Bollettino_Salesiano_199602


Bollettino_Salesiano_199602

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ANNO 120 N.2
Febbre io 1996
Sped. in Abb. post. (50) · Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
r ~J~J\\J_j
_j J·J1l~Y-· , -'J

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IN QUESTO NUMERO
Febbra io 1996
Anno 120
N umero 2
ln copertina,
alla Boys' Town di Engadi ne
(Au stralia), la storia
del ric upero di M ichael e Jade.
Nella foto di Andrew Jacob,
Michael e la mamma Valerie.
10 ATTUALITÀ
Non stare alla .finestra
1 COPERTINA
Tutto okay, mamma!
18 REPORTAGE
La prima scuola-parrocchia
21 VERSO IL CAPITOLO GENERALE
L'agenda dei lavori
26 GIOVANI
"Gio & Na Tournée"
31 SANTITÀ
Donna Dorotea, madre dei poveri
34 EMARGINAZIONE
Il Va ngelo della carità in periferia
di ALESSANDRO RISSO
di UMBERTO DE VANNA
di ANGELO BOTTA
di SILVANO STRACCA
di BEPPE MISDARIIS
di TERESIO BOSCO
di GRAZIELLA CURTI
RUBRICHE
3 Editoriale - --1 Il Punto Giovani - 6 In Italia, nel Mondo - 8 Lei/ere - 13 Prima Pagina - 17 Osser-
vatorio - 25 Dalle Missioni - .29 Libri - 30 Zoom - 37 li diario di Andrea - 38 Come Do11 Bosco -
--IO I 11ostri Sa11ti - --1 I I nostri morti - •U Solidarietà - --13 In primo piano
13 Le notti bianche in discoteca
2 · FEBBRA IO 1996 BS
~ 1 La mamma dei poveri
J~aJ/leoslk,:attninoo
Mensile di informazion e
e cultura rel igiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIR ETTORE RESPONSA BILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione : Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Cattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertene - Ufficio Gralico SEI
Archivio: Guido Can toni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Tori no
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. 1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto rig uardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente all e
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituiti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratu ra annua
oltre 1O milioni di copie) in : Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Austra li a - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boem ia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia ·
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
Giappone - India (i n inglese. malayalam. tami l e
telugù) - Irlanda - Gran Bretagna - Italia - Korea del
Sud - Lituania - Malta - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Ungheria - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DI FFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei
limiti del possibile.
Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
Don Bosco in the W orld . È possi-
bile leggere parte di questo numero
al computer. Basta co ll egarsi via
WWW (Internet) , a questo indirizzo:
http ://www.sdb.org
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 ·
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma .

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EDITORIALE
Giovanni Fedrigotti
QUANDO IL TERMOMETRO SALE
« Oggi la scuola salesiana in Italia ha circa 35.000 allievi in 191 scuole.
Ma attraversa anche il periodo più difficile da cent'anni a questa parte»,
dice il consigliere regionale per l'Italia.
Q ual è la situazione .della scuola salesiana in Italia?
Sulla scuola salesiana si sono accumulati oggi molti
fattori , che , insieme, rischiano dì prolungare una situa-
zione che, in varie parti d'Italia, si è fatta critica. Fra essi
con la Chiesa italiana, che appare oggi particolarmente im-
pegnata su questo fronte_e sta esaminando una gamma di
opzioni, fra cui "il buono ~cuoia", il "credito di imposta", le
convenzioni, il pagamento dei docenti, ecc. Sembra che le
ci sono: la crisi economica, che permette minor disponi- forze politiche - spinte pure dall'isolamento dell'Italia nella
bilità finanziaria alle famiglie, costrette a pagare una CEE, su questo problema - si siano fatte più attente, an-
retta; ìl ca/o demografico, che ha svuotato le aule della che se occorre vigilanza per distinguere la propaganda
scuola pubblica non meno
elettorale dagli impegni seria;
di quelle della scuola non
statale; la riduzione del per-
SCUOLE SALESIANE IN EUROPA
mente assunti con gli elettori.
sonale salesiano, che ieri
aveva nella scuola una pre-
senza massiccia e che oggi
viene rimpiazzato da laici,
generalmente di buona qua-
lità; il cambiamento di sensi-
bilità delle famiglie, che sem-
brano oggi meno disposte a
spendere i loro soldi per dare
ai figli l'educazione proposta
dalla scuola cattolica; la man-
cata riforma scolastica - spe-
cie della scuola superiore -
che ha ritardato i processi di
rinnovamento e di adegua-
mento della scuola ai bisogni
dei giovani d'oggi. Con tutto
ciò , grazie alla dedizione di
molti, la nostra scuola conti-
nua a fornire ancora un ser-
vizio di qualità.
L'ultimo rapporto del socio-
logo Malizia sui dati della
scuola cattolica in Italia, re-
gistra ,una flessione della
scuola cattolica. Gli italiani
si spaccano sul problema dei
finanziar;nenti alfa scuola non
statale. Qual è la posizione
dei salesiani di fronte a que-
sto probl[#ma?
Ogni annp si chiudono in
CENTRI ALLIEVI
DOCENTI
SALESIANI LAICI
0 ANDORRA
4
o AUSTRIA
o BELGIO
33
® BOSNIA
CROAZIA
FRANCIA
37
GERMANIA
15
G. BRETAGNA 19
IRLANDA
5
ITALIA
191
MALTA
OLANDA
2
POLONIA
19
PORTOGALLO 24
RUSSIA
SLOVENIA
SPAGNA
222
SVIZZERA
4
UNGHERIA
TOTALI
582
68 5
325
18.372
900
57
10.201
3.695
7.830
1.4 10
34.51 2
170
360
3.394
6.104
240
164
8 6 .97 2
705
270
176.366
6
84
3
6
133
66
47
12
1.128
7
8
71
125
4
7
1.134
13
2
2. 856
37
27
2.555
30
12
404
544
461
22
2. 7 7 2
10
80
434
437
2
13
2.623
69
30
10.562
La relazione annuale del
presidente
nazionale
CNOS/ FAP (Centro Nazio-
nate Opere Salesiane per la
Formazione Professionale)
parla di 12.000 allievi, distri-
buiti in 647 corsi promossi
da 45 centri. Questa presen-
za nelle scuole professionali
è guardata con molto rispet-
to in Italia e nel mondo. Tut-
to bene per il futuro di que-
ste scuole?
Pur essendo l'oratorio !'"o-
pera salesiana" più diffusa
nel mondo, va detto che la
scuola professionale è quel-
la più richiesta, sia dalle
chiese che dai governi. Se-
gno che essa si colloca sul
confine fra il civile e il re-
ligioso, rispondendo , a un
tempo, alle esigenze di pro-
mozione umana e a quelle
di educazione evangelizza-
trice . La nostra scuola pro-
fessionale dipende intera-
mente dalle politiche regio-
nali e dalla capacità di rin-
novamento e di autonoma
progettazione di ciascun cen-
tro, per rispondere ai nuovi
bisogni del mondo del lavo-
Italia decine di scuole cattoli- FONTE: dali tornili al Convegno europeo sulla scuola salesiana {dicembre 1995). ro . Restiamo aperti al "se-
che e fra esse anche qual-
condo livello" (aggiornamen-
che scuola' salesiana, letteralmente "strangolate" dal- to , riqualificazione di maestranze, corsi specialistici di
l'aumento dei costi di gestione, cui non giunge alcun con- postdiploma, interventi su fasce deboli. ..), che appare in
tributo statale. Riteniamo che questo sia ingiusto nei con- continua espansione. Ma siamo impegnati a lottare -
fronti delle famiglie, che vorrebbero giovarsi del progetto con la preziosa collaborazione del CNOS/FAP - per
educativo della scuola cattolica. La risoluzione del Parla- difendere la scuola professionale del "primo livello". In
mento Europeo del 1984 ricorda a tutti gli stati membri che esso - accanto ai ragazzi , che desiderano prepararsi
"il diritto alla lil:>ertà di insegnamento implica, per la sua seriamente all'ingresso nel mondo del lavoro - incon-
natura, l'obbligo per gli stati di rendere possibile l'ese~- triamo anche i ragazzi più poveri e demotivati, gli espulsi
cizio di tale diritto, anche sotto il profilo finanziario". E dalla scuola superiore (i cosiddetti "drop out", che sono
tempo di cambiare musica. Stiamo camminando in dialogo spesso i più sfavoriti nella scuola di stato).
IJS FEBBRA IO 1996 - 3

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
I PRIMI FUOCHI
Anche noi, buoni ultimi, parliamo di William e Carolina.
La loro "fuga d'amore", sfruttata con discreto cinismo
da giornali e TV, è forse la spia di un disagio,
e sollecita un ripensamento sulla nostra presenza educativa.
La mano nella mano , stretti
sottobraccio , come capita ai
grandi quando sono innamorati.
Carolina, 12 anni e William di 14,
studenti di Bologna, sono andati
anche oltre, emulando le gesta di
Romeo e Giulietta: fuggiti di casa
in ottobre per quattro giorni.
Obiettivo: stare insieme e basta.
Poi sono tornati , sotto i riflettori
delle TV e sui paginoni dei gior-
nali che ne hanno parlato come
di eroi. Capaci comunque di
spezzare il grigiore quotidiano
dentro le noiose aule di scuola.
I loro coetanei , subito intervistati
dall'immancabile sondaggio, han-
no risposto per il 77% di non
aver mai pensato di fuggire da
casa. La fuga d'amore di Caro-
lina e William è stata approvata
dal 26% mentre il 65% ha rispo-
sto con un secco "no". Chi mai
saprà quanto di invidia o di in-
differenza o di assoluto disinte-
resse c'è dietro a queste risposte
"sondate" telefonicamente?
William ha definito "normale" la
sua fuga anche se si è detto
pentito.
IN QUESTA STORIA di "norma-
le" disagio o sognare quotidiano
che ai ragazzi capita di vivere,
talvolta, con -punte molto acute,
ha colpito ancora una volta i[
modo con il quale il mondo degli
adulti ha sfruttato l'episodio.
In una società alimentata ormai
più dai consumi che dai valori ,
appare sempre più normale che
i ragazzi comincino a copiare le
impronte degli adulti e special -
mente le loro distorsioni sociali.
Spesso si offrono loro tutti gli in-
gredienti per cominciare a sp~ri-
4 - FEBBRAIO 1996 IJS
mentare un certo modello di es-
sere adulti. Si pensi alle tante
trasmissioni televisive a caccia
di mini divi, o spettacoli e car-
toons che possono indifferente-
mente vedere piccoli e grandi.
I RAGAZZI SONO RAGAZZI e
tali dovrebbero restare anche nel
loro innamoramento. Usarli non li
aiuta. La fuga di casa non è fre-
quentissima, ma neppure tanto
rara. Capita per molti motivi, an-
che banali. A volte sono i grandi
che rapiscono ·i ragazzi per turpi
commerci.
La fuga succede sia perché i
figli possono avere troppe cose
e poco amore, sia perché i figli
vivono situazioni di disagio che
li spingono a punire gli adulti cui
sono più affezionati.
Con i giovani, fin da quando na-
scono , non si finisce mai di co-
municare abbastanza e, special-
mente , non si finisce mai di
ascoltarli abbastanza. Ne hanno
bisogno, perché essi faticano
maledettamente a entrare in un
modello di vita regolamentata
dai soli adulti e dalle consuetu -
dini sociali, dove il fragile e il
gratuito non hanno più rilevanza.
La vita, come la viviamo special-
mente nelle città, è diventata fati-
cosa per noi adulti. Può anche
accadere che i ragazzi, intuen-
dolo, cerchino scappatoie per non
ritrovarsi come noi. Essi sono la
spia del nostro umano disagio.
o
Amori giovanili: sogno,
immaturità, voglia di crescere.
--+

1.5 Page 5

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IIS FEBBRA IO 1996 _ 5

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- IN ITALIA NEL MONDO
AUSTRALIA
CAVALIERE DEGLI
ORANGE-NASSAU
L'alto commissari o olandese
per la Nuova Ze landa ha no-
minato cavaliere de ll 'Ordine
deg li Orange-Nassau don
Hans (John Aclrian Joseph)
Dopheicle, 59 ann i, olandese
emigrato in Nuova Zelanda, a
riconosc imento del suo lavoro
educativo tra giovani cli We-
stern Samoa. Don Hans vive
ad Alafua-Moamoa, ed è pre-
side dell a Don Bosco Techn i-
ca l Centre School. Molto im-
pegnato nel progetto per la
costruzione cl i barche, ha otte-
nu to a questo scopo un fi nan-
ziamento eia parte dei tede-
schi dell a J'vlisereor. L'econo-
mia cl i Samoa è legata al la
pesca, sia per l' alimentazione
quotidiana che per il commer-
cio e le esportazioni .
Alafua (Western Samoa).
Don Hans festeggiato
per la croce di cavaliere
d'Olanda.
Sotto, Giovani del Don
Bosco Technical Centre.
TERRA SANTA. Nella cor-
nice della basilica neogoti-
ca Gesù Adolescente di Na-
zareth si sono tenuti due
giorni di concerti di musica
liturgica. Molti e qualificati i
gruppi vocali che si sono
esibiti per i sei concerti. Ol-
tre duemila le persone che
vi hanno assistito.
L'opera di Nazareth , che
quest'anno ricorda il cente-
nario della fondazione, oltre
alla basilica, gestisce l'Ecole
Jésus Adolescent, con scuo-
la primaria, corsi tecnico-
professionale e l'oratorio.
6 - FEBBRAIO 1996 /JS
Spedizione polare alla Terra di Francesco Giuseppe, l'arcipela-
go più a nord del mondo. L'ha compiuta l'associazione Grande
Nord di Torino, sulle tracce delle epiche esplorazioni del Duca
degli Abruzzi e sulla rotta della "Stella Polare". Dagli anni della
Rivoluzione d'Ottobre i russi ne avevano impedito l'accesso
per l'importanza strategica dell'arcipelago. Durante la spedizio-
ne il gruppo ha collocato una statuetta di Maria Ausiliatrice a
oltre 80° di latitudine Nord. Probabilmente è la statua della Ma-
donna più a nord del mondo e supera in latitudine quella che lo
stesso gruppo ha portato alle isole Svalbard nell'82.

1.7 Page 7

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SLOVACCHIA
VOLONTARI
IN SIBERIA
Un gruppo di giovani volonta-
ri sono andati anche nei mesi
scorsi nella lontana Jakutsk.
Dopo essersi preparati du rante
un anno, sono tornati in questa
zona dell a Siberia, dove hanno
animato l'oratorio dei ragazzi ,
incontrato la gente nei villaggi
e per le strade. Sei di questi
giovani hanno poi deciso di ri-
manere per un anno: tre ad
Aldan , dove esiste gill una ca-
sa sa lesiana, e !Te a Jakutsk,
dove don Stanko e don Pravda
tentano di aprire tra mille dif-
ficoltà un centro per i giovani .
I Jakutsk (Siberia).
Il gruppo dei volontari
slovacchi al loro arrivo
e tra i ragazzi della città.
Giovani coreani. Il paese è in pieno sviluppo,
ma non tutti i giovani riescono a tenere il passo.
KOREA
TUTTI GRATIS
ALLA SCUOLA
PROFESSIONALE
Dice il dépliant : «li sistema
ed ucativo di Oon Bosco fa
ev itare ai giovani gli ambienti
pericolos i, li aiuta a crescere
intellettualmente e a inserirsi
con onestà nella soc ietà. La
nostra scuola offre I'opportu-
nità dello studio ai giovani
poveri e bi sognos i, li qualifi -
ca dal punto cli vista profes-
sionale perché diventino dei
buoni cittad ini ». Chi ha finito
la scuola med ia (ma si accet-
tano cli fatto giovani dai 16 ai
23 anni) può diventare torni -
tore, meccan ico o elettricisra.
I cors i sono gratuiti e al ter-
mine ass icura no il posto cli la-
voro. La scuola offre alloggio
a chi ne ha bisogno, corsi cli
ricupero e cli sostegno, corsi
di informatica, molte attività
del tempo libero: sport, musi-
ca, canto, teatro.
TIMOR
con laboratori cli pratica. La
casa cli Fui/oro, a est dell'iso-
la, offre invece un internato
PER LE RAGAZZE
alle gio.vani che frequentano
DELL'ISOLA
la scuola secondaria dei sale-
siani , ma provengono da vil-
Due nuove opere a Timor, una laggi lonta ni . Garantire un
delle isole dell 'arcipelago in- ambiente cli fa mi glia e dife n-
donesiano. La nuova comuni- dere le ragazze dai molti peri -
tà cli \\lenilale si occuperà del- coli che incontrano nell 'abita-
la scuola professionale aperta re lontane eia casa è l'obietti-
oltre un anno l'a . Con le spe- vo. Anche a Fuiloro si orga-
cia li zzazion i in confez ione e ni zzano corsi pratici per le ra-
arte bianca, in part ico lare pa- gazze che non sono in grado
netteri a, è unica nell'i sola a cli frequentare la scuola supe-
essere realmente funzionante riore.
Venilale (Timor). Allegria e giochi tra le ragazze, qui con
suor Maria Letizia all'uscita dalla celebrazione eucaristica.
IJS FEBBRA IO 1996 - 7

1.8 Page 8

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~
TTERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita -
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono stale recapitate ai
destinatari . Questo causa avolte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copie chevanno
smarrite .
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
TESTIMONI DI GEOVA . EXALLI EVI INGEGNOSI.
« Mi pe1metto cli insistere, so- «Conservo tutti i numeri cli al-
prattutto dopo aver letto ciò cune rubriche ciel BS, in parti-
che scrive il signor Ri zzo (cf. colare " Il punto giovani " e
BS/maggio). I testimoni cli "Come Don Bosco". Anzi ho
Geova dicono che se un fa mi- fotocopiato e rilegato in un uni-
liare si dissocia, si devono ri- co volume tutte le pagine e, a
durre al minimo i rapporti ver- nome della nostra associazione
so di lui. Così è stato cli ·mi a exallievi , ne ho distribuite 150
mog lie, che od ia mia madre, copie in paese. Il libretto è sta-
usc ita dai testimoni dopo 25 to accolto e letto con grande in-
anni. Quanto ai so ldi , di cas- teresse nelle fa miglie. Ripete-
sette i TDG ne hanno molte
nell a loro "sala ciel Regno": vi
è una cassetta per le spese del
loca le, una per la costruzione
di nuove sale, una per le opere
dell a predicazione, ecc. E ci
sono quote fi sse alle qua li ogni
testimone si impegna secondo
le sue poss ibilità. Forse tutto
questo può non apparire nega-
tivo, il problema in realt~1 è
che il TDG entra in un sistema
con il quale l'organi zzazione
riesce a tenerti in pugno e a
dellarti centinaia cli regole di
coì11portamento a cui dev i ri -
gorosamente sottostare» (G i11-
se11pe Catalano, Dmento, To-
rino). « Non so se il signor Riz-
zo sia un TDG o semplicemen-
te un simpatizzante o niente di
questo. Ho due fi gli che si so-
no convertiti a questo mov i-
mento e nella nostra fa miglia è
finita la pace. Si sono sposati e
afrivano al punto cl i non por-
tarci la nipote (cli due anni! )
per paura che le parliamo della
fede cattolica. Quanto alle ri-
viste, le diffondono gratis, ma
loro le pagano e l'organizza-
zione americana è certa di in-
tasca re i soldi del venduto. I
miei figli si sono confidati con
me, ma non hanno la forza cli
tirarsi fuori » (P.R ., Zurigo) .
«Sono venuti anche oggi due
testimoni di Geova a bussare a
remo l' iniziativa il prossi mo
anno ».
Claudio Gambaretto,
S. Giovanni !lariane (Verona)
DON BOSCO A CROTONE.
«Sono un exa llievo di . Roma-
San Tarcisio (anni 1955-58).
Ricevo puntu almente il BS e
mi sento sales iano anche dopo
40 anni . Volevo informarvi che
Crotone conosce Don Bosco
grazie al nostro giovane par-
roco don Pino Caiazzo. Non è
sa lesiano, ma possiede il cari-
sma di Don Bosco. Da dieci
an ni è all a guida cli una giova-
ne parrocc hia attiva e itineran-
te, sorta in un nuovo quartiere
dell a città. La nostra parroc-
chia è l' unico punto di incon-
tro dei giovani . Abbiamo mo-
menti cli cateches i, l'azione
cattolica, la Fuci , incontri cli
preghiera, il teatro. Don Pino
è autore cli musica l, fo ndatore
cli una compagni a teatrale che
ha varcato l'oceano e si è es i-
bita anche in Canada. Per i
giovani è amico e confidente.
Quest'anno don Pino ha rega-
lato ai giovani !"'Oratorio Don
Bosco", una struttura ancora
in via di sv iluppo, con spazi
per le attività e lo sport ».
1\\lli1111110 Ferro , Crorone
Don Beniamino Della Tor-
re, "leggendario" direttore cli
Arese, che si trasformò, gra-
zie a lui , da carcere minorile
a opera sa lesiana.
La foto pubblicata nel nume-
ro cli di cembre a pag. 25 è
in vece cli don Remo Zagno-
li. Ce ne scusiamo con I' in-
teressato e i lettori . Pensia-
mo però che don Zagnol i,
succeduto immediatamente e
con lo stesso spirito a don
Dell a Torre nell a direzione
cli Arese, non sia rimasto di-
spiaciu to cli questo curioso
scambio cli fo tografie.
disoccupazione, senso della vi-
ta ... ) con considerazioni inte-
ressanti e profonde che posso-
no essere presentate anche a lai-
ci e a indifferenti . Tanto più che
eia noi vengono sia giovani che
ad ulti , tutti desiderosi di quali-
fi carsi in una nuova lingua».
Le11erafir111ata . Praga
LA TRAGEDIA FAMILIA-
RE DI BRIGIDA. « La storia
dell a psiche um ana è antica
quanto l' uomo, come scienza
ha meno cli un secolo di vita .
I gq1ncli poeti tragici hanno
posto al centro dei loro dram-
casa mia. Ho scambiato due
mi la psi che um ana , in essa
parole con loro: la loro dollri-
trasferendo fa tti ed eventi sicu-
na non è la nostra e si nota su- ANCHE Al LAICI E AGLI ramente accaduti ai loro tempi .
bito; ma bene o male sono an- IN DIFFERENTI. «Quasi eia Forse non sapevano spiegarsi
cora gli unici che hanno il co- tre anni ricevo il BS. Sono pro- come un padre potesse ucci-
raggio di parlare di Dio per le fesso re cli italiano e spagnolo dere una figlia e inventarono
nostre strade. Ho pensato a nell a scuola cli lingue a Praga. la storia di Agamennone, che
noi , al nostro cristi anes imo l'at- Ogni tanto uso anche un arti - sacrificò la fig li a Ifi geni a, per
to della sola messa all a dome-
nica. Ma è proprio il caso di
bisticciare tra noi quando sia-
mo così pochi a parlare di fe-
de? » (Silvana Marocco, Ales-
sandria).
co lo ciel BS. Nell a Repubbli -
ca Ceca oggi la gente è molto
sensibile e rifiuta qualsiasi ti-
po cli "indottTinamento". Nono-
stante questo, trovo sempre un
articolo (droga, tempo libero,
ottenere un a navi gazione fa -
vorevo le alla sua flotta dalla
Grecia a Troia, anche se con-
sigliato eia qual che oraco lo,
che int erpretava i vo leri deg li
dei. Ed è giustificabile, a sua
8 FEBBRAIO 1996 /JS
. ...,_

