Bollettino_Salesiano_198111


Bollettino_Salesiano_198111

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BOLLETTINO
ANNO 105 N.11 1• QUINDICINA 1 LUGLIO 1181
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 1701
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'Informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di san Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero Marco Bongloannl - Teresio
Bosco· Ella Ferrante• Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco
Fotogra fia Fulgenzio Ceccon
Archivio Guido Cantoni
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
- Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) per la
Famiglia Salesiana;
- 1115 del mese per I Cooperatori Saleslanl.
Collaborazione. La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-
guardanti la Famiglia Salaslana. e s'impegna a pubblicarle secondo
li loro interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. Redattore don Armando Buttarelll. Viale del
Salesiani 9, 00175 Roma. Tal. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO» NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse
(tiratura annua oltre 1O milioni di copie) In:
Antllle (a Santo Domingo) Argentina Auatralla Austria Belglo
(in fiammingo) - Bolivia - Braslle - Canada • Centro America (a San
Salvador)• CIie BS Cinese (a Hong Kong) Colombia Ecuador•
Filippine• Francia Germania Giappone Gran Bretagna India
(In Inglese, malayalam, tamil e telugu) • Irlanda ltalla Jugoslavia
(in croato e In sloveno) - Korea del Sud • BS Lituano (edito a Roma)
Matta Meu leo . Olanda . Perù Polonia - Portogallo • Spagna -
Stati Uniti - Suda frica - Thallandla Uruguay• Venezuela.
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don Bosco al componenti la Famiglia Salesiana, agli
amici e sostenitori delle sue Opere.
E' Inviato In omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda.
Copie arretrate o di propaganda: a rlchleSla, nel limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
Per queste operazioni; Ufficio Propaganda Salesiana
Via Maria Ausiliatrice 32. 10152 Torino. Tel. (011) 48.29.24.
I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici
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- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-
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LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139
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LDC1Libreria Dottrina Cristiana• 10096 Leumann (TO). Ccp, 8128.
SEI: Societa Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176,
10152 Torino. Ccp 20.41.07.
IN QUESTO NUMERO
1° LUGLIO 1981
ANNO 105 • NUMERO 11
In copertina: Piazza San Pietro, 25
aprile 1981: le ottomila Allieve delle
FMA partecip anti al « Convegno euro-
peo M M 81 ~ salutano Il Papa.
Servizio di copertina a pag. 7-9.
LE IDEE
IL PAPA ALLE EXALLIEVE
Essere salesiani vuol dire..., 9
Diventate amici del vostri flgll, 16
LE FORZE
SERVI DI DIO
Due processi per diventare Venerabili, 4
EXALLIEVE FMA
La nuova presidente confederale, 5-6
CENTENARIO DELLA MAZZARELLO
Festa col Papa di primavera, 7-8
Messaggio: « A voi giovani che camminate con noi», 8
SALESIANO COADIUTORE (seconda parte)
Con Don Bosco dalla parte del giovani, 26-31
L'AZIONE
ARGENTINA
112.000 nipotini di Don Bosco e di Baden-Powell, 12-14
ECUADOR
Era exallievo Il p residente deceduto, 3
INDIA/ Risposta all'anno dell'handicap pato, 5
C osi le mie spine sono diventate rose, 17-19
Don Alessl, una vita per l'India, 18-19
ITALIA , Vado a fischiare con i ragazzi di Trelew, 3
Ritrovate le reliquie di san Domenico Sa vio, 10-11
Quello scrigno della lede nella Roma sotterranea, 20-24
MOZAMBICO
Ora i missionari sono funzionari governativi, 3
SVIZZERA
I giovani rif ugiati seduti fra due sedie, 4
THAILANDIA
Don Fogliati pensionato ma non troppo, 6
IL PASSATO
Don Bellone predicava con la musica, 14-15
RUBRICHE. Educhiamo com e Don Bosco, 16 Libreria , 25
- I nostri santi, 32-33 - I nostri morti, 34 - Solidarietà, 35.
VIGNETTA DIECI E LODE»
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Indirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella PoSlale 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. (06) 69.31.341
Conto corrente postale numero 46.20.02 intestato a:
Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma.
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO al lettori che
- contribuiscono a sostenere le spese per Il Bollelllno,
- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,
- e soprattutto le Missioni Salesiane.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLIO 1981

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BREVI DAL MONDO
rie, e retribuiti come dipendenti A Namaacha padre Rico ha e lascia sperare per il futuro di
statali. Ha anche constatato trovato tre salesiani e cinque una missione decisamente tri-
ECUADOR
che essi pur lavorando in con- FMA, anch'essi impegnati nelle bolata.
dizioni molto difficili riescono attività scolastiche. La casa I salesiani erano giunti in
ER.A EXALLIEVO
ugualmente a svolgere in mez-
IL PRESIDENTE DECEDUTO zo alla popolazione un'efficace
attività pastorale, e una testi-
Dolorosa perdita per la Fa- monianza di fede.
miglia salesiana dell'Ecuador: Padre Rico nella relazione
Jaime Rotd6s, il giovane presi- della visita pubblicata dagli or-
dente della Repubblica, il gani d'informazione salesiana
24.5.1981 ha trovato la morte del Portogallo ha raccontato le
con la moglie e altre sette per- tappe e le impressioni della sua
sone in un tragico incidente visita. Giunto nella capitale
aereo.
Maputo, vi ha trovato cinque
Jaime Roldés aveva studiato salesiani e sei FMA. I salesiani
nel collegio salesiano Cristofo- risultano Impegnati nell'inse-
ro Colombo di Guayaqull, e fi- gnamento; hanno pure la re-
no a due anni fa aveva manda- sponsabilità di una parrocchia
to nello stesso collegio il suo e di tre chiese di periferia; pre-
figlio decenne Santiago (si ve- stano assistenza spirituale a
da la simpatica intervista rila- svariati gruppi e comunità. La
sciata dal ragazzo al BS ecua-
toriano, e riportata sul BS ita-
liano del dicembre 1979 a pag.
salesiana è molto piccola, ma
ha un orto prezioso, che quan-
do è possibile irrigare produce
preziosi ortaggi e frutta. La
casa delle FMA è invece una
splendida fattoria, assegnata
loro in cambio del grande col-
legio che avevano prima della
nazionalizzazione. Le due co-
munità vivono anch'esse in
stretta collaborazione, pregano
insieme, insieme consumano i
pasti.
Nel nord del paese padre Rl-
co ha infine incontrato la terza
comunità delle FMA, in Pemba
(l'antica Porto Amelia). In que-
sta località le autorità hanno
Mozambico nel lontano 1907,
ma sei anni dopo si erano do-
vuti ritirare per l'opposizione
dei governi massoni e anticle-
ricali saliti al potere In Porto-
gallo. Erano tornati in paese
insieme con le FMA nel 1952, e
la loro azione si sviluppava
molto bene: nel 1975 si conta-
vano 21 salesiani e 55 FMA in
undici opere. Poi li nuovo ca-
po, Samora Machel, Imponeva
un esperimento avventato di
« socialismo scientifico,. che in
breve tempo ha portato il pae-
se sull'orlo del collasso. Quan-
to alle libertà religiose, egli ri-
teneva che • la religione è co-
me una malattia: I bambini non
devono esserne contagiati•. E
uno dei suoi primi passi era
6). Nell'estate 1979, Jaime sl
era presentato come capo del-
la Concentrazione delle forze
popolari• alle elezioni presi-
denziali, e le aveva vinte con
stato la nazionalizzazione delle
scuole.
I missionari si trovarono di
fronte a un drammatico aut-
aut: o abbandonare tutto (e
larghissimo margine: il 62% dei
suffragi. La sua elezione se-
molti lo hanno fatto), o accet-
tare la dura situazione. Gli er-
gnava Il ritorno del paese alla
vita democratica, dopo dieci
anni di governi militari. Era no-
rori soprattutto econom1c1
compiuti dal regime, da qual-
che tempo hanno Indotto Sa-
to li suo impegno per le riforme
sociali, che perseguiva con te-
mora Machel a fare marcia in-
dietro su molti punti; non an-
nacia nonostante una forte op-
posizione conservatrice, perfi-
no di una parte del suo stesso
schieramento politico.
Il tragico Incidente aereo è
avvenuto In zona montagnosa
sul confine con il Perù, e è
stato attribuito al maltempo:
cora in campo religioso. Ma la
speranza rimane viva.
GIOVANI COOPERATORI
VADO A FISCHIARE
CON I RAGAZZI DI TRELEW
nella zona infuriava una piog-
gia violenta e i rilievi andini
erano nascosti da fitta nebbia.
La notizia ha gettato il paese
nella costernazione: la gente
della capitale si è riversata
spontaneamente attorno al pa-
lazzo presidenziale, e vi è so-
stata a lungo incurante della
pioggia che anche n cadeva
ininterrotta
MOZAMBICO
SPAGNA, centenario della presenza salesiana. Durante le celebrazioni
del centenario Il Rettor Maggiore don Egidio Viganò, con (a destra)' l'l-
spettore salesiano di Madrid, rende visita al Re di Spagna Juan Carlos.
loro vita è molto dura, I loro concentratò tutti i sacerdoti,
orari sono sempre pieni e religiosi e religiose che un
scombinati; la toro residenza è tempo operavano nel vari cen-
minuscola. con poche stanzet- tri della provincia: sono 38,
te per dormire, un soggiorno e compreso il vescovo. Anche
Due Giovani Cooperatrici in
questi mesi si sono recate a
Trelew in Argentina per lavo-
rare tra i ragazzi di periferia. Le
due giovani sono Maria Con-
cetta Firrincieli di Ragusa e
Olimpia De Gennaro di Molfetta
(Bari). li 25 aprile scorso du-
rante un incontro di preghiera
svoltosi a Roma nella Casa
Generalizia salesiana hanno ri-
cevuto il Crocefisso di missio-
narie laiche dalle mani del
Rettor Maggiore. Si erano uniti
ORA I MISSIONARI SONO
FUNZIONARI DEL GOVERNO
un cucinino. A mandare avanti qui le cinque FMA lavorano in a loro per la cerimonia sempli-
la casa c'è una FMA, con i scuole e ospedali, ma sentono ce e commovente un bel grup-
compiti e la delicatezza di una motto la lontananza dagli altri po di Giovani Cooperatori e al-
Nei mesi scorsi padre José mamma Margherita.
confratelli e sorelle: per incon- cuni familiari delle partenti.
Rico, superiore dei salesiani di Le altre FMA dirigono un trarli, dovrebbero prendere « Abbiate un cuore missio-
Spagna e Portogallo, ha potuto « focolare cioè una residenza l'aereo. Con quei che costa. nario» ha augurato loro don
compiere una visita alle comu- che accoglie 70 ragazze che Padre Rico è il primo supe- Viganò, e sembra che le due
nità del Mozambico, e ha sco- lavorano In città. Anche alcune riore entrato in Mozambico dal giovani ce l'abbiano davvero. Il
perto che gli otto salesiani e le di loro sono Insegnanti statali. 1975, anno in cui il Frelimo, ciclostilato dei Giovani Coope-
16 FMA rimaste nel paese sono Tra la comunità salesiana e movimento di liberazione di ratori di Sicilia « Il Ragno ri-
diventat i in gran parte « funzio- quella delle FMA intercorrono matrice marxista, ha assunto il porta per esempio questa te-
nari del governo •• inseriti in relazioni fraterne di grande so- potere. Questa prima visita è stimonianza di Maria Concetta.
istituzioni scolastiche o sanita- lidarietà.
risultata di reciproco conforto, li mio primo Incontro con Don
BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981 3

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Bosco? Non è facile dirlo,
perché quando aprii gli occhi
già respiravo aria di salesia-
nità». • Perché ho scelto di di-
venire Cooperatrice salesiana?
Mi sono resa conto di quanto i
giovani della mia società hanno
bisogno d'essere compresi e
amati, e ho visto l'importanza e
l'attualità del servizio che noi
Cooperatori possiamo offrire
loro».
Perché missionarla laica? È
un desiderio che ml portavo
dentro da anni. Intendo partire
con molla semplicità, evitando
Il rischio di mettermi su un pie-
distallo. E voglio andare fl-
profughi riparati in Svizzera. Il
suo lavoro lo ha portato a visi-
tare molti centri di raccolta, e
molti rifugiati già sistemati nelle
grandi città come nei piccoli
villaggi.
Racconta: « Per il fatto di es-
sere svizzero, di parlare il viet-
namita e di conoscere bene Il
Vietnam, ml si aprivano tutte le
porte. Ml è capitato di trovare
rifugiati che non si ritenevano
convinti di certe traduzioni o
decisioni, finché non se le ve-
devano confermate da uno
svizzero che comprendesse la
toro lingua. Nelle centinaia di
visite che ho compiuto, mi so-
GIOVANI COOPERATORI. Sempllce cerimonia nella Casa Generallzla di
Roma: Il Rettor Maggiore consegna Il crocefisso di Missionaria talea a
Olimpia e Maria Concetta (con Il cero In mano), due giovani Cooperatrici
In partenza per Trelew (Argentina).
schiando. In una pagina della
vita di Don Bosco si legge che
egli fischiava insieme al suoi
ragazzi, e mi è sembrato motto
bello. Appena arrivata, farò di
tutto per fischiare Insieme con i
ragazzi di Trelew•.• •·
A Trelew i Giovani Coopera-
tori italiani hanno aperto da
tempo in piena periferia un'o-
pera sociale, e ogni tanto
qualcuno di toro lascia l"Italia e
vi si reca per qualche anno a
lavorare con quei ragazzi piut-
tosto abbandonati. La località
si trova nel cuore della Pata-
gonla, la terra del sogni mis-
sionari di Don Bosco.
SVIZZERA
I GIOVANI RIFUGIATI
SEDUTI FRA DUE SEDIE
I rifugiati del Vietnam, Cam-
bogia ecc. non sono più di
moda, In questo momento
nessuno ha tornaconto politico
di parlarne, e quindi se ne oc-
cupano solo coloro che hanno
autentico interesse di solida-
rietà umana e cristiana. Come
padre Germain Lagger, che
oggi è direttore della casa sa-
lesiana di Slon, ma era missio-
nario espulso dal Vietnam e da
quasi due anni collabora con le
organizzazioni di assistenza ai
no messo in ascolto dei loro
problemi, ho dovuto incorag-
giarli; sempre mi hanno accolto
con gioia, volevano che mi fer-
massi a lungo, si facevano In
quattro per ospitarmi•.
Padre Lagger ha visto lo
smarrimento delle famiglie
scompaginate: Tante donne
sole con i loro bambini, i mariti
ancora laggiù nei campi di rie-
ducazione, o peggio dispersi.
Cosi pure uomini, magari
avanti negli anni, soli o con
qualche bambino. Hanno do-
vuto fuggire per non ricadere
nelle mani delle autorità di oc-
cupazione.. Ha visto la diffi-
coltà per molti rifugiati di rico-
minciare a lavorare in maniera
regolare: Alcuni non erano
abituati a un lavoro manuale
pesante, altri erano rimasti
inattivi per anni e anni...».
E poi, i giovani soli: Non so
quanti giovani Isolati, tra 115 e i
25 anni, sono stati raccolti in
Svizzera: di sicuro svariate
centinaia. E molti di loro du-
rante questi ultimi 5 o 6 anni
non hanno potuto lavorare o
studiare con regolarità e Inten-
sità. Alcuni erano scappati
contro la volontà del genitori,
altri erano giunti come un'a-
vanguardia, per saggiare 11 ter-
reno e preparare la strada al
familiari: si può capire come in
queste condizioni un ragazzo
trovi difficile adattarsi alla vita
di noi occidentali.
SERVI 01 010
«A tutto questo sono da ag-
giungere le delusioni provate,
frutto di chissà quali illusioni
DUE PROCESSI PER
DIVENTARE VENERABILI
coltivate al momento della par- In questi ultimi mesi un Pro-
tenza Alcuni sognavano la cesso Apostolico si è chiuso, e
Svizzera come Il paese dove un altro si è aperto, sulle virtù
scorre latte e miele; altri sono eroiche,. di due Servi di Dio
qui ma sognavano l'America. che si spera di poter presto
Tutti questi ragazzi si sentono onorare col tltolo di Venerabili:
disorientati, insicuri. come se- essi sono don Filippo Rinaldl
duti fra due sedie: a noi sem- che fu il terzo successore di
brano strani i loro comporta- Don Bosco, e il salesiano coa-
menti, le loro decisioni, ma è diutore Simone Srugi, infer-
un fatto che non sanno dove miere e mugnaio llbanese.
sedersi.
Don FIiippo Rlnaldl. Il suo
Allora la loro ricerca si Processo, presso l'apposito
orienta verso la compagnia di Tribunale ecclesiastico di Tori-
altri giovani: si ritrovano nelle no, si era aperto il 18.1.1980 e
stazioni, nelle sale da ballo, o è stato chiuso il 24 marzo
in privato; vengono dirottati scorso. Sono stati Interrogati
verso la violenza, l'alcool, la complessivamente 20 testi: Sa-
droga, il sesso. la ricerca a lesiani e Figlie di Maria Ausi-
qualunque prezzo del denaro. liatrice, due nipoti del Servo di
«Come comportarsi con lo- Dio, vari laici che lo conobbero
ro? Difficile dirlo. Certo occorre negli oratori di Torino. È stata
un'enorme pazienza e buona interrogata anche suor Carla
volontà per visitarli, procurare De Noni, la presunta miracolata
un posto di lavoro, rimetterli in per Intercessione di don Rinat-
carreggiata, farli andare al dl (li BS ha raccontato la sua
passo. Eppure sovente sono vicenda nel dicembre scorso, a
giovani capaci di cose meravi- pag. 26-28). Durante il proces-
gliose. E riescono bene, quan- so è stata pure acquisita agli
do hanno finalmente trovato un atti una larga serie di docu-
lavoro che Il soddisfa, degli menti: le note personali di don
studi che li interessano, uno Rlnaldi conservate finora negli
scopo per vivere... •.
archivi salesiani, quattro bio-
Per quanto siano gravi le grafie (di Ceria, Larese-Cella,
difficoltà che questi ragazzi in- Pietro Rlnaldi, Castano), varie
contrano in Svizzera, aggiunge relazioni di testi che ebbero
ancora padre Lagger, esse non rapporto con il Servo di Dio.
sono minimamente paragona- L'esito del processo sarà
bili a quelle dei toro compagni positivo? Ecco la risposta cir-
rinchiusi nei campi di profughi cospetta del Postulatore delle
costruiti a Hong Kong, Macau, cause: Si hanno buone ra-
In Thailandia: lui li ha visitati gioni per credere che ci siano
l'anno scorso e li conosce be- elementi più che validi e suffi-
ne. Perciò si augura che « la cienti perché, attraverso lo
Svizzera e la sua popolazione studio della Sacra Congrega-
continuino a impegnarsi al zione dei santi, si possa giun-
fianco di questi ragazzi sfortu- gere alla proclamazione delle
nati, perché un po' più di pace virtù eroiche, e perciò al titolo
e giustizia cominci a regnare In di Venerabile•·
questo mondo•.
Simone Srugt. Il suo proces-
' SERVI DI DIO. A Cremlsan (Israele), alla presenza del Patriarca Ialino di
Gerusalemme, si è aperto Il processo apostolico sull'erolcltà delle virtù
del Saleslano Coadiutore Simone Srugl.
4 BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLIO 1981

1.5 Page 5

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so apostolico invece è appena
cominciato: è stato aperto il 6
maggio scorso, con una ceri-
monia solenne nella casa sale-
siana di Cremisan (Israele).
Presiedeva la prima sessione
del processo il Patriarca latino
di Gerusalemme, che in un'ef-
ficace presentazione della fi-
gura di Srugi si è detto lieto di
averlo conosciuto personal-
mente, e ha illustrato le carat-
teristiche della sua santità: vita
interiore, umiltà, lavoro, servi-
zio a cattolici e musulmani. Il
Patriarca ha messo pure in
evidenza il fatto che Srugi è
autentica espressione della
spiritualità della Chiesa locale,
e perciò va considerato - al di
della sua appartenenza alla
Congregazione salesiana -
come figlio della Chiesa di Pa-
lestina. Srugi, ha ancora dettq
il Patriarca, è naturalmente il
primo Servo di Dio di Nazareth
(dove appunto è nato), e c'è da
augurarsi che possa essere
venerato come Il primo santo
del paese di Gesù, dopo Maria
e san Giuseppe.
SI prevede che durante il
processo saranno ascoltati una
trentina di testl che hanno co-
nosciuto il Servo di Dio; tra essi
alcuni sono quei musulmani
che portavano Il grano al suo
mulino (il primo mulino mecca-
nico della zona), o ricorrevano
alle sue cure di infermiere.
EXALLIEVE. La nuova presidente
Anna Maria Bonllallbus Rossi.
EXALLI EVE
N OMINATA LA NUOVA
PRESIDENTE CONFEDERALE
Anna Maria Bonitatibus Ros-
si è la nuova Presidente con-
federale delle Exallieve di Ma-
ria Ausiliatrice, nominata se-
condo lo statuto dalla Superio-
ra Generale delle FMA. Lau-
reata in legge, sposata e con
tre figlie. la nuova presidente è
exallieva dell'istituto Gesù Na-
INDIA
LA RISPOSTA DI PADRE THOMAS
ALL'ANNO DELL'HANDICAPPATO
È facile che padre Thomas quando si
mette in viaggio lasci il suo villaggio da solo,
ma è difficile che torni solo: trova sovente
chi per la strada gli regala un bambino or-
fano, o handicappato. E lui è felìce di po-
terne ospitare uno in più nella sua « Casa
dell'amore Don Bosco», come l'ha chia-
mata, o più precisamente « Centro per orfani
e handicappati fisici,._ Quest'opera singola-
re sorge a Mangatagiri, villaggio nei pressi di
Guntur, sulla GTR (Grand Trunk Road, la
« grande strada maestra• descritta da Ki-
pling, che partendo dal sud de/l'India si
spinge al nord attraverso Madras e Calcutta
fino all'Himalaya). Ecco la sua storia.
La « Casa per orfani e handicappati fisici
intitolata a Don Bosco cominciò Il
22.12.1972: quel giorno padre Thomas
Chinnappa, parroco nel villaggio di Brah-
manakodur (Guntur) Incontrò un ragazzo
mendicante presso la stazione terroviarìa di
Tenali; era un orfano, e se lo portò a casa. Il
ragazzo si chiamava Gopala Krishnan, e
padre Thomas gli aveva promesso vitto, al-
loggio e la possibilità di andare a scuoia.
Gopala accettò rinunciando alla libertà della
strada, e con la semplice dichiarazione de!
suo caso rilasciata presso il locale posto d1
polizia andò ad abitare in parrocchia. Fre-
quentò con buon esito le scuole elementari,
e ora sta imparando il mestiere di calzolaio a
Nagpur, in un centro che produce gambe
artificiali per handicappati.
Sulla grande strada maestra. Dopo Go-
pala arrivarono numerosi altri ragazzi, rac-
colti da padre Thomas presso le fermate
degli autobus e la stazione di Guntur. Nel-
l'estate 1976 la sua casa contava già 45 or-
fani. Però il villaggio dove viveva non aveva
acqua potabile, la sua posizione lontanodalle
vie di comunicazione rendeva difficile la vita
per una comunità. Allora padre Thomas
chiese ai suoi superiori che si pensasse a
un"altra sede, e che si costruisse un edificio
apposito. Il vescovo di Guntur gli venne su-
bito in aiuto donando un terreno di 20.000
mq. a Mangalagiri. Questo piccolo centro
sorge sulla GTR, la grande arteria.
Appena l'edificio tu terminato, padre
Thomas chiamò a occuparsene le suore del
Buon Pastore. E subito costruì anche le
scuole. Egli pensava solo alla scuola per I
ragazzi Interni, ma la gente povera dei din-
torni, che non aveva una scuola elementare
vicina a cui mandare i fig li, andò a chiedere
che accettasse quei ragazzi. Così la
« Scuola elementare Don Bosco •, comin-
ciata nel 1976 con un solo Insegnante, ora
ha 8 insegnanti e 280 alunni.
Il ciclone killer. Non si può dimenticare il
terribile novembre 1977, quando un • ciclo-
ne killer • menò strage nella zona (10.000
morti), e investl anche l'orfanotrofio._ Allora
fu sperimentata la protezione del Signore,
che ha salvato i 70 orfani rannicchiati nella
casa. I tetti furono strappati via dalle folate
del vento e anche molte pareti crollarono
rovinosa~ente, ma tutti I salesiani e i ragazzi
uscirono Indenni dal ciclone.
Poi la lenta ricostruzione degli edifici.
Aiuti vennero dal • Fondo assistenza sini-
strati», ma soprattutto dalla Congregazione-,
e cosl l'opera fu rimessa in piedi. Poi il nu-
mero dei ragazzi ospitati è man mano cre-
sciuto. L'ammissione è limitata agli orfani di
entrambi i genitori, o al ragazzi con handi-
cap cosl gravi da non potersi recare a
scuola da soli, e se figli di genitori vera-
mente poveri.
Al momento ci sono a Mangalagirl 82 ra-
gazzi fra i sei e I venti anni, di cui 40 handi-
cappati. E provengono dalle più diverse
parti dell'India, da Calcutt~, Delhi, B?!flb~Y:
Bangalore. Diciotto ragazzi sono stati mv1at1
dalle suore di madre Teresa, e padre Tho-
mas è fiero di collaborare con lei.
La risposta di padre Thomas. Il 29 gen-
naio scorso ha segnato un passo avanti
nell'opera di Mangalagiri: è stata inaugurata
una nuova ala dell'orfanotrofio. Hanno pre-
senz.iato alla cerimonia il governatore della
regione, vescovo di Guntur e l'ispettore sa-
' 1.
·•
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.... , , ~: ·' ... I
~
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Mangalaglrl: un handicappato raccolto da padre
Thomas Chlnnappa e ospitato nella Casa del-
l'amore Don Bosco».
lesiano; i ragazzi hanno intrattenuto gli
ospiti con canti e danze. Gli aiuti per ~·am-
pliamento erano giunti dalla Congregazione,
da numerosi amici dell'opera, e anche da un
bel gruppo di ragazzi della Germania sensi-
bilizzati dal loro educatori.
Col nuovo edificio si sono risolti molti
problemi abitativi, e ora padre Thomas potrà
portare a cento il numero dei ~uoi ospiti:
Intanto egli già si prefigge nuovi traguardi
urgenti: la costruzione di un laboratorio e di
un centro di formazione professionale. Il la-
boratorio sarà destinato alla costruzione di
stampelle e gambe artificiali, e il ce_ntro
professionale per insegnare ai ragazzi un
mestiere secondo le loro inclinazioni e ca-
pacità tisiche di lavoro.
Così, con un progetto dopo l'altro, pen-
sato e poi tenacemente realizzato, padre
Thomas dà la sua risposta all'anno del-
l'handicappato.
BOLLETTINO SALESIANO 1" LUGL/O 1981 5

