Bollettino_Salesiano_195407


Bollettino_Salesiano_195407

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A. LXXVIIl · N. 7
1° APRILE 1954

1.2 Page 2

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In copertina:
◄--------
Il grandioso Istituto professionale per arti grafiche e l'umile
casetta natia di S. Giovanni Bosco sul << Colle Don Bosco >>.
PER IL MESE MARIANO
1llayfJio 1954 •· Anno 1lJa,riano
La Vergine nella teologia, nella filosofia e nel!'ascetica
Ai.BRECHT P. Gwsn:,.;o, O. S. B. - LA MA-
DRE DI DIO. Teolo1;ia e ascetica del culto
mariano. Versione autorizzata dal tedesco di
una Clarissa del Monastero di Santa Maria
degli Angeli, in Fiesole. Pag. 184. L. 220
DE SEG\\:R GASTOXE. - LA VERGINE NEI
COMMENTI DEI SANTI PADRI. Pa-
gine 338.
L. 250
G(mRI:--;o Sac. ACHILLE. - MARIA SANTIS-
SIMA MADRE DI DIO E MADRE NO-
STRA. Grandezza, prii•i/egi, ufjìci. Note critiche
di teologia. Volume in-16. Pag. 190 L. 180
VE:--;TPRA P. GIOACHINO. - LA MADRE DI
DIO OVVERO LA SS. VERGINE A PIÈ
DELLA CROCE. Volume in-16 di pag. 338.
L. 150
AUXILIUM CHRISTIANORUM. L'Ausilia-
trice della Chiesa e del Papa. Relazioni com-
menwrative per il cinquantenario del/' Incoro-
nazione di ]}/aria << Auxilium Christianorum ,,
nella Sua Basilica in Torino.
L. 1o :>o
Vite della Madonna
CAPPELLO-PASSARELLI E. - LA MAMMA DEL
BAMBINO GESÙ. Voi. in-8 di pagg. 196
riccamente illustrato.
L. 1000
Il bambino a cui si vorrà affidare l'opera
stupenda della Cappello-Passarelli toccherà il
meraviglioso; e mentre le chiare pagine gli
diranno con scorci di Vangelo cose pure,
soavi, anche le illustrazioni, i tipi, lo splen-
dore dell'edizione lo solleciteranno verso
quella santa gioia che fu nei propositi di
chi scrisse e di chi stampò il bel libro.
MocENIGO SoRANZO T. - MATER AMABI-
LIS. Elevazioni nella i·ita di }vlaria Santis-
sima. Pag. 138.
L. 50
VALORI ETRE MARIA. - MARIA E IL suo
CUORE. Volumetto in-24 con ricca co-
pertina in tricromia, di pag. 128. L. 100
Predicazione mariana
CARMAGJ',;OLA Sac. ALBINO. - LA PORTA DEL
CIELO. 33 discorsi pel mese di maggio.
Pag. 439 in-r6.
L. +oo
LARDONE Can. Dott. GIOVAN:'-/!. - MARIA
AUSILIATRICE. Discorsi per il mese e la
solennità della Madonna di Don Bosco tenuti
nella sua Basilica di Torino il 1934. Volume
in-16 di pag. 440.
L. ]CO
PAOLI P. GIOVANNI. - INCONTRI DI MARIA
E INCONTRI NOSTRI. Letture e spunti
di predicazione per il mese di maggio. Volume
in-16 di pag. 392.
L. 600
SABA Teol. AGOSTINO, Dottore dell'Ambrosiana,
Libero Docente nell'Università Cattolica. -
MARIA VERGINE IMMACOLATA. Dieci
discorsi storici sul dof(ma di Maria lmnwco-
lata.
L. 140
Per ordinazioni rivolgersi alla SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
Corso Regina Margherita, 176
TORINO (725)
C. C. P. 2/171
Per le spese di spedizione ag~iungere ai prezzi segnati iJ ror_i;
1

1.3 Page 3

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A, LXXVIII N. 7
I'- 4PRILE 19S4
Bollettino ·saleSia.'rio
-
"' ,..
,
_,
shagliat!fo?
La risposta affermativa a questa domanda è ritto di controllo... È illogico invocare continua-
data da un libro del Padre De Buck, uscito in mente l'autorità paterna e materna, e poi abu-
questi ultimi mesi presso l'Editrice << Vita e Pen- sarne tanto da farne una fonte di deformazioni
siero>>, col titolo Gli Educatori sbagliano. È un del carattere e del sentimento religioso e mo-
libro scritto da un sacerdote che ha consacrato rale del ragazzo>>.
tutta la sua vita a risolvere dei casi difficili: i casi
dei ragazzi normali che l'ambiente ha reso ap-
punto <<difficili>>. Dopo averne studiato un grande
Parlano i numeri.
numero, egli è arrivato a questa conclusione: << la L'esperienza di questo sacerdote scienziato ri-
responsabilità degli sbagli e delle colpe di tanti ceve una controprova dalle statistiche: il 90 "lo
giovani è soprattutto dei loro genitori o educa- circa dei minorenni criminali esce da famiglie
tori>>.
anormali (spezzate, divorziate, immorali). Non
Il P. De Buck, nei lunghi anni di lavoro al sempre è proprio quello che ha provocato la
Centro di Orientamento scolastico-professionale per criminalità, ma molte volte sì; e in ogni caso è
la Gioventù di Bruxelles, ha avuto una triste certo che dove manca il calore di una famiglia
clientela di ragazzi che, troppe volte, dovevano regolare è difficile che il ragazzo cresca bene.
dir grazie ai loro familiari se erano sull'orlo della Da questi dati, constatati dalle ricerche di il-
disperazione e della col-
lustri scienziati e confer-
pa. E quali le deficienze
mati dall'esperienza viva
più gravi dei genitori,
che sono ali'origine dei
<< problemi >> giovanili ?
<< È evidente - constata
Verso la Canonizzazione
del Beato Domenico Savio
di migliaia di educatori,
vorremmo trarre alcune
conclusioni per i nostri
carissimi cooperatori ed
il P. De Buck - che so-
no colpevoli quei geni-
tori che schiaffeggiano e
percuotono irragionevol-
Riportiamo dall' « Osservatore Romano »
del 17 marzo:
« Questa mattina 16 marzo, nel Pa-
amici.
Ci ispireremo anche
ad un esempio per noi
tanto caro e familiare:
mente i loro bambini;
che non ·sorvegliano le
lazzo Apostolico Vaticano si è adunata
la S. Congregazione dei Riti Prepara-
quello di Don Bosco e
di Mamma Margherita.
loro attività; che permet-
tono compagnie ed ami-
cizie poco raccomanda-
bili; che autorizzano
giornaletti, romanzi, pel-
toria, nella quale gli Em.mi e Rev.mi
Signori Cardinali, i Rev.mi Prelati Of-
ficiali ed i Rev.mi Consultori teologi
hanno discusso su due miracoli che si
asseriscono operati ad intercessione del
Leggendo la vita del no-
stro Santo chi conosce la
storia dell'educazione può
provare la commozione
di una sorprendente sco-
licole e spettacoli ero- Beato DOMENICO SAVIO, giovane perta, constatando come
tici; che non proibi-
scono l'accesso a certi
dell'Oratorio Salesiano di San Gio-
vanni Bosco ».
quella santa madre abbia
intuito con chiarezza e
locali da ballo o a certi
caffè; che non protestano
contro certe serate pas-
sate non si sa dove; che
in una parola si lasciano
Invitiamo tutti i membri della Fami-
glia salesiana e quanti amano e venerano
l'angelico alunno di Don Bosco a intensi-
ficare le loro preghiere per affrettarne la su-
prema glorificazione.
praticato con semplicità e
sicurezza tante norme
educative che la scienza
pedagogica viene oggi
proponendo a conclusio-
strappare ogni loro di-
ne di laboriose ricerche.
~ 121