1.9 Page 9

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volta, la vendetta della moglie, stinguere il bene dal male, il
che lo fece ucc idere dall 'a- lec ito da ll ' illec ito? Che cosa
man te Eg isto? Come spiegare si innesca nei labirinti dell a ra-
la figura di Medea nell 'omo- gione con la pass ione, se non
nima tragedi a cl i Seneca, che un corto-c ircuito, che brucia i
non es ita a ucc idere i propri fi - ness i dell a comunicazione lo-
gli av uti con Giasone, per ven- gica, espl odendo nell a violen-
di carsi cli lui , che I ha tradita? za? Più che essere atto re cl i un
Il mondo classico ha espresso crimine, non potrebbe essere
pri ma cl i noi questo scontro Brigida la vittima cl i una cu l-
perpetuo tra la ragione e la tu ra de ll a morte, che la sua
pass ione, che l' uomo ancora società gli ha pro pinato eia
non riesce a risolvere, per rag- quando è nato? Come può una
giu ngere almeno un certo eq ui- società, che ha distrutto iI sen-
librio. Tullio Brigida ha un av- so mora le de ll a vita sentirs i
vocato che lo dife nde: è riu- legittimata a condannarlo? For-
scito questo di fe nsore a entrare se dobbi amo as pettare chi a
nel cuore cl i Brigida, per sco- certi accusatori ipocriti rispo-
prirlo colpevole o innocente? se: "Chi è senza peccati, sca-
E se colpevole, secondo la mo- gli la propri a pietra contro
ra le corrente, lo è a tal punto questa donna!"?».
da meritare la condanna, come
Agamennone e Giasone? Sia-
GioFanni Migliore. Siracusa
mo, all ora, ancora a quei tem-
pi ? Sappi amo noi quanto peso Il giudizio su 1111 1101110 si f on-
abbia av uto in lui la rag ione? da su jàtti concreti e ogge11i 11i.
Quanto la passione? Potrà mai Ma /'animo 11111a110 è pitì com-
l' uomo scoprire i meccanismi p/esso. Ciò che è interessa111e
che determin ano la vittoria del suo ragionamento è 17ro-
dell'una sull 'a ltra? Ecco, all o- prio il tentatil'o di farcelo ca-
ra , la psicanali si che, scavan- pire. Anche se il suo discorso
do nell 'ent roterra cli quest' uo- è paradossale. nel senso che
mo, ne vede le carenze educa- non si dovrebbe pùì giudicare
ti ve, che hanno provocato il nessuno. lasciando solo a Dio
dramma. Di chi è la co lpa? ogni verdello. Tra l'altro que-
Qual grado di socia li zzazione sto sminuisce /' 1101110 e la sua
ha ass imil ato Bri gida, per cli- libertà.
DON B.
HON CrltJSTO
SOS10/é:R.t L'VN,4
\\_ 1if3
~~ lu
E J&HORARE
L'ALTRf}:
\\_ ~
~})
0CCORl2é
LA"P,qe COH!)JCI0,1
BS DOMANDA
NON SO A CHI RIVOL- rosa, condivisa sul piano fi -
GERMI. « Ho 22 anni . So- sico, signi fica per voi una
no innamoratissima del mio tappa indispensabile? Per-
ragazzo. Credo in Dio a tal ché possiate dare una ri-
punto eia metterlo al primo sposta (perché siete voi, tu
posto nella mia vita, però e iI tuo ragazzo, che la do-
non riesco a pensare che sia vete dare), fe rmi amoci un
peccato che due giovani in- poco sul significato profon-
namorati non possano amar- do de ll 'atto sessuale. Esso
si anche in senso fi sico. Co- comport a tre dimensioni.
me può vietarlo Dio, se è Prima cli tutto una dimen-
amore? Tanto più che vi- sione erotica, che è fo nte
viamo in un mondo dove cli piacere sessuale. E que-
sovente non c'è amore. Sba- sto piacere è buono. « Ma-
glio a pensare così? Forse schio e femmina li creò.
sì, ma non ho nessuno a cui (...) E Dio vide tutto ciò
chiedere consiglio. Vi pre- che aveva fatto: .era molto
go cli rispondermi ». (A lex, buono». Si sbagli a quando
Ciriè, Torino).
si pensa che la Bibbia as-
soci l' idea cli piacere a quel-
Risponde .Jean-Maric Pe- lo cli peccato. Vi è poi una
tif.clerc. Posta in questi ter- dimensione relaziona/e. La
mini («È peccato che due sessualità conduce una per-
giovani .che si vogliono be- sona a incontrarne un 'al-
ne facc iano l' amore?"), la tra, che non va imprigiona-
domanda non può avere ta in quel che uno vuole,
una ri sposta soddisfacente. ma accett ata nell a sua real-
Intanto bisogna vedere qua- tà. Infine vi è una dimen-
le igni fica to si dà alla pa- sione difeco ndità. Dato che
rola " peccato". In fa tti , se la sessualità non è ripie-
la parola dal punto cli vista gamento su cli sé, ma aper-
dell a legge mora le appar- tura, è portatrice dei fru tti
tiene al complesso de lle dell'amore. Uomo e donna
leggi (e quind i è possibile sono chiamati a di venta re
rispondere in modo affer- " procreatori ".
mativo o negati vo), quell o Dimenticare una cli queste
ciel peccato appartiene all a dimensioni costituisce sem-
categoria clell 'amore. Sono pre una riduzione dell a ric-
due registri ben distinti , an- chezza umana. La Chiesa
che se co llegati. In fa tti se afferma che è nel quadro
l' amore non può mai esse- di quell'alleanza un ica e
re confuso con la so la os- duratura che è il matrimo-
servanza della legge, non nio che è poss ibile lo svi -
si dà però amore senza leg- luppo cli queste tre dimen-
ge, come ta nti giovani sioni .
ogg i hanno la tendenza a Per questo ci sono delle
pensare, perché è la legge coppie giovanili che atten-
che permette cli prendere dono che il loro legame re-
con verità in considerazio- ciproco di venti du raturo e
ne il ri spetto per l'altro. defi niti vo prima di speri-
Cos'è dunque il peccato? mentare tutta la ricchezza
È dec idere, in modo libe- dell a loro sessualità. E così
ro, cli dire " no" a colui che fini scono per scoprire che
ci ama e che ci propone un l'attesa, ben lonta na dal di-
cammino cli piena umaniz- ventare una frustrazione·, è
zaz ione. La domanda cam- già portatrice della fe lici
bia allora: l'esperienza amo- di ciò che promette.
/JS FEBBRAIO 1996 - 9

1.10 Page 10

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Elogio della politica nel momento in cui i cittadini si sentono più
NON STARE
ALLA FINESTRA
di Alessandro Risso
Solo un italiano su cinque tollera i partiti.
Solo uno su quattro ha fulucia nelle istituzioni.
Così i più recenti sondaggL
L'INDIGNAZIONE
PROFONDA
L a maggioranza dei cittad ini ormai da vivere e la politica mi ha schifato.
d iffida della politica o la d isprez- Sono una donna ignorante, non vota-
za. Il suo indice di gradimento non è · vo da un sacco cli anni . I politici non
mai stato così basso. Lo verific hiamo mi sono mai piac iuti, non ne ho mai
nelle chiacchiere sul tram o dal pa- voluti conoscere. Poi Berluscon i è
nettiere, con giudizi unanimi da be- entrato in campo, allora ho deciso di
nestanti e disoccupati, oscuri travet e appoggiarlo. E poi è successo che
personaggi di successo. « Non andrò anche lui è di ventato un pol itico, per-
più a votare », ha dichiarato in una in- ché era inev itabile, quindi .. . Non si
tervista al Corriere della Sera, San- vota turandosi il naso. Si vota per
dra Mondaini , « starò alla fi nestra. quell o in cui si crede. O si sta all a fi -
Tanto mi restano ancora pochi anni nestra, come fa rò io ».
10 - FEBBRAIO 1996 11S
Come non capi re la tentazione d i
bu ttare g tutti dall a torre dell a po-
li tica? Ma è in malafede chi sostie-
ne che la c lasse poli tica ha una sorta
d i esclusiva de ll a co rruz ione , de ll 'a-
bu so di potere. Le inchi este di Mani
Pulite hanno messo in luce affari il-
lec iti vantaggios i non so lo per mini -
stri , onorevo li o assessori , ma anche
per imprenditori , pro fess ioni sti , fun-
zionari pubbl ici e pri vati, alti , medi
e bass i gradi de ll a Gu ard ia di F ina.ri-
za , persi.no un magistrato. E poi so-
no spuntate le inchieste su casermo-
poli, affittopo/i , inva/idopoli , le uni-
versità . . . D alle fureri e agli uffici
acqui sti de ll e aziende, dai concorsi
uni versitari all e v is ite mediche per
le pensioni d ' invalidità, tutto un cam-
pi onario di ma lcostume e illegalità a
confermare che i politici sono lo
specchio de ll a soc ietà che li esprJ
me, né m ig li ori né pegg iori . Non
sono categorie di ·" buoni " e altre di
" cattivi" . Esi stono persone oneste e

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

▲back to top
lontani dalla cosa pubblica a causa di "tangentopoli".
disoneste in ogni ambito soc iale. E
se poi è l'occasione che fa l' uomo
ladro, le tentazioni si annidano in
ogni atto che preveda un pur mini-
mo potere discrezionale e qualche
soldo da spendere, specie se non si
tratta di denaro proprio.
Sono osservazioni ovvie, persino
banali , che tuttavia ottengono l'effet-
to più di svilire la nostra condizione
di " poveri peccatori" che di nobil'ita-
re la politica.
La parola stessa susci ta differen-
za, e non solo da ieri . « Ho dovuto
p~u-la_re con un po' cli politica, per non
dll'e 111 pubblico i fatti miei », fa dire
a Renzo il Manzoni, usando la " po-
litica" in quell 'accezione che la ac-
comuna a una certa astuzia, alla di-
plomazia reticente, al dire e non di-
re. "Simulare e dissimulare" racco-
n_1andav~ l'eterno Machiavelli, padre
nconosc1uto - facendo torto al suo
a_l~o sen~o dello stato - di questa po-
Ittica dei secondi fini, inconfessabili
e occultati dai discorsi fumosi , del-
·l' intrigo, cieli 'accomodamento, delle
"scorciatoie" per i furbi. Non è que-
sta la politica da elo-
giare, da sostene-
re, da insegnare a
scuola.
L'ARTE DEL CONVIVERE
O LA GIUNGLA
La politica non si può rifiutare
perché è nel patrimonio genetico-
culturale di ognuno. Potrebbe essere
definita " l'arte del civile convivere".
Sì, arte: così la chiamavano i greci,
técne politiké, arte politica. Che, in
quanto arte, non può prescindere dal-
la qualità dell'uomo che la pratica;
ma questi , per il solo fatto di essere
un "animale sociale" è naturalmente
"soggetto politico".
Che si accetti I"'homo homini lu-
pus" di Hobbes, oppure I'"homo ho-
mini deus" di Locke, gli uomini per
uscire dallo stato di natura primitivo
hanno concordato un sistema di re-
gole o leggi che permettesse loro cli
vivere insieme. E la politica, che
sembra spesso fatta di chiacchiere
si_ rende concreta proprio nelle leg~
g1. Queste leggi - riconosciamo a
Marx le sue ragioni - rispecchiano
la volontà di chi detiene il potere,
quindi storicamente hanno anche
espresso l' interesse del singo-
lo (il re, il despota) o cli
un gruppo (I 'aristo-
AL CONVEGNO DI PALERMO
CATTOLICI IN POLITICA
"L'attuale situazione sociale e poli-
tica, con le sue luci e ombre, impo-
ne un modo più pieno di assunzio-
ne dei diritti e dei doveri della cittadi-
nanza, alla luce dei principi fonda-
mentali della carta costituzionale
cui i cattolici hanno dato un contri~
buio qualificante e in cui continuano
a riconoscersi (... ). La Chiesa non
deve e non intende coinvolgersi con
alcuna scelta di schieramento poli-
tico di partito, come del resto non
esprime preferenze per l'una o per
l'altra soluzione istituzionale o co-
stituzionale che sia rispettosa del-
l'autentica democrazia (cfr. Cente-
simus annus, n. 47) . Ma ciò nulla ha
a che fare con una "diaspora" cultu-
rale dei cattolici, con un loro ritenere
ogni idea o visione del mondo com-
patibile con la fede, o anche con una
loro facile adesione a forze politiche
e sociali che si oppongano, o non
prestino sufficiente attenzione , ai
princìpi della dottrina sociale della
Chiesa sulla persona e sul rispetto
della vita umana, sulla famiglia, sul-
la libertà scolastica, la solidarietà, la
pro~ozione della giustizia e della pa-
ce. E più che mai necessario, dun-
que, educarsi ai principi e ai metodi
di un discernimento non solo perso-
nale ma anche comunitario, che
consenta ai fratelli di fede , pur col-
locati in diverse formazioni politiche ,
di dialogare, aiutandosi reciproca-
mente a operare in lineare coerenza
con i comuni valori professionali ,, .
(dalla "Sintesi dei lavori", di Giorgio
Rumi).
I
Romano Prodi.
A sinistra, D'Alema e Berlusconi.
Promesse, alleanze, rivalità.
8S FEBBRAIO 1996 - 11

2.2 Page 12

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Halifax (Canada). I sette grandi. Lit leadership del mondo.
crazia, la corporazione). E la politi-
ca diventa null'altro che la grande
lotta fra oli interessi particolari. Le
zloiobnbiiessinnd~a"oc'lai
USA, certe
li o prese d1.
rpivoesn1. zd1.iocnae-
confindustriali in Italia, esempl ifi -
cano questa idea della polit_ica,. 1101~
basata su l sempli ce vantagg10 d1 eh ,
la fa , ma del gruppo che lo esprim~.
Una oiuno la in cui ogni branco d1-
fe nde"'ciò bche ha e cerca d"I ottenere
di più: se questa è la politica, che
e logio vo lete farne?
"Arte del civi le convivere" non
basta, occorre un altro passo: " ricer-
cando il maggior vantaggio per il
maggior numero , con il minor c].an-
I
Sandra Mondaini,
qui con Raimondo Vian~llo:
« Non si vota turandosi 11 naso.
Si vota per quello in cui si crede... » .
12 - FEBBRAIO 1996 IJS
no per il minor numero". Perseguen-
do cioè il cosiddetto "interesse ge-
ne r a le " .
IL BENE COMUNE
La Politica - omaggiamola questa
vo lta con l' iniziale maiuscola - è
inscindibi le dal concetto di " bene
comune". Le sue mete sono alte: pa-
ce, g iustizia, benesse1'e._ La str~da è
lunga, disagevole, sem 111ata cl, bu-
che e fa lse indicazioni. Talvolta la
Politica obbliga a essere impopola-
ri , a promettere " lacrime e sangue"
(Churchill ), perché l'i nteres~e. gene-
rale può richiedere c he ogni 111d1v1-
duo " tiri la cinghia" o rinunci a qu_al-
che diritto acq ui sito se otten uto 111-
èoi ustame nte o se il resto della torta
troppo piccolo per sfamare ch i ri-
mane.
La Politica rispetta e difende tutti ,
s in ooli e categorie, ma non si piega
a i;teressi di parte. Cerca iI dialo-
oo usa moderazione e ragionevolez-
~a ' rimuove vecchie logiche di di -
vi~ione: Yitzhak Rabin , se fosse ri-
masto un " uomo della guerra" e
rappresentante dei diritti dei coloni
israeliani in Cisgiordania, sarebbe
ancora vivo, osan nato, temuto. Ma
non un uomo di stato capace di en-
trare nella Storia. Come De Gaulle,
quando decise di abba~1~?n~re " I'_~!-
tra sponda della Francia , I_ A lge1 ,a.
Grandi uomini , se non vogliamo de-
finirli eroi.
Noi in Italia ci accontenterem mo
non dico di un De Gasperi, ma di
una classe dirigente formata da veri
politici , non di affari sti, di lobbi st i,
cli narcisisti. Occorre soprattutto che
le persone oneste e intel_li'?enti_non
stiano all a finestra, non s1 nnch1uda-
no nel proprio particolare, non sfug-
oano l' impegno civile e le responsa-
bilità dell'amministrazione, dal con-
dominio al quartiere, dalla bocciofi-
la al com une.
Anche troppi cattolici si sono pur-
troppo ritirati timorosi nelle ~acre-
stie sfuggendo un più diretto 11npe~
gno sociale e politico, poco attent~
ag li espliciti richiami del_ papa ~ d~1
vescovi su ll a necess ità eh contnbu1 -
re attivamente a costruire la "città
dell ' uomo" .
.
Il disimpegno dei cittadi ni dalla
politi ca può solo disegnar_e u_n nero
futuro , con un potere autontano ,_n:a-
gari anche agghindato di lu~tnn1 ~
paillettes, ma sempr~ espressione cli
un " uomo forte" e cl, una casta do-
minante. Ci si oppone a questa deri-
va partecipando alla \\ita politica da
protagonisti. Prima d1 tutt? ce rcai~:
do di info rm ars i al meglio. E gia
questo è difficile, perch~ i media, an~
che quelli non sfacc1at~p1ente d1
parte, privilegiano la cosiddetta po-
Iitica-spettacolo (un 'altra degenera-
zione!) rispetto ai contenuti ,_ a ll_'ana-
lisi dei problemi e a lle soluz10111 pro-
poste. Non parliamo poi della " ma-
li zia" necessaria per interpretare pa-
role immaoini e om iss ioni dei vari
'
tiggì.
Il
b
ri schio
~
~i
.
scor~gg1a rs1
.
111
partenza. Il pess1m1smo d1 un ~osca-
no di ogg i, Indro Montanel_lt, che
constata " la palude del voto d1 scam-
bio" e lamenta " il vuoto della co-
scienza civ il e", s i sa lda al realismo
di un toscano di ieri, Niccolò Ma-
chiavelli che riteneva gli uomini
" inorati, 'volubili , simulatori, fuggi-
tori°de' pericoli , cupi~ i di guadag~o" :
Per fort una questo ntratto non e eh
tutti , e la partecipa_zione è in,~ispen -
sabile se non voo0 1Iamo che de.mo-
crazia" sia una parola vuota, e nem-
pita da altri. Impegno civi le dunque.
Malorado tutto e anche contrnvento.
Facindo propri o lo sprone di Clau-
cle Lévi-Strauss, il grande antropo-
logo: « Lo spett~c~lo ?ella stup_idi~à ~
dell ' eooismo 1111 nchtama ogn i g101 -
no ali~ coscienza politica ».
Alessandro Risso

2.3 Page 13

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.. ,
~
.
-.
PRIMA PAGINA
Giorgio Torrisi
I
SIAMO SERI:
QUALI SONO LE ALTERNATIVE?
« Le stragi del dopo discoteca non sono che la punta di un iceberg di problemi molto più gravi».
Lo dice Jovanotti, il re del rap italiano.
Q ualche mese fa un uomo si presentò all'ingresso di categoria. « In nessun altro posto come in discoteca i
una discoteca frequentata dal figlio minorenne. Gli giovani possono essere liberi e protagonisti ». Red
dissero: « I ragazzi preferiscono non far entrare persone Ronnie , da uomo di spettacolo , è invece pieno di ri-
di una certa età ». Ma lui aveva pagato il biglietto e insi- serve : « lo le discoteche non le amo e non le ho mai
stette per dare uno sguardo dentro, dove suo figlio amate. Ma se vogliamo affrontare il problema delle stra-
avrebbe passato quattro ore. Alla minaccia che avrebbe gi del sabato sera in maniera profonda, dobbiamo chie-
parlato ai giornali e alla radio, lo fecero entrare. " De- derci perché un ragazzo abbia bisogno di correre in
scrivere ciò che ho provato è quasi impossibile, solo chi macchina per sentirsi forte e perché beva per divertir-
vive dentro lo sa! Volume altissimo, luci psichedeliche si. O perché prenda l' ecstasy per provare emozioni ». E
incredibili , una coltre di fumo che arrossava gli occhi , Jovanotti, che di queste cose se ne intende, individua
musica dura e violenta, D.J. che accendevano e spe- le responsabilità : " I ragazzi per indole si sentono im-
gnevano fuochi. Uscendo mi sono
mortali e non si pongono il pro-
chiesto : ma tutto questo inferno è
blema del pericolo. Ma un genito-
ancora divertimento? E che ne è
re che dà al proprio figlio una
dell'udito dei nostri ragazzi? ».
macchina che fa i 200 all 'ora ha
grandi responsabilità. Non si può
LE DISCOTECHE periodicamente
credere che un diciottenne con
diventano un "tema caldo". Qual-
una macchina simile, vada poi ai
che mese fa aveva riaperto il di-
cento all'ora ».
scorso don Mazzi. Ne parlò come
Il quotidiano Avvenire, risponden-
di un fenomeno normale del costu-
do a una lettrice preoccupata , si
me giovanile. E cominciò proprio
domanda « Chi gestisce quelle di-
allora a raccogliere i fondi per apri-
scoteche? Chi vi serve i superal-
re un ritrovo gigantesco, una me-
colici? ». E osserva: " L'impressio-
ga-discoteca, un villaggio dei ba-
ne è che molti giovani vadano in
locchi e nello stesso tempo un luo-
discoteca non per convinzione ,
go di incontro per 1T1igliaia di gio-
ma per mancanza di alternative,
vani. Si diceva convinto che oggi lo
per moda, per conformismo . La
avrebbe fatto lo stesso Don Bosco.
discoteca è nulla, zero , un frullato
L'ultimo rapporto IARD dice in
di vuoto , una mega-anestesia ».
realtà che più o meno solo un gio-
vane su sette (il 15 per cento) va
in discoteca ogni settimana. Gli al-
tri ci vanno solo ogni tanto , una
volta al mese o anche meno (il 43
I Red Ronnie: « lo le discoteche non le
ho mai amate ». In realtà solo un
giovane su sette ci va ogni settimana.
È VERO, NON TUTTI I GIOVANI
vanno in discoteca, ma tutti sen-
tono il bisogno di evadere, di ritro-
varsi , di vivere esperienze giova-
per cento meno di una volta ogni tre mesi) . Ma sono le nili. La discoteca in qualche modo è diventata oggi il
corse pazze del sabato sera a far ritornare il discorso simbolo della problematica giovanile. «Abbiamo biso-
drammatico. Allora anche i quotidiani invocano le gno di esagerare: lasciateci vivere, aria! », hanno detto
"istruzioni per l'uso", almeno un limite all'orario di chiu- gli adolescenti francesi a Jacqueline Remy che li in-
sura. Cose che qualcuno propone da sempre . « Dopo tervistava per I'Express. Non sono quindi in gioco solo
le due di notte i bioritmi sono sfavorevoli », ripete Er- le "notti bianche": è il fenomeno giovanile che va guat-
manno Battaglia, presidente dell'Associazione Genitori dato con occhio diverso. «Ai ragazzi "cattivi" bisogna
« E poi bisognerebbe farla finita con le discoteche-cat- restituire il padre, altrimenti diventeranno adulti violen-
tedrali di grande richiamo , e valorizzare caso mai locali ti », scrive Pietropoli Charme! (Un nuovo padre, Mon-
più modesti, vicini a casa propria ».
dadori) . Che tradotto in linguaggio quotidiano signi-
fica: anche oggi i giovani sono giovani, ma ciascuno
« SE NON Cl FOSSERO LE DISCOTECHE i ragazzi faccia la sua parte : la famiglia, la scuola, la società; e
starebbero per le strade », dice Bruno Cristofori , pro- gli animatori ecclesiali con i loro centri-giovanili.
prietario di due mega-discoteche, difendendo la sua
o
BS FEBBRAIO 1996 - 13

