio
di disegnare.
«Dossier adolescenti»
I 16 libretti della collana affrontano
temi attinenti alla formazione umana
e cristiana degli adolescenti.
Eppure ci sono dei giorni in cui mi piacerebbe, ma non ce la faccio. Per
esempio, quando mi vedo di schiena, con la mano in quella della nonna, per
una strada dove lei va a raccogliere le erbe per le sue tisane!
Talvolta guardo la gente e non vedo che macchie di colore che si muovono.
È favoloso . Mi piacerebbe davvero conoscere fin dove arriva l'influsso dei
colori nella gente. Io mi sento a mio agio solo con il rosso. Divento più dina-
mico . A Giulia, la mia amica, la sorella di Bèppe, piacerebbe studiare dise-
gno ali'Accademia. Ma i suoi genitori dicono che è una perdita dì tempo,
perché è soltanto la matematica che serve. Giulia mi ha passato uno scritto
e ne ho copiata qualche frase:
«Io senza il disegno sarò soltanto la metà dì me stessa. Le matite e i pen-
nelli sono i miei amanti fedeli. Mi sento felice quando parto sui senti_e_n_· ____._
di carta, dove io bevo il rosso vivo, il r a-clet1cato, 1 verde fresco ».
Giulia mi ha regala
dei suoi disegni, un clown. Un bel segno di fidu-
ci I
rmglìore quando lo guardo. Non è come quando si guarda un
manifesto. Sono orribili. Péccato che si sia spesso circondati da cose dozzi-
nali, come questi oggetti di plastica. Il colmo sono i giocattoli che fanno ve-
dere alla TV: sono sicuro che i loro inventori non sono persone felici.
È la bellezza che rende il mondo respirabile.
1. Gli anni dell'impazienza.
2. La voglia di diventare
qualcuno.
3. lmportantissino amore.
4. La fede a 16 anni.
S. Essere liberi.
6. Incontrare il Dio che ci fa
nuovi.
7. Di fronte al futuro.
8. Genitori & figli.
9. Questa nostra Chiesa.
10. Perché pregare.
11. A tu per tu con Cristo.
12. Io e la Bibbia.
13. Riscoprire la .messa.
14. Il colore dell'amicizia.
15. Rapporto sulla scuola.
16. L'identikit del cristiano.
Ciascun libretto 32 pagine,
Lire 800/ 1000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
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Tel. 011/95.91 .091
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- - - ~- -- - - - - ~ -
= ==-Gome~ = ~
-=========----/Jon-Bosco--
1 OTTOBRE 1991 29
di Nicola Palmisano
Educare alla pace
e all'ambiente
In una delle principali vie di Torino, un piccolo muratore tira a stento
un carretto sovraccarico, ma non ce la fa più e scoppia a piangere. Don
Bosco, che si trova a passare di con altri due salesiani, vede e, senza
dir nulla ai suoi compagni, li lascia e si mette a spingere quel carretto (MB
4, 416).
È quello che ha fatto e farà per tutta la vita: aiutare i giovani più poveri
a tirare avanti il carretto della propria vita; al loro fianco, con le mani
sporche della loro storia, p·er garantir loro una speranza.
La solidarietà si impara in famiglia e comincia dalla famiglia. Anche
per Don Bosco è stato così. «La madre che egli ebbe spiega in gran parte
il padre che egli fu per gli altri» (Pio XII, Discorso del 31/1/1940).
Non un solo malato o un moribondo, non una preoccupazione o un
problema tra le cascine dei Becchi, senza che Margherita fosse sempre
presente, attenta, premurosa, pronta ad aiutare, solidale nella disponibi-
lità semplice e silenziosa al servizio, al sacrificio. E Giovannino sempre
accanto a lei, a sperimentare cosa vuol dire «portar gli uni i pesi degli al-
tri», e a «gioire con chi era nella gioia e a piangere con chi era nel
pianto».
Giovannino é!IJprende dalla mamma, una contadina analfabeta, il Van-
gelo della Carità, e si rende «umile, forte e robusto", generoso e pronto
al dono e al servizio, a correre qua e là dove la mamma lo manda, o per
chiamare qualche vicino o parente, o per prendere qualche utensile o per
preparare qualche medicina fatta di erbe secondo ciò che aveva imparato.
«Rimasto a due anni privo di padre, lo crebbe un miracolo di mamma,
il cui nome suona oggi come un simbolo» (Don Ricaldone).
«Il figlio ricopiò in se stesso la madre, e vedremo risplendere in lui la stes-
sa fede, la stessa purità, lo stesso amore alla preghiera; la sua pazienza...
la semplicità, l'amorevolezza dei modi, la carità verso tutti, l'operosità,
la prudenza... la tranquillità nelle cose avverse. Alla scuola di sua madre
Giovanni imparava quell'ammirabile dolcezza e quel metodo preveniente
i disordini, che rende l'educatore padrone del cuore dei suoi allievi» (MB
1, 40.64).
E Papa Giovanni? Scrive ai suoi genitori da Sofia in Bulgaria, dov'era
·Nunzio, il 26 novembre 1930:
«Da quando sono uscito di casa, verso i dieci anni, ho letto molti libri
e imparato molte cose che voi non potevate insegnarmi. Ma quelle poche
cose che ho appreso da voi, sono ancora le più preziose ed importanti e
sorreggono e danno calore alle molte altre che appresi in seguito, in tanti
e tanti anni di studio e di insegnamento».
~11~
vJ~
lLU11 Jlaf~o
VUOI
RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
La rivista viene inviata
gratuitamente a chi ne fa
riphlesta.
Diffondila tra i tuoi parenti e
amici.
Comunica subito il cambio di
indirizzo o eventuali doppioni
(mandando anche la vecchia
etichetta).
Scrivi a:
Il Bollettino Sa!eslano
Diffusione
Casella Poatale 9092
00163 ROMA

3.10 Page 30

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30 - 1 OTTOBRE 1991
PASTORALE GIOVANILE
UNA VITA PER I GIOVANI
Madre Georgina
Mc Pake è stata eletta .
nell'ultimo Capitolo
Generale delle Figlie
di Maria Ausiliatrice
consigliera per la
Pastorale giovanil
____.Sa-si ,= ~ anzare ed
entra subito in sintonia
con tutti i giovani che
incontra.
di Graziella Curti
Non è difficile avvici-
narla. Chiama l'altro "amico
mio". Ti viene incontro con un sor-
riso aperto. Quasi per gioco la no-
stra intervista è scorsa via sul filo
dei numeri: uno, due, tre, quattro,
cinque.. .____________
Uno: uno come una impressione.
Lei torna adesso da un lungo giro
attraverso il mondo. È il primo che
lei compie come responsabile della
pastorale giovanile: una impres-
sione.
«È difficile dire tutto in "uno" .
Mi ha colpito il potenziale, la forza
carismatica delle masse giovanili
che ho incontrato. Trovandomi in
mezzo a tanti adolescenti in Brasile
o in Kenya ho avuto la percezione di
quale senso del sacro essi abbiano e
cosa possono fare per promuovere
la giustizia sòciale e per diffondere
il regno di Dio. Ho intuito che pos-
sono essere manipolati. Ho avuto
un po' di timore di non riuscire ad
annunciare loro il messaggio di Cri-
sto. L'aver incontrato animatori
sinceramente impegnati, per la
maggior parte exallievi ed exallieve,
mi ha stimolato molto e ha appro-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- ~ - -_ _ ___._____y1_
fondito la mia convinzione di conti-
nuare sulla strada di incoraggiare la
loro formazione. La formazione dei
giovani leaders di tutto il mondo è
un punto nodale: sono convinta che
nelle nostre case dobbiamo fare
spazio per questi evangelizzatori en-
tusiasti e creativi. Ecco: lo stile di
"familiarità" continua. Anche og-
gi. E ci permette di dialogare, di
scambiarci messaggi, di trovare una
·via per il futuro».
Due: due scelte.
All'inizio di un sessennio ci sono
sempre tante cose da fare. Quali so-
no le due scelte che lei ritiene più im-
portanti. ..
«Per essere fedele al numero due
mi limito a pensare alle comunità
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
ma è evidente che i giovani sono
dentro questo discorso. Prima scel-
ta: occorre puntare sulla formazio-
ne continua delle nostre comunità
per saper progettare e verificare le
esperienze insieme con gli animatori
presenti nelle nostre case. Essi ci
possono aiutare a rispondere alla
bruciante domanda che stiamo fa-
cendoci: "qual è lo stile di vita reli-
giosa" che parla ai giovani?
«Seconda scelta: mi sembra che
sia la riscoperta e l'approfondimen-
to della dimensione mariana della
nostra spiritualità. Il nostro contri-
buto alla società e alla chiesa attra-
verso l'educazione passa attraverso
lo sforzo di comprendere più in pro-
fondità Maria, il suo ruolo di don-
na, di donna realizzata; di donna
impegnata nel servizio dei più pove-
ri; di donna "leader" in mezzo agli
altri, uomini e donne; di donna che,
ancora giovane ha fatto una scelta
consapevole... ».
E siamo a tre.
Ci dica tre cose che i giovani pos-
sono offrire, secondo lei, ai loro
educatori, al mondo, agli adulti in
genere.
«Uno: sono capaci di creatività.
Ci possono aiutare a inculturare la
spiritualità salesiana. E così il Mo-
vimento giovanile salesiano diventa
davvero "universale" perché in mo-
di diversi si esprime in tutto il
mondo».
«Due: sono trascinatori. Ci pos-
sono aprire la strada verso gli altri
giovani. Ricordo che in un incontro
nazionale in Gran Bretagna un
gruppo di giovani ha espresso que-
sta idea con un disegno, meglio una
vignetta. Il bus degli adulti, se non
si ferma a raccogliere i giovani, se
non li ascolta, corre il rischio di
sbattere contro un muro. Credo sia
vero».
«E sono a tre: sono capaci di sfi-
dare. Ci sfidano soprattutto con i
loro sogni e ci invitano ad abbattere
ogni barriera, ad eliminare ogni so-
LIBRE
1 OTTOBRE 1991- 31
Missione, primo amore
un video per l'ottobre
missionario
Sono circa•19 mila i missionari italia-
ni nel mondo. Per far conoscere l'im-
pegno di questa parte rilevante della
Chiesa il Servizio Audiovisivi delle
Pontificie Opere Missionarie ('{ia di
Propaganda 1/c 00187 ROMA - tel.
06/6841224) presenta la videocasset-
ta MISSIONE, PRIMO AMORE che
racconta come sacerdoti, suore e laici
vivono «l'evangelizzazione ad gen-
tes». Le storie di Stefano Ersilio Eli-
sabetta Maria Elisa Berto Andrea e
Sandra, narrate in prima persona e in
una situazione familiare, costituisco-
no il filo conduttore del programma.
MISSIONE, PRIMO AMORE (VHS,
du;ata 25' prezzo lire 34.000) è il nu-
mero I della serie Tempo missionario
del catalogo video ELLE DI Cl. Una
guida didattica video, con spunti di
riflessione e linee di utilizzazione, si
accompagna alla videocassetta. Il
programma, adatto per sensibilizzare
i giovani e i gruppi parrocchiali allo
spirito missionario, è un valido sussi-
dio di animazione anche al di là di
questa scadenza.
Suor·Georgina Mc Pake in Louisiana, tra gli allievi di una scuola.
Presso le librerie cattoliche
o direttamentè a;ii:r.-~ ••-,
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128