1.6 Page 6

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zareno di Roma, e già ricopriva religiose delle varie congrega- altri). E perché lui possa aiuta-
la carica d i Presidente exallie- zioni al lavoro nella zona. E poi re gli altri occorre che tanti altri
ve dell'lspettoria romana San- • un concorso straordinario di aiutino lui. Finora non gli sono
t'Agnese.
fedeli• · che ci tenevano a dare tnai mancati questi amici, so-
BR EVISS IM E
È stata intervistata dalla rivi- il loro saluto al coraggioso prattutto dall'Italia. Scriveva,
sta Unione• delle exallleve; missionario.
mandava notizie e relazioni, e
La primatista diventa
alla domanda • Quale ti sembra Don Luigi Fogliati, nato a qualche volta era tornato in suora? La notizia ha destato
il ruolo specifico dell'associa- Cassano Balbo (CN) nel'1907, patria. Messo insieme un gruz- sorpresa nel mondo dell'atleti-
zione in questo momento?•. ha a 23 era in Thailandia dove zoletto, rientrava veloce a ca leggera famminlle: Elena
risposto: • Ora più che mai compi gli studi teologici. E co- spenderlo per i suol • figli leb- Restello, 22 anni, mezzofondi-
sento quanto sia appropriato Il minciò ancora chierico a oc- brosi •· Poi, dopo qualche sta azzurra, nel 1977 primatista
nome del nostri gruppi asso- cuparsi del lebbrosi. Era In un tempo, quando la preda sta mondiale indoor nei 2.000 me-
ciativi: "Unione". Unione anzi- certo senso Il suo hobby, oltre per finire, il lupo deve uscire tri, è entrata come aspirante In
tutto necessaria nella preghie- alle normali attività missionarie. dalla tana•, e lui riprendeva una casa di formazione delle
ra... Unione. poi, nell'azione. A lungo andò a trovare I malati l'aereo.
Figlie di Maria Ausiliatrice. con
seguendo lo spirito salesiano; in casa: dapprima in bicicletta Nel 1977 Il re di Thailandia si la prospettiva di diventare suo-
azione che va svolta principal- (• Credo di aver fatto più chilo- Interessò alla sua attività e gli ra. Aveva disputato la sua ulti-
mente affiancando quella più
ma gara nell'ottobre scorso, e
vasta delle Flglìe di Maria Au-
se coronerà questo suo nuovo
siliatrice nella difesa delle linee
sogno, nelle file delle FMA avrà
essenziali religiose e culturali
certamente modo di esplicare I
di cui ha tanto bisogno la so-
suoi talenti come educatrice
cietà attuale. In sintesi ml pare
della gioventù.
che le Exallieve debbano di-
stinguersi per la loro capacità
di impegno di fronte ai proble-
C'è un centenario dentro
Il centenario, da celebrare in
mi del mondo moderno - e In
particolare per quanto concer-
Spagna. Mentre I figli di Don
Bosco festeggiano I cento anni
ne la funzione della donna -
ponendosi quindi come lievito
della diverse collettività locali,
della presenza salesiana nella
penisola Iberica, un salesiano e
una Figlia di Maria Ausiliatrice
in modo da contribuire alla loro
elevazione.
A tal fine occorre - ha
aggiunto la Presidente - raf-
forzare sempre più lo spirito
associativo, allìnchè le Exallle-
ve possano far sentire la loro
presenza attiva e responsabile,
senza fughe o rinunce, nella
soluzione dei problemi attuali.
Bisogna affrontare i problemi
non con le armi della violenza,
dell'odio, della sopraffazione,
ma, per dirla con Marltaln,
"con le armi del cristiano" che
sono le armi della vita e dell'a-
more a,
THAILANDIA
..
THAILANDIA. A Thavà festa di addio per don Luigi Fogliali, da 35 anni
parroco deJla piccola comunità etlatlana. Va In ~nslone, ma non troppo,
petché continuerà a occuparsi del lebbrosl e del loro dla~nsarlo.
metri che se fossi andato al gi-
ro di Francia»), poi con una
solida automobile che i suol ex
compagni di studio a Ivrea gli
regalarono.
I malati Il trovava nelle loro
case, perché li governo non
Impone il ricovero obbligatorio
dei lebbrosi: è una misura
conferì l'insegna di e cavaliera
della corona reale di Thailan-
dia con una motivazione lu-
singhiera (vedere BS di mag-
gio 1978, pag. 30). Lui fu felice
che non solo la gente o le au-
torità locali ma perfino Il re ap-
prezzasse la sua attività, ma -
precisò - • ciò che più impor-
festeggiano I cento anni del
loro babbo, il sig. Sabino Cam-
po Postigo Il signor Sabino è
nato ad Arcera 1'11.12.1880: ha
avuto nove figli (quattro ancora
viventi); ora lo rallegrano 19
nipoti e 24 pronipoti. Più di tutti
però gli hanno fatto festa i figli
don Alessandro e suor Giulia,
che hanno attinto dalla sua fe-
de robusta la forza morale per
seguire la chiamala del Signo-
re alla vita rellglosa.
.. Afric a, nuova lrontlera
per Don Bosco• è un volume in
grande formato con Illustrazio-
ni a colori, che presenta Il
Progetto Africa• , cioè l'impe-
gno missionario che I salesiani
DON FOGLIATI INPENSIONE
MA NON TROPPO
umanitaria, che non punisce il ta è che quest'opera sia ap- stanno realizzando In questi
malato segregandolo, ma è prezzata dal Signore•·
anni nel continente nero. L'o-
anche una libertà pericolosa. I Ora lascia Thavà, la sua par- pera nelle prima due parti pre-
Gli hanno fatto una festa con malati In casa sono tenuti se- rocchia, per trasferirsi non senta una descrizione storico
i fiocchi a Thavà, dov'era par- parati per quanto possibile, ma molto lontano nel grande col- geografica dell'Africa e le vi-
roco. per I suoi 51 anni di vita I bambini corrono fatalmente il legio Saraslt di Bangpong dove cende del cristianesimo sul
missionaria, 40 di sacerdozio, rischio di prendersi la lebbra: sarà confessore. • Ma - ha già continente; nelle altre due parti
35 di attività parrocchiale e 20 basta la sbucciatura di un gi- dichiarato - continuerò a cu- descrive la presenza salesiana
di servizio nel dispensarlo per I nocchio o un graffio, e un rare I miei figli lebbrosi di in Africa negli anni passati, e
lebbrosi. Soprattutto gll hanno contatto fortuito. Per questo Thavà finché non si troverà un gll sviluppi del nuovo progetto
fatto festa perché, giunto a 74 don Fogliati si è occupato so- altro ·sacerdote a cui affidare missionario. Il Dicastero delle
anni a non più In buona salute. prattutto del ragazzi e giovani questa mia cara eredità•. Cosi missioni (Casa Generalizia.
lascia la parrocchia a braccia malati: Se presi In tempo - don Fogliati va In pensione ma Roma) aveva commissionato
più giovani e robuste.
dica - guariscono al 90%. E non troppo.
l'opera. e la distribuisce.
Hanno scelto come giornata se avessimo mezzi e tempo per Del resto, ricordando la pro-
per la festa Il 24 maggio, scor- andarli a cercare nelle case. In messa che Don Bosco ha fatto
Giovani Cooperatori Sa.
so, quando dalle residenze vi- una generazione questa terri- a tutti I suol figli, cioè di dar leslanl di Mario Cogliandro è
cine e lontane sarebbero giunti bile malattia scomparirebbe•. loro pane lavoro e paradiso• , un opuscolo di 48 pagine che
gli amici per onorare con lui Nel 1960 aveva messo su un don Fogliati ha detto: ~ In oltre presenta questo ramo verde
Maria Ausiliatrice. Tra I pre- piccolo dispensarlo, In cui ha 50 anni di missione non ml è ultimo sbocciato sul tronco sa-
senti Il vescovo di RachbUri assistito 750 lebbrosi. Quasi mal mancato il necessario per lesiano, In armonia con la spi-
mons. Joseph Ek, 25 sacerdoti 300 sono guariti completa- vivere, anzi la Provvidenza ml ritualità e creatività di Don Bo-
dalla diocesi e i giovani semi- mente, 450 sono ancora In cu- ha usato vere delicatezze. sco. Il libretto, agile ed essen-
naristi (che hanno reso splen- ra•. A tutti offre assistenza Quanto al lavoro, davvero non ziale, ripropone un capitolo del
dide le cerimonie e colorita medica regolare e spesso an- ml è mai mancato e anzi ne ho volume • Movimenti ecclesiali
l'accademia), l'ispettore sale- che aiuti materiali (quando la avuto fin troppo. Ora attendo contemporanei. curato l'anno
siano con numerosi confratelli, lebbra colpisce un capo fami- che si compia la terza parte scorso da Agostino Favale per
le FMA di Bangpong, religiosi e glia, la povertà colpisce tutti gli della promessa di Don Bosco •· l'editrice LAS.
6 BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLIO 1981

1.7 Page 7

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ITALIA* NEL CENTENARIO DI SANTA MARIA MAZZARELLO
Festa col Papa
di r1mav ra
Il « fare memoria» di Santa Mazzarello è stato Inteso, al di là dei gesti
esteriori, come un riscoprire il senso profondo della sua esistenza
per attualizzarlo nella propria vita. Le commemorazioni del cente-
nario sono state distribuite nell'arco dell'intero anno, ma le più si-
gnificative si sono svolte in questa primavera
M ad.J·e Canta, lei pensa che
questo centenario inciderà
sulla vita dell'Istituto FMA?
La superiora dell'Istituto, che ha
preso parte attiva alle varie manife-
stazioni primaveriH, è esplicita:«Non
solo lo penso, ma lo sto constatando
giorno per giorno. Le lettere che ar-
rivano, e l'ascolto di suore e ragazze,
mi mettono ogni giorno di fronte a
una volontà di bene impensabile se
non fosse documentata dai fatti. Cer-
to è tutta grazia dello Spirito Santo
che madre Mazzarello sta immetten-
do nel nostro Istituto».
Chi abbia partecipato a qualcuna
delle manifestazioni non può che
condividere il giudizio. Il centenario
di santa Mazzarello ( 14.5. 1881) è il
centenario di una morte che si tra-
duce in fresche espressioni di vita. Le
1428 case che le FMA hanno sparse
nel mondo, sono tutte impegnate nel
« fare memoria» in modo efficace: le
suore e le loro giovani cercano di co-
gliere il senso profondo di un'esi-
stenza, quella di madre MazzareUo,
perché diventi sempre più il senso
anche della propria vita. È q uesto il
suggerimento che viene dal motto
assegnato aJ centenario: «Un volto
oggi, per un futuro di speranza».
diare la loro chiamata alla vita reli-
giosa. Il loro voleva essere « un fra-
terno incontro di amiciL.ia, di studio,
di ledeltà alla vita in stile salesiano».
L'idea del Convegno era nata l'e-
state scorna da un gruppo ristretto di
giovani che si erano incontrate per
vivere« un'esperienza di conclivisione
e stud iare il modo più adatto dj cele-
brare il centenario». Queste ragazze
avevano ri □elluto su « i valori, gli
ideali, le speranze, le inquietudini del
mondo giovanile», e avevano r itenuto
di potei· lanciare alle loro compagne
una proposta: « SI alla vita, con stile
salesiano». Ora si ritrovavano in
quasi 500, per « studiare quali sono i
valori, le esigenze, le domande, le
speranze del mondo», e per« trovare
risposte convenienti. capaci di coin-
volgere altri ragazzi e ragazze».
A Sassone trovarono i muri della
casa tappezzati di scritte vivaci e
multicolori: tutto era vestito a festa.
E cominciò la loro avventura spiri-
tuale, dal 21 al 24 aprile.
Nella prima giornata di lavoro si
misero alla « ricerca dei valori che
motivano il senso della vita». Il Con-
vegno non prevedeva le solite rela-
zioni o comunicazioni di esperti ma il
dialogo vivo, articolato in una dina-
mica di gruppi e intergruppi, per
consentire a ciascuna di rileggere ed
esprimere la propria esperienza per-
sonale. Non solo, ma venivano larga-
mente spalancate le porte aJla creati-
vità: canti, disegni, mimi, le espres-
sioni più diverse a servitio deUa ri-
cerca comune.
Santa Mazzarello, un modello.
L'indomani si passò, con questo stes-
so m etodo, a lla ricerca dell'identità
giovanile. Si convenne che almeno
nella sua parte più sana la gioventù è
alla ricerca di ciò che è veramente
essenziaJe, del senso della vita, del-
l'affermazione di nel superamento
della solitudine. Si è constatalo che i
condizionamenti sono tanti, che il ri-
schio della massificazione è incom-
bente, ma che il bisogno di solidarietà
e di affetto pu ò riuscire a liberare la
gioventù. Si è constatato che la cul-
tura giovanile è in cambian1ento, cbe
dalla sterile contestazione si è passati
alla crescita interiore, che essa q uan-
do è vissuta nella prospettiva del ser-
vizio non comporta affatto il tanto
temuto riflusso nel privato.
Si è poi esaminato il progetto d i vita
salesiano, e si è considerato il sistema
preventivo come tt clima che facilita
la crescita umana e cristiana». Santa
Mazzarello è apparsa allora il model-
lo: la donna che riuscì a realizzare se
stessa nel progetto di Dio, fino a of-
frire la propria esistenza nel servizio
dei giovani.
L'esperienza che le ragazze di Sas-
sone hanno compiuto in quei giorni
non è certo riassumibile in poche pa-
role. Le 500 infine hanno condensato
la loro esperienza in un Messaggio
che l'indomani avrebbero comunica-
Le celebrazioni sono scaglionate
durante tutto l'anno 1981 , ma banno
raggiunto ìl massimo di intensità e di
importanza nella scorsa primavera.
Diverse da contine nte a continente e
da casa a casa, in Europa si sono
concentrate a Roma attorno al Papa,
a Torino Valdocco culla dell'opera
salesiana, e nei luoghi della Mazza-
rello: Mornese dove era nata, e N izza
Monferrato dove mo1ì. Incontri in-
ternazionali, soste di riflessione, cele-
brazioni di preghiera, udienza daJ
Papa, professione di fede, marcia
della vita... Sono tantissime le inizia-
tive suggerite e svolte.
Il Convegno Europeo. Arrivarono a
Sassone, poco fuori Roma, in quasi
500 da otto nazioni diverse: ragazze
delle scuole e dei centri giovanili
FMA. Tra esse, -i2 sono intente a stu-
Roma, Palazzetto dell'Eur. Oltomlla allieve delle FMA celebrano Il centenario di santa Mazzarello.
<>nl LETTINO SALESIANO 1" LUGLIO 1981 7

1.8 Page 8

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A voi giovani che
camminate con noi...
a voi che avete già scoperto i va-
lori della vita, a voi che guardate a
un futuro migliore,
a voi giovani che sentite l'Inquie-
tudine e il peso della vita,
a voi tutti che Incontriamo ogni
giorno e che vi sentite disposti ad
accogliere il nostro messaggio:
noi proclamiamo con grande
gioia la festa della vita!
Una festa che richiede anche im-
pegno e sacrificio, un passo dopo
l'altro. Ma abbiamo bisogno di voi,
non possiamo far festa da soli.
Ci accostiamo a voi col nostro
volto serio e gioioso, con gesti
semplici e tam/Ilari; ed è per questo
che la nostra vita nel quotidiano è
straordinariamente bella, I nostri
pensieri aperti a tutto ciò che è
nuovo. La nostra fiducia nei giovani
è grande. perché crediamo. come
Do Bosco e Maria Mazzarello. che
« in ognuno c'è un punto accessibile
al bene•.
* A tutti voi, giovani, fratelli e
amici nostri, sentiamo il bisogno di
raccontare la nostra esperienza,
mentre vi offriamo il nostro ascolto e
la nostra disponibilità.
* Alla Chiesa offriamo il nostro
impegno per conoscerla, la nostra
presenza attiva e la nostra fiducia.
* Alla società offriamo la nostra
serenità perché crediamo nell'uo-
mo, perché siamo certe che la no-
stra è una « speranza che non delu-
de». Offriamo la nostra voglia di vi-
vere, la coraggiosa denuncia dei di-
sva/ori. uno stile di vita semplice,
impegnato, dinamico.
Come Maria, diamo la voce di
Cristo al mondo. Cantiamo Cristo
ovunque siamo.
Costruiamo Il domani, in cui la
speranza è più grande e l'amore
tutto unisce. Cominciamo oggi, non
aspettiamo fino a domani. Costruia-
mo una società e una Chiesa nuova.
col volto gioioso del Cristo Risorto.
8 BOLLETTINO SALESIANO 1" LUGLIO 1981
to alle loro compagne. Perché l'indo-
mani, 25 aprile, sarebbe stata un'altra
giornata indimenticabile.
La festa della vita. Il 25 aprile si
riu·ovarono a Roma in 8.000, dai 14 ai
17 anni. Primo appuntamento alle ore
9 in basilica di San Pieti-o, per una
solenne professione di fede. A pre-
siedere il rito era mons. Javierre, ar-
civescovo salesiano: egli porse il sa-
luto alle venute in varie lingue, ri-
cordò loro che « la fede è la radice di
tulla la vita cristiana», che Maria è
stata proclamata beata perché ha
credulo». Tulle insieme recitarono,
anzi scandirono il Credo. E al mo-
mento della benedizione conclusiva,
mons. Javierre invitò tutte a guardare
in alto sulla destra della navata, alla
statua di Don Bosco là nella nicchia,
che certamente avrebbe aggiunLO la
sua paterna benedizione.
Poi l'udiem,a del Papa in piazza
San Pietro, e un discorso per loro
(viene riportato a pag. 9). E tanti ap-
plausi, tante strette di mano. Diciotto
giorni più tardi, ci sarebbero stati
ancora per il Papa tanti applausi in
piazza, e una mano sciagurata arma-
ta di pistola.
Nel pomeriggio le 8.000 si ritrova-
vano nel palazzetto dell'Eur, attorno
a madre Ersilia Canta che idealmente
rappresentava madre Mazzarello, per
la festa di famiglia, E al termine,
poiché la festa era da annunciare a
tutti, venne letto il « Messaggio ai
giovani» (riportato qui accanto): un
testo pensato e che fa pensare.
Pioggia su Mornese. Quanto fu
riuscita la manifestazione delle gio-
vani, altrettanto fu sfortunata la festa
delle preadolescenti, il 3 maggio a
Mornese. E dire che erano arrivate
con un centinaio di pullmann, che
furono contate in 5.144 giunte da tut-
ta Italia. Ma pioveva. Piovve da mal•
tino a sera, e le celebrazioni avreb-
bero dovuto svolgersi soprattutto al-
l'aperto. Si trattava di compiere tutte
insieme la marcia della vita, di visilare
cioè i luoghi in cui madre Mazzarello
era vissuta, cresciuta alla fede e alla
dedizione; i campi che aveva coltiva-
to, la casa in cui aveva curato i malati
di tifo e in cui si era a sua vol ta am-
malata, i vari luoghi dove era migrato
il suo piccolo oratorio-laboratorio, la
prima casa delle FMA, il pozzo... E su
questo stupendo programma, le nu-
vole gelose hanno r iversato tutta la
loro acqua.
Non solo, ma al ritorno (un ritorno
frettoloso e anticipato) un grosso
pullman che rientrava a Torino slit-
tava sull'asfalto scivoloso, infilava la
ripida scarpata e terminava sul fondo
con le ruote all'insù. Testimoniò un
casuale passante. « Ho visto il pulJ-
man uscire improvviso dalla strada e
ribaltarsi... Mi sono messo le mani nei
capelli, ero impietrito, non riuscivo a
muovermi... ». Ma non era giusto che
le cose finissero così male, e infatti
avvenne un mezzo miracolo: solo
sette ragazze finirono ali'ospedale,
per essere dichiarate fuori pericolo
l'indomani.
Appuntamenti di primavera. An-
che le Exallievc hanno voluto strin-
gersi allorno a madre Mazzarello, a
Torino, nella basilica di Valdocco do-
ve riposano i resti mortali della santa.
A questo loro appuntamento avevano
fatto precedere nove giornale di pre-
parazione, con tempi di riflessione,
con raccolta di offerte concrete per-
sonali e comunitarie da presentare
durante la messa. E si sono date
convegno iJ dieci maggio in 6.000: al
mattino per la concelebrazione euca-
ristica presieduta dal vescovo sale-
siano mons. Castillo, al pomeriggio
per la festa di famiglia nel teatro.
Il 13 maggio cadeva la festa litur·
gica di santa Mazzarello, e è stata
giustamente solennizzata presso la
basilica: una prima concelebrazione
presieduta dall'arcivescovo di Torino
mons. Ballestrero, altra concelebra-
zione presieduta dal Rettor Maggiore
per la gioventL1, e funzione sernle per
le religiose della città.
li 14 maggio era il giorno esatto
della sua morte, e santa Mazzarello è
stata commemorata a Nizza Monfer-
rato dove aveva chiuso gli occhi.
Erano presenti il Retlor Maggiore e
madre Canta. Due i gesti significativi:
una lapide commemorativa nella c.a-
mereua in cui la santa morì, e una via
di Nizza intitolata al suo nome.
Un bilancio. A queste celebrazioni
vanno aggiunte quelle di carattere
nazionale o anche continentale tenu-
te altrove, e quelle mino1i ma non
meno sentite o originali nelle singole
comunità. Non sono troppe? Alla do-
manda madre Canta ha risposto:
• Non direi; ogni comunità, ogni
ispettoria o gruppo di ispeltorie ha
voluto fare la sua memoria della san-
ta, e mi pare sia un bene. Ciascuna
comunità ha diritto di esprimere i
valori comuni in forme rispondenti al
proprio stile, alla cultura in cui è in-
serita, al modo diverso di fare festa,
sopratLUtto delle giovani».
E richiesta di un bilancio ha sog-
giunto: « Il bilancio vero lo può fare
solo il Signore... Oggi come oggi, il
desiderio di tornare all'autentica fede
di Mornese, il desiderio di far rivivere
uno spirito di famiglia che coinvolga
in pieno anche le giovani, la nuova
presa di coscienza della nostra re-
sponsabilità nel rispondere alle attese
della Chiesa e del mondo, tutto que-
sto appare già come frutto positivo
delle celebrazioni centenarie».

1.9 Page 9

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IL PAPA ALLE ALLIEVE DELLE FMA
-
Essere salesiani oggi
vuol dire...
I n 8.000 si erano presentate le allieve
delle FMA, il 25 aprile scorso in
piazza san Pietro, per celebrare col
Papa la loro « Fesu1 della vita » nel
quadro delle celebrazioni per il cente-
nario di santa Maria Domenica Maz-
zarello. E il Papa h(l rivolto loro que-
sto discorso, che per il suo carattere
generale interessa tutta la Famiglia
Salesiana.
Carissime sorelle in Cristo! In que-
sta speciale udienza generale in Piaz-
za San Pietro ho la grande gioia di
salutare voi, allieve delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, venute a Roma da
tutta l'Europa insieme alle vostre
educatrici per commemorare il cen-
tenario della morte della Fondatrice
santa Maria Domenica Mazzarello.
Nella letizia di questi giorni pa-
squali, accogliete il mio saluto affet-
tuoso e cordiale, che porgo a tutte e a
ciascuna di voi, insieme al mio rin-
graziamento per questo vostro gesto
di fede cristiana e di filiale venera-
zione verso la persona del Papa. La
vostra presenza, così piena di entu-
siasmo e di generosità, mi conforta e
mi allieta. E sono felice di potervi
manifestare il mio compiacimento e
la mia stima.
AMORE ADORANTE
E OPERATIVO
Jn occasione del Centenario dell'i-
stituzione della Congregazione delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, Paolo VT
il 15 luglio 1972 rivolgendosi alle
SuoreSalesiane poneva due pressanti
interrogativi: « Saprà la vostra Con-
gregazione rispondere all'appello
della Chiesa nella tormentata ora che
volge? Con quali mezzi farà che la
vitalità antica del ceppo rnbusto,
piantato dai vostri Santi Fondatori,
continui a fiorire in tutta la sua pie-
nezza?» E rispondeva che non c'era
che un mezzo: la santità, assicurata
dal primato della vita interiore, me-
diante l'« amore adorante e operati-
vo » di cLù è esempio Maria Santissi-
ma.
L'odierno grandioso incontro di
così numerose allieve delle Fig.lie di
Maria Ausiliatrice, per commemorare
il centenario della morte della Fon-
datrice, è un segno che tale vitalità
santa e santificatrice è tuttora ben
presente, nello spirito di santa Maria
Domenica Mazzarello.
Si legge nella sua biografia che fin
dal primo incontro con Don Bosco,
avvenuto nel piccolo paese di Mor-
nese nella diocesi di Acqui nell'otto-
bre del 1864, ella intuì la santità del
sacerdote torinese, per cui, attratta
dalla sua spiritualità, andava escla-
mando: «Don Bosco è un santo, io lo
sento! ». Quando poi nel 1872 venne
eletta Superiora della nuova Congre-
gazione, suor Maria Mazzarello non
aveva timore di dire alle consorelle, in
un modo quasi paradossale: « Vivia-
mo alla presenza di Dio e di... Don
Bosco». D'altra parte lo stesso Don
Bosco poteva confidare un giorno a
Don Cagliero: « La loro Congregazio-
ne è pari alla nostra, ha lo stesso fine
e gli stessi mezzi». Ella infatti sentiva
e possedeva profondamente lo spirito
«salesiano» di Don Bosco.
Voi, care giovani, avete meditato in
questi giorni in che cosa consiste tale
"spirito salesiano»; e ora, tornando
nella vostra patria, nelle vostre fami-
glie e nei vostri ambienti sociali e
culturali, io vi esorto caldamente a
viverlo con profonda convinzione e
con lieto coraggio.
VIVERE LA REALTÀ
DELLA GRAZIA
Essere « salesiani » seguendo le
orme di Don Bosco e di Suor Maria
Mazzarello, significa prima di tutto
comprendere, stimare e vivere a ogni
costo la realtà della «grazia» ricevuta
col Battesimo. Questa fu la prima e
suprema preoccupazione dei due
Fondatori, e a questo fine era strut-
turata tutta la loro pedagogia natu-
rale e soprannaturale.
Prima di ogni ur. ano valore e pri-
ma di ogni scelta, rillettete sulla vo-
stra intima amici.zia con Cristo, sulla
vostra partecipazione alla stessa vita
divina, sulla vostra chiamata alla
eterna felicità. Da questa fondamen-
tale velità nascono il bisogno della
preghiera e dei Sacramenti, la confi-
den za in Maria Santissima, il con-
trollo dei sensi e delle passioni.
POSSEDERE IL SENSO
DELLA GIOIA
Essere «salesiani» significa poi
possedere il senso soprannaturale
della letizia e della gioia, che porta a
un sano e costruttivo ottimismo, no-
nostante le difficoltà della vita. Il
Cristo che muore in croce e poi ri-
sorge glorioso ci dice appunto che
bisogna andare avanti senza timori,
con fiducia, con speranza: «Tutto
concorre per il bene di coloro che
amano Dio, che sono stati chiamati
secondo il suo disegno» (Rom. 8,28).
Portate pertanto la letizia dei vostri
cuori ru·dimentosi, dei vostri animi
puri e innocenti, delle vostre vite ar-
denti nei luoghi del lavoro, della
scuola, del gioco, nei vostri incontri
giovanili, nelle vostre case!
E infine essere «salesiani» si-
gnifica sentire lo slancio apostolico, il
bisogno di far conoscere l'amore e la
misericordia del Divin Redentore a
tutto il mondo, a tutti coloro, e sono
miliardi, che non lo conoscono anco-
ra, specialmente a tanti giovani, che
smarriti e delusi in una società che li
deprime e amareggia, molte volte so-
no tentali dalla disperazione. Siate
apostole nei vostri ambienti, parteci-
pando delle gioie e dei dolori degli
altri, animate da affetto fraterno, mi-
sericordiose, umili; siate apostole, se
il Signore vi chiama, consacrando a
Lui e alle anime tutta la vostra vita.
Questo è l'impegno e la consegna
che vi lascio al termine del vostro Ùl·
contro romano, nel nome di santa
Maria Domenica Mazzarello!
BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLJO 1981 9

