Bollettino_Salesiano_198401


Bollettino_Salesiano_198401

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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista della Famiglia Salesiana
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Qulndìcinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Vìa della Pìsana 1111 - Casella post. 9092 •
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31 .341 .
Conio corr. post. n. 46.20.02 lntestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero • Marco Bon-
gioanni - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti • Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro • Saverio Stagnoli.
Collaboratori: Nino Barraco - Elia Ferrante •
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzl • Francesca Tiziani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Clementel
Diffusione: Arnaldo Monl ecchio
Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafic he SEI Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
*IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famlglìa Salesiana.
111S del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e fata riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'impegna a pubblicarle secondo il toro Inte-
resse generate e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura delrUfflclo Na-
zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 •
00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 4 1 edizioni nazìonall e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milio-
ni di copie) in: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina Auslralla Austria Belgio (in liam•
mingo) - Bollvla Brasile Canada Centro
America (a San Salvador)• CIie BS Cinese (a
Hong Kong) - Colombia Ecuador• Flllpplne
Francia Germania Giappone Gran Breta-
gna India (in inglese, malayalam, tamll e te-
lugu) • Irlanda !talla Jugoslavia (in croato e
in sloveno) • Korea del Sud . BS Lituano (edito
a Roma) • Malta Messico Olanda Paraguay
Perù Polonla Portogallo Spagna Stati
Unili Sudafrica Thallandla Uruguay Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana. agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta.
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
1 GENNAIO 1984
ANNO 108 - NUMERO 1
In copet11na:
(Foto Mari) Monumento a
Don Bosco In S. Pietro.
4 BREVISSIME
10 NOTE SPIRITUALI
Clara Bargi prosegue la rubrica fin'ora svolta da
Nino Barraco. Questa prima riflessione sottolinea
l'importanza dell'anno che abbiamo appena in-
cominciato a vivere.
12 VITA SALESIANA
Si apre il Capitolo Generale
Il 22° Capitolo Generale dei Salesiani si apre il 9
gennaio 1984. Qui viene presentata come sintesi
di tutti i capitoli precedenti.
16 PROGETTO AFRICA
Madagascar l'isola un po· d'Africa e un po' Asia.
Continuando la presentazione delle situazioni afri-
cane dove è giunta la presenza di Don Bosco e dei
suoi Figli, Gaetano Vanetti e Giuseppe Costa pre-
sentano il Madagascar.
22 FAMIGLIA SALESIANA
Gli Exa_llievl, questi innamorati.
Alcuni fatti di cronaca salesiana ci fanno riflettere
sul significato dell'essere exallievi. Ecco una sto-
ria.
28 VITA ECCLESIALE
«La pace nasce da un cuore nuovo»
In occasione della Giornata Mondiale della Pace,
Angelo Paoluzi rievoca il significato ed i contenuti
delle 17 giornate.
32 PROTAGONISTI
Un Salesiano, l'ultimo dei grandi esploratori.
Nel centenario di don Alberto Maria De Agostini
rievochiamo, anche noi, questa singolare figura di
salesiano e di esploratore.
RUBRICHE
Scriveteci, 3 Pigy d i Del Vaglio - Qulche tempo
fa, 9 Libreria, 36 - I nostri santi, 37 I nostri morti,
38 - Solidarietà, 39
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1984

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,.nu,. Una
lnl.,..nant•
Ringraziamo del dono che ci fa Don
Bosco col Bollettino Salesiano. ~ una
lettura interessante, informativa, piac&-
vole.
Da casa nostra possiamo conoscere
razze. religioni, costumi di tanti popoli
che vivono ancora nella miseria, Ignari
della nostra santa religione. Motto Inte-
ressante è Il lavoro che svolgono i Sale-
slanl e le FMA nelle diverse missioni.
Li aiuteremo con la nostra preghiera
perché si estenda nregno di Gesù Cristo
fino al confini della terra, e diwlgheremo
la lettura del detto Bollettino, facendolo
conoscere a chi più potremo. Con osser-
vanza
Coniugi l'Mrarlo
C8J
GloAIII, TV•SIIIHJanl
Sono un padre, ho 32 annl, sono apo-
aato con due flgll, uno, Giovanni, di cin-
que anni e l'altro, Sergio, di tre. Trascor-
ro le serate In famiglia e, come la mag-
gior parte della gente, guardo molto la
televisione, sia quella nazionale che
quelle private. Più volte ml Imbatto In
certi spE.ttacoil, film o talefllm che ml fan-
no pensare a voi saJeslanL Perché? Ve lo
dico subito. Voi siete da sempre Impe-
gnati net campo educativo, scolastico e
non, lo stesso ho studiato In una vostra
scuola. Ora, ml chiedo, di fronte a certi
spettacoli diciamo cosi cspinti•, di fron-
te alla volgarità dilagante, di fronte a film
e telefilm dove la violenza è sparsa a pie-
ne mani, non pensate che quello che voi
Insegnate alla mattlna vada disperso la
sera? I miei flgll sono ancora piccoli e
per fortuna dopo cena vanno a letto. Ma
quando saranno cresciuti e vorranno ve-
dere la televlslone non potrò certo Im-
pedirglielo. E allora? lo credo che se si
continuerà a lasciare le cose come stan-
no, se i eattollcl non affronteranno alla
radice questo problema di primaria Im-
portanza considerato Il potere della te-
levisione, credo proprio che motto del
buon seme sparso andrà perduto.
Renato Muz:onl Como
Alleffotl
Un adagio latino di immediata
comprensione suona cosi: •Nulla
dies slne linea•. Il Bollettino Salesia-
no, pur non atrafacendo, ha cercato
di far propria tale Nggezza fedele In
questo anche all'lsplrazlOne del suo
Fondatore.
L'anno aperto da questo numero
vi porta una rivista con quattro pa-
gine In più: è Il grazie di Don BolCo
al suoi amici proprio nell'anno che cl
ncorda il cinquantenario della Sua
canonizzazione.
Dopo l 'Innovazione del calore, av-
venuta nel gennaio 1983, queste pa-
gine in più IMMVlranno ad arricchire
di ulteriori contenuti una rivista che
senza preteN vuole avolgere un aer-
vtzlo sempre più dlgnitoeo e adegu•
to alla crescita saleslana.
Un rammarico: queste pagine non
verranno lette da don Giovanni Ral-
neri che pure le ha volute e dellde-
rate: Il ConalgUere Genetale per la
Famiglia Salesiana è infllttl deceduto
Il 10 dicembre 1983.
Per quel che cl riguarda Lo ricor-
deremo come un salesiano forte-
mente Innamorato di Don Bosco e di
questo Bollettino. Ora che non è più
lo ringraziamo nella maniera migliore
e, riteniamo, più gradita a lui: un
aempre più lnclelvo Impegno per la
cte8Clta del Bollettino e della mlalc).
ne che rappresenta.
clonOllaappeC..
della guerriglla, sia pure, come ha detto
mons. Rivera, In veste di •cappellania
del gruppi armati. Avevo già sentito par-
lare di sacerdoti .guerriglieri• e so bene
che in molti paesi Ialino-americani la si-
tuazione è tragica. Tuttavia domando:
come la mettiamo con l'Invito di Gesù a
porgere l'altra guancia? Per me, la vio-
lenza è sempre da condannare. Posso
sbagllannl, ma lo penso, con tutto Il ri-
spetto per un vescovo coraggioso, che
mons. Rivera avrebbe dovuto esprimere
la sua riprovazione per scelte che vanno
comunque In dlrezlone della violenza.
P.N. (letlll<a firmata)
Prt,tJ •gwrrlg#Mrl•
Nell'Intervista a mons. Rivera, succes-
sore del vescovo Romero, In El Salvador,
mi ha colpito una risposta dell'Intervista-
to. Egli dice che cl sono sacerdoti I quall
considerano che la situazione di pec-
cato e di violenza esistente nel paese
non possa essere modificata con mezzi
pacifici, e perciò hanno scelto la strada
C~ ....,. M#grl?
Fra la molta carta stampata che ml ca-
pita tra le mani, Il •Bollettino• è Il gior-
nale che più ml suscita perplessftà. I sa-
leslanl partano sempre di gioia, allegria,
buon umore. lo, Invece, sono sempre ar-
rabbiata, In famlglla, nelle scuole, per la
strada. Come si fa ad essere allegri e
gioiosi quando I flgll ne combinano di
tutti I colori, la scuola - sono insegnan-
te - sembra latta apposta per non con-
sentire l 'Insegnamento, e per la strada la
gente è sgarbata, villana, maleducata
(ma non andate mal In automobile, voi?).
In un mondo coma questo, lo non vedo
molti motivi per essere allegri.
V.N. Roma
~
S. foul più Qlo'tllM...
Ho letto sul •Bollettino• di novembre
(e vi ringrazio per la puntualità con cui
me lo Inviate) la vicenda di Salvatore e
Omelia, i due giovani sposi, cooperatori
salesiani della Diocesi di Padova, che
sono ripartiti per l'Ecuador come missio-
nari laici per aiutare I più poveri, specie I
bambini. Il resoconto delle loro attività,
pur breve, ml ha profondamente com-
mossa e al tempo stesso ml ha rattrista-
ta. Ml ha commossa perché è bellissimo
che due giovani, marito e moglie, offrano
la loro vita al prossimo, sopportando an-
che sacrifici, lontani dal famigliari e dalla
patria. Mi ha rattristato perché avrei vo-
luto avere la loro età per poterli Imitare.
Ormai sono anziana, e ai miei tempi,
quando le forze me io avrebbero per-
messo, era lmposalblle per una giovane
donna percorrere la stessa strada di Or-
nella. Per forl\\ma le cose sono cambiate
e oggi la donna ha maggiori spazi per
esprimer.il. No. non sono femminista nel
senso che a questo termine viene dato
da certi movimenti di donne esagitate.
Voglio solo dire che le giovani di oggi
hanno davanti a molte più possibllità
di Impegnarsi nel campo dei Signore. E
ora una preghiera: dedicate più spazio a
esperienze come quella di Salvatore e
Ornella, allo scopo di farle meglio co-
noscere. Ne trarremmo beneficio spiri-
tuale anche noi anziani, portati dall'età a
esprimere spesso giudizi molto severi sul
giovani di oggi.
C.rtotta Senlsa - MIIN!o
C8J
Unbel~
Grazie per Il bel calendario 1984, che
ho trovato incluso nei •BOiiettino• di no-
vembre. Il volto sereno di Don Bosco mi
accompagnerà per tutto Il mese di gen-
naio. E nel mesi successivi lo vedrò ri-
flesso sul visi altrettanto sereni e gioiosi
del giovani, b ianchi e neri, raffigurati nel-
le belle foto dello stesso calendario.
AlltonJo DI Giovanni C.tanla
IMPORTANTE: Non., prendono In COMI•
d.azlorw l e ~ non flrmlllle e a.u:a ln-
dlrtzzo completo del mtttente. A richlNta
la flrma può....,. non pubbllcata. SI nte>
comanda la bf'evltA delle i.a.re.
BOUETTINO SALESW,,0 I l3ENNAJO 111114 3

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CASA GENERALIZIA
t: morto don Ralnert
Don Giovanni Raineri,
consigliere generale per la
Famiglia Salesiana, è morto
il 1o dicembre 1983 presso
il Policlinico Gemelli di
Roma.
Don Nino - come affet-
tuosamente lo chiamavano
al suo paese natale, Ronco
di Schilpario, in provincia
di Bergamo - era nato il
27 febbraio 1914 ed era en-
trato giovanissimo al col-
legio salesiano di Beneva-
gienna. Da qui partl ben
presto per il noviziato sa-
lesiano di Pinerolo percor-
rendo in tal modo tutte le
tappe formative che lo
avrebbero portato a diven- Dal 1965 al 1971 è chia-
tare sacerdote Il 17 dicem- mato all'incarico di Ispet-
bre 1939.
tore nella regione Ligure--
Intelligenza vivace ed Toscana mentre il capitolo
aperta, studiò Storia Eccle- speciale del 1971 lo elegge
siastica all'Università Gre- Consigliere generale con
goriana dove si laureò. Du- t'incarico di occuparsi della
rante l'esperienza romana Pastorale degli Adulti. Sei
ebbe modo di conoscere anni dopo verrà rieletto
numerosi protagonisti del- come Consigliere generale
l'Azione Cattolica Italiana e ed assumerà l'incarico di
della vita politica del Paese. seguire la Famiglia Salesia-
Quella esperienza gli ri- na e le Comunicazioni So-
mase profondamente nel ciali.
cuore. Professore di Storia Di don Giovanni Ralneri
at Pontificio Ateneo Sale- torneremo a scrivere ma
siano - allora nella sede sin d'ora ricordiamo la sua
di Torino-Crocetta - dal apertura al nuovo nella te-
1950 al 1965 svolge una in- nace ricerca di strategie
tensa azione pastorale pastorali in grado di ren-
come parroco a Colle Val dere il carisma salesiano
D'Elsa In provincia di Sie- sempre più aderente alla
na. Don Rainerl ricorderà realtà odierna, le sue pro-
sempre con piacere questi fonde convinzioni In mate-
quindici anni di attività par- ria di fam iglia salesiana e di
rocchiale.
comunicazioni sociali.
ITALIA
na con particolari riferimenti
alla figura di Don Bosco e del
Don Viganò In vlalta
alle Salealane Oblate
Vescovo fondatore delle
Oblate.
Durante una celebrazione
Domenica 16 ottobre 1983 eucaristica don Viganò ha
don Egidio Viganò ha visitato puntualizzato ancora una
le Salesiane Oblate nella loro volta l'importanza fondamen-
casa generalizia di Tivoli. Ac- tale della preghiera nella vita
colto con viva gioia dalle di donazione come espres-
Suore fondate dal vescovo sione di quella «carità pasto-
salesiano monsignor Giusep- rale» che è ['anima della spi-
pe Cognata, Il Rettor Mag- ritualità salesiana.
giore ha commentato per le (Nelle toto: don Viganò
suore la Strenna 1984 met- ascolta Il saluto di Madre
tendo in evidenza gli aspetti Bice Carini e posa con il
oblativi della santità salesia- gruppo delle Suore).
UNIVERSITÀ PONTIFICIA
SALESIANA
.w la vita• alla Moatra
dell'lntormazlone
I visitatori dell'annuale Mo-
stra dell'Informazione e della
Stampa che si svolge a
Roma, quest'anno hanno
avuto la sorpresa di vedere
esposto un libro curato dall'I-
stituto di Catechetica, dell'U·
niversità Pontificia Salesia-
na, ed in particolare da don
Franco Lever in collabora-
zione anche con la editrice
ElleDiCi di Torino. Si tratta di
una serie di volumi destinati
alla educazione religiosa del
bambini delle scuole elemen-
tari che utilizzano molto op-
portunamente, dal punto di
vista didattico, l'immagine e
il progressivo coinvolgimen-
to dei fanciulli.
4 • BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO I INU

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75° della casa di Soverato
domenica 30 ottobre 1983 è
stata scoperta una lapide ri-
Nel vivo ricordo del Beato cordo nella quale si richiama
Michele Rua, che durante il la munificenza delle baro-
suo rettorato dedicò una par- nesse Enrichetta, Caterina
ticolare attenzione alla Ca- ed Alfonsina Scoppa insigni
labria, i Salesiani di Soverato benefattrici dell'opera sale-
hanno voluto ricordare il 75° siana calabrese.
anniversario di fondazione di (Nella foto: la celebrazione
quell'opera awenuta esat- eucaristica presieduta dal
tamente il 1O maggio 1908. vescovo monsignor Antonio
Alla presenza delle mas.- Cantisani e svoltasi nel cor-
sime autorità relìgiose e civili tile de/l'Istituto).
CITTÀ DEL VATICANO ne fatta assieme. Il preside
della Facoltà don Tarcisio
La Facoltà di dlrtlto
Bertone ha colto l'occasione
canonico In udienza
per presentare una serie di
la vigilia dell'Immacolata
Papa Giovanni Paolo Il ha rì-
cevuto in udienza particolare
il gruppo di studenti della Fa-
coltà di Diritto Canonico del-
l'Università Pontificia Sale-
siana di Roma.
Professori e studenti han-
volumi editi dalla L.AS-Libre-
ria Ateneo Salesiano ed in
particolare la traduzione in
italiano del nuovo Codice di
Diritto Canonico aJla quale i
professori della stessa facol-
tà hanno dato un notevole
contributo.
no avuto cosl modo di salu- (Nella foto: don Tarcisio
tare da vicino il Papa, ascol- Bertone presenta alcune
tare la sua parola e pregare pubblicazioni al Papa.
con lui nella concelebrazio-
BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1984 5

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Beni culturall e giovani tutela, spesso paralizzante,
La benedizione di
ITALIA
Ragaul per la pace
•Sfileremo gioiosi per le
vie della città, mostreremo ai
grandi che il dono della pace
è innanzitutto dentro di noi•·
Questo l'Invito, rivolto da-
gli Amici di Domenico Savio
(ADS) dell'Oratorio Salesia-
no di Barcellona in Sicilia e
accolto da numerosissimi
loro coetanei, per la celebra-
zione della • Festa della
Pace», svoltasi domenica 20
Come sono trattati i gio-
vani dalla cultura ufficiale?
C'è per loro lo spazio per
una effettiva partecipazione
soprattutto a livello territoria-
le? A questi ed altri interro-
gativi ha inteso dare risposta
un seminario organizzato dal
Circoli Giovanili Socio-Cul-
turali (CGS) dell'lspettoria
delle Figlie di Maria Ausilia-
trice di Napoli che da alcuni
anni, animata da Madre
Anna Paternò, ha intrapreso
tutta una serie di iniziative le-
gate all'animazione cultura-
le.
Il Seminarlo si è svolto il 3
dicembre 1983 presso il Cir-
colo della Stampa di Napoli.
Relatori ufficiali Francesco
della burocrazia, se essi non
sono ripensati nel loro pro-
fondo radicamento entro i bi-
sogni umani•.
• L'impegno del CGS - ha
a sua volta sottolineato la
presidentessa nazionale,
Adriana D'Innocenzo - è
quello della riscoperta, co-
scienza, pubblicazione dei
valori che ci sono nelle cul-
ture locati, schiacciati dalla
cultura ufficiale che stravol-
ge l'identità popolare. Non
troviamo sostegno negli enti
locali che, gestendo in prima
persona le iniziative culturali
che promuovono, sottrag-
gono lo spazio alle forze cul-
turali del territorio•.
Numerosi gli intervenuti al
don Viganò ad un GasUnl
In occasione delle sue
nozze d'oro il cavaliere Vin-
cenzo Gastinl - si è sposato
l'anno della canonizzazione
di Don Bosco - ha voluto la
benedizione del Rettor Mag-
giore dei Salesiani. La notizia
interesserebbe soltanto la
stretta cerchia dei familiari se
il cavaliere Vincenzo non
fosse pronipote di quel Carlo
Gastini che nel 1870 avviò la
prima e Unione» di exallievi
di Don Bosco. Il papà del ca-
valiere Vincenzo, Marco Ga-
stini, fu più volte presentato
dallo zio Carlo a Don Bosco
che non mancò di trattare
quel bambino con singolare
benevolenza. Egli stesso
novembre 1983.
Cervelli, segretario nazionale seminario, fra questi il car- amava ricordare questo epi-
In mattinata i ragazzi bar- del CGS e Giancarlo Mila- dinale Ursi, il Provveditore sodio raccontatoci dal fami-
cellonesi, dopo avere sfidato nesi, direttore dell'Istituto di agli Studi Pasquale Capo, il liari:
il tempo minaccioso di piog- Sociologia della Università preside dell'Istituto d'Arte, Una volta che Carlo Gasti-
gia, si sono ritrovati attorno Pontificia Salesiana, Il quale Ciro Ruju, la dottoressa Ma- nl aveva portato il nipotino
al Vescovo Salesiano mon- ha parlato dei .problemi e ria Assunta Lopes che ha all'Oratorio, Don Bosco gli
signor Domenico Amoroso, valori del volontariato gio- svolto una apprezzata rela- disse: « Marchino, ti voglio la-
che ha presieduto la parte- vanile» . La necessità di una zione dopo la proiezione di sciare un ricordo che non di-
cipatissima celebrazione eu- adeguata politica di attiva- un «diapo-montaggio» su menticherai tanto facilmen-
caristica.
zione culturale e di valoriz- Oplonti ed il sen. Francesco te» ed intanto accostò le te-
Quindi sono sciamati (cir- zazione del patrimonio arti- D'Onofrio.
nere guance del piccolo alle
ca un migliaio) per le vie del- stico, storico ed ambientale •Al problema certamente sue guance rese ruvide da
la città per affermare che delle Regioni meridionali è drammatico del lavoro a Na- una barba ancora da radere,
sono sensibili all'attuale real-
tà sociale e ai suoi problemi,
stata, Invece, messa in evi-
denza dal prof. Cervelli Il
poli - ha affermato il par-
lamentare dc - una delle ri-
suscitando l'istintiva ripulsa
di Marco.
e che soprattutto vogliono
Impegnarsi in prima persona
per costruire la pace, Inco-
minciando dalle piccole oc-
quale è poi passato a più
specifiche riflessioni sul beni
e sui bisogni culturali •Visti
In relazione con i beni am-
sposte più esaltanti In termini
di opportunità di lavoro e di
stabilità, è data dalla risco-
perta e dalla valorizzazione
Marco Gastlni ripagò Don
Bosco di quella benevolenza
diventando un generoso so-
stenitore delle sue opere.
casioni della loro vita.
bientali, per giungere alla dello straordinario patrimo-
(Nella toto: un momento considerazione che i beni nio culturale e ambientale di
della manifestazione).
culturali non si liberano dalla Napoli.
BELGIO
6 • BOU.ETTINO SALESIANO I GENNAIO 1984
L'exalllevo Vanlstendael
Ministro di Stato
Con un decreto di Baldo-
vino re del Belgio, Auguste
Vanistendael è stato nomi-
nato Ministro di Stato.
Con tale altissimo ricono-
scimento egli farà parte as-
sieme ad altri 29 del Consi-
glio della Corona, istituzione
che viene convocata dal Re
ogni qual volta esistono mo-
menti difficili per la vita del
Paese. Il decreto porta la
data del 2 dicembre 1983.
Auguste Vanistendael, bel-
ga, è, si può dire, cresciuto
In ambiente salesiano. Figlio
di una povera famiglia di
operai minatori ha Imparato
alla scuola di Don Bosco e
dei suoi figli il rispetto per la
persona umana ed il corag-
gio di battersi per la giustizia.
Fu collaboratore del cardi-
nale Cardijn nella J.O.C.
Già Segretario Generale
dei Sindacati cristiani, audi-
tore laico al Concilio, mem-
bro della Commissione Justi-