4.2 Page 32

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32 - 1 OTTOBRE 1991
delle Figlie di Maria Ausiliatrice bi-
sogna condividere i timori dei gio-
vani, le speranze, i sogni, le idee, gli
interessi. .. Tre: abbattere le barriere
di distanza. Fare il primo passo in-
contro ai giovani, anche se a volte
mostrano un atteggiamento indiffe-
rente_ Noi li amiamo. Siamo i "loro
amici". Quattro: essere amici sem-
pre e dovunque_ Le nostre comuni-
tà, anche se si trovano inmezzo a
tanti giovani non possono perdere
di vista la singola persona. Ogni ra-
gazzo, ogni ragazza deve percepire
che noi diciamo loro:
Tu sei prezioso!
- Abbiamo bisogno di te!
- Tu sei amato! Tu hai dentro di
te la forza per guidare gli altri e per
cambiare il mondo. Noi, con te,
possiamo realizzare quello che Gesù
vuole... ».
Don Martino Mc Pake, fratello di suor Georgina, consigliere regionale
per le nazioni di lingua inglese.
fisticazione, a non teorizzare per non
impedire che ia solidarietà cresca».
Quattro condizioni che facilitano
la comunicazione tra giovani e co-
munità educativa.
«Uno: essere pronti a lasciare l'i-
niziativa e la responsabilità ai gio-
vani animatori e leaders. Gli adulti
devono accettare di mettersi un po'
da parte. Due: creare tempi e spazi
per ascoltare i giovani. Nelle case
Questo volantino tradotto nelle
principali lingue e diffuso in tut-
to il mondo salesiano è un mes-
saggio che suor Georgina ha
voluto indirizzare a tutti i giova-
ni. «Se siamo in molti a sognare
le stesse cose», dice, «siamo
già all'inizio di un mondo nuo-
vo!». «Continuate a sfidarci con
i vostri sogni. Non perdetevi di
coraggiQLC_'.è_Lma.-gi:aAEle- sete-
. sotìcfarietà racchiusa nel vo-
Cinque? Cinque parole...
(<Eccole: camminare con i giova-
ni, lasciarli agire.
Può bastare?»
In questa frase c'è davvero molto
del suo "sogno" di vivere per i gio-
vani. È un sogno cresciuto con lei.
Le domando con una punta di cu-
riosità: «In questo suo compito di
animazione pastorale c'entra la sua
esperienza familiare?» .
Prima di rispondere con le paro-
le, mi risponde con una risata alle-
gra e trasparente. Poi comincia:
«Sono la decima figlia di una fami-
glia magnifica. Siamo due sole fem-
mine. Due a otto! Ho un ricordo
bellissim.o di mamma e papà: erano
due educatori incredibili. Ci guar-
davano negli occhi, capivano i no-
stri desideri, si accorgevano di tut-
to, ad uno ad uno. La mia vita è sta-
ta sempre molto felice: mi sentivo
amata, anzi, prediletta, forse per-
ché ero l'ultima di casa. Tutto il
quartiere aveva festeggiato la mia
nascita, dopo tanti figli maschi!
Durante l'adolescenza ho frequen-
tato un club parrocchiale; ho im-
parato a suonare, a danzare, a far-
mi tanti amici. Ho imparato che la
gioia più grande è condividere, far
compagnia... È così che ho scelto di
condividere la mia vita con i gio-
vani» .
Graziella Corti

4.3 Page 33

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- - - - - - - -- --s/J-
1 OTTOBRE 1991 - 33
======================:;:::==:~ ibri--==============================
a cura di Eugenio Fizzotti
G. BATTISTA GUZZETTI
La condizione della donna:
storia e principi,
Milano, Massimo, 1991,
pp. 144, lire 18.000
Lungo e travagliato è stato il
cammino della donna nel passa-
re dall'inferiorità alla reciproca
complementarietà con l'uomo.
Dopo che il pensiero greco la
considerava come "maschio
mancato", neppure il comporta-
mento di Cristo e le esplicite af-
fermazioni di San Paolo sull'u-
guaglianza tra uomo e donna
riuscirono a riscattarla dalla po-
sizione di inferiorità. Ci son vo-
lute la Rivoluzione Francese e le
due grandi guerre mondiali di
questo secolo. Soprattutto però,
e il Guzzetti lo sottolinea oppor-
tunamente in questo agile volu-
metto, è stato necessario il note-
vole contributo della Chiesa cat-
tolica: essa infatti non ha mai
cessato di affiancare la donna
nelle sue lotte e si è sempre im-
pegnata perché venisse ricono-
sciuta quell'uguaglianza con
l'altro sesso che affonda le radi-
ci nell'immagine e somiglianza
di ogni creatura con il suo crea-
tore.
GIORGIO BASADONNA
Fino a quando Signore?,
Il problema del male,
Milano, Editrice Ancora, 1991,
pp. 99, lire 1O.000
Fino a quando la solitudine,
l'incomprensione, gli stenti , il
dolore, la malattia, la morte, la
guerra, il terrore, la dittatura,
l'odio, la violenza, l'ignoranza,
l'inganno, lo sfruttamento, i so-
prusi , le iniquità? Fino a quan-
do, Signore, il tuo silenzio?
Il grido che ha generato il Sal-
mo 13 è accolto da Giorgio Ba-
sadonna. Attraverso una ricerca
coraggiosa e senza nascondersi
il peso della realtà, egli ci addita
un cammino di speranza, forte
deUa parola di l!?aia: «Non pen-
sate più alle co~e passate, non
pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia. Non ve
ne accorgete?».
COSPES
Orientare: chi, come, perché,
Torino, SEI, 1990,
pp. 135, lire 18.000
li modo di concepire l'orienta-
mento da parte dei COSPES
(Centri di Orientamento Scola-
stico Professionale e Sociale,
gestiti dai Salesiani in Italia), na-
sce da una matrice tipicamente
,; i..i,;.i,i, '"I
set.OU VI\\'.-\\
cosrFS
ORIEND\\RE: i :
~ :.
. .'I':
""~ ~ ~ .pc,'r ~
c . 1 1 ~ ~ 41 'Al~U.
educativa e viene svolto in
un 'ottica sistemica, secondo un
approccio muitiqimensionale.
Il prel;lente manuale parte dal-
l'analisi della situazione attuale
dell 'orientamento in Italia e deli-
nea il quadro teorico di riferi-
mento, soffermandosi a studia-
re i costrutti operativi utilizzati
(le componenti della maturità
professionale, le linee metodo-
logiche e i campi di applicazio-
ne). Il manuale, che si conclude
con un cenno sul ruoli e i compi-
ti degli operatori, è arricchito da
un gran numero di tavole sinotti-
che che sintetizzano l'iter ope-
rativo seguito per le singole fa-
sce di età.
Il volume è particolarmente
indicato per gli operatori nel
campo dell'orientamento.
DOMENICO CARENA
Hanno per tetto le stelle. Bar-
boni, disadattati e solidarietà,
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 224, lire 15.000
È purtroppo frequente incon-
trare per strada coloro che, con
una terminologia non molto ele-
gante e rispettosa, vengono
chiamati «barboni». Si tratta di
persone «senza fissa dimora»
che si rifugiano nelle stazioni ,
popolano discreti le panchine
dei giardini pubblici, appaiono
agli angoli delle strade, rovista-
no magari nei contenitori delle
immondizie.
F:1co
HANNO
~
barboni.
dlsadattatl
e solklarletà
Come ai reagisce? Alcuni con
il rifiuto, altri con la compassio-
ne, altri con l'indifferenza. La
lettura di questo libro, ricca di
toccanti testimonianze, ci fa ca-
pire che, nonostante tutto, essi
sono e restano persone da awi-
cinare, da accogliere, da amare.
Sarà infatti solo un autentico
spirito di solidarietà e di com-
prensione a permettere loro di
non vivere più sotto un tetto di
stelle, ma in case dal volto
umano ...
AA Vv.
Ottimismo
per vivere ok
I n tr oduz ione
d i Vale rlo Alblseu!
VICKTOR E. FRANKL e altri
Ottimismo per vivere ok,
Milano,
Edizioni Paoline, 1991,
pp. 156, lire 15.000
Tra gli psicologi e gli psichia-
tri dei nostri giorni Vicktor E.
Frankl è senz'altro quello che
maggiormente ha offerto indica-
zioni originali e preziose per vi-
vere la vita in maniera non ba-
nale, evitando di ripiegarsi sul
passato e di attribuire a espe-
rienze traumatiche dell'infanzia
la responsabilità del comporta-
mento attuale.
Frankl insiste sulla ricerca del
senso della vita, . sulla libertà e
sulla responsabìlità che ognuno
ha di poter prendere sempre pò-
sizione nei confronti di situazio-
ni spiacevoli , di malattie inevita-
bili e inguaribili , di conflitti etici ,
di crisi esistenziali.
I testi raccolti in questo volu-
me permettono di approfondire
il messaggio frankliano e ai L, o-
vare abbondanti indicazioni per
guardare alla vita con speranza
e ottimismo, nella certezza che
tutto ha senso, sempre e dap-
pertutto. Sta a noi scoprirlo e
realizzarlo .