2.4 Page 14

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Michael e Jade, due ragazzi australiani in crisi con la scuola e la
TUTTO OKAY,
MAMMA!
di Umberto De Vanna
f
14 - FEBBRAIO 1996 IJS
Jade Bowe, 13 anni:
«Qui mi trovo bene ».
M ichael Bemrose, l5 anni, era
davvero un tipo indisciplinato.
Aveva sempre avuto un rapporto dif-
ficile con la scuola, ma anche la sua
vita in famiglia era stata una storia di
spiacevoli discussioni , lacrime e rab-
bia. « Michael non aveva nessuna re-
go la di vita» , dice Valeria, la madre,
33 anni. Non andava a scuola e noi
in casa non ci parlavamo più.
Finì che la scuola non volle più te-
nerlo e la madre si spaventò: che sa-
rebbe stato di questo ragazzo? Fu a
questo punto che comparve sulla sce-
na la Boys' Town, la "città dei ra-
gazzi" cli Engadine (Sydney), una ca-
sa-scuola che si ispira a un film ciel
1939 con Spencer Tracy e Mickey
Rooney.
Dalla sua famiglia , alla periferia cli
Kingswoocl , a ovest di Sydney, Mi-
chael un anno e mezzo fa s i trasferì
all a Boys ' Town, e Valerie si dice
convinta che quella scuola è diven-
tata la sa lvezza per la sua famig li a.
Il 1narito Colin la pensa allo stesso
modo: « La scuola ci ha lanciato una
corda cli salvataggio e noi l'abbiamo
afferrata con tutte due le mani », di-
ce. « Hanno fatto un magnifico lavo-
ro. Ora l'i mpegno scolastico di Mi-
chael è incredibile e lui è mo lto più
contento di sé e della sua famiglia.
Michael dimostra fina lmente di ap-
Michael e Jade alla Boys' Town
di Engadine (Australia).

2.5 Page 15

▲back to top
famiglia. La loro nuova vita è cominciata alla Boys' Town di Engadine.
Jade e la mamma.
prezzare molto cli più i valori de ll a
vita ». Anche Michae l, che era stato
di agnosticato Attention Deficit Di-
sorder (ADD ), riconosce cli essere
cambiato molto . Prim a e ra un tipo
iso lato e senza ambi zioni , oggi sa
stare con gli altri e vuole diventare un
capo. Un esperienza lavorativa pres-
so il ristorante de lla Boys ' Town lo
ha aiutato ha realizzarsi nelle sue am-
bizioni cli c uoco e prova g usto a cu-
cinare pe r i suo i compagni .
Michael e la sua fam igli a attendono
con impazienza cli passare i week-end
insieme. « Prima che io venissi qui
non amavo la vita in casa neanche un
minuto », sorride. « Ora invece 1111 e
molto più fac ile parlare con la mam-
ma ecl è piacevole vederli tutti senza
dover discutere e bisticciare. E bello
anche mostrare loro che li ami ».
Yale rie è davvero soddi sfatta.
« Quando mi parlarono pe r la prima
vo lta de ll a Boys ' Town, ero tituban-
te, perché i1011 la conoscevo bene.
Ma hanno fa tto un be lli ssi mo lavoro
con mio figlio. Adesso ama la sc uo-
la e vi passa anche il suo te m po libe-
ro, avendo trovato tutto ciò che non
aveva avuto ne lle altre scuole. I re-
sponsabili poi , hanno sempre tempo
anche per noi, i genitori ».
Nel novembre scorso mons.
Tomas Gonzales- Morales, vescovo
di Punta Arenas (Ci le) ha ricevuto il
premio "Chile por la Paz". LI premio
è stato patrocinato dal ministero del-
!'educazione, per il "costante impe-
gno del vescovo a favore dei più
svantaggiati '. Gabriel Vidal, che a
nome del ministero presentò il pre-
mio, disse che monsignor Gonzélles
è stato scelto per la sua azione pasto-
rale costantemente attenta al rispetto
dei diritti umani.
In Ge1mania i giovani in servi-
zio civile per la prima volta hanno
superato i giovani arruolati al serv i-
zio militare: 149.48 1contro 145.909.
Da decenni la Germania ha sostenuto
con leggi adeguate la parità dei due
servizi. Non solo, negli ul timi anni
per motivi cli bi lancio, ha ridotto le
spese a favore delle forze armate.
- li Cardinale Michele Giorda-
no, arcivescovo cli Napoli ha fi ssato
per quest' anno il "Sinodo dei giova-
ni ". « Vogliamo fare un cammino
insieme con i giovani , per ascoltar-
ne i problemi e contribuire alla loro
soluzione ... », ha detto. Don Tonino
Palmese, SDB, suor Clementina Ca-
vallo, FMA, e l'exallievo Giancarlo
Pani co sono stati invitati cl all ' ar-
civescovo a far parte della commis-
sione preparatoria.
« PRTMARADJO » è il nome
della radio salesiana locale di Asti.
Nella nuova sede cli via Conte Verde
si presenta oggi completamente rin-
novata, sia nel palinsesto che nei col-
laboratori. Circa ottomi la gli ascolta-
tori giornalieri. Oltre alla città cli
Asti, la radio raggiu nge Chivasso e
parte della provincia cli Alessandria e
Cuneo. «PRlMARADIO » trnsmette
su due frequenze: 99 e I00.3 MHz.
Don Egidio Viganò è stato com-
memorato dalla CISM (Conferenza
italiana superiori maggiori) durante
l'annuale assemblea cli fine anno a
Collevalenza (Perugia). La celebra-
zione eucaristica è stata presieduta dal
regionale don Giovanni Feclrigotti. Ln-
sieme a don Viganò è stato unito nel
ri cordo don Vincenzo Di Meo, per sei
anni segretario C1SM , 1110110 due anni
fa proprio durante l'assemblea tra i
vescovi italiani e i religiosi.
JJS FEBBRA IO 1996 - 15

2.6 Page 16

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IN LIBRERIA
«MISSION 90»
La serie di videocassette
si propone di raccontare la storia
~i sei missionari del nostro tempo .
E una coproduzione Pandolfi ,
Raiuno, Tv Svizzera.
DIARIO ALLA PERIFERIA
DELLA STORIA
L'esperienza di Fausto Marinetti ,
un cappuccino milanese
missionario nelle favelas brasiliane.
LUNGO LE FRONTIERE
DEI KMERR
Pierre Cayrac ha passato 40 anni
in India. Nel 1980 si è messo
al lavoro in un c~mpo di raccolta
di profughi cambogiani.
TRA GLI UOMINI DI MAIS
Padre Benoit Charlemagne :
la ricerca di Dio tra gli indios Maya.
Una diocesi dove la dittatura
militare ha fatto 20 mila vedove.
DALLA TERRA
CHE NON ACCOGLIE I MORTI
Padre José Bortoli vive a Mavaca
(Alto Orinoco) tra gli Yanomami.
In col!aborazione con l'antropologo
Lizot, è impegnato a salvare
i valori di questo popolo.
TRA I MINEROS DEL CERRO RICO
Pierre Marmilloud , prete operaio
francese, dal 1983 lavora tra
i minatori boliviani di Pampa Oruru .
Ogni videocassetta Vhs , durata 50 ',
con guida didattica, lire 29 .000:
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI AUDIOVISIVI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011 /95.91 .091 - c/c Postale 8128
16 - FEBBRA IO 1996 JJS
PER I "RAGAZZI FUORI»
La Boys' Town è una scuola spe-
ciale, che lavora per i ragazzi e le lo-
ro famiglie da oltre 55 anni. Si è
conqui stata una buona reputazione
aiutando quel tipo cli adolescenti , che
spesso hanno av uto a che fare con la
giu stizia e sono stati espuls i dalle
scuole rego lari. «Noi c i occupiamo
di ragazzi di cui nessuno vorrebbe
occ upars i », dice il direttore padre
Peter Monaghan. « I ragazzi qui so-
no davvero diffic ili - sono passati
tutti per s ituazioni difficili - ed è
una sfida attuare un programma c he
li ai uti e trasformi la loro vita. Ma i
nostri più grossi probl emi , come di-
cevo, riguardano il futuro. Fino al-
i' anno scorso il Dipartimento de i
serv izi comunitari (DOCS) di sse che
non ci avrebbero finanziati oltre I' ot-
tobre del 1995. A volte s i discute
sulla opportunità di far vivere fuori
famiglia questi ragazzi, ma questo
diventa il siste ma mi g liore pe r allon-
tanarli momentaneamente dall a loro
vita precedente, riavv icinarli ai geni-
tori e far loro capire l' importanza di
pre pararsi con la scuo la, a un mestie-
re e al futuro . Tutte queste cose van-
no condotte pe rò con un metodo ade-
guato , che parta dalla sti ma per ogni
ragazzo e da un 'attenzione e affetto
personalizzati . Si tratta insomma di
re nde re operante que l s iste ma pre-
ventivo tipico delle opere di Don Bo-
sco. Piuttosto che as pettare che certe
cose capitino e poi occuparsi di loro ,
noi invece ci occupi amo di loro pri-
ma che queste cose capitino. Normal-
mente i ragazzi amano stare qui ».
A ME PIACE LAVORARE
Jade Bowe, 13 anni , di Matrav ille,
un quartiere a ovest di Sydney, anelò
alla Boys' Town un anno fa, dopo
essere stato espulso dalle altTe scuo-
le . « Lui 110 11 riesce ad ada ttarsi e loro
non ri escono 0acl essere di aiuto ai ra-
gazzi in difficoltà », dice Anne Naree,
madre di Jade. « Se tu a scuola non ti
comporti come g li altri , vieni sbattu-
to fuori . E poi c ' erano troppi allievi
per pote r badare a c iascuno di loro ».
Anne Maree non è sposata. E non
conosceva la Boys' Town, anzi non
era favo revole al suo inserimento;
ma la situazione si era fatta così pe-
sante e Jade peggiorava. Stava pren-
dendo una brutta piega e mandava al
diavolo tutte le sue qu alità. « Non riu-
scivo più a controllarl o, avevo paura
cli cosa potesse capitargli ».
Jacle fece un po ' di fat ica a inserirs i
nella nuova scuola, ma alla fine tutto
andò bene. « Qui tutto è piacevole »,
dice. « Ci sono tante attività in cui ci
si può impegnare, secondo i pro pri
gusti e questo non ha nulla a che ve-
dere con le altre scuole. A me piace
lavorare. E poi non ero mai . tato su
una moto prima e sto imparando a
fare il meccanico».
I Michael con i genitori. Dice il papà :
« La scuola ci ha lanciato una corda
di salvataggio e noi l'abbiamo
afferrata con tutte due le mani
Umberto De Vanna
Trnd11:io11e e ada11m11e11ro da :
The Fami ly Fixers di Denise Ke1111y.
Servi:io forogrq{i co di Andrcw Jac ub.

2.7 Page 17

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-,~\\·{::<;:•/·:·\\:~:rft>··.: ·-::.··~-~~F-,,0;~
. OSSERVATORIO . ·
'
'
'
,.
.'
'
« D a sempre mi sono
sentita interpellata
I pareri sulle comunità di
recupero sono discordanti.
dai più poveri. Le mie radi-
Tu che cosa ne pensi?
ci sono quelle di una gran-
de famiglia montanara. Vi-
« L'esperienza vissuta in
anni di contatto con la vita
ta essenziale, sana, tanto
di molti ragazzi , mi ha con-
affetto. Poi è venuta la vo-
glia di dedicarmi a Dio e ai
vinta che in ogni storia e
dietro ogni volto di chi si ri-
giovani », dice suor Luigina
volge alla comunità si na-
Cristina, 50 anni, da cinque
coinvolta in una doppia ap-
partenenza : la comunità
religiosa delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice e il centro
di recupero dei tossicodi -
Torino. Suor Luigina con alcuni ospiti della comunità.
SUOR LUIGINA
scondono problemi e soffe-
renze profonde. Non è suf-
ficiente rimuòvere le con-
seguenze e il ricordo la-
sciati dall'eroina perché tut-
to ritorni normale. Occorre
pendenti della cooperativa
"Terra mia". Racconta: « La-
vorando alla periferia di
Torino mi sono sentita pro-
vocata dall 'emarginazione
che avevo sotto gli occhi
ogni giorno e cinque anni fa
sono entrata a tempo pieno
come educatrice a "Terra
mia". All'inizio ho fatto un
po' di fatica a conciliare la
DI 66TERRA MIA''
Da cinque anni lavora a tempo
pieno tra i giovani in difficoltà di Torino.
Rispondendo alle nostre domande,
ci rivela i motivi della sua scelta.
andare più in profondità:
curare e guarire ferite che
il tempo forse ha sepolto
ma non cancellato, riportare
la persona a un equilibrio
e una seren ità mai prima
sperimentate, colmare lacu-
ne e vuoti che fanno sof-
frire . La comunità, secondo
me , può fare tutto questo
perché offre ciò che nella
mia vita religiosa con questa appartenenza. In comu-
nità mi sentivo un po ' estranea, perché non riuscivo
a partecipare sempre ,ai momenti di incontro. Dato
che per motivi di convenienza, quando vado al cen-
tro di recupero non metto l'abito religioso , venivo
guardata da qualcuno con meraviglia e magari un
po' ignorata ».
vita c'è di più prezioso : persone che cercano di acco-
gliersi e di volersi bene, esperienze di vita buona e
solidale, dove ognuno può ritrovare senso e speran-
za, stile di vita in cui trovano pieno riconoscimento
tutte le dimensioni della persona, spazj e tempi per il
confronto con operatori competenti. E un cammino
difficile ma coinvolgente. E sono i ragazzi stessi a va-
Come vivi la tua giornata ?
lutarne i vantaggi, a coglierne i frutti. La comunità è
una grande occasione che, per poter essere vissuta
« Garantisco la mia presenza nel centro di recupero autenticamente, deve avere l'assenso e la fiducia dei
alternandomi con altri educatori. La cooperativa è ragazzi stessi. Non si "acquista a scatola chiusa". La
costitu ita da tre diverse comunità e raggiunge in to- comunità è proposta, richiesta e anche rinuncia ».
tale una sessantina di giovani. In questo periodo sto
in un appartamento con 10-12 ragazzi e ragazze . Ti senti sola nel tuo lavoro?
Qui si attua la prima accoglienza e il lavoro non è
facile . Ci vuole fermezza, lucidità e onestà nei rap-
porti. Tu non puoi barare. Sei continuamente a con-
fronto con gente che ti scruta e non vuol sentire pa-
role , ma trovare una vita per cui valga la pena di
cambiare. Per tre notti dormo al centro di recupero .
Nelle ore libere ritorno nella comunità religiosa . L'in-
tervento formativo non può essere sporadico o af-
frettato . Per poter incidere deve avere continuità e
deve essere preparat9 da incontri e dall'acquisizione
di competenze ».
« In Italia le FMA che si occupano di tossicodipen-
denza sono soltanto due. I salesiani sono già un buon
gruppo e spesso possiamo confrontarci. Non mi man-
cano gli aiuti dagli operatori di questo settore. Anche
se non appartengono al nostro istituto hanno una for-
te carica educativa che risponde alle mie esigenze e
ai miei dubbi. Penso che bisognerebbe integrare di
più questa esperienza un po' atipica nel cuore della
progettazione educativa istituzionale. Ne derivereb-
bero reciproci vantaggi ».
D
/JS FEBBRAIO 1996 - 17

2.8 Page 18

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A Manaus, a nord del Brasile, un grande collegio diventa una
LA PRIMA
SCUOLA-PARROCCHIA
di Angelo Botta
L a semp li ce facciata dell a nuova
chiesa spicca sull o sfondo, vene-
rabi le anche per l' età, ciel Coflegio
Don Bosco. L' impress ione gradevole
s i trasforma in app lauso quando, dai
quarantac inque grad i cieli 'esterno,
passo ali ' aria cond izionata cie li ' inter-
no. S i sta celebrando l'Eucaristia. La
statua del Cristo R isorto contempla
l'assemblea, l' acq ua che scorre sull a
parete del fo ndo sotto linea il senso cli
fresc hezza e di vita, e una qui nd icina
d i ragazze in lunghe tuniche recano
danzando i cloni all 'altare. « S iamo
Don Bosco che cammina », canta la
gente.
Questa la scena in iziale a c ui ho
assistito quando pi ì:t cli un anno fa, a
Manaus ne l Brasi le, ho accompagna-
to don Egidio Viganò in una visi ta al-
i' unica parrocchia non legata a strade
che i sales iani hanno ne l mondo.
Visita ali 'unica scuola-parrocchia.
Un 'esperienza del tutto nuova
che sta portando frutti
sorprendenti.
I Manaus (Brasile).
Festa di giovanissimi nella scuola-parrocchia.
Sotto, scorcio sull'assemblea eucaristica.
18 - FEBBRAIO 1996 IJS

2.9 Page 19

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parrocchia, l'unica non legata a limiti territoriali.
UNICA NEL SUO GENERE
Tutto è partito eia un centro educa-
tivo, con oltre 2600 allievi , e eia un
pastore. L'arcivescovo cli Manaus,
mons. Luig i Soares Vieira, qu alifi-
cato dai suoi come "uomo mite umi-
le e dimesso, dotato cli una cultura
eccezionale, uomo cli Dio", sente
fo rtemente l' impegno della nuova
evangelizzazione. Nel 1992 ha chi a-
mato i tre salesiani che animano il
collegio - soltanto tre, coadiu vati eia
pi ù cli cento insegnanti esterni - e li
ha sorpresi con un a proposta che
non si sarebbero aspettati mai: «Che
ne dite cli trasform are la scuola in
una parrocchia personale? Non date-
mi un a ri sposta adesso, pensateci su,
parlatene tra cli voi e con l' ispettore,
poi fatemi sapere ».
Manaus ha un milione e mezzo cli
abitanti ed è soggetta a .un fo rte pro-
cesso cli secolarizzazione, che mette
in pericolo la fede e la vita cristiana.
Le 74 parrocchie tradi zionali , varie
delle quali senza sacerdote, raggiun-
gono soltanto una minima parte dei
catto lici. Perché non fare ri corso a
un sistema nuovo? Provarlo, almeno!
Il "Don Bosco", che va dalla scuola
materna a tutto il liceo, accoglie ra-
gazzi e ragazze che provengono eia
ogni parte della città: essi e le loro
famiglie fo rm ino una parrocchia.
Questa, in riassunto, la proposta.
I tre, superato lo sbalordimento
iniziale, ne furono entusiasti: eia re-
sponsabili cli un centro educati vo
passavano a essere pastori a tempo
pieno. Invece cli avere a che fare
ogni giorno con allievi e insegnanti,
con im piegati e genitori, avrebbero
trattato con fedeli . Tra i maestri e
gli alunni si potevano suscitare col-
laboratori validi . Come se i muri cli
cinta, che eia tre qu arti cli secolo li-
mi tavano gli ampi spazi occupati eia
edifici e campi cli gioco, venissero
abbattuti , permettendo all'opera cli
aprirsi a tutta la città. Un modo effi-
ciente per mettere in pratica, in sen-
so pieno, il propos ito cli Don Bosco:
"Per noi aprire una scuola è un sem-
plice pretesto per fare un 'ora cli ca-
tec hi smo" .
L' ispettore ri spose con un sì con-
dizionato: esperienza troppo nuova,
facciamo la prova, poi vedremo. E
tu tto si mise immedi atamente in
moto. La scuola continuò a svolgere
i programmi prescritti , a curare le
attivi tà e feste norm ali cli qu alsias i
scuola brasiliana, ma divenne allo
stesso tempo il centro cli qualcosa
molto più grande, il cuore della par-
rocchia personale. Non si trattava di
un gioco di parole, era un fatto che
influi va profondamente sul sistema
di educazione, sull a selezione degli
insegnanti, sul metodo cli lavoro.
e<Ho visitato tutti i continenti e nell a
mia vita, che non è breve, non mi
sono mai trovato in una situazione
:felice come questa», ha eletto don
Viganò, «una delle più belle e gran-
di ose sfide in un ' ora cli grandi cam-
biamenti cultu ra li ».
1r.JNA PASTORALE NUOVA
Don Gi ancarlo Isoarcli , un cunee-
5:e cli Saluzzo, da 30 anni vive in Bra-
s.i le. È uno dei tre salesiani cli questa
scuola-parrocchi.a, e cerca cli farci ca-
pire la chi ave ciel metodo: «C'è un
grattacielo, per esempio: vi abitano
dieci ragazzi che studiano eia noi. Si
fa un nucleo che diventa gruppo cli
riflessione con i genitori. Alcuni non
vogliono saperne? Pazienza, lavo-
ri amo con quelli che accettano. Per
il momento possiamo contare sul 25
per cento». Amministrano i sacra-
menti, ne curano i libri . Dato che la
parrocchi a non conosce limi ti cli
strade, dove c'è un allievo si for-
ma un nucleo. Un a ci nquantina cli
catechisti - scelti tra insegnanti, al-
lievi , exalliev i - curano ognuno un
Maggio a Manaus: è festa
per l'incoronazione della Madonna.
Il cuneese don Giancarlo lsoardi,
da 30 anni in Brasile.
IJS FEBBRAIO 1996 - 19