1.7 Page 7

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tia et Pax, Segretario Gene-
rale della Cooperazione In-
ternazionale dello sviluppo
socio-economico e già pre-
sidente della Federazione
Nazionale Belga degli Exal-
lievi di Don Bosco, Auguste
Vanistendael, ha dedicato
tutta una vita agli operai. «Se
non fossi stato accolto tanto
affettuosamente dai Salesia-
ni, egli dice, con tutta pro-
babilità sarei diventato un
convinto assertore delle idee
marxiste-leniniste ...
Ad Auguste Vanlstendael
vadano le nostre più vive
congratulazioni.
COREA
Onorlflcenza al
direttore del aaleslanl
Il direttore del Don Bosco
Center di Seoul, don Mare
Cuvelier, ha ricevuto una alta
onorificenza da parte della
Repubblica della Corea. Bel-
ga, don Cuvelier si trova in
Corea da ben tredici anni
dopo essere stato già una
prima volta per due anni in
quel Paese.
Il riconoscimento premia
l'intensa attività promozio-
nale dei figli di Don Bosco in
Corea. Per don Cuvaller -
ha scritto il Korea Times del
18 novembre 1983 - la Co-
rea è casa sua. Parla «fluen-
tly• la lingua dei coreani e
non ha nessuna difficoltà a
dialogare con I ragazzi e la
gente del luogo.
«Perché resta qui?,., gli è
stato chiesto. «Per la mia
fede e per il mio amore ai
giovani• , è stata la risposta.
Don Martelli:
per lo sviluppo e migliora-
una vita per I lebbrosl mento di questo «municipio•
Don Archimede Martelli,
un prete salesiano italiano
che lavora per I lebbrosi di
Kwangju in Corea, dice che
«il segreto della salute• sta
nel dedicarsi totalmente al
servizio degli altri.
Don Martelli, milanese-co-
reano, è giunto In Corea nel
1954 quando aveva 38 anni.
Fatte le scuole medie supe-
riori in Italia, don Martelli
partì per il Giappone nel
1933 e nel 1942 fu ordinato
sacerdote nel seminarlo
maggiore di Tokyo. Prima di
partire per la Corea è stato
insegnante e direttore in
Giappone.
Giunse in Corea subito
dopo la guerra coreana del
1950-53 intuendo subito che
la cosa più preziosa ed ur-
gente per quel Paese era di
creare delle scuole. Fondò
perciò la scuola salesiana di
Kwangju che In 25 anni di at-
tività ha diplomato ben un-
dici mila studenti.
Nel 1976 la città gli ha
conferito la cittadinanza
onoraria. Dal 1981 don Mar-
telli ha incominciato ad oc-
cuparsi di ammalati di lebbra
in territorio di Cholla.
di Totontepec. Da un paio
d'anni in qua cl slamo anche
occupali In maniera più effi-
cace delle altre località meno
favorite, perché fuori mano,
o ridotte di numero di abitan-
ti, aiutandole a costruire o
restaurare il templo, a co-
struire ponti, campi di basket
e perfino una «Agencia mu-
nicipah.
Qui a Totontepec godiamo
già di alcuni servizi essenzia-
li: strada (da 5 anni), luce (da
1 anno), acqua potabile, 2
scuole elementari e una
scuola secondaria, posta (e
telegralo, che però non fun-
ziona), clinica Coplomar,
mercato domenicale... Man-
cano tra l'altro latrine e fo-
gnature. Però nel complesso
ci possiamo dire privilegiati.
Da dodici anni la parroc-
chia ha messo In piedi un
Centro culturale, con scuola
primaria ufficialmente rico-
nosciuta per oltre 200 bam-
bini e ragazzi; laboratorio per
ragazze e signore (taglio, cu-
cito, maglieria, cucina, igie-
ne); dispensario medico con
alcuni posti-letto; oratorio al
sabato e domenica con ca-
techismo; locali d'Incontro
per giovani e rispettive attivi-
tà ricreative-culturali-religio-
se; «salone pluriuso. in fun-
MESSICO
zione della scuola o di as-
semblee, gioco, spettacoli.
Un appello da Totontepec Tutto questo si è venuto rea-
lizzando poco a poco negli
I Salesiani don Giuseppe anni passati, grazie agli aiuti
Sobrero e don Carlo Sitia di molli amici, messicani e
hanno inviato una lettera-ap- italiani.
pello ai loro amici che volen-
tieri pubblichiamo anche
perché essa rappresenta un
quasi reportage da Totonte-
pec, località messicana in
cui i due operano.
"Gentile e caro amico,
siamo due sacerdoti Italia-
ni, cuneesi di origine, tori-
nesi di adozione, che lavo-
rano in Messico rispettiva-
mente da quasi 1o e 3 anni.
Cl troviamo nella Sierra Jua-
rez, a nord-est di Oaxaca,
1850 m. di altezza, con piog-
gia e nebbia 8/ 9 mesi al-
l' a n n o.
Fondamentalmente il no-
stro lavoro è quello di una
parrocchia, con una ventina
di comunità da servire, su
un'estensione di circa 600
kmq, e una popolazione in-
digena di tre gruppi linguisti-
ci: mixes, cinantechl, zapo-
techi. Tuttavia per la forza
delle cose, per amor cristia-
no e aiutati dalle esperienze
del nostro passato, cl siamo
impegnati in azioni concrete
t:::lc::l
i=::::i
Gli ultimi progetti, che si
sono conclusi nel mese di
giugno, sono la copertura
del cortile del Centro cultu-
rale, 27x31 m. con lamiere
zincate e in fibra di vetro, per
una superficie di oltre 1000
mq, ottenendo così la defini-
tiva protezione delle piogge
e il «salone pluriuso• di cui
si diceva sopra; e una stalla
capace di 20 bovine da latte,
che attualmente sono 12 (più
un torello), e tutte regalate
da varie famiglie della co-
munità dì Chipllo, Pue, paese
di antica Immigrazione ve-
neta. Probabilmente integre-
remo presto il gruppo, com-
prando un paio di vacche
adulte, in modo da iniziare
quanto prima la produzione
dì latte (che non si trova nella
regione) e in seguito di for-
maggio e burro.
Per un altro progetto che
ci sta a cuore e ha già inizia-
to a funzionare con gli stru-
menti indispensabili, è un la-
boratorio di falegnameria
(eventualmente completato,
in vista delle necessità pra-
tiche della regione, con ru-
dimenti di meccanica ed elet-
tricità). Sarebbe urgente do-
tarlo di alcune macchine es-
senziali per lavorare il legno,
che da noi si trova in abbon-
danza: sega circolare e a di•
sco, pialla, toupie, trapano,
tornio. Alcuni giovani sareb-
bero Interessati a imparare il
mestiere, e nella zona si ven-
derebbero bene oggetti fa-
miliari e necessari, sinora as-
senti nelle case (tavoli, sedie,
armadi...).
-<>
NON SI
SCI</~
CO.>/·/
BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 11184 7

1.8 Page 8

▲back to top
te in una località dove sicu- no di disponibilità a conti- una casa editrice, ed un In-
ramente non arriverà mai l'e- nuare il dlalono.
tervento sulle nuove tecno-
lettricità federale; una tele- Ringraziandoti moltissimo logie tenuto da don Ettore
ferica per inviare i prodotti per la tua attenzione, ti salu- Segnerl hanno dato la mi-
del campo, specialmente i tiamo cordialmente e ti au- sura dell'enorme incidenza
deperibili e stagionali come guriamo ogni bene" .
che la comunicazione socia-
la frutta, dal paesino alla
le e in essa l'editoria com-
strada; un paio di strade
(•terraceria-) per favorire la
comunicazione di alcune lo-
Editori saleslanl
a convegno
porta per la società di do-
mani, di cui plasma mentalità
e costumi. E una svolta di
calità con agricoltura inte- Promosso dal Segretario epoca, cui la Famiglia Sale-
ressante (attualmente tutto si Centrale per le Comunicazio- siana non può restare Indif-
Per le necessità del Centro deve trasportare a spalle o ni Sociali, si è tenuto dal 27 ferente o attardata, in un
disponiamo di un orto abba- con bestia, con gran fatica e al 30 novembre, cordialmen- campo in cui Don Bosco vo-
stanza grande (dove però poco beneficio); ecc...
te ospitato dai salesiani del leva essere .sempre all'a-
manca una serra), una qua- Siamo coscienti che no- Messico, il 3° Seminarlo In- vanguardia,.. Nell'incontro
rantina di arnie, pollaio con stro compito non è la pro- ternazionale degli Editori Sa- del Messico questa volontà è
ospiti occasionali, alcuni mozione sociale, pur tanto lesiani, una trentina i presen- stata riaffermata, vincoli più
campi di mais lavorati in par- necessaria, che toccherebbe ti in rappresentanza delle va- stretti di collaborazione sono
te con l'aratro primitivo che al governo con le sue varie rie case editrici salesiane del maturati tra gli editori sale-
si usa nella regione e in parte segreterie. Ma questi sono mondo.
siani, è stato stimolato un ri-
con un piccolo trattore Val- luoghi dimenticati, perché Aperto da un messaggio lancio di questa attività già
padana (arrivato In regalo non servono ai politici, e del Rettor Maggiore e da una così rilevante, sulla base di
dall'Italia, dopo molte peri- dove le promesse non sono relazione di don Giovanni una seria professionalità.
pezie burocratiche). La no- mantenute. Se prendiamo l'i- Raineri, Consigliere per la L'assemblea degli editori
stra idea è di dare un esem- niziativa è per rispondere a Famiglia Salesiana e le Co- salesiani, raccolti nella sigla
pio e stimolare la 1;1ente all'u- grandi bisogni, e soprattutto municazioni Sociali (che ha OBI (Don Bosco lnternatio-
so di metodi nuova e più effi- per stimolare la cooperazio- anche concluso l'incontro), il nal) ha al termine eletto la
caci per la produzione degli ne e lo sforzo locale.
convegno si è articolato In nuova Commissione Tecnica
alimenti fondamentali e di al- Facciamo appello alla tua una riflessione sulla figura e i degli editori che risulta così
tri, che servano a variare e intelligenza e sensibilità per compiti del direttore editoria- composta: don Francesco
integrare la dieta di fagioli- consigliarci, suggerirci piste le dal punto di vista profes- Meotto, Presidente (SEI, To-
tortllla-chile. Il cammino è (per esempio, per attuare sionale e salesiano sulla rino), don James Chiosso
piuttosto lungo, ma non ci qualcuno dei csogni•). offri- base della relazione di don (Centro Multimedia New Ro-
scoraggiamo.
re materiale e macchine a Francesco Meotto.
chelle, USA), don Carlos Ga-
Oltre al progetti ci sareb- prezzo di amico (giacché ri- Una relazione del dott. rulo (E.D.B., Barcellona),
bero dei .sogni»: per esem- sulta difficile e Inopportuno Gian Nicola Plvano, ammi- Carlos Valverde (E.o.e .
pio, una segheria in Toton- comprare all'estero). Saremo nistratore delegato della SEI Cuenca, Ecuador), Geraldo
tepec, una turbina per pro- felici di ricevere un cenno di sugli aspetti finanziari (bilan- Cintra (ESDB, San Paolo,
durre elettricità da un torren- risposta e simpatia, un cen- ci, investimenti, gestione) di Brasile).
GIAPPONE
del suo arrivo a Pechino.
Il 1° novembre 1983 - fe-
Sulle onne di Matteo Ricci sta di Tutti i Santi - il grup-
Guidati dal salesiano don
Santi Giuseppe, direttore del-
l'Editrice Don Bosco di To-
kyo, un gruppo di cattolici
giapponesi sono andati in vi-
po di turisti pellegrini ha an-
che assistito ad una messa
celebrata dal salesiano che li
ha accompagnati proprio
sulla grande muraglia.
sita alla tomba del missiona- (Nelle foto: /a tomba di
rio gesuita Matteo Ricci, in Matteo Ricci e un momento
occasione del 4° centenario della celebrazione).
8 • BOLLETTINO SI.LESIANO I GENHAJO I 1184

1.9 Page 9

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ITALIA
Crescono I pellegrtnl
al Colle Don Bosco
Si calcola che ogni anno
oltre duecentomila pellegrini
si recano al Colle Don Bosco
dove fervono gli ultimi lavori
prima dell'inaugurazione del
Tempio dedicato a Don Bo-
sco che avverrà nella pros-
sima primavera.
Il 1983 ha visto giungere al
Colle quasi mille pullmann e
millecinquecento macchine.
Il richiamo al Colle - e l'af-
flusso sempre crescente dei
pellegrini - ha commentato
il rettore don Elio Scotti ci fa
comprendere quanto grande
è l'amore per Don Bosco e
quanto è importante Il nostro
servizio pastorale.
L'avvenire del Generale molte contraddizioni del tem-
• Tra·avere ed essere: qua-
le avvenire per i giovani?•. A
questo importante interro-
gativo l'Unione exallievi del
S. Francesco di Sales di Ca-
tania ha chiamato a rispon-
dere con una conferenza il
generale Umberto Cappuz-
zo. Capo di Stato Maggiore
dell'Esercito italiano.
La conferenza - una del
prezioso ciclo di conferenze
organizzato ormai ogni anno
da questa Associazione - si
è svolta in una cornice di
grande partecipazione.
Dopo il saluto del delegato
salesiano don Giuseppe Mar-
tines e la presentazione del-
l'exallievo generale Guercio,
membro della presidenza na-
po presente, impegnandoci
In una vasta - e ormai im-
procrastinabile - strategia
di recupero della centralità
dell'uomo e del primato del-
l'essere sull'avere: ciò signi-
fica sottrarre l'individuo e la
società alla sudditanza men-
tale e psicologica nei con-
fronti della tecnolo9ia e del
consumismo; significa, inol-
tre, considerare l'uomo non
come mero oggetto di attività
che trascendono le sue ca-
pacità di comprensione e di
adattamento. ma soggetto
reale, protagonista della sua
vita, intimamente partecipe
ai problemi ed alla edificazio-
ne della società in cui è chia-
mato a vivere".
zionale exallievi di Don Bo- (Nella foto: da sin., don
sco, il generale Cappuzzo ha Giuseppe Martlnes, il diret-
esordito affermando che la tore della Casa, don Vitale, Il
possibilità di dare un avve- generale Cappuzzo, li gene-
nire dignitoso ai gi?vani ri- rale Guercio, il dott. Ema-
siede • nella nostra volontà di nuele Minneci, presidente
superare positivamente le dell'Unione organizzatrice.
Pubbllchlamo In questa rubrica tatti, latterem, curlo-
11llà raccoltl rileggendo le pagine del Bollettlno Salesla-
no dalla sua nascita, nel lontano 1an.
Governo latitante - Nell'ottobre del 1896, dopo avere
per molti numeri di seguito insistito sull'importanza dell'In-
segnamento religioso nelle scuole, il Bollettino chiede con
energia il rispetto della legge Casati, che prevede appunto
tale insegnamento nelle primarie e nelle secondarie. «La
legge è purtroppo violata - scrive Il BS - da parecchi
anni da parte di chi dovrebbe farla osservare•, cioè Il go-
verno stesso. cSperiamo che i Municipi facciano essi ciò
che, da più in alto, non si vuole o non si osa fare... Ma noi
cattolici non dobbiamo aspettare con le mani alla cintola
che governo e municipi compiano Il loro dovere. Dobbia-
mo chiederlo, esigerlo con la voce, con la stampa, coi fatti.
E dicendo col fatti, non intendiamo con le dimostrazioni
piazzaiole, bensl con mezzi legali». Accade anche oggi: le
leggi si fanno, ma per farle applicare occorre spesso fare
la voce grossa. Ammesso che basti.
Il «Bollettino» In polacco - Il Bollettino Salesiano si
internazionalizza. Con l'inizio del 1896 arriva ai coopera-
tori salesiani polacchi nella loro lingua. Ne dà l'annuncio
lo stesso BS, dicendo che in tal modo si vuol venire incon-
tro ai desideri del sempre crescente numero di amici di
Don Bosco In quella nazione. A quell'epoca si era lontani
re mille miglia dal pensare che sarebbe giunto il giorno in
cui avrebbe parlato in polacco anche un Papa.
Al quattro angoll del mondo - Il secolo XIX sta per
finire e nell'annuale lettera diretta ai cooperatori, il Rettor
Maggiore don Rua fornisce i dati dell'espansione missio-
naria salesiana nel mondo. A soli 24 anni dal foro avvio,
scrive don Rua sul •Bollettino• del gennaio 1899, cle no-
stre missioni si sono estese ormai in tutti I Continenti ex-
traeuropei•. I salesiani si sono Infatti spinti nella Terra del
fuoco, nelle pampas argentine, In Perù, Colombia, Bolivia,
Equador, Brasile, Salvador, Uruguay, Cile, Venezuela, Pa-
raguay, nonché negli Stati Uniti, Tunisia, Egitto e in altri
paesi ancora. Un'espansione che, per fa rapidità con cui si
è attuata. ha del prodigioso. E, bisogna aggiungere, un'e-
spansione che proseguirà negli anni successivi e che con-
tinua ancora oggi. • Le nostre missioni - scriveva don
Rua ai cooperatori - dipendono in gran parte da voi, e il
crescente foro svlfuppo è la più bella prova dell'ammire-
vole vostra carità•.
Cinque parole - Quel drammatico telegramma, giun-
to a Torino nell'agosto del 1899 dalle Missioni della Pata-
gonia conteneva cinque parole In tutto: •Missioni tutte
inondate Rio Negro». Cinque parole che bastarono -
come scrive Il •Bollettino Salesiano» nel suo numero di
settembre - ca farci comprendere lo strazio dei nostri
missionari e a rappresentare in tutta la sua triste realtà lo
stato di quelle missioni•. Il fiume argentino era straripato
inondando tutta fa regione circostante. •Chiese, case,
ospedali sono ridotti a un mucchio di rovine: tutto è per-
duto!». Ma I salesiani non si perdono d'animo, e chiamano
a raccolta •tutti coloro che possono contribuire con offer-
te di qualsiasi genere e natura •. L'appello del cBoflettino10
si conclude con una parola d'ordine, che è anche un'esor-
tazione alla speranza nella rinascita: cCoragglo tutti, e su-
bito al lavoro!,.
BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1984 9

1.10 Page 10

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un anno con
Don Bosco
La nostra rubrica di spiritualità da questo mese si avvale del-
la esperienza della signorina Clara Bargi.
Al giornalista e cooperatore salesiano Nino Barraco che per
due anni ci ha fatto dono dei suoi articoli vada il grazie più sen-
tito con l'augurio di rileggerlo a presto con altri servizi e colla-
borazioni.
I 1 1984 è l'anno del cinquan-
tesimo della canonizzazione
di Don Bosco. Un avveni-
mento importante, di cui rendere
grazie a Dio: renderGli grazie per
aver dato al mondo un uomo della
tempra e della statura morale di
Don Bosco, che la canonizzazione
ha elevato a valore di simbolo.
Quindi un evento da ricordare e
da celebrare.
Ma il 1984 segna anche la data
di un centenario. È un avveni-
mento in tono minore, perché il
fatto che si commemora è, di per
sé, banale: una lettera che Don
Bosco, il 10 maggio 1884 scriveva
da Roma ai suoi salesiani e ai suoi
giovani.
Questa lettera è però importan-
tissima: si può considerare «il do-
cumento base• del sistema edu-
cativo di Don Bosco. Vi si può
leggere, oltre l'ansia di salvezza
per i giovani che l'ha divorato tut-
ta la vita e che gli «ha divorato•
la vita, la passione amorosa che
l'ha indotto a definire, dopo uno
di quei suoi sogni profetici che
l'han guidato tutta la vita, il rap-
porto che doveva esserci fra edu-
10 BOLLETTINO SA.I.ES/ANO I GENNAIO 1 -
cando ed educatore, fra i salesiani
ed i giovani nei collegi e negli ora-
tori.
A distanza di cento anni, il si-
stema educativo di Don Bosco,
che va sotto il nome di «sistema
preventivo•, è uscito dagli oratori
e dai collegi salesiani, è entrato
nelle parrocchie, nelle famiglie,
nelle scuole pubbliche, in qualun-
que ambiente operi un membro
della Famiglia Salesiana, ed è di-
ventato «un metodo pastorale»,
un modo di relazionare e di vive-
re. Ed è facile constatare che dopo
tanti anni il sistema educativo di
Don Bosco è più attuale e vivo
che mai.
Cosi quella lettera del 10 mag-
gio 1884 è indirizzata anche a cia-
scuno di noi che lavoriamo nelle
fabbriche, nelle scuole, negli uffi-
ci, negli ospedali o in qualsiasi al-
tro ambiente dove la vita secolare
ci pone; a noi, che viviamo nelle
nostre famiglie, che operiamo nel-
la Chiesa locale: insomma, che vi-
viamo da laici la missione che
Don Bosco ha lasciato da compie-
re. Attraverso questa lettera, egli
consegna anche a noi il suo mes-
saggio, che non è la semplice
espressione di un desiderio, ma
l'imperativo categorico d'un amo-
re che s'alimentava in Dio e si vol-
geva, concretamente all'uomo:
andare verso gli altri, siano essi
giovani o adulti (l'adulto entra
nel raggio d'azione di Don Bosco
sia come «ceto popolare» che vive
del suo lavoro, sia come mezzo
educativo indiretto per raggiun-
gere il suo scopo principale: i gio-
vani) con un atuggiamen,t,o d'a-
perlura, di dialogo, di collabora-
zione, d'accoglienza.
Atteggiamento che scaturisce
da un amore profondo e vero; un
amore reale, fatto d'ascolto atten-
to dei problemi e delle pene dei
fratelli; di parole che sanno con-
solare; di gesti che aiutano e ria-
prono i cuori alla speranza; di sor-
risi che sono inviti alla gioia e alla
confidenza.
Un amore che si fa carico d'ogni
affanno, d'ogni gioia, d'ogni male
e li vive e li patisce in prima per-
sona, come se nonn'avesse di suoi.
Un amore capace d'accogliere e
soddisfare ogni esigenza, dimen-
ticando del tutto d'avere esigenze
proprie.
Un amore che cerca d'arginare
il male prima che il male travolga
l'uomo.
Un amore che interviene
dove si decidono le sorti degli ul-
timi, pagando, se necessario, di
persona.
Un amore che cerca il suo ali-
mento quotidiano nella dimensio-
ne di Dio dove ogni lunga fatica
trova riposo, ed ogni stanchezza
la forza e la vitalità del mattino.
Siamo tutti educatori
Dobbiamo accogliere questo
messaggio nel nostro cuore e cer-
care di viverlo con semplicità nel-
la nostra vita. Don Bosco ha bi-
sogno di ciascuno di noi, per por-
tare al mondo il suo meBSaggio
d'amore e di speranza.
Egli entra per mezzo nostro nel-
le case e nelle scuole, per fare dei
nostri figli uomini e donne capaci
di vivere da protagonisti la storia
del loro tempo; persone equilibra-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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STRENNA DEL RITTOR MAGGIORE
PER IL 1984
Il "non basta amare" della lettera di Don Bosco da
Roma ci spinga a rinnovati propositi di santità tipicamente
L,D-r--- .__s_a,_~_i_an_a_•---------~
te e sincere, semplici ed ottimiste, Perché è chiaro che oggi mille
che sappiano guardare al futuro fattori incidono sulla formazione
con speranza; che sappiano vivere dei giovani e non sempre in modo
il presente con amore; che sappia- positivo, anzi: quasi mai. Non esi-
no testimoniare la gioia della re- stono più ambienti protetti, luo-
surrezione di Cristo con la loro ghi sicuri... nemmeno la famiglia,
vita.
talvolta; ...nemmeno la scuola... al
Egli entra con noi negli uffici e limite, nemmeno la parrocchia,
nelle fabbriche, dove l'uomo è nel senso che esistono tante altre
spesso ridotto a puro prestatore realtà con cui si viene a contatto
d'opera e vale solo in quanto pro- ogni giorno; nel senso che siamo
duce e consuma, senza che si ten- bombardati da ogni parte da im-
ga minimamente conto delle sue magini, da suoni, da inviti d'ogni
esigenze in quanto persona uma- genere a cui è difficile resistere...
na; dove l'insicurezza del lavoro, Perciò oso dire che
se non addirittura lo spettro della
disoccupazione o la realtà della
cassa integrazione lo umiliano e lo Don Bosco
distruggono nel più profondo del ha bisogno di noi
suo essere. Attraverso di noi, vuol
condividere con i fratelli lo stress, Occorre quell'esercito «di sale-
l'insicurezza, la paura, l'umiliazio- siani in maniche di camicia» che
ne; vuole lottare con gli strumenti Don Bosco aveva sognato a lungo
che la società mette a nostra di- e che realizzò come poté, come i
sposizione, affinché siano assicu- tempi gli consentivano. Come era
rati pane e lavoro, e sia salvaguar- suo solito, aveva visto lontano,
data la dignità dell'uomo. Cosl aveva visto noi nei nostri luoghi
Don Bosco viene con noi nelle as- di lavoro, nel nostro ambiente
sociazioni di categoria, nei sinda- quotidiano, nel nostro modo di
cati, nella politica, nel quartiere, rapportarci con Dio: noi che
nelle associazioni culturali, assi- avremmo seguito il suo insegna-
stenziali, ricreative, ovunque ci mento, che avremmo vissuto il
sia da lottare per la promozione e suo spirito che avremmo conti-
la salvezza dei giovani.
nuato la sua missione a fianco dei
Egli viene con noi nelle parroc- sacerdoti e delle suore o anche là
chie e negli oratori; per le strade e dove sacerdoti e suore non ci sono
sulle piazze, in qualunque posto più ~ché l'obbedienza li ha chia-
s'incontrino dei ragazzi, dei po- mati rutrove; ma soprattutto in
veri, degli emarginati, dei soli; quegli ambienti che sono propri
torna a gioca.re e a correre nei cor- dei laici, dove solo noi possiamo
tili, torna a insegnare il catechi- portare il suo spirito e il suo mes-
smo; torna a sorridere, a incorag- saggio, dove possiamo operare con
giare, ad aiutare... senza stancarsi l'ansia pl'ofonda del «da mihi ani-
mai... come se la fatica non esi- mas», lottando contro l'ingiusti-
stesse... con un unico grande de- zia e la sopraffazione, contro l'e-
siderio: servire Dio nell'uomo, so- marginazione e la violenza, contro
prattutto nei giovani... con la so- l'odio e la paura, contro la soli-
lita preghiera sulle labbra: «dam- tudine e l'abbandono, per ridare
mi le anime e prenditi tutto il la speranza e far rifiorire la gioia.
resto•.
~lil!I
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
Collana
laQuinta Stagione
I grandi romanzi
della letteratura
contemporanea
Piero Cao
GABBIANI DI TERRA
Un romanzo-viaggio verso un oriz-
zonte nuovo e lontano, interrotto
improvvisamente dalla guerra.
L. 8.700
Alberto Lecco
I RACCONTI DI NEW YORK
Un uomo e una città. L'uomo è un
intellettuale ilaliano; la città è New
York, vista attraverso una fantastica
galleria di personaggi caratteristici.
L. 13.000
Ismail Kadaré
IL CREPUSCOLO DEGLI
DEI DELLA STEPPA
Una voce dissidente, singolare ed
enigmatica, nel mare grigio del con-
formismo sovietico.
L. 13.000
Anne Smith
UNO SPECCHIO
PER ALICE
La storia di una bambina scozzese:
il cammmo verso l'adolescenza visto
come allraverso uno specchio ma-
gico.
L. 15.600
Stefao Heym
IL TRADIMENTO DEL
COMPAGNO COLLIN
Un connitto sordo e drammatico fra
uno scrittore della Germania Est e
un vecchio implacabile inquisitore
di stato.
L. 14.000
Miles Fraoklin
LA MIA BRILLANTE
CARRIERA
Un'adolescente riesce a conquistare
la propria indipendenza intellettuale
e morale nell'Australia purilana e
conrraddittoria di fine secolo.
L. 14.000
Chi desidera acquistare uno o più volu-
mi della collana, veda a pag. 3 5.
11 SOLLETTIIK> SALESIANO • I GENNAIO TIIIU

