soggetti ben diversi dalle altre per-
sone o cose: divengono coscienti del
loro essere-io. Questa coscienza apre
la via, sotto la guida dei genitori, a
esperienze vitali di tipo religioso
molto emozionanti. Non dimentiche-
ranno mai queste prime profonde
esperienze di vita. « Quando una volta
stavo cogliendo fiori -- racconta
Gide - insieme con la bambinaia,
mi accorsi di essere rimasto solo.
Gridai per sapere dove fossi; e lei,
uscendo dall'ombra di un frassino, mi
si fece innanzi in pieno sole. Così lu-
minosa e estiva non l'avevo mai vista
ancora; poiché mi sorrideva, le chiesi
la ragione della sua gioia. Ella disse:
"Niente, ma c'è un tempo così incan-
tevole". In quel momento la valle mi
si illuminò, piena di amore e di feli-
cità ».
In tali esperienze di vita, il fan-
ciullo scopre qualcosa della profon-
dità dell'esistenza. Da questa con-
tinua azione reciproca con l'ambiente
e con la famiglia, il fanciullo riceve le
sue iniziali impressioni religiose.
figl«i
Iigpernimitiomriadeesvtorindoeellsasfeerdeep»e. rI
i loro
geni-
tori non devono lasciare passare occa-
sione alcuna per far scoprire ai propri
figli in che modo praticare ciò che
stanno imparando nella scuola di ca-
techismo. Per esempio, se nel qua-
derno di religione leggono la seguente
espressione dettata dall'insegnante:
« Dio vuole riunirci nella sua gioia »,
i genitori, in occasione di una gita in
macchina o di un allegro pomeriggio
in famiglia, suggeriscano: « Noi siamo
felici. Dio è contento di vederci così;
la nostra gioia è la gioia stessa di
Dio ». La gioia è una manifestazione
di vita; la gioia spirituale, la gioia di
Dio è una manifestazione di vita spi-
rituale e di vita divina.
Soprattutto con i più giovani, la
mamma cerchi di legare la loro pre-
ghiera all'argomento del catechismo:
le basta riprendere una parola di Gesù
che è stata loro detta e che li ha col-
piti, un canto che hanno imparato.
Se hanno sentito parlare della bontà
di Dio, la loro preghiera diventi un
ringraziamento. Se hanno ascoltato
una lezione sullo Spirito Santo, la loro
preghiera divenga un appello e una
supplica allo Spirito Consolatore, allo
Spirito Paraclito.
Nessuno può sostituirsi ai genitori
nel creare l'ambiente più efficace per
la penetrazione della parola di Dio,
l'humus, il terreno propizio perché il
seme (che è la Parola di Dio) prosperi
e porti molto frutto. La qualità dei
rapporti tra i genitori e i figli all'in-
terno della famiglia esercita un enor-
me influsso sul modo con cui i figli
4 accolgono il messaggio cristiano della
catechesi. Dio, Padre del nostro Si-
gnore Gesù Cristo, è tenerezza e
bontà; ci chiama a vivere in Lui in
una fraternità universale; ci invita a
lasciarci liberamente pervadere dal
suo Spirito di amore, di pace e di
gioia.
Nella Famiglia cristiana
« Nella famiglia cristiana - dice il
Documento Base - arricchita dalla
grazia e dalla missione del Matrimonio-
sacramnilo, fin dalla più tenera età i
figli imparano a conoscere e ad amare
Dio e il Prossimo, secondo la fede che
hanno ricevuta nel Battesimo ».
L'educazione alla fede è situata
nella convivenza tra fanciulli e edu-
catori, soprattutto nella convivenza
della vita di famiglia. In questo am-
biente il fanciullo è invitato a dare
una risposta personale all'amore di
Dio che gli si manifesta attraverso la
parola e l'esempio dei genitori. L'edu-
cazione va quindi considerata come
un'unione spirituale indissolubile tra
genitori e figli e viceversa, e non come
una serie di atti diretti più o meno
verso un determinato scopo educativo.