2.10 Page 20

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FAENZA. Il 12 maggio di quest'anno
sarà beatificata suor Maria Raffaell a
(Santina) Cimatti , sorella del salesiano
don Vincenzo Cimatli. Suor Santina,
dell' istituto delle Suore Ospeda liere,
sarà ricordata con parti colare affetto
nelle parrocchie di Celle e S. Antoni-
no, dove Santina fu battezzata e visse
prima di farsi suora insieme alla mam-
ma vedova e ai fratelli Vincenzo e Lui-
gi,_che si faranno entrambi salesiani.
BRESCIA. La comunità formatrice di
Nave ha aperto l'anno accademico nel
ricordo di don Egidio Viganò, che più
volte aveva manifestato il desiderio di
passare gli ultimi anni della sua vita Ira
quei giovani sa lesiani in formazione .
Lo ha fatto in una manifestazione pub-
bi ica ten uta a Brescia, con grande par-
tecipazione della Famiglia Salesiana
della Lombardia. Nella stessa giornata,
a Ch iavenna (Sondrio), la Federazione
Nazionale de i BIM (bac ini ibrifer i
montani) ha conferito alla memoria di
don Viganò il prestigioso " Premi o
Athos Valsecchi".
ROMA. « La ·paritit tra scuola statale e
scuola non statale è un fatto di civiltà
importante: vanno superati steccati che
sono stati alzati in questo paese negli
ultimi I50 anni »: lo ha scritto al tenni-
ne dell 'anno scorso Massimo D' Ale-
ma, segreta rio del Partito Democratico
dell a Sinistra, nel suo messagg io ai
partec ipanti al IX Congresso AGeSC
(Associazione Genitori Scuole Cattoli-
che). E auspicava una grande riforma
"che riconosca iI servizio pubblico pre-
stato dalle scuole non statali ', e nello
stesso tempo "controllo e verifiche da
parte dello Stato per gli istituti privati".
Alla fine di dicembre il governo Dini si
è impegnato a formulare la legge sulla
parità.
AFRICA . Con la presenza di suor
Georgina McPake, consigliera genera-
le per la pastorale giovani le, si è cele-
brato nell ' ispettoria de ll e Fi g li e di
Maria Ausi liatrice dell ' Africa Ovest il
primo « Forum dei Giovani ». Tema_:
"Giovani , arti giani nella costru zione
di una nuova società africana". Circa
400 i partec ipanti da sei nazioni : Be-
nin, Togo, Gabon, Gu inea Eq uatoria-
le, Costa d'Avorio e Mali . Tra le con-
clusioni , quella di vivere la solidariet/1
per superare le lotte tribali; essere pre-
senze significative nei propri paesi e
vi ll agg i; fronteggiare il diffi cile mo-
mento po litico del proprio paese. I
partecipanti stess i, soddi sfatti , hanno
chiesto che l'esperienza venga ripetu-
ta e abbia un seguito.
20 - FEBBRAIO 1996 IJS
piccolo numero di ragazz i che abita-
no più o meno vi cini. Fissano l' o~·a-
rio più conveniente e fanno un 111-
contro settimanale. Devono essere
presenti i genitori dell a fami gl_ia che
accoglie. Poi , per non perdere Il sen-
so dell a comunità magg iore, ogni
settimana ci si incontra in chiesa per
la messa domenical e, solenizzata da
équipe liturgiche e da gruppi cora li
che stanno assumendo sv iluppo e
consistenza sempre maggiori . Ogni
15 giorni , nel colleg io, un ' ora di ca-
teches i solo per genitori . «Pratica-
mente, su 500 genitori che doveva-
no venire - osserva don Isoardi - ce
n'erano sempre 450 ». Illustra la si-
tuazione con un altro esempi o: « La
preparazione al la cresima, per i ~io-
vani sui 15 anni , applica una dma-
mi ca che li fa protagonisti . Così, af-
fin ché capiscano meg li o il valore ed
il significato dell 'unzione deg li it?fer-
mi, consigli amo loro cli fare, prima,
una visita spontanea a un ospedale,
a una casa cli cura, a un ricovero di
anziani : li ai uta ad afferrare il senso
ciel dolore; della sofferenza. La spie-
gazione del sacramento del l' ordine
ha luogo in seminario dove, per al-
cune ore, i cresimandi convivono con
i seminaris"ti, fanno domande, rice-
vono risposte relative al sacramen-
to. Quest'anno siamo riusciti a pre-
parare tre gruppi, complessivamente
130 giovani , con questo sistema. r
neoc resimati , poi , fun zionano come
fermento nella massa, sono i migli ori
allievi e, cli conseg uenza, i parroc-
chiani più affezionati ».
I PROBLEMI
DELLE GRANDI CITTÀ
Gli exallievi , naturalmente, conti-
nu ano ad appartenere alla parroc-
Anche a Manaus
è carnevale brasiliano.
chia, e sono par~cchi i genitori che
hanno ass unto impegni specifici. In-
teressante il caso di un pubblico im-
piegato che, prima dell ' !nizio _?elle
ore di ufficio, è fedele at cortili del
cooalzlzeoo":'iodidsotrvibeuhisacge iiocpaatlolontat.n, toorgdaan1r.za--
~a le partite, fa eia arbitro. Dedica
inoltre sabato e domenica, insieme
all a moglie e ai figli, a lavorare in un
oratorio di periferia.
Quasi tre anni di una esperienza
totalmente nuova, si è all ' inizio, non
ci sono ancora statistiche del prima
e ciel dopo. Ma i ri sultati sembrano
positivi : presenza mass ic~ia ~ll '_eu-
ca ri stia domenicale, confess1on1 a
non finire, clima di amici zia ed entu-
siasmo, li ve lli di coinvolgimento in
aumento. L'a rcivescovo, che segue
con attenzione il processo, è sempre
più soddi sfatto ed entusiasta. Non
mancano i problemi e le sfide. Don
Isoardi li s intetizza: « Un lungo per-
corso da fare per impegnare tutti.
Poca perseveranza eia parte di alcu-
ni, che ci lasciano per soluzioni più
comode. Influenza negativa della
grande città, dove le chiese che a~-
traggono · e affasc inano sono le di-
scoteche e la spiaggia. La stessa cu l-
tura dell'edonismo e dell ' usa-e-getta
fa perdere di vista l' eterno, il s~n~o
della verità, il valore della g1usttz1a.
Poi la droga in agguato, lo sfascio di
tante fami glie. .. » .
Si aspetta ancora il definitivo
dell'ispettore. La parrocchia non
zinio"o'naabrbei
ata dalle
strateg ie
strad
e di
e cerca di
raff.orzare
pi.merpfee--
gni , cli capire quali s?no le vie m~ove
che lo Spirito suggerisce. fntanto I ra-
oazz i portano magliette con la scritta
~Vogli amo essere giovani diversi".
Angelo Botta

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Intervista esclusiva al "regolatore',' don Martinelli.
L'AGENDA DEI LAVORI
di Silvano Stracca
P er la prima volta nella storia
ormai secolare della congrega-
zione tutt0 il "pianeta" salesiano
sarà presente nella casa della Pisa-
na a Roma. La caduta dei muri ren-
de possibile la partecipazione del-
l'Est europeo, cinquant'anni dopo
la fine della seconda guerra mon-
diale. L'istituzionalizzazione della
presenza salesiana in Africa favo-
risce una più estesa presenza di quel
grande continente. L'apertura dei
regimi del Sud-Est asiatico consen-
te d'essere rappresentate anche a
ispettorie, come quella del Vietnam,
che lasciarono la loro sedia vuota
nel preceden Capitolo.
Vigilia del Capitolo
generale 24°.
21Oispettori e delegati
si interrogano su presenza
e ruolo del laicato
nelle nostre opere
e nella società.
Roma. Il Salesianum. Qui si svolge
il Capitolo, che inizia il 18 febbraio.
Foto: Marzi-Morse/Ji

3.2 Page 22

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L'INTERVISTA
~ione (Francia). Il "regolatore" don Antonio Martinelli (al centro)
intervistato per.Radio-Fourvière.
IL SUCCESSORE
DI DON BOSCO
Verso la fine di marzo, i 2JO mem-
bri del Capitolo eleggeranno il suc-
cessore di Don Bosco e i componen-
ti del consiglio generale. «li fatto
straordinario », sottolinea don Marti-
nelli, « non è la designazione del
nuovo rettor maggiore, perché tutti i
Capitoli devono eleggere un rett.or
maggiore. Il fatto straordinario è la
celebrazione di un Capitolo senza la
presenza del rettor maggiore. E don
Viganò, con la conoscenza che ave-
va acquisito di tutta la congregazione
nei diciotto anni cli rettorato, av reb-
be certamente potuto offrire ai con-
fratelli un contributo incommensu-
rabile in un momento cli scelta delle
persone più indicate per guidare il
cammino verso il Duemila ».
L' elezione ciel rettor maggiore av-
verrà a metà dei lavori capitolari.
Dopo un cammino di discernimento
di tre giorni. È la novità del Capitolo
che sta per iniziare. Lo scopo è cli
arrivare al momento della designa-
zione del successore cli Don Bosco
attraverso una riflessione comunita-
ria che aiuti e accompagni la matu-
razione personale. Si tratta per i 21 O
rappresentanti cli prendere coscienza
insieme del momento che vive oggi
la congregazione per mettere a fuo-
co le caratteristiche fondamentali del
nuovo superiore. E, successivamen-
te, individuare il candidato che ap-
pare più idoneo a reggere la congre-
gazione. Subito dopo, un giorno di
discernimento sarà dedicato all 'ele-
zione dei cons iglieri di settori e un
altro giorno a quella dei consiglieri
regionali.
Di grande aiuto in questo cammi-
no sarà la relazione sullo stato della
congregazione che il vicario genera-
le, don Juan Vecchi, presenterà in
apertura del capitolo. « Le nostre Co-
stituzioni », spiega don Martinelli,
«non prevedono la vacanza del supe-
riore. Dopo la morte di don Viganò,
il suo vicario è a tutti gli effetti , ec-
cetto il nome, rettor maggiore. In
questo caso, inoltre, don Vecchi , es-
sendo stato il più stretto collabora-
tore di don Viganò, è anche la per-
sona più adatta a presentare lo sguar-
do cl ' assieme su Ila situazione del la
Famiglia Salesiana. Don Vecchi ha
una conoscenza profonda della con-
gregazione e ha partecipato da vici-
no al! 'elaborazione delle decisioni e
delle direttive degli ultimi anni».
22 - FEBBRAIO 1996 BS
Don Martinelfi, può anticiparci
qualcosa circa la relazione su/fo sta-
to de/fa congregazione?
« Si comporrà, come sempre, di
tre parti. La prima sarà un 'esposi-
zione dell'attività dei diversi dica-
steri centrali: formazione, pastorale
giovanile, Famiglia Salesiana, comu-
nicazione sociale, mi ssioni , econo-
mia. La seconda conterrà una anali-
si della vita della congregazione nel-
le diverse regioni geografiche. Ogni
consigliere regionale prospetterà pro-
blemi e realizzazioni dopo il Capi-
tolo 23 , indicando orientamenti e pi-
ste cli lavoro per l' avvenire. La terza
parte, senza dubbio la più attesa e
importante, indicherà mete e novità
del cammino salesiano per i prossimi
anni ».
Che cosa può dirci sui contenuti e
sulla natura del documento di lavoro ?
« Si tratta di un testo che servirà
semplicemente di base per la di-
scussione al Capitolo. È un docu-
mento relativamente agile. J docu-
menti preparatori dei precedenti Ca-
pitoli erano risultati eccessivamente
voluminosi . Ci è sembrato che redi-
gere un testo del genere non avreb-
be facilitato i lavori. Ci siamo così
orientati verso un documento conte-
nuto in una novantina di pagine. Oc-
corre però tener conto che quasi la
metà sono dedicate all ' analisi della
CAPITOLO GENERALE 24°.
QUESTI I NUMERI.
Dei 21 O membri, 152 sono presenti a un
Capitolo per la prima volta, cioè il 72,3 per
cento. I gruppi più numerosi di "capitolari"
appartengono all'Italia (32), all'India (18),
alla Spagna (17), al Brasile (12), alla Po-
lonia (11) e all'Argentina (1 O). Escludendo
i membri del Consiglio generale, i rappre-
sentanti regionali provengono dall'Italia-
Medio Oriente-Madagascar (35), dall'Asia
(34), dall'Europa Centro-Nord e dall'Africa
centrale (29) , dalla regione Atlantica (26),
dal Pacifico (25), dalla regione Iberica (19),
dalla regione Anglofona (14) e da quella
Polacca-Europa dell'Est (13). 23 parteci-
panti hanno tra i 30 e i 40 anni; 65 tra i 40
e i 50; 90 tra i 50 e i 60; 27 tra i 60 e i 70 e
5 tra i 70 e gli 80 anni.

3.3 Page 23

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.,-,- >jr, HELP/
r1KMXO?SNTCDI B1so~A°CH-l:IL
. Li tl/tiUACr(;rlOSIA
COMPRENS/8/Lf,
situazione quale emerge dalle rela-
zioni delle diverse ispettorie. Perciò
il vero documento di lavoro è conte-
nuto in una quarantina di pagine».
Come si è giunti alla scelta del
tema sui laici?
«Anche se in forma non ufficiale,
era stata condotta una rapida consul-
tazione nelle regioni per conoscere
le tematiche più urgenti tra le varie
ispettorie. La stragrande maggioran-
za si è orientata verso il tema del rap-
porto tra salesiani e laici. Un 'altra
significativa indi'cazione venuta dal-
le ispettorie è stato il suggerimento
di affrontare il discorso sullo spirito
e la missione di Don Bosco oggi
partendo non tanto dall ' interno, quan-
to dall 'esterno della congregazione.
In un certo senso i confratelli delle
ispettorie si sono fatti prestare gli
occhi dài laici per capire chi siamo
noi salesiani».
In sostanza il Capitolo si chiede-
rà: come p,viettare lo spirito e la mis-
sione di Don Bosco oltre le mura
delle comunità ?
«Laici e salesiani insieme devono
preoccuparsi oggi non tanto dello
sviluppo interno, ma anche di misu-
rare e giudicare tale sviluppo sulla
base della capacità della proposta sa-
lesiana di coinvolgere i lontani . La
vera sfida è coinvolgere gli altri, non
gli interni . Tra le ispettorie si è pure
registrata una forte convergenza nel-
l'indicare almeno tre nodi fondamen-
tali sui quali si giocherà il futuro del-
la vita salesiana».
Quali sono?
«Innanzitutto, la nuova situazione
giovanile. Pur restando valida l'ana-
lisi dell'ultimo Capitolo, le ispetto-
rie avvertono l'esigenza di rimodel-
lare forme e metodi di presenza. Si
manifesta con sempre maggior insi-
stenza la necessità di un nuovo si-
stema preventivo. In altre parole, ri-
pensare il rapporto adulti-giovani,
educatore-educando, a partire da una
nuova visione dei problemi che og-
gi si presentano. Il secondo nodo è
legato alla sfida della cultura e della
comunicazione. Dobbiamo porre un
grande interrogativo: sino a che pun-
to viene recepito il messaggio delle
nostre comunità? li terzo nodo con-
cerne il movimento salesiano: non è
più sufficiente contarsi sapendo che
si è in molti, ma è necessario vedere
se e come questi "molti" creano at-
torno a noi un alone di simpatia, di
collaborazione, di sostegno, di cor-
responsabilità ».
I numeri dei salesiani appaiono
ridotti rispetto a ieri. L'immissione
di laici al loro posto è un segno del
nuovo che avanza o solo una neces-
sità accettata senza troppa convin-
zw. ne .?
<< Globalmente parlando, direi che
la convinzione esiste. Ma sub ito ag-
giungo che, sempre globalmente par-
lando, c'è ancora molto da fare. La
vera conversione delle mentalità ha,
forse, ancora bisogno di tempo. E an-
Roma-Pisana. La "commissione" mondiale che ha preparato
le novanta pagine del documento di lavoro.
IJS FEBBRAIO 1996 - 23

3.4 Page 24

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GLI ULTIMI CAPITOLI GENERALI
20° -1971: Capitolo generale «spe-
ciale ». Ha avuto il compito di
scrivere le nuove Costituzioni per
adeguarle al Concilio. Rettor mag-
giore : don Luigi Ricceri. Al ter-
mine la casa generalizia da To-
rino-Valdocco si trasferì a Ro-
ma-Pisana (decisione presa nel
Capitolo precedente).
21 ° -1978 : «I salesiani evangeliz-
zatori dei giovani ». Elezione di
don Egidio Viganò. Parte il " Pro-
getto Africa ».
22° - 1984: Revisione definitiva
delle Costituzioni. 8 dicembre :
approvazione definitiva delle nuo-
ve Costituzioni da parte della San-
ta Sede.
23° -1990 : «Educare i giovani alla
· fede» . 29 aprile : beatificazione
di don Filippo Rin aldi.
.
24° - 1996: «Salesiani e laici: co-
munione e condivisione nello
spirito e nella missione di Don
Bosco» . Durata: 18 febbraio -
20 aprile. Verrà eletto l'ottavo suc-
cessore di Don Bosco .
che là dove la convinzione teorica
esiste, non escl udo che sia maturata
sotto la spinta ciel bisogno. Sul pia-
no pratico bisogna poi tener conto
dell a di vers ità de lle situazioni poli -
tiche e soc iali e de i diffe renti conte-
sti. Per esempio, negli ambienti di
pri ma evangelizzaz ione, i laici de-
vono essere resi ini zialmente colla-
boratori dello spirito e dell a mi ss io-
ne di Don Bosco, aiutando li a dive-
nire poi corresponsabili. si pos-
sono d imenticare le d iverse tipolo-
gie di laic i: una cosa è il cooperatore
sales iano, altra il si mpatizzante, l'a-
mico di Don Bosco ».
Che cosa intendeva dire accen-
nando a diverse situazioni politiche
e sociali ?
« Prendiamo il caso clell 'Italia. L'ag-
gregazione cl i laici, per esempio, nel
lavoro di fo rmaz ione profess ionale
non è esente da condizionamenti di
tipo legale, sociale, sindacale. Ne de-
rivano una serie di problemi pratic i
non trascurabili. Nel caso dell ' Europa
dell'Est, per fa re un altro esem pi o, i
problemi sono spesso legati al per-
sistere cli que lla "cul tura de l sospet-
to" che c·aratterizzava i regimi marxi-
sti . In Poloni a, sotto il sistema co-
muni sta, l' impegno dei laic i era to l-
24 - FEBBRAIO 1996 /JS
lera to soltanto in sacrestia, mentre
veniva loro pro ib ita qualsiasi atti-
vità al di fuori delle mura di un luo-
go d i culto. O ra la situazione è cam-
biata, ma questi condizionamenti pe-
sano ancora».
Non crede che tuttavia esista il
pericolo della "clericalizzazione"
dei laici?
«Come rischio es iste sempre. Pos-
sono esserci certo tra noi mentalità
che hanno fatto un cammino a rilento
ri spetto alle indicazioni del Concilio.
Ma se ci gi riamo indietro e guardia-
mo alla nostra storia, penso di poter in
genere escl udere un simile pericolo
in casa sales iana. Don Bosco ha pen-
sato ali ' interno della congregazione a
una fig ura laica: il coadiutore. G
questo ci rende più attenti alle situa-
zioni concrete cie l mondo. Don Bo-
sco ci ha anche collocati in un conte-
sto di lavoro "secolare" con il nostro
im pegi1o educativo e il conseguente
ris petto clell 'autonomia dell a sfera
temporale, l' uso di strumenti " mon-
dan i". Tutto ciò ci mette, o dovrebbe
metterci, un po ' al riparo da tentazio-
ni cli clericalizzare i nostri laici. Infi-
ne, Don Bosco ha voluto anche i coo-
peratori, cioè dei salesiani che sono
laici e vivono come laici, pur essen-
do parte integrante della congrega-
zione. Molti sono dunque gli elementi
per concl udere che per noi il pericolo
non è una clericalizzazione dei laici.
Se mai , il contrario ... ».
In breve come presenterebbe I' at-
tualità del prossimo Capitolo a un
mondo che non si cura molto difatti
e uomini di Chiesa?
« La nostra società ha ancora biso-
gno cli Don Bosco nelle sue intui -
zioni fo ndamentali dell a ragione,
dell a reli gione e de ll 'amorevolezza.
In un mondo in cui sem bra che si
perdano le rag ioni , la ragione di Don
Bosco può aiutare a capire la com-
plessi tà attuale. In una società che
di venta sempre più violenta - ver-
balmente, per la contrappos izione
delle parti socia li , per tante fo rme di
fo ndamentali smo - , l' insegnamento
di Don Bosco potrebbe aiutare cia-
scuno ad ass umere l' attegg iamento
tipico dell 'amorevolezza, ossia a met-
tersi dalla parte dell 'altro. In un mo-
mento in cui tutti gli stru menti a no-
stra disposizione ci danno la sensa-
zione d i essere di ventati padroni cli
tutto e immediatamente, la religione
di Don Bosco ci dice che le cose es-
senziali sono ben altre».
Silvano Stracca