2.2 Page 12

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s1I apre
il Capitolo
Generale
Quasi duecento salesiani dal
9 vennalo 1984 daranno vita al
22 Capitolo Generale
della loro Congregazione.
Ecco, In sintesi, la storia del
precedenU capitoli e le prospettive
per l'attuale.
Uno scorcio della Casa Generalizia Salesiana.
I 112 sacerdoti salesiani che il
24 agosto 1947 si riunirono a
Torino-Val.salice per il XVI
Capitolo Generale della Congre-
gazione, si confrontarono con un
tema molto impegnativo. Si trat-
tava, infatti, di stabilire le linee
d'azione lungo cui muoversi per
«adeguare alle esigenze dei tempi
le attività della Congregazione».
Non c'era dubbio: i tempi erano
veramente mutati dal precedente
Capitolo, tenuto nel 1939. A pro-
vocare la trasformazione ci aveva
pensato la lunga, devastante
guerra mondiale, finita appena
due anni prima, e tuttavia ancora
profondamente incisa nella co-
scienza della gente, con il suo pe-
sante strascico di lutti, di ferite
morali e materiali, di spaventose
distruzioni. Sulle rovine di intere
città, c'erano migliaia di giovani,
di ragazzi abbandonati a se stessi,
senza guida, bisognosi di tutto,
di un tetto come di un affetto fra-
terno.
Gli eventi bellici avevano di-
12 • BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 11184 •
sperso la Famiglia salesiana, reso
proibitivi i contatti, impossibile lo
scambio di esperienze. E avevano
causato danni ingentis&mi alle
Opere più esposte alla bufera del-
la guerra, in Europa e in Asia:
chiese ridotte in macerie, case e
istituti distrutti. Il Capitolo del
1947 fu perciò il segnale della ri-
presa, avviata all'insegna dell'a-
deguamento alle esigenze dei tem-
pi. Tempi non facili, bisogna pre-
cisare. Un presente ancora incer-
to, e un avvenire oscuro, con un
mondo spaccato in due dalla in-
cipiente «guerra fredda», le nazio-
ni incapaci di trovare la via della
vera pace.
Il Rettor Maggiore don Pietro
Ricaldone, fece di quei tempi una
rapida sintesi: scristianizzazione
della famiglia, dissolutezza dei co-
stumi, guerra mossa alla religione
e al clero, miseria diffusa dal con-
flitto. A tutta la Famiglia salesia-
na fu rivolto un pressante invito a
rimboccarsi le maniche e a impe-
gnarsi a fondo. Non si poteva
dire, tuttavia, che i salesiani fos-
sero rimasti con le mani in mano.
Con il ritorno della pace, avevano
già aperto numerose Case e Isti-
tuti, in Italia come in Germania,
in Jugoslavia come in Polonia, in
Cina come in India. «Malgrado la
tristezza dei tempi e le molteplici
difficoltà di ogni genere - disse
don Ricaldone - è veramente no-
tevole lo sviluppo delle opere so-
stenute dalla carità dei beneme-
riti cooperatori».
Se il Capitolo del 1947 si pose
sulla strada dell'adeguamento,
quello del 1971 affrontò le tema-
tiche ancora più impegnative del
rinnovamento. Esso fu definito
«speciale» proprio a sottolineare
il mandato straordinario affida-
togli dalla Chiesa e dalla Congre-
gazione. C'era già stato il Concilio
ecumenico Vaticano II, l'evento
storico che chiamava tutta la
Chiesa a una rigenerazione pro-
fonda. Si era appena aperto il
dopo-Concilio, un tempo, cioè, che
richiedeva a tutta la Chiesa uno
sforzo per assimilare lo spirito
della grande assise ecumenica.
Dalle mani dei padri conciliari, il
Concilio passava a quelle del po-
polo di Dio. I salesiani si riuni-
rono per definire, in quello spiri-
to, la loro identità e la loro voca-
zione.

2.3 Page 13

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Fu il Capitolo più lungo in tut-
ta la storia della Società salesia-
na: si prolungò infatti per sei mesi
e 26 giorni, e vide l'intervento di
202 capitolari, cui si aggiunsero 16
fra esperti e osservatori. Il filo
conduttore dei lavori - densi di
discussioni e non privi di contra-
stanti opinioni - fu sempre uno
solo: «guardare a Don Bosco
oggi•· Scrisse il Rettor Maggiore
don Ricceri: «Come deve operare
lo spirito di Don Bosco nelle in-
certezze, situazioni, difficoltà di
oggi e di domani di fronte alle tra-
sformazioni profonde e celeri del-
la società secolarizzata del nostro
tempo? Il Capitolo speciale si è
sforzato di comprendere sia il
compito che la Provvidenza ci
propone oggi, sia il cuore, il genio,
il carisma soprannaturale con cui
Don Bosco rispose alla missione
che la Provvidenza gli affidava
per la società del suo tempo». Lo
stesso don Ricceri indicò le linee
portanti del rinnovamento: «il
senso vivo della presenza attiva di
Dio tra noi, base insostituibile di
una autentica vocazione salesia-
na», il rinnovamento della missio-
ne giovanile e popolare, l'esigenza
fondamentale della dimensione
comunitaria, la valorizzazione
della Famiglia salesiana come se-
gno di accoglimento di quella che
è stata definita «l'ora dei laici nel-
la Chiesa», la cura dell'unità nel
decentramento.
Il Capitolo speciale era il XX
nella storia della Congregazione.
Si tenne a poco meno di cento
anni dal primo Capitolo generale,
convocato da Don Bosco per il 5
settembre 1877, a Lanzo Torinese,
presso il Collegio san Filippo
Neri. Quel primo Capitolo si pro-
lungò per circa un mese e vi par-
teciparono 23 sacerdoti. Regola-
tore fu don Michele Rua, desti-
nato a diventare il primo succes-
sore di Don Bosco. Lo stesso Don
Bosco volle dare grande rilievo
alla assise salesiana: «Siccome è il
primo Capitolo - diceva - in-
CAPITOLO GENERALE
CONGREGAZlONE SALESIANA
COliVOOA.RSI IN LAWZO
l.8'7'7
I
TOf\\!NO
TI.POODAW'IA.. &A..l.lCll!llA. N ,,1,
1811,
Tutto è ormai pronto a Roma presso la Casa Generalizia Salesiana;
qui 189 capitolari più sei invitati dal 9 gennaio 1984 si troveranno per dibat-
tere i problemi che maggiormente Interessano la Congregazione Sale-
siana.
Il Regolatore del ventiduesimo capitolo generale del Salesiani, don
Giovanni Vecchi, fra qualche giorno darà la parola ai delegati delle oltre
settanta ispettorie sparse per Il mondo; prima di quel momento ha dovuto
preparare tante cose. Cosl, ad esempio, si è rinnovato l'Impianto di tradu-
zione simultanea e sono state albeggiate le pareti della casa generalizia.
Una vera e propria squadra di segretari, traduttori, dattilografi e addetti
ai servizi più vari e Indispensabili, provvederà nei giorni della grande as-
sise salesiana a risolvere tutti I problemi tecnico-organiuativi. Abbiamo
chiesto a don Vecchi che ci dicesse su quali temi il Capitolo, a suo parere,
si soffermerà maggiormente.
Il Capitolo 22° - ci ha risposto - ha come termine e tema di riferimen-
to obbligato le Costituzioni salesiane viste in tutta la loro totalità e per parti.
la missione salesiana, la vita comunitaria di preghiera, la pratica dei
consigli evangelici, la formazione dei salesiani, il governo della congrega-
zione: ecco alcuni degli Importanti argomenti sui quali I delegati dovranno
Intervenire.
Il Regolatore del Capitolo in questa immediata vigilia non nasconde la
sua soddisfazione per il lavoro preparatorio svolto.
• Mi pare - ci ha detto - che il lavoro preparatorio grazie alla colla-
borazione di tutti i confratelli è stato pregevole ed ordinato. Le tnrfasi at-
traverso le quali si è giunti a redigere due volumi di proposte e indicazioni,
ne sono la dimostrazione più palese».
L'apertura ufficiale del Capitolo è prevista per il 14 gennaio con una ce-
lebrazione che vedrà la presenza di motti invitati, fra questi hanno già dato
la loro adesione il Cardinale Plronlo, Prefetto della Sacra Congregazione
dei Religiosi e degli lstiMI Secolari, numerosi Vescovi ed Arcivescovi sa-
lesiani, il Consiglio Superiore delle Figlie di Maria Ausiliatrice e molti Su-
periori Generali di Istituti religiosi. Lo stesso giorno con un atto solenne, i
Capitolari procederanno all'Atto di Affidamento defla Congregazione
salesiana all'Ausiliatrice così come recentemente voluto da don Egidio
Viganò.
A ricordarci poi che queste assisi restano di non facile lettura senza
una ottica soprannaturale, il capitolo generale verrà preceduto da cinque
giorni di esercizi spirituali predicati dal biblista don Cesare Bissoli, docente
presso l'Università Pontificia Salesiana.
tendo che si celebri molto solen-
nemente. Ciò farà prendere un
nuovo aspetto alla Congregazio-
ne... Sarà un gran passo... Farà
epoca nella Congregazione». Otto
commissioni lavorano alla defini-
zione di importanti problemi: ac-
cettazione e noviziato, studi sacri,
studi degli allievi, stampa, vita
comune, moralità e pietà, eco-
nomia, Ispettoria e ispettori, le fi.
glie di Maria Ausiliatrice, i coo-
peratori
Don Bosco avrebbe presieduto
altri tre capitoli, che a quell'epoca
si riunivano ogni tre anni: quello
del 1880 (27 capitolari, durata 13
giorni), quello del 1883 (trenta ca-
pitolari, durata 6 giorni), quello
del 1886 (37 capitolari, durata set-
te giorni). Con l'espandersi della
Congregazione aumentava il nu-
mero dei sacerdoti capitolari pro-
venienti ormai da ogni angolo del-
la Terra, e si dilatavano le tema-
tiche trattate in corrispondenza
dell'ampliamento dell'attività sa-
lesiana: dal regolamento per le
parrocchie all'impegno missiona-
rio, dal Bollettino Salesiano alle
norme per le ordinazioni, ecc. Dei
Capitoli presieduti da Don Bosco,
ha scritto don Albera: «Quelle as-
semblee erano altrettante scuole
dove il venerato maestro, senten-
do vicino il giorno in cui avrebbe
13 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 196-1

2.4 Page 14

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Il Capitolo Generale del 18118. Al centro: don Michele Rua.
dovuto lasciare gli amati discepo-
li, pareva volesse condensare in
poche parolei suoi insegnamenti e
tutta la sua lunga esperienza•.
La serie dei Capitoli fu regolare
fino al 1910. La prima guerra
mo!ldiale costrinse a una pausa,
per cui il XII Capitolo si tenne
solo nel 1922. Seguirono quelli del
1929, del 1932, del 1938, e del
1947. Nel 1952 (31 luglio-14 ago-
sto), il Capitolo elesse Rettor
Maggiore don Renato Ziggiotti.
Al quinto successore di Don Bo-
sco, mons. Montini, allora sosti-
tuto alla Segret.eria di Stato, tra-
smise la benedizione del Santo
Padre Pio XII. Giunse anche un
telegramma di Alcide De Gasperi:
«Mi felicito per la sua elezione au-
gurandole ogni miglior successo
sua ardua fatica». Fra le molte vi-
site che don Ziggiotti fece nei
giorni della sua elezione, ci fu
quella alla tipografia realizzata da
Don Bosco nel 1882. Qui vennero
scoperti un busto alla memoria di
Achille Ratti, Papa Pio Xl, e una
lapide che spiegava il perché di
quell'omaggio. Si voleva infatti ri-
cord.are un episodio della vita di
14 • IIOLLETTINO SALESIANO I GENNAJO 11184
Don Bosco. Nel 1883, l'allora gio-
vane sacerdote don Ratti visitò la
tipografia e non lesinò espressioni
di ammirazione per la modernità
delle macchine e dei sistemi di la-
vorazione. Don Bosco, che l'ac-
compagnava nella visita, rispose
con tono scherzoso: «Guardi che
Don Bosco, in queste cose vuole
sempre essere all'avanguardia del
progresso•. Pio XI, che fu grande
estimatore di Don Bosco, in segui-
to ricordò sempre con simpatia il
suo incontro con il Santo.
Nel 1958, il XVlll Capitolo ge-
nerale vide riuniti a Valdoc.co, dal
'Xl luglio al 9 agosto, 119 capito-
lari. Sarebbero stati 130 se non
fossero mancati i rappresentanti
delle lspettorie cecoslovacca, un-
gherese e polacca, impediti a
muoversi dai loro paesi dove era
in pieno svolgimento la repressio-
ne religiosa. A conclusione dei la-
vori, i membri del Capitolo rag-
giunsero Roma, dove furono ri-
cevuti in udienza speciale da Pio
XII. L'udienza intendeva sotto-
lineare una ricorrenza storica:
cento anni prima, Don Boeco, ac-
compagnato dal chierico don Mi-
chele Rua. aveva sottoposto a
papa Pio IX il progetto di fonda-
zione della Società salesiana. In
ricordo di quella visita, i rappre-
sentanti di tutti i salesiani sparsi
nel mondo, si recavano dal Papa
per dargli personale testimonian-
za di quanto aveva ramificato in
un secolo la pianticella piantata
dal loro Fondatore.
« L'Opera di Don Bosco si è di-
latata nel mondo - disse il Papa
- perché il Santo seppe mettere
buone basi e indicare ai suoi figli
la via del successo in tempi in cui
egli aveva divinato come quelli
della tecnica. Il suo talento orga-
nizzativo, la sua sapiente com-
prensione dell'anima umana, gli
permisero di creare, con la fon-
dazione della Società salesiana,
un capolavoro•.
Nell'occasione, il Rettor Mag-
giore don Ziggiotti fece dono al
Papa di un artistico cofano con
bassorilievi in legno pregiato, ope-
ra di artisti cinesi exallievi sale-
siani. Il cofano conteneva 18 vo-
lumi catechistici in varie lingue,
editi dal centro catechistico sale-
siano di Hong-Kong.

2.5 Page 15

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Il XIX Capitolo generale del lesiani della prima generazione
1965 abbandonò le tradizionali plasmati da Don Bosco, e gli ul-
sedi piemontesi e si riunl a Roma, timi veterani che hanno conosciu-
nell'aula magna del Pontificio to il Fondatore. D'altra parte,
Ateneo Salesiano. Ai 151 membri l'immenso processo di trasforma-
capitolari si aggiunsero 22 esperti. zione in corso nella società con-
I lavori si prolungarono dal 19 temporanea fa sentire con urgen-
aprile al 10 giugno. Don Ziggiotti za la necessità dell'aggiorna-
aveva concluso il suo mandato mento.
alla testa della Congregazione e si «Le nostre predilezioni e preoc-
ritirava, diventando il primo Ret- cupazioni - disse al Santo Padre
tore emerito. In tredici anni di in- il nuovo Rettor Maggiore - van-
tenso lavoro aveva visto i salesia- no specialmente alla gioventù
ni passare da 16.364 a 22.510. Le meno abbiente, al ceto operaio,
case salesiane erano salite da 1072 alle nazioni in via di sviluppo, alla
a 1361. A succedergli fu chiamato formazione tecnica e professionale
don Luigi Ricceri, che presiedette della nuova società del lavoro, al
le sedute durante i 53 giorni di la- campo missionario. Avvertiamo la
vori, tutti dedicati a rispondere necessità di aggiornamento sui
all'esigenza di conciliare la fedeltà mezzi di comunicazione sociale e
a Don Bosco con i tempi moderni. di impiego sempre più largo di
Questa volta, a ricevere i mem- forze laiche, organicamente e con-
bri del Capitolo in udienza specia- sapevolmente inserite in un piano
le fu Papa Paolo VI. Il Santo Pa- di fecondo apostolato d'insieme».
dre sottolineò il momento storico Nella sua risposta, Paolo VI rivol-
che i salesiani sta.vano vivendo nel se al Rettor Maggiore l'augurio di
loro apostolato, un'ora in cui, dis- guidare «la Società salesiana sul
se il Papa, «si annodano i fili del sentiero tradizionale, ormai suo
passato e da cui si snodano quelli proprio, rivolto sempre a quegli
del futuro». Son? scomparsi i sa- ulteriori sviluppi e a quella sagace
aderenza ai bisogni dei tempi,
come appunto esige la giovanile
vitalità dei figli di San Giovanni
Bosco».
Dopo il Capitolo speciale del
1971, l'ultimo in ordine di tempo
fu il Capitolo generale del 1977-
78, il XXI della serie. Dopo dodici
anni don Ricceri passò il timone
della Congregazione a don Egidio
Viganò, settimo successore di Don
Bosco, eletto dai 184 membri del
Capitolo appartenenti a 32 diversi
paesi. :B ancora Paolo VI a rice-
vere il nuovo Rettor Maggiore e i
membri del Capitolo, nell'udienza
speciale del 26 gennaio 1978.
«L'incontro con voi mi commuove
in modo particolare - disse il
Papa - e mi dà la gioia e la spe-
ranza che davvero la Chiesa oggi
sia quella di Don Boeco, la Chiesa
viva». A conclusione del XXI Ca-
pitolo, don Viganò ebbe a dire:
«Abbiamo camminato per la stra-
da giusta, anche se qualche volta
non asfaltata». L'augurio è che
anche il XX:Il Capitolo c.ammini
per la strada giusta. E se sarà tut-
ta asfaltata, tanto meglio.
Il Capitolo Generale del 1971 in udienza da Paolo VI.
15 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 11184

2.6 Page 16

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Madagascar
l'isola
un po' Africa e
un po' Asia
L 'isola di Madagascar ha
una sagoma che, a chi la
guarda dall'alto, ricorda
quella di una immensa nave con
la prua rivolta verso nord. Una
nave immobilizzata nelle acque
dell'oceano Indiano. Il Continente
africano è cosi vicino (500 chilo-
metri nel tratto più stretto del ca-
nale del Mozambico) che nessuno
ha avuto dubbi nell'assegnare
geograficamente il Madagascar
all'Africa. Anche se gli abitanti
dell'isola non amano sentirsi de-
finire «africani•. Essi, infatti,
sono e ci tengono ad esserlo, mal-
gasci, vale a dire membri di una
stirpe a se stante, fondata su una
cultura autonoma e prodotta da
una storia del tutto originale.
16 BOUETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 19/U
Prima che i francesi decidesse-
ro, nel 1895, di impossessarsi del-
l'isola, il Madagascar era stato
unificato, sul finire del 1700, da
colui che è tuttora considerato il
fondatore dello Stato malgascio,
un personaggio dal cognome in-
terminabile - si chiamava An-
drianampoinimerina - che, par-
tito da un piccolo villaggio, con-
quistò la città di Antananarivo e
ne fece la capitale del futuro re-
gno guidato dalla dinastia di cui
egli fu il capostipite. Re e regine si
susseguirono alla t.esta dello Sta-
to, assurto nel frattempo a digni-
tà di nazione come att.estano i
rapporti diplomatici intrattenuti
con i più importanti paesi dell'e-
poca. Nella seconda metà del
XIX secolo, la monarchia" malga-
scia imboccò tuttavia la strada
del declino, sia per ragioni interne
- l'affievolirsi del sostegno po-
polare - sia per cause esterne -
le pressioni esercitate congiun-
tamente da Francia e Gran Bre-
tagna, entrambe interessate a
mettere le mani ·sull'isola. L'ul-
tima regina, Ranavalona III, al
momento dell'incoronazione, nel
novembre 1883, dichiarò che si sa-
rebbe opposta «con l'energia di un
uomo» a ogni tentativo di intac-
care «l'integrità del patrimonio
nazionale lasciato in eredità dagli
antenati». Ma Ranavalona nulla
potrà contro la progressiva inva-
denza dei francesi, che lentamen-
te ma inesorabilment.e si impadro-
niranno del Madagascar, impo-
nendo il loro pieno dominio nel
1895.
Qualcuno ha detto che il Ma-
dagascar «è ancora Africa e già
Asia,., una formula che sta a in-
dicare l'incrociarsi, su quest'isola,
di tratti socio-culturali che si ri-
chiamano al vicino Continente e
di tratti che, invece, riflettono ca-
ratteri tipicamente asiatici. I geo-
logi hanno tradotto la formula in
termini scientifici, sostenendo che
la nascita dell'isola va fatta risa-
lire al rivolgimento geologico che,
nell'era primaria, avrebbe provo-
cato la frantumazione delle terre
emerse dell'emisfero australe, di-
videndo l'Africa dal subcontinen-
t.e indiano, fino ad allora uniti a
formare un unico continent.e. Il
Madagascar, al pari delle isole