4.4 Page 34

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34 - I .OTTOBRE 1991
XXV GIORNATA
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
.I .' ANTENNA E, IIPt!_,_
IL LORO
lt
CAMPANILE
di Menico Corrente
Le radio libere salesiane in Italia cercano
un aggancio più immediato con l'uomo d'oggi,
soprattutto con i giovani. Usando
il linguaggio del nostro tempo.
«I salesiani scoprono il zione e di coloro che sono destinata-
network», scrisse La Repubblica ri del messaggio». Il papa in questo
quando fu inaugurata Radio Meri- modo coinvolge tutti, dai più sem-
diano 12 a Roma. E il cardinale Po- plici consumatori al più potente
letti nel suo discorso trasmesso in produttore di programmi. Conclu-
diretta, aveva detto che sperava vi- de il Papa: tutti dobbiamo ricono-
vamente che Meridiano 12 fosse per scere l'importanza dei media, so-
la città e per la Chiesa quello che prattutto nell'educazione dei più
Don Bosco era stato per i giovani. giovani.
«Da molto tempo la Chiesa ritie- · I Salesiani da molti anni e in tutti
ne che i media (stampa, radio, tele- i continenti hanno colto e sfruttato
visione e cinema) sono da conside- le molte opportunità offerte dai me-
rare dei doni di Dio», ha detto Gio- dia. E anche nel settore specifico
vanni Paolo II nel suo messaggio della comunicazione radiofonica
per la XXV giornata delle comuni- hanno conquistato una certa pre-
cazioni sociali. E il fine di questi do- senza. Alcune nazioni, per esempio
ni è lo stesso di sempre: avvicinare il Cile "l-Par-aguay;- sono oggi irrt~
gli uomini l'un l'altro nella fr TP,. --, ,,mente coperte dalle emittenti sale-
lanza, progredire nell Fi rea del siane nazionali. In Italia le realizza-
loro ; 1 no di figli di Dio. zioni sono state molte, anche se non
a, prosegue il Papa: «Se i media tutte hanno avuto vita facile, e alcu-
servano ad arricchire o a impoverire ne ultimamente sono state messe in
la natura dell'uomo, questo dipen- difficoltà dalla legge Mammì. Chi
de dalla visione morale e dalla re- ha proseguito ha dovuto strutturar-
sponsabilità etica di coloro che sono si meglio e oggi possiede una orga-
coinvolti nel processo di comunica- nizzazione più consolidata.
«Radio
Meridiano 12»
La storia di «Radio Meridiano
12» ha origini abbastanza lontane.
Risale per l'esattezza a 15 anni fa, al
tempo in cui nascevano le prime ra-
dio private romane, quando venne
registrata con il nome di «Radio
Don Bosco». Gli inizi furono umili,
ma e'era una gran voglia di cresce-
re. Contava allora soltanto su un
minuscolo trasmettitore TX da 500
Watt, collocato ai piedi della cupola
della chiesa parrocchiale. In cima
alla cupola un'esile antenna a stilo.
L'ascoltavano a malapena la metà
dei 90.000 abitanti della parrocchia
Don Bosco, nel quartiere tuscolano.
Furono però grandi la simpatia e
l'interesse, e così il vecchio TX 500
venne messo a riposo e fu sostituito
da un potente 2000 Watt che tra-
smetteva da Frascati. Il risultato fu
eccellente e la radio coprì l'intera
città di Roma. Le prime grandi dif-
ficoltà si ebbero negli anni 80, allor-
ché scoppiò il boom delle radio pri-
vate. Centinaia di emittenti si con-
tendevano l'etere in una gara tutto
sommato poco sportiva, fatta di di-
sturbi reciprochi, di concorrenza
sleale e di varie tensioni. Coinvolta
nella mischia, «Radio Don Bosco»
sopravvisse fino all'88 .

4.5 Page 35

▲back to top
-------------yl-
Un'altra radio salesiana, «Radio
Speranza», era nata addirittura
qualche ·mese prima di Radio Don
Bosco, nella zona dell'Ateneo Sale-
siano di Roma. L'iniziativa era sta-
ta del parroco, che si era messo a fa-
re concorrenza alla RAI con pochi
mezzi e con molto coraggio. La ra-
dio sfornava 13 ore al giorno di pro-
grammi intensi, da quelli più disten-
sivi e leggeri, ai programmi di infor-
mazione e di cultura, che mettevano
a fuoco iµiportanti problematiche
sociali. Anche in questo caso, il suc-
cesso portò a domandarsi: «Non
potremmo allargarci un po' e rag-
giungere altri?».
«Radio Meridiano 12» nacque
dalla fusione di queste due fortuna-
te radio parrocchiali. Furono neces-
sari, come si può intuire, mesi di
duro lavoro e un faticoso alternarsi
da un progetto all'altro, ma nel gen-
naio 1990 si arrivò alla ufficialità
dell'inaugurazione. L'unione delle
forze portò la nuova radio prima ad
un'udienza provinciale e poi a di-
ventare «rete radiofonica regio-
nale».
«Radio Meridiano 12» può con-
tare oggi su 58 collaboratori, la
maggior parte dei quali volontari.
«Chi ci ascolta dalle città e dai pic-
coli paesi di provincia e noi che fac-
ciamo i programmi, siamo come
una grande famiglia», dice don Et-
tore Segneri, direttore e iniziatore di
ME
Radio Meridiano 12: «Mettiamo in
comune gioie, attese, speranze, pro-
getti di vita. La nostra radio vuole
essere esattamente questo: cono-
scerci meglio per sentirci comuni-
tà». Tra i programmi di ogni giorno
spiccano gli otto radiogiornali, la
lettura mattutina del quotidiano e la
Messa alle 18,30. Ma per ogni setti-
mana è previsto un ampio palinse-
sto che copre con le sue rubriche
l'intero arco degli interessi dei gio-
vani e degli adulti. Il tutto caratte-
rizzato da un tono familiare e popo-
lare. E vari progetti sono in cantie-
re. Dice don Segneri: «A Viterbo,
Canino, Civitavecchia, Latina e
Cassino si stanno mettendo a punto
studi di produzione. E sono già una
realtà alcune trasmissioni riservate
alle distinte aree provinciali e dioce-
sane».
Dal colle della
Maddalena di Torino
«Radio Proposta» è la voce della
diocesi di Torino e dal I980 si è fusa
con «Radio Incontri», che era gesti-
ta dai salesiani della città: Le due
radio private hanno unito le loro
forze e ora l'emittente ricopre con i
suoi programmi le 24 ore deìla gior-
nata e raggiunge Torino e provin-
cia, ma è anche collegata con emit-
tenti di Aosta, Asti e Cuneo.
«Radio Proposta» è una radio
cattolica, ma non vuole essere con-
fessionale. «Noi non vogliamo so-
stituirci al pulpito e alle comunità
parrocchiali», dice l'attuale diretto-
re, il salesiano Natale MaffLoli.
1 OTTOBRE 1991 - 35
«Caso mai intendiamo offrire una
lettura cristiana degli avvenimenti.
Ci proponiamo una crescita globale
delle persone, senza fare discorsi re-
ligiosi che portino a collocarsi al di
fuori della società in cui viviamo».
Alternativi, quindi, ma nell'offrire
un'informazione non padronale o
di seconda mano, nel dare la parola
agli interessati e ai protagonisti. Nei
loro dibattiti, che affrontano ogni
giorno i problemi vivi del momento
sono stati messi a confronto dell~
gente comune sindaci e vescovi, po-
litici ed economisti.
«Radio Proposta», come affer-
ma il suo programma, diffonde
idee, fatti, situazioni ed esperienze
che ~afforzano il significato umano,
stonco e sociale della vita. Favori-
sce il dialogo tra esperti in cose
umane e religiose e i genitori, gli
educatori, i responsabili di gruppi
per giungere insieme a una proposta
di educazione ai valori che sia ani-
mata dalla fede cristiana. «Radio
Proposta» è anche uno strumento
di cultura e di distensione; in parti-
colare da sempre valorizza il patri-
monio folkloristico popolare e sti-
mola la collaborazione degli ascol-
tatori.
La radio è gestita in modo rigoro-
samente professionale, anche se è
molto attenta al volontariato. Per
quest~ volontari, per lo più giovani,
«Rad10 Proposta» organizza corsi
di formazione teorico-pratici sulla
comunicazione sociale, sulle tecni-
che giornalistiche, corsi di dizione e
di fonetica radiofonica.
Appuntamenti ormai tradizionali
per «Radio Proposta» sono i pro-
grammi religiosi su temi finemente
formativi guidati da Padre Gaspari-
no e il giornaliero commento della
Parola di Dio. Così pure i collega-
menti in diretta con il Duomo di
Torino, la Basilica di Maria Ausilia- ·
trice, il Santuario della Consolata e
con la Radio Vaticana.
Orizzonti più~vasti
Come dicevamo, molte radio lo-
cali in Italia hanno chiuso il loro
rapporto con l'etere, sconfitte dalla
concorrenza e dalla mancanza di
mezzi adeguati. E quelle che esisto-