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L'albero buono. pochi sanno capirli e trattarli in conseguenza. Di
qui tanti << drammi>> e << problemi>> giovanili. Da
Se è vero che la cattiva condotta dei figli tante un'inchiesta condotta poco tempo fa è risultato
volte dipende dalla condotta o dal carattere dei che i giovani di oggi sentono soprattutto la man-
genitori, risulta allora d'importanza capitale la canza di comprensione da parte dei loro educatori.
cura dell'ambiente familiare.
Non basta dunque voler loro tanto bene e dar
Non possiamo naturalmente sostenere che do- loro buon esempio: bisogna cercare di cono-
vunque ci sono genitori indegni o incapaci là i scerli più a fondo, dar loro la sicurezza di essere
figli sono sempre e tutti mal educati e dei falliti compresi, e trattarli, specie i più grandi, con au-
nella vita, nè che ovun-
sterità ma sempre pa-
que i genitori sono esem-
terna c materna.
plari tutti i figli cresco-
no moralmente sani: altri
ambienti, oggi, influen-
MESE DI MARIA SS. AUSILIATRICE
dal 23 aprile al 23 maggio
Non basta amare.
zano i giovani. Però è
un fatto constatato che
GIORNI FERIALI
Non basta l'amore: ci
vuole anche psicologia.
nelle famiglie rovinate dal Ore 6,30: S. Messa - Breve predica - Be- Non spaventiamoci della
vizio ~ono più numerosi i
nedizione eucaristica.
parola, nè meraviglia-
figli viziosi, mentre nelle
famiglie dove regna la
santità della vita sono più
numerosi i figli santi.
Ore 17: Lode sacra - Predica - Benedi-
zione col SS. Sacramento.
Ore 20,15: S. Rosario - Predica - Benedi-
zione.
moci della cosa. L'ulti-
mo giorno dell'anno testè
decorso, il Papa, rice-
vendo le Delegate delle
Se Don Bosco crebbe GIORNI FESTIVI
Sezioni minori della
così bene, fu anzitutto
per bontà di Dio e pro-
tezione della Madonna
Ore 9,30: S. Messa solenne.
Ore 15 e 16,30: Vespri - Predica - Benedi-
zione solenne.
Gioventt1 Femminile di
A. C. disse loro queste
mirabili parole:
che lo venivano prepa-
rando con grazie specia-
lissime alla missione che
l'attendeva. Ma la grazia
più grande della sua
infanzia fu sua madre.
PREDICATORI DEL MESE:
Ore 7= Sac. EDI PEZZETTA, salesiano.
Ore 17: P. ANTONIO BoFFETTI, sacramentino.
Ore 20,30: Sac. Dott. EMILIO FoGLIASSO, profes-
sore al Pontificio Ateneo Salesiano.
<< Cercate la formazio-
ne integrale delle vostre
bambine; e siccome non
basta amare per essere
buone educatrici, procu-
rerete di conoscere quanto
Mamma Margherita sep-
è necessario per mante-
pc creare e conservare
nere gli impegni educati'vi
attorno ai suoi figliuoli un ambiente di tanta da voi assunti. Ecco perchè vi esortiamo allo studio
religiosità e di così profonda sanità morale che serio e assiduo: studiate le fanciulle, studiate il
fu per loro facile e naturale aprirsi a Dio e get- metodo migliore per istruirle ed educarle... Non si
tare le radici delle più eroiche virtù. Il suo co- pretende certo che diventiate scienziate nella psi-
raggio, il suo spirito di sacrificio, la sua calma cologia umana in genere o in quella speciale del-
e serenità, ancorate ad una fede semplice ed in- l'infanzia; ma non potete ignorare - e ancor
crollabile nella Provvidenza divina, ed inoltre il meno disprezzare - le nuove conquiste della peda-
suo esempio continuo di laboriosità, di purezza gogia. Non che tutti i tentativi siano da lodare
e di carità, furono il clima spirituale nel quale incondizionatamente; ma senza abbandonare i so-
Giovannino Bosco passò gli anni così importanti lidi principi e le sperimentate tradizioni cristiane,
del suo sviluppo. I genitori educano soprattutto potrete utilmente aggiornare e perfezionare i vostri
con quel che sono, e non tanto con quel che dicono. metodi,>.
Parole che valgono ancor più per tutti i geni-
Clima di comprensione.
Ma non basta curare l'ambiente familiare, esi-
gendo da tutti i componenti l'esemplarità perso-
nale. Raro è il caso, ma non impossibile, di ge-
nitori santi che hanno figli delinquenti o almeno
<•difficili>>. L'ambiente della strada, della scuola,
del lavoro, degli spettacoli, della stampa esercita
oggi tale influenza che può annullare quella del
più solido nucleo familiare. E poi le reazioni dei
giovani stessi sembrano oggi così violente, strane
e complesse, che sconcertano tanti genitori: ben
tori, che sono gli educatori nati. Mamma Mar-
gherita non sapeva leggere, non aveva studiato
sui libri la psicologia, ma - quel che solo im-
porta - la sapeva bene, perchè conosceva a
perfezione i suoi ragazzi e sapeva trattarli come
pochi han saputo fare. Potremmo portare a
prova tutta una serie di fatti interessanti. Tre
figli, tre tipi diversissimi che essa studiò e trattò
con tatto squisito, amata <• di amore indicibile >>
dai suoi due figli Giovanni e Giuseppe, rispet-
tata e poi anche stimata dal figliastro Antonio.
La saggezza naturale, affinata dalla grazia di Dio,
~ 122