2.7 Page 17

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della Sonda e della st.essa Austra- giunti più tardi, si sarebbero siste-
lia, sarebbe insomma un «bran- mati appunto sugli altipiani pro-
dello» di terra rimasto per conto prio allo scopo di sfuggire alla non
proprio, quasi... indeciso se sce- amichevole accoglienza loro riser-
gliere il destino dell'Africa o quel- vata dalle popolazioni costiere.
lo dell'Asia.
Una situazione di conflittualità
Comunque siano andate le cose, che, al di sopra della comunanza
è un fatto che questa sua partico- linguistica - in Madagascar si
lare collocazione unita al lungo parla un'unica lingua e il popolo
isolamento, ha consentito al Ma- malgascio ha reso vani gli sforzi
dagascar di radicare la civilizza- dei colonialisti di sopprimerla a
zione malgascia, da tempo ogget- vantaggio del francese - e del co-
to di studi appassionati di etno- mune retaggio storico, rimane an-
logi, linguisti, storici. La realtà di cora oggi uno degli elementi di in-
oggi pone in rilievo la presenza stabilità sul piano sociale e poli-
nell'isola di due gruppi etnici che tico. In un non lontano passato si
si possono enucleare sulla base diceva che per un abitante della
delle loro caratteristiche somati- costa, un merino, cioè un abitante
che e razziali: gli abitanti delle co- degli altipiani, è più estraneo di
ste, di tipo negroide, e gli abitanti un europeo. La divisione fra grup-
degli altipiani, di tipo malaiso-po- pi etnici è stata largamente sfrut-
linesiano. Questa suddivisione è tata dai dominatori francesi, se-
spiegata da taluni come effetto condo il vecchio principio del «di-
del succedersi nel tempo di «ar- vide et impera». Ma non solo dai
rivi» dall'esterno: gli abitanti del- francesi. La classe politica indi-
la costa sarebbero approdati nel- gena che è loro subentrata all'in-
l'isola provenendo dall'Africa, domani dell'indipendenza, ha fat-
mentre gli abitanti degli altipiani, to ricorso allo stesso sistema.
Le foto di questo articolo ai riferiscono a momenti di vita malgascia.
Cosi, il presidente Tsiranana, pri-
mo capo di Stato del dopo-indi-
pendenza, favorl la nascita di un
gruppo dirigente a livello politico
formato da «costieri•, etnia alla
quale egli stesso apparteneva, con
l'intento di bilanciare l'influenza
della potente burocrazia «meri-
na» . Senza risultato è rimasto an-
che il tentativo del presidente Ra-
manant.soa di comporre il dissidio
mediante la formazione di un
governo a partecipazione etnica
mista.
Le più recenti vicende del Ma-
dagascar non sono tuttavia segna-
te solo dalle rivalità tribali. Altre
cause sono intervenute a creare
una situazione difficile. I dodici
anni di potere di Tsiranana ave-
vano dato l'illusione di una stabi-
lità politica, che era in realtà il
frutto di un regime dittatoriale-
paternalistico poco sensibile ai
problemi creati da una ingiustizia
generalizzata, e tutto proteso a
favorire lo svilupparsi del neoco-
lonialismo francese contro il pro-
fondo desiderio di libertà, di giu-
stizia, di indipendenza della po-
polazione.
-<>
17 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 111&1 •

2.8 Page 18

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I VESCOVI MALGASCI: IL
L'Episcopato malgascio è, tra quelli del Terzo Mondo, uno dei più attenti e
pronti a cogliere la realtà del proprio paese. È anche uno del più coraggiosi e de-
cisi quando si tratta di dire la verità, tosse pure una verità che scotta. Da soll o in
associazione con I responsabili delle altre Confessioni cristiane presenti nell'isola
(luterana, presbiteriana, ecc.) i Vescovi cattolici sono da sempre Interpreti dello
stato d'animo, delle attese, delle aspettative della gente comune, portandone le
istanze fin sulla soglia del potere politico. È una prerogativa, questa, che l'Epi-
scopato malgascio può esercitare - con grande senso di responsabllltà e mi-
sura - in virtù della propria indipendenza dallo Stato, sempre gelosamente cu-
stodita, nonché dell'Influenza che esso esercita sull'opinione pubblica.
Sono cambiati i governi e i regimi, ma la Chiesa cattolica ha sempre coraggio-
samente Insistito nella denuncia del mali che hanno afflitto o affliggono la società
civile. Fin dall'epoca del presidente Tsiranana e del suo regime dittatoriale-pater-
nalista prosperato all'ombra del colonialismo francese, la Chiesa Insorse contro
le ingiustizie, la violenza, Il disprezzo del poveri, la corruzione, la dominazione
economica straniera. Anche nei confronti del regime attuale, la Chiesa non tace. I
Vescovi si sono associati alla lettera collettiva di tutte le Chiese cristiane, che de-
plora «la pratica poliziesca, gli arresti arbitrari, le minacce di ogni genere, le sen-
tenze senza prOC8SSO•.
Nel novembre del 1981, i Vescovi cattolici hanno scritto: e Il banditismo è una
realtà angosciante... La ripartizione dei viveri di prima necessità è fatta a volte se-
condo due pesi e due misure. La corruzione va generalizzandosi e in questo
modo la fiducia nel funzionamento dei poteri pubblici va scemando... Gruppi di
interesse opposti gli uni agli altri continuano a sfruttare Il tribalismo come stru-
mento politico, allo scopo di arrivare a essere i soli padroni della situazione». E
ancora: «Il fatto dominante di questi ultimi anni è stato lo spazio preponderante
assunto dallo Stato In nome della difesa e della promozione degli interessi del po-
polo. Ciò si avverte particolarmente in quattro settori, che condizionano la vita
quotidiana di ciascuno: l'Informazione, l'Insegnamento, l'organizzazione eco-
Il suo successore, il gen. Ra-
manant.soa, si propose di porre ri-
medio ai molti mali dell'isola, dal-
la povertà all'analfabetismo, dal-
l'urbanizzazione selvaggia alla ca-
renza di tecnici, dalla corruzione
dilagante alla dipendenza eco-
nomica dal capitale straniero.
Sono gli stessi mali che, come è
noto, affliggono tutti o quasi tutti
i paesi del Terzo Mondo, quelli
africani in particolare. Sotto que-
sto profilo, il Madagascar, quale
che sia l'atteggiamento dei suoi
abitanti nei confronti del vicino
Continente, è senza dubbio parte
integrante dell'Africa. Il program-
ma del presidente Ramanantsoa è
stato fatto proprio dai governanti
che gli sono succeduti in anni tur-
bolenti, durante i quali è l'isola ha
vissuto vicende spesso tragiche
contrassegnate da scontri sangui-
nosi e dure lotte, che nel loro com-
plesso hanno cancellato l'imma-
gine del Madagascar come esem-
pio di stabilità politica.
Nel 1975, l'impegno al risana-
mento del paese è stato assunto
da Didier Ratsira.ka, ufficiale di
marina, oggi quarantottenne, pa-
dre di quattro figli, studi compiu-
18 • BOLLEmNO SALESWK> I GENNAIO 11184

2.9 Page 19

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CORAGGIO DELLA VERITA
nomica, la vita politica... Ma non bisogna lasciarsi abbattere dalle difficoltà. Come
dice il proverbio: se il riso è stato cotto male una volta, non per questo va sotter-
rato il mestolo•.
La denuncia ferma e coraggiosa non è fine a se stessa. Essa si accompagna
alla più volte ribadita volontà di contribuire «a risolvere i problemi di oggi e di pre-
parare il futuro•. Hanno scritto I Vescovi: «Sperare significa agire e impegnarsi.
Dio ha bisogno di noi per costruire Il suo regno. Allo stesso modo, Il nostro av-
venire nazionale non si costruisce senza di noi. Quale che siano la nostra età, la
nostra situazione sociale, Il nostro livello di responsabilità, dobbiamo lottare per
affermare nella vita quotidiana l'onestà, Il senso della giustizia, la coscienza pro-
fessionale, Il rispetto delle persone e dei beni•. È un invito a non perdere la fidu-
cia nelle istituzioni, a tenere alti i valori di giustizia e di onestà, nonostante le pa-
lesi violazioni di questi stessi valori.
Talune prese di posizione non sono piaciute al governo, che nel 1982 ha di-
sposto anche l'arresto di due sacerdoti accusati di «complotto contro lo Stato•.
In realtà i cattolici non hanno mal inteso complottare contro lo Stato, ma al tempo
stesso non sono disposti a rinunciare al loro diritto di denunciare le inadempien-
ze dello Stato. Ciò che essi vogliono è la realizzazione di una pacifica rivoluzione
sociale, nel quadro di una autentica indipendenza, di una genuina unità naziona-
le, una maggiore comunicazione fra il popolo e i suoi governanti.
I cattolici In Madagascar sono minoranza, ma assieme ai cristiani di altre Con-
fessioni costituiscono l'élite intellettuale del paese. È questo Il frutto dell'opera
svolta lungo I decenni dalle scuole missionarie. Un'opera che non può ancora
dirsi compiuta. Nonostante gli sforzi dello Stato per la diffusione dell'insegna-
mento di base, molto rimane ancora da fare nel settore scolastico, specie nelle
aree rurali, dove la frequenza alla scuola rimane bassa, perché I ragazzi vengono
utilizzati nei lavori dei campi o per la sorveglian:za dei fratelli e delle sorelle più
piccoli durante l'assenza del genitori. Vale la pena di ricordare, a questo propo-
slto, che la metà della popolazione malgascia ha meno di vent'anni.
ti in Francia., che un Direttorio
militare aveva nominato capo del-
lo Stato e del governo. L'anno
successivo, un referendum confer-
mava Rat.siraka alla presidenza
della Repubblica democratica
malgascia. Con Didier Ratsiraka,
il Madagascar ha fatto una «scel-
ta socialista». Quale socialismo?
È lo stesso presidente a definirne
il volto: «Non ho dato alcun ag-
gettivo al nostro socialismo. Non
è scientifico, marxista, li-
berale, cristiano. È un sociali-
smo malgascio e basta». È su que-
sta base che il governo procede
speditamente verso la nazionaliz-
zazione generalizzata delle atti-
vità economiche e punta alla ri-
nascita della «fokonolona», le co-
munità rurali dell'antica tradizio-
ne malgascia. In politica estera,
Rat.siraka si è m0880 in direzione
dei ..paesi socialisti•, dall'Unione
sovietica alla Libia alla Corea del
Nord.
Arrivato al potere, il presidente
non ha nascosto la sua propensio-
ne a ricondurre la vita politica
nell'ambito del partito unico, ri-
tenendolo lo strumento più ido-
neo a realizzare il programma del-
BOtUmNO SAUSIANO I GENNAIO lll&I 19

2.10 Page 20

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la «rivoluzione». Finora almeno, il
progetto è rimasto sulla carta per
via della opposizione esercitata
dai numerosi partiti politici mal-
gasci, forti di una consolidata tra-
dizione che privilegia il pluripar-
titismo (in Madagascar le elezioni
si svolgono in un clima di relativa
libertà, che non ha l'eguale se non
in pochi paesi africani). Rat.siraka
ha allora ripiegato sulla costitu-
zione di un «Fronte nazionale per
la difesa della rivoluzione», che
raccoglie i vari partiti per meglio
tenerli sotto controllo.
A contrastare il disegno del pre-
sidente fu soprattutto Monja
Taona, il capo del partito Moni-
na, molto popolare anche per il
suo passato di combattente con-
tro il colonialismo. Nonostante
l'età molto avanzata - ha più di
80 anni - Taona ha svolto una
intensa campagna elettorale in
occasione delle elezioni presiden-
ziali del novembre 1982, alle quali
si era presentato come candidato
contrapposto a Ratsiraka. Da
UNA FESTA DI DON
È passata la festa di Don Bosco, la prima che abbiamo celebrato qui ad ljely e
sarebbe stato mio, nostro piacere, scrivervi prima anche per Incoraggiarvi a pre-
gare per noi. Ma c'erano troppe cose da fare e la sera slamo molto stanchi.
Comunque è stata una festa molto bella! Non molto chiassosa, In verità, ma
molto sentita. Don Bosco è un Santo che piace dappertutto, perché attraverso i
giovani tocca il cuore di tutti.
Noi !'abbiamo celebrata il 31 nell'intimità delle due famiglie religiose di ljely, la
nostra e quella delle suore e poi il 6 di febbraìo abbiamo fatto la cosiddetta festa
esterna. È venuto anche il Vescovo che ha celebrato la Messa. ha fatto l'omelia
esaltando la figura di Don Bosco ed Il nostro lavoro. Ha pure pranzato con noi
gustando ed apprezzando il formaggio ed il burro fatto da Franco.
La gente era numerosa, sarebbe stata anche più numerosa delle altre volte,
se molti non fossero stati impediti da malattie.
Nel pomeriggio abbiamo accompagnato il Vescovo In campagna perché si
rendesse conto dei lavori già fatti e cui tiene moltol È stato molto contento e cre-
do che ci aiuterà a venir fuori da certe difficoltà economiche che abbiamo proprio
in questi giorni.
Dopo la sua partenza, un poco affrettata per paura di un grosso temporale
che gli avrebbe Impedito di far ritorno a Miarinarivo, abbiamo proiettato le dia-
positive su la vita di Con Bosco. La chiesetta era piena di gente. Per difetti tecnici,
abbiamo dovuto arrestare la proiezione al secondo tempo con disappunto di tan-
te persone, piccolf e grandi. Contemporaneamente, nel campo dell'oratorio, tanti
giovani facevano le loro partite, come tutte le domeniche.
Non abbiamo fatlo grandi cose, come vedete. Ma durante il mese abbiamo
con molta fatica, dato una impostazlone abbastanza buona alla scuola per la for-
mazione del catechisti, incominciando regolarmente le lezioni e cercando di evi-
tare accuratamente vacanze fuori luogo.
Poi abbiamo anche Iniziato la scuola di formazione generale e agricola per i
20 80U.E7TINO SALESIANO 1 GENNAIO lfl84 •

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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giunto il passaggio sull'isola di
BOSCO A IJELV
numerosi, devastanti tifoni.
Tuttavia la crisi internazionale
giovani della zona che o non sono mal andati a scuola o l'hanno interrotta prima
del tempo. L'abbiamo Iniziata Il 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales e com-
e le calamità naturali non spie-
gano tutto agli occhi dei malgasci,
memorazione mensile di Maria Ausiliatrice. Questi due nostri Patroni e Don Bo-
che vedono non realizzate molte
sco, cl daranno la forza pet condurre avanti una cosa cosl nuova per noi.
promesse del governo. La povertà
Noi insegnamo tutti e tre: Mario religione e francese, Franco insegna tecno-
logia applicata all'agrlcoltura, ed io Insegno Culture...
I ragazzi hanno ogni giorno 5 ore di lezione e 3 ore di pratica, divisi in 3 grup-
pi: uno con Franco Impara meccanica e falegnameria applicata all'agricoltura, un
altro gruppo con Il fratello diocesano che vive con noi si occupa di letame, coni-
gli, galline e orto, un terzo gruppo con quello che consideriamo Il nostro migllor
operaio lavora in campagna e si occupa delle varie colture a seconda delle sta-
gioni.
Per ora I ragazzi sono contenti.
è diffusa, ma ciò non impedisce
che vi siano gruppi di persone che
continuano ad arricchirsi. Se nes-
suno, al momento attuale, preten-
de di operare drastici mutamenti
nell'assett.o politico del paese, è
tuttavia diffusa la domanda di
apportare qualche mutamento di
Dicono spesso: •Mahafinarltral», cioè .meraviglioso!• e per loro tutto è me-
indirizzo. Lo stesso Ratsiraka non
raviglioso perché è nuovo. E poi sono felicissimi perché noi amiamo le cose che
piacciono a loro: le ricreazioni con Il pallone tra i piedi, le corse le lotte...
Sono circa una ventlnalll
Dalle lettere forse appare che la nostra vita è tutta rose e fiori.
C'è molto entusiasmo e tanta voglia di lavorare per il regno di Dio e la sua giu-
stizia {ero tentato di togliere quel sua) ed allora nelle difficoltà cozziamo contro
una forza e se non sfondiamo, aggiriamo l'ostacolo.
E poi cerchiamo di essere come quegli alberi che qui ci capita talvolta di ve-
dere, che sono saldamente piantati sulla terra con radici poderose, ma le loro
esita a riconoscere che il paese at-
traversa «gravi difficoltà». Il pre-
sidente è uomo dotat.o di reali-
smo, non è la prima volta che in-
terviene ad apportare cambia-
menti nella conduzione del paese.
Egli sa anche di poter contare sul-
la stima di molti ambienti inter-
cime sono protese In alto da dove viene la luce.
E poi contiamo molto sulla preghiera dei confratelli, dei giovani, del gruppi
missionari e del nostri amici.
(Lettera Inviata dal mlalonarl salesiani Franco Nardone, Mario Steri
OrNte Valle all'lspettorla Romana Il 12-2-1983)
nazionali, e di ciò egli si è avvalso
per cercare accordi economici con
i paesi occidentali.
Il futuro del Madagascar è af-
fidato alla buona volontà di tutti
i malgasci. C'è da spazzare via la
piaga del brigantaggio, da sradi-
care la corruzione, attivare l'ini-
quella competizione, il vecchio
leader è uscito sconfitto, non
avendo ottenuto che il 20 per cen-
to dei voti. Egli ha in seguito con-
testato i risultati elettorali, ac-
cusando il suo antagonista di aver
manipolato i dati. Le proteste gli
sono costate l'internamento in un
campo militare, dove è rimasto al-
cuni mesi prima di tornare in li-
bertà.
loro protesta. La popolazione
malgascia è inquieta. La penuria
di generi alimentari di prima ne-
cessità fa sentire, la cronica
mancanza di valuta ha reso pro-
blematica l'importazione di riso e
di materie prime. La tradizionale
esportazione di vaniglia, di cui il
Madagascar è il più grande pro-
duttore mondiale, è calata negli
ultimi anni. Alla crisi internazio-
ziativa industriale, valorizzare l'a-
gricoltura. Molta preoccupazione
destano i giovani, spesso senza la-
voro. :8 proprio alle masse giova-
nili che ha pensato Giovanni Pao-
lo II quando, nel maggio 1982, ri-
cevendo diciassette vescovi mal-
gasci guidati dal cardinale Raza-
fimabatratra, li ha esortati ad
avere cura della gioventù, soprat-
tutt.o mediante una solida educa-
Pur confermato alla presidenza nale, con i suoi immancabili rifles- zione cattolica. Gaetano Nanetti
della Repubblica a larga maggio-
ranza, Rat.siraka ha dovuto valu-
tare il risultato elettorale in ter-
mini non del tutto positivi. Infat-
ti nelle grandi città, gli elettori gli
hanno preferito il suo antagoni-
si sulla situazione interna, si è ag-
t!fliJF.. .
~
I SALESIANI IN MADAGASCAR
Giuseppe Costa
sta. In particolare, nella capitale
sono poche migliaia di voti hanno
separato i due candidati. Inoltre
si è accentuato il fenomeno dell'a-
stensionismo, che è stato interpre-
tat.o come manifestazione di sfi-
ducia nei confronti del potere. La
Fra le nuove presenze salesiane In Africa, quella in Madagascar merita
una attenzione particolare. Perché? È presto detto.
Ben quattro lspettorie Italiane infatti dal 1981 si sono piazzate In questa
meravigliosa Isola. L'lspettoria salesiana Meridionale è presente a Bema-
neviky, la Romana a Majunga, la Sicula a Tulear e la Veneta S. Marco a
ljely.
Parrocchie, scuote professionali, catechesi: ecco alcune delle tante at-
crisi economica, gli errori nella
tività apostoliche avviate dai Figli di Don Bosco che in un'isola «giovane»
conduzione della cosa pubblica, i
come il Madagascar Incominciano a trovarsi a loro agio. Recentemente le
pesanti sacrifici richiesti soprat-
tutto alle classi medie, hanno in-
dotto molti elettori ad esprimere
tspettorie italiane hanno anche acquistato uno stabìle nella capitale Ta-
nanarive: si spera di farne un centro dell'intera attività salesiana In quel
Paese.
col voto o con l'astensionismo la
BOLLETTINO SAUSIANO 1 OENNA/0 19/U 21

3.2 Page 22

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gli exallievi,
questi
innamorati.
Ecco la storia di una
organizzazione salealana 1paraa
In tutto Il mondo e fiorita
all'Insegna della riconoscenza. La
Confederazione mondiale degli
Exalllevl di Don Bo1co con1ta
oggi di 72 Federazioni nazlonall,
oltre mllle auoclazlonl e oltre
quattrocentomila acqul1tatl.
Carlo Gaatini
L 'autunno del 1983 per gli
Exallievi di Don Bosco e
per le Exallieve delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice è tutto
da ricordare. Se infatti i primi si
sono riuniti in congresso interna-
zionale a Roma dal 24 settembre
al primo ottobre per dibattere l'i-
dentità dell'exallievo, le seconde,
proprio nei giorni immediatamen-
te precedenti, hanno celebrato il
75° anniversario della loro fonda-
zione in associazione.
Chi sono in realtà questi uo-
mini e donne che è possibile in-
contrare dappertutto e che spesso
con un pizzico di malcelato orgo-
glio vi dicono: «Sa, io sono un
exallievo•? Non è facile dare una
risposta e forse non andiamo
troppo lontani da quella giusta se
li definiamo «innamorati•.
A sentirli infatti parlare di Don
Bosco e dei Salesiani e a vederli
cosi solidali non temiamo di avere
esagerato definendoli in tal modo.
La loro storia è tutta da raccon-
22 • BOI.LETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1884
tare. Proviamo a farlo narrandovi
le vicende della Confederazione
Mondiale Exallievi di Don Bosco
e ripromettendoci di tornare eul-
l'argomento per presentare altri
aspetti.
Un servizio di caffè
Come ogni storia anche questa
ha avuto un inizio. La data è sug-
gestiva: 24 giugno 1870, festa ono-
mastica di san Giovanni Bosco.
Quel giorno di gran festa un certo
Carlo Gastini, già allievo dell'O-
ratorio nel 1847 e nel 1870 capori-
legatore, senti il bisogno di riunire
alcuni antichi compagni di scuola,
fare una colletta ed acquistare,
come dono da portare a Don Bo-
sco, sei tazzine di caffè.
Questo gesto passò quasi inos-
servato ai più, ma già l'anno suc-
cessivo qualcosa incominciò a
cambiare dal momento che gli ar-
chivi conservano l'elenco dei 45
exallievi dell'Oratorio che aderi-
rono all'annuale festa onomastica
di Don Bosco.
Nel 1874 Don Bosco volle rin-
graziare quel gruppo di affezio-
nati invitandoli ad un pranzo che
fu t.enuto il 19 luglio. Un docu-
mento del 1877 parla di una
«commissione• organizzativa po-
sta a capo di una società di anti-
chi allievi dell'Oratorio sorta otto
anni prima.
Il semplice ge.eto del 1870 era
cosi diventato un fatto organiz-
zativo e tradizionale. Alla morte
di Don Bosco, il successore don
Rua avverti la necessità di scri-
vere al Gastini una lettera nella
quale fra l'altro diceva: «...Ti pos-
so accertare che tiene un posto
importante la dichiarazione da te
fatta a nome degli antichi allievi,
e specialmente del loro Comitato
per le onoranre a Don Bosco, che
l'affetto che avevate per il caro
Padre lo serberete per quelli che
ne hanno raccolto l'eredità e che
animati dallo spirito di Lui ne
proseguiranno l'opera benefica
Questa dichiarazione è di grande
conforto a me e ai miei confratelli,
a nome dei quali pure ti rispondo.
Quanto poi a me in particolare ti
posso dire con verità che vorr,eì
avere un cuore grande e tenero