4.6 Page 36

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36 · 1 OTTOBRE 1991
Tra le radio cattoliche in Italia, si è conquistato un posto di rilievo «Ra-
dio Maria», una emittente radiofonica che partendo da una semplice
antenna parrocchiale è arrivata ad avere gli attuali 525 ripetitori. Radio
Maria oggi copre l'intero territorio nazionale ed è la radio più estesa,
dopo la RAI. La sua voce arriva anche a Malta, nel Canton Ticino, in
Corsica, lambisce l'Austria, la Germaryia, le coste africane e quelle ju-
goslave. Conta una quarantina di collaboratori, a vari livelli, anche di-
rettivi e amministrativi. «Radio Maria», dice don Mario Galbiati , il
parroco-fondatore, «non accetta pubblicità e si sostiene unicamente
con le sue forze» . E aggiunge, forse con un filo di polemica verso la
mancanza di coraggio e di fantasia di tanti cattolici : «Ciò che non ab-
biamo saputo fare come Chiesa in Italia, lo ha fatto la Madre della
Chiesa».
L'attuale palinsesto di Radio Maria copre le 24 ore della giornata, com-
presa la notte. Di notte diventa una specie di telefono amico. Tanti vi
riversano le loro angosce e i loro problemi. Tra i programmi più seguiti
vi è la messa quotidiana con l'omelia. Di sera programmi di catechesi
per adulti e giovani, dialoghi a temi con gli ascoltatori.
A Radio Maria non sono mancati e non mancano ostacoli di vario ge-
nere, da quelli tecnici a quelli più pesanti delle incomprensioni di supe-
riori e di parroci che non sempre ne approvano la linea teologica che
giudicano troppo devozionale e sentimentale. Resta il fatto che la ra-
dio è oggi una realtà considerevole.
Don Mario, il fondatore di Radio Maria, è exallievo salesiano. Ha stu-
diato dal 1941 al '44 nell'istituto salesiano di Chiari (Brescia). «Erano
gli anni della guerra e il cibo per i nostri anni giovanili era molto scarso.
Ma di quel periodo conservo un bel ricordo. In terza media ero presi-
dente della Compagnia dell'Immacolata ed avevo un rapporto molto
cordiale con i salesiani. Ritornai a casa perché mio padre non poteva
venirmi a trovare per i disagi del viaggio e per i mitragliamenti. Il meto-
do salesiano però mi è stato molto utile e l'amore a Don Bosco e al-
1'Ausiliatrice mi accompagna ancora oggi».
Dice don Mario: «La gente, nonostante il dominio del consumismo, ha
una grande sete di Dio e di preghiera. E noi siamo gli strumenti di que-
sto miracolo». Secondo don Mario i pastori della Chiesa guardano.oggi__
con minor riserve a questa radio mari .,-E'coritìnua: ' La radio ora è
qui, con la sua diffusione · ·e.ed è a disposizione della Chiesa
italiana. Se pqtrà
e anche a diffondere su scala nazionale gli
· astorali dei vescovi, ne saremmo lieti. Se dovremo da
parte nostra ritoccare qualcosa e migliorare, siamo disposti a farlo.
L'importante è che si tenga conto di questa nuova possibilità che è pa-
trimonio di tutta la Chiesa».
Elvira Bianco
(ha collaborato Ugo Contin)
no, sono chiamate a grandi sforzi
organizzativi per tenere il passo e
mantenere viva l'audience. È giusti-
ficato tutto questo? La Chiesa e i
salesiani hanno davvero bisogno di
questi strumenti piuttosto sofisticati
e costosi per annunciare il Vangelo
e portare avanti la loro missione?
La domanda l'abbiamo rivolta a
don Carlos Garulo, delegato centra-
le per la comunicazione sociale dei
salesiani. «C'è stato un momento in
cui sembrava che la missione pasto-
rale della Chiesa potesse realizzarsi
meglio se si serviva di strumenti di
comunicazione alternativi, «pove-
ri», in particolare quelli della comu-
nicazione faccia a faccia o di grup-
po», ci ha risposto don Garulo.
«Questa sembrava favorire una co-
municazione democratica, persona-
lizzata e più coinvolgente. Questo è
vero e non lo dobbiamo dimentica-
re. Però dobbiamo anche entrare
con coraggio e professionalità nel
campo dei mass-media, sapendo
che questi mezzi sofisticati non so-
no soltanto più potenti, ma portano
con sé la capacità di esprimere me-
glio la "nuova cultura" ».
«Quanto alla nuova cultura»,
continua Don Garulo, «più che es-
sere nuova per i suoi contenuti, con-
siste in un nuovo modo di comuni-
care e di esprìmersi: nuovi linguag-
gi, nuove tecniche e nuove sensibili-
tà psicologiche. È così che oggi vie-
ne educata la maggior parte dell'u-
manità, a partire dalle classi più
umili. Ed è a questa gente che ci
dobbiamo riferire».
La radio ha dunque in questa
prospettiva una sua precisa funzio-
ne e permette di raggiungere obietti-
vi più adeguati. I Salesiani conti-
nueranno a impegnarsi anche su
questo fronte? «Certamente: una
stazione radio si trova spalancati
vasti orizzonti», conclude don Ga-
rulo . «Purtroppo molti salesiani
_banno cominciato e tirano avanti da
soli e senza strumenti adeguati. E
vanno apprezzati per il loro corag-
gio. Ma cosa riusciremo a fare se fi-
nalmente potessimo essere di più,
avessimo più mezzi e lavorassimo in
modo più professionale? Noi vo-
gliamo impegnarci per questa stra-
da. E io sono convinto che ce la fa-
remo».
Menico Corrente

4.7 Page 37

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- - - - - -- ----s/1-
1 OTTOBRE 1991- 37
di Don Stelvio*
* Parroco di S. Maria della Speranza in Roma
~ORA DI RELIGIONE
In questi ultimi tempi l'ora di religione è stata oggetto
di contestazione da parte laica, di critiche anche da parte
cattolica, tutti la vogliono rinnovare. Sta il fatto che il no-
vanta per cento degli studenti la sci;lgono o per decisione
propria o per consiglio-suggerimento dei genitori o di per-
sone amiche e ben pensanti (tra queste anche il sacerdote,
il parroco...). Non c'è da meravigliarsi, dato che l'entro-
terra italiano nonostante tutte le incoerenze e debolezze,
resta sostanzialmente religioso. Ecco alcune statistiche: in
Italia ogni 292 abitanti c'è una figura religiosa, cioè un sa-
cerdote, una suora o un «fratello», che agiscono nella
realtà sociale. L'850fo degli italiani si riconosce nella fede
cattolica, circa il 900fo battezzano i figli e credono in Dio.
A metà degli anni ottanta, 86 matrimoni su cento sono sta-
ti celebrati con rito religioso.
La novità che emerge dall'indagine è che anche nella
moderna società che si fonda sulla visione razionale della
realtà, il cristianesimo non è in crisi anzi rivela una inso-
spettata vitalità e una forte capacità di tenuta.
Possiamo quindi accontentarci? Moltissimi scelgono
l'ora di religione, ma poi come vi partecipano? Come è
presentato questo incontro settimanale, quale incidenza
ha nella vita dei nostri giovani? Se per tutte le altre materie
si pretende che gli studenti abbiano capito i contenuti e as-
similati i yalori più importanti che cosa ci si aspetta dalla
partecipazione all'ora di religione? Quali conseguenze
pratiche debbono verificarsi per giustificare tanta atten-
zione, coerenza di scelta e continua richiesta di rinnova-
mento da parte dell'opinione pubblica? Mi sono passati
sotto gli occhi durante il breve riposo in un bel paesino di
Abruzzo articoli, riviste e giornali di sinistra e del centro.
Ho letto anche il messaggio dei vescovi. Si sta facendo lar-
go una proposta circa lo studio di tutte le religioni: le loro
origini, gli insegnamenti, per arrivare all'incontro con
quella religione di cui il fondatore Cristo ha detto: «Io so-
no la via la verità e la vita».
È sintomatico che i laicissimi francesi per il 600fo si sono
espressi in favore dell'insegnamento della religione nella
scuola .
Ho sottomano una sintesi del terzo convegno a Corvara
in Val Badia promosso dall'Università Salesiana sull'ora
di religione come «occasione educativa».
Emergono due fondamentali postulati: l'importanza
della scelta «dell'ora» come risposta all'istanza fonda-
mentale dello Spirito, all'ineludibile domanda sul senso
della vita e sul valore delle cose. In secondo luogo, un cal-
do invito perché il servizio culturale ed educativo dei do-
centi di religione possa sempre più elevarsi verso una più
alta qualità del loro insegnamento per aiutare i giovani a
crescere come persone libere e responsabili . Mi sia permes-
so sù questa seconda esigenza portare la vostra attenzione:
ritorno alle mie passate esperienze nelle elementari, medie
e superiori. So che la categoria insegnanti è molto rappre-
sentata tra i lettori del BS: vorrei essere capito, non frain-
teso . Forse oggi i giovani chiedono di più: se l'ora di reli-
gione non è appetibile, ben preparata, coinvolgente, ineso-
rabilmente viene «snobbata». È pensabile che un inse-
gnante di religione dica: avete molte scadenze: durante la
mia ora preparatevi alle interrogazioni di latino , matema-
tica e italiano? Oppure è concepibile che spesso l'ora di re-
ligione trascorra... cicischiando sull'ultima vittoria-
sconfitta della squadra del cuore? Altro che argomenti vi-
tali letti alla luce del Vangelo.
Sl, perché anche una trattazione statica, tolta da un te-
sto, talvolta può rendere odioso questo incontro settima-
nale.
Sull' ora di religione si inserisce molto a proposito una
nota del cardinale Martini: «un dato interessante emerge
dal vedere-comei n nessuna nazione esista la possibilità del
" vuoto educativo" come è purtroppo attualmente in Ita-
lia. Altrove chi non sceglie Religione infatti ha la possibili-
tà o l'obbligo di un insegnamento alternativo, general-
mente concretizzato in una forma di cdu!'.'.l!Zione morale».
È importante poi citare le autorevoli affermazioni ·ct't::l P u
pa. «L'insegnamento della religione non può limitarsi a
fare l'inventario dei dati di ieri e neppure di quelli di oggi,
ma deve aprire l'intelligenza ed il cuore a cogliere il grande
umanesimo cristiano».
D