3.5 Page 25

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DALLE MISSIONI
I
Piero Gaviali e Piera Tortore
A lain è un ragazzino di
circa 13 anni dall 'a-
ospedale. Cerco di fargli ca-
pire che non è in una prigio-
spetto intelligente e volitivo,
ne, che vogliamo che resti
con i modi di fare del picco-
con noi perché possa curar-
lo "capo banda". La storia
si e guarire, poi andrà dove
di Alain è simile a quella di
vorrà. Cerco di spiegargli
molti ragazzi della sua età
che se le ustioni, soprat-
che, scacciati o scappati da
tutto quelle delle mani ,
casa, si organizzano in pic-
non guariscono bene , re -
cole bande che esercitano
sterà invalido per tutta la
l"'arte" del rubare come
vita. Provo con la dolcez-
mezzo di sopravvivenza,
za, con la severità, ma
autori a volte di fatti di vio-
tutto è inutile: Alain è da-
lenza che sorpassano le lo-
vanti a me muto, impassi-
ro stesse intenzioni. Molti
bile, quasi in atteggiamen-
di loro conoscono la tragica
to di sfida.
esperienza del carcere gio-
vanile al cui confronto i giro-
NON SAPENDO PIÙ CO-
ni dell'Inferno dantesco so-
SA FARE, gli dico: « Va be-
no stazioni di villeggiatura.
ne, vattene pure, ma sappi
che a causa della tua te-
HO CONOSCIUTO ALAIN
stardaggine non potrai mai
qui , al Policlinico Don Bo-
più usare le mani come un
sco, dove è arrivato una se-
ragazzo normale e soprat-
ra con gravi ustioni alle ma-
tutto non potrai mai più ru-
ni, al torace e all'addome,
eh,e si era procurato nel ten- Tanti piccoli Alain per le vie
di Lubumbashi.
tativo di forzare il recirito di
bare! ».
Colpito dalle mie parole,
Alain alza finalmente la te-
una casa sul quale scorre-
sta, mi guarda smarrito e mi
vano allo scoperto dei cavi
elettrici. Era un povero bam-
IL PICCOLO
dice: « Davvero non potrò
mai più rubare?». Alla mia
bino che urlava di dolore,
per lo spavento di essere
"rinchiuso", anche se in un
CAPO BANDA
risposta affermativa abban-
dona ogni resistenza e ras-
segnato mi risponde : " Al -
ospedale. Sporco, vestito di
pochi stracci, il piccolo ca-
Zaire. Alain, il ragazzino
lora resto , ma fammi gua-
rire presto ».
pobanda toccava veramen-
che decide di lasciarsi curare
te il cuore.
Dopo aver ricevuto le pri-
per poter continuare a rubare.
ALAIN, PICCOLO AMICO
MIO , vorrei poterti ridare
me cure , Alain veniva rico-
fiducia in quel mondo che
verato .
ti ha rifiutato , vorrei farti
Conoscere qualcosa sul suo conto era una difficile scoprire la tenerezza di una mano amica che strin -
impresa. Chi era la sua famiglia, dove viveva, chi si ge la tua piccola mano ustionata, vorrei risvegliare
occupava di lui : erano domande alle quali il ragazzo in te il bambino bisognoso di affetto e di attenzione
rispondeva con molte bugie o non rispondeva affatto. che tu cerchi di soffocare con la tua arroganza, pic-
Appena i dolori fisici cominciarono a diminuire, in Alain colo ladruncolo vestito di stracci alla ricerca incon-
c'era solo un desiderio : scappare, ritornare sulla stra- sapevole di qualcuno che ti aiuti. Ma non posso
da, riprendere a rubare. Così lo trovo un pomeriggio · fare altro che accompagnarti al tuo letto e promet-
mentre, con i suoi pochi stracci in una borsa di nai- terti che ce la metterò tutta perché tu guarisca in
lon, cerca di scappare dall'ospedale. I custodi lo trat- fretta.
tengono con la forza, ma il piccolo vagabondo, nono-
stante le sue ferite, ha energie da vendere e sa difen-
dersi e lottare molto bene.
Piero Gavioli, direttore del Theologicum di Lubumbashi, ha raccolto la
Mi inserisco in questo tafferuglio per sapere cosa sta storia di Alain dalla dottoressa Piera Tortore, una volontaria italiana
succedendo. Alain , tra le lacrime prima, e con sfron- che da sei anni lavora al Policlinico Don Bosco nella stessa città.
tatezza dopo, mi risponde che non vuole più restare in
D
BS FEBBRAIO 1996 - 25

3.6 Page 26

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Attraverso Veneto e Friuli, un viaggio tra gruppi dell'"Estate
''GIO&NA
TOURNÉEu
di Beppe Misdariis
Campo mobile teatrale per 54 ragazzi.
·Obiettivo: favorire l'incontro tra ragazzi
di varie città attraverso uno spettacolo.
Carica, scarica, prepara le valigie:
anche questo è vita di gruppo.
26 - FEBBRAIO 1996 BS
La locandina dello spettacolo
"Gio & Na Tournée".
L' allegra compagnia di "Teatro
& Danza" di Castello di Gode-
go (Treviso) ha vissuto giornate in-
tense, ritmate dalla svegli a mattinie-
ra, l' incontro di preghiera, il con-
fronto con la storia biblica del pro-
feta Giona. E l'allestimento del pal-
co, lo spettacolo e l' incontro con ira-
gazzi delle diverse città, il lavoro di
smontaggio e carico di scene, costu-
mi , il viaggio in treno. E infine il
momento di preghiera e di revisione
serale prima del riposo. E momenti
di svago, piscina, gioco, canto, dan-
za, mattinate di stage sull 'es pressio-
ne, momenti forti di riflessione e vi-
ta sacramentale.
I ragazzi erano divisi in quattro
squadre per il servizio a mensa, il
gonfiaggio dei materassini per il per-
nottamento, per il gioco, il lavoro di
gruppo e l'a ll estimento: scarico del
furgone, scene, impianto audio e lu-
ci, palco, costumi , trucco. Ci siamo
adattati a palcoscenici di varia mi -

3.7 Page 27

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ragazzi". Un'avventura per crescere anche oggi, attraverso il teatro.
Qui e sopra, alcuni passaggi dello spettacolo.
Mini-attori e organizzazione: tutto ha funzionato.
sura, pestati i piedi pe r i movime nti
dove non c 'erano camerini o spoglia-
toi per 54 persone.
Un 'ora e un quarto di spettaco lo.
Gran movimento di parall e lepipedi
ruotanti , una "Rumor band" fornita
di batte ria, tastiera, campanelli , cam-
pane, pe ntol e, mesto li e coperchi .. .
Ri sate e app lausi del pubblico. E poi
in fretta a prendere il treno, che non
aspetta.
UN'IDEA CRESCIUTA
APOCOAPOCO
L' idea era partita da lontano, du -
rante tutto un a nno di lavoro sull ' e-
spress ione svolto ne ll a scuol a media
di Caste ll o di Godego. Ne ll e attività
de l doposcuol a, ma anche ne lla pro-
grammazione didattica di alcune clas-
si, più volte ci eravamo serviti de i lin-
guaggi ciel teatro, de lla danza e della
mus ica come occasioni di incontro,
di conoscenza reciproca, di scoperta
e valorizzazione delle capacità de i ra-
gazzi, di confronto con temi dell a vi-
ta quotidian a, de ll ' annuncio reli g io-
so e de lla fantasia . Le forti emozio-
ni cie l teatro , un sano protagonismo
ben guid ato, un cammino di gruppo
e una costante rifless ione e re vi s io-
ne su questa attività sono diventati
un itinerario per confrontarsi su te-
mi importanti. Molti ragazzi attraver-
so gli spe ttacoli pre parati per Natale
o fin e anno, nelle ore di italiano o
relig ione, nei "buongiorno" o ne i ri-
tiri di c lasse avevano parlato ai loro
compagni attraverso l'espress ione.
Ognuno piaÌl piano aveva fatto emer-
gere doti , aveva trov ato un suo ruolo
nel gruppo, aveva imparato ad af-
frontare alcune difficoltà. Pe rché al-
lora non fare di questo linguaggio, a
cui si e rano affezionati, un modo per
incontrare amici di altre zone? E ave-
re in me nte uno spe ttacolo, appunto
"Gio & Na, storia di uomini e balene
con fa partecipazione straordinaria
di Dio", dei ragazzi di Arese. Una
serie di cond izioni favorevo li che c i
ha fatto pensare al la poss ibilità di
rea lizzare ciò c he sembrav a so lo un
sogno.
Avuto il via dai responsabili , in-
contrati i genitori , s iamo passati al la
rea li zzazione de ll o spettaco lo e all a
ri soluz ione di tanti problemi logi sti-
ci e pratici , affrontati grazie all a ge-
nerosi tà di professo ri , ragazzi e mam -
me. E la Tournée è partita.
IL LIBRO DI GIONA,
UNA PARABOLA
EDUCATIVA
In verità il sogno di un campo
n1obile teatrale con i ragazz i era
ne lla mente del salesiano responsa-
11s FEBBRAIO 1996 - 27

3.8 Page 28

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bile de l g ruppo, g ià da alc uni anni .
La storia di Giona era subito appar-
sa come una p,u-abo la educati va par-
tico larmente effi cace. Essa avrebbe
.offe rto a bbo ndanti spun ti pe r rifle t-
tere su chiamata di Dio e ri sposta del-
1' uo mo, su " giu sti zia" umana e mi-
sericordia di Di o, sul "fare di testa
propria" o metters i in atteggiamento
di invocazione, sul fuggire da un Dio
"concorre nte" o incontrare un " Dio
Amore", su] rifiutars i di essere stru-
me nti di questo annuncio o fa rsi
gioi os i propagato ri dell a lieta no-
ve ll a a scuo la , tra g li ami ci, in par-
rocc hi a, all 'oratori o.
Per chi ha pre parato questa avven-
tu ra e ha accompagnato i ragazzi, la
LE VOCI DEI PROTAGONISTI
" Gio & Na Tournée" si è dimostrata
una via all ' amicizia, un ' occas io ne cli
vic inanza, conoscenza, ascolto di pro-
ble mi , sostegno nei mo me nti di dif-
fico ltà, suggerimento di soluzioni , at-
tiv azione di energ ie. Scoperta di nuo-
ve capacità, accog li enza ciel pro prio
corpo in c rescita, incontro sere no di
ragazzi-ragazze, espress ione de l pro-
pri o vissuto , asco lto e accogli enza,
servizio, vittoria su imbarazzi e timi-
dezze, do no agli altri sul palcosce-
ni c o .
" Mi sono divertito tantissimo ... ogni spettacolo aveva qualcosa di diverso dal-
l'altro. È stato molto faticoso . A distanza di un paio di mesi mi capita a volte di sen-
tirmi dire : "Ciao, Gio" e questo mi fa molto piacere, perché vuol dire che lo spet-
tacolo è rimasto impresso e insieme, spero, il suo messaggio : Dio è Amore » (Ales-
sandro) . «Questa esperienza mi ha permesso di conoscere tantissime persone
di altri paesi , ma anche ragazzi e ragazze della mia scuola, che prima non salu-
tavo neppure o ritenevo antipatici , perché non conoscevo » (Eleonora) . " È stata
un'esperienza che mi farà riflettere molto nella vita, soprattutto da grande ».
(Luis) . « I principali ingredienti sono stati l'allegria e la disponibilità ad aiutarsi. ..
Dopo l'ultimo spettacolo ci siamo dovuti salutare: molti piangevano perché finiva
quest'avventura che ci aveva coinvolti per mesi. Il desiderio di tutti è di rifarla ,
con questo gruppo, dove si respira aria di sincera e profonda amicizia » (Monica) .
" , quest'esperienza ci ha insegnato ad essere utili e a rispettarci. È stata una
vera scuola di vita, unendo divertimento, lavoro e responsabilità » (Diego) . « Dal-
la storia di Giona ho capito che non bisogna considerarsi mai giusti , né superiori
agli altri , né buttare le difficoltà che Dio ci mette davanti, altrimenti non ci si può
ritenere figli di Dio. E poi mai guardare i difetti degli altri, prima di guardare i pro-
pri » (Stefania) È stata di grande aiuto perché ho avuto la possibilità di conoscere
meglio me stessa, sia per mezzo dei ragazzi, sia attraverso la collaborazione e il
dialogo con gli altri educatori. Ho riscoperto alcune qualità che purtroppo durante
la vita quotidiana rimangono all'oscuro (saper proporre, seguire le iniziative, con-
sigliare i ragazzi e pregare insieme) , infondendomi una visione nuova di me stes-
sa » (Federica, animatrice) . «Coinvolgente, accattivante, divertente... 450 ragazzi
sono presi dalle avventure bibliche di Gio & Na, raccontate con arguzia, vivacità,
fantasia creativa, al passo con i linguaggi dei ragazzi. La miglior critica è l'atten-
zione tenuta desta per tutto lo spettacolo. Il miglior augurio: lo spettacolo deve
continuare! » (don Michele, direttore dell'oratorio di Chioggia) .
I Il gruppo al completo per l'applauso finale.
Una rassegna di personaggi curiosi e funzionali : il banditore,
la balena innamorata, Sodoma, Gedeone, Acab, Dio
(il penultimo a destra) e tanti altri.
28 - FEBBRAIO 1996 IJS
GIOIA E QUALCHE
LACRIMA
Ragazzi e fa miglie conte nte. Ma
non basta ! Si sono visti ragazzi ass u-
me rsi responsabilità, lavorare insie-
me, servire, imparare ad avere pa-
zienza. I più grandi , con de licatezza,
si sono presi cura dei più piccoli. Ra-
gazzi, a volte un po' pigri duran te
l'anno scolastico, hanno dimostrato
di saper affrontare difficoltà imprevi-
ste : lo sciopero di treni , la sveglia alle
cinque, il palco troppo piccolo, il ve-
stito rotto, la battuta dimenticata, re-
citare senza voce, do ver apparecchia-
re quando non si ha vogli a . . . Ragazzi
" bene" fa re i conti con la semplicità,
il sacrific io, il doversi adattare. Di
baruffe ce ne sono state, ma anche
tante riconcili azioni e tm1ti sorri si
d ' intesa. Quanta c reati vità, invenzio-
ni eccezionali durante g li spettacoli!
O vunque abbi amo ricevuto acco-
g lie nza e grande simpati a. Lo spet-
tacolo, c he prevedev a tra l'a ltro va-
rie occas io ni e fo rme di partec ipa-
zio ne de l pubblico, è stato non so lo
appl audi to , ni a è diventato spunto cli
rifless io ne su una stori a già in parte
o de l tutto no ta agli spe ttatori . A ll a
fi ne de ll 'espe ri enza, tra i ragazzi
g ioia e un po' di rimpi anto, mentre i
genitori ci hanno ass ic urato il lo ro
consenso sul nostro modo di accom-
pagnare i loro fi gli .
La "G io & Na To urnée" è stata una
c reativa pro vocazione: la vi a de ll ' e-
spress ione può dive ntare un modo
alte rn ativo cli ,incontrare, co in volge-
re, fa r crescere i ragazzi e i giovani.
C redo pro pri o cli .
Beppe Misdariis

3.9 Page 29

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
"DIRE DIO" OGGI
nell'insegnamento della reli-
gione cattolica nella scuola
elementare
di Cesare Bissoli (a cura di)
LDC, Leumann (To), 1995
pp. 144, lire 16.000
"Dire Dio" è l'oggetto primario
dell'insegnamento scolastico
della religione , che richiede un
dialogo serio tra verità rivelate,
esperienze umane e processi
educativi. Spesso gli insegnanti
rischiano di supporre negli al-
lievi idee e concetti che essi
non possiedono affatto, fondan-
do così un discorso sul vuoto. Il
volumetto si offre come valido
aiuto per un insegnamento. che
parte da una precisa conoscen-
za del mondo degli allievi su
cui sia possibile favorire una ef-
ficace opera educativa. Le arti-
colazioni principali della propo-
sta si sviluppano su alcuni nu-
clei: che cosa intende il ragaz-
zo quando dice "Dio"; a che pen-
sa sentendo parlare della "pa-
ternità di Dio"· come il "dire Dio"
si inserisce n~lfe discipline sco-
lastiche .
MADDALENA DI CANOSSA
di Marcella Farina-Filomena Ri-
spoli
Editrice SEI , Torino 1995
pp. 122, lire 21 .000
Il contributo offerto da questa
biografia costituisce un tassello
per leggere la storia delle don-
ne: una specie di anello genea-
logico al femminile, nel profilo
storico di Maddalena di Canos-
sa. Una grande figura di donna
ASCOLTA, ISRAELE
Note di spiritualità ebraica
di Franco Galeone
L.DC, Leumann (To) , 1995
pp. 230, lire 20.000
Se è vero che nell'attuale cul-
tura è scomparso l'atteggia-
mento del disprezzo nei con-
fronti degli ebrei, forse non è
ancora vinta l'ignoranza del-
la loro straordinaria storia.
Eventi recenti ci fanno assi-
stere a una inedita scoperta
di Israele, e questo libro per-
mette di entrare nella sua ani-
1}1/arcel/a Farina - Filomena Jl jjJJoli
MADDALENA
DI CANOSSA
che mostra scelte di vita an-
ticonformiste e originali. La sua
appare come un'esistenza per
niente scontata e ripetitiva che,
nella fedeltà alla sequela di Ge-
sù, attinge le straordinarie ener-
gie per un radicale progetto.
IL VOLTO FEMMINILE
DELLA STORIA
Madri e amanti, monache
e ribelli.
Dietro gli eventi della Chiesa,
c'era una donna
di Cettina Militello
Piemme, Casale Monf., 1995
pp. 460 , lire 42.000
La cultura del nostro tempo si
fa sempre più attenta al mondo
femminile , e le iniziative a livel-
lo mondiale sono tante. Questo
ponderoso saggio ne è un ulte-
riore segno. Vi si descrive l'ani-
ma femminile della storia cultu-
rale dell'Occidente, il cui recu-
pero è l'indispensabile compito
dell'epoca attuale . Le donne si
ma profonda. La conoscen-
za dei grandi valori della spi-
ritualità ebraica contribuisce
a favorire nei cristiani un nuo-
vo rapporto con "i loro fratelli
maggiori" che sono come "la
radice, le fondamenta, la cit-
tà di noi cristiani che siamo
diventati l'albero, l'edificio, i
cittadini".
Il testo fa scoprire che è mol-
to di più ciò che unisce di
quello che divide cristiani ed
ebrei, e che anch'essi hanno·
un tesoro che può contribuire
ad arricchirci spiritualmente.
sono definite in relazione al
maschio e vi si sono identifica-
te come madri, spose, sorelle,
vedove , amanti , figlie. Ma han-
no saputo sempre assumersi an-
che un ruolo autonomo diven-
tando regine è diaconesse , ri-
formatrici e filosofe . A volte una
personalità dirompente le fa in-
frangere i limiti dei ruoli tradi-
zionali andando controcorrente:
eretiche, monache trasgressi-
ve, inquiete penitenti, streghe.
Contrariamente alle solite rico-
struzioni, tutte basate sugli eventi
che videro protagonisti quasi
sempre solo i maschi , qui la
nostra storia è presentata attra-
verso l'animo femminile , scan-
dagliato nel susseguirsi di 62
ritratti esemplari. Un saggio di
piacevole lettura, pieno di aned-
doti e curiosità, per le persone
di cultura; e insieme un contribu-
to prezioso al dibattito sul ruolo
della donna nella Chiesa e nel-
la società.
Cettina Militello
Il volto femminile
della storia
Madri e amanti, monache e ribelli.
Dietro gli eventi della Chiesa
c'era una donna
PIEMME
TERESA DI LISIEUX
Guida all'esperienza
dello Spirito
di Arnaldo Pedrini
Edizioni O.R., Milano 1994
pp. 110, lire 14.000
Teresa di Lisieux non è u·na
santa dalla spiritualità ingenua,
ma rappresenta uno dei vertici
del misticismo non disgiunto dal-
la riflessione teologica. L'auto-
re ne offre una biografia poco
tradizionale. Penetra nel miste-
ro del dialogo spirituale della mi-
stica con Dio e ne presenta la
ricchissima figura . Le difficoltà
del misticismo sono appianate
dalla lettura del suo diario inti-
mo, una straordinaria esperien-
za di amore-verità, sofferenza-
lotta, tempo-cielo.
MARIATERESA ZATTONI GILLINI
STORIA
DIUN
SEGRETO
UN'ADOLESCENTE
ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITÀ
EDITRiéE ;,.NCORA
MILANO
STORIA DI UN SEGRETO
Un'adolescente alla ricerca
della propria identità
di Maria Teresa Zattoni Gillini
Ancora, Milano, 1995
pp. 98, lire 12.000
L'autrice offre un itinerario psico-
logico di introduzione al mondo
adolescenziale non attraverso
un trattato di psicologia ma con
la facile descrizione della storia
di Ester. Viene tracciata una pi-
sta che permette di inoltrarsi nel
mondo intimo adolescenziale,
che "dice ad alta voce" le emo-
zioni ed i sentimenti , le contrad-
dizioni e le domande: sono crea-
ture vive che crescendo cercano
con difficoltà una specifica iden-
tità. È un libro awincente che in-
catena l'adolescente perché vi
si rispecchia e vi si riconosce ;
diventa un aiuto concreto a ge-
nitori ed educatori .
. 8S FEBBRAIO 1996 - 29