3.3 Page 23

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Carlo Gastini nella legatoria di Valdocco.
come il caro Don Bosco per amar- stimolate anche dallo sviluppo di
vi al pari di lui».
quel cattolicesimo sociale incorag-
giato dalla Rerum Novarwn.
Lo sviluppo
Il beato Michele Rua ne era en-
tusiasta. Il 20 gennaio del 190:()
Di pari p~ CO~ l'esp~~ersi
della Congregazione mcommcrano
a moltiplicarsi le iniziative degli
«Ex».
Cosl il 4 giugno del 1889 per
loro iniziativa viene apposta una
lapide presso la tomba di Don Bo-
sco a Valsalice; viene restaurata
presso ai ~ la v ~ e po-
vera casetta dei Bosco; 81 celebra
nel 1891 il cinquantenario dell'O-
ratorio.
Nel 1893 a Lilla in Francia sor-
ge la seconda associazione che,_ da-
tosi un regolamento a forma di as-
sociazione di mutuo soccorso, otto
anni dopo in ~one dell'appli:
cazione in Francra delle leggi
Combes che ordinavano la confi-
sca dei beni religiosi non esitò a
far sentire la sua energica prote-
sta presso il Senato della Repub-
blica a favore dei Salesiani.
Nel 1902 a Torino-Valdocco na-
sce una seconda associazione: rac-
cosi ne scriveva ai suoi confratelli:
«...In parecchie cit~ de_ll'E~opa,
dell'America e dell Africa 1asso-
ciazione degli antichi allievi è già
stabilita ad imitazione di quella
che possiamo chi~ «p~-
ria» fondata da anm a Tonno.
Anche in questo ramo dell'a~tivi-
tà salesiana ricevo con.solanti no-
tizie». E dopo aver descritto le
principali attività di qu~ti e~-
lievi associati e sottolineato il
gran bene compiuto, don Rua
concludeva: «Come vedete, con
queste associazioni (~oi sal~)
si continua a fare gli .Angeli Cu-
stodi ai nostri alunni, come l'ab-
biamo fatto a loro giovanetti».
E don Rua - commenta l'av-
vocato Nicola Ciancio già presi-
dente della Federazione Italiana e
appassionato conoscitore della
storia dell'Associazione - fu il
vero Angelo Custode del giovane
movimento.
coglie gli allievi « ~ » ed è
animata da un maestro di banda: Nasce la Federazione
Giovanni Garbellone.
Int.ernazionale
Tra la fine dell'Ottocento quin-
di e gli inizi del Novecento è un Lo sviluppo internazionale d~l-
fiorire di associazioni ed iniziative la Congregazione e delle flSSOCla-
Incontro fra il dott. Taboade e il dott.
Frei, presidente del Cile.
23 BOLLETTINO ~SIANO I GENNAIO 11184

3.4 Page 24

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zioni fece sentire l'esigenza di una
federazione internazionale. L'ini-
ziativa fu presa dal gruppo di Val-
docco che data la peculiare sua
esperienza venne considerata qua-
si un'associazione «madre». Nel
1908 con la partecipazione di don
Filippo Rinaldi si evolse un con-
vegno presenti anche numerosi
rappresentanti europei che si tro-
varono d'accordo nell'indire per il
1910 - anno del giubileo sacer-
dotale di don Rua - il primo con-
gresso internazionale. Tuttavia la
morte del Beato, avvenuta il 6
aprile 1910, fece slittare la mani-
festazione all'8 settembre 1911.
Tre mesi prima del Congresso,
il 30 giugno, il nuovo Rettor Mag-
giore don Paolo Albera scrisse al
Comitato del Congresso: « •••Noi
affrettiamo col più vivo desiderio
la data fissata per il nostro con-
vegno che porgerà occasione di
Il com.m. Arturo Poellio.
Il presidente Ton-es.
24 • BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 19/U
mostrarci a vicenda che né il tem-
po né la distanza valsero a dimi-
nuire l'affetto che sempre ci por-
tammo fin da quando c'incon-
trammo in collegio... Venite adun-
que in gran numero, noi vi atten-
diamo a braccia aperte...•.
La risposta degli exallievi fu
massiccia. A quel Congresso par-
teciparono ben 900 exallievi pro-
venienti da 22 Nazioni.
Quel primo congresso doveva
essere presieduto dall'onorevole
Giuseppe Micheli, figura notevole
del popolarismo cattolico ed exal-
lievo egli stesso, ma all'ultimo
momento non poté partecipare
per sopraggiunti impegni. Il De-
putato tuttavia si fece presente
con il seguente telegramma che
conteneva una felice proposta:
«Castelnuovo Monti: - Da vari
giorni ho assunto direzione soc-
corsi epidemia diffusa già in tre
frazioni pure desiderosissimo tro-
varmi con tanti antichi amici, non
posso muovenni. Comunichi Con-
gresso mio fraterno saluto e voto
ardente. Congre&<;0 deliberi cele-
brare primo centenario nascita
Don Bosco con erezione monu-
mento piazza Maria Ausiliatrice,
costituendo comitato internazio-
nale exallievi, associandovi nomi
più illustri cooperatori salesiani
nel mondo. - Micheli».
In assenza del Micheli la pre-
sidenza fu assunta da Arturo Poe-
sio che per oltre un quarantennio
sarà il mitico animatore di tante
iniziative.
Il Congre&<;0 del 1911 presenta
una associazione già adulta ricca
di fermenti, strategie e aperture
sociali. Fra gli interventi eco no-
tevole ebbe il discorso di Guido
Miglioli, altro esponente con il
Micheli dei cattolici impegnati
nel sociale.
«Prendendo lo spunto - scrive
Il Moment,o del 10 settembre 1911
- da quella parte che tratta delle
opere di difesa e di previdenza so-
ciale che gli exalunni Salesiani de-
vono patrocinare e fondare, l'av-
vocato Miglioli invitò i suoi com-
pagni di ieri e i figli di Don Bosco
d'oggi a interessarsi delle lotte
amministrative e politiche che si
combattono nei loro paesi.
Nel Congresso degli exallievi
salesiani non si deve fare della po-
litica, egli dice, ma non è fare del-
la politica interessarsi di quelle
lotte che solo possono portare a
difendere quella scuola che ai cat-
tolici interessa salvare dalle in-
frammettenze massoniche».
Una curiosità: la Banda dell'O-
ratorio esegul per l'occasione un
concerto con il seguente program-
ma: Giatµ, Marcia Pro Ecclesia

3.5 Page 25

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Si inaugura a Tol'Ìllo il monumento a Don Bosco.
"Viva Pio X»; Pagella, Inno a
Don Bosco Exallievi; De Vecchi,
Gran Sinfonia «Tu es Petrus»;
Waldtenfent, Gran Valzer «Do-
lores»; Petrella, Bivacco e Coro
nell'Opera l'«Assedio di Leida»;
Manente, Gran marcia finale.
Gli anni fra
le due guerre
Al primo congresso internazio-
nale seguirono anni di fervore e di
impegno organizzativo che por-
tarono i singoli gruppi da meno di
cento a quattrocento immedia-
tamente prima dello scoppio della
prima guerra mondiale che bloc-
cherà ogni cosa.
La ripresa nel dopoguerra fu
immediata e l'inaugurazione del
monumento a Don Bosco, avve-
nuta il 23 maggio 1920, segnò la
definitiva crescita degli exallievi.
Per l'occasione gli exallievi con-
vennero in Torino a migliaia. Da
quel Congresso venne fuori una
Associazione strutturata local-
mente in «unioni», regionalmente
in «federazioni ispettoriali», na-
zionalmente in «federazioni na-
zionali» e internazionalmente in
«confederazione internazionale».
Sempre in quella circostanza gli
exallievi chiesero che presso le
Immagini del congresso mondiale ultimo.
case salesiane si pregasse ogni
sera per loro: vennero subito ac-
contentati e da quel giorno per al-
meno cinquant'anni ogni sera ira-
gazzi dei collegi salesiani hanno
recitato un'Ave Maria per gli
exallievi.
Con il rettorato di don Filippo
Rinaldi, gli exallievi acquistano
oltre che un padre anche un ap-
passionato sostenitore: il Servo di
Dio non mancherà di incoraggiare
ogni iniziativa e del resto già egli
stéSM aveva incoraggiato il sor-
gere dell'organizzazione delle
exallieve. Sua è anche questa de-
finizione scritta nel 1907 in una
lettera al salesiano don Fierro:
«Gli exallievi sono la nostra co-
rona o, se vuoi, sono la nostra
stessa ragione di esistere, perché
essendo noi una congregazione
BOLUTT/NO SALESIANO 1 GENNAJO 111/U 25

3.6 Page 26

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1M o m e n t o l'-"~-;:!:..--•:_::::J.~-:7.:.·;':.:-!.f.~.
i "CrE·N.aT:...·~a
w~""'o~"'e"~·.,,-;=~~-:"~-'.~'::J:~~='r;~a':':-.";o·:_·1_~11.
, ..n,i. . 11mo r;,;-;::~•.;:.;;;;:~•;,;:~.~;;•;; "~r,r l llll/ RCDJIZIONC C AMMINl.)TRAZIONC• lo M4 li\\llPllln.....l m:JJI 1~ 01,.,,..:"MOl'WITO.»llllll
\\nauuuta\\e
L'inno dei figli riconoscenti ali'opera dei salesiani
Don Boseo esaltato in tutte le lingue d'Eu.rropa
La
~e\\(~
sooi~\\e~none~~'
s~duta. ~\\\\~\\~O\\\\~)o~CO
\\\\ t i i\\\\\\~, .,,•Il il\\-\\ (Clii~\\•,•.<:
,
'\\'\\,'..~,.
~'
'
La chiusura del congresso
degli ex allievi Salesiani
per un 011uia 11oadi1t1 a On Bm•
educatrice è chiaro che non edu-
chiamo per il collegio ma per la
vita».
Dagli anni cinquanta
ai nostri giorni
Poco prima della fine della se-
conda guerra mondiale a don
Giorgio Seriè superiore respon-
sabile del settore, viene affiancato
don Umberto Bastasi. Con l'azio-
ne di quest'ultimo si sviluppano le
Federazioni nazionali e le mani-
festazioni internazionali. Sotto la
sua responsabilità Voci Fraterne
- organo di collegamento degli
exallievi voluto al congresso del
1920 - raggiungerà le cinquan-
tamila copie.
Il già citato avvocato Ciancio
cosl sintetizza l'attività di don
Umberto Basta.si:
«Capolavori di don Basta.si, nel
periodo fra il secondo dopoguerra
e il Concilio, sono, come già accen-
nato, i congressi nazionali e inter-
nazionali, da lui voluti promossi
guidati con silenziosa dedizione e
con una tecnica d'avanguardia.
Cito fra tutte queste manifesta-
26 BOLlETTIHO SALESWiO I GENNAIO 19114
zioni i Congressi dell'America La-
tina, l'incontro dirigenti a Torino
per la canonizzazione di Dome-
nico Savio nel 1954, quello della
Federazione Italiana (il V) nel
1957 a Roma, quello europeo (il I)
a Torino nel 1965. Un particolare
cenno merita l'incontro dirigenti
del '54 a Torino: erano presenti 36
presidenti di federazioni naziona-
li, altri 21 erano rappresentati; fu
varato il nuovo Statuto che portò
il cambiamento della denomina-
zione da Federazione internazio-
nale a Confederazione Mondiale,
quella tuttora in vigore; fu più
esplicitamente ribadita la estra-
neità dell'associazione· alla poli-
tica e ad operazioni finanziarie
compromettenti; furono aperte
le porte dell'associazione agli
exallievi non cristiani, facendo
cosl della nostra associazione il
primo organismo ecumenico della
Chiesa.
Don Bastasi fu anche l'uomo
dell'apertura, inizialmente soffer-
ta, poi prudentemente ma senza
reticenze attuata, verso le altre
associazioni di exallievi della
scuola cattolica. Il primo passo fu
quello dell'adesione della Federa-
zione Italiana alla Confederex.
Questo moto rispondente ai biso-
gni dei tempi di realizzare una si-
tuazione favorevole allo scambio
di esperienze e ad un impegno
coordinato, fatta salva l'autono-
mia delle singole associazioni ade-
renti, porterà nel 1963, dopo il
Congresso eucaristico di Monaco,
alla costituzione in Roma di una
Commissione di studio per arri-
vare ad una intesa a livello inter-
nazionale. Nasceva cosl nel 1967
l'OMAEC (Organisation Mondia-
le des Anciens et Anciennes Elè-
ves de l'Ecole Catholique), con il
proposito di portare una voce cri-
stiana nei grandi organismi poli-
tici internazionali (ONU, UNE-
SCO ecc.), in difesa della libertà
dell'insegnamento e per la pro-
mozione dell'uomo. Il contributo
degli exallievi salesiani in seno al-
ttOmaec, come è stato più volte ri-
conosciuto, è stato ed è essenziale.
Questo prendere coscienza della
realtà internazionale, diventato
nel vecchio continente «coscienza
europea» ispirerà i nostri congres-
si europei (Torino '65, Lovanio
'75, Madrid '78, Lugano '81) e rag-
giungerà un ambito obiettivo con

3.7 Page 27

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CONCLUSIONI DEL CONGRESSO MONDIALE
PRESIDENTI E DELEGATI FEDERALI NAZIONALI
(Roma, 24 settembre / 1 ottobre 1983)
La Giunta Confederale incarichi persone competenti di elaborare una
STORIA DEGLI EXALLIEVI, per consentire una conoscenza più profonda
del Movimento, dell'Associazione, della Confederazione.
Promuovere e situare il Movimento «AMICI E SIMPATIZZANTI DI DON
Bosco ...
Unificare lo STATUTO e Il DOCUMENTO AGGIUNTO, studiandone la
elaborazione giuridica sulla base del Concilio Vaticano Il, del nuovo codice
di Diritto Canonico, delle disposizioni del Capitoli Generali e delle fondate
opinioni delle Federazioni.
Esortare le Federazioni a prendere coscienza dell'importanza del
progetto educativo salesiano e della sua realizzazione; si studino modalità
concrete di collaborazione pedagogico-educativa, di amministrazione,
ecc. perché siano incorporate nel progetto.
Informare i giovani dell'esistenza dell'associazione, fin dagli ultimi anni
di scuola, facendoli partecipare alle attività che sono loro possibili e
gradite; inseriti nell'associazione, si diano spazi perché possono esprimere
la loro creatività e dinamismo, nelle attività contemplate dal programma.
Aiutarli a risolvere i loro problemi di lavoro e di studio. Per l'anno
Internazionale della gioventù. fissato per 111985, fare in modo che i giovani
partecipino alle celebrazioni che saranno reallzzate.
Per le problematiche connesse al mondo del lavoro, gli Exallievi
studino la DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, In vista di collaborare a
risolvere difficoltà, organizzando corsi intensivi e altri mezzi per diffondere,
tra Il popolo, tale dottrina. Gli Exallievi siano formati perché adempiano il
loro dovere e agiscano cristianamente nelle loro organizzazioni (sindacati,
collegi o istituzioni professionali di ogni genere). Sviluppare tutte le
possibili attività per alleggerire e risolvere le crisi più acute del lavoro,
aiutando a superare gli effetti negativi per i lavoratori (disoccupazione,
licenziamenti, ecc.)
Partecipare alla vita socio-politica e culturale, intensificando, nelle
scuole, le attività formative per gli alunni. Gli exalllevi, nelle loro
associazioni, promuoveranno analoghe iniziative per vincere l'indifferenza
dei soci, far conoscere l'Insegnamento della Chiesa, preparare gli exallievi
ad assolvere - sotto responsabilità propria - incarichi di uffici pubblici e
partecipare alla vita politica e culturale dei propri Paesi.
Avere la preoccupazione costante di ricercare gli exallievi lontani con i
mezzi tradizionali e quelli che offre la stampa, attraverso l'informazione di
tutta la gamma di attività dell'associazione, in modo che possano
interessarsi e accettare l'invito dei compagni.
Sulla Famiglia Salesiana. Il Congresso, cosciente della dignità che
comporta l'appartenenza ad essa e delle possibilità di azione al suo
interno, come pure delle gravi responsabilità ohe ne derivano fa voto che il
Capitolo Generale XXII confermi definitivamente l'appartenenza degli
Exailievi alla Famiglia Salesiana.
Il Congresso assicura la disponibilità del Movimento a collaborare con i
Salesiani e con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana, nei settori di:
- animazione dei soci e degli exallievi lontani
- progetto educativo salesiano
- impegno culturale umano e cristiano
- promozione del Movimento «AMICI DI DON BOSCO,
- risposta generosa alla eventuale vocazione personale di
cooperatore salesiano.
l'accoglimento della nostra Con-
federazione nel '79 tra gli organi-
smi consultivi non governativi ac-
creditati presso il Consiglio d'Eu-
ropa.
Don Bastasi fu infine l'uomo
del nuovo volto dell'associazione,
in base a queste novità, emerse
dopo cent'anni per le mutazioni
della realtà ecclesiale: l'autono-
mia organizzativa degli exallievi;
la loro apertura all'apostolato
esterno in una visione sociopoli-
tica dei propri impegni e delle
proprie attività; la loro situazione
di presenza attiva nella vita della
Congregazione in uno se.ambio
amorevole di doni e servizi».
Il rinnovamento voluto dal
Concilio Vaticano II ed in parti-
colare il ruolo dato alle Associa-
zioni dal documento sull'Aposto-
lato dei Laici (Apostolicam acwo-
sitat.em) e sulla Chlesa (Lumen
Gentium) impongono gli exallievi
organizzati nuove e più impegna-
tive scelte. Cosi il Congresso del
1970 - nel ricordo delle sei taz-
zine del 1870 - sarà una rilettura
dell'associazione in chiave di rin-
novamento. Sotto la presidenza
del madrileno J. Taboada Lago il
congresso di Torino precisò il si-
gnificato non puramente nostal-
gico di quel «filo d'oro» che lega
gli exallievi a Don Bosco e ai Sa-
lesiani, affermò l'autonomia dei
lai.ci nella direzione dell'associa-
zione e il ruolo dei sacerdoti sale-
siani all'interno di questa, affron-
il tema dei rapporti fra giovani
exallievi ed adulti e allargò gli
orizzonti operativi dell'Associa-
zione invitata a fare una vera e
propria scelta di apostolato eccle-
siale.
Dal 1970 in poi la Confedera-
zione mondiale degli exallievi di
Don Bosco è}attivamente presen-
te a tutti i principali momenti di
dibattito salesiano mentre il cam-
bio di presidenza avvenuto al con-
gresso di Città del Messico del
1973, - da Taboada a Gonzales
Torres - sancisce la definitiva in-
ternazionalizzazione dell'Associa-
zione.
Dal 1974 è un susseguirsi di ini-
ziative a tutti i livelli incoraggiati
dal Consigliere Generale per la
Famiglia Salesiana, don Giovanni
Raineri, purtroppo scomparso im-
provvisamente nel mese scorso.
Attualmente il presidente del-
l'associazione è lo svizzero Giu-
seppe Castelli, mentre il delegato
confederale è don Carlo Borgetti.
Di fronte all'incalzare di nuove
problematiche sociali ed ecclesiali
gli exallievi di Don Bosco sanno
che la loro fedeltà a Don Bosco
non è un fatto statico ma dina-
mico ed è con fiducia ed ottimi-
smo che guardano al futuro della
loro associazione.
Giuseppe Costa
BOLLETTINO SALESIANO• I GENNAIO 19/U 27

3.8 Page 28

▲back to top
«la pace
nasce
da un
cuore
nuovo,,
Da quando papa Paolo VI, nel per educare le nuove genera.zio_ni
1968, ha Indetto la prima Giornata al reciproco rispetto delle nazioni,
della Pace, sono trascoral
diciassette anni. Intanto la
1ttuazlone è Hmpre più
problemaUca: sono caduU vecchi
mlU e sono aorte nuove lllualonl.
La celebrazioneannualedi queata
alla fratellanza dei popoli, alla
collaborazione delle genti fra loro.
Non si può legittimamente par-
lare di pace dove non se ne accol-
gano i principi fondamentali, cioè
giornata è onnal un
il rispetto reciproco all'interno
appuntamento di rtflesalone • di delle nazioni fra i cittadini, e dei
preghiera per tutti I credenU e per popoli fra loro. Oltretutto la pace
quanti ritengono la pace un bene; è l'unica vera linea del progresso
alla base di tale rlfleaelone ogni umano, propria del genio cristia-
anno c'è l'Intervento lllumlnante
del Pontefice. ~ appunto a parUre
da queaU Interventi che Angelo
Paoluzl presenta una alnteal delle
no perché, in definitiva, soltanto
dal Vangelo essa può effettiva-
mente scaturire.
dlclassetle .giornate».
II Giornata - 1969.
La promozione dei diritti
dell'uomo, via verso la Pace
I Giornata - 1968.
Tema generale
Per dare alla storia del mondo
un più felice svolgimento ordinato
e civile, la Chiesa cattolica lancia
l'idea che con giusto e benefico
equilibrio sia la pace a dominare
lo svolgi.mento della storia futura,
attraverso una nuova pedagogia
28 80LJ.ETTINO SALESIANO I GENNAIO 181W
La pace è oggi intrinsecamente
collegata con il riconoscimento
ideale e con l'istaurazione effet-
tiva dei diritti dell'uomo, come un
dovere, perché eoltant.o in un cli-
ma di pace sì rafforza e progredi-
sce la giustizia, respira la libertà.
La pace, per essere negli avveni-
menti, deve prima trovarsi negli
animi. Sia la ragione, non la forza,
a decidere della sorte dei popoli
attraverso l'intesa, la trattativa,
l'arbitrato e non l'oltraggio, il
sangue, la schiavitù: fra individui
e popoli, e principalmente nel ri-
spetto delle persone, perché dove
non c'è rispetto, difesa e promo-
zione dei diritti dell'uomo non
può esserci vera pace.
Inoltre, la pace di Cristo ag-
giunge, alla dignità di cittadini
del mondo, quella dei figli dell'u-
nico Padre, all'eguaglianza natu-
rale degli uomini, quella della fra.
temità cristiana, che fonda insie-
me le ragioni della natura umana
e del destino trascendente delle
persone.
ID Giornata - 1970.
È nostra missione educare
gli uomini a riconciliarsi
La pace non si gode, si crea. :8
un livello superiore di consapevo-
lezza che non addormenta, ma ci
rende tutti responsabili del bene
comune. Occotte quindi oggi un'e-
ducazione ideologica nuova, che è
quella alla pace. Anche ammesso