1.10 Page 10

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Ritrovate le reliquie
di San Domenico Savio
La notizia del furto nel 1971 aveva prodotto costernazione. Ora le
reliquie rubate sono state restituite tutte, e ricollocate al loro posto
sotto l'altare di san Domenico Savio. Ma la sconcertante avventura
lascia intatti gli interrogativi: chi ha rubato? e come? e perché?
D ifficile immaginare lo stupore
sul volto di père Georges Linel,
superiore dei salesiani della
Francia meridionale, quando aperto
il pacco si trovò tra le mani un cranio,
e una lettera che lo diceva di san
Domenico Savio. Da allora quelle re-
liquie hanno affrontato un viaggio
hmgo e complicato ma chiaro, con-
cluso col sereno ritorno nell'urna do-
rata da cui erano state sottratte, a
Torino nella basilica di Maria Ausi-
liatrice. Ma prima dov'erano state?
Chi se ne era impossessato? E
perché? Forse il mistero rimarrà per
sempre. Ma merita almeno racconta-
re le cose ormai sicure, a cominciare
dallo stupore di père Linel.
Una scatola, una le ttera. Il pacco
era destinato proprio a lui, nella casa
ispettoriale di Lyon. Dai timbri risul-
tava spedito alle ore 19 del 29.10.1980,
dalla città di Met,:, n el nord della
Francia, poco lonLano dal confine col
Lussemburgo. Aperta la pesante car-
ta da pacco marrone che l'avvolgeva,
era apparsa una scatola di cartone
grigio di cm 20 X 20,5 X 15,5 (come
accerteranno gli esattissimi Ufficiali
della Curia torinese). Dentro la sca-
tola, su un fondo di vecchi giornali e
poggiati sopra un asciugamano, il
cranio, altre ossa, una scatoletta, al-
cuni pezzi di stoffa blu e un fram-
mento di legno...
E la lettera, anonima, firmata con
una piccola c~oce e la parola « prè-
1Q BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981
tre», prete. La lettera cominciava con
un disinvolto « Buon giorno, padre»,
e fatto accenno alle reliquie rubate
proseguiva: « Voici le 1ou1 ». È tutto
qui. « Nulla, assolutamente nulla
manca. La scatoletta contiene gli os-
sicini della mano destra di Domenico
e uno scampolo del suo berretto. Il
pezzo di legno è un frammento della
sua cassa... ». La lettera diceva pure
che « l'anonimato più rigoroso sarà
conservato riguardo al ladro». Non
solo, ma che « io stesso preferisco
conservare l'anonimato più comple-
to, in modo che risulti impossibile ri-
salire al ladro. L'unico indizio dj cui
sono in possesso, è che egli abitava a
circa 800 km da Torino».
rn cambio del favore della restitu-
zione, Io scrivente chiedeva « d i dire
una messa per il ladro, in onore di san
Domenico». E la lettera, dopo l'invito
a « far pervenire il lutto al Padre su-
periore», chiudeva brillantemente
con un « arrivederci, padre. lo vi
esprimo tutta la mia gioia in Cristo».
La notte de l 19 febbraio 1971. li
rurto sacrilego era awcnuto nella
none tra il 19 e il 20 febbraio 1971: si
ritiene che qualcuno, eludendo l'at-
tenta sorveglian,:a degli addetti alla
basilica di Mana Ausiliatrice, si era
lasciato rinchiudere affinterno del
tempio. Nel cuore della notte potè
perpetrare indisturbato la manomis-
sione dell'urna posta sotto l'altare di
Domenico Savio; poi, per andarsene,
dovette auendere pazientemente che
la basilica fosse riapena e che i.fedeli
cominciassero a circolare.
La sorpresa per i salesiani fu tanto
più dolorosa in quanto il gesto pareva
assurdo al di là dj ogni immagina1io-
ne. Ma intanto era stato compiuto.
L'urna sopra l'altare conteneva pra-
ticamente tutte le relique del piccolo
discepolo di Don Bosco: in data
1.2. L950, al momento di chiuderla, ne
era stato fatto l'elenco completo. Al-
cuni anni dopo i1 furto, il 29.9.1976, si
era fallo un meticoloso controllo: ri-
sultavano mancanti il cranio comple-
to, 14 metacarpi della mano desu·a,
un osso iliaco, due astragali, due cal-
cagni, due metatarsi e altri frammenti
minori. In quell'occasione si ebbe
l'avvenen,r.a di sostituire l'urna con
un'altra più solida e più sicura.
E intanto non rimase che attende-
re, e a tempo perso fare ipotesi. Del
resto la To,ino di quegli anni sugge-
riva le ipotesi più strane, perché era
notorio (e i giornali ne parlavano so-
vente) che la città fosse diventata la
capitale di sette fanatiche e dei loro
riti superstiziosi, ed erano già state
denunciate manomissioni varie nei
cimiteri. Ormai, a vicenda conclusa,
sembra che questa ipotesi sia da
scartare.
E quando la profanazione sembra-
va consumata ormai senza rimedio,
ecco che invece un bel giorno squillò
il telefono...
« A tutti e o vunque sia noto». [I
telefono squillò a sorpresa nella Casa
Generalizia di Roma: da Lvon rac-
contavano dell'arrivo di qu~I pacco
i
Al piedi di san Domenico Savio I fedeli rico-
noscenti depongono fiori In ringraziamento.
Foto sopra Il titolo; l'urna dell'altare, conte-
nente le reliquie del piccolo santo.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ERANO STATE TRAFUGATE QUASI DIECI ANNI FA
rispondenza del numero e dell'entità
delle ossa ritrovate con quelle man-
singolare, e da quel momento ci fu un delle reliquie: la prima lista era quella canti, le lacune essendo dovute aJ
gran darsi da fare per cercar di capi.re completa, stilata nel 1950 al momento deterioramento subito dalle medesi-
e più ancora per riportare ogni cosa di collocare l'urna in basilica; la se- me sia nel loro trasporto che nelle
al posto giusto.
. conda lista comprendeva le reliquie opinabili manomissioni».
Mica si potevano attraversare le rimaste dopo il furto, e la terza con- Gli stessi ufficiali constatarono pu-
frontiere con il cranio - sia pure di teneva l'elenco delle reliquie man- re l'alta precisione delle informazioni
un adolescente santo - sotto il brac- canti. Si trattava semplicemente di contenute nella letLera anonima, e
cio. Il Postulato,·e delle cause dei verificare se il pacco contenesse que-
santi don Luigi Fiora, che si occupa ste ultime.
dei santi salesiani, riuscì a combinare Una volta aperto, venne riscontrata
quindi la sua sostanziale attendibi-
lità: "Il che fa pensare a una persona
perfettamente cdolla del fatto, e degli
il lungo itinerario del ritorno: il pre- la presenza cLi « corpi estranei», cioè oggetti asportati». Riguardo al fan-
zioso pacco fu consegnato alla nun- di diversa provenienza, ma ugual- tomatico ladro, ritennero che tutto
ziatura di Parigi, che attraverso il mente significativi: scampoli del ber- l'accaduto« fa pensare a una per~ona
corriere cliplomaLico vaticano lo re- retto azzurro che era appartenuto a pratica del luogo». E come conclu-
capitò presso la Santa Sede. Cosl don Domenico Savio, e un frammento li- sione dichiararono che si poteva or-
Fiora il 10.3.1981 rotè ticeverlo dalla gneo della bara in cui era staio se- mai « ritenere acquisita la morale
Segreteria di Stato.
polto nel cimitero cLi Mondonio (suo certezza deU'attribuzionc delle parli
Quel giorno stesso il Rettor Mag- paese natale). E poi naturalmente ossee rinvenute, alle reliquie di san
giore in una riunione ristretta aprì il c'erano le reliquie: « Un cranio che Domenico Savio». E questo era il
pacco, e prese atto del contenuto. Poi appare notevolmente leso in con-i- punto.
il direttore di una comunità salesiana spondenza delle ossa facciali, nume- Si passava quindi a eseguire una
di Valdocco, don Giuseppe Giliberti,
fu ufficialmente incaricato di portar-
lo all'arcivescovo di Torino per la ne-
cessari.a ricogni;,;ione e la conseguen-
te autenticazione.
Poi quanti altri passi compiuti,
quante persone scomodate, quanti
documenti compilati, firmati e con-
trofirmati... La giornata storica per il
piccolo Domenico Savio fu il 22 aprile
scorso, quando ebbe luogo in Val-
docco - con i buoni uffici del «Tri-
bunale ecclesiastico diocesano per Le
cause dei santi» - la ricognizione
delle parti ritrovate, la rielencazione
delle reliquie e la loro sistemazione
definitiva. Quel giorno fu redatto un
atto ufficiale, che cominciava solen-
nemente: «A tutti e OVlmque sia nolo
con il presente documento che... ».
Scampoli deJ berretto. Quel giorno
alle ore 15 si radunarono a Torino,
nella Basilica di Maria Ausiliatrice,
un monsignore delegato dell'Arcive-
scovo, un altro monsignore in qualità
di Promotore della fede, un notaio
per la stesura degli atti, due medici
Basilica di Maria Ausiliatrice: vista d'Insieme dell'altare a san Domenico Savio con l'urna, e della
sua statua ornata con I fiori deposti dal fedeli.
periti, vari salesiani in qualità cli testi, rosi frammenti di queste stesse ossa, documentazione [olografica di tutto
nonché due « operai deputati alle un osso iliaco sinistro, due astragali, il materiale, alla riclenca;,;ione dell<:
operazioni necessarie». Molti di loro due calcagni...». I medici periti pote- reliquie. alla loro ricollocazione nel-
avevano già giuralo davanti all'Arci- rono così testimoniare che « le parti l'urna e sistemazione definitiva nella
vescovo, gli altJ·i giw·arono durante scheletriche sopra descrii.le corri- basilica di Maria Ausiliatrice, sorra
l'atto pubblico. Si trattava ora di sta- spondono sostanzialmente a quelle l'altare del piccolo santo.
bilire tutti insieme se le parti ossee che risultarono mancanti in occasio- Così si è chiusa felicemente l'ultima
contenute nel famoso pacco giunto ne della precedente ricognizione». E giornata storica di Domenico Savio.
dalla Francia costituissero o no conclusero che a loro avviso «si ha Rimangono gli interrogativi su chi e
« quella parte delle reliquie di san buon fondamento per litenerc che le perché compì quel gesto insano, e su
Domenico Savio che era stata trafu- ossa sopra descritte appartengono a che cosa sia avvenuto delle rèlìquic
gata a Torino nella notte tra il 19 e il un giovane che non ha ancora com- rubate durante questi ultimi lunghi
20 febbraio 1971
pletato il periodo dello sviluppo (Do- dieci anni.
Con mille cautele e dopo mille mi- menico Savio morì infatti a 15 aimi Era necessario raccontare lutto
nuziosi accertamenti l'urna sopra 11011 ancora co111piuti) e in particolru·e questo, a conforto dei tanti runici che
l'altare fu prelevata e portata fuori appartengono alle reliquie mancanti Domenico Savio ha nel mondo, e so-
basilica nella « Sala del cardinal Ca- di san Domenico Savio».
prattutto di quanti, al co1Tente del
gliero ,,, dove già si trovava il pacco. Rimangono gli interrogativi. Per furto, ne avevano provato vivo di-
c'era pure un grande foglio su cui parte loro anche gli Ufficiali di Curia spiacere.
era stata compilata una triplice lista constatarono « la quasi perfetta cor-
Enzo Bianco
BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981 17

2.2 Page 12

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ARGENTINA *
ESPLORATORI DON BOSCO
I dodicimila nipotini di
Don Bosco e Baden-Powell
Il Movimento giovanile fondato dai salesiani argentini nel 1915 co-
nosce oggi una seconda giovinezza, grazie anche all'interesse cre-
scente della Famiglia Salesiana
L 1 occasione era importante, e s i
mosse an che il presidente
della repubblica Victorino dc
la Plaza: era l'anno 1915, centenario
della nascita di Don Bosco, e il 14
agosto fu inaugurato dal presidente
l'omaggio argentino a Don Bosco, cioè
un edificio nuovo nel principale col-
legio-oraLorio che i salesiani avevano
a Buenos Aires. L'opera sorgeva na-
turalmente in periferia, in località AJ-
magro. Quel giorno ci fu gloria per
tulii, anche per i tremila ragazzi delle
squadre ginniche salesiane che si esi-
birono in un saggio di bravura. E ci fu
gloria anche per un gruppeno molto
più esiguo di ragazzi, una q uarantu1a
in tutto, che in perfeua divisa da
Esploratori fecero scorta d'onore al
presidente durante tuuo il tempo
delle manifestazioni.
Quei ragazzi allora erano una ra-
rità, una novilà: appena seue anni
prima il generale inglese Robert Ba-
den-Powell aveva fondato i suoi Boy
Scouts, e l'idea era talmente semplice
e seducente che attecchiva in tullo il
mondo. Perché non avrebbe dovuto
attecchire anche negli oratori sale-
siani d'Argentina?
Cattolici e salesiani. A prendere
l'iniziativa nelle opere di Don Bosco
era stato l'ispettore padre José Ve-
spignani, che intuì presto l'enorme
carica educativa racchiusa nel meto-
do Scout, ma volle imprimere ai fu-
turi Esploratori degli oratori salesiani
un'impronta speciale. E necessaria: i
Boy Scouts nascevano allora in am-
bie.nte protestante, o laico; bisognava
12 BOLLETTIN O SALESIAN O 1' LUGLIO }981
invece che i ragazzi educati con Don
Bosco crescessero ne!Ja fede cattoli-
ca, e secondo il suo metodo educati-
vo. Insomma, cattolici e salesiani.
Merito di padre Vespignani fu l'aver
saputo amalgamare i genuini ele-
menti dello scoutismo di Badcn-Po-
well insieme con le caratteristiche
educative salesiane.
Quei 40 ragazzi che l'ispettore ave-
va cominciato a raccogliere nel mag-
gio 1915 (e subito affidato a un capa-
ce organizzatore: padre Lorenzo
Massa), in breve tempo crebbero a
migliaia; in anni recenti hanno cono-
sciuto la fatale crisi che ha afflitto
come malattia infantile un po' tutto
l'associazionismo, e ora sono in fase
di rilancio e piena fioritura. Al ramo
maschile si sono aggiunti di recente
due rami femminili, e in tutto oggi
sono 12.000 esploratori, leali verso
l'impegno della « buona azione»
quotidiana, decisi a cresq:re « buoni
cristiani e onesti cittadini». Insomma
12.000 nipotini sia di Don Bosco che
di Baden-Powell.
I Battaglioni 1 e 2. Gli esploratori di
Don Bosco fin dall'inizio sono rag-
gruppati in Battaglioni, e quello d i
Almagro porta ancora oggi il numero
I. P rimo cappellano fu dunque nel
1915 padre Massa, e primo Capitan
un certo Ram6n Cortés Conde, allora
giovane cadetto della polizia federale.
Quei ragazzi col loro motto « estote
parati» erano sempre pronti a inter-
venire alle manifestazioni cittadine,
partivano svelti per i loro campeggi
d'istruzione, andavano lontano a in-
contrare i loro simili (nel 1930 fino in
Uruguay). Nel 1934 al Congresso Eu-
caristico fecero scorta d'onore a un
certo card. Pacelli divenuto poi Pio
XII. Nel '48 i resti di padre Vespi-
gnani vennero restituiti dall'ftalia al-
l'Argentina, e di nuovo il primo Bat-
taglione accorse a rendere gli onori al
suo antico fondatore. Ragazzi che
vanno fieri dei loro rustici campeggi,
come pure della decina di sacerdoti
che hanno già donato alla congrega-
zione salesiana.
Il 19J5 non era ancora finito e già
nasceva nel collegio Le6n XII I, sem-
pre in B uenos Aires, il Battaglione
numero 2. Negli archivi è registrato
quanti ragazzi sono passati in questi
66 anni nelle sue file: sono 15.500.
Altre cifre: 60 accampamenti estivi,
32 invernali, 70 mini-campeggi di
istruzione e ricreazione.
Una volta messe le brache lunghe,
molti ex ragaz:-,:i danno il loro nome
all'associazione « Amici del Batta-
glione», che appoggia le iniziative e
collabora. E sono tanti quelli che non
si sentono di staccarsi dal Battaglio-
ne, c'è per esempio il prof. Jesus
Garcfa Adams, ora consigliere nazio-
nale del movimento, che si considera
esploratore da 55 anni.
La simpatia. Anno dopo anno gli
altri Battaglioni si sono aggiunti,
sbocciati un po· in tutto il paese, fi-
no all'attuale numero di 65. La loro
storia è ricca di dati curiosi. Per
esempio il quarto Battaglione di
Buenos Aires, nel 1935 compiva un
raid 4.000 km trn i laghi del sud. Il
L'antica divisa degli Exploradores de Don Bo-
sco. Sopra Il titolo, Il recente campeggio di uno
del 65 Battaglioni.

2.3 Page 13

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quinto sorgeva nel 1916 a L a Boca, il
famoso quaniere della capitale ch e il
vescovo al tempo dei primi m issio-
nari salesi ani aveva interdetto ai preti
perché pericoloso: c'era il rischio, ad
avventurarvisi, di non tornare più a
casa. Quarant'anni dopo, i nipoti di
quei giovinasrri scapestrati erano di-
ventati Esploratori e avevano assunto
come « legge d'onore» di esser e
« amici e fratelli di lutti, perché in
lutti vedono Cristo».
Non sempre, specie agli inizi, le
autorità guardavano di buon occhio il
sorgere di questi gruppi. Per esempi o
a San ! sidro nel 1916, quando nacque
il Battaglione tredici, il capp ellano
padre Guglielmo Brett osò chiedere
alle autorità una sovven zione per far
fronte alle prime spese. L a proposta
fu discussa in Comune, e bocciata.
Poi alcuni assessori di cuore, pentiti,
aprirono il borsellino e raccolsero la
somma richiesta. Ma il cappellano la
rifiutò: le autorità avrebbero dovulo
capire che era loro dovere dare aiu to
alle associazioni giovanili Perciò d-
petè la sua richiesta, e questa volLa la
spuntò. Anzi da quel gi orno ebbe con
le autorità una collaborazione man
mano più cordiale.
Ben diverso il caso del Battaglion e
27 a Bahia Bianca: nel 1959 un in-
cendio devastava la sede e trasfor-
mava gli strumenti della banda mu-
sicale in un mucchio di ferrivecchi. I
giornali ne parlarono, e in poco tem-
po furono raccolti i l ondi necessari; si
fecero venire dall' ILalia gli strumenti
della ditta Orsi nuovi fiamman ti, e a
un anno esatto dall'incendio la banda
degli Esploratori riprese a soffiare e
st1impcllare per r endere più festose le
solennità cittadin e.
Ma da tempo ormai tutti si son o
accorti che gli Esploratori son o una
fortuna per le località dove sorgono:
partecipano con un contributo posi-
tivo alla vita comune, ai momenti di
gioia e a quelli del dolore, sempre
pronti a rendersi utili, sempre primi
quando c'è una m ano da dare. E co-
me non provare simpatia per loro?
Se i nodi non vengono bene. Molto
resterebbe da dire sull'organizzazion e
degli EsploraLori di Don B osco, sulle
strutture, le tappe, i metodi e Lutto il
resto. C'è da vedere fino a che punto
il movimento attinge - con gratitu-
dine - dallo scoutismo di Baden-Po-
well, e quanto è debitore a Don B o-
sco. Merita di essere sottolineato al-
meno un aspetto: Gli Esploratori di
Don Bosco nascono dagli oratori fe-
stivi, si rivolgono a ragazzi poveri, di
periferia. Non necessariamente que-
sto si verifica per i Boy Scouts in ge-
nere, almeno in Italia.
Scrivono da San Justo (provincia di
Buenos Aires) i responsabili del gio-
Foto storica (1935): gli Esplcratort del Primo Battaglione» al gran completo.
GLI ESPLORATORI
DI DON BOSCO SONO COSI'
Il nome: Movimento Argentino di
Esploratori (MADE). Il Movimento
comprende tre rami: gli Esploratori e
le Esploratrici di Don Bosco, e le
Esploratrici di Maria Ausiliatrice.
Fondazione. Il Movimento è stato
fondato a Buenos Aires dall'ispettore
salesiano padre José Vespignani nel
1915, anno centenario della nascita di
Don Bosco.
Che cosa è. « È anzitutto uno stile di
vita, e quindi impossibile da definire.
SI potrebbe dire così: essere Esplora-
tori è sentirsi attratti dal Movimento,
accettare l'impegno di essere fedeli
alla sua promessa, crescere con le
mete proposte, vivere la legge d'onore
in un incontro permanente in Cristo,
secondo lo spirito di san Giovanni
Bosco •.
Destinatari. Preadolescenti, adole-
scenti e giovani delle classi popolari
(specialmente oratori).
Finalità. Aiutare la formazione e
educazione integrale dei ragazzi co-
me buoni cristiani e onesti cittadini•·
Metodo educativo. Il Sistema Pre-
ventivo di Don Bosco è alla base del-
l'attività educativa. I ragazzi vengono
considerati responsabili, cioè soggetti
attivi, della propria educazione e della
crescita del gruppo (« il giovane per il
giovane »).
I dirigenti. Il MADE conosce un
unico tipo di autorità: quella conside-
rata come servizio, in spirifo evange-
lico, sull' esempio di Cristo. Questa
autorità viene riconosciuta:
- nei genitori (responsabili na-
turali dell'educazione dei figli);
- nel cappellano (che è anima-
tore, guida, orientatore);
- nei capi (il capo del Battaglio-
ne, Il consiglio del Battaglione).
Le tappe formative. Il ragazzo che
entra nel MADE passa attraverso tre
periodi educativi:
- la tappa di ambientazione, per
ragazzi di 10-11 anni, chiamati mar-
ciatori (caminantes);
- la tappa dell'esperienza. per
ragazzi di 12-15 anni, chiamati sue-
cessivamente pionieri, scorte, esperti;
- la tappa del perfezionamento
e servizio, per ragazzi e giovani di 16
anni e oltre, chiamati successivamen-
te, istruttori, orientatorl, coordinatori.
Struttura del movimento. A livello
locale, tutti gli Esploratori costituisco-
no un Battaglione, retto dal Consiglio
/oca/e (cappellano e capo del Batta-
glione, coordinatori). A livello supe-
riore è costituito il Consiglio regionale
(cappellani e capi regionali, delegati
di ciascun Battaglione). A livello mas-
simo c'è il Consiglio nazionale, ce,n
cappellano e capo nazionale, e con i
delegati di ciascuna regione.
Legami con lo Scoutismo. Padre
Vespignanl nel fondare il MADE si
ispirò al movimento dei Boy Scouts
fondato sette anni prima, nel 1908 da
Baden-Powell, conservando diversi
aspetti delle sue finalità, metodo e at-
tività, come pure il motto e la legge
d'onore.
Le date. Prima del 1915 negli oratori
salesiani avevano grande sviluppo le
squadre di ginnastica; l'avvento degli
Esploratori consentì una maggiore in-
cidenza formativa.
1915-40: periodo di normale svilup-
po degli esploratori, fino a raggiunge-
re i 45 Battaglioni; sono privilegiate le
attività esterne di carattere civile e
religioso. Negli anni seguenti il movi-
mento è alla ricerca di un nuovo spi-
rito e stìle di vita.
Nel 1961 vengono fondate le
Esploratrici di Maria Ausiliatrice, nel
'69 le Esploratrici di Don Bosco. Nel
1972, in un grande Congresso nazio-
nale si decide il rinnovamento delle
strutture, la reimpostazione del pro-
cesso educativo, il rilancio del movi-
mento nella Famiglia salesiana. 1976:
viene redatto il Regolamento nazio-
nale . Nel 1980 ha luogo a Ezeira il
campeggio nazionale con la parteci-
pazione di 4.000 giovani: l'iniziativa
con la sua spettacolarità attira l'at-
tenzione dell'oplnione pubblica. ed è
anche occasione per i capi di appro-
fondire I temi del rinnovamento.
1981: i Battaglioni degli Esploratori
sono 65. e 15 le Squadre delle Esplo-
ratrici.
13 BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLIO 1981

2.4 Page 14

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vanissimo Battaglione 30 fondato
nell'agosto I976: «lJ nostro rione si
chiama ViJla Uni6n, e è sperduto nel-
l'estrema periferia. Stiamo costruen-
do una piccola chiesa, ma non c'è
comunità salesiana da queste parti.
Da dieci anni viene un salesiano da
Ramos Mejfas, e con lui abbiamo co-
minciato a lavorare. Siamo un grup-
po di giovani che si sono resi conto di
doversi occupare dei ragaLZ.i della
zona, offrendo loro qualche attività
che li tolga dalla strada. Cominciam-
mo a riunirli il sabato pomeriggio,
organizzammo gare sportive e pas-
seggiale. Riuscin1mo a procurarci
una tenda e facemmo il nostro primo
campeggio su un terreno abbando-
nato della zona. Ma non bastava: i
ragazzi a un certo punto erano stufi e
se ne andavano per conto loro. Era-
vamo preoccupati sul metodo da se-
guire nel nostro lavoro, finché sen-
timmo parlare degli Esploratori di
Don Bosco.
« Subito chiedemmo informazioni,
prendemmo contatto col Consiglio
nazionale, acquistammo i libri e li
studiammo, frequentammo le riunio-
ni per dirigenti. E così cominciammo
a far conoscere ai nostri ragazzi i
primi gradini della vita di Esploratori.
Facevamo come sapevamo. E se i nodi
non ci venivano bene - si sa che fare
e disfare nodi è una specialità degli
Esploratori - andavamo a imparare
da chi ne sapeva di più. Così quasi
senza materiale, con poca prepara-
zione ma con molto impegno abbia-
mo dato inizio a l Battaglione 30 nel
nostro quartiere.
« Abbiamo messo su anche la
scuola dei capi. E ogni sabato daJle 14
alle 22 ci danniamo l'anima per far
runzionare il gruppo. Incontriamo
mille difficoltà, ma incontriamo an-
che 70 ragazzi entusiasti. Per ora,
come Don Bosco ai suoi inizi, non
abbiamo ancora fissa dimora per le
nostre attività; un giorno ci riuniamo
presso l'asilo infantile, un altro nei
locali della scuola, qualche sabato
perfino nella chieseua io costn:t-?,io-
ne... Ma non importa.
« L'importante è che i ragazzi non
rimangano più nella strada, che
qualcuno parli loro del Signore, che
imparino a stare insieme in serenità,
a collaborare in una vita sana all'aria
aperta... Sentiamo che anche se da
poco stiamo percorrendo la strada
degli Esploratori, essa sta diventando
la nostra strada per l'esistenza intera,
sentiamo che gli impegni presi nei
giorni della nostra promessa difficil-
mente saranno cancellali dagli anni e
da!Je circostanze della vita».
B attendo un grosso tamburo. Così
riferiscono i giovani responsabili del
Battaglione 30, e la loro avventw·a
spirituale è molto simile a tante altre
di altri gruppi. Sempre a San Justo, in
un altro quartiere di periferia chia-
mato Los Manzanares, un giorno del
1977 fece la sua apparizione per le
strade Eltore Pathauer battendo un
grosso tamburo: gli adulti ridevano
alle sue spalle, ma i ragazzi gli anda-
rono dieu·o, e lui è diventato il lo ro
capo. E' nato così il Battaglione 50...
Si tratta di prendere i ragazzi daJ
lato della fantasia; per ques to tutti
quei nomi pieni di fascino: 111arcia10-
ri. pionieri, scolte. espe11i. Si tratta -
come spiegava Don Bosco - di
amare I.e cose dei ragazzi perché essi
finiscano per amare le nostre. Si
tratta - come spiegava il fondatore
padre Vcspignani - di « adottare i
mezzi di ogni epoca come poli di at-
trazione dei ragazzi, in un ambiente
di allegria, vita di famiglia, amore al
prossimo, sotto la protezione di Maria
Ausiliatrice».
Corrlentes ( Argentina). I quadri dirigenti (esploratorl ed esploratrici) del « Battaglione 22• In una
riunione organizzativa del 1980.
14 BOLLIITTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981
PROTAGONISTI Al TRAGUARDO
Per noi coristi dell'accademia
Stefano Tempia era mollo più Lii
un direttore artistico, le sue
qualità musicali non erano la sola
spiegazione del suo successo presso il
pubblico e presso di noi. C'era anche
la sua grande umanità, il suo senso di
giustizia, la sua severità con se stesso
e con gli altri. Con lui vivevamo la
severità delle provè, l'ansia dei con-
certi, la gioia dei successi. E sempre,
in ogni occasione, la sua presenza era
la nostra forza. T suoi capelli bianchi
sempre spettinati, i suoi violenti rim-
proveri, il suo modo così personale di
dirigere, rappresentavano lo spirito
stesso dell'accademia... » Così una sua
allieva sulla Gazzetta del Popolo di
Torino, dopo la morte.
Prete e salesiano. Suo padre, il
maestro elementare Angelo Bellone,
era una ricca personalità, un educa-
tore autentico, e a Costiglione d'Asti
suo paese hanno dedicato al suo no-
me la scuola. Egli mandò il piccolo
Virgilio a Valdocco, e non ebbe a
pentirsi: Virgilio era intelligente, vin-
ceva tutte le gare di religione e si di-
vertiva a inventare musiche nuove
per le Litanie della Madonna. Nel caJ-
do clima di Valdocco la sua vocazio-
ne sbocciò spontanea. DLLrante il liceo
ebbe come maestro di musica, e
maestro di vita saJesiana, iJ Servo di
Dio don Vincenzo Cimatti. Divenuto
sacerdote eccolo di nuovo a Valdocco
per le esecuzioni musicali nella basi-
lica, e allievo al conservatorio. La
musica era il suo mondo, i diplomi
fioccarono: in composizione, organo,
musica corale, direzione di coro... Poi
a Roma si speciaJìzzò in canto grego-
riano, poi in musicologia polifonica a
Bruxelles.
Lo attendeva la cattedra al conser-
vatorio, iJ suo avvenire era segnato.
Ma lui rimase irriducibilmente prete
e salesiano. A Lanzo Torinese daJ
1944 al ·53 guidò il gruppo delle Coo-
peratrici salesiane, ispirò e orientò i
giovani impegnati che nel caldo do-
poguerra si cimentavano nella lotta
politica, e accanto all'insegnamento
universitario conciliò con tuua tran-
quillità l'insegnamento del canto ai
ragazzini del collegio. E poi sempre è
stato prete, con la predicazione ac-
curata, con la piena partecipa7Jone al
ministero.
Alla Stefano Tempia. Dal 1954 era
stabilmente a Torino, tullo per la
musica. Al conservatorio Giuseppe
Verdi insegnava composizione vocale
cd esercitazioni coraU; inoltre assun-
se la direzione artistica dell'accade-
mia Stefano Tempia. Intanto conti-
nuava a insegnare musica ai ragazzini
del collegio, il suo amato San Gio-