3.10 Page 30

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2oOM= ~ = = = = = = = = = = = :
AUSTRALIA . Il salesiano
laico Stephen Poore, 45
anni , ha scelto l'Africa, de-
stinazione Manzini (Swazi-
land) . Qui è con la madre
Pauline e il padre Denis, il
giorno della partenza. Ste-
phen ha detto di essersi
deciso a fare questa scel-
ta , che lo ha costretto a ri-
flettere sulla sua vita, per
dedicarsi ai più poveri.
MALTA. Il film « Ho vinto un
amico " ha vinto il premio
nazionale a Malta per la
miglior regia , miglior attore
e sceneggiatura. Il film , 30
minuti, è stato prodotto dal-
la Multimedia Salesiana.
L'ottimo regista è il sale-
siano Mark Bugeja (nella
foto riceve il premio dal mi-
nistro della cultura R. Mu-
scat) .
UDINE. L'Unione exallievi
del "Bearzi" ha restaurato
questa chiesetta dedicata
a Don Bosco. Situata a 1600
metri sulle montagne friu -
lane di Forni Avoltri , ai pie-
di del massiccio del Volaia,
la chiesetta sarà punto di
riferimento per escursioni-
sti , tappa di riflessione e
preghiera .
GIAPPONE. Foto di grup-
po per la terza giornata dei
giovani animatori delle va-
rie opere di Tokyo. Ai gio-
vani è stato proposto il te-
ma della spiritualità giova-
nile salesiana. Era presen -
te don Van Looy (al centro ,
a destra). insieme all'ispet-
tore don Misobe e al vica-
rio-animatore don Achille
Loro Piana.
RAGUSA. Si è aperto con
la presenza del ministro
Lombardi !"' Itinerario an -
nuale di cultura e formazio -
ne per la comunità iblea",
che ha coinvolto provincia
e comune , provveditorato
agli studi, centro salesiano,
forum del volontariato . Si
concluderà ad aprile. Nume-
rose e di rilievo le iniziative.
30 - FEBBRAIO 1996 BS
TARCENTO (Udine). La cit-
tadina ha festeggiato don
Luigi Gobetti, da 60 anni in
India. Exallievo di Ivrea, don
Luigi aveva 15 anni quando
parti per le miss ioni. Nel
1940 a causa della guerra
mondiale fu internato per 58
mesi. Ora è priore del san-
tuario di Bandel. Nella foto
è con Madre Teresa.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Conobbe Don Bosco e lo beneficò in Spagna.
D NADOROTEA
El POVERI
di Teresio Bosco
D on Pedro Nolasco Chopitea e
Isabella Villota ebbero 18 figli .
Doi·otea fu una delle ultime ad arri-
vare nella grande famiglia. Nacque,
fu battezzata e ricevette la cresima
nello stesso giorno: 5 agosto 1816.
Quella di don Pedro e Isabella era
una famiglia spagnola emigrata in
Cile. Era molto ricca, molto cristia-
na e moJto impegnata a usare le sue
ricchezze per la gente povera che la
circondava.
li 1816, anno della nasc ita di Do-
rotea, fu il tempo in cui i cileni co-
minciarono a rivendicare apertamen-
te l'indipendenza dalla Spagna, do-
po essere stati per quasi trecento an-
ni un suo territorio coloniale. L' in-
dipendenza fu raggiunta nel 1818.
L'anno seguente, a causa dei tumulti
politici che potevano coinvolgere i
suoi figli più grandi , Don Pedro tra-
sbordò la famiglia al di là dell ' A-
tlantico, a Barcellona in Spagna. Ma
continuò a mantenere una fitta rete
di relazioni con gli ambienti politici
ed economici del Cile.
Nella vasta casa di Barcellona la
piccola Dorotea (3 anni) fu affidata
alle cure particolari della sorella Giu-
sepp ina (12 anni). Così Giuseppina,
che diventò poi "s uor Giovanna",
divenne per la piccola Dorotea la
" mammina giovane". Si abbandonò
a lei con affetto totale, si lasciò gui-
dare con docilità. Quando com-
13 anni , consigliata da
Giuseppina, prese co-
me direttore spiritua-
le il sacerdote Pietro
Nardò, della parroc-
chia Santa Maria del
Mar. Per 50 anni don
Pietro fu il suo con-
fessore e il suo con-
sigliere nei momenti
delicati e difficili. Il
sacerdote la educò con dolcezza e
forza a "staccare il cuore dalle ric-
chezze" . Per tutta la vita, Dorotea
considererà le ricchezze di famiglia
non come una fonte cli divertimento
e di dissipazione, ma come un gran-
de mezzo messole in mano da Dio
per fare ciel bene ai poveri. Don Pie-
tro Nardò fece leggere tante volte a
Dorotea la parabola evangelica del
ricco epulone e ciel povero Lazzaro.
Come segno distintivo cristiano, con-
sigliò a Giuseppina e a Dorotea cli ve-
stire sempre con modesta semplicità,
senza la cascata di nastri e le nuvole
cli seta leggera che la moda del tempo
imponeva alle giovani aristocratiche.
Dorotea ricevette in famiglia una
solida istruzione scolastica. Al pro-
cesso apostolico, Romolo Pino] te-
stimonierà: «Ricevette l' istruzione
Nacque in Cile
da una ricca famiglia
di emigranti spagnoli.
Per tutta la vita
considerò le ricchezze
di famiglia come
un grande mezzo
per aiutare i poveri.
La venerabile Dorotea Chopitea.
Qui sopra, la prima casa
di Don Bosco in Spagna
a Utrera (Sevilla).
8S FEBBRAIO 1996 - 31

4.2 Page 32

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che a quel tempo s ' impartiva alle ra-
gazze di ricca famiglia. Difatti più
tardi aiutò molte volte suo marito
nella profess ione di commerciante ».
SPOSA A 16 ANNI
A 16 anni Dorotea visse il mo-
mento piì:1 de licato della sua vita.
Era promessa sposa a Giuseppe Ma-
ria Serra, un g iovane commerciante
di 22 anni, ·ma di matrimonio s i pa r-
lava come di un avvenimento pro-
iettato nel futuro . Invece don Pedro
Chopitea dovette tornare in Ameri-
ca Latin a per difendere i suoi inte-
re·ssi, e poco dopo anche mamma
Isabella si preparò a varcare I' Atlan-
ti co per raggiungerlo in Uruguay con
i figli più giovani. All 'improvviso,
Dorotea fu messa davanti a una scel-
ta fondamentale per la sua vita: in-
terrompere l'affetto profondo che
l' univa a Giuseppe Serra e partire
con la mamma, o sposars i a 16 anni.
Dorotea, con il consiglio di don Nar-
dò, deci se di sposarsi. Dorotea era
un a personcina esile e slanciata, di
carattere forte e deciso. Il "Ti amerò
per sempre" giurato dai due sposi
Don José Maria Serra,
marito di donna Dorotea.
32 - FEBBRAIO 1996 /JS
davanti a Dio, s i srotolò in una affet-
tuosa e salda vita matrimoniale, che
diede la vita a sei figlie: Dolores,
Anna Maria, Isabella, Maria Lui sa ,
Carmen e Gesuina. Cinquant 'anni
dopo il pronunciato nella chiesa cli
Santa Maria ciel Mar, Giuseppe Ser-
ra dirà che in tutti quegli anni " il no-
stro amore è cresciuto ogni g iorno".
Donna Dorotea è la signora della
casa, dove lavorano diverse fami-
glie di domestici. È la compagna in-
telligente nel lavoro di Giuseppe, che
in breve acquista celebrità e distin-
zione nel mondo degli affari. E ac-
canto a lui nei momenti di successo
e nei momenti cli ince rtezza e di in-
successo, che a tratti rendono la vita
dura e amara. Nei viaggi all'<:stero
Dorotea è accanto al marito. E con
lui ne lla Ru ss ia dello zar Alessan-
dro II , nell 'ltalia dei Savoia e nella
Roma cli papa Leone XIJI. In quel
te mpo donna Dorotea ha 62 anni, ed
è accompagnata dalla nipote Isidora
Pons, che al processo apostolico te-
stimonierà : « Fu ricev uta dal Papa.
Mi è rimasta impressa la deferenza
con cui Leone XIII trattò la zia, alla
quale offrì in dono la s ua papalin a
bianca ».
DOLCE E FORTE
I domestic i, in casa Serra, s i senti-
vano parte della famiglia. Maria
Amenos ha di chiarato sotto g iura-
mento: «Aveva pe r noi , suoi dome-
stici , un affetto cli mad re. Si preoc-
c upava con amore conc reto ciel no-
stro bene mate ri ale e spirituale.
Qu ando qualcuno si ammalava, pro-
c urava che non gli mancasse nulla,
si occupava anche dei particolari più
ins ig nifi canti . Quanto al sa larib che
c i clava, era più alto cli quello che
veniva dato ai domestici ne lle altre
famiglie». Allora non es istevano
contratti s indaca li , s i era ancora
coperto d ' infamia il termine pater-
na li smo. Donna Dorotea fu figlia de l
s uo tempo, ma spec ialme nte cli que l
c ri stianesimo c he ci ha trasformati
in frate li i e sorelle .
Persona esile e slanciata, carattere
forte e deciso. Questo caratte re fu il
campo cli battaglia dove donna Do-
rotea combattè per tutta la vita per
acquistare umiltà e calma, a lei non
regalate dalla natura. Come grandi
erano i suoi impeti , grande fu la sua
forza per vivere sempre alla presen-
za cli Dio. Di fronte a Lui scopriamo
e viviamo la nostra vera dimensione.
E donna Dorotea sc ri sse nei suoi ap-
punti spirituali : « Porrò ogni cura per-
ché fin dal mattino le mie azioni sia-
no tutte rivolte a Dio »; « Non lascerò
la meditazione e la lettura spirituale
senza grave motivo »; « Farò venti
atti cli mortificazione al giorno e al-
trettanti cli amor cli Dio »; « Far tutte
le azioni eia Dio e per Dio , rinno-
vando spesso la purezza cl ' intenzio-
ne . . . Prometto a Dio cli purificare la
mia intenzione in tutte le azioni ».
COOPERATRICE
SALESIANA
Negli ultimi decenni ciel 1800 Bar-
cellona è una città dove sta arrivan-
do la " rivoluzione industriale". La
periferia è affollata cli gente poveris- .
sima. Mancano as ili , ospedali , scuo-
le. Negli esercizi spiritu ali che com-
pie nel 1867, donna Dorotea scrive
tra i propositi: « Mi a virtù prediletta
sarà la carità verso i poveri , anche
se mi dovesse costare grandi sacrifi-
ci ». E Adriano de Gispert, pronipo-
te cli donna Dorotea, testimonierà:
« Mi consta che zia Dorotea fondò
ospedali, asili, scuole, laboratori cl 'arti
e mest ie ri e molte altre opere. Ram-
mento di averne visitate alcune in
sua compag nia ». Vivente il marito,
fu aiutata da lui in queste opere ca-
ritativo-soc iali. Dopo la morte di lui
(29 agosto 1882) salvag uardò innan-
zitutto il patrimoni o delle ci nque fi-
glie viventi; poi i beni "s uoi perso-
nali" (la sua ricchissima dote, i pa-
trimoni ricevuti personalmente in
e redità, i beni che il ma rito volle in-
testati a lei ) li spese con una oculata
e sagg ia amministrazione per i po-
veri. Un testimone ha affermato sot-
to g iurame nto : « Dopo aver provve-
duto alla fa mig lia, come atto cli g iu-
stizia dedi il resto ai poveri >> .
Conosciuto Don Bosco , gli scrisse
il 20 settembre 1882 (aveva 66
anni , Don Bosco 67). Gli disse che
Barcellona era una città "eminente-
mente industriale e mercantile", e che

4.3 Page 33

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I Barcellona-Sarrià.
Giovani studenti nei laboratori.
L'opera è stata
fondata per iniziativa e con
i finanziamenti di donna Dorotea.
la giovane e dinamica congregazio-
ne salesiana avrebbe trovato molto
lavoro tra ragazzi dei sobborghi.
Offriva una scuola per apprendisti
lavoratori. Don Filippo Rinaldi , og-
gi "beato", che arrivò a Barcellona
nel 1889, scrive: «Siamo andati a
Barcellona chiamati da lei, perché
voleva provvedere specialmente ai
giovani operai e agli orfani abban-
donati. Acquistò il terreno con una
casa, di cui curò l' amp li amento. lo
arrivai a Barcellona quando la co-
struzione era già finita ... Ho veduto
coi miei occhi tanti casi di soccorsi
a bambini , vedove e vecchi , disoc-
cupati , mal ati. Sentii ripetere molte
volte che compiva verso gli infenni
i più umili servizi ».
Nel 1884 pensò a una scuola ma-
terna da affidare alle Figlie di Maria
Au siliatrice: occorreva pensare ai
bambini di quella periferia.
« Don Bosco poté recarsi a Barcel-
lona solo nella primavera del 1886
- scrive Luigi Castano-, e le crona-
che e le biografie raccontano ampia-
mente le trionfali accog li enze avute
nella metropoli catalana, e le affet-
tuose .e devote premure con le quali
donna Dorotea, le sue figli e, i nipoti
e parenti circondarono il Santo ».
li 5 febbraio 1888, comunicando-
le la morte di Don Bosco, il beato
Michele Rua le scriveva: «li nostro
carissimo padre Don Bosco è volato
in Paradiso, lasciando in dolore i
suoi figli. Egli dimostrò sempre vi-
va stima e riconoscente affetto per la
nostra mamma di Barcellona -
com 'egli la chiamava - : mamma dei
salesiani e delle FMA . Anzi , prima
di morire assicurò che andava a pre-
pararle un bel posto in cielo ». In
quello stesso 1888 donna Dorotea
dona ai salesiani l'oratorio e le
scuole popolari di vja Rocafort, nel
cuore di Barcellona.
L'ultima opera che dona al la Fami-
glia Salesiana è la-scuola "Santa Do-
rotea" affidata alle FMA. All'acqui-
sto mancano 70 mila pesetas. Ed essa
le consegna dicendo: «Dios me quie-
re pobre », «Dio mi vuole povera ».
Quella somma era l'unica previdenza
per la sua vecchiaia, che si riservava
di vivere modestamente insieme alla
affezionata cameriera Maria.
Nel Venerdì santo del 1891 , nella
fredda chiesa di Maria Riparatrice,
mentre passava a chiedere la que-
stua, fu colpita dalla polmonite. Ave-
va 75 anni e fu subito chiaro che
non avrebbe superato la crisi. Don
Rinaldi accorse e rimase lungamen-
te al suo capezzale. Scri sse: « Nei
pochi giorni che rimase in vita, al
male non pensava. Pensava ai poveri
e alla sua anima. Volle dire qualcosa
in particolare a ciascuna delle figlie,
e tutte le benedisse nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito San-
to, come un antico patriarca. Mentre
eravamo intorno al suo letto per rac-
comandarla al Signore, a un tratto
alzò gli occhi . li confessore le diede
il crocifisso eia baciare. Noi presenti
ci inginocchiammo. Donna Dorotea
si racco lse, socchiuse gli occhi e
soavemente spirò ».
Era il 1° aprile 1891 , cinque gior-
ni dopo la Pasqua.
Papa Giovanni Paolo II l' ha di-
chiarata "venerabile", cioè "cristiana
che ha praticato l' amor cli Dio e del
pross imo in grado eroico", il 9 giu-
gno 1983.
Teresio Bosco
JJS FEBBRAIO 1996 - 33

4.4 Page 34

▲back to top
Torino: al quartiere delle Vallette concentrazione di giovani a rischio.
IL VANGELO,
DELLA CARITA
IN PERIFERIA
di Graziella Curti
..Un quartiere dove la
situazione di
sfruttamento e di disagio
delle giovani donne è
ancora sommersa.
Il quartiere Vallette a Torino.
E ' ra il 1988, centenario della mor- do più mirato con le esigenze del
te di Don Bosco. L'allora asses- quartiere e costituirono il VIDES-
sore alla sanità Bracco si rivolse ad Maìn, un'associazione formata da
alcune suore salesiane con una pro- suore salesiane e laici. Si denominò
vocazione: «Che intenzioni avete per VJDES perché collegata alla ONG
celebrare in modo concreto questa (= organizzazione non governat iv a)
data?». Le suore, che erano già alla già esistente (Volontariato Interna-
ricerca di uno stile nuovo di presen- zionale Donna Educazione e Svilup-
za, s i sentirono in sintonia con la ri- · po) e si aggiunse la forma dialettale
chiesta del com une di Torino che in del nome della fondatrice delle sale-
quell'anno, nelle sue politiche giova- siane: Maln (= santa Maria Mazza-
nili, aveva cominciato a dare priori- rello). A seguito dell ' approvazione di
a progetti di appoggio educativo un progetto fatto dal VIDES , il co-
per ragazzi a rischio.
mune stipu una convenzione per
Da anni le Figlie di Maria Ausi- studiare il tetTitorio e formu lare ri-
1iatrice lavoravano alle Vallette, un sposte ai bisogni dei giovani del
territorio periferico dove il degrado quartiere.
è evidente. Si confrontarono in mo- La prima "casa" che le ragazze
34 - FEBBRAIO 1996 BS
chiamarono "nostra" fu un apparta-
mento nelle costruzioni popolari di
corso Cincinnato. Qui incominciò un
doposcuola affoll atissimo come sup-
porto scolastico a bimbe delle e le-
mentari, ragazzi delle inedie e delle
superiori. Col passar del tempo, ini-
ziarono anche percorsi individualiz-
zat i di recupero e attività diverse.
Oggi sono quasi 200 le frequentanti
del VIDES-Maìn e possono sceglie-
re tra una gamma di iniziative: vol-
ley, nuoto , teatro, danza, chitarra,
canto, laboratori di taglio e confezio-
ne, ricamo. Il progetto prevede, inol-
tre, una domenica al mese trascorsa
insieme, soggiorni estivi e invernali,
"estate ragazzi e giovani".

4.5 Page 35

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Abbandono scolastico generalizzato, famiglie disgregate, aggressività e devianza.
Torino-Vallette. Pallavolo e scuola di chitarra (a destra).
Torino-Vallette. Taglio e cucito.
Alle Vallette (Torino). Qui non è facile essere giovani.
PROGETTO DONNA
Essere do nne a ll e Vall ette no n è
faci le. Lo di cono le cento sto rie de l-
le ragazze c he freque ntano il VID ES-
Maìn. De ntro le frag ili pa re ti de lle
case popo lari s i consumano, a volte,
fatt i trag ic i. Il padre e i frate lli che
ins idi ano la fig li a o la so re ll a. li ma-
rito che picchia e pretende. Gli aborti
fo rzati . Lo sfruttame nto de lle ragaz-
ze attrave rso la pros tituz ione. Spes-.
so s' incontrano queste g iova ni do n-
ne pe r le sca le de lle " torri" con vi s i
senza co lore, oppure stanno sol e
sulle panchine, fac il i prede de ll a dro-
ga. « C un lavoro preventi vo ei a fa-
re», di ce Angela Bettero, pres idente
cie l V/D ES- Maìn e pe r anni g con-
s ig lie ra comunale. « Bisogna comin-
c iare dall e bimbe de lle e leme ntari ,
interessarsi de ll e drop-out e de lle
g iovani senza lavoro. Il nostro sco-
po è che al VID ES trov ino una casa,
qu alc uno che le ascolti e le aiuti ».
Perché il lavoro educativo abbi a
un seguito, s i aiu ta no le ragazze a
no n usc ire dai no rm a li percors i sco-
lastic i, stimo lando le, con un accom-
pagnamento costante, ad anelare ol-
tre la scuola de ll 'obbli go. Le o pera-
trici cie l VID ES ritengono impo rran-
te che le ragazze tro vino un lavoro
ne l mome nto cie li ' inserimento e che
a bbi amo la poss ibilità cli es prime rsi
in una serie cli attività c he le po rtino
a misurars i con se stesse, a smussa-
re i propri spi goli , a re laz ionars i con
g li altri in modo non vi o lento.
« Ne l corso cli questi anni », ci in-
fo rma suor Angela Cardani , « la rete
con le altre agenzie educative, soprat-
tutto all ' interno de lla commissione di-
spersione scolastica ha aperto possi-
bilità nuove. E ini ziato il dialogo con
il consiglio regionale dei minori , con
il dipartimento deg li affari sociali , con
parecchi assessorati cie l comune cli To-
rino e con i collegi docenti delle varie
scuole. La sinergia fun ziona, spec ial-
me nte per opera delle Figlie di M aria
Ausiliatrice e cie l gruppo cli animatri-
ci laiche, alcune de lle quali impiegate
a te mpo pieno ne l progetto».
« L 'as pe tto più e vide nte - osserva
Monica - è che le g iovani c he se-
g uiamo , in s ie me con le fa mig lie, in-
cominc iano a des iderare di essere
protagoni ste di cah1bi amento in que-
sta zona. La nostra tens io ne e la lo-
ro è che s i conside rino i g iovani non
come un peso, ma come una risorsa
e che insieme ci s i aiuti a scoprire le
potenzialità c he questo quartiere può
esprime re».
Oltre il di alogo inte rpe rsona le e cli
g ruppo è nata l'es igenza eia parte di
alcune fami g li e di ritrova rsi, di sc u-
te re, fare teatro ins ie me, a nelare all a
1/S FEBBRAIO 1996 - 35

4.6 Page 36

▲back to top
« VIDES-Maìn », un progetto
per le ragazze del quartiere.
ricerca delle proprie origini . Così c'è
stata una grossa partecipazione al
progetto "Radi ci". Sono ritornate in
vita tradi zioni , fo lklore, proverbi , fo-
to, danze dei paes i del sud cl ' Itali a,
terra amata, ma forzatamente abban-
donata dai cittadini dell e Vallette.
I locali ciel centro giovanil e de ll a
parrocchi a sono di ventati sede di
agg regazione di giova ni , di donne e
cl i fa mi glie, che ritrova no "casa" in
un a relazione nuova, che ro mpe la
soli tudine dell'immigrato.
AD AVIGNONE
SUI TRAMPOLI
Fabia na è l'anim atrice che si oc-
cupa de ll' es press ione corporea al-
i' interno ciel \\IIDES-Maìn. lnsieme
co n Enri co, iI suo ragazzo, fo rm ano
la coppi a perfe tta cl i artisti che cer-
ca no comunicazione. Tutte e due im-
peg nali in un vo lontari ato creativo,
so no sempre all a caccia cli nu ove
idee. Una delle più ori ginali , ma an-
che pi ù avv incenti, è stata quell a cli
partire con la troupe teatrale per Av i-
gnone, la città fra ncese che per un
mese all ' anno si trasforma in pal-
cosceni co e vede esibirsi nell e sue
strade compagni e teatrali cli tutto il
mond o. Un mimo breve e suggesti -
vo era il pezzo già pronto che avreb-
36 - FEBBRA IO 1996 /JS
VIDES-MAÌN
Il Progetto, in convenzione con il
Comune di Torino
• scaturisce dalla lettura della realtà
condotta insieme alle agenzie
educative del territorio;
• è rivolto a minori e giovani e alle
loro famiglie;
• è affidato ad un'équipe educativa
qualificata composta da FMA e
laici ;
• si propone di affiancare i giovani
nella loro crescita e nella loro rea-
lizzazione ;
• offre un ambiente in cui sentirsi ac-
colti e stimati e una serie di attività
per lo studio, il tempo libero, l'inse-
rimento nel mondo del lavoro;
• dialoga con il comune di Torino,
la regione Piemonte , il Diparti-
mento per gli affari sociali;
• interagisce con la Caritas zonale e
con la parrocchia per l'animazione
pastorale .
bero potuto proporre in un contesto
cli esperti . Si trattava cli una storia
simbolica sintes i cli un 'es perienza cli
vita alle Vall ette. L'avevano prepara-
ta insieme ~ill e ragazze. Ci avevano
rifl ettuto. Avevano deciso le espres-
sioni , i movi menti, gli attrezzi eia
usare. L' idea era venuta vedendo
ogni giorno quelle panchine solitari e,
sparse tra i giardinetti spelacchi ati
sotto casa. , in alcune ore ciel
giorn o, avevano visto il drogato, la
ragazza in cri si, il barbone... ,
verso sera, aspettava no i giovani
spacciatori o si radun avano le gang
per progetta re violenza. In ventarono
così la "panchin a del ni ente", sim-
bolo di una vita vuota, seduta, senza
futuro. Ma, come in un sog no, par-
landos i e racconta ndosi le proprie
stori e, le ragazze ciel \\1/DES-Maìn ,
con Fabiana e Enri co, si accorsero
che la panchin a del ni ente poteva
trasformarsi in una scala per vo lare.
Ma chi reali zzava questa magia?
C'erano personaggi simpatici, che
viaggiava no su tra mpoli cli all egri a
co n grossi fi occhi colora ti . Quando
arri vava no, chi era sedu to si alzava,
chi era tri ste sorrideva . .. Cambi ava
la vita. Erano gli ed ucatori, che sa-
pevano fa r rinascere la speranza.
Così attraverso la stori a mimata cl i
un percorso educati vo le ragazze del-
le Vallette ebbero successo ad Av i-
gnone tra i professioni sti del teatro.
STORIE DI COMUNIONE
I progetti reali zzati all e Vallette
sono già un buon numero e hanno
toccato vari ambiti. Il primo "Gi o-
vani per i giovani": dal ri schi o dell a
dev ianza all a capac ità di servizio, ha
coin volto educatri ci, ass istenti so-
ciali , operatori dell a sanità costruen-
do una rete di interventi idonei a
trasformare il qu artiere. La seconda
in venzione è stata "Sosgiovis": una
strategia cli prevenzione ciel di sagio
nei paesi dell 'Est, che ha avuto l' ap-
poggio dell a CEE e ha favorito scam-
bi intern azionali . Il fi ore all 'occhi el-
lo del \\IIDES-Moìn è, per ora, "Rad i-
ci" : per recuperare un ' identità so-
ciale, progetto sostenu to dal mini -
stero deg li affari sociali e che ha su-
scitato energie sopi te e tradi zioni di-
menticate nell a periferi a cittad ina.
TI "pensatoio" di tutto - e anche le
mani che rea li zzano i progetti - so-
no quelle cli un gruppo di una deci-
na di donne, F_iglie cli Mari a Au si-
li atri ce e giovani laiche, che fanno
una vita cli fo rte comunione. Nel pic-
colo appartamento cl i via Sansov i-
no, 26/B c'è il tempo dell a condi vi-
sione, dell a co nvivialità e della pre-
ghi era. Non è stato fac ile cos tituirsi
in gru ppo e lavorare insieme. «Do-
ver presentare un progetto », osserva
Angela, «e metterl o a confronto con
le altre agenzie ed ucati ve presenti ,
ha signi fica to per la nostra équipe
ri visitare scelte, moti vazioni , moda-
lità, ril eggere il sistema preventi vo
co nfro ntando lo con un a realtà co n-
siderata dai pi ù co me un ghetto ».
« Ripensa ndo al ca mmino cli qu e-
sti ann i», agg iunge suor Carmela,
«ci pare che i cardini che ci hann o ,
sostenuto sono stati quelli cl i aver
scelto non solo i poveri , ma la vita
fra loro nell a peri fe ri a».
Tutte le vo lontari e, che sono parte
viva ciel \\IID ES-Maìn, credono che
le strategie fun zionin o perché c'è
sintoni a nell a crescita tra FMA e
laiche; c'è ades ione al sistema eclu-
cati v·o sales iano; si accetta la fl ess i-
bilità deg li orari e la sfida cli dover
ri cominciare sempre; non ci si stan-
ca di cercare in.sieme vie nuove e si
all arga la co ndi visione a tutte le
persone di buona vo lontà.
Graziella Curti