3.9 Page 29

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che la lotta possa essere necessa- con una pace ottenuta mediante
ria e persino gene1'088., essa non la forza bisogna sostituire un au-
può costituire il faro cui l'u- tentico culto dell'uomo che si
manità ha bisogno: mentre la chiama giustizia, un modo di es-
pace deve sostituire la forza mo- sere e sentire che nasce dal cuo-
rale a quella bruta.
re. Non si tratta un fenomeno
La deplorazione generale con- semplicementeindividuale o riser-
tro le violenze è un contributo alla vato a gruppi ristretti, ma ormai
pace perché la coscienza del mon- collettivo e universale, anche se
do non tollera più i delitti ai quali resta ancora da istaurare una più
abbiamo assistito e assistiamo. grande giustizia sia all'interno
Ma è nostro compito educarci ed delle nazioni che fra i popoli:
educare gli uomini ad amarsi, ari- come può essere vera pace quella
conciliarsi, a perdonarsi scambie- che limita o esclude la libertà re-
volmente; tanto più se, in quanto ligiosa, o altre forme libertà na-
cristiani, ci ricordiamo del «rimet- zionali, sociali, culturali o eco-
ti a noi i nostri debiti come noi li nomiche? Occorre forse maggiore
rimettiamo ai nostri debitori», magnanimità ad arrendersi alle
con quel come tremendo che ci fa ragioni della giustizia e della pace
riflettere sull'impossibilità una che non a lottare e a imporre al-
pace senza clemenza, di una pace l'avversario un proprio diritto,
satura dì spirito dì vendetta. autentico o presunto.
perché in primo luogo si fa strada
negli animi degli uomini respon-
sabili, secondariamente perché, se
le idee guidano il mondo, e se l'i-
dea della pace trionferà nel cuore
della gente, essa sarà salva, e in-
fine perché l'opinione pubblica
può contribuire, come elemento
decisionale nelle vicende umane, a
indirizzare il destino della pace:
ciò significa che questa è possibile
se ciascuno la ama, la vuole ed
educa la propria mentalità a ope-
rare per difenderla, vivendo essa
delle adesioni, sia pure singole e
anonime, che le persone le danno.
In tal modo le volontà individuali
potranno sommarsi e diventare
affermazione collettiva della pace
che, avendo bisogno tutti, di-
pende da ognuno.
IV Giornata - 1971.
Ogni uomo è mio fratello
La pace decade ogni volta in cui
decade l'uomo: le guerre, la supre-
mazia degli interessi, l'odio, la lot-
ta classe, il prestigio nazionale
e politico, le ambizioni contra-
stanti, il razzismo e i sistemi ideo-
logici chiusi, la tortura, il terrore,
il delitto, la violenza; anche come
puro equilibrio di spaventose for-
ze contrastanti che, per fatale im-
prudenza, possano portare a irre-
frenabili collisioni. Ma esiste una
pace «progressiva», fondata sulla
giustizia, sull'intangibile dignità
umana, sul rispetto, sull'amore
dovuto a ogni uomo perché tale:
come fratello.
Le basi della pace sono costrui-
te da chiunque operi per educare
le nuove generazioni a questo con-
cetto, che si sostanzia nel bene co-
mune, perché dove è misconosciu-
ta la fondamentale fraternità de-
gli uomini, si rovina in radice la
pace. I cristiani, oltretutto, sono
in grado di fornire un supremo ar-
gomento: quello della paternità
divina, comune a tutti gli uomini,
proclamata a tutti i credentL
V Giornata - 1972.
Se vuoi la Pace,
lavora per la giustizia
-Alla tentazione costante im-
porre una normalità di rapporti
VI Giornata - 1973.
La Pace è possibile
La violenza ritorna di moda e si
riveste persino della corazza della
giustizia; rinascono gli egoismi
collettivi e individuali, il delitto
non fa più orrore. Ma la pace è
possibile, perché è la condizione e
la sintesi della convivenza umana.
Si impone una pedagogia nuova,
quella della pace, perché questa è
possibile se veramente voluta; e se
è possibile, è doverosa. Ciò vuol
dire che è necessario scoprire le
forze morali che aiutino a risol-
vere positivamente il problema.,
forze costruite nella verità, nel-
la giustizia, nella carità e nella
libertà, attraverso una realisti-
ca conoscenza dell'antropologia
umana.
Se la pace esiste in Cristo e per
Cristo, essa è possibile fra e per gli
uomini, predicando - GOme uo-
mini fede - l'amicizia e l'a-
more del prossimo, la giustizia e il
perdono cristiano.
VII Giornata - 1974.
La Pace
dipende anche da te
La pace deve essere non soltan-
to mantenuta, ma prodotta, en-
trando nelle coscienze degli uo-
mini come suprema finalità mo-
rale. La sua causa dovrà prevalere
VIII Giornata - 1975.
La riconciliazione,
via alla Pace
Restano potenzialmente aperti
moltissimi problemi che impedi-
scono una pace fraterna e operan-
te, anche perché oggi si affermano
nuove forme dì conflitti nazionali
e contrasti internazionali e au-
mentano terrificanti ipotesi
scontri fatali, ritenuti quasi ine-
vitabili e quasi reclamati come
opera di giustizia. Non basta con-
tenere ogni genere dì urti, non ba-
sta una pace imposta, utilitaria e
provvisoria, ma è necessario ten-
dere a una pace amata, fondata
cioè sulla libera riconciliazione de-
gli amici; riconciliazione, una pa-
rola che dovrebbe entrare nel vo-
cabolario delle speranze e dei suc-
cessi degli uomini. Tanto più
come cristiani, perché dobbiamo
«fare la pace• con l'unità nella
Chiesa e della Chiesa.
IX Giornata - 1976.
Le vere armi della Pace
al servizio
dell'umanità. nuova
Non si può chiamare pacifico
un mondo nel quale emergono fe-
nomeni dì violenza e che è radical-
mente diviso da ideologie irridu-
cibili, intimorito dagli armamenti
sempre più perfezionati e preda dì
culture egoistiche. Le armi della
BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAJO 111/U 29

3.10 Page 30

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pace sono quelle morali, in primo
luogo la fedeltà ai patti; e dove
questi non sono osservati, le Isti-
tuzioni internazionali devono as-
solutamente escludere le cosiddet-
te vie di fatto, cioè le guerre, dai
programmi della civiltà. Anche
ammesso che il disarmo, se non è
di tutti, sia un delitto di mancata
difesa, bisogna riflettere all'in-
gresso nel mondo di una nuova
legge trasformatrice che arma la
pace con un principio rivoluzio-
nario: «Voi siete tutti fratelli».
La civiltà ('Jlmmina al seguito di
una pace annata soltanto di un
ramo d'ulivo, e che si afferma uni-
camente con la pace stessa, non
disgiunta dai doveri della giusti-
zia, ma alimentata da spirito di
sacrificio personale, da clemenza,
misericordia e carità
X Giornata - 1977.
Se vuoi la Pace,
difendi la vita
Pace e vita sono beni supremi e
correlativi dell'ordine civile; ma
quante volte la pace è cercata e
conquistata con la morte, affer-
mata con la lotta. Per ritrovare la
chiave della verità bisogna sem-
pre riconoscere il primato della
vita come valore e condizione del-
la pace, secondo tre imperativi es-
senziali: difendere, risanare, pro-
muovere la vita.
È chiamato in causa l'incalco-
labile spreco, dovuto alla politica
dei grandi armamenti, di mezzi
economici ed energie umane per
mantenere una pace fondata sulla
perpetua minaccia alla vita. Inol-
tre ogni delitto contro la vita è un
attentato contro la pace, special-
mente oggi, con le facilitazioni
concesse all'aborto. La soppressio-
ne di una vita che sta per nascere
o è già nata viola il principio mo-
rale secondo cui ogni esistenza è
sacrosanta sin dal primo istante
del concepimento e fino all'ultimo
istante della sua fine naturale, ed
è sottratta a ogni altro potere
soppressivo, è intoccabile e degna
di ogni cura, sino al sacrificio. Per
impedire il diffondersi delle cento
forme di offesa alla vita (dalla de-
linquenza individuale e collettiva
al terrorismo e alla tortura) biso-
gna anche ricorrere al mondo del
30 • BOLJ.ETTINO SALESIANO l GENNAIO 111/U
soprannaturale, perché l'esistenza
non può essere sottratta alle fina-
lità superiori che le conferiscono
una primaria ragion d'essere.
XI Giornata - 1978.
No alla violenza,
si alla Pace
Oltre l'ipotesi che la pace sia
soltanto una tregua alla vigilia di
uno scoppio tremendo, c'è il fe-
nomeno della violenza, che si può
chiamare «privata», anche se
astutamente organizzata in grup-
pi clandestini e faziosi. F,ssa de-
riva dalla decadenza della co-
scienza morale, frutto di pessimi-
smo sociale anche se spesso la psi-
cologia del violento parte da una
radice perversa di vendetta ideale
e come esplosione di una energia
cieca., che cerca, per affermarsi,
vie ignobili, dell'insidia e della
prepotenza, e SOflt.anz:ialmente an-
tisociali. Come ogni guerra, anche
parziale.
Ma la pace non deve affermarsi
soltanto sui campi di battaglia,
bensl ovunque si svolga l'esistenza
dell'uomo, a partire dal seno ma-
terno e dalla culla. Senza la guida
e l'aiuto di Cristo, tuttavia, non è
possibile una pace vera, stabile e
universale, che non indebolisce gli
uomini, ma piuttosto li fa capaci
di lottare per la giustizia con la
generosità e il genio dell'amore.
XII Giornata - 1979.
Per giungere alla Pace,
educare alla Pace
Se giungere alla pace è la sintesi
e il coronamento di ogni nostra
aspirazione, nonostante i persi-
stenti conflitti, per raccogliere la
sfida non bastano le parole ma è
necessario imparare prima di tut-
to a rileggere la storia dei popoli e
dell'umanità non secondo schemi
di concatenazione di guerre e ri-
voluzioni. L'educazione alla pace
può beneficiare degli esempi quo-
tidiani che vengono da individui,
famiglie, gruppi e popoli la cui
opera si svolge attorno a quel
bene supremo, con la preoccupa-
zione di ascoltare e di capire, con
il rispetto dell'altro, con la dolcez-
za che è forza vera, con la fiducia.
L'apporto del linguaggio di
pace deve esprimersi in gesti di
pace: nei confronti dei fanciulli,
che vanno educati da genitori e
maestri a fare l'esperienza della
pace, affinché siano essi poi a co-
struirla; della società, che va ali-
mentata, anche attraverso diffi-
coltà e fatiche, da quanti operano
nella vita professionale e sociale;
dei popoli, che vanno aiutati dai
responsabili politici, dei governi,
delle organizzazioni internazio-
nali, ad aprire nuove porte alla
pace, a far prevalere la voce del
dialogo su quella della forza me-
diante l'uso di tutti i mezzi della
ragione, con coraggiosi gesti di
pace, con i quali sarà possibile
educare in se stessi e negli altri
nuove capacità d'iniziativa a ser-
vizio della grande causa della
pace: alla cui educazione anche i
credenti e i cristiani trovino nella
loro religione lumi, inviti e forze
attraverso l'esercizio della pre-
ghiera.
XIII Giornata - 1980.
La verità, forza della Pace
La verità serve la pace perché
ne è la forza potente, mentre la
non-verità va di pari passo con la
violenza e la guerra, le quali si ra-
dicano nella menzogna e ne hanno
bisogno. Un'altra specie di non-
verità si manifesta nel rifiuto di
rispettare gli altrui diritti ogget-
tivamente legittimi e inalienabili.
Alla base dell'una e dell'altra for-
ma di menzogna c'è un'errata con-
cezione dell'uomo, secondo la qua-
le egli e l'umanità intera attuino il
loro progresso soprattutto me-
diante la lotta violenta.
È invece necessario restaurare
la verità, chiamando con il loro
nome l'omicidio, i massacri, la
tortura, ogni forma di oppressione
e sfruttamento; promuovere la ve-
rità, come forza della pace, attra-
verso uno sforzo costante per non
utilizzare le armi della menzogna
e per riconoscere la parte di verità
che c'è in ogni opera umana; non
disperare dell'avversario e far sl
che le vittime dell'ingiustizia non
siano spinte all'estrema risorsa
della rassegnazione o della vio-
lenza.
La verità si fa nel dialogo, non

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ha paura di accordi onesti, avvi-
cina gli spiriti, rivela ciò che uni-
sce, fa indietreggiare le diffidenze;
ma non bisogna accomodarsi nella
passività, bensl avere il coraggio
di mettere in luce per tempo le
controversie latenti. Esiste un le-
game, come pone in rilievo il Van-
gelo, fra la menzogna e la vi~lenza
omicida: la verità, invece, nvela e
compie l'unità dell'uomo con Dio,
con se stesso e con gli altri.
XIV Giornata - 1981.
Per servire la Pace,
rispetta la libertà
La pace deve realizzarsi nella
verità, cost.'"llirsi sulla giustizia,
essere animata dall'amore, farsi
nella libertà. Ma la libertà è ferita
se i rapporti fra i popoli sono fon-
dati sul diritto del più forte e c'è
disuguaglianza fra le nazioni, e
quando all'interno di queste non è
garantito l'autonomo svolgersi
delle decisioni individuali e della
partecipazione a quelle collettive:
Non si è liberi senza la garanzia di
un impiego onesto e remunerati-
vo, quando la società si fa guidare
dal dogma della crescita materiale
indefinita, né se è manipolata a
qualsiasi titolo.
Folle di donne e di uomini cre-
dono però a questo ideale e si
mettono al servizio della pace. La
libertà nella sua essenza è interna
al]'uomo, segno distintivo che tro-
va il proprio fondamento nella
sua dignità trascendente: l'uom?
è libero perché può autocletenm-
narsi facendo scelte in funzione di
valori, il primo dei quali è la sua
relazione con Dio e perciò la liber-
tà religiosa diventa la base di al-
tre libertà, come beni che non de-
vono essere reclamati soltanto per
ma anche come dovere nei con-
fronti degli altri.
Se certe forme di libertà non
meritano quel nome, sarà difficile
creare le condizioni della pace
senza la volontà di rispettare la li-
bertà di ogni popolo, nazione e
cultura, in un clima di mutua fi-
ducia che comunque va conqui-
stata. L'uomo infine non può es-
sere autenticamente libero se non
riconosce e vive la trascendenza
della sua relazione con Dio, a im-
magine del quale è stato creato.
XV Giornata - 1982.
La Pace, dono di Dio
affidato agli uomini
Globale, totale e radicale è or-
mai la posta in gioco dei conflitti.
Contro l'abuso delle potenze e le
pretese delle ideologie totalizzan-
ti, la pace, bene di ordine essen-
zialmente umano, razionale e mo-
rale, tende al]'istaurazione di ar-
monici rapporti e viene essenzial-
mente da Dio, come dono che
iscrive nella coscienza delle per-
sone leggi che lo obbligano a ri-
spettare la vita e il prossimo. Ma
l'uomo non è dispensato dalla re-
sponsabilità di cercare la pace e
deve, con tutti, denunciare le ra-
gioni dell'odio e della guerra e
promuovere quelle della giustizia
e della pace.
Si abbia della pace un'infor-
mazione qualificata (di qui l'im-
portanza dei mass-media); ma
essa deve corrispondere a una in-
crollabile volontà comune: degli
scienziati, degli studiosi delle di-
scipline umane, di quanti si inte-
ressano agli scambi culturali ed
economici. Per tendere al mante-
nimento della pace è condizione
essenziale il rispetto degli impre-
scrittibili diritti della persona,
proposti non soltanto a li~ello in-
dividuale ma anche lUlZlonale e
delle grandi organizzazioni mon-
diali. E se per il cristiano la pace
sulla terra è una sfida, che va af-
fidata anche alla speranza di Cri-
sto e se c'è il diritto-dovere di
pr~teggere la propria esistenza
contro l'ingiusto aggressore, si ri-
cordi anche come la guerra sia il
«mezzo più barbaro e più ineffi-
cace per risolvere i conflitti».
XVI Giornata - 1983.
Il dialogo per la Pace,
una sfida del nostro tempo
La pace non potrà essere man-
tenuta senza che si adotti un at-
teggiamento di dialogo, senza una
sufficiente fiducia di ognuno nei
confronti delle capacità del fratel-
lo di essere ragionevole e mai to-
talmente pervertito. Il vero dia-
logo si applica prima di tutto al1e
persone, fra i gruppi e le forze po-
litiche all'interno di una nazione,
fra gli Stati, nel perseguire ciò che
è vero, buono e giusto per tutti,
con l'apertura e l'accoglienza, con
l'accettazione delle differenze e
specificità altrui, con la ricerca
con mezzi pacifici di ciò che è co-
mune agli uomini e del bene.
Numerosi sono gli ostacoli al
dialogo, riconducibili agli egoismi
di uomini e nazioni e che bisogna
rimuovere per arrivare a deter-
minare l'oggetto del dialogo stes-
so, cioè i diritti dell'uomo, la giu-
stizia fra i popoli, il bene comune
internazionale. Il dialogo per la
pace è indissociabile quindi da
quello per la giustizia, sia sul pia-
no della vita economica nazionale
e internazionale, sia per quanto
riguarda la riduzione della corsa
agli armamenti: so~o ~ si po~à
raggiungere un ordine mtemazJ.o-
nale più giusto, perché ognuno -
e l'appello è rivolto particolar-
mente ai cristiani - assuma le
proprie responsabilità di uomo e
di credente.
XVII Giornata - 1984.
La Pace nasce
da un cuore nuovo
La mobilitazione in favore della
pace esige l'azione generosa dei
cuori di tutti gli uomini, perché lo
sforzo di alcuni non basta: a
ognuno è chiesto di rinunciare alle
barriere che esistono nel proprio
cuore e impediscono di raggiun-
gere la pace fra le nazioni e al1'in-
terno di ciascuna di esse. La con-
versione è perciò la via fondamen-
tale al raggiungimento della pace.
Il frutto di questo nuovo atteggia-
mento si sostanzia in opere di
amore, di giustizia e di pace, men-
tre la durezza del cuore è ostacolo
al1a realizzazione della pace. La-
vorare per essa esige la ricchezza
spirituale di un cuore capace di
grandi e piccoli sacrifici per espri-
mersi quindi in iniziative concrete
che assicurino il rispetto dei dirit-
ti dell'uomo, la promozione della
giustizia, la realizzazione del bene
comune come esigenze radicali
dell'amore.
Angelo Paoluzi
BOLI.ETTINO SALESIANO I GENNAIO 1984 31

4.2 Page 32

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un salesiano
l'ultimo
dei grandi
esploratori
A cent'anni dalla nascita
ricordiamo la singolare figura di
un salesiano missionario ed
esploratore.
.....
E stato definito l'ultimo de-
gli esploratori «a brac-
cio», l'ultimo, cioè, di
quella stirpe di uomini ardimen-
tosi, che a proprio rischio e peri-
colo, affidandosi esclusivamente
allo spirito e all'energia umani,
spinti avanti dalla passione della
conoscenza, hanno svelato al
mondo i misteri di terre scono-
sciute. Con don Alberto De Ago-
stini, missionario salesiano, fini
un'era durata migliaia di anni e
costellata di scoperte grandi e pic-
cole. Dopo di lui, la tecnologia
moderna ha messo a riposo gli
esploratori. «Aerei ed elicotteri -
confidò don Alberto al confratello
e amico don Marco Bongioanni -
hanno ormai chiuso l'avventura
esplorativa». E soggiunse: «Io
sono andato missionario in terre
che esigevano una vera ricerca
scientifica, sia antropologica fra
32 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 19/U
gli indii, sia geografica e geologica
sulla terra•. Nel Sudamerica au-
strale, don De Agosti.ni si inserl
nel solco aperto da .Ferdinando
Magellano e battuto per oltre
quattro secoli da altri pionieri,
tutti impegnati a definire la map-
pa di quelle terre, le stesse che
Don Bosco indicò ai primi missio-
nari salesiani come la mèta da
raggiungere per diffondere il Van-
gelo. E don De Agostini fu missio-
nario prima ancora di essere
esploratore e audace scalatore di
montagne.
Ordinato sacerdote nel 1909, un
mese dopo parti per Punta Are-
nas, capitale della provincia più
meridionale del Cile, per dedicarsi
all'educazione religiosa e civile
delle tribù indigene della Pata-
gonia e della Terra del Fuoco.
Non è senza ragione che la lapide
scoperta nella sua città natale,
Pollone, in provincia di Vercelli,
lo definisce «apostolo di carità fra
le tribù indigene» e poi «esplora-
tore della Patagonia e della Terra
del Fuoco». La cerimonia svoltasi
nel novembre scorso a Pollone ha
celebrato il centenario della nasci-
ta del missionario-esploratore (2
novembre 1883), e ha avuto una
appendice nel dicembre, a Roma,
con una solenne commemorazione
promossa dalla Società geografica
italiana, di cui don De Agostini fu
socio d'onore.
Agli indii affidati alle sue cure
di missionario, don Alberto dedi-
cò attenti studi, che rimangono
l'ultima testimonianza più diretta
sui modi di vita di popolazioni
oggi praticamente estinte. Sulla
scia di un autentico paladino de-
gli indigeni, quale fu mons. Giu-
seppe Fagnano, il giovane missio-
nario fece tutto il possibile per di-
fendere gli «indios» dalle vessa-
zioni degli «estancieros•, coloni
giunti ad occupare quelle terre
ricche di pascoli, e che si aprivano
la strada facendo strage della po-
polazione locale. Contro quel fe-
roce massacro di poveri esseri
umani, insorse don De Agostini:
«Gli atti di sevizie e di crudeltà
che si compirono dacché gli uo-
mini bianchi penetrarono nella
Terra del Fuoco, contribuendo

4.3 Page 33

▲back to top
Da sinistra a destra: Luigi Carrel. guida alpina; don Alberto Maria de
Agostini; il Comandante della Neptunia e Francesco Pelissier, guida al-
pina una foto del 1936).
cosi grandemente alla rapida selvaggina, e di strappare dal
estinzione di una razza innocua e fianco dei loro mariti e dai loro
vigorosa, passeranno ai posteri padri donne e ragazzi per esporli
come una macchia vergognosa ad ogni vituperio, di allontanarli
della civiltà. Esploratori, estan- dai loro focolari domestici per
cieros, militari non ebbero scru- portarli in terre straniere ed esi-
polo di scaricare i loro fucili sui birli al pubblico come gli esseri
poveri indii come se si trattasse di più degradati dal genere umano».
La lapide ricordo voluta dal Comune di Pollone.
Un atto d'accusa che tuttavia
non impedl a don De Agostini di
prevedere l'estinzione degli indi-
geni Ona, Alacalup e Yaganes.
« La loro estinzione - scrisse - si
annuncia prossima e totale, e cau-
sa un sentimento di pena e di rin-
cresci.mento. Prima della venuta
del bianco civilizzato, codeste po-
vere e innocue popolazioni pas-
savano i giorni esenti da preoc-
cupazioni, non oppressi da obbli-
gatorio lavoro perché il te.rreno
che essi abitavano dava sponta-
neamente il necessario alimento».
La previsione si è purtroppo av-
verata, come ha precisato il dott.
Felice Benuzzi, già ambasciatore
d'Italia a Montevideo, che nella
sua qualità di fervente ammira-
tore di don De Agostini, e a sua
volta appassionato di ricerche an-
tropologiche e geografiche, ha te-
nuto con ammirevole competenza
la commemorazione del salesiano
sia a Pollone che a Roma. Egli ha
infatti ricordato che l'ultima Ona
puro sangue è morta nel 1974,
mentre degli Alacalup sono so-
pravvissuti solo pochi nuclei fa.
migliari, e degli Yagani non più di
quattro o cinque persone. Tutto
quel che rimane di questa gente è
la preziosa documentazione rac-
colta da don De Agostini con at-
tenzione umana e cristiana, oltre
che interesse antropologico. Una
documentazione scritta e anche
cinematografica, di incontestabile
valore scientifico.
A proposito dei costumi degli
indigeni Ona, il dott. Benuzzi ha
citato un brano di un'opera di don
De Agostini in cui si legge: «Fatta
la scelta della sposa, l'Ona pensa
prima di tutto ad aggraziarsi i ge-
nitori dell'amata con doni, quali
archi, freccie, pelli di guanaco, di
volpe ecc. Ottenuto il debito con-
senso, lo sposo sceglie il momento
opportuno e si reca dalla ragazza
scelta per offrirle il suo arco. Se
l'arco gli è restituito per mezzo di
un bambino vuol dire che la ra-
gazza non acconsente al matri-
monio. Se invece essa stessa si
reca alla capanna del pretendente
per restituirgli di sua mano l'arco,
è segno che acconsente ad essergli
sposa... Nobile è l'impulso che
unisca l'Ona alla donna... Questo
è dimostrato dal grande rispetto
che l'uomo ha per la donna e dalle
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 OENNAJO 19&I