2.5 Page 15

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Serietà di impegno, entusiasmo e
capacità di dialogo sacerdotale
Don Bellone predicava
"hanno fatto di lui, per oltre 25 anni,
non solo un maestro stimato e quali-
ficato, ma un amico, un confidente
con la musica
degli allievi e di non pochi suoi col-
leghi». Per queste vie insolite don
Bellone portava a Dio quanti incon-
Docente al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e direttore arti-
stico dell'accademia corale Stefano Tempia, don Virgilio Bellone ha
saputo fare della musica il luogo di incontro con i giovani e con Dio.
trava, soprattutto i giovani.
Vado ad accomia tarmi. L'elenco
dei titoli e dei riconoscimenti conse-
guiti sarebbe lunghissimo, ancora nel
1980 ricevette una medaglia d 'oro per
vannino. Come compositore lascerà solleva lo spirito dal dolore. E per lui i 25 an11i di direzione alla Stefano
molta e pregevole musica sacra per è stato davvero tutto questo: la sua Tempia. Ma il suo cuore aveva co-
coro, e messe a più voci; ma soprat- vita era dedicata a Dio e all'arte, e minciato a fare le bizze, i medici gli
tutto è ricordato come maestro.
questo suo duplice amore ha cercato proibirono di d irigere i concerti. Nel
L'accademia Stefano Tempia, inti- di trasmetterlo a lutti quelli che lo marzo scorso, sentendo vicina la fine,
tolata al maestro di cappella presso la incontravano».
volle recarsi nella basilica di Valdoc-
corte dei Savoia che l'aveva fondata La musica era dunque una cosa co, e a chi gli raccomandava di usarsi
nel 1875, nei 25 anni sotto la sua di- seria. « La nobile severità dei suoi riguardo rispose: « Vado ad accomia-
rezione ritrovò gli antichi splendori. programmi - dice un'altra testimo- tarmi dal!'AusiliaLTice ».
La portava ai vari concorsi in campo nianza - il suo stesso fare un po' Poi l'infarto. Assistito dai suoi con-
nazionale, e anche all'estero (Charle- ruvido e talvolta intransigente, sem- fratelli, congiunse le mani mentre le
roi, Lussernbmgo, Vienna, Lisbo- bravano ammonire che la musica è sue labbra mormoravano: « Gesù ti
na...), cogHendo successi lusinghieri. un'attività elevata e culturalmente amo. Gesù persona. Gesù ti voglio
E per forza. Anzitutto dimostrava impegnativa, non già una sorta di re- bene. Gesù accoglimi con te». Sono
una straordinaria capacità nell'orga- lax o di svago per le serate vuote». state le sue ultime parole.
nizzare le stagioni dei concerti, con Alla severità egli congiungeva Tutti i giornali torinesi hanno ri-
una scelta di brani coerente e rigoro- sempre, imprevedibilmente, l'entu- cordato la sua scomparsa, la Stefano
sa, che portava il pubblico alla sco- siasmo. « L'entusiasmo era la sua do- Tempia al completo lo ha accompa-
perta di mondi musicali dimenticali. te più immediata ed evidente - ha gnato al paese natale dove è stato
Diceva: « Mi interessa soprattutto far scritto il critico di La Stampa -: evi- sepollo. « Questo è un lutto per tutta
conoscere le più belle pagine del re- dente nella direzione, nella composi- la chiesa torinese - ha asserito il vi-
pertorio gregoriano, bizantino, del- zione, nella cura pedagogica e nel- cario generale della d iocesi mons.
l'Ars Antiqua, del rinascimento, del l'organizzazione scolastica. Le sue Peradotto nel suo saluto - perché
barocco, del romanticismo. Ma anche prove erano di una impetuosa vita- egli le ha reso testimonianza da prete,
gli oratori di Perosi, la polifonia di lità, il gesto ampio si riduceva a da credente, l'ha resa credibile nel
Strawinsky, Petrassi e di altri con- espressioni di finezze minime: c'era, valore della cultma. Dobbiamo dire
temporanei».
anche nelle musiche più comuni, la grazie a don Bellone per quello che ci
Ha riconosciuto un critico musicale ricchezza dovuta a una radicata fede ha insegnato, perché nella musica ci
su La Stampa di Torino: « Dalle laudi nei valori della musica e del canto». ha fatto incontrare Dio».
medioevali a Bach ha esplorato l'in-
f"
pI
tero repertorio corale. I suoi pro-
grammi avevano sempre un taglio
sintetico, spesso monografico... Su
tutto metteva un'impronta unitaria, il
segno del suo carattere, che del testo
antico faceva sempre una parola
moderna e attuale». Lo stesso critico
riconosceva che i suoi programmi
« furono essem:iali per la conoscenza
diretta degli oratori di Carissimi, della
'l
polifonia ba.-occa di Alessandro
Scarlaui, di Pergolesi e di altri mae-
stri, che altrimenti sarebbero rimasti
più celebri che con()sciuti».
La musica come l'intendeva lui.
Alla base della sua riuscita, stava un
ricchissimo rapporto umano con i
suoi allievi e con tutti. « Voleva - ri-
corda uno della corale - che non di-
menticassimo mai che la Stefano
Tempia è anzitutto un modo di ritro-
varsi fra amici che amano la musica,
e che mai meschinità o rivalità dove-
va rovinare la nostra intesa.
« La musica come l'intendeva lui -
prosegue la testimonianza - purifica
gli animi, rende migliori gli uomini,
.......
SUL PODIO Il maestro don Virginio Bellone, mentre dirige l'Accademia corale Stefano Tempia. Il
maestro era nato a Costlgllole d 'Asti 116.1 2.1907, è morto a Torino Il 25.3.1981. Aveva 73 anni di
età, 58 di vita salesiana e 49 di sacerdozJo.
BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGUO 1981 15

2.6 Page 16

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO
T utti i biografi di Don Bosco ritengono che il suo incontro dell'8 dicembre
1841 con Bartolomeo Garelli, un povero ragazzo apprendista muratore,
avvenuto a Torino nella chiesa di San Francesco d'Assisi, segnò la data di
nascita dell'opera salesiana. Ma quell'incontro fu importante anche per un ailro
motivo, perché conteneva la prima luminosa rivelazione del Sistema Preventivo,
il sistema tutto basato sull'amicizia.
li sacrestano di quella chiesa, come si sa, aveva scambiato quel povero ra-
gazzo per un monello guastafeste, e lo rincorreva per colpirlo con lo spegniroio.
Don Bosco, che si preparava nel raccoglimento alla messa, fu bruscamente di-
stratto dal vociare rabbioso dello scaccino e dallo strepito dei due che si rincor-
revano; immaginò la scena e si sena come ferito: perché mandare via un povero
ragau.o che era entrato forse con buone inrenzioni? A voce alta comandò al
sacrestano di richiamarlo. li sacrestano rimase meravigliato, perché di solito ai
sacerdoti di quella chiesa non piaceva che dei monelli si aggirassero vicino
disturbando. E la sua meraviglia giunse al colmo quando Don Bosco gli disse
perentorio: « Quel giovane è un mio amico».
Con raie frase Don Bosco aveva fallo sue le parole di Gesù. l discepoli, in-
fatti, GesLÌ non li chiamò compagni, camerati, commilitoni, allievi ecc., ma amici.
« lo vi ho chiamati amici» sono le sue parole esalie, riportate dall'apostolo
Giovanni che le u.dì. E li chiamava amici perché tali essi erano veramente per lui.
Diventate am1c1
dei vostri ragazzi
* Walter Nigg, w1 pastore lutera-
no che recentemente ha scritto una
singolare biografia di Don Bosco,
dopo aver riferito la frase « Quel gio-
vane è un mio amico» ha commen-
tato: « Con tali parole Don Bosco
aveva intonato la melodia della sua
vita». E davvero il clima di amicizia
sarebbe stato il fondo musicale pro-
pizio al grande educatore per tra-
smettere ai suoi giovani i valori su-
premi dello spirito. All'Oratorio il
processo educativo si identificò con
lo sbocciare e il crescere dell'amicizia
fra Don Bosco e i ragazzi.
Don Bosco ripeteva loro con to-
nalità sempre nuove: « Se Li farai
buono saremo amici »i« Don B osco ti
vuol bene e vuole aiutarti a salvare
l'anima tua». Bernardo Vacc bina, sa-
cerdote zelante e missionario della
Patagonia, ricordava cbe Don Bosco
nel primo incontro gli aveva detto:
« Guarda bene che io desidero essere
tuo amico. Domani io confesso in sa-
crestia, vieni a trovarmi: ci parlere-
mo, e vedrai che sarai contento».
L'eroico m1Ss10nario ricordava:
« Piansi di gioia nell'aver trovato un sl
caro amico e padre, e da allora in poi
l'amai sempre con amore crescente».
* Se l'amore si paragona alla
fiamma, l'amicizia è raffigurabile con
la lingua più alta. Tutti gli amori de-
16 BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981
vono diventare amicizia, altrimenti
presto si estingueranno. L'amorevo-
lezza, che è l'anima del Sistema pre-
ventivo, si nutre d'amicizia. I genitori
per educare bene i loro figli devono
dlventare loro amici sinceri. Questa
legge non è meno ineluttabile della
gravitazione universale. Gli educatori
a loro volta, non meno dei genitori.
devono diventare amici degli allievi.
,.. Walter Nigg afferma sicuro:
« La nuova tonalità che Don Bosco
avrebbe dato all'educazione si chia-
ma amicizia. Voleva riconquistare la
gioventù attraverso l'amicizia; non
voleva essere per i giovani un supe-
riore severo e temuto, ma cercava di
farseli amici. Il canto della salvezza
della gioventù attraverso l'amicizia,
debole da principio, nei mesi succes-
sivi raggiunse il pieno volume; esso
racchiudeva il "credo" centrale di
quest'uomo vestito da prete».
L'ultima espressione, caduta dalla
penna del pastore Juterano, potTebbe
sembrare irriverente, ma non lo è. U
Nigg vuole soltanto affermare che il
Sistema preventivo scaturisce dalla
più profonda umanità d1 Don Bosco,
e che perciò anche chi non è sacer-
dote può praticarlo alla perfezione.
* li Sistema preventivo sta tulto
qui: stabilire rapporti di profonda
amicizia tra )'educando e l'educato re,
tra genitori e figli. È vero che Don
Bosco dlspooeva della confessione,
ma gli educatori e i genitori dispon-
gono del dialogo. n dialogo dell'ami-
cizia: è questo il veicolo per trasmet-
tere i valori, è questo l'ambiente per
la crescita di umanità.
Gli educatori e i genitori potranno
essere cittadini di prim'ordine, inte-
merati e colti, ma se non dialogano
con i ragazzi in un clima di amicizia
piena, non riusciranno nell'opera di
formazione.
'I- San'Agostino da buon psicologo
asseriva: «Nessuno può essere cono-
sciuto se non mediante l'amicizia». E
aggiungeva: « Dammi uno che mi
vuole bene, e comprenderà appieno
quel che io gli dico.». Se non conosco
bene !'educando, come faccio a gui-
darlo? E se egli non mi vuol bene,
come fa a comprendermi?
-fr Paul Claudel disse che la faccia
di Don Bosco fu plasmata da Dio
Padre per suscitare confidenza. Ap-
pena la vedevano, i ragazzi sentivano
il bisogno di confidarsi e magari di
confessarsi. I volti del padre e della
madre, per quanto belli possano ap-
parire, saranno volti di educatori solo
quando susciteranno nei figli il biso-
gno di confidarsi, anzi di «confessar-
si» con loro. È questa la dialettica
dell'educazione: per formare bisogna
ottenere confidenza, e per avere la
confidenza bisogna suscitare l'amici-
zia.
* Per accendere una candela a
un'altra è necessario che Ja fiamma
madre e la fiamma figlia, almeno per
un certo tempo, siano una fiamma
sola. Così, perché i valori si trasmet-
tano da una persona a un'aJtra, è ne-
cessario che le due persone diventino
uno spirito solo. Questa fusione di
due anime, che non è affatto confu-
sione, si chiama amicizia. Senza que-
sta fusione è quasi impossibile che la
formazione passi dagli adulti ai ra-
gazzi.
Don Bosco ci appare appunto così:
un cero pasquale a cui si accendono
le candele a mille a mille.
Adolfo L'Arco

2.7 Page 17

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INDIA* DON ALESSI RICORDA I SUOI SO ANNI DI SACERDOZIO
Così le mie spine
sono diventate rose
Missionario da 56 anni, pioniere della chiesa in India Nord-est e
Birmania: il sacerdozio di don Antonio Alessi è stato tutto un atto di
fede in Maria Ausiliatrice
e inquanl'anni fa, nel giorno del-
la mia ordinazione sacerdoLale,
mentre uscivo dalla cattedrale
di Shillong alla testa del gruppo cli
sacerdoti nove!Ji, una donna della
tribù Khasi mi venne incontro e mi
offr1 un mazzo di rose. La conoscevo
bene, quella signora: una vera apo-
stola, che lavorava con noi per i po-
veri. Nel porgermi quel magnifico
mazzo di rose mi disse: « Guarda, le
le do a nome della tua mamma, che
hai lasciato e che piange lontano la
tua assenza, che forse non rivedrai
più». Fu proprio così: la mia buona
mamma morì tre mesi più tardi, sen-
za che la potessi rivedere.
« Queste rose - continuò la donna
Khasi - è la Madonna che te le
manda: la Madonna ora le depone ai
tuoi piedi. Guarda come sono belle,
senti che profumo hanno. Ma bada
che hanno anche spine acutissime. E
la Madonna continuerà sempre a
disseminarle sul tuo cammino».
A distanza di 50 anni devo ricono-
scere che la mia vita è stata vera-
mente così. lo ringrazio la Madonna
più per le spine che per le rose,
perché proprio le spine nella mia vita
si sono cambiate in rose.
La prima spina: Tezpur. Prima
dell'ordinazione sacerdotale, per tre
lunghi anni avevo lavorato nella par-
rocchia dei Khasi, sulle colline. Avevo
messo tutta la mia buona volontà ed
ero riuscito a imparare bene la loro
lingua, i costumi ecc. Appena tre
giorni dopo l'ordinazione, il mio ve-
scovo mons. Mathias mi chiama:
« Guarda, ti devo chiedere un grosso
sacrificio. Tu ora lo sentirai mollo,
ma un giorno me ne sarai grato».
Dalle colline, mi mandava a comin-
ciare una nuova missione nella pia-
nura del Brahmaputra, in una piccola
località chiamata Tezpur.
Là cominciai il mio ministero sa-
cerdotale 50 anni fa. Con altri due
missionari, don Scude1i e don Pia-
nazzi, piantammo le tende a Gauhati,
che era il centro più importante della
valle. Don Scuderi badava alla par-
rocchia di Gauhati, don Pianazzi co-
Don Antonio Aleul con un ragano di Bombay.
Nella loto accanto al titolo I raga.izl di Tezpur,
dove don Alessl lavorò da giovane sacerdote.
me missionario itinerante si occupa-
va della zona di Tura, e io, sempre
come missionario itinerante, mi oc-
cupavo di Tezpur. Devo dire che fu-
rono anni molto difficili, ma anche
pieni di risultali. Ricordo che un vil-
laggio si era convertito, e a un bam-
bino all'atto del banesimo mettemmo
il nome di Robert. Quel bambino poi
è diventato salesiano, e il 31 gennaio
scorso è tornato tra i suoi come ve-
scovo: mons. Robert Kerketta, ve-
scovo di Tezpur. Non solo il centro
che mi era stato affidato è divenuto
diocesi, ma diocesi è anche Tura da
molti anni, e Gauhati con Sllillong è
sede di arcivescovado.
Oggi Tezpur, la mia missione, conta
30 parrocchie e centomila cattolici, e
si sviluppa semp1·c più. Così la prima
spina del mio sacerdozio è diventata
una magnifica rosa.
Seconda spina, la Birmania. Verso
la fine del J939 dovetti cambiare di
nuovo, passare addirittura in un altro
stato: mi mandarono in Birmania a
iniziare con missionari europei e in-
diani la presenza salesiana in quel
paese. E mi attendeva non una ma
un mazzetto di spine. Avevamo ap-
pena cominciato le nostre opere
quando scoppiò la seconda guerra
mondiale, che distrusse tutto. I bom-
bardamenti aerei giapponesi ci de-
molirono le case. Poi i giapponesi oc-
cuparono il paese, e i missionari
francesi furono messi in campo di
concentramento: io ero rimasto l'u-
nico missionario europeo a poter vi-
sitare le comunità cristiane. Poi dopo
l'armistizio dell'Italia mi rinchiusero
in un lebbrosario con altri 1.500 rifu-
giati. f lebbrosi fw-ono la nostra for-
tuna, ci difendevano dai soJdati giap-
ponesi che avevano sacro terrore
della loro malattia. Ma gli occupanti
non ci davano da mangiare, e vive-
vamo di erba...
Come il Signore volle la guerra finì
e ricostruimmo le nostre scuole. Ma
durò poco: scoppiò la guerra civile e
le opere furono distrutte o dovemmo
abbandonarle. FiniLa anche la guerra
civile ricominciammo per la terza
volta, però era desLino che non po-
tessimo lavorare in pace: le scuole
poco dopo vennero nazionalizzate, i
missionari europei e anche i salesiani
indiani furono espulsi Lutti (unica ec-
cezione don Giacomin, che è là an-
cora oggi). Anch'io venni espulso,
sembrava la fine di tutto.
Ma intanto nel paese erano sboc-
ciate le prime vocazioni birmane, e al
momento della nostra espulsione of-
frimmo loro la possibilità di passare
nei seminari. Dodici di quesri giovani
salesiani dissero decisi: « Noi voglia-
mo rimanere fedeli a Don Bosco», e
rimasero. Ora siamo praticamente
l'unica congregazione religiosa anco-
ra presente in Birmania con prospet-
tive di futuro. I Colombani dovenero
partire, i Gesuiti fw·ono i primi a es-
BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLIO 1ga1 17

2.8 Page 18

▲back to top
Terza spina: stop ai missionari.
Nel 1951 ero stato nominato ispettore
per i salesiani dell'India Nord, e l'an-
no seguente mì attende,Ta la ter7..a
spina: la proib.izionc dell'entrala in
India <li nuovi missionari stranicrì. La
mia ispetloria, con sede a Cakuua cd
estesa a tullo il nord dell'India, era la
più missionaria di tutta la Congrega-
zione, quella che più aveva bisogno di
aiuti dall'esterno. li provvedimento
governativo avrebbe paralizzalo il
nostro lavoro missionario? Ne sareb-
be seguito l'arresto dell'opera salc-
:.iana in India? L'avvenire si pre5cn-
tava oscuro.
Per fortuna da tempo noi avevamo
cominciato a s, iluppare le voc:uioni
indiane: questa era stata la parola
d'ordine di mons. Malhias fin dagli
anni '30. Allora, quando si incominciò
Don AlaHI giovane sacerdote.
in India il no, iLiato per gli aspiranti
,enuti da Ivrea, l>Ubito si unirono a
sere allontanati Poi wnnero espulsi loro i primi due novizi indiani. E così
gli americani della Salcue... Riman- negli anni seguenti: i novizi venuti
gono solo alcuni anziani missionari dall'Europa ccrcnvano di capire i co-
de! Pime e delle Missioni Estere di stumi e la mentalità indiana; e i no-
Parigi. ma senza possibilità di ricam- vi1.i indiani si abituavano a noi, al
bio e non si sa per quanto tempo po- no'>tro sistema, e imparavano ad
tranno tenere le posizioni.
amare Don Boi,co e la Congregazione.
Ora quei pochi i.alei,iani birmani lo mi ero i.empie preoccupato delle
hanno prc'>O in coni.egna la Prcfettu- \\'ocazioni. A Gauhati nel '36 avc\\0
ra apostolica di Lashio, dove un cominciato il primo aspirantatu sale-
tempo lavoravano i missionari del siano, ne aprii un secondo i1, Birma-
Pime. È una deUe zone r>iù difficili, là nia, e divenuto bpenore ne aprii in
si trova il lnmoso triangolo d'oro», India altri tre. Anche dopo la,orai per
un Lerrilorio non ammbtrato al con- le \\'ocazioni, che amo profondamen-
fine tra Birmania, Laos e Thailandia, te: in questi ultimi anni sono :,tato
dove è coltivato il papavero da cui si direttore nell'aspi, antato di Lonavla,
ricava l'oppio. Ebbene, nonostante le e poi ho rondato e diret10 quello di
difficoltà, non solo quei bravi sale- Borivii. Ebbene questo lavoro mio e
siani tirano avanti, ma si stanno svi- cli tanti altri missionari per le voca-
luppando mollo bene. Le ultime no- ,'Ìoni saJesiane indiane è stato gene-
tizie sono: 11 novizi nel 1981, e 40 rosamente benedetto dal Signore. In
aspiranti. L'a,'Venire sa]e<,iano in Bir- India i missionari ,enuti da lontano
mania è d.u~q!-1e ~ssicura~o. Per me
I'
qucsla not11.1a e ua allra spina che si è
trasformata in una splendida rosa.
_..-""r•-.;~~-·'"'•
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~ ~ - ~9n!I!• ~
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:i .a-~~
~..--
Bombay: I fedeli
_
In un giorno di leale 11
nl11p11no al aantuarlo di Maria Aualllalrlca.
18
CZ>I
DON ALESSI
l 1 • - ,. PE~ ...
Flgura lunga e magra, incedere di-
sarticolato da airone, barba bian-
ca patriarcale, gesto lento e so-
lenne, sguardo dolce di chi ha visto e
vissuto un mare di sofferenze. negli oc-
chi la trasparenza e la profondità del-
l'acqua. In una conversazione a ruota
libera tentiamo di scavare ancora, per
capire meglio questo eccezionale, ap-
pena credibile banditore del Vangelo.
La vocazione. Don Alessi dice di es-
sere nato a Nove (Vi) il 27.04.1906. Il
suo ceppo risulta profondamente rad1-
cato In Don Bosco: nel parentado si
contano sei salesiani. • lo non potei f,.
nire la quarta elementare perché si era
In piena guerra e in zona di operazioni:
sotto 11 monte Grappa. Più tardi volevo
diventare salesiano ma avevo poca sa-
lute e per questo motivo tutti mi scon-
sigliavano. compresi I due zii e tre cu-
gini salesiani•· E come succede, questi
malaticci vivono il doppio.
• Solo nel 1921 , quando avevo 15
anni, riuscii a convincere uno dei miei
cugini a portarmi nell'asplrantato di
Faenza. L1 un salesiano, il portinaio, ml
fece scuola cominciando dal programmi
delle elementari, e al termine dell'anno
riuscii a superare l'esame di terza gin-
nasiale•· Oggi terza media.
Missionario. Come è andato in mis-
sione? Pensavo alle missioni come a
un sogno Irrealizzabile. Un giorno la
lettera di uno dei miei cugini salesiani
mi annunciò che partiva missionario per
la Palestina Allora decisi: faccio do-
manda anch'io. Preparai la lettera al
superiori e andai a imbucarla. Al ritorno,
un mio compagno chiese dove fossi
andato. Glielo dissi. e lui: faccio do-
manda anch'io. Poi un terzo, e prima di
mezzogiorno avevamo Inoltrato le no-
stre tre domande... che furono tutte ac-
cettate. Partimmo insieme: don Ercole
Tiberi per la Cina (c'è ancora oggi), don
Archimede Pianazzi e lo per l'India•·
La partenza. Il distacco dalla mamma,
U19 anni, fu molto doloroso. • Ero Il
rlmogenlto in famiglia e la mamma
iangeva a dirotto, non voleva che an-
sono diminuiti man mano di numero,
ma i ~alcsiani indiani sono aumentati
in quantità impressionante.
Al principio della seconda guerra
mondiale noi salesiani stranieri era-
vamo circa 300; durante ìl conllino la
metà furono internati; al termine
della guerra una cifra equivalente
dovette 1i1irarsi e rimanemmo in 150;
questo numero è continuato a scen-
dere e ora siamo solo più una ses-
santina. Ma intanto e'(: stata la fiori-
tura delle vocazioni indiane: in questi
tempi abbiamo più di 100 no\\'izi, an-
che 130, ogni anno: nel 1981 salesiani
e novizi in lndia ammontano a 1386•
Non solo questi salesiani indiani
hanno preso in mano tutte le nostre
opere e le stanno sviluppando bene,