4.7 Page 37

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jean-François Meurs
ANCHE LA NOIA
È UN DIRl~TO
Gli adulti vogliono evitare ai loro figli momenti di noia
e li riempiono di cose da fare. Eppure i ragazzi hanno bisogno
di riflettere per costruire la loro personalità.
Devono prendere fiato tra un'esperienza e l'altra
per diven_tare se stessi.
<< e osa hai fatto oggi? ». La
mamma era seccata e
papà aveva l'aria di chi sta per-
dendo la pazienza. Avevo passato
tutta la giornata nel silenzio più
nero. «Ma muoviti , fa' qualcosa! ».
Erano nervosi e demoralizzati nel-
lo stesso tempo.
Non pensavo che il mio modo di
fare potesse disturbarli tanto.
Che cosa aveyo fatto oggi? Ma
che ne so, io! E già tanto che mi
sia reso conto ... Beh, riassu -
miamo.
QUESTA MATTINA mi sono alza-
to che erano le 11. Ero già sve -
glio da un po'; ma che importa?
Giulia è andata a Parigi per una
settimana, e io me ne stavo ,
dentro il mio piumone. Joris è ve-
nuto a bussare alla mia porta, ma
non ho risposto . Ha messo dentro
la testa, e non gli ho nemmeno
urlato dietro che non gli avevo
detto di entrare. Mi ha spiegato
che voleva farmi sentire un CD ,
per farmi passare la noia, ma non
c'era bisogno di tante spiegazioni,
faccia pure ciò che vuole ...
Flipot ha approfittato per scivo-
lare sul mio letto e si è messo a
ronzare. Quando ero bambino ,
credevo fosse il suo motorino.
Dopo mezzogiorno: « Perché non
vai un po' in bicicletta? La bici -
cletta ti piace, no? Vai a vedere i
tuoi amici , è da un po' che non
vedi Carlo ».
Ma perché mi devono sempre
cercare qualcosa da fare?
" Vi sono tante cose che si pos -
sono fare! ».
Ebbene , io, da parte mia , trovo
che vi sono un sacco di cose per
niente interessanti da non fare ...
Avevo voglia di stare in pace , e
basta.
Perché sempre programmare
cose e cose .. .
No, niente programmi. Niente atti-
vità.
A forza di sentire: «Muoviti!», mi
sono detto : bene, vado fino in
fondo al giardino. Ho fatto qual-
che metro sul prato e mi sono la-
sciato cadere sull'erba. Ho con-
centrato tutte le energie nello
stare fermo, piatto, a pancia in
giù . Non ero triste, no. lo so cosa
sia la tristezza. L'ho avuta quan-
do ero bambino. Ma ora, no! Nien-
te! Rien! Nihil Nada! Nothing!
Nichts!
SONO RIENTRATO in sala. «Se
vuoi , accendo la tele per te », mi
ha detto Joris, che dimostrava di
aver capito il mio stato d'animo.
«Cambio io i canalJ per te ... ».
Neanche la tele! E il colmo! Lei
che è la compagnia ideale per chi
si vuole annoiare! Poi mi ha pre-
parato un bel sandwich. Si diverti-
va Joris a vedermi così.
Stavo pensando a me, ero là per
me. Non ero là per nessun altro.
Assente fisso. Inutile chiamarmi,
l'automatico era staccato! Stac-
cato, guasto.
Che farò oggi? Mi sono messo ai
bordi del nulla, del vuoto, respiro
l'assenza. Ma mi sento forte men-
tre resisto alla vertigine di fare
qualche cosa.
Ho avuto il coraggio di guardare il
nulla in faccia ...
Oh , mi è sembrato qualcosa di
grande!
E'TERR/B!LE, )
QUELLO LA~ )
_ JEMPl<éAL LAltJRO!!,..
----...._ __;---'
HO FATTO LA DOCCIA e poi
non so più cosa ho fatto, ma al-
l'improvviso è arrivato mezzogior-
no. Mi sono presentato a tavola a
dorso nudo e scalzo. E sono co-
minciate le discussioni ... « Mettiti
una maglietta, almeno, no?! ».
« Bene, d'accordo , non c'è biso-
gno di gridare! », ho detto ,sicuro
di me . « Perché gridate? E così
che mi volete bene qui?».
BS FEBBRAIO 1996 - 37

4.8 Page 38

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COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
ICi I SO
eia in sé è uno dei più importanti
compiti della famiglia.
Oggi, bambini e ragazzi sono "sotto pressione", per molti motivi.
Anche per loro, l'ansia è una cosa seria. Purtroppo molti genitori
considerano con troppa leggerezza l'ansia dei loro figli.
Hanno la tendenza a ritenere che verrà superata con la crescita
o che può essere affrontata con la volontà, se solo il bambino fa
qualche sforzo. Di conseguenza si dimostrano indifferenti o irritati.
esperienza insegna che i livelli
di ansia costituiscono la più
grande minaccia per lo sviluppo intel-
lettuale, sociale, emotivo, sessuale,
fisico e personale del bambino.
L'ansia cronica rende estremamente
difficile, se non impossibile, capire una
lezione, risolvere un problema, pren-
dere una decisione, superare bene un
esame o un'interrogazione, affrontare
le competizioni, farsi degli amici e cre-
scere. Inoltre, sul lungo periodo, ha un
effetto devastante sull'immagine e sulla
considerazione che il bambino ha di sé.
I SINTOMI RIVELATORI. Il ragazzo
eccessivamente ansioso è timido,
pauroso, inconcludente. Ha scarsa fi-
ducia in se stesso e un'immagine ne-
gativa del proprio io. I banali imprevisti
e i contrattempi dell 'infanzia, come le
critiche di un professore, un brutto vo-
to , o il fallimento di qualche prova da
cui egli si aspettava il successo, pos-
sono sopraffare un bambino che già è
ansioso. I ragazzi ''tristi", perché in pre-
da a forme d'ansia e di paura, manife-
stano sintomi comportamentali forte-
mente problematici : aperta disobbe-
dienza, turpiloquio, umore instabile, in-
scienze e provocazioni, goffaggine, tra-
scuratezza, uso irresponsabile del de-
naro, furti , interesse per la pornogra-
fia, disordini alimentari.
Questi comportamenti vengono di so-
lito pesantemente censurati dai geni-
tori, che raramente si sforzano di risa-
lire alle loro vere cause. Tendono ad
attribuire la colpa a motivi quali la di-
subbidienza, l'impulsività, l'immaturità,
l'insolenza, la pigrizia, il carattere ribel -
le, l'egoismo, la stupidità e la debolez-
za. Così il clima familiare viene soltan-
to avvelenato da continui litigi che si
prolungano nel tempo , irritando sem-
pre di più i contendenti , mentre le si-
tuazioni problematiche reali riman-
gono irrisolte.
Nonostante ciò che credono molti geni-
tori , le ansie non possono essere ri-
mosse con esortazioni del tipo "non fa-
re lo stupido" o con commenti derisori
riguardanti il coraggio o la personalità
e nemmeno, nel migliore dei casi, con
l'incoraggiamento e la comprensione.
Le ansie dei bambini non possono
svanire da sole. Rassicurare un bam-
bino pauroso, trasformarlo in un es-
sere fiducioso e sereno, sostituire i
dubbi provocati dall 'ansia con la fidu -
« HO PAURA DI MIO PADRE ... ».
Quali sono le principali fonti di stress?
La prima è incredibilmente la famiglia
stessa. Alcuni psicologi moderni l'han-
no definita "Un'incubatrice di incubi":
c'è il timore concreto della violenza dei
genitori, della loro morte, del divorzio.
"Ho paura di papà quando è infuriato
nero", "di quando mamma e papà liti-
gano e si picchiano", "di mio padre
quando lo guardo".
Al secondo posto viene la scuola. « Ho
paura degli assassini e delle note sul
registro », dice un bambino di 1O anni.
Ed Erika, 9 anni: « Una storia che mi
fa paura è quella di non essere am-
messa alla quinta ». Seguono la paura
di non essere all'altezza delle aspetta-
tive altrui, amici o genitori, la paura del
fallimento sociale e nelle relazioni ses-
suali. Il passaggio dalla scuola dell'ob-
bligo alla scuola superiore, per esem-
pio, segna una fase critica nella vita
degli adolescenti , che devono affron-
tare compiti nuovi in un contesto assai
meno protettivo e controllato, un luogo
in cui le voci dei coetanei , i loro giudizi
e i loro valori, assumono un rilievo ben
superiore delle conferme che magari
si ricevono ancora in famiglia. Il tuffo
senza rete di protezione dal sogno in-
fantile alla realtà adolescenziale è
un 'altra fonte di ansia. Non mancano
naturalmente paure e fobie particolari,
dalla paura del buio, a quella degli
estranei, a quelle di tipo economico.
Che cosa possono fare i genitori? Il
primo passo è riconoscere che l'ansia
può essere alla base delle modificazioni
di comportamento dei figli ; il secondo è
capire la causa, o le cause, dell'ansia; il
terzo è intervenire nel modo migliore
per aiutarli a uscire dal problema.
LE SETTE P. Si possono seguire an-
che alcune semplici regole che , per
facilità mnemonica, facciamo co-
minciare tutte per P.
Parlare. Può sembrare scontato, ma
un dialogo sincero e aperto tra genitori
e figli è una conquista difficile. I geni-
tori non hanno molti altri mezzi per
scoprire le cause dell'ansia dei loro
figli. In famiglia si dovrebbe discutere
di tutto : dei problemi scolastici, relazio-
nali, sessuali come del futuro e dei
valori religiosi .
Partecipàre. I genitori devono scen-
dere apertamente a •fianco del figlio
ansioso. Devono incoraggiarlo ad ana-
38 - FEBBRAIO 1996 BS
I ragazzi ansiosi hanno scarsa
fiducia in se stessi.

4.9 Page 39

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lizzare gli eventuali errori in maniera
precisa e obiettiva, invece di cercare
di non pensarci . Confrontarsi con i
propri fallimenti non è mai piacevole ,
ma può insegnare molto.
Positività . I figli hanno bisogno di
sapere che almeno il loro papà e la lo-
ro mamma hanf)o fiducia in loro, no-
nostante tutto. E necessario premiare
e lodare i figli più spesso di quanto
siano puniti. Le ricompense includono
premi, incoraggiamenti, congratulazioni,
ma anche un bel sorriso d'apprezza-
mento. Purtroppo molti bambini smet-
tono di ascoltare non appena un adul-
to inizia a parlare. Sanno pe r espe-
rienza che i loro commenti saranno
probabilmente negativi e offensivi.
Pazienza. La fretta di molti genitori
di ottenere risultati , aumenta soltanto
l'ansia dei figli e provoca pensieri del
tipo "tanto non ce la farò mai".
Perseveranza. I genitori devono es-
sere tenaci. Impedire che il figlio an-
sioso "lasci perdere". Devono dargli un
po' della loro forza, incoraggiandolo a
·camminare in maniera leggermente
più spedita di quanto è sua abitudine.
Ma non così rapidamente da indurlo al
panico , né così lentamente da fargli
considerare l'obiettivo inutile.
Prudenza. Occorre molta attenzione
per proporre degli obiettivi ad un ra-
gazzo ansioso. Bisogna essere certi
al novanta per cento che sia in grado
di portare a termine ciò che è stato
prefissato.
Pace. L'atmosfera familiare è molto
importante. I genitori che vogliono
aiutare i figli a superare l'ansia devo-
no prima superare le proprie sensa-
zioni e paure. La famiglia deve essere
un 'isola di pace , rilassata e rilassante .
DIZIONARIO PEDAGOGICO
a cura di Jean-François Meurs
C onfidenza. Senza affetto non
vi è confidenza; senza confiden-
za non vi è educazione. L'educa-
tore che ha conquistato la confi-
denza dei giovani potrà svolgere
il suo ruolo educativo.
H umour. Humour è la sintesi
dell'umanesimo e dell'amore.
L'humour non è la derisione, lo
scherzo, "fare dello spirito", per-
ché in questo caso tu ti senti su-
periore a qualcuno ... No. L'hu-
mour è quando tu guardi gli altri,
le cose, le situazioni - ma so-
prattutto te stesso! - con amore,
vale a dire prendendo le distanze
e guardandoti più in profondità.
Tu sei il primo a metterti in gioco,
e non ti prendi troppo sul serio ,
soprattutto se la cosa è seria.
I dentità. Ciascuno riceve a for-
gia la propria identità P.er come è
identificato dagli altri. E per que-
sto che la relazione affettiva è
tanto importante. L'educazione si
fa in gruppo . Tuttavia è cosa
buona che all'interno del gruppo,
G ioia. È sulla gioia che l'uomo ognuno sia ben individuato, rice-
fonda il senso della vita. La gioia va una parola che è detta solo
è sempre legata alla santità: « Noi per lui. Don Bosco faceva scen-
G 7 qui facciamo consistere la santità
nello stare sempre allegri! ». Il
clima di gioia e di pace è una
specie di verifica permanente
dere volentieri una parolina parti0
colare all'orecchio di ciascuno.
cUJ61>El610ilAAJ;
della qualità della "santità" e
~
della qualità del funzionamen-
to ~~li.a istituzione educativa.
~
eENE...-,f~{
tP:~TA
&f~VE
La g101a non va confusa con
il piacere di un istante, ma
è il frutto di un cammino di
%/./4
~fa{"" ANNO PéR
~
~
ANNO
PéRO' Blf~é.
L...
umanizzazione riuscito.
V"~
,so1t":KAF« L ,. f<11
----------
IN LIBRERIA
Collana "Cammini
di spiritualità giovanile"
di Gianni Ghiglione
UNA SETTIMANA
CON UN AMICO:
GESÙ DI NAZARET
pp. 88, lire 7.000
UNA SETTIMANA CON
MARIA DI NAZARET
pp. 72 , lire 7.000
UMF.UlO Of \\'4'. tU
CON GLI ADOLESCENTI
Schede a temi per gli incontri
di gruppo, la classe, l'oratorio
di Umberto De Vanna
Da adolescenti a week-end,
con un 'introduzione sull'arte
di raccontare.
pp. 160, lire 18.000
Presso le librerie cattoliche
o direttarnente alla:
ELLE DICI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011 /95.91.091 - c/c Postale 8128
BS FEBBRAIO 1996 - 39