4.4 Page 34

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molteplici dimostrazioni di tene-
rezza che le prodiga, avendo som-
ma cura di provvederla di ab-
bondante alimento e di cederle i
bocconi più prelibati della sua
mensa».
È contro questa gente che si ac-
caniscono gli uomini bianchi. E
don De Agostini annota: «L'Ona
non si dimostrò mai bellicoso se
non per tutelare i suoi beni, le sue
Non è una montagna altissima,
2.400 metri, poca cosa rispetto
alle alte vette alpine e andine, ep-
pure provvista di un fascino irre-
sistibile, suscitato dal fatto «di
sorgere - come annotò Giacomo
Bove - difilato sul mare e di
spiegare d'un sol colpo la sua
maestà all'attonito marinaio che
veleggia ai suoi piedi>. Lo stesso
don De Agostini ebbe a confessa-
Il Cerro Catedral in una foto dello stesso De Agostini.
terre di caccia e i membri della
sua famiglia. Ma purtroppo le au-
torità prestarono fede alle asser-
zioni interessate di stragi da parte
degli Ona e inviarono soldati nella
Terra del Fuoco per ridurli in
schiavitù. Intere tribù furono in-
seguite e accerchiate, fatte prigio-
ni e strappate dalle loro terre,
condotte a Punta Arenas come un
armento... Disprezzo e odio verso
l'indigeno giunse a tale estremo
nell'invasore che, per liberarsene
per sempre, offriva una lira ster-
lina per ogni paio di orecchie
umane che gli si presentava......
Il De Agostini missionario si in-
teressava agli uomini, ne condi-
videva le pene; il De Agostini sca-
latore aveva fissa negli occhi una
cima montuosa che l'aveva col-
pito fin dal suo arrivo nella Terra
del Fuoco: il monte Sarmiento.
34 • BOLLETTINO SALESIANO• 1 GENNAIO 11/fU
re: « Quando, alcuni anni dopo
questi miei viaggi ebbi occasione
di vedere dappresso, per la prima
volta, il monte Aconcagua con i
suoi quasi 7 mila metri, non causò
in me neppure una pallida idea di
quella emozione, tra meraviglia e
sgomento, che sentii quando mi
trovai dinnanzi alla imponente pi-
ramide del monte Sarmiento>.
Cosi, nel 1912, don Alberto de-
cide di tentare la scalata, in com-
pagnià del naturalista friulano
G.B. De Gasperi e delle guide di
Valturnanche Abele e Agostino
Pession. Ma l'impresa si rivela ar-
dua fin dalla marcia di avvici-
namento alla montagna: l'impe-
netrabile foresta fueghina, fitta al
punto da non lasciar trapelare
neppure i raggi del sole e quindi
immersa nell'oscurità, ostruisce
da ogni parte il c.ammino. A que-
sta difficoltà si aggiunge il mal-
tempo. Nel suo diario, don Alber-
to annota: «Il cattivo tempo con-
tinua a imperversare. La pioggia
viene a mescolarsi con la neve, e
giorno e notte cade senza inter-
ruzione. Il cielo è perennemente
coperto di pigre nubi che lambi-
scono le basi dei monti e scendono
fino alle acque del mare, avvol-
gendo quel selvaggio e lugubre
paesaggio di una luce scialba e
grigiastra che si riflette nell'a-
nimo nostro in malinconia e tri-
stezza: ci sembra di essere preci-
pitati in una landa dell'inferno».
Appena il tempo migliora, il
gruppo comincia l'ascesa, abbor-
dando il primo ghiacciaio. L'im-
presa però rivela ormai tutte le
sue difficoltà: «Il Sarmiento -
scrive don Alberto - ci si è sve-
lato assai più grandioso e terribile
di quanto noi prima avessimo po-
tuto immaginarci. L'aspra fierez-
za delle creste e dei fianchi eretti
a filo sui ghiacciai ci avevano dato
a conoscere chiaramente che
avremmo dovuto lottare con un
gigante dell'alta montagna, bello
e fiero nella sua immacolata bian-
chezza». È giocoforza arrendersi
al gigante: la neve profonda e il
ghiaccio poroso non danno la più
piccola garanzia di sicurezza. E il
gruppo rientra mestamente alla
base.
La montagna ha vinto il primo
«round», ma non ha domato don
Alberto, che, difatti, nel 1913 ri-
tenta l'impresa. L'attende una se-
conda sconfitta: a soli 500 metri
dalla vetta, l'ascesa è bloccata dal
ghiaccio poroso, che si sbriciola e
non consente di piantare un solo
chiodo. Benché tanto vicino alla
meta, don Alberto deve rinuncia-
re. Ma il fascino del Sarmiento ha
potuto sprigiomarsi in tutta la
sua magnificenza. L'impressione
su don Alberto è fortissima. «Li-
brato nello spazio, fra il cando.re
immacolato delle nubi e delle nevi
e l'azzurro purissimo del cielo, ac-
ciecato dal bagliore della luce,
sembravami di avere raggiunto
regioni impalpabili dell'etere,
dove hanno termine le cose ter-
rene e si dilegua ogni aspirazione
umana>.
Per molti anni, del Sarmiento
non si parla più, ma non per que-
sto don Alberto lo dimentica. Or-

4.5 Page 35

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mai ba un conto aperto con l'im- noto. L'aveva fotografata, firma-
pervia e inviolata montagna, pri- ta, disegnata, cartografata. Que-
ma o poi dovrà chiuderlo. Per as- sto materiale raccolto in volume
sistere a un nuovo assalto bi.so- suscitò l'ammirazione dell'intero
gnerà aspettare il 1956, quando mondo scientifico internazionale.
don De Agostini organizza una I riconoscimenti piovvero da isti-
spedizione di cui fanno parte cin- tuzioni scientifiche di Londra, Pa-
que guide famose, tra le quali rigi, New York, Madrid, con me-
Carlo Mauri. Sarà proprio Mauri, daglie, nomine a socio d'onore.
assieme al collega Clemente Maf- menzioni encomiastiche. Grazie
fei, a raggiungere la vetta portan- alla sua opera, l'Italia balzò in
do a termine una delle più difficili primo piano all'attenzione del
ascensioni in ghiaccio di tutta la mondo scientifico.
storia dell'alpinismo. Mauri defi- Di tanto in tanto, don De Ago-
nirà il Sarmiento «la più tremen- stini tornava in patria non per ri-
da e fantastica cima della mia posarsi dalle fatiche della sua at-
carriera». Don De Agostini, con i tività in Sudamerica, ma per de-
suoi 73 anni non ba potuto certo dicarsi al suo ministero e all'inse-
accompagnare i due ardimentosi, gnamento, con esemplare umiltà.
ma ne ba seguito le mosse dal Lo troviamo confessore a Novara
campo base, con intensa commo- tra il 1919 e il 1922, insegnante a
zione. Quando gli scalatori rag- Lanzo Torinese, assistente dell'o-
giungeranno la vetta e vi isseran- ratorio di San Paolo a Torino.
no le bandiere italiana e argenti- « Umile religioso, zelante missio-
na, per don Alberto sarà come se nario, educatore innamorato di
si trovasse accanto a loro, la rea- Don Bosco e del suo metodo edu-
lizzazione del suo sogno di gio- cativo, scalatore tenace, scopri-
ventù.
tore attento, scienziato che lascia
Per don De Agostini queste im- una vastissima eredità di studi e
prese non erano fini a se stesse. Lo di ricerche»: cosi lo ba definito il
scienziato che era in lui continua- Rettor Maggiore don Viganò in
va a lavorare anche durante le una lettera scritta in occasione
scalate, cosicché il suo taccuino si delle celebrazioni di Pollone. In
riempiva sempre di appunti frut- quella stessa lettera, don Viganò
to di osservazioni meteorologiche, ricorda ciò che di don De Agostini
floristiche, faunistiche di impa- disse il poeta Pablo Neruda: «Bi-
reggiabile interesse e valore. Que- sognerebbe erigere al salesiano De
sto stesso impegno egli metteva in Agostini un monumento a Punta
tutte le sue innumerevoli altre Arenas, perché i ragazzi potessero
scalate ed esplorazioni che lo por- giocare intorno a lui e ricordare
tarono a delimitare confini, stu- sempre quest'uomo che tanto amò
diare i contorni di coste e fiordi, queste terre e con il suo genio le
definire la conformazione orogra- rivelò al mondo».
fica del territorio, scoprire canali «Avendo radici nella famiglia
e baie, monti e ghiacciai, a pene- del fondatore del noto Istituto
trare in valli sconosciute. Alle sue geografico De Agostini - ba det-
nuove scoperte egli dava nomi di to l'ambasciatore Benuzzi - ave-
italiani illustri nelle scienze e nel- va per cosi dire trovato la geogra-
la ricerca. Il governo argentino fia nella culla. Ma non soltanto di
approvò sempre le sue proposte di geografia si nutri, ma soprattutto
dedicare quel picco o quella baia a di fede, di coraggio, di compren-
nomi italiani suggeriti dal salesia- sione umana. E dobbiamo aggiun-
no. Una sola volta si oppose, e fu gere: di una inestinguibile passio-
per stabilire che un nuovo fiordo ne per la montagna».
appena esplorato non fOBBe dedi- Don Alberto si spense nel gior-
cato alla persona suggerita dal no di Natale del 1960, a Torino
don De Agostini, ma al De Ago- Valdocco, fra l'unanime rimpian-
stini stesso. Era uno dei tanti to di tutti i confratelli, del mon-
omaggi che l'America latina tri- do scientifico e di quanti ne ave-
butò al missionario salesiano, di vano apprezzato le virtù e le doti
cui riconobbe sempre i meriti. umane.
A furia di esplorare, ogni an-
golo della Terra del Fuoco gli era
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35 BOLLETTINO SALESIANO ! GENNAIO I IIIU

4.6 Page 36

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UN DISCO AL MESE
Dal primo numero di questo nuovo anno prende Il via una ru-
brica musicale dedicata ad una serie di composizioni per organo
relative al dischi Incisi dalle editrici salesiane ed In particolare
dalla Editrice ElleDlCI (Leumann-Torlno).
E dunque con la certezza di venire incontro alla moltitudine
degli appassionati, si è voluto concedere uno spazio anche alla
musica. Questo mese, Iniziando alla grande, prenderemo In con-
siderazione il disco intltolato cAntonlo Vivaldi• (LDC-73707). Il
cprete rosso•, come era soprannominato per Il colore della sua
folta chioma, In verità non predilesse molto le composizioni per
organo, e anzi solo recentemente sono stati scoperti In una rac-
colta settecentesca i due unici brani vlvaldlanl per questo stru-
mento, presenti tra l'altro nel disco. Sono due pezzi che per la re-
lativa semplicità delle sue componenti musicali, ossia armonia,
ritmo e melodia, Inducono a pensare ad una trascrizione di altre
opere strumentali.
Cosi uno del più grandi compositori del barocco Italiano par-
rebbe contrapporsi al genio della musica tedesca del primo '700
J.S. Bach, quasi suo coetaneo, la cui gloria risplende perenne
nelle composizioni organistiche. Da questa differenza di carat-
tere musicale traspare una evidente Individuazione delle due per-
sonalità: Vivaldi, ambizioso e avido di guadagni, intraprende la
via del concerto strumentale e del melodramma, In un'epoca in
cui virtuosismo vocale e sfarzo scenografico costituiscono gli in-
gredienti essenziali per un successo sicuro e ampiamente re-
munerativo. Bach nella sua profonda religiosità, rielabora le an-
tiche forme dell'arte contrappuntistica non concedendo nulla al
gusto del «grandioso• proprio del periodo barocco e conducen-
do perciò una vita modesta, tra l'incomprensione del contempo-
ranei, ma ricolma della fiducia nella Provvidenza divina.
E proprio Bach, questo artigiano della musica che concepiva
il suo mestiere, alla stregua di tutti gli altri, come un quotldiano
servizio a lode del Signore, trascrisse per organo alcuni concerti
di Vivaldi, eseguiti In questa Incisione discografica dal bravis-
simo Arturo Sacchetti: nella rielaborazione bachlana avvertiamo
un nuovo afflato religioso che tempera le magnificenze descrit-
tive tipiche dello stile vlvaldlano e ne quintessenzia i valori musi-
cali in una espressione meno ricca ma più sincera e profonda. Le
fantasmagorle del colori, le iridescenze del timbri non sono però
sbiaditi al confronto, ma piuttosto interiorizzati In un'armonia di
suoni appena colti eppur sempre librati in una sfera di celestiale
purezza.
Tra I due musicisti è passato Il Barocco: e anche se Bach nei
«Concerti Brandenburghesl» si avvicinerà a quel rapido affastel-
larsi di Immagini e colori che costituisce Il lievito artistico dell'o-
pera vivaldiana, l'esito musicale che è ben diverso corrisponde
alla contemplazione delle bellezze naturali non In ma nella
prospettiva divina. Arturo Sacchetti, docente presso Il conserva-
torio «G. Verdi• di MIiano, ha ottimamente Interpretato le pecu-
liarità distintive dei due compositori, con un sapiente amalgama
delle sonorità provenienti dal manuali con le note gravi del peda-
le: Infine è doveroso ricordare che l'esecuzione è state effettuata
sull'organo Tamburini della Chiesa Dell'Oratorio Salesiano della
Crocetta. a Torino.
Ser91o Centolantl
* L'AUTORE
Un recente volume-stren-
na della Società Editrice In-
ternazionale (Folco Quilici, Il
riflesso dell'lelam, SEI, To-
rino 1983, pp. 223, L. 40.000)
ripropone non soltanto
splendide immagini ed effi-
caci parole sull'affascinante
mondo arabo di ieri e di oggi
ma anche l'indubbia profes-
sionalità e bravura del foto-
grafo, regista e giornalista
Quilici.
Folco Quilici, è nato a Fer-
rara nel 1930. Diplomato al
C.S.C. nel 1952, esordì gio-
vanissimo nel lungometrag-
gio con Sesto Continente
(selezione ufficiale italiana
alla Mostra del
nezia nel 1954
eC1in°ePmreamaioVea-l
Festival di Mar della Plata).
Tra le sue opere cinemato-
grafiche, ricordiamo: « L'ulti-
mo paradiso. (Orso d'argen-
to al Festival di Berlino), «Ti-
Koyo e il suo pescecane•,
-(]AlE.Otil~
.,,._,o,...u~,.,..._t,w.......a
1 • ~ollll'Cll H:a'llll'l'S
scoperta dell'India•, «l'alba
dell'uomo., «Mediterraneo»,
«L'Italia vista dal cielo» e Il
recente «Uomo europeo•.
Tra i suoi libri più noti, ci-
tiamo: Sesto continente,
Oceano, India, un pianeta,
Uomini e mari e Mediterra-
neo.
* ARNALDO PEDRINI
S. Franceec::o di Sai.. e Don
Bosco, UPS, Roma 1983, pp.
171
Con felice pensiero don
Arnaldo Pedrini ha messo a
confronto il santo titolare dei
La Serie di riviste ElleDiCi Salesiani e Don Bosco per
si è arricchita. Il Centro Ca- documentare come la dottri-
tmeachnnistiicnofatStialdeaslia1n°o
di Leu-
gennaio
na e la spiritualità del Santo
di Ginevra entrano nella vite,
1984 cura «Dossier Catechi- nelle opere e nella missione
sta,., trentadue pagine a co- educatrice del Santo dei gio-
lori dedicati agli oltre 150 vani.
mila catechisti che con il loro Il parallelo è ricco ed effi-
ministero contribuiscono no- cace, e ci descrive dettaglia-
tevolmente alla crescita della tamente la presenza di S.
comunità ecclesiale italiana. Francesco di Sales in Pie-
monte all'inizio dell'800, le
eleganze divine che hanno
indotto Don Bosco a sceglie-
re S. Francesco di Sales
como patrono per sé, per la
sua opera, per i suoi disce-
poli, e la devozione di Don
Bosco e dei Salesiani verso il
loro Patrono.
Nella seconda parte il pa-
rallelo tra i due Santi conti-
nua, illustrato dalla tradizio-
ne salesiana dei primi tre
successori di Don Bosco. Lo
scritto, agile di mole, ma
denso e ricco di contenuto,
risponde ai giusti Interroga-
tivi che si affacciano a quan-
ti, Salesiani e non, deside-
rano conoscere la parentela
«Oceano» (vincitore del Pre-
mio Speciale al Festival delle
Nazioni di Taormina); quindi
«Fratello mare•, «L'angelo e
la Sirena•.
L'attività e gli interessi di
Quillci non potevano non tro-
vare terreno e sviluppo In TV,
dove ha curato alcune in-
chieste fra le più importanti
apparse sul video, in Italia,
spirituale che lega Don Bo-
sco a S. Francesco di Sales,
pure nel rispetto dell'identità
personale e caratteristica
che lo Spirito Santo conferi-
sce ai suoi Capolavori.
Per informazioni o richie-
ste, rivolgersi direttamente
all'Autore: Università Ponti-
ficia Salesiana. Piazza dell'A·
teneo 1 • 00139 Roma.
negli ultimi anni sulle storie e
i problemi attuali del Terzo
Mondo. Ricordiamo: «Alla
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno nchIest1
alleEdilnc,
o contrassegno (spese di spedizione a carico del n-
ch,edente);
o con versamento anriclparo su conto corrente postale
(spedizione a carico dell"Edltnce):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1.
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana 10096 Leumann (TO) Ccp
8128.
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 07.
36 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 111/U

4.7 Page 37

▲back to top
accorsi di avere solo una ammacca-
tura alla caviglia destra, mentre potevo
benissimo essere stritolato. Attribuisco
la grazia al soccorso di Maria Ausilia-
trice per intercessione di S. Giovanni
Bosco.
A.S.
non accusò più alcun disturbo ed ora
sta bene.
Carmela Sillitti
IFEDE E SPERANZA
LA RISPOSTA
ERA SEMPRE UGUALE
IERA ANDATA IN CAMPAGNA...
La nostra unica nipotina - consa-
crata fin dalla nascita e poi sempre af-
fidata a Marta Aualllatrlce - tocca ap-
pena i due anni e mezzo. Un mattino
era andata con i genitori in campagna,
dove dei muratori effettuavano alcuni
lavori nella costruzione della casina.
Cosa insolita: un cagnetto sconosciuto
si introduce nel recinto della villetta e
subito si affianca spontaneamente alla
bimba, « un passo lei - dice la mam-
ma - un passo il nuovo amico con
quattro zampe». I genitori distratti da
altre cose, li perdono di vista.
Però, a un certo momento, sono ri-
chiamati da uno strano mugollo della
bestiola; per un po' non vi badano, ma
dato che si fa più insistente e scoc-
ciante, la mamma cerca di rendersi
conto; gira l'angolo e vede una scena
che la lascia senza flato: la bambina si
è arrampicata sull'oreficio di un poz-
zetto In via di sistemazione e sta per
cadervi dentro e il cane la trattiene per
il lembo del vestitino, con i denti, con
tutta la sua forza, fino a strapparlo.
Non abbaia perché farlo dovrebbe
aprire la bocca e sarebbe il disastro,
ma lancia il disperato richiamo cosi
come può.
Accorrono il nonno, il padre, l'ope-
raio. La tragedia è scongiurata e il ca-
gnetto si allontana, né è stato più visto
nei paraggi fino ad oggi. Grazie, Ma-
donna santa, Ausiliatrice nostra! Ve-
glia su tutti e specialmente sulla nostra
piccola Francesca.
Sorelle Pvlvirenti
Aci S. Antonio (CT)
Il giorno 10-3-1982 da una prima vi-
sita del nostro medico fatta a mia ma-
dre, le veniva diagnosticato un piccolo
carciroma, la portammo da altri medici
e professori illustri ma la risposta era
sempre uguale, per cui si consigliava
un urgente ricovero per una Immediata
operazione. Il giorno 17 veniva ricove-
rata e operata il 22. In quei giorni di di-
sperazione e di angoscia e durante
l'intervento invocai con fede grandis-
sima S. Giovanni Boaco e Maria Aual-
llatrlce, di cui la mamma è tanto devo-
ta, perché la salvassero.
Fu un grande sollievo quando me la
vidi tornare in cameretta. Fu curata
molto bene e dall'esame istologico ri-
sultò l'assenza di metastasi nel san-
gue, perciò poteva considerarsi salva.
Per qualche mese continuò le cure,
ora a distanza di un anno sta bene, è
autosufficiente, viaggia e sbriga tutto
da sola.
F. B.
NON HO MAI Pl=RSO LA SPERANZA
DI DIVENTARE MADRE
Da quando mi sposai nel '79 avevo
desiderio della maternità: sono entrata
anche in ospedale per un intervento in
merito. Non ho mai perso la speranza
ed ho invocato con grande fede i miei
protettori Don Bosco, S. Domenico Sa-
vio e Maria Ausiliatrice in ogni mo-
mento. Oggi sono mamma di una bel-
lissima bambina dì nome Angela, Do-
menica, Giovanna. La metto sotto la
protezione dei miei amici e prego sem-
pre con immensa riconoscenza.
F. Marchetti, Rio/o Terme (RA)
IL PESO GLI PERMETTE
DI METTERSI AL SICURO
IL PATIRE SUO E NOSTRO
ERA GRANDE
-
Ho 62 anni, sono pensionato ex mu-
ratore. Mi trovavo in un laboratorio di
falegnameria inattivo di un mio amico,
aggrappandomi a una sega a nastro
me la rovesciai addosso. Cadendo a
terra mi trovai con la testa sopra un ri-
lievo rispetto al corpo e con questo
enorme peso addosso.
Il mio amico, Invalido, sostenendo Il
peso permise di mettermi al sicuro con
la testa e lui di essere libero per chia-
mare aiuto. In quei momenti molto se-
reno invocai misericordia e pregai S.
Giovanni B09co del quale ultimamente
ho letto il libro della vita. Liberato mi
Mesi fa un mio figlio, da molti anni
lontano dai sacramenti, accusava del
disturbi molto noiosi che si sono pro-
lungati per parecchio tempo. Abbiamo
consultato specialisti, fatto analisi era-
diografie con notevoli spese e scorag-
giamento sia del ragazzo che nostro.
Le cose si prolungavano senza alcun
miglioramento e il patire suo e nostro
era grande. Mi sono ricordata che lo
stesso ragazzo, nel periodo dell'ado-
lescenza, sempre per motivi di salute,
fu affidato da me a Don Rua, anche
questa volta mi sono rivolta a lui con
fede. Dopo qualche tempo il ragazzo
Desidero ringraziare suor Eusebia
Palomlno dei favori concessimi. Mia
mamma operata agli occhi si dimostra-
va sofferente, preoccupata per l'inter-
vento e soprattutto più psicologica-
mente tanto da preoccupare i dottori.
lo pregai con fede e speranza la cara
suora promettendo che se la mamma
si fosse ristabilita avrei reso pubblico Il
suo aiuto.
Infatti, terminata la novena, la mam-
ma iniziò a migliorare. Ora stà bene e
ci vede. Desidero pure ringraziare suor
Eusebia per aver aiutato un mio zio ri-
coverato in ospedale a rimettersi in di-
screta salute. Continuo ad invocarla e
a pregarla fiduciosa nella sua interces-
sione affinché protegga la nostra fa-
miglia.
Lettera firmata, Asti
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
lnverniul Irma Lucido Vita (U.S.A.) - Magnano
Maria Mapelll Giuseppe Marchesano Costanzo
Marchi Anna - Margarlnl Ines Marina Imelda - Me-
lllll Rosario Messina Giuseppa • Montalto Paollna
Pacetta Carmela Parlsl Angela - Parodi Glo. Batti-
sta - Parrinello Salvatore - Pasteris Letizia - Peduttl
Maria - Piras Rosaria • Plstis Isabella - Presti Maria -
Puccl Giuseppa Raso Llllina - Reboni Tina - Rln-
done Letizia - Rivara Franco - Rlvelll Iside - Rosa
Secondina - Savarese Rita • Soldi FIiomena - Salmo
Giuseppe - Signorelli Gina - Simone Fermani - Ta-
rullo Celeste - Tatarelll A. Maria Tlmossi Marghe-
rita - Trlbocco Giuseppe - Varzi Lucia -Zanetto Ezio
- Benauo Maria - Braccio Angiolina - Cappelli Ml-
lena - Castagna Ciro - Costa Giuseppina - De Nicola
Giovanna - Gallulll Anna - Gnemml Annetta - Laz-
zarlni Piera • Locatelll Battista - Lo Presti Francesco
Oitana Maddalena Peano Teresa - Peri D. Maria.
Pollice Alberto - Portale Santina • Puppl Antonietta
Re Giuliano Olga Rovati Leonardo - Sacco Ada •
Sala Lucia - Sassi Rosa - Sciacca Rina • Sirna Gae-
tana Truffa Luigia Vicari Cataldo Zanettl M.
Rosa - Alletta Margherita Ancelottl Carla Axerio
Cate Balistreri Salvatore - Baliati Linda - Bellabar-
ba Bruna - Bernardis Amalia Bertuletti Lucia - ~
vacqua Vincenzina - Bongiovanni Mulattieri A.• Bo-
nino Vincenzo Brando Mlraglla Eleonora - Cairatl
Antonio • Caltabiano Mauro - Castello Teresa • Ca-
nova Vittoria Claus Elvira Chlabodo Cristina -
Chlarle-Famiglia • Chuquer Elena - Colonna SIivana
Colletti Carmelina - Conzattl Elena - Crimi Angela
Cozza Grazia - Daniele Teresa Baffi - Dellarole Giu-
seppe Ferln Elisa - Fraletta Teresa • Gandolfo Ines
Gioda Claudio - Gloda Luigina - Giunta Graziella
Lasagna Gabriella - Lavagna Aldegonda - Lovato
L.ucla • Lott Maria - Massara Elisa - Mele Maria - Mi-
celi Clelia Mlgllavacca Angiolina - Minetti Nlnin -
Missaglia Rosalia - M. e A.-Cassano Murge Otto-
nello Anna - Pani Rosa - Paolini Grazia - Parodi Glo .
Battlsta - Penati Giovanni Pollzzl Vincenzo - Pre-
mici Marietta - Priod Angela - Raddlno Allppo - Rlz•
zo M. Concetta Rota Elvira Salici SIivia Sangalll
Maria • Scarlata Agostino - Segat Calerina Siggla
Marìa-Canadà Sobrero Letizia - Spina Giuseppina
- Spinelli Rita• Starchl Anna• Tamborinl Maria - To-
scani Erminia - Tosettl M. Luisa• Trlcoll Vincenzo •
Trtncheri Adelina Tura Erminia - Ventura Giorgio.
Villlll Carmela.
BOU.ETTINO SALESIANO t GENNAIO t!NJ4 37