4.8 Page 38

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38 - 1 OTTOBRE 1991
Un papà e una bambina
mendicavano nei villaggi
attorno a Salamanca.
Dio chiamò quella
bambina tra le Figlie
di Maria Ausiliatrice.
Ortolana, cuoca,
lavandaia, suor Eusebia
continuò a tendere la sua
mano a Dio e a ricevere
regali bellissimi.
Quando arrivava l'in-
verno, da Cantalpino partivano un
uomo e la sua bambina. Andavano
a mendicare. Quarantun anni l'uo-
mo, Agostino Palomino. Sette anni
la sua bambina, Eusebia. «Faceva
molto freddo - scriveva quella
bambina - ma io sentivo ancor ·
calore dell'abbraccio d" · madre,
e mi s " ;~ · · sue parole: "Tor-
---sn~a~te presto perché sto in pena!" .
Arrivati in un villaggio, lo percorre-
vano casa per casa, stendendo la
mano. Eusebia guardava le persone
di sotto in su, sorrideva, e diceva:
«Un pane, per amor di Dio». Nes-
suno resisteva al sorriso della bam-
bina mendicante. Erano gente pove-
ra. Le davano un pane, una tazza di
minestra di ceci, o una manciata di
lenticchie, o una fettina di lardo.
Eusebia e Agostino ringraziavano,
poi andavano verso un altro villag-
gio. Se passavano in un bosco, Eu-
sebia raccoglieva dei rami, Agosti-
no accostava due pietre e accendeva
il fuoco. In una padella che porta-
vano sempre con sé, preparava la
cena. «Mio padre faceva una zuppa
tanto buona che io cantavo a
gloria!».
Juana Yenes e Agostino Palomi-
no, quando si erano sposati, aveva-
no messo insieme il loro affetto e la
loro miseria. Abitavano in una ca-
setta ricavata da un pagliaio: tre va-
ni imbiancati a calce. Erano arrivati
quattro figli: Antonio nel 1894, che
visse solo tre anni, Dolores nel
1896, Eusebia nel 1899, Antonia nel
1902. -rivò, mdre1 qumto, Mose~
e 1907, ma visse solo pochi giorni.
I figli arrivavano ma un lavoro per
Agostino non arrivò mai. I ricchi la-
tifondisti che possedevano stermi-
nati campi intorno, lo prendevano
sovente come vaccaro da maggio a
settembre, cinque mesi all'anno.
Ma la famiglia gli stava sulle spalle
dodici mesi all'anno.
Cantalpino, il villaggio natale
di Suor Eusebia. Nel riquadro,
dipinto a olio eseguito col piede
in poche ore da Manuel Ri)fera,
disabile fisico.
Serva e bambina
a dieci anni
A dieci anni, ricorda Eusebia, «i
miei genitori mi mandarono come
serva e bambinaia presso una fami-
glia.. . C'era un bambino piccolo e
io passavo la mattinata a occuparmi
di lui». Quanto alla scuola, Eusebia
aveva avuto tempo di frequentare
solo la prima elementare. L'immen-
sa aula in cui vive è la natura; la
realtà attorno a cui tesse i suoi primi
pensieri è la presenza di Dio. «Co-
m'ero felice tra quei campi! Con-
templavo i prati in fiore, tendevo
l'orecchio al canto degli uccelli, os-
servavo le nubi che navigavano nel
cielo azzurro e mi dicevo: tutto è
tanto bello! Ma nulla mi piace
quanto queste nubi oltre le quali sta
il Paradiso».
A 13 anni, insieme alla sorella
Dolores, andò a fare la serva e la
bambinaia a Salamanca. Presso una
famiglia, poi in un istituto, poi dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Era en-
trata una domenica nel loro Orato-

4.9 Page 39

▲back to top
----------sB-
rio, per iscriversi alla scuola festiva. l'intenzione di scontare i miei pec-
Suor Miglietta, direttrice, l'aveva cati, salvare anime».
osservata per qualche tempo, poi le Non è né sarà mai una professo-
aveva parlato: «Avremmo bisogno ressa, Eusebia. Ma dalla sua vita
di una ragazza come te per aiutarci comincia a trasparire quella lumi-
nei lavori di casa e accompagnare le nosa «lezione cristiana» che in ogni
ragazzine alla scuola statale. Verre- tempo e in ogni luogo la gente im-
sti volentieri?»
para quasi senza accorgersene, qua-
Entrò nei primi giorni del dicem- si senza volerlo. Una ragazzetta di
bre 1917.
quel tempo, Eugenia Sanchez, testi-
Deposto il suo fagottino accanto monia: «Un gruppo di ragazze in-
a un letto povero, fu accompagnata terne, tra cui io stessa, eravamo in-
in cucina e il suo primo lavoro fu caricate di riordinare il refettorio e,
macinare il caffè. Le suore ·erano andando e venendo accanto alla cu-
molto povere, e in quell'inverno
(mentre l'Europa viveva il quarto
anno della Grande Guerra) a Sala-
manca il freddo scese a 19 gradi sot-
to zero. C'erano solo due stufe in
tutto l'edificio, eppure era affollato
di ragazze: alunne interne ed esterne
che frequentavano le scuole inferio-
ri in casa, alunne interne che si reca-
vano alle scuole superiori in città, e
cina, entravamo apposta e solo per
ascoltare Eusebia Palomino. La
suora nostra assistente ci domanda-
va: "Ma si può sapere perché quan-
do andate in cucina, tardate tanto a
venir via?" Rispondevamo sempre
la stessa cosa: "Stiamo ad ascoltare
Eusebia... '' Si vedeva che viveva so-
lo di Dio e per Dio».
l'Oratorio. Rosa Alonso era allora
una fanciulla. Ricordava: «Ero
alunna del collegio quando Eusebia
vi entrò. Con la curiosità propria
Cuciniera - postulante
della fanciullezza io e le mie compa-
gne ci avvicinammo a lei, che non
avevamo mai vista, mentre attinge-
va acqua al pozzo in cortile. La sa-
lutammo, e lei dandoci il buon gior-
no, ci guardò. Subito ci sentimmo
attratte da quella fisionomia dolce,
serena e gioviale, tanto che ogni
mattina, arrivando a scuola, la cer-
cavamo per ascoltare le sue buone
parole, incantate dall'espressione
del suo volto».
31 gennaio 1922. Eusebia è accet-
tata come postulante insieme alla
maestrina Amalia Fernandez. Ora
dovrebbero partire per Barcellona-
Sarrià, a iniziare il tempo di studio
e di preparazione al noviziato. La
maestrina parte, ma Eusebia (narra
la cronaca della casa) «farà qui il
suo postulato perché manca la suo-
ra cuciniera ed essa la supplirà». La
prima elementare rimane il suo uni-
co titolo di studio. Scriverà: <<Feci il
postulato in Salamanca ed ogni co-
sa che mi ·veniva ordinata la esegui-
« ~eva solo di Dio
e per Dio»
vo con allegrezza... Mentre stende-
vo il bucato recitavo il Rosario inte-
ro. E offrivo tutto alla Santissima
Vergine. Quando andavo per strada
Lei, Eusebia, ricordava con sem- pensavo continuamente al taberna-
plicità: «Mi occupavo nel tener pu- colo delle chiese davanti alle quali
lita la casa, aiutare in cucina, sten- passavo. Facevo la comunione spi-
dere la biancheria, portare la legna rituale. Se avevo ·tempo-e la-chiesa
e andare ad accompagnare le inter- davanti alìa quale passavo era aper-
ne alla scuola pubblica o a far com- ta, entravo almeno un momento».
missioni. Però, fra tante occupazio- Sei mesi dopo deve partire per
ni, ero felice e neanche sentivo il Barcellona. Ma c'è una grande fe-
freddo quando stendevo. Né la fati- sta, e si sa che nelle feste le cuoche
ca né le screpolature delle mani che sono preziosissime... Alla fine l'I-
sanguinavano a causa del gelo, mi spettrice, che la vuole a Barcellona,
davano pena, anzi, godevo perché ordina seccamente che la facciano
avevo qualche cosa da offrire al Si- partire senza più scuse.
gnore. Facevo tutto con gioia e con In quel viaggio, a 25 anni, Euse-
1 OTTOBRE 1991 39
bia vede per la prima volta il ma-
re. Aveva pregato tante volte Ma-
ria SS. «stella del mare» ...
Il 5 agosto 1922 Eusebia veste l'a-
bito della FMA e inizia i due anni di
noviziato. Due sue compagne ricor-
dano: «Durante il primo anno fu
dato a Eusebia l'incarico di lavorare
l'orto». «Era semplice, ingenua, in-
nocente. Per la sua semplicità a vol-
te ridevamo di lei, ma lei non si of-
fendeva affatto». Nei primi tempi,
la maestra del Noviziato, suor Ser-
ravalle, le propose un libro perché
cominciasse a fare meditazione.
Con stupore Eusebia le domandò:
«Ma per meditare è necessario un li-
bro?» 'Tu come fai?» le chiese la
maestra. «Oh, a me basta vedere un
olivo o qualsiasi altro albero per
meditare su Dio». Aveva fatto solo
la prima elementare, eppure Dio lo
conosceva da tanto tempo.
Vigilia di Pasqua 1924. Mancano
ormai pochi mesi a quel 5 agosto in
cui si consacrerà al Signore e diven-
terà Figlia di Maria Ausiliatrice.
Eusebia è nella dispensa sotterra-
nea, tra patate e bottiglie da lavare.
Qualcuno la chiama, le dice di salire
in fretta. Eusebia afferra con ogni
mano due bottiglie per portarle sul-
le tavole del refettorio e s'affretta
su per la scala. Inciampa nell'orlo
della veste, cade, rotola giù con le
bottiglie che vanno in frantumi.
Grosse schegge di vetro le si pianta-
no nelle braccia, tagliano vene, il
sàngue esce a fiotti. Il medico, chia-
mato, ricucisce ciò che può. Ma nel-
la notte si manifestano nuove emor-
ragie. Difficilissimo arrestarle.
Eusebia riceve gli ultimi Sacra-
menti, soffre moltissimo, lotta tra
vita e morte per due mesi. Per il me-
dico è spacciata. 'A chi le chiede co-
me sta, risponde con pazienza dol-
ce: «Faccio la volontà di Dio».
E Dio le ridona quel tanto di salu-
te che le permette di lasciare il letto,
di fare la sua professione religiosa il
5 agosto 1924, di ricevere la prima
obbedienza che la ass.?:gua alla casa
salesiana di Valverde. Ha gia avutu
i primi attacchi di asma che la tor-
menteranno fino alla fine della vita.
Partendo abbraccia la sua cara suor
Caridad, e le dice: «Facciamoci san-
te. Tutto il resto è perder tempo».