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Don Bosco, parlando del venerabile Don Mi-
chele Rua, fece più volte questo elogio: << Se Dio
mi avesse detto: Immagina un giovane adorno di
tutte le virtù e abilità che tu potresti desiderare,
chiedimelo e io te lo darò, io non mi sarei mai
immaginato altri che Don Rua>►. Talvolta giunse ad
affermare: << Se Don Michele volesse far miracoli,
lo potrebbe >►.
Pare però che prima della morte di Don Bosco
non abbia voluto farne, poichè di miracoli operati
da Don Rua, vivente il Santo, non si ha memoria.
Chi conosce Don Rua non se ne meraviglia, perchè
sa che la sua preoccupazione continua fu quella
di operare all'ombra del santo fondatore, occul-
tando la propria personalità per lasciar campeg-
giare quella di Don Bosco. Solo quando gli suc-
cesse nel governo della Società Salesiana, co-
minciò a << voler fare miracoli>► valendosi dei
doni soprannaturali con i quali Dio arricchiva
la sua ani ma.
Ricorderemo qui alcuni di questi fatti, così
come sono attestati da persone degne di fede.
*
Sono parecchie le guarigioni, anche prodigiose,
ottenute dal Venerabile con la benedizione e la
preghiera. Ecco un caso ben documentato.
Il 9 maggio del 1908 Don Rua stava per partire
da Catania. Sulla soglia della casa gli si presenta
piangente il padre di un allievo. Suo figlio, col-
pito agli occhi da malattia infettiva, non potev;:i
più rimanere nel collegio. Il medico faceva fuoco
e fiamme perchè fosse allontanato. Il buon papà,
saputo di Don Rua, si presentò con umile e sem-
plice fede a supplicarlo che glielo guarisse.
Don Rua, messa la mano sul capo del ragazzo,
disse al direttore: << Questo giovane può restare,
perchè non ha nulla>►. Il dottore, udite tali parole,
scattò: << O io sono pazzo, o non capisco più
nulla!>>. Don Rua gli fece un grazioso compli-
mento e uscì. Il dottore, visto in gioco il suo
onore professionale, riesaminò con la massima
diligenza gli occhi del giovanetto; ma dovette
confessare che era perfettamente guarito.
*
Più volte alle preghiere di Don Rua sopravvenne
la pioggia o il sereno, secondo la necessità. Della
pioggia ottenuta a Lecce rese testimonianza l'intiera
città. Anche nel pellegrinaggio che fece in Terra
Santa nel 1908, trovò che la Giudea e la Galilea
da parecchi mesi erano afflitte da una siccità che
minacciava la totale rovina del raccolto. Nei
villaggi dell'antica Naim e di Gifne Don Rua
fu pregato di unire le sue suppliche con quelle
degli abitanti per implorare la pioggia. Parve
proprio che il cielo non aspettasse altro; infatti,
prima che finisse la giornata, la pioggia cadde
l'aveva fatta maestra nell'arte di conoscere e di
guidare i fanciulli.
Oggi, oltre la grazia, anche la scienza può of-
frire al buon senso dei genitori un supplemento
di luce.
Ragazzi « difficili ».
Tra la corrispondenza di Don Bosco c'e una
lettera che ha un interesse speciale per certi ge-
nitori. Si trattava proprio di un ragazzo << diffi-
cile>►: la sua povera madre aveva scritto al Santo
chiedendo consiglio. Don Bosco le rispondeva in
data I I novembre 1878:
Rispettabile signora,
è certamente una cattiva posizione quella di
suo figlio. Età, scienza, sostanze sono lacci terribili
di cui il demonio si serve per condurre tanti in-
cauti giovanetti alla rovina spirituale e corporale.
Una madre cristiana in questi casi deve:
1 ° Prenderlo alle buone, accompagnarlo ovun-
que, se egli lo soffre. Ragionarlo, consigliarlo ai
SS. Sacramenti, alle prediche, alle buone letture.
Se non si arrende, abbia pazienza, ma continui.
Se vuole può dire con certezza che se non
si regola meglio, la sua vita sarà di molto abbre-
viata e forse ...
Si adoperi per associarlo con parenti o con
altre persone oneste, e per allontanarlo dai cattivi
compagni.
Preghiera a Dio e a S. Monica ...
(l\\llem. Bio;::r., XIX, 440).
La sapienza racchiusa in queste poche righe
e frutto della lunga esperienza pedagogica del
Santo, ma noi crediamo che di una parte di
quell'esperienza egli sia stato debitore alla mamma
sua che gli died-~ per molti anni un esempio
concreto di come si tratti un ragazzo << difficile».
Poiche anche nella famiglia Bosco vi fu un ra-
gazzo-problema, Antonio, e Mamma Margherit:1
con infinita pazienza e prudenza lo ~eppe ridurre
al rispetto se non all'amore. E così per tutto il
resto dell'esperienza educativa di Don Bosco.
Gesù, nel sogno di nove anni, gli aveva detto: << Ti
darò una Maestra... ►►. La Madonna si fece pre-
sente accanto a lui nella figura, soave ed ener-
gica, di Mamma Margherita: maestra, senza
diplomi, di uno dei più grandi Maestri della
storia.
- 123

1.6 Page 6

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in abbondanza, accompagnandoli fìno a Gerusa-
lemme. Don Rua scherzava amabilmente dicendo:
<< Abbiamo pregato per aver la pioggia, ed ecco
che la pioggia ha bagnato anche noi )), È noto
quanto sia preziosa la pioggia in Oriente. S'im-
magini quindi come quel fatto, risaputosi in lungo
e in largo, abbia destato venerazione per Don Rua.
*
Ebbe anche, come Don Bosco, il dono dell'in-
trospezione delle coscienze e delle predizioni.
Sono molti coloro che nei Processi apostolici
hanno dichiarato che Don Rua loro rivelò pen-
sieri occulti, predisse l'avvenire, profetò la gua-
rigione o la morte. E questo, sovente, contro
ogni previsione umana, come avvenne a Livorno
I' I I novembre 1907, quando preannunziò con
sicurezza mirabile l'avvenire di due fanciulli.
Recatosi a v·1s·1tare la famiglia del cooperatore
marchese Riccardo de Ghantuz Cubbe, gli furono
presentati due fìgli, Giovanni e Raffaele. Era un
gu to vedere il primo fare le parti del celebrante,
vestito di paramenti tagliati sulla sua personcina.
Papà e mamma ritenevano che ciò fosse indizio
di vocazione al sacerdozio e manifestarono a
Don Rua questo loro pensiero. Invece il Vene-
rabile, indicando prima il pretino e poi il fratello,
disse << Questo no, l'altro sì)). Il padre, in un suo
taccuino a quel la data scriveva: « Don Rua non
conosce la vivacità di Raffaele! )). Eppure col
l~J~CJd 2'f~ét lJ$i
~ ~'"'"""'"
,, . ~ ,if~o!lk .
CJt~]./ :,_ 14# 1,.,,~; '<l,,.., ~"'a,
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j ..· - , r.,,.,,,y~..., Jt""'. .,.,_,
- ~ 1•'WwujttA., e.,r 1-:+,~
r J.C..-,. ~ . ; ~"&_ L (;b~f:
'j; ./1~.-A ~~ J ✓-,~
iw"v ,~ ✓~-/w. ,,.o-1?, ;t. ~ .
~ fal,,uklm, d.-
tÀ1.#,.
/H'·'; f.tf•~f~ ·ttto.1<-~
tempo nell'uno svanirono le precoci velleità sa-
cerdotali, mentre l'altro fu sacerdote nella Com-
pagnia di Gesù.
*
La benedizione di Don Rua, come quella di
Don Bosco, operava prodigi. Ne fecero la dolce
esperienza i coniugi Cassar di Giaffa nel 1908.
Essi avevano una spina nel cuore: dopo otto
anni di matrimonio erano senza prole. Lo sup-
plicarono quindi di una speciale benedizione.
La signora gli s'inginocchiò davanti. Don Rua,
fatta breve orazione, la benedisse, le posò le
mani sul capo e le assegnò per un mese certe
preghiere da conchiudersi con una santa comu-
nione. Nove mesi dopo, il Signore le donava una
bambina. Subito ne scrisse a Don Rua, che le
rispose con molta bontà. << Ne conservo prezio-
samente la lettera)), dice la fortunata madre in
una relazione, che si custodisce nel nostro ar-
chivio.
*
Il Venerabile operò anche altri prodigi. Mol-
tiplicò le sacre Ostie e le medaglie, e persino
l'uva e i confetti, nell'atto di distribuirli pater-
namer.ite alle schiere giovanili che gli si affolla-
vano attorno.
Nel 1908, di passaggio a Caserta, celebrò la
Messa della comunità. Il catechista si era dimenti-
cato di far consacrare le ostie. Se ne ricordò
solo poco prima della comunione, si accostò con
ansia all'altare e vide che la pisside estratta dal
tabernacolo conteneva appena una decina di par-
ticole. Don Ru2., accortosi del suo affanno: << Sta'
tranquillo)), gli disse, e cominciò a comunicare i
230 alunni. Ne ebbe per tutti e ne rimasero alla
fìne quante ve n'erano da principio. Dopo la
Messa, gli proibì nel modo più assoluto di par-
lare << di ciò che aveva fatto il Signore)). Ma dopo
la morte del Venerabile, il fatto fu deposto nei
Processi apostolici.
*
Questi accenni sono sufficienti a dare un'idea
della ricchezza dei doni straordinari concessi da
Dio al Successore di Don Bosco; ma dopo
che la Chiesa ha dichiarato l'eroicità delle virtù
di Don Rua, si amo autorizzati ad affermare che
il miracolo più portentoso operato dal Vene;·abile
è quello di cui parlava un cooperatore di Nizza
Mare fìn dal febbraio del 1890, quando Don Rua
aveva solo 53 anni: (< Ho visto un miracolo: Don
Bosco risuscitato! Don Rua non è solamente
successore di Don Bosco, è un altro lui stesso:
la stessa dolcezza, la stessa umiltà, la stessa sem-
plicità, la stessa grandezza d'animo, la stessa
gioia che irraggia intorno a lui. Tutto è miracolo
nella vita e nelle opere di Don Bosco; ma questa
perpetuità di Don Bosco in Don Rua mi sembra
il più grande di tutti i miracoli)).
CERTIFICATO DI... NASCITA DEL NOME SALESIANO
Ecco riprodotta in grandezza naturale la paginetta del Notes
del chierico Michele Rua. Viene spontaneo pensare al gra-
nello di senapa!
124 -