L'educazione è soprattutto una situa-
zione esistenziale. Per il bimbo, dal
primo momento della sua esistenza
in questo mondo, è preparata una pro-
tezione che non è altro che l'educa-
zione. Non è una protezione mecca-
nica e morta, tutt'altro; è una realtà
viva e strutturata. Questa realtà si
costruisce nel matrimonio. Appena il
bimbo è destato alla vita, nella strut-
tura del matrimonio nasce la relazione
educativa. L'essere padre e madre
crea automaticamente le condizioni
i ndispensabili e insostituibili per la
protezione e lo sviluppo della vita del
bimbo, cioè l'amore, che è il terreno
di coltura per ogni crescita sana.
Molti genitori lo costatano : ciò che
maggiormente aiuta un fanciullo o un
adolescente a vivere secondo il Van-
gelo che gli viene trasmesso al cate-
chismo, nelle associazioni o nella
scuola, è il clima familiare. Ciò che
un papà o una mamma dicono e fanno
a tavola, davanti alla televisione o a
proposito di un avvenimento, incide
profondamente nella coscienza di un
figlio. È una sorta di impregnazione.
I genitori prendano spunto dalle sem-
plici cose della vita di famiglia, del
paese, degli avvenimenti del mondo;
hanno in tal modo occasione di ino-
culare nei loro figli tutto un modo di
vedere, di giudicare, di amare, cioè
tutto un modo di vivere. Attraverso
i genitori, il Signore, giorno per
giorno, plasma lo spirito e il cuore
di ogni bimbo a sua immagine e
somiglianza.
Ma se i genitori tacciono, se non
esprimono mai la loro fede, se i loro
pensieri, i loro giudizi, il loro modo
di vivere sono in disaccordo con il
Vangelo, come può il bambino cre-
scere nella fede ? Si parla per esempio
dei poveri che hanno fame; ma in-
tanto in famiglia si vive dispendiosa-
mente, si fanno spese superflue, non
ci si priva di nulla, ci si scapriccia in
tutto. È uno stridente contrasto che
salta agli occhi. Si parla per esempio
della miseria e denutrizione dei po-
veri di Belém o di Reçifc nel Brasile,
ma non si sa rinunciare, neanche per
sogno, a una levataccia notturna per
assistere a un incontro di pugilato tra
Cassius Clay e Frazier e a sturare bot-
tiglie per festeggiare la vittoria del-
l'idolo preferito in un match così
brutale. Tutto ciò è un insulto avvi-
lente alla fraternità umana.
È verissimo il principio che ogni
genitore è per i suoi figli il genitore
ideale, semplicemente perché è genitore.
Ne consegue quindi, secondo il Do-
cumento Base, che « i genitori devono
essere per i loro figli i primi maestri
della fede».
Catechèsi di
Mamma Margherita
Mamma Margherita, la santa ma-
dre di Don Bosco, aveva innato il
senso dell'educazione religiosa dei
figli. Ogni mattina e ogni sera li fa-
ceva inginocchiare davanti al Croci-
fisso, chiedendo il pane quotidiano,
il coraggio per compiere il proprio do-
vere, il perdono di ogni colpa.
Ogni occasione era buona per cate-
chizzare i suoi figli, per ricordar loro
la provvidenza o la giustizia di Dio:
una notte stellata, un giorno di neve,
un'alba di primavera, una grandinata
devastatrice.
« Dio vi vede, figli miei - ripeteva
spesso, - Dio vi vede. Io posso es-
sere lontana o distratta: Lui è sempre
presente ».
Quella donna non sapeva né leggere
né scrivere; ma conosceva a memoria
il catechismo e la storia sacra, così
come allora si insegnavano nelle par-
rocchie del Piemonte. Con un lavoro
paziente e quotidiano, questa cono-
scenza la seppe comunicare ai figli,
risparmiando loro il viaggio a Castel-
nuovo per la lezione di catechismo.
Al parroco non restò che completare
l'opera iniziata.
È questa la catechèsi in famiglia
tanto raccomandata dal Documento
Base.
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