4.10 Page 40

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40 · 1 OTTOBRE 1991
J «miracoli» di
suor Eusebia
Valverde è una cittadina all'estre-
mo sud-ovest della Spagna, tra lo-
calità minerarie della Spagna e del
Portogallo, circondata da colline e
monti sperduti. Qui giungono i mi-
natori, i portatori di minerale, i mu-
lattieri con le lunghe file di animali
che vanno a seppellirsi con i mina-
tori nelle gallerie, a trascinare i car-
relli.
A Valleverde vive gente semplice,
gente povera. Suor Eusebia vi arri-
va e le vengono assegnate la cucina,
la portineria, il guardaroba, l'assi-
stenza all'Oratorio. Ed è in questi
umili locali, tra questa gente sempli-
ce, che Dio fa fiorire i «miracoli» di
suor Eusebia. Essa, che nel cuore è
sempre rimasta la piccola mendi-
cante dal sorriso irresistibile, tende
la sua mano a Dio. E nemmeno Dio
sa resistere al suo sorriso.
Le ragazze della scuola e dell'O-
ratorio, all'arrivo, l'hanno detta
«piccola, gialla, · magra, dalle mani
grosse e dal nome brutto». Ma do-
po pochi giorni corrono sempre più
sovente a cercarla, ad aiutarla con
piacere nei suoi lavori, ad ascoltar-
la. Lei parla di Maria Mazzarello,
di Don Bosco, delle missioni tra i
chivari, tra i cinesi, racconta la vita
dei santi che ha letto al noviziato.
Qualche anno dopo, molte di quelle
ragazze saranno tra le postulanti a
Barcellona-Sarrià. La nuova Ispet-
trice, madre Covi, domanderà: «E
tu di dove sei?», e si sentirà rispon-
dere: «Di Valverde», «Di Valver-
de», «Di Valverde» ... E madre Co-
vi, sorpresa: «Ma che cosa c'è a
Valverde?» Le risponderanno che
c'è una cuciniera con l'asma, che
racconta alle ragazze poveri rac-
conti.
Madre Covi un giorno arrivò a
Valverde, nella data segnata nel suo
itinerario di visite alle case FMA
Suor Eusebia conoscev
a da-
ta, e av .
o in tempo gli
_ __..,,.mmaci per portarli in tavola freschi
freschi. Ma non aveva piovuto, e gli
spinaci erano appena spuntati. Rac-
conta Carmen Beguer: «Suor Euse-
bia scese all'orto, e disse al Signore:
«Se tu avessi fatto piovere un poco
nei giorni scorsi, io saprei cosa dare
per cena». Si ricordò che aveva la
pentola sul fuoco e corse dentro.
Quando tornò gli spinaci erano lar-
ghi come una mano». E madre Covi
mangiò spinaci freschi.
L'uomo di fatica che picconava
in fondo al pozzo asciutto della casa
delle suore, a ·un tratto rimosse una
pietra, e l'acqua sprìzzò violenta.
Lo investì, lo sommerse. Ebbe ap-
pena il tempo di gridare: «Aiuto!»
Suor Eusebia non era lontana, corse
all'orlo, e non sapendo che fare gli
lanciò il crocifisso che portava al
collo. L'acqua si fermò, e l'operaio
tornò fuori bagnato e spaventato.
Riconsegnò il crocifisso dicendo
«Grazie».
La giovane Genoveva un giorno
tirò da parte suor Eusebia, e le co·n-
fidò che suo papà era disperato. Te-
neva un'osteria, ma essendo un
buon cattolico non· tollerava be-
stemmie o discorsi immorali. Dopo
una scenata a gente che aveva into-
nato una canzonaccia, gli avventori
se n'erano andati. E non venivano
più. Era il fallimento per la fami-
glia. «State tranquilli, torneranno
- disse la suora -. lo pregherò».
Tornarono, e Genoveva venne a
ringraziare.
«Ho sognato»
Ormai era tutto un fiorire di fatti,
aneddoti, che rimbalzavano di boc-
ca in bocca. Seminaristi, suore, sa-
cerdoti, ragazze, andavano a con-
sultare sul loro avvenire suor Euse-
bia, mentre stendeva la biancheria
nell'orto o pelava patate in cucina.
E lei tranquilla consigliava, predice-
va il futuro, incoraggiava una voca-
zione vera, ne scoraggiava una fal-
sa. E a chi le chiedeva come sapesse
queste cose, rispondeva con una
frasetta che Don Bosco aveva detto
tante volte: «Ho sognato».
Non eggev.a-libfrsaptenti, e nem-
no le carte. Leggeva ogni giorno
la Passione del Signore nella manie-
ra più semplice. Far la Via Crucis è
bello, ma è difficile ricordare a
mente le 14 stazioni. Recitare il ro-
sario è semplice, ma non tutti rie-
scono a ricordare i 5 misteri doloro-
si (mio papà, nell'ultima malattia,
teneva il Rosario sotto il lenzuolo, e
Eusebia (seduta) a Salamanca
presso le FMA, fotografata con la
sorella Antonia. ·
arrivato al mistero che non ricorda-
va, baciava il Crocifisso e tirava
avanti). Suor Eusebia, al posto dei
5 misteri dolorosi, ricordava le 5
piaghe di Gesù: quelle delle mani,
quelle dei piedi, quella del costato.
È così semplice che lo saprebbe fare
anche un bambino. E suor Eusebia
incoraggiava a fare così.
La Spagna stava entrando nelle
convulsioni della guerra civile. Sta-
va per pagare in un bagno di sangue
le gravi e lunghe ingiustizie sociali,
l'odio dei marxisti rivoluzionari che
volevano sostituire quelle ingiustizie
con altre ingiustizie ancora più pro-
fonde, la rabbia dei senza-Dio che
volevano sterminare preti e suore e
bruciare chiese e case religiose.
Suor Eusebia Palomino avvertì la
burrasca da lontano, e si offrì vitti-
ma al Signore per i suoi fratelli e le
sue sorelle, per la pace, per la sal-
vezza di tutti .
Dio accolse la sua offerta. L'a-
sma divenne intollerabile, la fece
morire soffocata mille volte, attor-
cigliò il suo corpo come un gomito-
lo arruffato di lana. Morì il 10 feb-
braio I935, · a soli 36 anni. A chi
l'assisteva, tese ancora la mano co-
me una piccola mendicante dicen-
dole: «Mi dica cose buone, che mi
consolino».
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - ------sB-
il]Ns,r,
:::====----J-Y~vrtt---========
1 OTTOBRE 1991 - 41
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
SPADA Sac. Francesco, salesiano, t Valperga
(To) il 22/5/1991 a 79 anni.
Vocazione adulta, fu ordinato sacerdote a 35
anni nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino.
Fino al 1956 lavorò a San Benigno, poi per oltre
30 anni nella casa di Cuorgnè, responsabile del-
l'amministrazione. Saggio, prudente e dinamico,
ammodernò e ingrandi l'opera nel periodo più si-
gnificativo della sua storia, costruendo anche una
moderna e imponente chiesa. Col suo fare bona-
rio e arguto, ii piglio scherzoso e cordiale, trovava
facilmente amicizia in tutti. Fu un gran lavoratore,
ebb& vivo il senso sacerdotale-apostolico, favori
la coesione e la serenità tra i suoi confratelli. La
sua ricchezza spirituale si è rivelata soprattutto
nella sua ultima malattia, lunga e dolorosa. Priva-
to della parola, fece scrivere su un cartello sopra
ii letto: «Non ho più la voce per parlare, ma ho an-
cora il cuore per amare»; e su un altro: «Taccio
per ascoltare Colui che parla senza voce». Prima
di morire ha scritto la sua preghiera di ammalato,
vero testamento personale. Si legge tra l'altro:
«Mio Dio, una insidiosa malattia ha bussato alla
porta della mia vita, mi ha tolto dal mio lavoro e
mi ha trapiantato in un altro mondo: il mondo del-
la sofferenza. Un mondo difficile da accettare. Mi
ha fatto toccare con mano la fragilità della vita, mi
ha liberato da tante piccole cose inutili. Ti offro in
anticipo, Signore, l'ora della mia morte perché sia
la più bella della mia vita, carica di amore e di un
ardente desiderio di incontrarti. Ho scelto Maria
Ausiliatrice come avvocato difensore: lei ti pre-
senterà il mio rendiconto con attivo e passivo in-
vocando la tua clemenza e misericordia».
DE MELO Sac. Genario Augusto, salesiano,
t Recife il 6/6/1991 a 58 anni.
Ordinato sacerdote nei 1960 da mons. Camilo
Faresin, nella sua vita salesiana fu consigliere
scolastico, economo e direttore presso ii collegio
Sagrado Coraçii.o a Recife. Ma fu soprattutto par-
roco, a Carpina, Fortaleza e Jaboatii.o, incarico
che disimpegnò con zelo dal 1963 al 1981, sem-
pre in modo coerente con il carisma salesiano,
sempre attento alla realtà giovanile, impiantando
dove passò ii movimento CJC (Comunidade de
Jovens Cristii.o).
PISANO Luigi, cooperatore, t a Serramanna
(Ca) ii 28/5/1991 a 56 anni.
Fratello di suor Pisano FMA, il signor Luigi era
vissuto per vari anni a Cumiana (To) presso i sale-
siani, dove aveva attinto lo spirito di Don Bosco
che portò con sé per tutta la vita. Colpito da un
male incurabile sopportò cristianamente le soffe-
renze. La sua fu una vita semplice, arricchita di
preghiera, sacramenti e bontà. Manifestava una
forza morale che attirava benevolenza.
DE GREGORIO Maria, cooperatrice, t a Roma
a 79 anni.
Fu cooperatrice nel senso più pieno del termi-
ne. Ottima madre di famiglia, fervente cristiana,
entrò nell'associazione con consapevolezza e
convinzione, dedicando tempo ed energie a rea-
lizzare le varie iniziative. Ricopri vari incarichi nei
consigli locali e ispettoriale.
LANFRANCO Giuseppina, ved. Ferrero, t a Vil-
la S. Secondo (Al) ii 22/4/1991 a 93 anni.
Madre di quattro figli, ha generosamente per-
messo alla figlia suor Rosa FMA di partire per le
missioni del Paraguay. Ne aspettava il ritorno in
primavera, ma un mese prima lei stessa, quasi
improvvisamente, ritornava alla Casa dei Padre.
Di là continua a pregare e a operare per le missio-
ni, che amò e sostenne durante la sua lunga vita
di mamma, fatta di amore, lavoro e bontà.
JEHL sr. Odlle, Figlla di Maria Ausiliatrice, t a
Wittenheim (Strasburgo) il 18/2/1991 a 70 anni.
Nel seno di una famiglia numerosa in cui fiori-
rono quattro vocazioni suor Odiie imparò il servi-
zio dei fratelli , soprattutto i più piccoli. Attratta da
Dbn Bosco, perché amico dei giovani in difficoltà,
dopo la sua professione religiosa si dedicò all'a-
postolato. Il cortile era il suo luogo di incontro pre-
ferito: li incontrava i giovani, ii seguiva con affetto
e condivideva la loro ricerca di Dio. La sofferenza
la provò a lungo, specie negli ultimi anni. Ma la
sua fede robusta ha sostenuto, sempre, una pre-
ghiera incessante perché molti potessero incon-
trare il Signore. Chi l'ha conosciuta le affida la
grazia di saper comunicare ai giovani l'amore di
Dio che dà senso e pienezza alla vita.
GIUGIATTI Mariuccia, cooperatrice, t a Son-
drio Il 19/11/1990 a 83 anni.
Per quasi 40 anni ha insegnato alla scuola sor-
domuti e ha sempre dato il suo apporto alle inizia-
tive religiose e sociali della Chiesa locale. Fu un
vero esempio di vita cristiana, al servizio della co-
munità parrocchiale e della società. Fu particolar-
mente vicina alla Famiglia Salesiana, di cui il fra-
tello, don Plinio, fu ispettore.
CARGANICO dott. Giuseppe, exallievo, t a
Verbania il 26/3/1991 a 69 anni.
Padre di cinque figli, fedelissimo e premuroso
nella sua professione di medico, fu legalissimo
all'opera salesiana di Verbania (No). Suo padre
era stato per oltre 50 anni presidente della locale
unione exallievi. Si dimostrò dinamico e coraggio-
so per sostenere la costruzione della chiesa di
Maria Ausiliatrice a Verbania, oggi chiesa parroc-
chiale salesiana.
PINCIROLI sr. Giuseppina, Figlia di Maria Au-
siliatrice, t a Triuggio (Mi) il 9/3/1991 a 90 anni.
Quasi fino all'ultimo momento sr. Giuseppina
ha avuto la gioia di sentirsi utile. La sua lunga vita
religiosa fu spesa per Dio negli umili servizi -di
ogni giorno. Per 45 anni ebbe cura della bianche-
ria nelle case dei Salesiani. E solo Dio conosce le
delicatezze, i gesti di bontà e di tenerezza che eb-
be per tutti quelli che avevano bisogno di lei. La
saggezza degli anni le diede anche un tocco di ot-
timismo, cosi da riuscire a trovare sempre una
parola buona, una battuta allegra, capace di
sdrammatizzare le difficoltà e di sciogliere le ten-
sioni.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istit~to
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, pef"scopi mi:;~iooari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