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UNA RICORRENZA DECENNALE
E UN VENTICINQUENNIO
It 14 aprile 1944
rioso ritorno di Don
terminava la sua lun-
Bosco, novello Beato.
ga giornata terrena il
Era il ro giu-
Conte Eugenio Rebau-
gno 1929.
dengo, Senatore del
L'anno dopo, la
Regno e Presidente In-
fabbrica era in grado
ternazionale dei Coo-
di ospitare il primo
peratori Salesiani. A
nucleo di salesiani e
lui morente poterono
di giovani aspiranti.
certo risuonare con-
Oggi quel nucleo è di-
fortanti le parole di
ventato falange: som-
S. Giovanni Bosco:
mano a quasi 300
<< In fin di vita si
gli allievi che, tem-
raccoglie il frutto
prando la materia nel
delle opere buone >>.
quotidiano addestra-
Il Conte non aveva
mento al lavoro, tem-
atteso che la morte
prano altresì se stessi
lo staccasse da tutto e
e volgono la mente al
da tutti, per lasciare
grande ideale eredi-
ai salesiani un'incom-
tato da Don Bosco : la
parabile eredità. Egli
salvezza dei giovani!
elargì il suo avere
Inseguendo qitell'i-
ancor vivente, con un
deale, i coadiutori sa-
gesto due volte pre-
lesiani formati nel-
zioso: per il dono in
l'Istituto Rebaudengo
sè e per il volontario
hanno sciamato per
distacco dai suoi beni.
tutto il mondo: sono
Nel 1928 il sue-
cessare di Don Bosco,
CONTE EUGENIO REBAUDENGO
ormai centinaia, e il
bel numero con gli
· Don Filippo Rinaldi, aveva bandito la
anni aumenta. Difficile misurare il cumulo
Crociata Missionaria. A tale iniziativa il
di lavoro compiuto, incalcolabile l'abbon-
Conte Rebaudengo rispondeva da pari suo.
dante seminagione fatta e la messe raccolta.
Con gesto munifico offriva di dare attua-
Torino riconobbe le benemerenze del
zione a un disegno lungamente accarezzato
Conte Rebaudengo dedicando una piazza
ed erigeva in Torino un grandioso istituto
al suo nome. Recentemente il Presidente
missionario, destinato ad accogliere b.1lde
della Repubblica, con decreto del 17 di-
schiere di giovani, desiderosi di darsi al-
cembre 1953, autorizzò il signor Eugenio
l'apostolato delle Missioni come coadiutori
Re, nipote del Conte, ad aggiungere al suo
salesiani.
cognome an:he quello di Rebaudengo.
L'imponente edificio, alla cui inaugu-
Ma la sua memoria vivrà perenne so-
razione ufficiale egli modestamente non
prattlitto nel cuore della Famiglia Salesiana
volle esser presente, è giunto ormai al 2
e nel ricordo dei Cooperatori delle Opere di
di fondazione. La prima pietra infatti fu
Don Bosco, che ammireranno sempre in
posta all'indomani della trionfale giornata
lui un luminoso e incoraggiante esempio
che, da Valsalice a Valdocco, vide il glo-
di generosa cristiana carità.
- 125

1.8 Page 8

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126

1.9 Page 9

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SILVIO PELLICO E DON BOSCO
Si compresero, si vollero bene, si aiutarono.
Le loro relazioni durarono oltre la morte.
Nel centenario della morte di Silvio Pellico,
non ci par fuori luogo ricordare da queste
pagine questa notevole figura di cristiano, di
patriota, di scrittore, che ebbe con San Gio-
vanni Bosco rapporti forse non abbastanza
noti.
Nato a Saluzzo il 25 giugno 1789 e nutrito
di buoni studi, il Pellico divenne d'un tratto no-
tissimo quando, il 18 agosto 1815, il pubblico
milanese applaudì freneticamente la sua tragedia
Francesca da Rimini, oggi quasi dimenticata, ma
dopo più di 50 anni di successi sui palcoscenici
italiani.
Gli eventi che dovevano rendere caro e vene-
rato a tutti gli Italiani il nome del Pellico sono
però d'altra natura. Il 13 ottobre 1820 il Pellico
veniva arrestato sotto l'accusa di cospirazione
c1rbonara. La condanna a morte gli fu commutata
in 20 anni di carcere duro allo Spielberg, il
10 aprile 1821. Nell'agosto 1830, graziato, ve-
niva a stabilirsi a Torino. Nel novembre del
1832 pubblicava Le Mie Prigioni che, accolto
con grandissimo favore, divenne subito popola-
rissimo in Italia e all'estero.
È un libro che tutti conosciamo: attraverso
una narrazione semplice, sincera, lontana da ogni
artifizio, ci fa passare dinanzi una lunga serie di
sofferenze cristianamente sopportate. Ricordiamo i
versi ch'egli dedica alla cappella dello Spielberg:
in te il perdon non mi costò fatica
in te d'amore e di dolcezza ho pianto
in te nei tristi dì ripigliai lena
e sino al termin sopportai la pena.
Questo libro che non inveisce ne insulta, fu
più utile alla causa della Patria di una vittoria in
campo. Il Pellico gli farà seguire, nel 1834, i
Doveri degli uomini e tragedie, poesie, cantiche
che, pur non avvicinandosi al successo della sua
opera maggiore, ebbero tra contemporanei
ampia risonanza.
Viveva ed operava allora a Torino quella Mar-
chesa di Barolo che il Tommaseo chiamò << donna
di maschio sentire e di regia magnificenza)>, tutta
intesa ad impiegare in grandi opere di carità e
di beneficenza il suo ingente patrimonio. Essa lo
volle suo segretario: questa circostanza ed il
fatto che direttore spirituale del Pellico era il
teologo Guala, amico di Don Bosco, lo posero
in contatto col nostro santo Fondatore.
Don Bosco aveva già letto le opere del Pellico,
anzi su di un foglietto che gli faceva da segnacolo
Tra poco squilleranno le campane di Pasqua: alleluia!
Le sentiranno con animo distratto quanti, chiusi nei loro interessi, trascinano
il cuore sulla terra, sordi alla voce che chiama dal Cielo. Le sentiranno anche queHi
che hanno rinnegato la loro fede e che ora si dichiarano troppo forti per tornare a
credere a ciò che ha illuminato la loro infanzia lontana...
Le campane chiameranno tutti a celebrare il mistero di un Dio che con la sua
morte ci ha ridonato la vita.
Ma quanti cristiani saranno capaci di gustare i misteri pasquali?
Tutti coloro che nel sacramento della Confessione sapranno purificarsi in umiltà
di spirito.
Tutti coloro che accoglieranno l'invito ad assidersi al Banchetto pasquale.
Le campane di Pasqua suonano per tutti: «Venite - esse dicono - venite a mon-
darvi nel Sangue dell'Agnello, alleluia; venite a nutrirvi del Pane della vita, alleluia!».
~ 127

