MANAUS (Brasile), 1986. Il volo
che deve portare il Rettor Mag-
giore a Recife è spostato e l'attesa
si prolunga. Lo vengono a sapere i
postnovi zi che si precipitano al-
l'aeroporto e trovano il Rettor Mag-
giore ne l grande corridoio cl ' in-
gresso. Hanno portato le chitarre,
s i accoccolano sul pavimento at-
torno a lui e improvvisano un con-
certo di musica e canti. La gente si
ferma un momento, osserva e ascol-
ta sorridendo , pro seg ue. Un s i-
gnore attempato si avv icina, chie-
de pennesso per fare fotografie, ese-
gu isce e se ne va, dicendo: «Grazie.
Non faccio la genuflessione perché
no n sono cattolico».
LIMA, 1991. Centenario dell'opera
salesiana ne l Perù. Don Egid io Vi-
ganò e Madre Rosalba sono conde-
corati dalla Camera dei Deputati e
dal Senato della Repubbl ica. Il de-
putato che ha motivato le condeco-
razioni, nostro exallievo, elenca i
meriti dei suoi educatori e osserv a:
« La loro opera ci ha influenzato in
modo tale che va ri cli noi , aJTivanclo
alle ultime conseguenze, abbiamo
sposato una exallieva delle fi glie cli
Ma ria A us iliatri ce». Don Viganò
in izia la sua risposta dicendo: «Pai·-
lo anche a nome de lle FMA con le
quali siamo supersposati . Un super-
matrimonio spirituale, che speria-
mo sia indi sso lub ile come que llo
del signor deputato».
VI JAWADA (India), 1992. Dopo
la messa, mentre il Rettor Maggiore
esce da lla ch iesa, la folla lo preme
per avere ancora una sua benedizio-
ne. Una vecchietta si china, si incu-
nea a forza alle sue spalle, arr iva
fino a lui. Come la donna del Van-
gelo, gli tocca un lembo della veste.
Po i si raddrizza sorridendo soddi-
sfatta e lo lascia allontanare. Quan-
do alla sera lo raccontiamo al Rettor
Maggiore, lu i: « Ma io non ho senti-
to nessuna forza uscire da me ».
ROMA, 1995 . Le fig lie di Maria
A usiliatrice sono state molto vici-
ne a do n Viganò durante l' ultima
malattia. A una rico rdava che ogn i
volta che tornava a casa dal Ci le
fo rse un po ' orgog lioso delle espe~
n enze fatte, la mamma oli d iceva:
" American, tien bassa la~esta!».
Suor Celestina e suor Teresa le due
più fede li , le chiamava le s'ue due
"canadesi", pe rché diceva di sen-
tirsi sicuro con loro come con du e
sta mpe lle canadesi.
16 - SETTEMBRE 1995 BS
• Ho Chi Mihn (Vietnam). Nel 1993, all'uscita dall'aeroporto.
messa di impegno. Tra i doni pre-
sentati all 'offertorio c' è il formag-
gio di un cooperatore il cui bisnon-
no ne ha regalato uno della stessa
marca ai primi salesiani anivati nel-
la zona. Tante com uni oni.
Ora di cena. Che può essere un
" asado" popolare all 'aria aperta per
centinaia di persone. O aver luogo
in un ristorante dove una cinquanti-
na di tavole da dodici posti (numero
perfetto) vedono sfila.re quindici por-
tate d i cibi strani e saporiti da con-
sumarsi con gli stecchetti : speciali-
tà, questi banchetti, degli exallievi
cinesi. Alla fine , buona notte. Più di
una volta don Viganò l 'ha chiusa con
un sonoro " Buon giorno! " , perché
le 24 erano passate ormai da tempo.
Poi bisognava alzarsi alle cinque,
perché l' aereo verso la nuova desti-
nazione partiva presto. Il program -
ma si ripeteva, con variazion i locali,
durante quindici o venti giorni di se-
guito. Non sempre con i ritmi di cui
sopra, ma costantemente a livelli po-
co raccomandabili per la salute.
Oggi, magari , porta sulle spalle lo
shamma e ha in mano lo scacciamo-
sche dei notabili etiopici. O applau-
de allo scoprire che qui, in Papua
Nuova Guinea, la bandiera naziona-
le ha i colori del suo Milan. O regala
un cammello ai nomadi di Korr. O
d istribuisce, sorridendo, le caramel-
le ai ragazzi di Maputo, mentre al-
l' orecchio la figlia di Maria Ausilia-
trice gli susswn: «Mi raccomando
soltanto una, perché non bastano »'.
O parla brillantemente - senza una
nota! - nell'aula magna dell ' univer-
sità, svolgendo il tema "Nuova edu-
cazione, nuova cultura, nuova evan-
gelizzazione". O si congratula con i
salesiani che rinascono, dopo cin-
quant 'anni di catacombe e persecu-
zioni, in un paese ex-comunista. O
con quelli che curano amorosamen-
te il seme collocato nella terra buo-
na di una nuova nazione del catalo-
go salesiano.
uÈ PASSATO
IL CICLONE11
«Questi viaggi mi fanno perdere la
nozione del tempo e delle stagioni,
in un ambiente salesiano è sempre
primavera », affe1ma, rientrando sfi-
nito a Roma. Intanto il Bollettino Sa-
lesiano di una ispett01ia appena visi-
tata presenta te varie tappe sotto un
titolo unico: "E passato il ciclone".
Ciclone benefico di gioia e di vi-
talità, di spinte in avanti, di corre-
zioni di rotta in momenti difficili, di
certezza che esiste più futuro che
passato, di polmoni ricolmi di Spiri-
to Santo. « Non parlo di elementi su-
perati e dimenticati , ma di fatti che
costato adesso », affermava sicuro.
« Ottimismo e coraggio si fondano
sull a realtà. I problemi non manca-
no, ma fanno coreografia ».
Spiegava: « Uno studioso di storia
mi ha detto che Don Bosco è una
delle tante vette di un a cordigliera
del secolo scorso. Gli ho chiesto:
"Ha osservato fin dove arriva l'om-
bra di questa vetta?". Io la trovo in
tutto il mondo. E poi, il nostro fon-
datore ha dato inizio a una vocazio-
ne non perché fosse intelligente, che
lo era; non perché fosse lavoratore,
che lo era; ma perché lo Spirito San-
to lo ha voluto. Dopo tanti viaggi
traggo una conclusione certa: la Fa-
miglia Salesiana non è opera di un
genio, ma intervento di Dio ».
Angelo Botta