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-------s/1-
42 - 1 OTTOBRE 1991
=-};~
-=========::::================--- ~àntl==::,__- --=======================
te come sempre! All'indomani to per la nascita di mio figlio uno di 3 anni e uno di 18 mesi e
del sogno, si riusci a capire il Giacomo, che nacque in fretta e hanno preso il latte per più di 15
HA SUPERATO
OTTIMAMENTE
mio caso. Son guarita perfetta- sano. A San Domenico Savio ho mesi.
mente, grazie a D. Rinaldi.
affidato la mia famiglia tutta. in
Liliana Scandiani, Bologna
Bagni Angela, Torino lui ho tanta fiducia: è il mio pon-
L'ESAME
te per arrivare a Dio. So che non
mi abbandona e non lo ringra-
Mia sorella doveva sostenere
un esame di concorso,
ma date le sue condizioni di sa-
lute, si temeva non fosse in gra-
do di superarlo. L'ho raccoman-
data a Maria Ausiliatrice e l'esi-
to è stato ottimo. Anni fa le ave-
vo raccomandato anche una
mia nipotina di pochi mesi che
non riusciva a guarire ed è an-
dato tutto bene. Ringrazio Maria
Ausiliatrice pubblicamente e
chiedo che continui a protegge-
re la mia famiglia di fronte alle
difficoltà della vita.
Pierina Guerinoni,
Pedrengo (Bg)
GRAZIE A
D. CIMATTI
Ho raccomandato in tre mo-
menti distiflbÌ a D. Cimatti,
tre situazioni familiari critiche,
per motivi di salute e altro: tutte
e tre si sono risolte. Desidero
darne atto e ringraziarlo pubbli-
camente .
Basso Agostino, Torino
zierò mai abbastanza.
Marilena Cefalà e
Gianni Marchese,
Genova Quarto
D. RUA Ml HA
ASCOLTATA
D esidero segnalare il conse-
guimento di due grazie im-
portanti concessami dal Signore
per intercessione del Beato Mi-
chele Rua. Tempo fa affidai a
LO INVOCAI
CON TUTTO IL CUORE
N ei primi mesi di gravidanza
avevo dei forti dolori.
il medico mi disse che probabil-
mente li avrei avuti per tutti i no-
ve mesi. invocai San Domenico
Savio e gli chiesi di aiutarmi.
Dopo un paio di giorni i dolori
scomparvero fino alla nascita di
un bel bambino.
Coca Carmela,
Aci Sant'Antonio (Ct)
D. Rua due gravi situazioni fa-
miliari facendo uso anche della
LAURA HA PROTETTO sua reliquia, dopo che tante
MIO NIPOTE
strade erano risultate inefficaci.
All'improwiso e senza alcuna GRATA A D. RINALDI
PER INTERCESSIONE
DI D. RINALDI
Q alche anno fa, fui operata
e tutto lasciava sperare in
una guarigione veloce. Invece
per complicazioni postoperato-
rie, la situazione si aggravò tan-
to da dovermi sottoporre ad altri
interventi chirurgici. Mi rivolsi
con molta fiducia a D. Rinaldi.
Lo sognai: aveva il cappello in
mano e mi sorrideva, come nel-
la foto pubblicata dal Bollettino
D esidero ringraziare pubbli-
camente la carissima Bea-
ta Laura Vicuiia che ha salvato
la vita di mio nipote di 14 anni,
investito da una macchina. Tut-
to si è risolto con poche escoria-
zioni. Ho quattro nipoti e tutti i
giorni prego la cara Beata per-
ché li prenda sotto la sua prote-
zione .
ce:: - Angela Opessi,
Canzo (Co)
spiegazione, ambedue i casi si
sono risolti. Ringrazio il Signore
e D. Rua che ancora una volta
ha interceduto per me.
Lina Maida, Caltanissetta
HO FATTO
COME MIA MADRE
V orrei con questa mia susci-
tare la fiducia in Domenico
R ingrazio il Beato Filippo
Rinaldi per la cui interces-
sione, ho ricevuto alcune grazie
per me e per i miei cari. Inoltre,
sempre per sua intercessione,
ho ottenuto una buona e duratu-
ra ripresa in una ragazza che
giaceva da più di un mese in co-
ma profondo.
Anna Luisa Leva,
Castano Primo (Mi)
Salesiano J..ru:rm.~dlZloni mi-
Savio. Appena seppi di aspetta-
-
gli0ra:roffife fui mandata a casa.
Dopo un mese una febbre molto
È IL MIO PROTETTORE
re un bimbo, mi feci mandare
l'abitino, come aveva fatto mia
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
I alta mi costrinse di nuovo al ri-
covero. Dagli esami fatti non si
riusciva a capire a che cosa at-
madre con me e mio fratello. La
n tante occasioni San Dome- gravidanza fu un po; sofferta e il
nico Savio si è manifestato ginecologo mi sconsigliò di ave-
re non firmate e senza re-
capito. Su richiesta si
tribuire il peggioramento. Mi ri- benevolo nei miei confronti. Mi re altri figli e soprattutto mi disse potrà omettere l'indica-
volsi di nuovo a D. Rinaldi e lo ri- ha guarita quand'ero bambina e di non allattarlo a lungo. Ho 24
vidi di nuovo in sogno: sorriden- poi mi ha guidata durante il par- anni, due bellissimi · bambini,
zione del nome.