1.10 Page 10

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1° Aprile H):i4
20° ANNIVERSARIO
DELLA CANONIZZAZIONE
DI SAN GIOVANNI BOSCO
" ... uomo straordinario e fortissimo, che
in anni recenti rinnovò sulla terra con le
parole e con le opere gli aurei tempi apo-
stolici ".
PIO Xli nella Bolla
di Canonizzazione di S. Maria Mazzarello.
nel breviario ne aveva trascritto versi che co-
minciano:
Ad ogni alta virtù l'Italo creda.
Passando per una via di Torino il Santo era
stato colpito da un'aria semplice e graziosa can-
tata da alcuni operai: a preghiera di lui, la facile
vena del Pellico gli diede per il coro dei suoi
ragazzi i versi della lode gentile:
Angioletto del mio Dio.
Del 23 dicembre 1845 è una lettera del Pellico
ad un certo signor Bardizzo perchè si renda in-
terprete presso il Teol. Borel delle preoccupazioni
della Marchesa per l'allora assai scossa salute di
Don Bosco.
Fu il Pellico ad interessare Don Bosco alla
stesura di un opuscolo sulla Misericordia di Dio,
che uscì anonimo sul finire del 1846 col titolo
lùercizio di divozione alla JV!isericordia di Dio.
I rapporti continuarono: varie volte il Santo
si recò a visitare il poeta in Torino e a Monca-
!ieri, e spesso ne venne visitato all'Oratorio.
N cl 1848 lo volle revisore della sua Storia Ec-
clesiastica. Il Pellico influì su Don Bosco scrit-
tore, specie col noto consiglio (tante volte poi
ripetuto dal Santo ai suoi discepoli) di tener
3ern!Jre a portata di mano e di usare assiduamente
il dizionario italiano.
Con la morte del Pellico, avvenuta in Torino
nel 1854, il 3 1 gennaio (giorno in cui morirà
anche Don Bosco), non cessarono i rapporti tra
i due spiriti eletti.
Mentre i suoi giovani continuavano a cantar
la lode del Pellico << Cuor di Maria che gli An-
gioli )>, Don Bosco nelle Letture Cattoliche del
dicembre 1861 ne ripubblicava l'opuscolo Notizie
intorno alla Beata Panasia, pastorella Valesiana,
nativa di Quarona, raccolte e scritte da S. Pellico;
e nella prefazione al Galantuomo del 1867 ricor-
dava << il mio amico Silvio Pellico di felice me-
mona )>.
Il Pellico figura anche fra i personaggi di
un «sogno>>. Nel 1860 (Silvio era morto da sei
anni) per tre notti consecutive Don Bosco sognò
di trovarsi in campagna, presso Rivalta: con lui
erano Don Cafasso, il Conte Cays e Silvio Pel-
lico, che discorrevano di questioni religiose e
morali. La terza notte compaiono in scena anche
i giovani dell'Oratorio, che devono presentare ai
tre amici del Santo, seduti come esaminatori
intorno ad un tavolo, i conti, simboleggianti lo
stato della loro coscienza.
Don Bosco nella sua Storia d'Italia tracciò
con mano delicata la figura di Silvio Pellico fra
quelle di parecchi altri grandi Italiani. È un pro-
filo simpatico, nel quale il santo Educatore,
mentre manifesta l'altissima stima che ebbe del-
l'amico suo, mette in rilievo il valore educativo
della sua maggiore opera, maturata attraverso il
dolore. Oggi più che mai la gioventù ha bisogno
di essere chiamata a specchiarsi in un modello
così perfetto di civili e cristiane virtù.
128 -
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede
in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 13 gen-
naio 1924, n. 22, può legalmente ricevere Legati ed Eredità. Ad
evitare possibili contestazioni s1 consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d'un Legato: << ... lascio all'Istituto Salesiano per le
Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire...
(oppure) l'immobile sito in... )).
Se trattasi, invece, di nommare erede di ogni sostanza l'Isti-
tuto, la formula potrebbe esser questa: << ••• Annullo ogni mia pre-
cedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale
1' Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino, lasciando ad
esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo)).
(Luogo e data).
(Firma per esteso).

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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dt" COfLSertS{
L'Arcivescovo cieco di Ciudad Trujillo, Mons. Pittini:
<< Apersi la radio ... Ad un tratto la voce chiara, vibrante e quasi appassionata del Rettor
Maggiore mi recò integro il suo messaggio. Non ne perdetti una sillaba. Così potei ce-
lebrare in sua compagnia la festa del Padre>>.
Da oltre cortina:
<< Amatissimo Padre! Ieri abbiamo avuto il piacere di sentire la vostra paterna parola
nel bellissimo radiomessaggio. Fu per noi una gioia indicibile e un grande incorag-
giamento... La sua parola ci riuscì tanto piu cara perchè già da tempo non ci arriva
piu nè il Bollettino nè altra rivista salesiana>>.
I Salesiani di Hong Kong:
<< Stamane abbiamo udito la sua voce alla radio. Veramente abbiamo capito poco perchè
la trasmissione era molto disturbata; eppure il nostro cuore esultava di gioia... >>.
I Salesiani di Quito (Equatore):
<< Abbiamo udito perfettamente e ascoltato con entusiasmo il messaggio del nostro Rettor
·Maggiore ... >>.
L'Assistente Centrale dell'Unione Donne di A. C., Mons. Piovesana:
<< Il radiomessaggio del rev.mo Rettor Maggiore è stato ascoltato con piena soddisfa-
zione. Tutti hanno apprezzato gli opportuni rilievi da lui fatti per mettere in evi-
denza lo spirito del grande Fondatore, il quale pur nelle mutate circostanze storiche,
permane genuino e sempre efficace in ordine ai grandi problemi educativi attuali>>.
Un capitano di aviazione (G. Adami):
<< ••• Ben a ragione Lei, signor Rettor Maggiore, ha voluto dire che Don Bosco è stato
il precursore della televisione! Afa questo per noi ex allievi è un impegno forte: dob-
biamo essere lo schermo su cui la Società deve guardare per essere veramente quella che
Don Bosco voleva e che noi ex allievi dobbiamo modificare nei nostri campi di lavoro>>.
L'Ispettore salesiano di Bogotà (Colombia):
<< Ieri udimmo la sua voce per radio ... Molto ci piacque la sua affermazione che quanto
piu lontani si trovano i figli, tanto piu vicini sono al suo cuore>>.
Il fratello del Servo di Dio Don Andrea Beltrami:
<< ••• Ho assistito alla bella e santa Messa celebrata dal reverendo Don Ceria e uditi i
discorsi commemorativi di Don Candela e del Prof. Corradi con chiusura del vostro
benamato Rettor Maggiore ... Come si può constatare, la televisione ha il suo lato
buono e se sarà ben diretta e coordinata, potrà essere utile anche alla fede».
Un cooperatore da Bolzano:
<< Che lieta sorpresa ieri mattina all'aprire la radio! I,a Messa era trasmessa da TorintJ
e proprio dal Santuario di Maria Ausiliatrice!... Per la prima volta ebbi pure la con-
solazione di udire la voce del Successore di San Giovanni Bosco, che tratteggiò lo svi-
luppo della Società Salesiana nel mondo. Cifre consolanti. Bravi, Salesiani! ... ».
La mamma di un aspirante salesiano:
<< Caro Bruno, stamane ho seguito la trasmissione della Messa dalla Basilica di Afaria
Ausiliatrice ed ho ascoltato il Messaggio del Rettor Maggiore. Non puoi immaginare
l'emozione con la quale ho seguito la troppo breve trasmissione, e quanto io desideri che
anche tu possa diventare un figlio prediletto di questa magnifica e grande famiglia>>.
I 250 ex allievi raccolti al « Sacro Cuore» (Roma):
<< Si era commossi e si aveva la sensazione di ascoltare parole come quelle che fluivano
dal cuore di Don Bosco quando si rivolgeva ai suoi figli e ai suoi cooperatori... ►>.
~ 129