2.9 Page 19

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ì
La chiesa d i san Giovanni Bosco In T,upur,
oggi d ivenuta cattedrale.
dassl lontano. Ma sentivo dentro di me
più forte la voce del Signore. Sono
quasi scappato da casa, mentre la
mamma diceva: Non ti rivedrò più,.
Non ebbi Il coraggio di voltarmi indietro.
andai diritto a prendere la corriera,
giunsi fino a Vicenza. Non capivo più
niente, non sapevo dove andavo. Visto il
monte Berico davanti a me sono salito
fino alla chiesa e là ml sono Inginoc-
chiato davanti alla Madonna. Là ho ri-
trovato la calma, la serenità. Quanto mi
è costato quel distacco, povera mam-
ma. Ma per Il resto. nella mia vita di
missionario mi sono sentito sempre fe-
lice ».
Partire giovani. È necessario partire
cosi giovani? SI, Il missionario riesce
solo se è giovane. C'è da adattarsi al
clima, alla mentalità, alle consuetudini
di un popolo diverso, c'è Immergersi
nella sua cultura. Più si va avanti negli
anni, e più diventa difficile. Poi da gio-
vani si ha Il coraggio necessario, le dif-
ficoltà non fanno paura».
Don Bosco. Che ne è dello spirito
salesiano in India? SI è trapiantato
molto bene: I salesiani Indiani vogliono
Il grande templo di Maria Auslllatrlce a
Bombay, presso cui oggi lavora clon Alessl.
veramente bene a Don Bosco. E anche
c·è la gente, attorno alle nostre missioni.
una caratteristica salesiana che
piace tanto agli indiani, e è l'amore
verso I bambini. L'indiano ama molto I
suoi bambinr, cerca più che può di
Istruirli, di prepararli alla vita. E è pro-
prio grazie alle sue tante scuole che
Don Bosco è diventato molto popolare.
La gente sceglie per Il battesimo del
figli i nomi salesiani: Bosco, Savio, Au-
xilia. Diventano nom, propri, anche se
sono cognomi. In certe famiglie questi
nomi si trovano tutti e tre. I giornali
sportivi delle nostre zone sono pieni di
atleti che si chiamano cosi... •·
A Bombay. Che cosa fa 0991 don
Alessi con I suol 75 anni? Dal 1978 la-
voro presso Il santuario Maria Ausilia-
trice di Bombay e nelle opere caritative
per I poveri della grande metropoli. E
sono meravlgllato per la fede dei nostri
cristiani. Sono pochi nella grande mas-
sa, ma molto fedeli a Cristo. L'ultimo
Natale, alla messa di mezzanotte ave-
vamo nel grande cortile 27.000 fedeli. Al
mattino pensavamo che avremmo avuto
poco da fare, perché pareva che I nostri
fossero già venuti tutti nella notte; Inve-
ce abbiamo avuto lavoro dalle cinque
del mattino a mezzogiorno, e poi ancora
nel pomeriggio, perché la chiesa era
sempre piena: messe, confessioni, co-
munioni... È stato per me un Natale In-
dimenticabile.
E poi la testa di Don Bosco. Per
fortuna era giorno feriale! Durante le tre
messe del mattino, alla comunione chi
giungeva fino all"altare doveva poi
uscire dalla sacrestia e fermarsi in cor-
tile, perché non trovava più posto In
chiesa».
ltallanl brava gente. Come ha trovato
l'Italia? « Negli otto anni dalla mia ultima
visita ho trovato che ha fatto un grande
balzo In avanti, che la gente sta sempre
meglio. E poi ho trovato anche una ge-
nerosità che non Immaginavo. Sono
venuto per raccogliere aiuti poiché In-
tendiamo costruire vicmo a Bombay un
villaggio per i lebbrosi, e un gruppo di
una parrocchia In Sicilia mi ha Invitato.
Sono stato con loro otto giorni, mi han-
no fatto lavorare molto, ma alla fine non
credevo ai miei occhi: erano riusciti a
mettere insieme 42 mlllonl di lire, che
ora sono già salili a 50. In Italia forse
non si prega tanto il Signore, ma lo si
ama nei fratelli».
La droga. Qualcosa non va negli ita-
liani? « Sì, la droga, Conosco la que-
stione, perché sono stato in Birmania
nel "triangolo d'oro" dove si coltiva il
papavero da cui deriva l'oppio, la co-
caina e l'eroina. Ebbene, I ragazzi Ita-
I
liani li vedo arrivare in India per dro-
garsi. laggiù ne abbiamo tanti. Sono
ragazzi dì buona famiglia, che vanno a
cercare la propria rovina. Il console ita-
liano di Bombay ml diceva che negli ul-
timi dieci anni ben 7.000 giovani Italiani
entrati in India sono come spariti. Non si
sa che cosa sia successo di loro, se li
abbiano uccisi, se siano morti di droga,
se finiti in prigione o In manicomio... •·
BIiancio. Che giudizio dà della sua
vita? • La mia è stata una vita entusia-
smante, sempre· da chierico, da sacer-
dote, da superiore e da semplice gre-
gario. E se potessi rinascere, chiederei
di poter rifare quello che ho fatto. SI
capisce, per farlo meglio ».
ma diventano a loro , ·olta missionari
in altre parti del mondo. Pochi mesi
fa 15 salesiani d'I ndia hanno lru.ciato
il loro paese pe1 aprire 5 missioni in
Alrica. Un secondo gruppo si sta
preparando a partire. Due sono al la-
voro nelle missioni del Sud America,
allri in Indonesia...
E cosi quella che fu per mc una
spina acutissima, la proibiL.ione al-
l'ingresso di nuovi missionari in In-
dia, si è ora trasformata in un'altra
bella rosa della Madonna.
Altra spina, la salute. Avrei da
raccontare di altre spine personali,
che ho dovuto soffrire fisicamente.
Un anno dopo il mio arrivo in India,
contrassi !"amebiasi, una malatlia
mollo seria. I dot1ori dissero che avrei
dovuto lru.cia.re l'India. Per me fu un
colpo mortale. Scongiurai mon;,.
Mathias a la!>ciarmi rimanere, giunsi
a fargli notare che fino a quel mo-
mento nes!>un missionalio salesiano
era morto in India, e a dirgli che io
ero pronto a offrire al Signore la mia
vita. Non mi rimandò in Italia. Da al-
lora non sono mai guarito completa-
mente, ho sempre avuto disturbi di
l>alute, ma ho sempre potuto la,orare
e ho lavorato con gioia. Anche se di
tanto in tanto do,·evo licoverarmi in
ospedale. Credo di aver incontrato 12
o 13 volle la morte, parecchie vol 11;; ho
ricevuto l'unzione degli infermi. Ma
quelle erano solo spine, che la Ma-
donna metteva sulla mia strada, e di
cui ora le sono grato. Con quelle !>pim:
la Madonna mi dimostrava il suo
amore. E poi, mi lacc,·a capire che ,e
qualcosa riusci\\'a per il verso giusto
non era merito mio ma suo. Che in-
!tOmma tulio, compresa la mia salute,
era completamente nelle sue mani.
Ecco, sono davvero grato alla Ma-
donna per tutte queste spine. Dopo
una consola1.ione, una grazia ricevu-
ta, io dicevo gra,ie a Gesù. gr3..lic alla
Madonna. Ma dopo una spina. io di-
ce,·o e dico dicci volte grazie, perché
sono sicuro che la Madonna la tra-
sformerà .in una rosa. Si, proprio at-
traverso queste spine il Signore e la
Madonna mi hanno detto quanto mi
vogliono bene.
Sac. Anlonio Al essl
Missionario salesiano m India
BOLLéTTINO SALESIANO t• LUGLIO 1981 19

2.10 Page 20

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CATACOMBE DI SAN CALLISTO
Quello scrigno
di fede
nella Roma
sotterranea
Nel comprensorio di San Calllsto
trovarono riposo 16 Papi del terzo
secolo, santa Cecilia e san Tarci-
sio. Le catacombe, abbandonate
Roma, Catacombe di san Callisto. Sulla destra l'Ingresso alle catacombe; al centro I cipressi del • viale per un millennio, dal 1930 sono
Pio IX •• dedicato al benemerito Papa che nel secolo scorso patrocinò le ricerche archeologiche.
custodite dai figli di Don Bosco.
R accontano di quel pedone sul
marciapiede di via Cristoforo
Colombo all'Eur, che tentava in-
vano di attraversare la convulsa arteria
stradale: appena metteva piede sull'a-
sfalto del controviale, un flusso vorti-
coso di automobili sfreccianti lo co-
stringeva a tirarsi precipitosamente in-
dietro. A un tratto, scorto un pedone sul
marciapiede di fronte, gli gridò: « Come
ha fatto lei ad attraversare la strada?» E
l'altro: «Non l'ho attraversata, sono na-
to di qua».
Questo il volto concitato della Roma
moderna; ma poche centinaia di metri
al di là della via Cristoforo Colombo,
ecco di colpo compiuto il lungo salto di
quasi 2.000 anni, ecco affiorare la Roma
imperiale e della Chiesa primitiva: in un
fazzoletto di terra si incontrano la chie-
sina del Domine Quo Vadis, le Cata-
combe di Pretestato, i ruderi del circo di
Massenzio, la tomba di Cecilia Metella,
le Catacombe di San Sebastiano e
quelle di Santa Domitilla, le Fosse Ar-
deatine tornate tristemente famose po-
chi decenni fa. E proprio al centro di
queste antiche glorie, racchiuso tra le
vie Appia Antica, Ardeatina e delle Sette
Chiese, un terreno verde di quasi 30 et-
tari a forma di ellissi, che custodisce
nelle sue viscere uno scrigno di fede
antica: le Catacombe di San Callisto,
che negli anni bui (e luminosi) delle
persecuzioni ospitarono le tombe di 16
Papi, di santa Cecilia, di tanti vescovi e
martiri.
Questo tesoro da cinquant'anni i Papi
l'hanno affidato ai figli di Don Bosco
perché lo conservino gelosamente, e
perché lo additino all'ammira.,:ione dei
fedeli. Più di 300 salesiani poliglotti in
quesio mezzo secolo vi hanno lavorato
come guide, accompagnando i turisti
lungo gli ambulacri scavati nel tufo, fa-
cendoli sostare pensierosi nelle cripte
dipinte con gli antichi simboli della fe-
de, sorprendendoli con mille informa-
zionj di storia, d'arte, di fede.
Dapprima i salesiani avevano detto
no a quell'incarico così lontano dalle
loro consuete attività fra i giovani. Ma
poi ci si mise di mezzo il Papa, e come si
fa a dire di no al Papa? Ora si sono af-
fezionati a quel lavoro, si trovano in 76
sul comprensorio delle Catacombe,
suddivisi in tre comunità: una di esse è
espressamente incaricata delle cata-
combe. E a dare una mano a umi ci
sono anche due comunità delle FMA.
Il primo cimitero cristiano. Nel 1858
Don Bosco scendeva da Torino a Roma
per la prima volta, con molte faccende
da sbrigare ma anche smanioso di ve-
dere la «sua» Roma, quel.la dei Papi e
della Chiesa primitiva. Al ritorno era
convinto di aver visitato le Catacom-
(Continua a pag.22)
In questo dipinto la visita che Pio IX compi alle catacombe nel 1857: nel leg- Giovanni XXIII visitò le catacombe di san Callisto 1119.9.1961 : vi arrivò . lellce
gere I nomi del suol predeces.sorl sepolti gll spuntarono le lacrime•·
di compiere un pellegrlnagglo Improvviso ma desiderato da mollo tempo •·

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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II
Cella trlcora •: chiesetta a tre absidi costruita La Cripta del Papi In cui nel terzo secolo furono La Cappella di san Cornello vescovo, secondo la
come mausoleo presso la cripta del Papi• . seppelliti nove sommi Pontefici.
pubbllcazlone Roma sotterranea• di De Rossi.
I
'
Il pesce con pane e vino: pittura del secondo secolo. Il pesce era ligure di
Cristo; Il nome • lchtùs • significa: Gesù Cristo llgllo di Dio, Salvalore.
~ •.,;
• • &,:
Sarcofago del quarto secolo, con scene tratte dalla Sacra Scrittura: giovanetto
orante, mlracolo delle noue di Cana, risurrezione di Lazzaro.
Paolo VI visitò le Catacombe 1112.9.1965. La loto lo mostra nella cappella Catacombe di san Callisto, 1981: la comunità salesiana delle guide, Il
di santa Cecilia In contemplazione della statua che ralllgura la santa.
gruppo senza dubbio più poliglotta dell'Intera Congregazione.

3.2 Page 22

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(Segue da pag. 20)
be di San CallisLo, e lo lasciò scriLLo
aci suoi sobrii appunti di viaggio; ma
dai particolari annotati risulterebbe
invece che visitò le Catacombe vicine,
quelle di Sàn Sebastiano custodite
dai Francescani, appena sull'altro
versante della strada. Fatto sta che in
quegli anni non si avevano idee molto
chiare sui nomi e sulle località; ap-
pena quattro anni prima il famoso
G.B. De Rossi, fondatore dell'archeo-
logia sacra, aveva identificato l'ubi-
cazione esatta delle Catacombe di san
Callisto, e comunque ancora pochi
attribuivano importanza a queste
faccende.
Pochi. ma non il Papa Pio IX, che
seguiva, appoggiava e sovvenzionava
le ricerche archeologiche. Su suo in-
coraggiamento De Rossi si mise a
battere palmo palmo la via Appia, la
Regina Viarum degli antichi romani,
in cerca del sepolcro di Papa Come-
lio. Questo Papa era morto nel 253 e
vari libri antichi davano indicazioni
sommade sul suo sepolcro. De Rossi
frugò finché ardvò a scoprirlo. Da
quel momento gli fu facile aggiun-
gere alle sue scoperte tassello dopo
tassello; nel 1854 era la volta delle
cripte dei Papi scavate nel tufo du-
rante iJ terzo secolo, e del sepolcro di
santa Cecilia. Era giunto così nel
cuore delle Catacombe di San Calli-
sto.
Perché poi questa catacomba porti
il nome di san Callisto è ben docu-
mentalo dalla stotia. Callisto era un
libeno, cioè uno schiavo messo in li-
bertà dal suo padrone. Divenuto dia-
cono sollo il Papa Zeffirino, fu da lui
incaricato di amministrare il cimitero
sotterraneo che la famiglia dei Cecili
aveva donato alla Chiesa. In seguito
diverrà Papa, sarà martirizzato e se-
polto altrove, ma il suo nome rimase
appiccicato al cimitero dei Cecili, il
primo vero grande cimitero cristiano.
In attesa della risurrezione. Tante
cose si sanno oggi anche sulle cata-
combe in genere; il nome, d'origine
greca, significherebbe « presso la de-
pressione», e di fatto veniva applica-
to a una precisa località vicina al cir-
co cli Massenzio, dove si aveva ap
punto una depressione del terreno. l
cristiani antichi chiamavano le loro
necropoli col termine cimitero, an-
ch'esso di origine greca e di signifi-
cato profondo:« luogo del riposo», in
attesa della risurrezione. Solo più
tardi, a partire dal secolo nono, le
necropoli sotterranee vennero chia-
mate genericamente catacombe (e
così sono chiamate tuttora).
Attorno a Roma era stato facile
scavarle, grazie alla natura tufacea
del terreno. Risultano un intreccio di
lunghe gallerie (ambulacri), talora a
22 BOLLETTINO SALESIANO ■- I' LUGUO 1981
più piani, che sovente si allargano in
cripte, celle, arcosoli. Le gallerie delle
Catacombe di San Callisto sono sti-
mate ùi almeno 17, forse 20 chilome-
tri di lungheua, disposte su tre piani,
col piano inferiore a profondità di 20
metrL
Dunque erano cimiteri sotterranei,
secondo le consuetudini dei tempi.
Romanzi famosi come Quo Vadis? e
Fabiola ne banno trasmesso però
un'immagine distorta, come se fosse-
ro stati consueti luoghi di culto cri-
stiano, o normali rifugi in tempo di
persecuzione. Certo i cristiani vi si
radunavano per rendere onore ai loro
defunti, specie ai martiri; qualche
cristiano poLè anche in tempi difficili
cercarvi riparo, ma in via del tutto
eccezionale. 11 resto è fantasia. L'im-
portanza che rivestono le catacombe
cristiane risiede altrove: le iscrizioni,
gli affreschi, i graffiLi che esse ci
hanno conservato fino a oggi sono la
ca, « prese nelle mani le lastre e le
lesse in atto di slupore. Gli si impor-
porò il viso nel mirare i nomi dei suoi
predecessori che in quelle iscrizioni si
rivelavano, e per l'interna commo-
zione gli spunLarnno sugli occhi le
lacrime». E da uomo pratico, per as-
sicurare l'integrità di quei tesori, fece
acquistare tutte le vigne che circon-
davano la parte archeologica. Non
solo ma volle pubblicati a proprie
spese i risultati di quelle ricerche,
come pure delle successive. De Rossi
racco'5e in un'opera monumentale di
tre volumi, « Roma otterranea », pub-
blicati negli anni 1864, 1867 1877.
Tanto bastava perché la gente co-
minciasse a visiLare col più vivo inte-
resse le Catacombe di San Callisto.
Da allora iJ nusso dei fedeli, o dei
semplici turisti, non ha fatto altro che
aumentare. Nel 1883 Leone XIII ri-
tenne necessario affidare le cata-
combe a qualche famiglia religiosa.
Manifestazioni di giovani nell'area di San Callisto: la Scaletta 1975 ripresa per la televisione.
LesHmonianza commovente della fe-
de e della vita della prima Chiesa.
Pio IX s i commosse. Questi reperti
sono giunti a noi in maniera piuttosto
fortunosa. atlraverso le mille anghe-
rie degli uomini e il logo,·io del tempo.
Dopo le persecuzioni furono meta di
pellegrinaggi, ma poi si videro depre-
date delle reliquie dei martiri, e dal
settimo secolo praticamente abban-
donate e manomesse. Per un millen-
nio, nientemeno. Qualche tentativo di
esplorazione fu intrapreso nel secolo
XVI. ma la vera riscopérla delle ca-
tacombe, e di tutta la loro ricchezza
di fede, si ebbe solo a metà del secolo
scorso con De Rossi.
Nel .1857 Pio IX, accompagnato
proprio da Dc Rossi, volle visitare le
Catacombe; come riferisce la crona-
La scelta cadde sui Trappisti, che
syoJsero il gradito compito uno al
1929. E dal 8.9.1930 sui figli di Don
Bosco.
L'ufficiale scolò la bottiglia. Co-
minciarono il loro ufficio di guide in
12, di varie nazionalità, e Pio XI li
avvertl che le caLacombe non erano
musei bensì santuari, che perciò era-
no state affidate non a mestieranti
ma a religiosi. I visitatori erano sti-
mati poche decine di migliaia all'an-
no; il lavoro risultò delicato perché la
guida non poteva mai sapere quale
fosse la religione, l'ideologia, la cul-
tura di chi doveva accompagnare.
Nell'autunno altri salesiani apriro-
no l'ora101;0 e altri lo studentato per i
chierici. Da allora quella tctTa bene-
detta sempre ospiterà qualche altra

3.3 Page 23

▲back to top
opera salesiana oltre a quella delle
guide: via via i teologi, l'as pirantalo,
perfino una colonia agricola, di re-
cente il movimento «Terra Nuova»
con i volontari per il terzo mondo, e
ora anche il CNOS, l'ente che rap-
presenta i salesiani di fronte alla so-
cietà civile. Ma l'impegno di fondo e
costante dei salesiani fu per quello
scrigno della fede an tica che un Papa
aveva messo nelle loro mani. Nel 1932
le guide erano 14 e parlavano 18 lin-
gue. ln un grosso libro raccoglievano
le firme dei visitatori illustri e la col-
lezione ben presto si riempì di nomi
prestigiosi: cardinali e vescovi, capi
di stato, uomini d'arte e di pensiero,
venuti dalle più lontane parti del
mondo.
E venne la guerra, con le sue re-
strrzioni e le sue angosce. I visitatori
erano ormai pochi, ma a chiedere
ospitalità arrivarono decine e decine
di perseguitati politici, di militari allo
Sempre nel 1975, I giovani del Gen durante
l'Anno Santo hanno occupalo la Trlcora
occidentale per offrire agli altri giovani degli
Incontri di lede e di preghiera.
sbando, ciascuno col suo dramma
personale e in cerca di scampo. Fu-
rono accolti, protetti, salvati. Però
una sera dopo l'armistfaio, quando
Roma ormai era occupata da i soldati
tedeschi, ci fu per tutti una grande
paura: i soldati entrarono in casa, e
Lm ufficiale tedesco ch.iese di poter
asco.Ilare attraverso la radio una tra-
smissione dalla Germania. Fu accon-
ten Lato, e col suo attendente si scolò
anche una buona bottiglia. Poi se ne
andò con tutti i soldati. Se solo avesse
fallo frugare nei vari edifici, quanta
gente sospeua avrebbe trovato...
Dove i chierici cercavano U fresco.
Poi la situazione precipitò: i bombar-
damenti su Roma, gli spezzoni in-
cendiari sui tetti e sugli innocenti ci-
pressi del viale Pio IX (quello che at-
traversa io tutla la sua lunghezza il
terreno). E poi la strage di via Rasella
(23.3.1944). Trecem oventi ostaggi
vennero massacrati nelle Fosse Ar-
deatine, cioè dall'altra parte della
strada. In quelle grolle, più volte in
estate i chierici salesiani si erano ri-
fugiati in cerca di un po' di fresco.
Allora, quando avvenivru10 i prepa-
rativi della strage, un salesiano osò
ancora spingersi a curiosare, ma fu
seccamente allontanato. Poi gli spari,
coperti dai motori rombanti degli
automezzi, e le esplosioni delle mine
che dovevano occludere le grotte. E
dopo che le SS se ne furono andate, le
prime caute esplorazioni, e la certez-
za della tragedia consumata.
C'era t..ra i salesiani un giovane
professore di Sacra Scriltura, don
Michele Valemini, che aveva raccolto
aLLomo a un gruppo di partigiani
opcra11ti nella zona. Fu il primo a
entrare nelle grolle, il 27 marzo, pri-
ma che nuove cariche di esplosivi fa-
cessero franare tutti gli ingressi. U
direttore del San Callisto, don Vitgi-
nio Battezzati, venne chissà come in
possesso delle liste delle vittime, e
tanta gente correva da lui per infor-
marsi. Ma gli arrivò anche l'ingiun-
zione di non parlare, anzi fu minac-
ciato di grossi guai se quella lista
fosse stata trovata nelle sue mani. Lui
si limitò a deporla tra l'edera nella
grolla della Madonna di Lourdes.
Perquisissero pure.
Poi la zona prese a formicolare di
ragazzi sbandati, piccoli e grandi, af-
famati e prepotenli: gli sciuscià. Era-
no una minaccia, depredavano le au-
tomobili dei pe1Jeg1ini in visita. C'era
un solo modo di liberarsi di questi
nemici, cioè farseli amici. [ chierici
salesiani ci provarono , e ci riuscirono.
Bisognò giocare con loro, mettere a
loro disposiz.ione ambienti e cose, il
pallone prima di tutto. Parecchi sciu-
scià furono poi dirottali alle altre
opere salesiane che si occupavano
espressamente di loro; non pochi.
messa la testa a posto, ricordarono e
ricordano quei tempi con nostalgia.
Tre Papi E vennero tempi migliori,
per esempio l'Anno Santo ·1950. col
boom dei visitatori. Si dovettero mol-
tiplicru·e le guide e le loro lingue sali-
rono a 23, compreso l'ucraino, l'ara-
bo, il cinese, il siamese, il giapponese,
il guarany. E avvenne che anche i
Papi tornarono a ricordarsi di San
Callisto.
Nel J953 la sorpresa la fece Pio XII:
il 27 novembre, di ritorno dalla resi-
denza di Castel Gandolfo, fece sosta-
re l'auto davanti all'ingresso e bene-
dbse una bella statua dell'Immacola-
ta. Ora la statua si trova sollo i porti-
ci. e una lapide ricorda il gesto.
Nel 1961 Papa Giovanni fece qual-
Amici di
Don Bosco
senza
Bollettino~
Salesiano f
-~ j
_I..o~d ~ ""-~~-
Y, I
~
-~
...eppure il BS è il dono cor-
diale che Don Bosco dal lon-
tano 1877 invia al suol amici.
È la rivista della Famiglia
Salesiana: Informa sui proble-
mi della gioventù nel mondo,
sul lavoro che i figli di Don
Bosco svolgono tra i giovani e
nelle missioni.
Lei non riceve il BS? È
interessato al suol contenuti?
Lo richieda.
Conosce persone spiri-
tualmente vicine a Don Bosco,
che gradirebbero riceverlo?
Lo richieda.
Scriva chiedendo per sé,
per altri, l'invio In omaggio del
Bollettino Salesiano.
Comunichi gli Indirizzi chiari e
completi a:
DIREZIONE
BOLLETTINO SALESIANO
CASELLA POSTALE 9092
00163 ROMA-AURELIO
BOLJ..ETTINO SALESIANO LUGLIO 1981 23

3.4 Page 24

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cosa di più: scappò di buon mattino
da Castel Gandolfo per recarsi a pre-
gare nelle Catacombe. Aveva detto ai
suoi: « Non voglio gente, altrimenti è
finita. Vado per pregare». Lo stesso
autista fu avvisato della meta solo
dieci minuti prima della partenza. E
alle 7,45 del 19 settembre, con grande
sorpresa dei salesiani, il P apa era Il.
Le guide al completo lo raggiunsero
nella Cripta dei Papi. E lui, distolto
dalle sue preghiere, abbozzò un largo
sorriso e si disse " felice di aver po-
tuto compiere un pellegrinaggio im-
provviso ma desiderato da tanto
tempo». Era un'epoca in cui i viaggi
del Papa facevano ancora sensazione,
e un giornale romano l'indomani
scrisse: « Una sorpresa che confinava
con lo sbalordimento ha colto ieri
matlina i padri salesiani...».
Paolo VI invece volle arrivare con
due giorni di preavviso. Comunque
quel mattino del 12.9.1965 i tw-isti
hanno messo in pratica: convinti che
« i monumenti parlano da sé», porta-
no i visitatori ad ascoltare la loro
grandiosa testimonianza.
Dapprima li accompagnano nella
Cripta dei Papi, in cui ebbero sepol-
tw-a certamente nove P api, morti tra
il 230 e il 283 (di cinque Papi è stata
ritrovata la lapide originale che co-
priva le loro tombe). Nel quarto se-
colo, in tempi più tranquilJi, Papa
Damaso aveva trasformato quella
Cripta in cappella e adornata con un
s uo carme scolpito nella pietra. Il
carme (u ritrovato dal De Rossi in più
di cento frammenti, e pazientemente
ricostruito come un pua.le. Tra l'altro
Papa Damaso diceva: ~ Qui anch'io,
lo confesso, avrei voluto che fossero
deposte le mie spoglie, se non avessi
temuto di profanare le ceneri dei
santi».
Poi le guide conducono i visitatori
nella Cripta di Santa Cecilia. La sai-
Ancora I giovani di scena a San Callisto: le Catacombe Ispirano la lede e la preghiera.
trasecolarono per la sorpresa: erano
andati a rendere omaggio ai Papi
martiri dei primi secoli, e trovavano
unito alla loro preghiera il Papa dei
loro tempi. Più di tutti furono retici le
guide, a cui il Papa ricordò « i.I carat-
tere speciale dell'ufficio loro affida-
to». E li esortò: « Esercitatelo con fe-
de, con devozione, con cortesia, ri-
cordando che il visitatore è sensibile,
non meno che alle vostre parole, al-
l'anima e al contegno con cui le pro-
nunciai.e. Aiutatelo a vedere bene
questi luoghi santi, perché vi possa
intravedere l'umile splendore della
primitiva testimonianza cristiana».
J monumenti parlano. Con la sua
straordinaria capacità di immedesi-
marsi nelle situazioni altrui, Paolo VI
aveva così traccialo per le guide un
programma con i fiocchi, ed essi 1'-
24 BOLLETTINO SALESIANO t ' LUGL/01981
ma della santa dovette esservi tra-
sportata subito dopo la morte, e vi
rimase fino al secolo IX, quando fu
trasferita in Trastevere nella basilica
che porta il suo nome. Net 1599 venne
fatta una ricognizione della sua salma
alla presenza dello scultore Maderno:
egli allora eseguì la famosa statua di
santa Cecilia giacente con il collo re-
ciso, con tre dita aperte nella mano
destra e uno nella sinistra a indicare
la sua fede nella Trinità e Unità di
Dio. L'originale della statua si trova
nella basilica di santa Cecilia. ma
nella cripta ne esiste una copia fedele.
E in più sulla parete c'è un affresco
dai vivi colori che raffigura la santa
vestita come un'imperatrice e deco-
rata col nimbo.
Le guide parlano anche di san
Tarcisio, il coraggioso accolito ai pri-
mi passi verso il sacerdozio, che si
lasciò lapidare piunosto ch e espo1Te
alla profanazione dei pagani le specie
eucaristiche che portava con sé: an-
che lui fu sepolto in San Callisto. Le
guide han.no mille alt1i episodi da
raccontare, mille particolari da far
vedere, e la gente a ragione si com-
muove: davvero qui i monumenti
parlano da sé.
Oggi. Queste incomparabili ric-
chezze di fede attirano visitatori
sempre più numerosi, una sosta alle
Catacombe viene inserita molto
spesso negli itinerari programmati
dagli enti tw-istici. Ogni giorno - dice
l'attuale direttore della comunità don
Antonio Mason - sono circa 900
persone a compiere la visita, più di
300.000 all'anno. L'attuale comunità
addetta alle catacombe conta 37 sa-
lesiani, di cui una trentina sono gtdde.
In più, nei mesi di punta, si aggiun-
gono sempre sei o sette guide stagio-
nali. 1a questi cinquant'anni, 300 gui-
de hanno lavorato stabilmente per
vari armi; il record di durata lo de-
tiene un salesiano coadiutore irlan-
dese, Francis Connolly, innamorato
della Roma antica, che lavorò dagli
inizi fino alla sua morte nel 1972, per
42 anni.
I custodi ebbero il loro da fare nel
proteggere i vari edifici, migliorarli,
rendere l'area più accogliente. Quan-
ta pazienza con i tetti continuamente
da rinnovare, con i muri di cinta, con
i prati e le aiuole, con i cipressi deli-
cati e suggestivi (l'irnprevidibile nevi-
cata del 1964 menò strage fra gli al-
beri). Si asfaltarono le strade e stra-
dicciole, si resero gli ambienti più
c o n f o r t e v o l i . ..
Ma le Catacombe non hanno biso-
gno di contorno perché parlano da
sole. Perfino con le scritte sui muri.
Un antichissimo visitatore del cimi-
tero, mentre si recava a rendere
omaggio a una sua congiunta se-
polta di nome Sofronia, tracciò a
breve distanza l'uno dall'altro quattro
graffiti che sono come un itinerario di
fede. Cominciò con un augurio: « O
Sofronia, che tu viva!». Proseguì con
una quieta certezza: « Sofronia vive
nel Signore». Più avantj estese la sua
speranza a tulli i tempi: « O dolce
Sodronia, tu vivrai sempre in Dio». E
infine proruppe come in un grido:
« Sì. Sofronia, Lu vivrai!».
Perché è questa la cosa sconcer-
tante, nel silenzioso cimitero della
Roma sotterranea, a poche centinaia
di metri dalla Roma epigea e conci-
tata dove i pedoni non riescono ad
attraversare le strade perché le auto
sfrecciano con ritmo vorticoso: più
che di morte, nella Catacomba tutto
parla di vita e di speranza.
Ferruccio Voglino