4.10 Page 40

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- I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r
TITERRÒ
NEL MIO CUORE
Mia madre è rimasta ricoverata
per circa quattro mesi in seguito
a forti dolori addominali. Noi figli
pensavamo al peggio. La mam-
ma era soggetta a ischemia e il
chirurgo ci parlava del rischio di
operarla. Mi rivolsi allora con tut-
ta la mia anima a san Giovanni
Bosco perché tenesse in vita la
mamma. Ed infatti l'intervento è
riuscito molto bene e tutto sta
andando per il meglio. Grazie ,
Don Bosco: ti terrò sempre nel
mio cuore!
Domenica lacono
Portici (Na)
r HO RISCOPERTO
LA GIOIA
DEI SACRAMENTI
Leggo abitualmente il Bollettino
Salesiano e mi interesso alle nu-
merose grazie ottenute per inter-
cessione di san Domenico Sa-
vio . Quando sono stata in attesa
di un bambino ho voluto indossa-
re il suo abitino e ho fatto la nove-
na suggerita. Ciò , oltre che aiu-
tarmi nei momenti difficili è ser-
vito soprattutto a farmi riscopri-
re , dopo tanti anni , la gioia di ri-
cevere i sacramenti . Prego san
Domenico Savio che abbia
sempre a protegge,rmi.
F.C.
Villanova (Al)
r
MISENTIVO
COME PROTETTA
Ho sentito parlare di Maria Ausi-
liatrice, di Don Bosco, di Dome-
nico Savio dalle suore presso le
quali mio figlio ha frequentato la
scuola materna. Un giorno ho
partecipato con loro ad un pelle-
grinaggio alla Basilica di Maria
Ausiliatrice a Torino. Entrando in
quella Basilica ho provato una
grande emozione, soprattutto
quando mi sono recata all'altare
di Domenico Savio. Desidera-
vo tanto avere un altro figlio . Fu
questa la grazia che chiesi da-
vanti a quell'urna. Mi proposi an-
che di ritornare in seguito per-
ché avvertivo che c'era qualco-
sa di particolare in quel posto .
Da Torino ci spostammo a Colle
D. Bosco . Ripetei anche la
mia supplica. Dopo qualche me-
se iniziava la mia nuova mater-
nità. Fu un avvenimento di gran-
de gioia per me. Ma la storia del-
la mia gravidanza doveva pre-
sentarsi avventurosa. A co-
minciare dall 'ottavo mese le dif-
ficoltà si fecero sempre più gravi
e preoccupanti sia per me che
per il nascituro. Si decise un gior-
no per il parto cesareo. lo intanto
indossavo sempre l'abitino di
Domenico Savio: mi sentivo co-
me protetta! Posso affermare in-
fatti che la mia fiducia in lui è sta-
ta tale che mai ho perduto la spe-
ranza. Ero in ospedale in attesa
dell 'intervento quando a un 'o-
stetrica di passaggio chiesi una
visita. Lei notò con sua meravi-
glia che forse l'intervento era
evitabile. Il ginecologo, anche se
con preoccupazione, decise di
attendere. Di a poco mi nacque
una bella bambina che ci ripagò
di tutte le preoccupazioni prece-
denti. lo so che devo tutto all'as-
sistenza di Domenico Savio!
N.C., Melzo (Mi)
r
È USCITO
INDENNE
Il 24 maggio, durante la messa
vespertina in onore di Maria Au-
siliatrice, il celebrante invita i pre-
senti a chiedere con particolare
fiducia un dono alla Madonna nel
giorno della sua festa: cosa che
io ho fatto molto volentieri pen -
sando a mio figlio . Due giorni do-
po mio figlio , stanco al volante
dell'auto, si addormentò e uscì di
strada: dall'urto uscì indenne. lo
ringrazio di cuore Maria Ausilia-
trice per il suo intervento.
L.Z. , Padova
r
ASERA
NON AVEVA
PIÙ FEBBRE
La mia piccola Annalisa di tre
anni, fu colpita improvvisamente
da una malattia del sangue sco -
nosciuta. Ricoverata d'urgenza
al "Bambin Gesù" di Roma ci ri -
mase un mese in condizioni di-
sastrose . Sembrò ad un ce rto
punto che le cose si stessero ri-
solvendo , quando invece una
forte febbre fece ridiventare il
caso di nuovo molto preoccu -
pante. I medici infatti non sape-
vano più che strada imboccare.
Per me fu un periodo di ango -
scia terribile : assistere impoten-
te ai dolori della bimba. Fu prov-
videnziale la visita di una signo-
ra che mi portò l'abitino di Do-
menico Savio . Lo facemmo in-
dossare alla bambina. A sera
non aveva più febbre. È guarita
e da allora è stata sempre bene.
Noi ringraziamo Domenico Sa-
vio e lo preghiamo perché vo-
glia continuare ad assistere la
nostra Annalisa.
Coniugi Mariano
Miggiano (Le)
r NONOSTANTE
DUE INFARTI
Come exallieva delle Figlie di
Maria Ausiliatrice ho pregato
tanto Don Bosco perché facesse
ritornare a casa guarito mio ma-
rito ricoverato in ospedale. Nel
giro di un mese ha subìto tre
lunghi interventi. E nonostante
l'età avanzata e nonostante due
infarti egli ha superato tutto
bene ed è tornato a casa in con-
dizioni discrete . Per questo rin-
grazio Maria Ausiliatrice e Don
Bosco .
Rina Baragiotta
Pratq Sesia (No)
r
POTEVANO
SORGERE
COMPLICAZIONI
IRREVERSIBILI
Una mia sorella fu trovata sve-
nuta per terra. Portata d'urgenza
all'ospedale, rinvenne ma era tut-
ta scioccata. Sapeva dire solo :
« Perché mi trovo qui? Chi mi ha
portato? ". La si tuazione, secon -
do i medici , poteva avere gravi
conseguenze . Infatti, nonostan-
te le cure e nonostante che fos-
se stata dimessa dall'ospedale,
la sua situazione psicologica ri-
maneva allarmante : crisi depres-
sive con tentativi di suicidio. lo
che sono una lettrice del Bollet-
tino Salesiano, ho cominciato a
pregare fervorosamente Maria
Ausiliatrice. Posso affermare
oggi con riconoscenza che le
condizioni generali sono mutate
in bene . Ed io spero - grazie
all 'intercessione di Maria
Au si liatrice - che si giunga ad
una completa guarigione.
A.P. , Oristano
r
ALLAFINE
DELLA SECONDA
NOVENA
Sento il bisogno di ringraziare
pubblicamente la Vergine Ausi-
liatrice per una grazia ricevuta.
Mio figlio , dopo tre anni di lavoro
presso una ditta si è trovato di-
soccupato. In questa incresciosa
situazione la famiglia al comple-
to ha iniziato una novena all'Au-
siliatrice, quella consigliata da
Don Bosco , affinché mio figlio
potesse ritrovare un lavoro adat-
to a lui. Alla fine della seconda
novena egli ha trovato quel che
cercava. Ringraziamo tutti Maria
Ausiliatrice.
F.M. ,
Rosà (Vi)
r MIDECISI
Stavo perdendo l'orecchio de-
stra, a causa del nervo acustico
che si stava consumando. Se-
condo l'otorino, tale processo era
inarrestabile e non c'era alcun
rimedio valido . La perdita del-
l'udito era grande e a poco ser-
vivano gli accorgimenti usati .
Avven ne che andassi a fare un
corso di esercizi spirituali a Mor-
nese e mi decisi a ricorrere a
Madre Mazzarello: « Ridonami
l'udito - sempre che ciò non sia
contrario alla volontà di Dio -
anche in vista del mio ufficio di
musicista ». Ho ripetuto tale in-
vocazione varie volte , mentre
avvicinavo il mio orecchio alla
sua reliquia. In verità quel mor-
morio che prima avvertivo ha
cominciato pian piano a diminui-
re , così pure le vertigini. Ho po-
tuto anche smettere le medica-
zioni ... Ora son due anni che
sto bene. Grazie, Madre!
Suor Natividad Arto, FMA
Armunia, Spagna
Per la p11bblirnzio11e 11011 si
tiene co/1/o delle lettere 11011
firmat e e senza recapito. Su
richiesta si potrà omei/ere
r i11dicazio11e del nome.
40 - FEBBRAIO 1996 /JS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
PELLI sac. Ottone, salesiano, t Torino il
19/3/1995 a 81 anni.
Nato in provincia di Varese, dopo aver fre-
quentato il seminario inferiore e il liceo a Ve-
negono, passò all 'aspirantato di Ivrea e di-
venne salesiano a Chieri-Villa Maglia. Gio-
vane sacerdote, fu addetto alla rivista Gio-
ventù Missionaria e poi, per 24 anni, tu cap-
pellano alla Fiat, dove ha lasciato un ricordo
indelebile per la sua fede e la sua bontà,
comprensione e intraprendenza. Fu delega-
to dei cooperatori e degli exallievi , ai quali sa-
peva trasmettere il genuino spirito di Don
Bosco .
BORZINI suor Erminia , figlia di Maria
Ausiliatrice, t Manila il 12/3/1995 a 83 anni.
Partì per Shanghai nel 1947, appena tu pos-
sibile, dopo la guerra. Conobbe così il gran-
de trapasso della Cina al comunismo. Espul-
sa dalla Cina, tu dapprima a Formosa e poi
nelle Filippine. Sia nei tempi in cui ebbe com-
piti di governo, sia nei lunghi anni di servi-
zio umile e nascosto dell'anzianità, la sua
unica espressione era: « Comunque, conser-
viamo la gioia! Sempre ».
DE CASTRO Gemma ved. Tucci, coope-
ratrice , t Roma 1'8/3/1995 a 90 anni.
Una lunga esistenza terrena trascorsa con
fede viva, mai venuta meno, alla quale tace-
va riscontro una pratica cristiana nell'assidua
preghiera e nell'amore alla famiglia. Era ba-
ronessa , ma sempre umile, non si avvalse
mai del titolo nobiliare per emergere e met-
tersi in evidenza. Molto devota di Don Bosco
ne ammirava e seguiva gli insegnamenti e,
disponendo di buone possibilità economi -
che, elargiva ai bisognosi il superfluo. Nume-
rosi missionari salesiani hanno conosciuto
la bontà del suo cuore. Sopportò con fortez-
za d'animo la malattia.
PESOLA sac. Donato, salesiano, t Bari il
18/4/1.995 a 74 anni.
È entrato nella luce della Pasqua dopo lun-
ga sofferenza, offerta al Signore per il Papa,
la Chiesa, la Congregazione. Uomo di pre-
ghiera, confessore ricercato, educatore esi-
gente, apostolo di carità come cappellano
nell'ospedaletto dei bambini della città. Un
vero salesiano, che ci ha insegnato a vive-
re e a morire.
IVO Pedro, salesiano, t Recife (Brasile) il
22/3/1995 a 91 anni.
Salesiano laico, fu sempre un esempio vi-
vo di vita austera, di pietà e di lavoro . Nella
nostra casa di Recife , con zelo e disponibi-
lità, si dedicò per molti anni come infermiere
a servizio dei confratelli ammalati. Molto
abile , creò un laboratorio per la fabbrica-
zi one di cande le e di corone del rosario ,
considerate le migliori della città e molto
ricercate per il servizio liturgico.
Negli ultimi anni, vinto dall'età e dalla stan-
chezza, era rimasto nell'infermeria, e lo si tro-
vava sempre in cappella a pregare.
COMPAGNIN sac. Gino, salesiano, t Re-
cife (Brasile) il 7/5/ 1995 a 85 anni.
Come diceva Don Bosco, "quando un sale-
siano morirà lavorando per le anime , la
congregazione avrà riportato un grande trion-
fo". La morte di don Gino Compagnin ha col-
to tutti di sorpresa, nonostante avesse 85
anni. Infatti conservava ancora in pieno il
suo incarico di rettore del santuario del Sa-
cro Cuore di Recife. La sua vita era quella di
un giovane: accogliente, allegro, buono. Que-
ste furono le caratteristiche di tutta la sua
vita. Confessore di tutti, specialmente dei gio-
vani, che lo apprezzavano molto. Visse il suo
sacerdozio sotto lo sguardo di Maria.
BRUANT Joseph, salesiano, t Caen (Fran-
cia) il 18/4/1995 a 78 anni.
Passò più di 30 anni in Marocco, dove fu
un ardente diffusore della stampa cattolica.
A Casablanca suscitò molli collaboratori
che, ogni settimana, distribuivano circa due-
mila copie dei giornali cattolici. Umile e di-
screto, manifestò sempre un grande attac-
camento alla Vergine Maria.
MARTONE Lina, ved. De Ciccio , coope-
ratrice, t Conca della Campania (Caserta)
il 4/11 / 1995 a 88 anni.
Così la ricorda mons. Praia, che la conob-
be bene : « Madre del salesiano don
Antonio. Zelantissima catechista in parroc-
chia negli anni della gioventù , sentì poi
realizzato nel figlio sacerdote il suo deside-
rio di apostolato, che gli impegni del lavoro
e della famiglia non le permisero di conti-
nuare . Vissuta nella costante unione con
Dio, anche e soprattutto attraverso il lavoro
e le prove della vita, prima di morire chiese
ai figli che non piangessero la sua morte,
perché la considerava come una liberazio-
ne dai mali presenti e l'inizio della felicità
senza fine alla prese.nza di Dio ».
CHIESA Maria, t S. Stefano Roero (Cuneo)
il 20/3/1995 a 80 anni.
È sempre stata il sostegno e il conforto
della mamma, vedova di guerra: per que·
sto forse non ha mai cercato di formarsi
una famiglia tutta sua. Aveva una grande
devozione alla Madonna, faceva catechi-
smo in parrocchia , animava tutti con la
parola e con l'esempio. Devota di Don
Bosco , era sorella del salesiano Teresio ,
noto fotoreporter, autore della ricerca stori -
co-fotografica " Don Bosco e il suo ambien -
te ". Nella cerchia della sua famiglia ebbe
la gioia di vedere molte altre preziose
vocazioni salesiane e diocesane.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA , riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati
ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure ali' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
ciel culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti
su indicati:
« . .. annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' /stitllfo
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dal l'Ente, e particolannente
per l'esercizio del culto, per la
fonnazione del Clero e dei
Religiosi , per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS FEBBRAIO 1996 - 41

5.2 Page 42

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
di Maria: li affido i miei fi gli e
le loro fami glie, a cura cli N.N .,
L. 200.000.
In memoria e suffragio di Lucia
Vibe11i, a curn di N.N., L. 200.000.
S. Giovanni Bosco, a cura cli N.N.,
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e S. Domeni-
co Savio, a cura di Gi ovannini
Maria, L. 200.000.
Rivolgiti alla più vicina
casa salesiana o contatta
i responsabilidella tua regione
ADRIATICA
Giancarlo Manieri :
te!. 071 /84.314
LAZIO
Patrizia Militi:
te!. 06/84.17.081
Silvano Missori :
te!. 06/444.07.721
LIGURIA / TOSCANA
Nila Mugnaini :
te!. 0586/81.41 .74
Paolo Gambini:
te!. 010/646.92.88
LOMBARDIA / EMILIA
Silvia Biglietti:
te!. 051 /70.21.40
Maurizio Spreafico:
te!. 02/670.74.344
MERIDIONALE
Mariangela Cecalupo:
te!. 080/53.43.379
Antonio D'Angelo:
te!. 081/75.11 .970
PIEMONTE
Manuela Robazza:
te!. 011 /43.65.676
Egidio Deiana:
te!. 011 /52.24.238
SARDEGNA
Sandra Bona:
te!. 0785/70.293 ; 70.895
Giuseppe Casti:
te!. 0783/800.238
SICILIA
Gina Sanfilippo:
te!. 095/76.49.433 .
Giorgio Roccasalva:
te!. 095/72.11 .201
VENETO/TRENTINO
FRIULI
Mafalda Diana:
te!. 0438/41.06.13
Gianfranco Ferrari:
te!. 045/80.70.793
M. Cristina Zanaica:
049/80.21 .666
42 - FEBBRAIO 1996 BS
Borse missionarie da
L. 100.000
I Torino. Tre giovani salesiani, che hanno ricevuto
il mandato missionario nell'ottobre scorso:
Michele Ferrere (Hong Kong), Giancarlo Scarparo (Ciad),
Luc Sermeus (Centrafrica).
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, per ringraziamento e pro-
tezione, a cura cli Parl ani Giorgi-
na. - In memoria di Don Rinaldo
Vallino e Don Vittori o Tatak, a
cura di Vallino Piero. - Maria
Maria Ausiliatrice, in ringrazia- N.N ., L. 500.000.
Ausiliatrice, per grazia ricevuta, a
mento per grande grazia ricevuta, Maria Ausiliatrice e S. Giovanni cura di Ciccone Francesco. - Ma-
a cura di Anna Condemi Musura- Bosco, a cura di !diii Maria Rosa, ria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ca, L. 2.000.000.
L. 500.000.
ni, a cura di Tessaru Barbarina. -
Sacro Cuore di Gesù, Maria Au- Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Maria Ausiliatrice, a cura di Cer-
siliatrice, S. Giovanni Bosco, im- Bosco, in memoria e suffragio di reia Calvino Vilma. - Maria Au-
plorando protezione per noi e per mio marito Bruno , a cura di De siliatrice e Don Bosco, per rin-
la pace ne l mo ndo , a cura di Marco Fulvia, L. 500.000.
graziamentu , a cura cli G.M.M. -
P.G.E.C., L. 2.000.000.
Maria Ausiliatrice mi affid o al
tuo materno aiuto, a cura di N.N .,
L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione e aiuto spec ial e
sulla l'amiglia, a cura di N.N., L
1.000.000.
In suffragio di don Egidio Viga-
nò, a cura degli exallievi di Son-
dri o, L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, a cura cli Corradi Laura,
L. 500.000.
Don Bosco, in memoria e suffra-
gio di Me rl o Maria , a c ura cli
Merlo Ferdinando, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, invocando continua prote-
zione per i nostri cari, a cura di
N.N., L. 500.000.
S. Giovanni Bosco, a cura cli Lu-
paria Teresa, L. 500.000.
Don Egidio Viganò, a cura di Ri z-
z,ilo Boschiero Maria, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, suor Teresa
Maria Ausiliatrice, a cura di Scor-
tegagna Bruno, L. 460.000.
Beato Filippo Rinaldi, in memo-
ria e suffrag io dei miei defunti , a
cura di Rota Teresa, L. 400.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Terrazzoni Anna,
L. 325.000.
S. Cuore di Gesù, Maria SS. di
Lourdes, Don Bosco, per grazia ri-
cevuta, a cura di M.O., L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Mamma Margherita, per grazia
ricevuta, a cura di A.B.L. , Casale
Mon fe rrato, L. 300.000.
Gesù Sacramentato, Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco: ci affidiamo a
voi, giunte ommi al declino, a cura
di Riva Pierina e Ida, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice , per grazia
ri cevut a, a cura di D.C.M., L.
300.000.
Maria Ausiliatrice, per ri co no-
scenza, a cura di Mari a Ass unta-
Brescia, L. 250.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Maria Ausiliatrice, a cura di Mi-
chelazzi Maria. Maria Regina ,
in ringraziamento, a cura di Dova
Carla. - Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, per rin-
graziamento e protezione dei pic-
co! i Maroa, Sara e familiari , a cu-
ra di Gaglione Rosa. - Maria Au-
siliatrice, in ringraziamento, a cu-
ra di C.L. - S. Giovanni Bosco,
in ringraziamento, a cura di C. L.
- Don Bosco, a cura di Spagnoli
Alberto. - Maria Ausiliatrice,
Santi/e salesiani/e, a cura di N.N .
- Maria Ausiliatrice, per prote-
zione dei fi gli , nipoti e familiari ,
a cura di Beduss i Orsola Belan. -
Maria Ausiliatrice, a cura di Bac-
ca Giovanni . - Maria Ausiliatri-
ce, in suffragio del defunto papà
Adolfo Giacomini, a cura di Adria-
na e Famiglia. - Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, Don Rinalcli,
a cura di Seco ndina Rom agnol o.
- S. Cuore cli Gesù, Maria SS. e
S. Giuseppe, in suffragio di Car-
lo Ferruccio A1tana, a cura di N.N.
Valsé, in ·memoria e suffragio di Suor Eusebia, per ring;·aziamen- - In memoria di Don Egidio Vi-
Albert o Burigan a, a' cura dell a to e invocando protezione, a cura ganò, a cura di A.M. - S. Cuore
mamma, L. 500.000.
di F.G.F.P., L. 250.000.
di Gesù, Maria Ausiliatrice, Don
Beato Filippo Rinaldi , in memo- S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia- Bosco, a cura di Nicola Stefani. -
ri a de l fra te ll o don Francesco, trice, per ringraziamento e prote- Maria Ausiliatrice, a cu ra di
missionario, a cura di Zannini An- zione, a cura di N.N., L. 250.000. Bozzano Caterina. - Maria Au-
na, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di N.N., siliatrjce, in ri cordo di Gaudenzi
Maria Ausiliatrice e S. Lucia, per L. 200.000.
Anna, a cura di N.N . - Don Bo-
grazia ricevuta, a cura di Silvestri Maria Ausiliatrice, Santi Sale- sco e Mamma Margherita, invo-
Italia, L. 500.000.
siani : aiutareci e proteggeteci, a cando protezione per me e per la
Beato Filippo Rinaldi , per ringra- cura di N.N., L. 200.000.
famiglia, a cura di Massaglia El-
ziamento e protezione, a cura di Cuore immacolato e Addolorato vira.

5.3 Page 43

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IDon Edward Cappelletti
è nato a New York.
Dal 1959 è incaricato
della Procura Missionaria
di New Rochelle.
Padre Cappelletti, il suo cognome è italiano.
Sì, mio padre era di Lucca, mia madre della Gmfagnana. A 14 anni mio
padre emigrò in Brasile, per lavorare nelle piantagioni di caucciù a
Manaus. A 17 anni si spostò negli Stati Uniti , dove si sposò.
Lei diri ge la Procura missionaria di New Rochelle. È sorta dopo la
seconda guerra mondiale, mi pare.
Negli anni del dopoguerra i vescovi chiesero a tutti i religiosi che regolas-
sero il flusso dei missionari che ogni domenica predicavano nelle varie
parrocchie degli Stati Uniti per chiedere soccorsi. Fu padre James
O'Loughlen a fondare la Procura salesiana, e anche a dare inizio alla
nostra rivista missionaria. Dopo quattro anni gli succedette padre A. J.
Louis, che introdusse il direct mail, cioè gli aiuti missionari per corrispon-
denza. Io gli sono subentrato nell'incarico nel 1959.
«Salesian », la vostra rivista , è a grandissima diffusione.
Salesian esce quattro volte ali 'anno e ha una tiratura di un milione di
copie, e a volte anche di un miJione e mezzo. La grafica è dignitosa; ser-
vizi e reportages pur avendo una destinazione popolare, sono giornalisti-
camente curati. Lo scopo è quello di far vedere dove e come spendiamo il
danaro che la gente offre per i missionari. Attraverso il racconto delle
esperienze missionarie è come se dicessimo: vedete, ci siamo andati noi
là, ma senza di voi, non avremmo potuto farlo. Ed è vero. Gli statunitensi
sono ancora generosi. Non vogliono che sia l' amministrazione pubblica a
fare tutto: sono contenti di sostenere direttamente alcune iniziative benefi-
che, sociali. Metà dei nostri sostenitori non sono cattolici.
Dove vede maggior fioritura missionaria ?
In Africa, nell'America del Sud. Specie in Asia, nelle Filippine per esem-
pio. C'è tanta vitalità, anche missionaria.
invece noi europei siamo un po' seduti. Come vanno le cose negli Stati Uniti?
Ci sono i cicli storici: oggi c un po ' di crisi, ma dobbiamo guardare al
futuro con fiducia. Negli Stati Uniti alcuni seminari sono colmi di giovani.
I religiosi soffrono invece la crisi. C'è troppa discussione teologica, confu-
sione dottrinale. Non si dà la vita per un dubbio, ma per una certezza. I
giovani rispondono nelle diocesi in cui l'amore e la fedeltà alla Chiesa
sono vivi. Noi salesiani mi pare che abbiamo adesso questo problema:
negli Stati Uniti i giovani oggi prendono decisioni vocazionali nei primi
anni dell ' università e noi siamo poco presenti con i giovani universitari.
FOCUS
KEN SARO-WIWA
L 'ora del boia: così ha titolato Carlo
Cavicchioli un suo servi zio sullo scrit-
tore Saro-Wiwa, giusti ziato in Nigeria
con otto suoi compagn i. Ken Saro-
Wiwa era lo scrittore più popolare del
suo paese e un accanito oppositore del
regim e nigeriano. Il quotidiano AM
News di Lagos sull a sua morte ha rac-
contato che il boia, poco pratico , è
riuscito a impiccarlo solo al quinto ten-
tativo; che nel subire questo calvario
Ken Saro-Wiwa ha detto: « Perché mi
trattate così? Che Paese è mai il no-
stro?» e, all a fin e, « Signore, prendi la
mi a anima, ma fa ' che la lotta conti-
nui ... ». E dopo di lui sono saliti sul
patibolo i suoi otto compagni , vitti me
del medes imo processo-farsa, condot-
to eia un esercito di corrotti.
La Ni geria, con cento mili oni di abi-
ta nti, è la na z ion e piL1 po polata
d' Afri ca. Dovrebbe essere anche eco-
nomi camente un paese prospero , gra-
zie all e sue formid abili ri sorse, so-
prattutto i giacimenti di petrolio e cli
gas naturale. Ma la ricchezza fini sce
in poche mani o va all'estero. L'indi-
pendenza ( 1960) non ha portato de-
mocrazia, benessere. Ma queste im-
piccag ioni hanno scosso l' opini one
pubblica mondi ale e le grandi dip lo-
mazie, costringendo tutti a posare lo
sg uardo sui va ri regimi militari , spe-
cialmente sull ' ultimo guidato da l di-
spotico Sani Abacha.
L ' impiccagione cli Ken Saro-Wiwa,
che difendeva i diritti deg li Ogoni , ha
fatto di questo scrittore ·un martire. Gli
Ogoni sono circa mezzo milione e abi-
tano sul delta del Ni ger. Per secoli so-
no vissuti di agricoltura e pesca, ma da
quando la Shell scoprì il petrolio e il
gas fu avviato uno sfruttam ento scon-
siderato , senza alcuna attenzione per
l' ambiente, vantagg i per i nativi. E
buona parte delle terre ferti Ii e de lle
acque oggi è soffocata da una patina di
grasso minerale.
Nigeria. Manifestazione
degli Ogoni contro la Shell.
BS FEBBRAIO 1996 - 43

5.4 Page 44

▲back to top
TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
é2)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
a servizio della cultura e dell'educazione
luigi Accatto/i
Cw·cl. Leo Jozef Suenens
CERCO FATTI
RE BALDOVINO
DI VANGELO
Uua vita che ci pc1rla
::c=ri
f11tf1,n,11 ,1//i,,f 111lllt1111lu.w/ af1tlo11/ ,1'//1ff1t
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V)
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O)
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"iii
L. Accattali
Card. L. J. Suenens
Q)
e
Cerco fatti di Vangelo
Q)
:::
Inchiesta di fine millennio
E
sui cristiani d'Italia
Re Baldovino
Una vita che ci parla
Religione, pag. 128, rii. , L. 21.000
Religione, pag. 336, L. 29.000
I
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Saivmore Claudio Sgroi
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BADA COME PARLI
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ln11111chm, e i·torie Ji puro/e
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Sergio Di Giorgi
FANTASMI
DELLA LIBERTÀ
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S. C. Sgroi
S. Di Giorgi
"E '
Bada come parli
Fantasmi della libertà
'6
Cronachette e storie di parole
Il cinema d'autore tra censura ed esilio
o
V)
Manuali, pag. 432, L. 30.000
Manuali, pag. 240, L. 22.000
"'(.)
E