2.2 Page 12

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J2'llltttO di J/la,ia
I Figli di Don Bosco,
che hanno ricevuto dal
Padre come sacra eredi-
tà un'ubbidienza filiale a
tutto ciò che è voluto o
anche solo desiderato dal Papa, hanno accolto con entusiasmo l'invito da Lui rivolto nella Fulgens
Corona a moltiplicare le preghiere e le iniziative perchè << la generosa e balda gioventù cresca sana e
pura, nè lasci contaminare dall'aria corrotta del secolo e infiacchire nei vizi il bel fiore della propria età>>.
A questo fine, tra i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, si è aperta una nobile gara di
iniziative. Nel numero di marzo abbiamo fatto cenno delle prime, attuate dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Ora riassumiamo quelle di tre Ispettorie salesiane.
• L'ISPETTORIA ADRIATICA
con sede a Macerata, annuendo
al desiderio del Santo Padre, che tra l'altro rac-
comandava che l'Anno Mariano fosse un tempo
di generosa carità, ha raccolto le sue energie nel-
l'incremento delle opere caritativo-sociali. Perciò
l'Ispettore ha assegnato ad ogni casa un compito
ben definito.
·
Si tratta di potenziare scuole professionali,
organizzare e attrezzare oratori festivi, costruire
nuovi locali per opere sociali e parrocchiali,
creare nuovi nuclei di apostolato tra gli ex allievi
e i cooperatori...
I centri salesiani dell'Ispettoria sono 21 e
tutti hanno un'opera corrispondente alle neces-
sità locali da condurre a termine entro que-
st'Anno Mariano.
• L'ISPETTORIA LOMBARDO-EMILIANA
tra le altre opere, ha organiz-
zato la Peregrinatio Mariae nelle Case salesiane.
Il 7 marzo una bella statua di Maria Ausilia-
trice, benedetta espressamente dal Rettor Mag-
giore, partirà da Torino alla volta di Bologna.
E a Bologna, benchè attesissima, sosterà solo
qualche giorno, poi ripartirà per visitare altri
figli devoti nelle principali città dell'Emilia e
della Lombardia.
Quando l'Ausiliatrice arriverà nella Casa Ispet-
toriale di Milano, sarà presente il rev.mo Rettor
Maggiore, che raccoglierà così ai piedi di Maria i
frutti del mistico pellegrinaggio, da lui auspicati
nel discorso pronunciato il 18 febbraio, appena
benedetta la statua: << Tutti i nostri giovani siano
sempre in grazia di Dio, ossia vivi della vera vita
che rende la loro gioia perfetta e i loro occhi lumi-
nosi. Allora da parte di Maria ci sarà il dono più
grande: quello di molte vocazioni all'apostolato
cattolico e allo stato sacerdotale e religioso>>.
L'ISPETTORIA SICULA
si è proposto:
a) di approfondire la conoscenza della
Madonna.
A tal fine i salesiani hanno scelto come tema
della lettura spirituale quotidiana, della medita-
zione del sabato e dell'esercizio me,1sile della
Buona Morte le virtù e le glorie di Maria;
i giovani degli istituti e degli oratori hanno
modo di conoscere meglio la Madonna attraverso
varie iniziative, tra le quali il catechismo ma-
riano, le due gare di cultura e di composizione
mariana, il congressino mariano, trattenimenti
accademici, conferenze con proiezioni, filmine,
documentari;
b) di intensificare la preghiera.
Si lavora quindi con zelo in tutte le Case
salesiane per rendere popolare tra gli alunni e
i loro parenti la recita del S. Rosario e delle
altre preghiere mariane, quali quella bellissima
dell'Angelus;
c) di fare opere di carità e di apostolato
mariano.
Perciò nelle case dell'Ispettoria, la carità dei
confratelli ha dilatato i confini della beneficenza
abituale, soccorrendo bisognosi di vario genere.
Tra i giovani più maturi si è istituita una pic-
cola << Conferenza di San Vincenzo>>. Inoltre si
diffondono quadri della Madonna nelle case
degli allievi, ex allievi e cooperatori, ai quali
tutti si raccomanda di portare sulla persona la
medaglia benedetta.
Anche il pellegrinaggio siculo al santuario di
Valdocco si preannuncia ass:1i numeroso.
130 -

2.3 Page 13

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La pagina
dei
Cooperatori
CONVEGNO DEGLI ISPETTORI SALESIANI
Nella seconda metà di gennaio si radunarono a Torino i
dieci Ispettori d'Italia.
Una delle riunioni venne dedicata alla Pia Unione dei Coo-
peratori, di cui gli Ispettori dirigono l'organizzazione nelle ri-
spettive Ispettorie per mezzo dei loro delegati.
Sotto la presidenza del Consigliere Capitolare dei Coopera-
tori, rev.mo Don Luigi Ricceri, essi hanno studiato forme con-
crete di applicazione del Regolamento composto da San Gio-
vanni Bosco, impegnandosi a far funzionare gli Uffici ispettoriali
e locali, in aiuto ai Direttori Diocesani e Decurioni, e ad offrire
in ogni Casa salesiana ai Cooperatori e alle Cooperatrici como-
dità di alimentare la loro vita spirituale e di cooperare all'aposto-
lato richiesto dai nostri tempi.
11,,,, tecUUo.
fl,U i eo.o.,,,etato.ti
Indulgenza del lavoro santificato
Il S. Padre Pio XI, neìl'udienza
accordata al Servo di Dio Don
Filippo Rinaldi, il 6 giugno 1922,
concedeva benignamente questo
singolarissimo favore:
" Ogni qual volta i Salesiani,
le Figlie di Maria Ausilia&rice,
i loro allievi, ex allievi, Coope-
ratori d'ambo i sessi, uniranno
al lavoro (qualunque esso sia),
qualche divota invocazione, an-
che brevissima, lucreranno l'In-
dulgenza di 400 giorni e l'In-
d lllgenza plenaria una volta al
giorno, applicabile a11e anime
del Purgatorio ".
L'invocazione accennata può es-
sere anche solo mentale (S. Peni-
tenzeria, 7 dicembre 1933).
Per l'Indulgenza plenaria si ri-
chiedono le solite condizioni: con-
fessione, comunione, visita a una
chiesa, preghiera secondo l'inten-
zione del Sommo Pontefice.
Chi desidera lucrarla ogni giorno
deve compiere le opere suddette
tutti i giorni. La confessione però
non è necessaria per chi si comu-
nica almeno cinque volte alla set-
timana. Per gli altri è richiesta
almeno due volte al mese.
Chi non potesse compiere qual-
cuna delle opere prescritte, si rivol-
ga al confessore, che ha facoltà di
commutargliele in altre (Can. 935).
CONVEGNO DEI DELEGATI ISPETTORIALI
Nella seconda metà di febbraio vennero convocati i Delegati
per la Pia Unione delle Ispettorie d'Italia. Essi dedicarono due
giorni allo studio di un vasto programma di lavoro.
Lo stesso rev.mo Rettor Maggiore li raccolse nella cappella
delle camerette di Don Bosco, illustrando loro la provvida mis-
sione dei Cooperatori e delle Cooperatrici.
<< Non si tratta - disse - di semplici benefattori delle Opere
salesiane, ma di veri terziari, associati canonicamente alle due
famiglie religiose, per condividere, secondo le possibilità e le
condizioni di ciascuno, preghiere, apostolato, meriti e indulgenze ►>.
Presiedette le tornate di studio il rev.mo Don Ricceri.
Precisati i compiti dei Delegati Ispettoriali, per l'allestimento
ed il funzionamento degli Uffici ispettoriali, per la cura spirituale
e l'attività della Pia Unione, deliberarono di:
1) aggiornare gli elenchi dei Cooperatori.
2) far conoscere il Regolamento, i vantaggi spirituali
ed il programma di apostolato della Pia Unione.
3) vagliare le nuove iscrizioni sui dati richiesti dal
Regolamento: a) età non inferiore ai 16 anni;
b) buona riputazione religiosa e civile;
e) possibilità e volontà di cooperare con preghiere,
offerte, diretta collaborazione, o con altro mezzo, all'apostolato
informato allo spirito di Don Bosco, nelle istituzioni salesiane,
nelle parrocchie, nelle diocesi, in mezzo al mondo.
4) infervorare Cooperatori e Cooperatrici, non solo
con le due Conferenze annuali, ma anche con le adunanze
mensili, l'Esercizio della Buona Morte, gli Esercizi Spiri-
tuali e le nostre divozioni.
Tra le decisioni di prossima attuazione, segnaliamo quella
di offrire, in ogni Ispettoria, un corso di Esercizi Spirituali ai
Cooperatori e alle Cooperatrici.
Ad accrescere la divozione verso la Madonna, in quest'Anno
Mariano, ogni Ispettoria promuoverà, oltre a speciali funzioni,
anche pii pellegrinaggi a santuari dedicati a Maria SS.
Il secondo giorno, il nostro venerando Don Ceria intrattenne
i convenuti sullo spirito di Don Bosco, inculcando la lettura
delle Memorie Biografiche, la fonte più genuina ed autorevole.
Chiuse il Convegno il Rettor Maggiore, rallegrandosi delle
trattazioni svolte e dei propositi fatti, con l'augurio di una nuova
fioritura della terza famiglia spirituale di Don Bosco.
- 131