4.8 Page 38

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BIROLO S.C. LUIGI Sal•lano t Bor-
gomanero (NO) a 78 anni
Ha concluso la sua vita I.arrena Il 29
agosto 1983 nel Collegio Salesiano
, Don Bosco• di Borgomanero (Nova-
ra). Nato a Chioggia Il 19 giugno 1915
compl I suol studi ginnasiali nel colle-
gio di Penango, maturando la sua vo-
cazione salesiana e missionaria. Parte
giovanissimo per il Centro America (El
Salvador), dove completa i suol studi
con l'ordinazione sacerdotale nel no-
vembre 1947. Rientra In Italia nel 1952
e passa nel collegi salesiani di Novara,
Blella, Borgo San Martino, Canelll per
amvare nel 1963 a Borgomanero. Ven-
t'anni di laYOfO costante e sodo nell'in-
segnamento e nell'assistenza salesia-
na fanno di lui Il modello e l'amico am-
mirato di tanti ailievl. Questa stima ed
apprezzamento emersi già durante la
malattia (tante e gradite le Visita di al-
lievi e di exalllevll), divennero commo-
vente e senuta partecipazione di
un'autentica schiera di giovani alle
esequie. Allievi ed exalllevi, Insieme a
genitori, hanno dato cosi l'estremo sa-
luto e un arr1ved81'cl al loro educatore
e maS!itro.
Casa, per le vocazioni adulte al sacer-
dozio, di Avigliana (TO). Volle che la
Madonna tosse eia ragione di tutta la
sua speranza•. Direttore dell'oratorlo
di Chieri (TO), lavorò con zelo In altre
Case salesiane: ma la S. Vergine lo at-
tendeva nella Casa di • Madonna del
Boschi• di Pev8fagno, come Rettore
del Santuario che diventerà per 23
anni centro di dllfuslone della devozio-
ne all'Auslllatrice. Fu per un anno atl-
che parroco di Montefallonlo. Salesia-
no al 1000I. nell'apostolato tra I giovani,
nell'amore alla Madonna, si sacrificò
entusiasticamente per 18 anime, come
ricorda la lapide Innanzi al suo Santua-
rio, che I borghlglanl vollero eretta a
perpetuo ricordo, e che venne 1COper-
ta dal papà Francesco di 1M anni.
o
PASSAAINI Slg. GINO Coadiutore Sa-
l•lano t Roma
Dopa una lunga malattfa nella Casa
di Aoma-S. Callisto, è stato chiamato
alla Casa del Padre Il 18 settembre
1983 Il slg. Gino Passarln. La fede, con
cui accolse la notizia della gravità del
suo male, è stata per tutti Il segno com-
movente di una vita splrlluale forte e
leconda. Pur nella speranza, mal al•
tenuata, di un Intervento straordinario
del Signore per 11ntercesslone della
Madonna, accettò Il deperimento pro-
gr8'1Slvo della sua salute, accompa-
gnandolo con l'lntenslflcarsl della pre-
ghiera e con l'offerta lnslsteote della
sua sofferenza per le vocazioni e per la
sua comunità. I vari disturbi di saluta,
che comparvero per lunghi tratti della
sua vita. non gli tolsero la capacità di
trovata pronta. Lei, tanto dedita a lurl- figliuole, che l'hanno amorevolmente,
ga e Intensa attività, ha saputo accet- Insieme alla Mamma, confortato nel-
tare la volontà del Signore che la chia- l'Incontro con Dio. Pe, lunghi anni at-
mava a lasciare Il lavoro per la soffe- tese alla Chiesa. parrocchiale quale sa-
renza e la preghiera e Infine la morte. E crestano. Il Parroco mise In evidenza
cosl seguiva, a breve spazio di tempo alla S. Messa di sepoltura che •Il suo
sulla strada del ritorno al Padre, Il sa- non fu un mestiere qualunque, ma una
cerde>te salesiano don Guido Ricca, missione compiuta con amore e dislrl-
che l'aveva spiritualmente guidata e teresse conscio della dignità di chi ser-
confe>rtatà sino all'ultlme>.
ve all'altare•• Amante del decoro, delle
funzioni, delletradizioni si sentiva nella
o
Casa di Dio come a casa dell'Amico
più caro. Ogni sera pal, chiuse le parte
del templo, stava a colloquio davanti al
BENEVEW ANITA Veci. FANTOZZI tabernacolo..• solo a solo con Gesù
t Cooperatrtce a 92 anni
Eucaristico. Sotto una ruvidezza di ca-
Era fervente cooperatrice salesiana. rattere forte, nascondeva un cuore
Na111 Il 24 maggio 1891, festa di Merla d'oro. Animava un bel Centro Coope-
Ausillalrlce, è spirata tre le breccia del· ratori. Devoto della Madonna di Lour-
le sua figlia, assistita amorevolmente des ne curò Il decoro e ne lasciò I'•
dal dott. Quinto Quarto. Ebbe li dono di sortazlone al Suoi prima di morire.
ottofigli, Iracui Umberto, che è religio-
so tra I Servi di Maria e Sr. Margherita
Maria, tra le Suore del Cenacolo.
o
o
LEONE DEZZUTTO CATERINA Coo-
t peratrice S. Benigno e 63 anni
BEFFA ROSA Veci. MERLO Coopenltrl-
ce SalNlana t Torino
La figlia Luciana, memore del vivi
sentimenti di devozione che hanno
sempre legato la mamma a San Gio-
vanni Bosco e al Beato Michele Rua,
ricorda come sempre ella ha Ispirato la
sua vita al principi religiosi e morali del
Fondatore del Salesiani.
o
Donna semplice, umile e laboriosa,
spese te sue energie per la lamlglle.
nel lavoro del campi e nella cure della
casa, dando l'esempio di una vita cri-
stiana integerrima. Nel clima di fede e
di preghiera (rosario quotidiano, alla
sera) sbocciò la vocazione salesiana e
mlsslooarla del figlio don Domenico,
che svolge il suo apastolato In Israele,
a Bel! Gemal.
o
BOSIO dotl. UMBERTO Cooperatore
Visse una vita tutta dedita alla nu-
merosa famiglia, alla sua missione di
sollievo agli ammalati, prestando l'o-
MARIA Cav. BATTAGLIA Coopenrtrlce
t Cavagllà (VC) a anni 76
Alfezlonata a Oon Bosco svolse la
o
portare serenità e fraternità nelle ricor- pera sua a tutte le necessità del più po- sua multiforme attività sociale con un
renze festose della vita di comunità, veri. animando con l'esempio e la pa- servizio che fa onore alla sua qualifica
contribuendo e Incrementare lo spirito rola. Amò tanto Don Bosco e l'opera di cooperatrice salesiana. Iscritta al-
di famlglla. Passò quasi tutta la sua sua che sostenne sempre cori gene- i'A.C. ne tu dirigente diocesana per un
RIGAZIO S.C. PIERO MARIA Sa._.. vita salesiana nelle case del Colle Don rosità e ammirazione. Mantenne fre- decennio. MIiitante democristiana
no t Peveragno (CN) e 70 anni
Bosco e di Roma-S. Callisto, ove, so- quenti relazioni scritte con il beato don copri l'Impegno di Segretsrla Politica.
Giovane agricoltore, lavorò con en- prattutto, rimarrà vivo Il ricordo del suo Rua e con il servo di Dio don Allppa Fu Insignita del cavalierato al Merito
tusiasmo nell'Azione Cattolica della servizio apostolico e del suo generoso Rinaldl, come pure con Il Cardinale della Repubblica. Schiva di ogni onore
parrocchia di Cigliano (VC). Segui la olocausto.
Gamba e Il Cardinale Fossati. Lasciò al operò senza ostentazione per il bene
sette figli un tB!itamento ricco dl sen- del suol concittadini, attingendo one-
timenti cristiani: , Amatevi sempre, vo- stà, costanza e generosità dall·unlone
gliatevi bene come lo sempre vi ho continua con Dio nell'esplicitazione
amati con tanto affetto. Siate uniti. Non sincera della Sua lede e pratica cristia-
vi lasclo una eredità di cose preziose, na. Sollecita sempre agli annuali Eser-
ma un grande alletto. Non vi dò un ad- cizi Spirituali delle Cooperatrici, fu be-
ADA TIBALDI Cooperab1ce t Bra (Cu-
neo) a 67 anni
La Famiglia Salesiana di Bra perde
nella Slg.na Ada TibaJdl, deceduta
dopo brava malattia all'età di 67 anni,
una generosa animatrice, membro del
dio definitivo, segno di separazione,
ma un arrivederci tutti In Paradiso, ove
spero per l'infinitamisericordia di Dio e
per l'intercessione della Vergine Ausi-
liatrice, ol ritroveremo un giorno tuttJ
riun'ti per sempre• .
nefica per le Opere Saleslane, di cui
rimpiangeva il ritiro del Figli di Don Bo-
sco da Cavagllà.
o
Consiglio di Presidenza del Coopera-
tori, sin dal primissimi tempi della ve-
o
RIGOLON ERNESTO Coopentore S.
t IN!ano Albareto (Modena) a 63 anni
nuta del Sal8'1iani a Bra. In questo ser-
Due figli retlgiosl, Il salesiano don
vizio Ada ha portato la forte capacità CHIAVEAANO ANTONIO Cooperatore Michele e la dorotea Sr Ernesta. Fa-
organizzatrice di cui era largamente t Recètto (NO) a 86 anni
miglia di 11 tlgli. Papà buono, genero-
dotata, ma soprattutto un cuore atterl- Cooperatore salesiano del tempi di so, paziente lavoratore nel campi, ha
chiamata del Signore dopo Il servizio to e premuroso per quanti con lei col- don Albera, Il Signore privilegiò la sua lasciato Il Veneto per la zona di Mo-
mllltare, abbandonando ogni progetto laboravano o comunque a lei si rivol- tede e amore a Don Bosco chiamando dena, parlando con s6 con 1, nume-
di lorma111i una lamlglla; ed entrò nella gevano. La prova della malattia l'ha alfa Congregazione FMA le due uniche rose famiglia la sua viva e salda fede.
A quantì hanno chiesto lnf0rmaz10ni. annunciamo che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA. ricono-
sciute giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L 'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede m TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legatied Eredità
Formule valide sono
- se s, tratta d'un legato: • •lascio alla D,rez,one Genera/e Opere
Don Bosco con sede ,n Roma (oppure all'lslltuto Sa/es,ano par le
mrss,on/ con sede ,n Torino) a IJlolo cli legato la somma do lire...
(oppure) l'immobile sito In..• per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmentedi assistenza e beneficenza, di ostruzione e educazione. d i
culto e di religione•
- se s1 tratta invece di nominare eredo d, ogn, sostanza l'uno o
1·a11ro de• due Enti su lnd1cet1·
, ..annullo ogni m i.i precedente disposizione testamentaria . Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in
Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo. per
gli scopi perseguili dall'Ente, e particolarmente di assistenze e bene-
ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione•
(luogo e data)
(firma perdisteso)
38 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 11184

4.9 Page 39

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Bona: Marta Auelllatrtce, In memoria e Famiglia Bissola, Varese, L. 200.000
suffragio dalla sorella Maria, a cura del
fratello Luigi, L 1.000.000
Borea: Merla Auelllatrtce S. GloYennl
Boeco, In suffragio del genitori e del
Bofn: S. Cuore di Geeù, Mana Auel- fratello, a cura di Aizzo Rosina, Mon-
llatrtce, In suffragio di mio marito B&- tagnana, L. 200.000
nlamlno, a cura della moglie J. DI Ful-
vio, L 1.000.000
Borea: Maria Auellllltrtc:e, Don BoM:O •
Domenico Sevto, par protezione, a
Borea: Maria Au1lllatrtce e 8. Giovanni cura di Gelo Carpanettl Margherita,
Boec:o, In suffragio di mio marito e Cassolnovo PV, L. 150.000
chiedendo protezione par me, a cura
di Senor Turlna Maria M.. Saluzzo CN,
L 700.000
Bofn: Merla Au1lllatrtce e S. Giovanni
Boeco, In memoria e suffragio di Etisia
edAngela, a cura della nipote Maria, L.
Borea: Merla Au1lllatrtce, In ricono- 150.000
scenza, sempre bisognosa del tuo aiu-
to, lo ricorro a Te. a cura di N.N., L.
500.000
Borsa: Maria Auelllatrlce e Santi Sa-
lNlanl, In memoria e suffragio di Emi-
lia e Paolo, a cura della figlia Maria,
Borea: S. GIOvennl Boeco, Invocando Sassari, L. 150.000
protezione su Marco Valle, a cura dei
genitori, L 500.000
Borea: Maria Aualllatrtce, Don BollCO,
Domenlc:o Sevto, riconoscente Invoco
Borea: S. Glo.-ennl BollCO, Senti Sei. protezione sulla famiglia, a cura di
alanl, In memoria dell'lndlmentlcabllfl, L.A., Varese, L 150.000
pia moglie, a cura del marito Luigi, L.
500.000
Borsa: Maria Au1llllltrtce S. Giovanni
Boeco, per grazia ricevuta, a cura di
Borea: S. Glo.-annl Bosco, In suffragio Rocco Rosa, S. Donato Milan, L
del Col. exa/1/evo Edoardo Castel/ano, 150.000
a cura della famiglia, L 500.000
Borea: Merla Auellletrtce, In ringrazia-
Borea: Marle Aualllatrlce, S. Giovanni mento, a cura di T.G.M., L. 110.000
BollCO, In onore di don Ferrero Pro-
spero, nel 50" di sacerdozio, a cure del
suol exalllevl di Courgné, L. 500.000
BORSE DI L. 100.000
Borea: Don Filippo Caregnani, missio-
nario satesleno, nel 1O" anniversario
del/a morte, a cura. di A.G., Somma
Lombardo VA, L 450.000
Borea: Merla Auelllatrtce, In ringrazia-
mento, a cura di A. e G., L 300.000
Bofn: Marte Aualllatrtce e Senti Sa-
lellanl, in suffragio deidefunti familiari
e Invocando grazie, a cura di N.N., L.
300.000
Borea: In memoria del loro Prof. Lucia-
no Rovera, gli a/unni della 2" 8 a 3' C
de/l'Istituto Sales/ano M. Rua, Mont&-
rosa 10, L. 270.000
Borea: Maria Auelllatrtce, Don BollCO,
Domenico Savio, in memoria del sa-
lesiano don Francesco Rossi, a cura di
A.M., Sant'Albano Stura CN, L.
200.000
Borea: Merla Aualllatrtce, Don BollCO,
Domenico Savio, Invocando continua
protezione sulla nostra nipotina, a
cura di Nonna Caterina, Alessandria,
L 200.000
Borea: Merla Auallllltrtce a S. Giovanni
Soec:o, ringraziando a Implorando pro-
tezione, a cura di A.C., Varese, L.
2.00.000
Borea: s. Giovanni Boaco, a ricordo e
suffragio del caro papll, a cura di Vln-
clguerra Rosa, Bari, L. 200.000
Borea: S. Giovanni Boaco, Invocando
prolazione, a cura di Giuliano Giovan-
ni, Uggiano Monte!. TA, L. 200.000
Borea: Marte Auatllelrlce 8. Dome-
nico Savio, per grazia ricevuta e Invo-
cando protezione suita femlglla, a cura
di Flllppi Giuliana, Forn, L. 200.000
Borsa: Marle Auelllatrlce, a cura della
Borse: Merla Auelllatrtc:e 8. Giovanni
ao.co, In ringraziamento e supplican-
do protezione, a cura di Colonnello
Bro4!11 Anna, Milano
Boru: Merla Aualllatrlce, Senti Sai.
alenl, per ringraziamento e chiedendo
ancora ausillo, a cura di Prato Mario,
Acqui Terme AL
Borsa: Maria Auelllalrlc:e e Don BollCO,
in suffragio di Gesta/di Pietro, nel 2"
anniversario della morte, a cura della
moglie Celestina, Cassine AL
Borea: Don Boec:o, per grazia ricevuta
e Invocando prot11zione, a cura di Pr&-
viale Caterina
Borea: GNù Sacramentato, Merla Au-
alllalrlce, Senti Sllleelenl, par Implo-
rare grarie, a cura di Vlbertl Cerri, La
Morra CN
Borea: Maria Aualllatrtc:e, S. Giovanni
Boac:o, In ringraziamento e per pror&-
zione sulla famiglia, a cura di Ferrere
Teresa, Torino
Borea: Maria Au1lllatrtce, invocando
una grazia, a cura di Alllredl Edoardo.
Collegno TO
Borsa: S. Giovanni Boac:o, In memoria
del Gen. Luir,I Ssndiano, ex11/ievo sa-
lesiano. a cura della cognata
Borsa: Divina Provvidenza, a cura di
Bogllone Francesco, Torino
Boru: Don Luigi Cocco, a cura della
Famiglia Salzarro, Torino
s. Bora■: Maria Au1llllltrtc:e e Giovanni
Boac:o, a cura di Zanettl Maria
Borsa: Don Luigi Zavattaro, nel 2• an-
niversario d11/la mane, a cura degli
exallievl (3° ginnasio 1934) ed amici,
Invocando protezione
Borea: In memoria a suffragio di Vitto-
rio Marchis, a cura della Famiglia Aa-
menghl
Borsa: Marta Aualll■trtce, a cura di
M.P.. Pino Torinese
Borsa: Merla AuaHllltrtc:e S. Giovanni
Boec:o, con profonda riconoscenza e
supplicando protezione, a cura di
M.N., Pino Torinese
Borse: MIiie Auellllltrtce S. Giovanni
Boeco, a cura di M.A., Varese
Bofn: Marte Auellletrlce S. Giovanni
Boaco, invocando li loro aiuto. a cura
di Perottl Assunta, Torino
Borsa: S . GloY■nnl Boaco, ricordando
Il marito Ugo, a cura di De Rossi Maria
Anna Spagnolo. VA
Borsa: S. Cuore di Geeù, Maria Aual-
ll■trlc:e, Sr. EuNbla Palomlno, Invo-
cando paca n111/a mia famiglia, a cura
di N.N.
Borea: S. Cuore di Geeù, Maria Aual•
s. llatrtc:e, GIOY■MI Boec:o, Imploran-
do protezione per noi e la pace nel
mondo, a cura di Pagllano Giovanni
Borsa: Marte Aualllatrk:e S. Giovanni
Bosco, in suffragio del genitori Antlo-
co e Angola, a cura di Mereu Maria,
Dorgall NU
Bofn: Sr, EUHbla Plllomlno, per gra-
zia ricevuta, a cura di N.N.
Borea: Maria Aualllatrtc:e, Don Boec:o,
Domenico Sevto, par riconoscenza e
In suffragio di Cono d'Ella, a cura di
Giuseppina e Luigi d'Ella
Boru: Marta Aualllatrtce e Santi S.
INlanl, in suMraglo del nostri defunti,
a cura di M.A.
eo..., s. Domenlc:o SaYlo, ringrazio a
chiedo protezione par I nipotini, a cura
di Alasse Ornella, Roma
Borea: Meri■ Auelllatrtce S. Giovanni
BollCO, per l'assilllenza ricevuta e
chiedendone la continuazione, a cura
di Dolce Lina ed Elena, Roma
Boru: Merla Auelllatrtc:e, Don Boec:o,
Domenlc:o Savio, aiutateci sempre, a
cura di G. Stantero
Borsa: Don Filippo Rlnakll, In memoria
e suffragio del Prof. Antonio Zeppa, a
cura della nipote M. Grazia Demartinl
Borea: Maria Auelllatrtce, In suffragio
del miei genitori, Giuseppa e Antoni-
no, a cura del figlio Domenico
Borea: Maria Aualllelrlc:e, Don BollCO,
a cura della Famiglia D'Anna, Roma
Borea: In suffragio di Armanda e Agn&-
sa Zappe/li, a cura di Salvatore Zap-
pelll
Borea: Merla Aualllatrtce BHto Ml-
chele Rua, per tante grazie ricevuta, a
cura di Santi Alta, Aor11to CN
Borea: S. Cuore di Geeù, Merla Au1l-
llatrtce e Santi Seleelenl, a cura di No-
velli Francesca, Roma
Boru: Sr. EUHbla Pelomlno, a cura di
N.N., Messina
39 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1984

4.10 Page 40

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$pediz. in abbon. p011ale • Gruppo (70) 1• quindicina
AWISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a :
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
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