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- ~ - - - - - - - - -s8-
1 OTTOBRE 1991 43
Solidarietà
Borsa : Don Bosco e Do n Rinaldi, a
cura del Doli. Renato Schirillo e Rossi
Roberto, L. 1.000.000 - Borsa: in
suffragio della cugina Fcrreri Giusep-
pina e dei famili ari, a cura di Riga-
mont i Maria, L. 1.000.000 - Borsa :
Maria A usiliatrice e Don Bosco , a cu-
ra di Piscedd u Giulio, L. 1.000.000 -
Borsa: Madre Mazza rello, a cura di
N.N ., L. 600.000 - Borsa: Maria SS .
A usiliatrice, invocandone la protezio-
ne, a cura di Visconti Paolo, L.
500.000 - Borsa : Maria SS. Ausilia-
trice, in ringraziame nto, a cura della
Famiglia Stroppiana, L. 500.000 -
Borsa : Maria SS. Ausiliatrice e D on
Bosco, in memoria della cognata Ma-
ria , a cura di N.N., L. 500.000- Bor-
sa: Sacro Cuore, Maria A usilia trice,
Santi Salesiani, in suffragio dei nostri
defunti, a cura dei coniugi Danna Ber-
nardino e Margherita, L. 500.000 -
Bo rsa : SS. Cuo ri di Gesù e Maria, in
suffragio dei miei fami liari defunti, a
cura di Colombano Renzo , L. 500.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice, in me-
moria e suffragio di Dalmonego Anto-
nia, a cura dei figli, L. 500.000 - Bo r-
sa: Sacro Cuore, Maria A usiliatrice,
Sa nti Salesiani, in suffragio di mio
marito Beniami no, a cura di Di Ful vio
Jolanda, L. 500.000 - Borsa: Mado n-
na di Lourdes, a cura di Nasi Michele,
L. 400 .000 - Bo rsa: Maria Ausiliatri-
ce, S. Domenico Savio , in ringrazia-
mento e protezione del piccolo Giu lio,
a cura della mamma e della zia bis-
Mottinotti, L. 400 .000 - Bo rsa : Ma-
ria Ausiliatrice e S. G iovanni Bosco,
in suffragio dei miei cari Sabino e Lu-
cia Lambo, a cura di Del Vetto L. Ma-
ria , L. 334.500 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Santi Salesiani , implorando
salute e tranquillità, a cura d i G . e C.
F ., L. 300.000 - Bo rsa : Do n Rinaldi ,
in memoria d i nonna Angela, a cura di
N.N., L. 300.000 - Borsa : Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, a cura di N.N.,
L. 300.000 - Borsa: Rizzi Ferdinan-
do, a cura del fratello Virginio, L.
300.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice,
in memoria e suffragio di Cherubina e
Antonio Repossi , a cura della fig lia
Rosi na, L . 300.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, per grazia ricevuta e invo-
cando protezione, a cura di Cerino M .
Anton ietta e Famiglia, L. 250.000 -
Borsa: Beato F. Rinaldi , a cura di
Melloni Elisa, L. 250.000 - Borsa : S.
Giovanni Bosco: aiutaci, a cura d i
Melloni Elisa, L. 250.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco , in
ringraziame nto e in memoria d i Mam-
ma Enrichetta, a cura d i Mombellardo
Antonietta, L. 220 .000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco, Domeni-
co Savio, per protezione della fam iglia
e implorando grazia, a cura di Scaglio-
ti Caterina, L. 200.000 - Borsa : S.
Giovanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di M . L. , L. 200.000 - Borsa:
Gesù Bambino, invocando benedizio-
ne sui fami liari, a cura di Barra Secon-
dina , L. 200 .000 - Bo rsa: Maria A u-
siliatrice, in suffragio di Bergamino
Dorina e invocando benedizioni sui
superstiti, a cura di P eri no Francesco,
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Don Luciano Odorico , consigliere generale per le
Missioni , a Bengtol (India) .
L. 200 .000 - Bo rsa: S. Giovanni Bo-
sco, in suffragio di Lina e Giuseppe
Ballaira, a cura dei figli , L. 200.000 -
Borsa: Maria A usilia trice, Don Bosco,
Do menico Savio, proteggete i miei fi-
gli e nipoti, a cura di N.N . , Soprana,
L. 200.000 - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, Don Bosco, Do n Rin aldi , implo-
rando altre grazie, a cura di Romagno-
lo Secondina, L. 200.000 - Borsa:
Sa n Giovanni Bosco, a cura di Lam-
broschi ni Giu lia , L. 200.000 - Borsa:
S. Domenico Savio , a cura di Cosci
Gino , L. 200.000 - Bo rsa : Maria A u-
siliatrice e Don Bosco, per intenzioni
fam iliari, a cura della Famiglia Mai-
fredi , L. 200.000 - Borsa: S . Giovanni
Bosco e Bea to F . Rinaldi , per grazia
ricevuta, a cura di Cremonese Adria-
na , L. 200 .000 - Borsa : Beato F. Ri-
naldi , in suffragio di Antonio e Teresa
Orlunno, a cura della nipote Rina
Agobio, L. 200.000 - Borsa: Don Fi-
lippo Rinaldi , a cura di Minutoli M.
Rosaria, L. 200.000 - Borsa: Beata
Laura Vicuiia , a cura di Casella Fu l-
vio, L. 200.000 - Borsa : S. Cuore di
Gesù, implorando protezione per la
fam iglia del figlio, a cura d i G . D . B.,
L. 200 .000 - Borsa: Maria Ausilia tri-
ce, S . Giovanni Bosco, per ringrazia-
mento e invocando protezione in vita
e in morte, a cura di N.N ., L. 170.000
- Borsa: B. M. Rua, B. F. Rinaldi ,
Don Quadrio, implorando continua
protezione , a cura di Z. M., L.
150.000 - Borsa: Maria A usiliatrice,
a cura di De Intinis Teresa , L. 150.000
- Borsa : Maria A usiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Sav io, in memoria di
mia mad re Giu lia, a cura d i Fucelli
Paola, L. I50.000 - Borsa: Beata
Laura Vicuiia, a cura di F . M. A., Pa-
tagonia, L. 150.000 - Borsa : Maria
Ausili atrice, in suffragio del marito e
per protezione della famiglia, a cura di
Pizzolo Nuzza, L. 120.000 .
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in su ffra-
gio di .mio padre Vittorio, a cura di
Nocera Franca . - Borsa: S. Giova nni
Bosco, in memoria di Luigi Zavattaro
e del pad re Giovanni, a cura della fi.
glia Va leria. - Borsa: S. Do menico
Savio , invocando protezione, a cura di
Angilella Luigina. - Borsa: D on Bo-
sco, a cura di Argilli Riccardo. - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,
per la protezione della famiglia, a cura
d i Giorgio e Ivana Mensitieri. - Bor-
sa: D on Bosco e Santi Salesiani, in
suffragio del marito Aldo, a cura d i
Alesse Ornella . - Borsa: Santi Sale-
siani, a cura di Caldonazzi Augusto.
- Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani , a cura di Toninelli Antonia .
- Borsa : D on Bosco, Santi Salesiani ,
invocando aiuto per le necessità spiri-
tuali ed economiche, a cura d i N.N.
exallieva. - Borsa: Maria A usiliatri-
ce, D o n Bosco , per ringraziamento,
protezione e suffragio dei miei defun-
ti, a cura di Di Donato Angelo. -
Borsa: Maria A usiliatrice , Don Bosco
e Santi Proiettori , a cura di N .N. -
Borsa: S. Giovanni Bosco, Papa Gio-
vanni, in memoria dei genitori defun-
ti, a cura di N .N. - Borsa: Maria A u-
silia trice, Beato Do n Ri naldi, invocan-
do continua protezione, a cura di Fu-
magalli Chiappa Luigia. - Borsa :
Maria A usiliatrice e Santi Salesiani, a
cura di Cerizza Anna Maria. - Borsa:
Maria Ausiliatrice, S. Giovanni Bo-
sco, in memoria e suffragio della nipo-
te Amalia, a cura d i Fulvia De Marco.
- Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G io-
vanni Bosco, in attesa di una grazia, a
cura di Dettoma Angela. - Borsa : S.
Cuore di Gesù, Ma ria A usiliatrice, per
ri ngraziamento e protezione, a cura d i
N .N., Dogliani. - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, S. Giovanni Bosco, per rin-
graziame nto e protezione, a cura di
Lena Marchi . - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e S. G iovanni Bosco , invoca n-
do protezione, a cura di Martino ni
Gi useppina. - Borsa: Maria A usilia-
trice, a cura di Fumagalli Rosa ngela.
- Borsa: S . Giovanni Bosco , ri ngra-
ziando e invocando protezione, a cura
di Elena Paolono. - Bo rsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, invocando
protezione per mia figlia, a cura di
Porcelli Michele . - Borsa: Maria Au-
siliat rice, D on Bosco, Do menico Sa-
,·io, ringraziando per felice nascita d i
Valentina, a cura di M. V. C. , Catan-
zaro. - Bo rsa : Maria A usiliatrice,
Don Bosco, D omenico Savio, a cura
di Scimé An na. - Bo rsa: Maria A usi-
liatrice, Do n Bosco, Domenico Savio ,
invocando protezio ne per la farr.ig lia,
a cura d i Bruno Maddalena. - Borsa :
Maria A usiliatrice, S . G iovanni Bo-
sco, per protezione della famig lia , a
cura di P. M . A . - Borsa: S. Domeni-
co Savio, per protezione del figlio
Alessandro, a cura di Bruno Caterina.
- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in su ffrag io dei genitori Angelo e
Giacoma, a cura di Imberti Costanza.
- Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
A usiliatrice, Santi Salesiani, in su ffra-
gio di mio marito e per celeste aiuto,
a cura di Aimar Assunta . - Bo rsa:
Maria A usiliatrice, per protezione del
fig lio e il rito rno alla fede, a cura di R.
Z . - Borsa: Santi Salesiani , in ringra-
ziame nto e in memoria di Fortunata
Garnerane , a cura di S. G. - Borsa :
Maria A usiliatrice e Don Bosco , per
grazia ricevuta, a cura di Borge Tere-
sa. - Borsa: Maria Ausiliatrice , per
protezione, a cura di Daniele e Marco
Neirotti. - Borsa: Maria A usiliatrice
e Don Bosco, per ringraziamento e
protezio ne, a cura d i N. N. - Borsa:
S . Cuore, Maria Ausiliatrice , Don Bo-
sco, per protezione della famiglia e del
nipote Francesco , a cura di Camisassa
Giovanna. - Borsa: S. Giovanni Bo-
sco, Sr . E usebia , Santi Salesiani , a cu-
ra di N.N. exallieva. - Bo rsa: Maria
A usiliatrice, S . Giovanni Bosco, in
suffragio di Schepis Salvatore, a cura
della moglie Nina Schepis. - Borsa:
Maria Ausiliatrice , Do n Bosco , a cura
di Pepe Rosa. - Borsa: S. Giovanni
Bosco, a cura di Laurita Rocco. -
Borsa: Don Bosco, per ringraziamento
e protezione , a cura di Farro Mario.
- Borsa : Don Bosco, a cu ra di N.N.
exallieva , Faenza . - Borsa: Maria
A usiliatrice, D on Bosco, in memoria
di Mamma Rosa, a cura di Ester. -
Borsa: S . Giovanni Bosco, a cura di
Gemma e Famiglia Casoni . - Borsa:
Maria A usiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco, a cura di Pomati Celestino. -
Borsa: Maria A usiliatrice e S . Giovan-
ni Bosco, in vocando protezione, a cu-
ra di Cameroni Gaudenzio. - Bo rsa:
Maria Ausiliatrice, S. Giuseppe, Don
Bosco, in suffragio di Mati lde Satta, a
cura di Linda Satta. - Borsa: Don
Bosco, a cura di Peverelli Pia.

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TORINO FERROVIA
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
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Servais Pinckaers
La Parola e la coscienza
Morale, pag . 240, L. 24.000
Quando amore e felicità
si traducono in libertà di scelta
e quindi in progetti di vita,
gli insegnamenti di Cristo
e della Chiesa assumono
importanza rilevante
nella valutazione morale
delle nostre azioni.
Il profilo della libertà individuale e
della morale cristiana deriva
da qui ed è molto liberante
e attuale per affrontare
gli interrogativi etici
più urgenti oggi .
della stessa collana:
J.-L. Bruguès
Fecondazione artificiale:
una scelta etica?
pag. 296, L. 28.000
H. Puel
La cruna e il cammello
Economia e morale a confronto
pag. 164, L. 16.500
Servais Pinckaers
La Parola
e la coscienza