3.5 Page 25

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LIBRERIA
necessario aggiornamento in
questo tempo di rapide tra-
sformazioni.
COLLANA INJOVl ACUTI
NAVIGATORI
Mazzarello, con questi contri- giudizio: povertà dì pensiero,
buti, esce meglio delineata difficoltà di espressione. Non
sotto due aspetti inscindibili, e sarebbe possibile mettere la
evidenziati già nel titolo: santa ricchezza delle proposte ja-
~~~ OLTRE
LO SPAZIO
e contondatrice. Biografia pre- kobsoniane a profitto degli
cisa, meticolosa, costruita co- scolaretti?
me mosaico col paziente giu- L'autrice del libro pensa di sì,
stapporsi di tante citazioni co- dopo concrete esperienze, che
me minuscoli tasselli. Pregio racconta nel libro stesso e of-
dell'autore è di aver saputo fre all'imitazione degli inse-
fondere bene tutti questi ele- gnanti.
* menti, evitando l'apparenza
erudita e pesante, dando In più
AUBRY JOSEPH
al lettore la certezza di cammi- Rinnovare la nostra
nare sul sicuro.
vita salesiana
* QUARELLO E. (a cura di)
LDC 1981. Primo volume, pag.
248, /Ire 6.000. Secondo volu-
Argomenti morali
me di Imminente pubblicazione
* CIAN LUCIANO
* in prospettiva di futuro
Nel presentare l'opera ai
LAS 1981. Pag. 108, lire 6.000 membri della famiglia salesia-
RUBBI CLARA
Ogni anno l'Università Ponti- na, l'autore precisa: « Sono 19 Navigatori oltre lo spazio
Cammino verso la maturità
ficia Salesiana organiua un conferenze su temi di vita sa- SEI 1981. Pag. 172, lire 5.000
e l'armonia
ciclo di conferenze a tema, che lesiana, che mi sono stati do- Un po' di fantascienza per la
LDC 1981. Pag. 414, lire 8.000 poi raccoglie In volume. Le mandati in occasione di con- fantasia dei ragazzi. Al giunge-
Un'esperienza di educazione cinque conferenze tenute da vegni, giornate o settimane di re del secondo diluvio, I Noè
a contatto di giovani e adulti, noti docenti nel 1980, sono per studio, ritiri o esercizi spirituali, del futuro si salveranno in
condotta dall'autore nell'arco argomento piuttosto eteroge- corsi di formazione permanen- astronave. E ne vivranno di av-
di dieci anni, confluisce in nee tra loro, ma come suggeri-
questo libro che ha tante pagi-
ne perché è completo. In so-
sce Il titolo del libro che le
contiene, risultano unificate
te». Le cinque parti in cui sì
articolano i due volumi hanno
per titolo: « Guardando a Don
venture (fino a lasciarsi Ingoia-
re da un buco nero•: ma su-
bito dietro 1·a·ngolo li attenderà
stanza Il libro invita a « ripen- dalla prospettiva del futuro ,.. Bosco, Consacrazione e spiri- un pianeta misterioso, .e una
sarsi», a interrogarsi sulla ma- Gli argomenti risultano di vivo tualità salesìana, Preghiera e conclusione a sorpresa del-
turità raggiunta, sull'armonia
creata (o ancora da creare) in
Interesse: la morale cristiana è
mutabile o no?; il problema
Sacramenti, La comunità sale-
siana, La Famiglia Salesiana».
l'avventura, che non è onesto
anticipare). Va detto invece
se stessi tra corporeità, psichi- morale dell'energia nucleare; Temi centrali, che Il noto teo- che lo stile è limpido, e i molti
smo, affettività. e tensione spi- un'inchiesta sull'opinione dei logo delle realtà salesiane pro- riferimenti storici rendono pia-
rituale verso l'assoluto. La cor- giovani riguardo al rapporti pone con competenza per un cevole e utile la lettura.
nice del discorso è quella cri-
stiana; l'approccio ai problemi
è quello psicologico; la propo-
sta è rivolta a chi crede di poter
ancora crescere come uomo e
prematrimoniali; c'è un futuro
per il matrimonio cristiano?; e
infine: il nuovo concordato fra
la Santa Sede e l'Italia.
LETTURA AUDIOVISIVA
DELLA«CATECHESITRADENDAE»
* cristiano (e... non è mai troppo
tardi). E trattandosi di un letto-
re-educatore, o comunque Im-
pegnato in un intenso dialogo
MOLONEY FRANCIS
Discepoli e profeti
LDC 1981. Pag. 280, lire 4.500
con gli altri, la proposta pratica Un libro sui religiosi, che
si allarga al far crescere» realiuano in comunità di fede
quanti sono coinvolti nella uno stile di vita consacrata. Ma
propria avventura umana.
un libro singolare, che va a
rintracciare nella Sacra Scrit-
L 'audiovisìvo vuol
essere un primo ac-
costamento alla re-
cente « esortazione
apostolica• di Gio-
vanni Paolo Il sulla
catechesi. Un primo
accostamento, con i
* CASTANO LUIGI
Madre Mazzarello, santa
e confondatrice delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
LDC 1981. Pag. 260, lire 6.000
Ancora una biografia, nel-
l'anno centenario di Madre
tura l'origine e le modalità della
vita religiosa stessa. E in que-
sta ricerca acquista significato
anche il titolo: I religiosi sono
infatti collegabili con antiche
figure bibliche, sono cioè - o
dovrebbero essere - • disce-
poli e profeti ».
suoi limiti: non era
infatti possibile pro-
porre tutto il testo, e
gli autori hanno ri-
piegato sui brani più
significativi, organizzati in uno schema preciso. L'audiovisivo
parte dalle nuove condizioni sociologiche, passa a descrivere f
contenuti della catechesi e a dare indicazioni di metodo, infine si
* Mazzarello, ma non un libro in
più: è un approfondimento,
FARINA FRANCESCA
forse un punto di arrivo. L'au- Creatività e funzioni
tore, che fu a lungo postulatore della lingua
sofferma sui catechisti e sui luoghi della catechesi. Protagonìsta
è il testo del documento: le ìmmagini tanno da suggestivo sup-
porto. Molto utile Il libretto, con una guìda allo studio del do-
cumento. Destinatari dell'audiovisivo sono le comunìtà parroc-
* delle cause salesiane, nel trac- SEI 1981. Pag. 120, lire 5.000
ciare Il nuovo profilo ha attinio Da una parte, quasi sulle
con particolare cura alle tonti nuvole, le famose funzioni della
processuali, cioè alle testimo- lingua studiate da Jakobson e
chiali, più specificamente i genitori dei ragazzi che vanno al ca-
techismo, e quanti frequentano corsi per catechisti. Sua utilità: è
un primo awio allo studio analitico del documento del Papa.
Comunicare la fede. Audiovisivo. Editrice LDC 1981 .
nianze giurate rese tra il 1911 e compagni; dall'altra gli scola- 48 fotogrammi, sonoriuazione sincroniuata In cassetta.
il 1935 In vista del processo di retti delle elementari sul quali La filmina lire 6.000 (oppure diapositive su telaletto, lire 14.000).
canonizzazione. La figura della tante volte piove lnesorabìle il Cassetta lire 4.000.
25 BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLIO 1981

3.6 Page 26

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IL SALESIANO COADIUTORE
* SECONDA PARTE
t
Con Don
Bosco
dalla
parte
dei
g1ovan1
Quella del Coadiutore è una storia ormai di 120 anni: accanto ai giovani, o In mezzo alle
tribù primitive, la «mano laica di Don Bosco» ha reso testimonianza al Vangelo e reso
presente la Chiesa nel mondo del lavoro. La galleria delle figure sarebbe lunghissima. E
intanto ecco le crisi del Postconcilio...
N el 1875 c'e_ra a Bue~os Aires un
ragazzo d1 nome Silvestro, ap-
pena emigralo dall'ILalia con la
famiglia. Aveva 18 anni, sapeva fare il
cuoco, perciò lo assunsero in un al-
bergo. Lo pagavano bene perché fa-
ceva bene la sua parte, ma queJJ'am-
biente non era abbasLanza pulito pe~
un ragazzo scrio come lui. La sua
buona indole lo portava a parlare
volentieri con Dio, e appena poteva si
rifugiava in chiesa: quella più vicina
a casa sua, che era frequentata so-
prauuuo dagli emigrati, e della per-
ciò « degli italiani». Proprio lì, nel di-
cembre 1875, trovò i primi salesiani
mandati in missione da Don Bosco.
Quella chiesa era stata affidata a loro,
e anche Silvestro si affidò ai salesiani.
Tre settimane dopo il loro arrivo fa-
ceva già parte dcUa comunità sale-
siana, naturalmente come cuoco. Poi
domandò di essere salesiano e sen-
z'aJtro fu accettato: il 24 maggio 1876
cominciò il novizialo, iJ 17 luglio 1877
era figlio di Don Bosco. Poi per 40 e
più anni si prodigherà come cuoco e
ln(ermìere, responsabile dell'immen-
sa cucina per la comunilà e per 500
ragazzi, e responsabile della salute di
lutti.
Nient'altro che questo: Silvestro
Chiappini non compì imprese me-
morabili, ma pure merita di essere
ricordato come il primo divenuto fi-
glio di Don B osco fuori Italia. Ed era
Coadiutore.
Di fatto fu il primo di una lunga
serie di religiosi laici che presto si
sarebbero uniti a Don Bosco un po'
26 BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981
dappertutto, man mano che i suoi fi-
gli mandali dall'Italia avessero aperto
le loro opere qua e là per il mondo:
nel '75 in Francia oltre che in Argen-
tina, nel '76 in Uruguay, nell'81 in
Spagna, nell'83 in Brasile, poi in Cile,
Gran Bretagna, Ecuador...
O l na s ur a chL dllla
,fa I .ZO anni
Don Bosco offriva ai se, per rea-
lizzarsi nella vita religiosa, il largo
ventaglio delle attività salesiane in
favore dei giovani. C'era chi si ren-
deva utile svolgendo mansioni sem-
plici come in famiglia, e c'erano per-
sonalità spiccate che si esprimevano
in tutta la ricchezza dei loro talenti.
Ma il luogo ideale di impiego per il se
comincia presto a configurarsi la
scuola professionale, il suo compilo
naturale quello di capo laboratorio.
Dopo la scuola professionale di Val-
ciocco altre sono sbocci<ile a Sam-
pierdarena, a Nice e Lille in Francia,
a Buenos Aires e Montevideo, a Bar-
cclona. Sono 9 nel 1888, alla morte di
Don Bosco. E quello stesso anno sono
284 i SC, Slt 1035 salesiani: una buona
percentuale, il 27,1%.
JI boom delJe scuole professionali.
Sollo don Rua (successore di Don
Bosco) e fino alla prima guerra mon-
diale i laici che afnuiscono nelle file
salesiane sono numerosi, la loro per-
centuale raggiunge il 30% nell'anno
1900. Anche le scuole professionali
aun1entano, ma non con questo rit-
mo: nel 1920 risultano appena 17 su
un totale di 126 -istituti.
lnlanlo in Spagna un giovane sa-
cerdote divenuto fspettore sta facen-
do i suoi esperimenti in questo cam-
po, e ha la soddisfazione di vederli
riuscire: don Pietro Ricaldone. Nel
1911 lo richiamano a Torino come
Superiore generale delle scuole pro-
fessionali e agricole: le sue idee,
buone in Spagna, dovranno ora esse-
re applicate s u scala mondiale. Piani
didattici e pwgctli ediliz.i si moltipli-
cano. Mettere su laboratori di ragazzi
in cerca di mestiere già costa parec-
chio, ma i tempi non richiedono an-
cora apparecchiature sofisticate, anzi
molto spesso si dà la 1xevalenza al-
l'apprendimento delle lavorazioni
manuali. E poi a soslenere le consi-
derevoli spese non mancano le sov-
venzioni pubbliche e private. Così nel
1930 le scuole profess.ionali e agricole
salesiane sono già 134, nel 1950 sono
253. È un boom.
« Mirate In alto!». Di pari passo va
il rilancio della figura del SC, sempre
più a suo agio come capo laboratorio,
chino sulle macchine e sui ragazzi
apprendisti come un fratello maggio-
re. Il Reltor Maggiore don Rinaldi nel
1927 manda ai salesiani una lunga
lettera circolare dal titolo esplicito:
« Tl SC nel pensiero di Don Bosco». In
essa ribadisce la proposta di impegno
laicale salesiano. « Nella società sale-
siana - vi si legge - c'è posto per le
più svariate categorie: i meno istruiti
si santificheranno negli umili lavori
delle singole case; i professori sulle
cattedre, dalla prima elementare al-

3.7 Page 27

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l'università; i maestri d'arte nelle loro
officine e gli agricoltori nei campi:
attivi Lutti sia nei paesi civili come
nelle sterminate regioni delle missioni
lontane».
Queste allività sono però inqua-
drate ne11amente nella cornice della
vita religiosa, dove sacerdoti e laici
non sono in scala gerarchica ma vi-
vono da fratelli: « li SC non è il se-
condo, né l'aiuto. il braccio dèstro
dei sacerdoti suoi fratelli in religione,
ma un loro uguale, che nella perfe-
zione li può precedere e superare... ».
Don Rinaldi addita Don Bosco co-
me modello dei SC: « La Provvidenza
ha disposto che Don Bosco esercitas-
se un po' quasi tutti i mestieri: egli è
stato agricoltore, sano, ciabauino,
falegname, fabbro e tipografo, perché
i suoi figli Coadiutori potessero dire
con santo orgoglio: Don Bosco ha
esercitato anche il mio mestiere!
Perciò il nostro fondatore si è reso
modello perfcllo dei sacerdoti, ma
anche dei Coadiutori"· E dopo aver
descritta « 1u11a la bellezza e la gran-
dezza del SC », Li esorta esplicito:
« Mirate in alto, alla santità"·
Il religioso de i te mpi moderni. Di
pari passo cresce anche l'impegno
per la formazione del SC. Fra le due
guerre tre vasti complessi vengono
aperti in Ttalia, a Cumiana, Torino
Rebaudengo e Colle Don Bosco, per
la formazione di aspiranti Coadiutori
che desiderano lavorare nelle missio-
ni, o per giovani Coadiutori che si
perfezionano per dirigere le scuole
agricole e professionali. lniziative
analoghe sbno avviate anthe in Spa-
gna e America Latina, con buoni ri-
sultati.
Sono gli anni di piena fiori tura
dell'Azione Cattolica, che vive di una
sua visione teologica della Chiesa, e
nel I930 don Rinaldi ispirandosi a
questa visione giunge a dire dei SC
che anch'essi «panecipano in modo
eminente (quindi assai più che i sem-
plici iscrilti all'Azione Cauo/ica) all'a-
postolato gerarchico, che culmina in
quello del Vicario di Cristo».
Intanto il SC viene presentato - a
ragione del resto - come « figura
originale, creazfone geniale di Don
Bosco», come « il religioso nuovo, il
religioso dei tempi moderni, per il
mondo del lavoro». C'è ancora posto
in congregazione per il SC tulio fare,
addeuo ai servizi subalterni, ma il SC
tipico è diventato ormai quello im-
merso nel mondo del lavoro indu-
striale, professionalmente preparato,
esperto nelle tecnologie, capace di
ben figurare con il personale dirigen-
te delle fabbriche. Nel 1948 esce la
rivista ,, 11 Salesiano Coadiutore"· e
sere operaj nella Chiesa, ma proprio
di tutti i generi. I meno preparati sul
nel suo primo numero è dato leggere: piano professionale si sono resi utili
« U SC, guardato dall'esterno, può dentro la loro comunità con mansioni
sembrare un borghese qualunque di di servi2-io. I più si sono impegnati
media condizione; ma chi lo avvicina nell'apostolato diretto con la gio-
trova in lui il buon cristiano: e chi lo ventù, o nelle missioni. Un certo nu-
pratica scopre il religioso. Il suo non è mero poi, con spiccate attitudini alla
uno stato ibrido tra il mondano e il direzione o con talento artistico,
claustrale, è lo stato di chi pratica i banno dato il loro contributo al pro-
consigli evangelici ma senza certe getto apostolico di Don Bosco nel lo-
forme tradizionali che in un tempo ro specifico sellare di competenza.
pieno di pregiudizi lo isolerebbe dalla Conviene conoscerne qualcuna di
società laica. Così lo volle Don Bosco, queste figure, perché il SC è un'idea
perché potesse avere accesso ed incarnata nelle persone concrete.
esercitare influsso anche in ambienti
e su persone che altrimenti si terreb-
bero lontane da lui».
Uomini tuttofare
nella loro comunità
Questo quadro di valori era auten- Ancora Don Bosco: « Ho bisogno
tico. e ne è la riprova il fatto che il che vadano bene le cose di cucina e di
numero dei SC continuò a crescere portineria, che tulio si produca a
regolarmente. Le staListichc dicono tempo, niente si sprechi ecc... ». Ed
che nelle decadi dal 1920 al I960 essi eccoli, questi uomini tuttofare che si
- comprendendo professi e novizi - sentono in casa loro nella casa sale-
passarono da 1300 a 2098, 3113, 3357 e siana, sereni e laboriosi, preoccupati
4055. Sparsi in tutto il mondo, man- che LUtto vada bene. Nel loro numero
davano avanti qualche centinaio di figurano Giuseppe Buzzetti, e quel
scuole professionali che erano so- Garbellone che presiedeva ai magaz-
vente il vanto delle Chiese locali, e z.ini di Valdocco . Tutti potevano avere
tante volte risultavano uno dei pochi bisogno di lui, lo chiamavano nelle
contatti della Chiesa s tessa con il varie parti dell'immensa casa; e per
mondo operaio. Ma già apparivano essere veramente a disposizione di
all'orizzonte i segni di quella crisi Lutti, aveva affisso sulla sua porta un
complessa che investirà la Chiesa in cartellone con la pianta di Valdocco,
concomitanza col Concilio, e che non aveva ratto tanti buchi in corrispon-
poteva certo risparmiare gli SC.
denza dei vari siti, e messo un grosso
7 ( Il m IU pu-
llll e profc!>Slllnl
chiodo ne l posto in cui lo avrebbero
trovato. Sotto la pianta aveva scrillo:
« Sono nel buco».
«Nella Chiesa - aveva detto Don « Perché una casa salesiana vada
Bosco ai suoi Coadiutori nel 1876 - avanti bene - diceva col suo buon
c'è bisogno di ogni sorta d1operai, ma senso Don Bosco - occorrono tre
proprio di tutli i generi». E i SC si persone di vaglia: il direttore, il cuoco
sono rimboccate le maniche per es- e il portinaio». Tra i portinai si è già
Due Istantanee sulle scuole prolesslonall salesiane, una dallo Zaire (1960) e l'altra dall'Italia:
queste scuole sono Il naturale ambiente di attività del Salesiano Coadiutore.
BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981 27

3.8 Page 28

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ricordato Marcello Rossi, il provviso-
rio. Tra i cuochi quello che aveva
detto:« E chi è Don Bosco? Uno come
tutti gli altri». Però altri se a:i fornelli
seppero farsi onore, come quel cu-
lioso Michele Ogorek, che a Vignaud
in Argentina, in una casa di giovani
aspiranti alla vita salesiana, si era
messo in testa di rendere quei ragaz-
zi, grazie aJla sua cucina, « con una
salute di ferro per le ruvide fatiche
del futuro». l suoi piatti erano sem-
pre vari, gradevoli, abbondanti, e nei
giorni di festa erano superlativi.
Trattava i ragazzi come figli, e loro lo
trattavano come un papà; le rare
volte che faceva capolino nei refettori
lo coprivano di applausi.
Tre panettieri. Accanto a:i cuochj i
panettieri: in numerose comunità sa-
lesiane degli inizi si trovò economico
e pratico fare il pane in casa. Carlo
Gavarino fu il panettiere di Don Bo-
sco, e lavorò al forno per 60 anni di
seguito. Quando ancora era ragazzo,
Don Bosco puntando il diLO sul
gruppo in cui si trovava, disse: «Tra
questi ragazzi alcuni diventeranno
vecchi»; Gavarino lo ritenne detto
per sé, e di fatto arrivò a 97 anni.
Nel collegio di Verona si faceva il
pane cosl buono che anche la gente di
fuori andava a prenderlo. Un giorno il
panettiere della zona si lamentò col
direttore perché stava perdendo i
clienti: « Quando non avrò più pane
per me, verrò anch'io a farmi mante-
nere?» Il direttore gli rispose: « Venga
quando vuole, e qui troverà casa e
lavoro». Quel panettiere ci pensò sul
serio, e qualche tempo dopo si pre-
sentò per farsi salesiano. Perfezionò
la sua arte e fu mandalo a Bogotà in
Colombia. Faceva ottime focacce e
una grossa torta speciale che era poi
il « panettone di Milano», ma che
l'arcivescovo - a cui veniva mandato
sovente in dono - chiamava il pane
di Don Bosco.
Buono come il pane risultò Gio-
vanni Battista Ugetti, un panettiere di
Susa (Torino), che a 44 anni lasciò la
panetteria ereditata dal padre per
farsi salesiano. Lo mandarono in Pa-
lestina, a Betlemme, nome che signi-
fica « Casa del pane». E fu a lungo
panettiere nella casa del pane: la
gente gli voleva bene, lui diceva « mi
sento in armonia con il Signore e con
tutti». Quando morì, la direttrice
della Caritas Svizzera di Betlemme
scrisse al direttore: « Devo presentare
le mie condoglianze per la morte di
questo sant'uomo, o le mie felicita-
zioni?»
Le campane canterine. Per chi si
ammala, i SC si fanno infermieri. Già
si è visto Pietro Enria, l'infermiere di
Don Bosco; altri due impareggiabili
infermieri sono stati addirittura av-
viati agli altari.
Molti se poi hanno accettato vo-
lentieri di essere sacrestani, contenti
di lavorare per « il decoro della casa
del Signore». Domenico Palestrino,
assegnato alla basilica di Maria Ausi-
liatrice da Don Bosco stesso, svolse
per 65 anni quel compito, reso gra-
voso dalla vastità del tempio e dal-
l'affollamento della gente. Primo a
levarsi e u ltimo a coricarsi, viveva per
la sua chiesa. Ci mise molta creati-
vità, seppe arricchirne le suppcllettiU,
e seppe anche trovare gli aiuti eco-
nomici per fronteggiare le grosse
spese. Nell'ottobre 1921 aveva ad-
dobbato la chiesa in nero per la
commemorazione di un vescovo de-
ceduto, poi si era affrettato a togliere
entro sera i segni del lutto. Trafelato e
sudato, sentì i brividi di una polmo-
nite galoppante, e disse: « Mi riposerò
un poco per prepararmi aUa morte».
Gli bastarono tre giorni, perché in 65
anni di confidenza col Signore si era
preparato a sufficienza.
La basilica di Valdocco ebbe in
quegli anni anche un famoso suona-
tore di campane, eamillo Quuino,
che ricevette quell'incarico da Don
Bosco stesso. Di professione corret-
tore di bozze nella tipografia salesia-
na, si rivelò un geniaccio: riuscì a
imparare da solo, in sussidio della sua
arte, il latino, il greco e il francese.
Aveva anche w1 finissimo orecchio
musicale, e sempre da solo imparò a
suonare il violino. Figurarsi come sa-
peva rendere canterine le campane.
Per suonare meglio si era costruito un
congegno speciale di sua invenzione,
e di festa riempiva l'aria con canti
religiosi e popolari. Era famoso in gi-
ro, e quando c'era un campanile da
inaugurare, sovente lo invitavano
perché tenesse concerto.
Gli esempi potrebbero continuare...
Tanti uomini semplici e buoni, che si
trovavano bene nel calore della co-
munità salesiana, e con dedizione a
tutta prova rendevano la loro casa
ancora più confortevole.
Coadiutori maestri de i giovani
Diceva ancora Don Bosco nel 1883
ai suoi Coadiutori: «lo ho bisogno di
mandare uno in una casa e dirgli: ''Tu
avrai cura che quel laboratorio o quei
laboratori. camminfoo con ordine e
non manchi nulla...".» E già nei primi
decenni i SC hanno insegnato ai ra-
gazzi nei laboratori i mestieri sempli-
ci, che non richiedevano grandi at-
trezzature: calzoleria, sartoria, fale-
gnameria, legatoria, meccanica. Era-
no religiosi poveri che aiutavano ra-
gazzi ancor più poveri, tante volte
racimolati per le strade.
Sventolò il fazzoletto bianco. I n
qualche caso divenivano Coad iutori e
capi di laboratorio gli stessi ragazzi
cresciuti nei laboratori. Per esempio
Francesco Borghi, un orfano abban-
donato da tutli, raccolto da Don Bo-
sco. Dopo il servizio militare tornò a
Valdocco e volle essere salesiano. Fu
ollimo sano, Don Bosco lo mandò ad
aprire in Spagna il primo laboratorio
di Barcelona; tornato, era stimatissi-
mo in Torino al punto che lo invita-
rono a lasciare Don Bosco per fare
fortuna altrove. Rispose ch e lui la
fortuna l'aveva già trovata.
Altro maestro in sartoria fu Pietro
Cenci, ragazzino di Rimini che le
Santi Manlarro, Salesiano Coadiutore In India, e la chiesa di Jowal da lui costruita.
28 BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981

3.9 Page 29

▲back to top
Uno scorcio dell'lstlluto Rebaudengo a Torino, che nel d ecenni scors i ha preparato centinala
di Saleslanl Coadiutori oggi sparsi per Il mondo.
8 l1 Salesian o Coadiutore
neUa s toria salesiana
1854. Il 26 gennaio Don Bosco chia-
ma «salesiani» I suoi aiutanti (chierici).
Il 14 agosto entra nell"Oratorio per ri-
manervi stabilmente don Vittorio Alaso-
natti: il primo sacerdote di Don Bosco.
Nell" Anagrafe dei giovani dell'Orato-
rio• quell'anno appare per la prima
volta la parola «coadiutore•, ma riferita
a laici stipendiati per il loro lavoro.
1855. Il 25 marzo il chierico Michele
Rua emette I voti privati nelle mani di
Don Bosco; pochi giorni dopo anche
don Alasonattl. Sono I primi passi del-
l'incipiente Congregazione.
1859. Il 9 dicembre Don Bosco co-
munica ai suol più stretti collaboratori la
decisione di fondare la Congregazione
salesiana. Il 18 dicembre la Congrega-
zione è formalmente fondata con l'ade-
sione di due sacerdoti, 15 chierici e uno
studente.
1860. Il 2 febbraio, meno di due mesi
dopo, viene accettato in Congregazione
come novizio il primo Salesiano Coa-
diutore: Giuseppe Rossi.
1862. Il 14 maggio due novizi profes-
sano e diventano se a pieno titolo: il
cav. Federico Oreglia di Santo Stefano
e Giuseppe Gaia.
1869. Il se Giuseppe Rossi è nomi-
nato da Don Bosco Provveditore ge-
nerale della Società salesiana•·
1870. Due Coadiutori, Rossi e Andrea
Pelazza, diventano proprietari legali di
beni Immobili dell'Oratorio.
1875. Prima spedizione di missionari
salesiani In America: su 1O partenti, 4
sono se.
1876. Il 19 marzo Don Bosco parla ai
salesiani sulla figura del SC. Il 31 marzo
presenta per la prima volta esplicita-
mente questa figura ai giovani artigiani,
invitandoli a diventare se.
1877. Il 17 luglio a Buenos Aires SIi-
vestro Chiappini professa come SC: è la
prima professione salesiana fuori Italia.
A settembre Giuseppe Rossi partecipa
al primo Capitolo Generale della Con-
gregazione come consulente.
1883. Viene aperto il primo noviziato
per se a San Benigno Canavese. Il 19
ottobre Don Bosco vi tiene una confe-
renza rimasta fondamentale per il suo
pensiero sul se.
1888. Alla morte di Don Bosco i se
sono 284 tra professi e novizi.
1900. Col nuovo secolo i SC sono
saliti a 1061, pari al 30,9% di tutti I sa-
lesiani.
1927. Il Rettor Maggiore don Rinaldi
pubblica il documento Il SC nel pen-
siero di Don Bosco• e rilancia la sua
figura. Da quell'an'no vengono aperte
numerose opere per la formazione di
se soprattutto destinati alle missioni.