2.4 Page 14

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•C· ommemorazione
·..
centenaria
L'u febbraio scorso, per iniziativa del Pon-
tificio Ateneo Salesiano, fu tenuta a Valdocco
la solenne commemorazione della definizione
dogmatica dell'Immacolata.
Nel grande salone-teatro della Casa Madre,
attorno a Sua Eminenza il Card. Fossati, a S. E.
Mons. Gilla Gremigni e al nostro Rettor Mag-
giore si raccolsero il Prefetto, il Sind1.co, il Que-
store, il Sindaco di Novara, !'on. E. Savio e altre
cospicue personalità.
La solenne tornata celebrativa fu aperta dal
Rettor Magnifico dell'Ateneo Don Eugenio Va-
lentini, che invitò l'eletto uditorio a considerare
spiritualmente presente lo stesso Sommo Ponte-
fice, tale essendo l'augusta assicurazione espressa
nel seguente telegramma:
AUGUSTO PONTEFICE PRESENTE CON PARTICO-
LARE COMPIACENZA SOLENNE CONSACRAZIONE PON-
TIFICIO ATENEO SALESIANO VERGINE IMMACOLATA
AUSPICA DA CELESTE MADRE NUOVA LUCE SA-
PIENZA NUOVI CONFORTI APOSTOLATO BENEMERITA
FAMIGLIA SAN GIOVANNI Bosco cn INVIA 01
CUORE PROPIZIATRICE PERENNE EFFUSIONE CARISMI
SCIENZA FEDE E PIETÀ IMPLORATA BENEDIZIONE.
l\\1oNTINI, Prosegretario.
Successivamente Don Valentini proclamava
soci onorari dell'Accademia Mariana le LL. EE.
i Cardinali Maurilio Fossati, Ildefonso Schuster
e N. Tommaso Gilroy, Arcivescovo di Sydney.
Quindi S. E. Mons. Gilla Gremigni teneva la
commemorazione mariana sul tema: L'Immaco-
lata: Luce, Voce, Speranza del mondo.
La luce ha sempre avuto le simpatie di Dio e
degli uomini. Ma la luce, creata da Dio, non è
la più bella luce di Dio. Il vero poema della luce
Dio l'ha scritto dandoci Maria.
La Madonna oltre che luce è voce. Voce d'au-
rora: quasi aurora consurgens. Come Giovanni il
Battista e più di Giovanni il Battista, Ella è tutta
voce. È tutta voce per preparare le vie al suo Dio
e Signore. È voce di esultanza e di salute.
Dopo cento anni, questa luce e questa voce
non fanno che alimentare la speranza, la quale
prende vita dal cuore immacolato della Madre di
Dio e nostra: Spes nostra, salve!
L'Oratore lo dimostra enumerando i vantaggi
spirituali che l'Italia e il mondo, contro tutto
l'inferno scatenato, hanno avuto sotto l'evidente
protezione di Maria.
Avviandosi alla conclusione, Mons. Gremigni
porta in primo piano l'esempio di San Giovanni
Bosco, attraverso la sua mirabile opera.
Al termine la Corale Polifonica del!' Ateneo, di-
retta dal M 0 Don Pessione, eseguì un concerto
di musiche mariane.
Le massime autorità cittadine presenti alla com.me..
morazione centenaria del dogma deU'Immacolat&, as-
sistono riverenti alla lettura del messaggio pontificio.
~ 132

2.5 Page 15

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_.,,.·w lN d 'OJwvwnie
o
Ultimamente qui a Calcutta si tenne un con-
vegno per discutere i problemi dell'istruzione
in India. Ci furono delegati da ogni parte della
s
nazione. Il nostro confratello Don Cirillo Francis
di Bande! parlò di Don Bosco e del suo metodo
educativo in una delle sedute. È meraviglioso
DON BOSCO TRIONFA IN INDIA l'interesse che gente pagana si prende di Don
Bosco e del suo metodo. In tale occasione ci fu
(relazione di Don Dal Broi).
pure un'esposizione dell'istruzione in India con
i metodi e risultati ottenuti. Le nostre Case di
Don Bosco in India è ormai un nome che si Liluah, Krishnagar e Calcutta si fecero onore e
impone. In un periodo in cui si tende ad abolire il nostro reparto fu definito il più interessante.
tutto ciò che non è nativo, è veramente provvi-
Il 3 gennaio si apriva un'altra mostra, questa
denziale che le nostre opere siano non solo ben volta prettamente cattolica: La Chiesa cattolica
viste, ma apprezzate, lodate, imitate. Con la sua in azione. Si tenne nel Collegio Universitario
indipendenza l'India si trova davanti a gravi Saveriano dei Gesuiti qui a Calcutta. Molte Con-
problemi da risolvere, primo tra i quali quello gregazioni religiose vi presero parte. I Salesiani
della industrializzazione, della
necessità di avviare masse di
milioni e milioni verso un av-
venire migliore, di rialzarle
dalla condizione abietta in cui
si trovano, di rendere i suoi
abitanti rispettabili cittadini di
una delle nazioni più estese
del mondo. Ecco perchè la
nostra opera sociale, che si
concreta nelle scuole tecniche,
industriali ed agricole, ha un
valore prezioso in questi tempi,
tanto difficili per le missioni
cattoliche in India.
Il nome di Don Bosco ri-
suona ormai da Bombay al
Capo Comorin, da Goa a
Madras, da Calcutta a Shillong.
Si sono già tenute parecchie Tra le macchine delle nostre Scuole professionali di TIRUPATTUR (India-sud).
esposizioni di lavori compiuti
nelle nostre Scuole di Shillong, di Calcutta, di ebbero un reparto a sè. Non mancarono le Figlie
Bombay e di Madras, che non mancarono di di Maria Ausiliatrice.
attirare l'attenzione delle più alte autorità su di
La nostra scuola di Liluah potè esporre dei
un'opera che non possono negare essere una delle torni ed altre macchine che non avevano niente
più proficue per la loro nazione.
da invidiare ai prodotti di altre compagnie e ditte.
~ 1 33