1966. Ise raggiungono il loro nu mero
massimo (4.497); poi risentiranno della
crisi generale di vocazioni che colpisce
la Chiesa. Viene introdotta la causa di
canonizzazione del coadiutore Simone
Srugi, libanese.
1975. Si svolge a Roma il « Convegno
mondiale del Salesiano Coadiutore•
per ristudiare questa figura e rilanciarla
nel mondo salesiano.
1980. Lettera del Rettor Maggiore don
Viganò su « La componente laicale della
comunità salesiana». È introdotta la
causa di canonizzazione del Coadiutore
Artemide Zatti, argentino di origine Ita-
liana.
suore dell'ospedale « regalarono» a
Don Bosco. Mandandolo a Torino gli
dissero: « Quando scendi dal treno,
Lira fuod il fazzoletto bianco e sven-
tolalo, e vedrai che verrà un signore
per portarti da Don Bosco». Sventolò
il fazzoletto, ed ecco Garbellone
prenderlo sotto la sua tutela. Divenne
maestro nell'arte del taglio, con i suoi
ragazzi vinse medaglie e diplomi in
quantità, compose e pubblicò un
« Metodo di taglio» su cui si esercita-
rono migliaia di ragazzi. Veniva chia-
mato a collaborare a riviste, invitato a
far parte di giurie nelle esposizioni.
Ma si vantava unicamente di essere
stato il sarto di Don Bosco, di aver
confezionato le sue talari durante la
vita, per la sua sepoltura, e per la sua
beatificazione.
Il terreno del mangiapreU. Dall'I-
talia molti SC partivano per aprire i
laboratori all'estero, ma fin dai primi
tempi dell'espansione salesiana an-
che all'estero spuntarono le vocazioni
dei Coadiutori. I plimi 10 missionari
mandati in Argentina da Valdocco
stavano sbarcando a Buenos Aires, e
tra la gente accorsa nel porto a salu-
tarli c'erano due ragazzi, due fratelli,
Enrico e Luigi Botta. Abitavano vici-
no alla « Chiesa degli Italiani», la fre-
quentavano tutte le domeniche, poi ci
andarono tutti i giorni, poi chiesero di
diventare l:.alesiani: Luigi come chie-
rico, Enrico come coadimore. Era
falegname, e fu falegname per tutta
la vita: più di 60 anni tra i ragazzi del
laboratorio, centinaia e centinaia
educati a un mestiere e alla vita cri-
stiana. Anche a lui più volte offrirono
posti di lavoro ben remunerati, e ri-
spondeva: «Ma io lavoro già per un
padrone che mi ricompensa bene».
Era affaccendato da mattina a sera,
mangiava quando si ricordava. Ogni
tanto il suo direttore lo obbligava a
prendersi un po' di riposo inviandolo
per qualche tempo in altre case sale-
siane, e là lo accoglievano con festa
sicuri che si sarebbe «riposato» ri-
parando tutti i guasti che avesse vi-
sto.
Di lui raccontano anche questo. I
salesiani di C6rdoba dovevano ac-
quistare un terreno per costruire la
chiesa parrocchiale, ma il proprieta-
rio del terreno adatto, un mangiapre-
ti, si rifiutava ostinatamente di ce-
derlo anche a prezzo elevato. Questo
astioso proprietario prel erì disfarsi
del terreno cedendolo per poco o
niente al primo sconosciuto che glielo
aveva chiel>IO. Ma poi, una volta
combinato l'affare, lo informarono
che quell'acquirente sconosciuto era
il coadiutore salesiano Enrico Botta.
Su quel terreno la chiesa parrocchiale
fu edificata, e c'è ancora oggi.
In cielo avremo le ali. Tre legatori
d'arte si sono fatti onore per la loro
bravura. Pio Colombo in Piemonte,
che con i suoi capolavori partecipava
alle mostre ed esposizioni facendo
man bassa di diplomi e medaglie, fino
a vincere nel 1928 la medag.lia d 'oro
« per le prime rilegature in stile fu-
turista,,. Portano il suo nome parec-
chie pubblicazioni, e alcune voci de.1-
l'Enciclopedia Treccani. A far·e man
bassa di premi in Francia fu Charles
BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981 29

3.10 Page 30

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FleureL, che clivenne « cavaliere della
Legion d'onore».
Negli StaLi Uniti Pio Colombo ha
un allievo e degno conlinualore i11
Jimmy Rolando, vivente, di cui il BS
si è già occupaLO. Dal 1923 vive a
Marrcro. Nel suo laboratorio gli in-
Lenditori andavano a trovarlo per
imparare i suoi segreli e i biblio(ili a
commissionargli lavori. Un giorno
dalla facollà di Belle Ani dell'univer-
silà di Michigan gli giunse l'invito di
Lrasferirsi in quella biblioteca. ma lui
1ispose: « Non posso lasciare i miei
ragazzi» e non li lasciò. Ora risente i
malanni della saluLe, per difetti di
circolazione sanguigna gli dovcuero
amputare un arto fin sollo il ginoc-
chio, e svegliandosi dopo l'opera,:ione
si consolò: « Cinque unghie in meno
da tagliare». Poi dovettero amputar-
gli anche l'altra gamba, e dis~e:
«Tanlo in cielo avremo le ali». Ora gli
hanno affidato una rubrica a un'e-
millente radio, e invece cli aspcllare
che altri lo consolino è lui che porta
agli altri la speran,:a cristiana.
Occorrerebbe ricordare ancora -
tra quanti si sono prodigati a inse-
gnare un mestiere ai ragazzi - i capi
laboratorio di cal,:oleria, meccanica,
tipografia, scultura. I capi azienda
delle scuole agricole di ieri e di oggi.
Sopraltullo i SC più vicini a noi. im-
pegnati nei laboratori moderni, nei
centri di formazione professionale,
attenti alle esigenze sempre maggiori
delle indusu·ie, ma attenti più ancora
ai bisogni dei giovani.
Animatori nel tempo Ubero
e nel tempo perduto
Aveva pure detto Don Bosco: « Ai
Coadiutori è aperto un vastissimo
campo per esercitare la carità col di-
venire catechisti negU oratori... Non si
dimentichi mai che un oratorio fu già
la culla della nostra congregazione».
Non solo Don Bosco aveva voluto
dare un senso al tempo libero dei ra-
gazzi delle periferie, ma prima ancora
era andato in cerca di quelli più
esposti allo sbando, già in carcere o
predestinati a finirvi. E tantissimi SC
hanno ripercorso questo difficile iti-
nerario di Don Bosco, e ancora oggi
ne imitano l'esempio.
Tra i SC dei prinli tempi fa di nuo-
vo capolino la figura leggendaria di
Garbcllone, « salesiano d'oratorio». E
anche quel Dionigi Andini che fu SC
della prima ora e passò tutta la vita
all'oratorio di Valdocco, per 50 e più
anni fece il catechismo, organizzò tra
i ragazzi l'associazionismo del tempo.
Ma non meno singolari risultano pa-
recchi SC di oggi.
Dante Dossi, per esempio, che da
molti anni si occu pa dei ragazzi in
carcere, va a trovarli, si interessa
30 BOLLETTINO SALESIANO 1• LUGLJO 1981
delle loro famiglie. e quando i ragazzi
escono cerca loro una sistemazione.
È stato nominalo « assistente nazio-
nale», il che gli consente di dividere
con i ragazzi discoli il privilegio di...
poter entrare nelle carceri d'Italia.
A Belo Horizonte (Brasile) c'è Rai-
mondo Mesquita che prepara i ra-
gazzi delle baracche con facili corsi
professionali perché sappiano ren-
dersi utili sul lavoro, li colloca presso
fabbriche e uffici, e continua a se-
guirli per anni. Questi ragazzi, detti
Vigilantes Mirins (qualcosa come
« ragazzi svegli»), sono accolti mollo
volentieri dai datori di lavoro, perché
i.I nome di Mesquila è una garanzia.
Per i ragazzi delle opere salesiane e
non, c'è negli Stati Uniti un SC che
nel 1950 ha lanciato un'associazione
mollo diffusa: i Dominic Savio Clubs.
Negli anni '60 l'associazione giunse a
contare più cli centomila iscritti, poi
entrò in crisi come le tante altTe as-
sociazioni, ma ora si è ripresa e mette
radici anche in altri paesi. Ai ragazzi
viene consegnato un gadget (grosso
bottone da appendere alla giacca o
sulla maglieua) con la scritta « Be a
Savio», sii un Domenico Savio. Fon-
datore e capo dell'associazione è sta-
to il coadiutore Michael Frazzette.
Missionari a fianco del missionario
Quel vastissimo campo che Oon
Bosco dichiarava aperto ai SC com-
prendeva anche le missiom .
ru Santi ci pensava su . Un infatica-
bile missionario Santi Mantarro,
nell'India Nordest. Di scarsa istruzio-
ne ma con talenti da vendere, seppe
essere musico, attore, falegname,
muratore, capomastro. Parlava bene
solo .il siciliano inlparato dalla mam-
ma, ma ,;uscì a farsi capire dalla
gente delle tribù con i gesti e con l'e-
sempio. Gli affidarono la costruzione
della chiesa di Jowai, e in tre anni
venne fuori così armoniosa che i
Khasi esclamavano: « Bella come il
paradiso». Intanto a Shillong era
bruciata la cat1edrale di legno, e lo
mandano a costruirne una in malloni
che risulta tra le migliori cauedrali
dell'India. Poi tira su a Mawlai Io
studentato per i giovani salesiani. Poi
la chiesa di Cherrapunjee, la località
più piovosa del mondo. Poi ancora
altre chiese, l'ospedale di Shillong, e
tante scuole e residenze missionarie
portano la sua firma.
Come se non bastasse, ogni sera
terminato il lavoro «apriva» l'orato-
rio: prima con i ragazzini, che dopo i
rituali salti e giochi mandava a casa
col pensiero della buonasera; poi con
i giovani e gli adulti, la banda, il tea-
tro, e naturalmente la b11011anotte.
Cosa dicesse e che cosa capissero è
difficile da comprendere oggi, ma di
fatto i ragazzi andavano per stare con
lui. Lavorò così per 42 anni, senza più
tornare in Jtalia, finché il Signore lo
chiamò. Un giorno il suo vescovo gli
aveva domandato: «Santi, come fai a
saper fare tante cose?» Rispose: « Ci
penso su». Era la risposta data un
secolo prima dal Manzoni, ma lui non
lo sapeva.
9 Il S,.l.esia1111 Coadiutore
ni:gli '"llli d..Jla L·ri,..i
Nel 1966, in pieno travaglio di
post-Concilio, i SC raggiungevano il
loro massimo numerico: nelle stati-
stiche figuravano in 4497. Da quel
momento l'inversione di tendenza:
u n vigilante mlrln •• e (ultimo a destra) Raimondo Mesqulta In visita alla sua lamlglla.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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banno cominciato a diminuire, len ta- non si distingue più...
mente e regolarmente, perdendo in 15 La prosp e ttiva gerarc hica. Queste
anni 1.500 effettivi. Il fenomeno è e altre cause possono spiegare le dif-
stato studialo, e i tentativi di spiega- fkollà sorte negli ultimi decenni. Non
zione abbondano.
spiegano però il « periodo lungo», la
Si sono chiamati in causa la d iffusa progressiva contrazione della per-
crisi di fede, la mentalità edonistica centuale cominciata fin dal lontano
dell'attuale società, la dimi nuzione 1900 e forse prima. Occorreva cercare
dei figli nelle famiglie (quindi la cause più durature, e una è stata in-
maggior resistenza dei genitori nel dicata da uno studioso di storia sale-
donarli al Signore); l'accentuata insi- siana in quella che chiama l' « accen-
curezza che spinge i giovani a evitare tuata prospettiva gerarchica» con cui
scelte di vita definitive, il p difficile nella Congregazione salesiana si sa-
inquadramento della vita religiosa rebbe guardato all'azione pastorale e
nella società moderna. Sono spiega- anche alla vita religiosa.
zioni giuste, che rendono conto anche l n parole semplici: da tu tti si rico-
cli alLTe diminuzioni: quella dei sa- nosce alla Chiesa la sua natura ge-
cerdoti e dei chierici, e non solo nella rarchica, voluta da Gesù Cristo stes-
Congregazione salesiana ma un po' in
Lulte Ie congregazioni (dagli anni '60
il fenomeno risulta generalizzato).
Le percentuali. C'è però un altro
fenomeno che attende spiegazione: i
se, che dal ]966 SOnò diminuiti pro-
gressivamente in numero assoluto,
già dall'anno 1900 avevano comin-
ciato a diminuire in percentuale ri-
spetto al numero totale dei salesian i.
Infatti questa percentuale, che nel-
l'anno 1900 toccava il 30,09%, è anda-
ta scendendo di anno in anno fino al
17,5% del 1980. Oggi su cento salesia-
ni, solo più I7 sono coadiutori, men-
tre all'inizio del secolo erano 30. An-
che questo fenomeno richiedeva
spiegazioni, e sono state cercate.
Si sono chiamate in causa le tra-
sformazioni nel mondo del lavoro:
professioni artigianali come calzole-
ria, sartoria e legatoria sono state di-
sertate dal giovani, i relativi labora-
tori si sono svuotati, i coadiutori spe- L'Osservatorio meteorologico realizzato a
cialiuati in quesli settori si sono tro- Culabà, su Incarico del governo braslllano, dal
vati spiazzati e costretti a riqualifi- Salesiano Coadiutore SIivio MIianese.
carsi. La l"uga dalle campagne ba
prodotto lo stesso effetto nelle scuole so; ma nella pratica questo concetto
agricole. Il lavoro manuale tende a può essere esteso e applicato in for-
ridursi nelle industrie moderne, la ma esasperata, anche in una congre-
specializzazione richiede macchinari gazione, fino a fare quasi unicamente
più costosi e coadiutori più preparati; spazio aJ sacerdote, e a ridurre sem-
dal SC piccolo artigiano o addirittura pre più il ruolo del laico. Di fatto, se-
bracciante, si deve passare ora al SC condo lo storico ricordato, « il SC è
esperto nelle tecnologie avanzate. E il venuto ad assumere una funzione
passaggio non è agevole.
subordinata nell'apparato istituzio-
Si è pure chiamata in causa una nale della Congregazione».·
certa confusione dei ruoli avvenuta C'è da supporre che, anche senza
tra sacerdoti e coadiutori: nel dopo- volerlo, a poco a poco nelle comunità
guerra numerosi chierici e preti han- salesiane si sia Cinito col precludere
. no conseguito lauree scientifiche e l'accesso dei laici a cariche e man-
tecniche, che li hanno portati a inva- sioni Non solo, ma che si siano ri-
dere un campo che pareva riservato dotte troppo ai laici le possibilità di
al SC. C'era poi qualcosa che distin- dialogo, di comunicare le proprie
gueva sacerdoti e Coadiutori, cioè esperienze, di porrare la propria sen-
l'abito, Don Bosco aveva voluto che sibilità e il proprio contributo alla ri-
questi suoi religiosi laici non indos- flessione comunitaria e ali'elabora-
sassero una divisa speciale come ac- zione delle scelte operative.
cadeva nelle altre congregazioni, ma Tutto questo sarebbe avvenuto
continuassero a vestirsi come la ici senza cattiva volontà, ma solo percbè
qualunque. Ebbene, anche la talare era difficile cogliere tutta l'originalità
dal 1964 sta cadendo in disuso e il SC di Don Bosco nel creare la figura del
SC. e al contrario era tanto più facile
lasciarsi risucchiare dalla mentalità
dell'epoca, che vedeva nel laico reli-
gioso un complemento non necessa-
rio... Ora una congregazione pensata
da Don Bosco costituita da sacerdoti
e laici in stretta comunione tra loro,
può trascurare impunemente il con-
tributo creativo che i laici le possono
dare? Non corre il rischio di sbilan-
ciarsi, impovenrs1 di esperienze,
cambiare perfino natura?
Don Bosco doveue in qualche mo•
do avvertire questo pericolo già nel
1880, quando qualcuno suggerì che «i
Coadiutori bisogna tenerli bassi». E
di nuovo nel 1883, quando si recò di
corsa a San Benigno Canavese per
parlare ai Coadiutori novizi, e « sol-
levare il loro spirito abbattuto». An-
che don Rua nel 1906 fu costretto a
scrivere ai superiori delle comunità
salesiane: « Mi è scesa in fondo al
cuore come uno strale la lagnanza
udita qualche volta dai Coadiutori,
che essi non sono considerati quali
fratelli, ma quali servitori... »; e con-
cludeva: «Conviene che con i fatti, e
non solo con le parole, dimostriamo
di tenerli quali nostri fratelli».
Fatti che Don Bosco aveva per suo
conto già anticipato. Nel 1877 con i
salesiani del primo Capiwlo Generale
aveva deciso: «Tra noi i Coadiutori
possono ricoprire cariche molto im-
portanti, essendo quasi interamente
nelle loro mani le tipografie, le libre-
rie, i magazzini e allre aziende deli-
catissime». Tre anni più tardi, nel se-
condo Capitolo discusse con i sale-
siani sull'eleggibilità dei SC a membri
del Consiglio Superiore: la risposta -
secondo le consuetudini del tempo -
fu negativa, ma è significativo che il
problema sia stato posto.
Don Bosco che li voleva « non sud-
diti ma superiori», aveva dunque
crealo un ampio spazio ai suoi Coa-
diutori. Di fatto però qua e là la « ac-
centuata prospettiva gerarchica e
tendenzialmente integrisla » dovette
relegare a poco a poco i SC alle re-
sponsabilità inferiori, imbrigliando e
frenando cosl la mano laica di Don
Bosco.
In questi anni recenti la figura del
SC è stata sottoposta ad attento stu-
dio e rivalutazione: si sono tenuti
convegni, si sono cambiate norme,
consuetudini. atteggiamenti. E i 1i-
sultati, anche se non subito, in un
prossimo futuro dovrebbero farsi
sentire. Valga com e esempio la can-
dida dichiarazione di un sacerdote
carico di anni e di vita salesiana, che
dopo una giornata di studio sull'ar-
gomento uscì a dire stupefatto: «Solo
adesso comincio a capire che cosa sia
il Coadiutore».
(2. continua)
Enzo Bian co
BOLLEffiNO SALESIANO 1• LUGL/b 1981 31

4.2 Page 32

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MORI' COME UN SANTO
E QUESTA E' LA GRAZIA PIU' GRANDE
La mia è una fa-
miglia unita e suffi-
cientemente felice.
Tante volte ho con-
statato la materna
sollecitudine di Ma-
ria Ausiliatrice, con
Interventi che se-
condo me hanno del
miracoloso. Deside-
ro segnalare il mira-
colo più bello e più
grande, anche se qualcuno potrebbe non
considerarlo tale, accaduto nel luglio
1963. Mio fratello Anselmo morl allora al-
l'età di 32 anni, divorato in tre mesi da un
male incurabile, ma la sua è stata una
morte da santo.
Da ragazzo egli aveva frequentato l'o-
ratorio salesiano di Barcellona in Sicilia,
ed era cresciuto all'ombra di Don Bosco.
Pol tutta la famiglia (eravamo otto figli) si
trasferl a Messina e perdemmo il contatto
con l'ambiente salesiano. Anselmo era un
giovane esuberante, pieno di salute, gli
piaceva divertirsi, divenne tiepido e poco
praticante. Ma le fondamenta della fede
rimasero ben radicate In lui. Quando si
ammalò, nella primavera del '63, era
sposato e morendo lasciava la moglie di
27 anni e due bambini piccoli. Ebbene,
quando avvertì tutta la gravità del male
(un linfogranuloma maligno), e si rese
conto che la morte sarebbe venuta pre-
sto, seppe leggere gli awenimentl nella
luce di Dio e trovò la forza d'animo di non
lamentarsi mai.
Chiese di confessarsi e fece la comu-
nione. Giunto in punto di morte piena-
mente lucido, ancora chiese a cenni gli
ultimi sacramenti. Da due giorni non par-
lava più né poteva inghiottire se non un
po· d'acqua, l'ultimo giorno neppure
quella, ed era scosso continuamente da
conati di vomito; ma quando gli portarono
il viatico lo potè ricevere, e poi si raccolse
in profonda preghiera nonostante le sof-
ferenze che doveva provare. Spirò come
un santo 11 12 luglio. Questo per me è il
miracolo vero, la grazia più grande e me-
ravigliosa. E da allora ne ringrazio ii Si-
gnore, ne ringrazio Maria Ausiliatrice.
Maria Salvà Zappone (Como)
«AMATE MARIA AUSILIATRICE
E VEDRETE I MIRACOLI,.
Per firmare il con-
tratto e iniziare i la-
vori della nuova
chiesa parrocchiale
del Buon Pastore In
Caserta, la ditta
Jannotta voleva 15
milioni subito. Fis-
sammo l'appunta-
mento: « Vediamoci
in episcopio la sera
del 20 marzo ». Ma
quella sera non si firmò il contratto, ap-
punto perché c'erano solo 5 milioni e ne
mancavano 1O. Eppure - feci notare -
Don Bosco aveva cominciato il santuario
di Maria Ausiliatrice in Torino con soli 8
soldi... « Ma era Don Bosco!• , commentò
uno dei presenti. Abbattuti ma non scon-
32 BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981
I NOSTRI SANTI
fitti ci demmo appuntamento per lunedl
sera, 23 marzo.
Quella sera arrivato in episcopio mi in-
formarono che la riunione era disdetta.
sempre per mancanza di soldi. Ma non ce
ne andammo, anzi telefonammo alla ditta
ricordando che l'indomani era il 24, gior-
no consacrato all'Ausiliatrice, e che
quindi si dovevano cominciare i lavori:
« Vediamoci dunque domattina alle 1O•·
Ed ecco appunto stamane, 24 marzo,
Maria Ausiliatrice non ha voluto fare
brutta figura: è arrivata in tempo, con-
sentendoci di consegnare non solo 15 ma
18 milioni. Ora, mentre scrivo, sono allie-
tato dal rumori di motopale e scavatrici, di
camion e operai che hanno cominciato il
nuovo tempio parrocchiale in Caserta. È
proprio vero: « Amate Maria Ausiliatrice, e
vedrete i miracoli• come ci Insegnò San
Giovanni Bosco.
Sac. Gennaro Jodice (Caserta)
RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICE
E SAN GIOVANNI BOSCO
., C.A. (Caltagirone, CT) ringrazia per
numerosi favori, e tra questi: • Dovevo
sostenere gli esami e avevo paura perché
non avevo studiato molto. Essendo ab-
bonata al BS, Invocai Maria Ausiliatrice e i
santi salesiani; essi mi hanno dato la forza
di studiare e sono stata promossa•.
1r La famiglia Signorini (Alessandria)
ringrazia « per aver ottenuto la guarigione
del papà, che per una serie di errori da
parte dei medici era giunto in fin di vita.
La benedizione di Maria Ausiliatrice e le
preghiere di due comunità religiose han-
no ottenuto la grazia. Ora Il papà sta bene
*e ringrazia di cuore•·
Sac. Emilio Ferraiuo/o (Casa/ di
Principe, CE), exallievo di Faenza: « Que-
st'inverno fui colpito da influenza che le
cure e la valentia del bravo medico non
riuscivano a debellare. Dopo due mesi a
letto non miglioravo, Il dolore ml toglieva il
sonno e l'appetito, sentivo che le forze mi
venivano meno. Dicevo tra me: Questa
volta non ce la faccio •, ma intanto mi ri-
volsi al mio buon padre Don Bosco, e
anche al Servo di Dio don Filippo Rinaldi
che un giorno lontano mi aveva conse-
gnato l'abito talare. Essi furono più forti
*del male• ·
S.G. (lettera firmata, Cuneo): « Una
sorella di mia moglie era stata operata
sette anni fa con diagnosi Inquietante: Il
professore che l'aveva in cura dava ben
poche speranze. Pregammo tanto l'Ausi-
liatrice che la conservasse, anche perché
aveva un bambino piccolo da allevare.
Altre volte Il chirurgo ha dovuto interve-
nire su questa nostra persona cara, ma la
Madonna finora ha esaudito le nostre
preghiere•.
Le Sorelle Parato ringraziano il Ven.
Zeffirino Namuncurà per una grazia rice-
vuta e implorano la sua protezione per
un'altra grazia che sta loro tanto a cuore.
UNA MIA AMICA Ml PARLO
DI SAN DOMENICO SAVIO
Ringrazio di cuore san Domenico Savio
per avermi ascoltata nel momento del
pericolo. Sono sposata da sette anni: do-
po un anno ml nacque un bambino, che
15 giorni dopo a causa di malformazioni
morì. In seguito ebbi ancora un aborto, e
lascio immaginare il mio stato d'animo di
fronte a nuove eventuali maternità. Due
anni più tardi ml trovai di nuovo in attesa
di un bimbo e questo solo pensiero mi
gettava nella disperazione; i medici dal
canto loro mi confermavano che le mie
condizioni fisiche non erano soddisfa-
centi per portare a termine la maternità. In
quei giorni una mia amica mi parlò del
santino delle mamme, mi portò l'abitino di
Domenico Savio e ml invitò a pregare.
Giunse così il momento cruciale, e seb-
bene ml sentissi fisicamente distrutta, in-
tensificai le preghiere, con la fiducia che
sarei stata ascoltata. Infatti mi è nata una
stupenda bambina, perfettamente sana, e
senza le temute complicazioni per me.
Allora compresi che il merito non era
stato mio e neanche dei dottori, ma che
solamente una grazia aveva potuto fare
tanto.
Apollonia Pinto (Andria, BA)
ANCORA UNA VOLTA DOMENICO
HA SALVATO UNA MAMMA
Il 3 ottobre 1980
mia madre palpan-
dosi Il collo, notò un
rigonfiamento sulla
clavicola. Si recò
subito dai medici, e
tu diagnosticato un
linfogranuloma mali-
gno. Furono fatte
tutte le analisi, e il 27
ottobre entrava in
ospedale per essere
operata. La mattina del 28, mentre era In
sala operatoria, io con l'immaginetta di
san Domenico Savio in mano lo pregavo
di compiere un miracolo, di passare la
sua mano su quel collo e di salvarla. Dopo
un'ora sono venuti I medici a dire che non
hanno più trovato assolutamente nulla. Il
piccolo santo aveva salvato ancora una
volta una mamma.
Vincenza Manze/la (Palermo)
SONO UNA MAMMA FELICE
Caro BS, ti avevo scritto nel mese di
ottobre scorso per avere un abitino di san
Domenico Savio: l'ho ricevuto, e ora ti ri-
scrivo per esprimerti tutta la mia gioia per
la grazia ottenuta. Dovete sapere che nel
1978 avevo dato alla luce un bambino
morto nell'ottavo mese di gravidanza, nel
'79 mi era accaduto lo stesso con una
bambina morta all'ottavo mese. E I medici
non riuscivano a capire il perché. Un

4.3 Page 33

▲back to top
giorno, ero in attesa per la terza volta,
esposi l miei timori a una signora, e lei mi
disse: Rivolgiti a Domenico Savio e lui ti
aiuterà•· L'ho fatto: vi ho scritto, e Do-
menico mi ha aiutato davvero. Con l'as-
sistenza dì un bravo chirurgo ho dato alla
luce un meraviglioso bambino che si
chiama Matteo Domenico, e che per me è
Il mio angelo, bello come lui.
Maria Rosa Adragna (Carini, PA)
LE HO AFFIDATO
LE FAMIGLIE DEI MIEI PARENTI
Da parecchi anni
ho affidato a santa
Maria Mazzarello le
famiglie dei miei pa-
renti, e da allora è
stato sempre un
susseguirsi di pre-
ghiere e dì grazie ri-
cevute. A causa di
un dissesto finanzia-
rio, una famiglia era
rimasta sul lastrico:
Il marito che lavorava In proprio dovette
cercarsi un lavoro, ma gli era difficile tro-
varlo a motivo dell'età. La moglie si am-
malò e dovette essere ricoverata in
ospedale. Quando tutto sembrava nega-
tivo, il marito venne richiesto da un·a-
zienda per la contabilità, e oggi gode sti-
ma e fiducia. E anche la moglie ha ripreso
salute e serenità.
Un mio nipote, terminati gli studi e il
servizio militare, non riusciva a trovare un
lavoro adatto: passarono mesi di ansietà
e di umiliazioni, che sempre accompagnai
con fiducia e novene. Inaspettatamente è
stato richiesto come apprendista da una
fabbrica poco lontana: ora è Impiegato, e
contento del suo lavoro. Un mio fratello a
causa di un Incidente ha rischiato di per-
dere la vista: anche in questo caso le
conseguenze sono state meno gravi del
previsto. Grata pure per tanti altri lavori,
continuo le mie novene, sicura dell'aiuto
di Maria Ausiliatrice e dell'Intercessione
di santa Maria Mazzarello.
Una FMA di Mornese (lettera firmata)
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Aba Gluaepplna • Arlone Giuseppina • Bina Torlaschl
Emllla Boero Fellce Bonlanta Marina Botta Maria
Burattl Giovanni Plrovano - Candela Roaalla • Capuccl
Armanda · Caatagnerl Paola - Cavagllano Roaanna
Cavo Carlo • Cestoni Ale.sandro - Chlronna Gl'llzla
Croslo Maria Crespollnl AHlllo De Luca Giovanna
Dessi Armando - Donato Maria - Drago Anna - Ferrara
Una Fumagalli Granchi Elena • Gastaldl Antonio
Gelosa Anna• Glord.ano Claudio • Giuliani FIiomena
Giuseppina (Suol'll) • Gl'llnge e Castagne,! Gregorio
Annamaria • Lento Stefania Longo Renata Lo Verde
M. Lucchesi G,-zlella Luclsano lmmacolala - Lupo
Domenico Mari (Famlglla) Mastromarlno Giovanni
Melchiorre Maria• M.S. Carmagnola Mluta Paolina
Misuraca Maria Luisa Oddone Alato • Oppezzo Ce-
sarina • OresU Maria• Orsini Rosa• Ostorero Plerglor•
glo Palloni Pierino Calza L. • Pettina Salvatore Pira
Maria Poli Colombo Rosina Prlna Giovanna Puc-
clarelll A. Pucclo Mandala Adele Quartararo Angela
Ravaloll Florina - R.C. Ex Allieva• Roberto Calerlna.
Rocchlelll Adele e Francesco Ronco Francuco •
Rossi Vittorina • Rosso Giulio Emilia • Saldi Flllppa •
Sandrt Marta Slndona Salvatore Rosa - Spllalerl Pina
Spolll Anna Strano Grazia • Talamo Prof, LIiiana
Terruso Giuseppina • Tessaro Olga Velia Salvatrice
Zelmfla M. Clnqued,-na Anlonlo.
La Repubblica Dominicana In ciuestl mesi ha
voluto ricordare con questo francobollo Il
centenario di santa Maria Mauarello.
TEMEVAMO LA PARALISI COMPLETA,
ORA CORRE CON I GRUPPI PODISTICI
Mio marito di 45
anni nel luglio scor-
so era caduto dalla
bicicletta da corsa
mentre tornava da
una gita fatta con un
gruppo clcloturisti-
co. La caduta fu ro-
vinosa: riportò trau-
ma cranico, trauma
orbitale e la frattura
dell'epistrofeo nella
seconda vertebra cervicale. La sera del
ricovero non sì muoveva più e i medici
temevano la paralisi completa Mentre i
chirurghi lo sottoponevano a un lungo
Intervento, io ml rivolsi al beato Michele
Rua con tanta e tanta fiducia, e ora sono
qui a ringraziarlo. Infatti Mli solo non si
verificò l'awenuta paralisi, ma mio marito
è tornato alla vita normale, tanto che ha
ripreso le sue attività sportive. Ora non va
più in bicicletta per prudenza, ma corre a
piedi con I vari gruppi podistici della città.
E io spero che Il beato Don Rua, conti-
nuatore dell'opera di Don Bosco, continui
ad assistere la nostra famiglia, dato che ci
troviamo in tante difficoltà.
Gianna Garavaldl (Modena)
RINGRAZIANO IL BEATO DON RUA
:Jf Angela De Martin (Chalon SI S,
Francia): Un mio flglio era stato colpito
da forte infezione, che curò per due anni
senza ottenere alcun miglioramento. Al-
lora rivolsi con fede la mia preghiera al
beato Michele Rua, ed ora mio figlio -
che da tempo ormai aveva smesso ogni
cura ritenendola inutile - è sulla via della
completa guarigione».
~ Nella Sola (Roma) ringrazia per la
mamma che • sofferente di artrosi lom-
bale acuta e ribelle a ogni cura, dopo aver
recitato con fede la novena al beato Mi-
chele Rua è completamente guarita no-
*nostante l'età avanzata».
Giovanni Pradella (Brozolo, TO):
Ricoverato d'urgenza per ulcera perfo-
rata, subii un Intervento chirurgico lungo
e complicato durato quattro ore. Nella
fase postoperatoria sentivo le forze de-
clinare. Ma non persi mai la fiducia nella
protezione dei santi salesiani, in partico-
lare del beato don Rua da me pregato con
fiducia, e ho ricuperato la salute».
LA MACCHIA NERA DEL POLMONE
e·scOMPARSA
Mio padre a causa
di un collasso car-
d/o-circolatorio ven-
ne ricoverato in
ospedale, e le analisi
dettero Il previsto
referto: disturbi cir-
colatori e aritmia
cardiaca accentua-
ta, mali per I quali
era già in cura da
parecchi anni. Ma le
lastre rivelarono pure una macchia nera
al polmone sinistro, e Il professore dia-
gnosticò la presenza di un tumore. Il do-
lore mio e dei miei cari fu immenso. Col
papà abbiamo dissimulato, ma la nostra
afflizione era grande. Benché ottantenne,
nostro padre era ancora In gamba, sere-
no, gioviale, di buon umore in compa-
gnia... Ora sarebbe stata la fine.
Dati I disturbi cardlo-circolatori, non
abbiamo consentito a nessun Intervento.
E con grande fede ho iniziato una novena
a suor Eusebia Palomino, invitando I miei
familiari e la mia comunità a unirsi con
me. Ebbene, dopo un mese di degenza
mio padre è stato dimesso dall'ospedale.
Poi avrebbe dovuto presentarsi perio-
dicamente per il controllo al polmone, ma
l controlli non vennero latti poiché il papà
non volle più saperne. Dopo otto mesi di
nuovo piccoli ma frequenti collassi ri-
chiesero un altro ricovero: si ripeterono
analisi. radiografie ecc., e con grande
nostra gioia apprendemmo che la mac-
chia al polmone era completamente
scomparsa: suor Eusebia ha dunque tatto
le cose per bene, e la ringraziamo di
cuore.
Suor Maria Gavio/1 (Paullo, Ml)
SUOR EUSEBIA Ml HA RISPOSTO
Grazie, suor Eusebia! Ti ho conosciuta
attraverso una Figlia di Maria Ausiliatrice;
poi leggendo la tua biografia ho parlato
con te, e tu ml hai risposto con una deli-
catezza che quadra perfettamente col tuo
stile. È accaduto a proposito di un fatto
qualunque fra i tanti della vita. Avevo la-
sciato Incustodito sull'auto Il portafoglio
con I documenti, denaro, la patente, e
molte immagini di Maria Ausiliatrice e dei
Santi salesiani. Quindici giorni dopo aver
denunciato il furto, le ricerche e le inda-
gini erano risultate inutili. Un mattino ho
avuto la sensazione di udire una voce ben
chiara - credo quella di suor Eusebia -
che mi fece sussultare: mi diceva dove
avrei potuto trovare tutto quello che ave-
vo perduto. Andai subito al luogo indica-
to, e trovai effettivamente I documenti
smarriti, che risultavano Inumiditi a con-
tatto col terreno; e tra l'altro trovai una
busta con 50 mila lire, che ora mando per
la causa di beatificazione della cara suor
Eusebia.
Teresa Carbotto (Martina Franca, TA)
33 BOLLETTINO SALESIANO 1' LUGLIO 1981

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
no, da più di trenta insegnante elementa-
re· I suol tanti exalllevl educati con splrfto
salesiano. ormai uomini, lo ricordano
maestro di scuola e di vita.
LEONARDI ROSA CooParatrlce t Palar•
mo a 56 anni
Seppe educare I fìgll nella fede genul•
t 8EGNI sac. ANGELO Salealano MIiano a giovani tra loro sl trovava bene, da loro na Piena d, fiducia nella Madonna e In
quasi 70 anni
attingeva l'atteggiamento sereno, tran- Don Bosco, aiutò con generosttà le opere
La sua bella famlglla patriarcale coniava 8 quillo e gioviale che lo distingueva. La salesiane, Caduta Inferma, seppe ancora
fra1elll e sorelle. tutti portatori di cristiano ot- sua figura era lndimenlicabile: col basco essere di fiducia e Incoraggiamento agli
timismo e laboriosità. Studente a Treviglio, fu scuro. Il maglione a girocollo, sempre altri lnferml
affascinato da Don Bosco e volle essere sa- circondato da ragazzi al qual) tra una
lesiano. Rlvelb presto un Ingegno brillante. battuta e l'alt ra raccontava le avventure di MAGGIONI TRINCH VIRGINIA t Anguil-
aiutava soprattutto In matematica I suol Don Bosco. Eppure per tre anni ebbe una lara Sabazia (Roma) a 96 anni
compagni, elle lo Immortalarono con due dura pmva: la malattia, le privazioni e Il Cresciuta nelle devozione d1 Maria A..-
comici versi: • Matematico e testone/Segni è gran lavoro del dopoguerra l o portarono slliatrlce e san Giovanni Bosco, trasmise
li re dell'equazione•· Dopo gli studi teologici al ricovero nel sanatorio di Napoli, dove la sua fede al figli con piena dedlzlona e
(In cui ebbe per compagno Il card, Sllva. oggi egli fini per mettere su una specie di ora- generosità, E seppe essere esempio di
primate del CIie). com'era naturale frequentò torio per lenere allegri I ragazzi e con loro forteua cristiana anche nelle sofferenze
Ingegneria, con es,to lus,nghlero. E nello gli adulti. I direttori con cui lavoro lo ri- degll ultimi annl della sua lunga vita.
stesso tempo cominciò a_lavorare nel campo cordano con rimpianto· -t·oratorlo attol-
che sarà la sue specializzazione: le scuole lato e. movimentato lo n,aneteneva in pie- MISEROCCHI MARIO Exalllevo t Co~
professionalt
na salute a Intimamente sereno; I giovani leferro (Roma) a 67 anni
Durante la seconda gue.rra mondiaJe e ne- lo sentivano dalla loro parte: ha costruito Cnstiano autentico e padre esemplare,
gli anni successivi, per t2 anni, fu con I giovani saleslanl ohe sf formavano a Nave (BS)· dentro I cuori: spese la vlla per i giovani In forte nella prova e nel dolore. Il Signore lo
Incaricato della disciplina, faeéva fn modo che non pesasse affattçi: economo In tempo maniere giovane.... Ed ebbe la gioia di chiamò la vigilia di Natale, anche giorno
di guerra, dl tessere e dl fame; poi direttore e sempre educatore. Lo ricordano Inse- vedere diversi del suol ragani realizzare di commemorazione di Ma.ria Auslllatrice.
gnante paziente ed e1ffcace; ripeteva le spiegazioni fin quando poteva quasi gridare: la vocazione religiosa e sacerdotale alla verso la quale nutrl sempre una tenera
Ave1e capito tutti? • e gli rispondeva un , si sonoro e concorde. Poi eccolo a Sesto quale con l'esempio Il aveva preparali. devozione.
San Giovanni, che allora veniva chiamata la Stalingrado d'Italia. Don Della Torre era li
t t geniale e s1arlpan1e fondatore, a don Segni, direttore, lu 11 necessario complemento: MIOTTI sac. SERAFINO Saleolano Na- PERC IASEPE dott. ENRICO Exaltlevo
uomo d'ordine e concreto organizzatore. E.eco sorgere Il Centro di Formazione (allora poli a 75 anni
Montemiletto (AV) a 63 anni
Addestramento) Professionale, ecco l' Istituto Tecnico Industriale, ecco la specializza- Ricevuta la !alare dalle mani del Servo Medico primario delle malattie del can-
zione In elettronica (la prima legalmente riconosciuta In Italia).
di Dio don Rinaldl. seppe essere la tipica cro, nobile figura di professionista, era
Poi lu vicario lspettoriale, poi economo... Per la sua competenza da tutte le parti ri• figura cel salesiano dìsponlbile alle più stimato e amato per la sua capacità,
correvano a lul. e lui rese preziosi servizi non solo alla congregazione ma alla Chiesa_ diverse attività: nell'oratorio, nella par- onestà e bonta. Un incidente d'auto lo
Suo ultimo contributo: fu tra I salesiani fondaton del Cnos, l'ente che rappresenta le rocchia, nella scuola. sempre a servizio rapi prematuramente; la fìumana di gente
opere salesìane di fronte alta società clvife. Don Segni non conosceva vacanze o sva- dei gtovani. Due momenti caratteriizaro- che accorse a porgergli l'ulllmo saluto è
ghi: la distensione che prelenva era la compagnia dei suoi conlratelll, con I quali sa- no la s,a v,ta salesiana_ fu cappellano stata Il segno della grande considerazio-
peva ridere e far rìdere. Fu esempio di formtdabile lavoratore, e noi crediamo - ha mllitare durante la seconda .guerre mon- ne In cui era lenuto.
detto li suo Ispettore nel porgergli l'ultimo saluto - che anche ora nella casadel Padre, diale, e poi per dieci anni consecutivi sl
dove e, sono tante ma11slonl. non se ne rimarrà e fare niente .
occupò delle vittime dell'alluvione che nel RICCIOLI AGAT INO Exalllevo t Assoro
1950 colpl la zona di Bova Marina. Que- (EN)
FERRO FRANCESCO Salesiano Coadl1>- sacerdotale: aveva 38 anni, e ciò non st'ultimo lavoro lo assorbl con tutte le sue Alla genuina educazione cristiana rice-
tore t Verona a 76 anni
oslante pote trascorrervi I restanti 49 anni capacità di donazione, fino all'esaurl• vuta In famiglia aggiunse un·appasslona-
Aveva tutte le belle qualità della gente della sua lunga vita. Lavorò dapprima a mento delle forze: per la prova ln cui la la devozione a Don Bosco attinia fre,
veneta. E.ra tenace e preciso. perfino po- Merurl con gli Indigeni Borore, poiln varie sua generosità raggiunse l'eroismo e lo quentando le sue opere: devozione che lo
gnolo nel lavoro, dfsponlblle alle più di-
verse Incombenze che gli venivano r~
chieste dalle necessità della casa; per lui
era 1·0 stes.so fare l'uorno di fatica. l'infe-r~
missioni del Malo Grosso, poi per qualche
tempo col clero di Goiania. Rientrò tra I
satesiani per attendere sereno la chia-
mata del Signore. Negli ultlml anni rico-
preparò all'immolazione.
spinse a dare Il nome di Don Bosco al
circolo ACLI del suo paese Uomo d"a-
zione, per ollre 30 anni si prodigò con
ganerosllà nelle attività dell' ECA a lavora
mlere, Il contabile, li maestro di banda. verato presso l'ospedale di Guìratinga, BROGLIO RAIMONDO FRANCA Exallle- del bisognosi. Glornallsta, era corrispon-
t Interveniva prontamente In quei piccoli con la sedia a rotelle si portava a salutare va Coope,atrlce a Novi Ligure (AL) a 43 dente del quotl~ianl siclllanl, dell'Osser•
1avorl sconosciuti e necessari che fanno e rallegrare tutti gli Infermi con la sua anni
val ore Romano e di altri giornali Italiani
bello il volto di una casa sentita come gradita presenza.
Manifastava la sua devozione a Don ed esteri. Uomo di cultura, si Impegnò a
propria. Era appassionato a, valori umani
Bosco nelle parole e nelle opere, sempre conoscere e far conoscere la sua terra e
della lettura con cui riempiva Il suo tempo MELANI GIUSEPPE Salesiano Coadlute>- di sponibile alle varie Iniziative del suo gli uomini che l'abitarono attraverso una
libero, era giovialmente uno sportivo. le- re t Napoli a 60 anni
Centro Cooperatori. La sua vtta, purtrop- serie d1libri di carattere storico e di critica
gato col ricordo agli anni della gloventù Il salesiano ohe lo avvlb alla congrega- po breve, tu donata senza riserve alla fa- letteraria, alcuni già pubblicati e altri 1n
quando praticava Il calcio Il culto dell'a- zione, lo presentò come • fiore dell'AiIo- miglia eaperta con fraterna disponibilità a preparazione. La Famiglia Salesiana lo
micizia lo portava ad annotare sulle sue ne Cattollce , . disse: , Non si tratta di una chi la fu prossimo lungo Il suo cammino. ricorda soprattutto conferenziere, nei
agende con precisione gli onomastici, creatura ordinarla, me di un' anima prlv~
gi orni di festa, quando la sua parola calda
compleanni, tutte le ricorrenze lletae tristi l eglata , Lo era tlavvero Giuseppe Me- GHIGLIONE MARIA ved. REPETTO Coo- e convinta sapeva attrarre lultl a Don
di quanti In congregazione e Ira I suol lanl si distingueva per bontà di carattere, peratrice t a Nevi Ligure (AL) a 81 anni Bosco.
parenti gli stavano a cuore.
capacità d i preghiera, passione per Il la-
DI le! è rimasta la luminosità del sorriso
voro. Era ratto per l'oratorio, e negli ora- buono e la dedizione alla famiglia. A Dio t VALDORA NICOLETTA Cooperatrice
t LOVATO aac . VITTORIO Salesiano
tori ha trascorso la sua fertile vit a. Negli aveva generosamente donato nell'Istituto Savona a 98 anni
Gulratlnga (Mato Grosso) a 87 anni
anni difflclll del dopoguerra riorganizzò a FMA la , sua Tina• {suo, Annunziala).
Otllma madre dl famiglia. aff ezionata a
Conobbe Don Bosco frequentando da Portici l'associazionismo per I piccoli,
ragazzo l'oratorio di Schio. Glunse tardi fondò li circolo pe, I grandi, rilanciò Il
nelle missìonl del Brasile. dopo Il servizio teatro per il quale aveva doti spiccate. La
Don Bosco a cui aveva donato un figlio
LAMONARCA LUIGI Cooperatore t Tori- sacerdote salesiano, è volata In cielo alla
no a 82 anni
vigllla det 50" anniversario della sua con~
mllltare In guerra e dopo l'ordinazione sua collocazione ideal e era Il mondo del
Da oltre vent'anni Cooperatore sales1a- sacrazlone sacerdotale.
A q uan tr hanno chie sto Inf or mazioni, annunciamo che LA D IRE·
ZIONE G ENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA. ricono-
sciut a giuridicamen te con O.P. del 2.9. 1g71 n 959, e L' ISTITUTO
SALESIANO PER LE M IS SIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica p er Decreto 13-1- 1924 n . 22, possono legalmente ri-
c evere Legati ed Eredità.
F orm ule valide sono:
- se s i t ratta d'un leg ato: ...lascio alla D,rez,one Generate Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Sale.srano per le
missioni con sede In Torino) a titolo d i legat o la somma d i lire....
(oppure) l"lmmoblle sit o in . .. per grl scopi per seg uiti dall' Ente, e parti-
colarmente di assistenza e ben ef icenza, d 1Istruzione e educazione, di
culto e dì relig ione• .
- sa si tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro de, due Enti su indicati:
...annullo ogni mia precedente d i sposizione t estamentaria. No m i-
no m io e rede u niversale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure /'lstrtuto Salesiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando a d esso q uant o ml a ppartiene a q ualsiasi titolo. per
gli scopi p er seguiti dall'Ente, e particolarmente d i assist enza e b en&-
licenza, di is truzione e educazione. di c ulto e d i religione
(luogo e data)
(firma par disteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO I ' LUGLIO 1981

4.5 Page 35

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Bora.a: Don Bosco, ln11ocai1do protezione
sulla lamlglla, a cura di O.G. L 1.500.000
Borsa: per un giovane africano, In me-
SOLIDARIETÀ
moria dei Pro[ Antolllo Slmonari, a cura
dei llgll Evelina e Giuseppe L. 1.000.000 Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Boria; Bealo Don Aua, a cura delle So-
relle Burri, Torino L 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura delle
Sorelle Burri, Torino L 1.000.000
Bo,"": S. Giovanni Bosco, a cura delle
Sorelle Burri, Torino L 1.000.000
Bo,"": Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco, ,n suffragio de, nostri morti. a cura
della Fam,gha Favara. Poirino (TO) L
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Boac.o, Jnvocandone la protezione sui
giovani n1pot,, a cura di N.N.. Valle Mosso
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Borsa: Maria Ausll13trlca, S. Giovanni
Bosco, ,n suffragio defla mamma. a cura
d1 Artuffo Matilde. Tonno
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slanl, per protezione svJJa tamlg/la, a cura
di Oellucca Mariella, Torino
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dì Foresto Luciano, Sondrio
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Bosco, Jn ~uffragio di G.B. Sa.rtor;, a cura
dei ram1gliarl
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trice, S. Gi>nnnl Bosco, chiedendo pro-
tezione e pace SUI mondo. a cura dJ Pa•
gliano Glo,·annl, Moncalleri (TO)
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della cara Letizia Torello. a cura di G.A.
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protezione, a cura di Torgano De Simone,
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Bosco, per ottenere grazia. a cura di M.F.,
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schedda Franceschlno, Nugheddu S. N~
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Padova L. 150.000
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•uffreglo delmiei defunti, a cura di Laconl
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trlce, Santi Salaslanl, a cura di N.N.
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G•u•eppma. a cura del marito C.I
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preghiere, a cura di Gaeta Nicola (TA)
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papà Angelo, a cura del Fratelll Alabardl,
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ne ancora, a cura di C.M.T.
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ringraziamento e per ottenere grazie. a
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riconoscenza e Invocando protezione. a
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sullraglo del genitori e invocando prot&-
zlona sui figi/, a cura diGuidoni Zerbina e
Vittorio, MOdena
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cevuta 8 invocando ancora protezione, a
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me (AO)
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cevuta e In suffragio del miei dt,lunli, a
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Sottana (PA)
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mento e Invocando grazie, a cura dl Di
Malo Angela, Roma
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Bosco, In rlngraz,.amento e invocando
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Bosco, In suffragio di Rizzo Giovanni e
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riani Marisa, Novara L 70.000
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ancora pro,•szlone. a cura di G.A.. Torino
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Bosco, invocando p1otezlone sulla fami-
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Bosco. a cura di Spini Cesarina. Campo
Tartano (SO)
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zion&, a cura di EJisabetta, Roma
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Bosco, per gra~is r,cevuta, a cura d1 De
Borsa: S. Giovanni Bosco, S. Maria Maz•
zarello, Sr. Eusebia, a cura dl N.N .. (VA)
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protezione sul figli e sul/a tamlglla, a cura
di tutti I nostr, defunti, a cura di Baratelll
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sempre, a cura di N.N.
BORSE DA LIRE 50.000
BOll8: In memoria e suffragio di Deorso/a
Domenica e Avataneo Lucia, a cura di
N.N.
801'$8: Beato M. Rua, In suffragio di A/-
barro e Alfredo Vita/In/, a cura del nipote
Borsa: S.. Domenico S.avfo, per grazia ri-
cevuta. a cura di Mazzullo Flavia (ME)
Borsa: S. Giovanni Bosco, In sul/rag/o del
defunti, a cura di Barale Maria (CN)
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco,
Don Aua, fn ringraziamento e invocando
ancora grazia, a cura di N.N., Aosta
Boru: Maria Auslllatrlce, Santi Salesuinl,
Invocando protezione, a cura di Odlsio
Renzo Cervinla-Breull (AO)
Bor•a: Maria Ausiliatrice, Don Bosco, In-
in ringraziamento, a cura di Brusaschetto
Agnese, VIiiadeati (AL)
Boraa: S. Cuo"' di Gesù, Santi Salesiani,
a cura di Mar1ni Pina
Sonia: S, Giovanni Bosco, Intercedi per
rutti I m,el car,, a cura di N.N.. Tonno
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Boaco, in attesa di una grazia. a cura di
Cravero Antonietta. Volvera (TO)
Borsa: Vlncenu, a cura delta Parrocch1a
S.G. Bosco, Roma
BO<N: Maria Auslllavtce, a cura di Mon- Alberto Fontana
vocando protezione, a cura di Nerlnl B. Boru: Lorenza, a cura della Parrocchia
ge Anna, Venasca (CN)
Boraa: Don G. Gangi " sette Salealanl Or. Giannina, -Verbania (NO)
S.G. Bosco. Roma
B<><N: Maria Ausiliatrice, per grazia ri- martiri nel 1943, a cura di E.P. (CE)
Borsa: Mari• Ausiliatrice, Santi SalHlanl, Borsa: Lulg~ a cura della Parrocchia S.G.
cavuta, a cura di Colombo Claudia (CO) Borsa: Maria Ausltlatrlce, S. Pio X, S. invocando protezione sul nostri malat1, a Bosco, Roma
Bona: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni Domenico Savio, Invocando protezione cura di A.V.
Bor"": Lorela, a cura della Parrocchia
Bosco, in suffragio di Nlgra Pierina, a per la gioventù, a cura di Sollna Angela. Bona: Sr. Eusebia Palomlno, in ringra- S.G. Bosco, Roma
cura de, tamillan, Courgné (TO)
Livorno
z,amento, a cura di Tedesco Maria, VE Borsa: Giuseppe, a cura della Parrocchia
Bor"": S. Cuore di Gesù, Maria Auallla•
lrlce, Santi Salealanl, In ringraziamento e
Invocando protezione, a cura di Serra
Boraa: S. Cuore di Gesù, Maria Auallla•
trlce, S. Giovanni Bosco, In rlngrarla-
mento e Invocando protezione, a cura di
Borsa: Mana Auslllattlce, s. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, a cura di Ga·
ghone Rosa (NA)
S.G. Bosco, Roma
Borsa: Mari.i Auolllatrlce e S. Giovanni
Boaco, in sul/rag/o di m,o padre France-
Adriano (TO)
Guglleml Romilda, Canelll (AT)
Borsa: Merla Auslllatrlce e S. Giovanni sco e fm,ocando protezione, a cura di
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Boeco, In
suffragio di Al/ara Clelia ved. Coleccn,a, a
cura di Aaiteri EJcollna (AL)
BO<N: Maria Aualllatrlce, per grazia ri-
cevuta, a cura della Famiglia Rlbero L di
Borsa: Mari.i Auslllalrlca " Don Bosco,
fnvocando proiezione e particolare gra-
zia, a cura di Tealdl Prof. Clelia, Mondovl
B<><N: Maria Auslllattlce, Don Botco a
Don Rlnaldl, a cura di N.N.
Bosco, a cura di Molino Maria, Glaveno
Boraa: S. Domenico Savio, proteggi I miei
nipoti. e cura di Fortuna Palmlna (CL)
Borea: S. Domenico Savio, In ringrazia-
mento e invocando protezione, a cura di
Marangoni Santa, Ravenna
B<><N: Maria Ausiliatrice, s. Glov,nnl
Bosco, ln ricordo di Franca, a cura del
genitori, Meina (NO)
Busca (ON)
Bor■a: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta. a cura di Oe
S1elanls Maria, Torino
801'$8: Santi Saleslanl, In suttragio del
miei defunti e invocando protezione, a
cura di Tavella Antonietta, Vigone (TO)
B01'$8: Don Bosco, a cura di N.N.
Fino Fortunata, Seveso (Ml)
Borsa: Maria Autlllatrlce, Don Bosco, In
ringraziamento, a cura della Famiglia
Crosazzo
Per le nuove Borse Mis-
sionarie l'offerta minima
è di lire 100.000. Grazie
35 BOLLETTINO SALESIANO 1" LUGLIO 1981

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