2.6 Page 16

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Tale mostra fu v1s1tata, oltre che da S. E. il Go-
vernatore del Bengala (protestante), da S. Em. il
Card. Gracias di Bombay e da altri personaggi.
L' Herald (settimanale cattolico) scriveva:
<< Ogni altra mostra a pian terreno del collegio
fu di gran lunga superata dalla brillante esposizione
dei lavori eseguiti nella Scuola Tecnica Don Bosco
di Liluah... Servì a creare un'impressione indelebile
in tutti i visitatori, infondendo un raggio di spe-
ranza per il futuro economico della gioventù catto-
lica, al cui benessere i Salesiani si dedicano col
lom lavoro splendido e n-:cessario >>.
E un altro giornale non nostro:
<< Queste scuole non hanno solamente lo scopo di
preparare tecnici ben addestrati nel loro mestiere,
;n'l anche di formare dei buoni cittadini, ciò che è
della massim'l importanza perchè così il giovane si
trova in grado non solo di avere un mestiere, m'l
anche di conquistarsi un posto onorato nella società.
Queste sono le persone che serviranno da m'lttoni
nella grande fabbrica della nazione indiana. L'India
abbisogna quindi di tali opere... Queste scuole do-
vranno avere successo se si vuole che l'India abbia
successo. Tali scuole rendono un servizio segnalato
ali' India ....Meritano perciò tutto l'aiuto che una na-
zion? riconoscente può dare>> (The Clarion,3-x1-53).
È chiaro che Maria Ausiliatrice e Don Bosco
sono con noi, ci sorreggono nelle inevitabili dif-
ficoltà e ci guidano nella missione di bene che
la Chiesa ci ha affidato in cinque Diocesi indiane.
[ejij:f!1
I Salesiani al V Congresso Interamericano
di Educazione Cattolica.
Lo scorso gennaio, nell'incantevole città del-
!'Avana (Cuba), si tenne il V Congresso In-
teramericano di Educazione Cattolica.
Vi parteciparono esponenti della pedagogia in-
terna-iionale, eminenti educatori cattolici di tutte
le repubbliche americane e 25 figli di Don Bosco,
rappresentanti le loro patrie e la Congregazione
Salesiana. Presidente della numerosa delegazione
brasiliana fu S. E. Mons. Resende Costa, già
Consigliere del Capitolo Superiore, la cui pre-
parazione nel campo pedagogico aveva già ono-
rato il nome salesiano nei precedenti congressi.
L'Ispettore Don Florencio Sanchez, che di-
resse la pr;ma sessione plenaria, suscitò il più
vivo interesse dei congressisti leggendo le auree
pagine del Sistem'l Preventivo di Don Bosco.
Degna di nota la proposta di due distinti
membri di comunità religiose, che si nominasse
Don Bosco protettore delle riunioni di studio;
e quella della delegazione messicana di presentare
domanda alla Santa Sede perchè Don Bosco sia
dichiarato protettore delle masse giovanili.
I THAILANDIA I
BANGKOK - Scuola professionale Don Bosco.
Donna Laiet Phibun SongkI'3m, consorte del Primo Ministro
d-eHa Thailandia, dopo aver inaugurato il nuovo Padiglione,
issa la bandiera nazionale.
Fino a ieri un capannone di legno, oggi
un bel palazzo.
Lo stesso Primo Ministro aveva promesso di
intervenire all'inaugurazione del nuovo fabbricato
della Scuola professionale Don Bosco a Bangkok.
Impedito all'ultima ora, inviò la sua nobile Con-
sorte, che presiedette alla cerimonia e parlò ma-
nifestando tutta la sua gioia nell'inaugurare una
scuola cattolica. Erano presenti S. E. Mons. Car-
retto, i membri del Corpo Diplomatico, alti fun-
zionari del Governo, cooperatori e benefattori.
Seguì la visita ai laboratori, dove gli orfani
intenti al lavoro destarono vive simpatie, e al-
i'esposizione delle scuole professionali.
Il giorno dopo Mons. Chorin, Vicario Aposto-
lico, benedisse i nuovi locali. A sera tutto il clero
di Bangkok fu ospite dei salesiani. Parlò Mon-
signor Chorin e concluse: << Mi rincresce solo di
non avere il genio italiano per dire degnamente
di quanto ho visto oggi in questa casa di Don
Bosco. Non mi resta che mettere: a tutto la finale
-issim1J. Dio prosperi il vostro lavoro>>.
1 34 -

2.7 Page 17

▲back to top
1-\\tA f.f.J :t ;lJ
L'Istituto Elvetico si rin-
nova.
Domenica 31 gennaio, cele-
brandosi a Lugano la festa di
S. Giovanni Bosco, S. E.
Mons. Jelmini benedisse so-
lennemente la pietra angolare
della nuova costruzione desti-
nata ad adeguare l'ultracente-
nario << Istituto Elvetico>► alle
esigenze dei tempi.
Com'è noto, il glorioso Isti-
tuto dal 1917 è diretto dai
Salesiani, i quali hanno posto
mano ad un complesso di la-
vori che rinnoveranno l'edi-
fizio, rendendolo capace di
accogliere 400 ragazzi.
Alla cerimonia erano pre-
senti autorità, cooperatori ed
ex allievi. S. E. Mons. Jelmini,
dopo aver benedetto la prima
pietra, tenne un discorso sui
benefici effetti dell'educazione
cristiana, elogiando l'opera di
bene svolta dai Salesiani a fa-
vore della popolazione ticinese.
NAPOLI - Don Bosco fe-
steggiato in famiglia.
Ogni anno e con crescente
entusiasmo in casa del coope-
ratore salesiano rag. Carlo Zam-
parelli di Napoli si celebra la
festa di S. Giovanni Bosco.
Nella mattinata egli offrì al
direttore dell'Oratorio salesiano
la cospicua somma che, in
nome di Don Bosco, aveva rac-
colto tra amici e colleghi du-
rante l'anno scorso. Nel po-
meriggio poi volle riunirli tutti
in casa sua per porgere loro il
più vivo ringraziamento, inter-
pretato dal nostro Don Vaca-
lebre, che parlò a nome dei
giovani da loro beneficati.
A rallegrare la festa contri-
buirono fanciulli e fanciulle,
figli tutti di cooperatori sale-
siani, che si seguirono nella
recita di brillanti monologhi e
commediole.
Una lotteria con bei doni
chiuse la familiare festa, che
piacque a tutti, piccoli e grandi.
L'Em.mo Card. Mimmi, Arcivescovo di Napoli,
celebra la festa di Don Bosco
al nostro Istituto
del Vomero.
-~ ~~ I N
BREVE
Per lo zelo dei nostri Cooperatori e specialmente dei reverendi
Parroci, la festa di S. Giovanni Bosco va diffondendosi ovunque.
Quest'anno .poi la coincidenza del 3 I gennaio con la domenica ha
fatto sì che in onore di Don Bosco si levasse contemporaneamente
un coro immenso in tutte le lingue e da ogni città del mondo. Ci
limitiamo a coglierne qualche eco.
A ROMA nella Basilica del Sacro Cuore le feste salesiane fu-
rono onorate dagli Eminentissimi Signori Cardinali Clemente Mi-
cara, Celso Costantini e Benedetto Aloisi Masella, nostro amatis-
simo Protettore. Al << Borgo Don Bosco>► S. E. Mons. Montini
portò la benedizione paterna del Sommo Pontefice, << che - disse -
di quest'opera personalmente tanto s'interessa e tanto ama>►. Anche
i Maestri Cattolici vollero festeggiare S. Giovanni Bosco, presente
l'Em.mo Card. Micara, con discorso del nostro Don Castano su
Don Bosco Educatore. A VENEZIA S. E. il Card. Patriarca ce-
lebrò in S. Zaccaria alle famiglie salesiane riunite. Nel pomeriggio,
col Sottosegretario al Bilancio, On. Ferrari Aggradi, e con le auto-
rità cittadine assistette allo spettacolo offerto dai ragazzi della Fon-
dazione Cini. A NAPOLI S. Em. il Card. Mimmi celebrò la Messa
alla presenza di una fiumana di giovani. Intervennero S. E. Iervo-
lino e il Sottosegretario all'Agricoltura, Sen. Mario Riccio.
A MADRID il nuovo Nunzio Apostolico, S. E. Mons. Ilde-
brando Antoniutti, volle che la prima Messa celebrata fuori della
Nunziatura fosse al nostro Istituto << Vergine della Paloma>►. Ne
scrisse egli stesso al Rettor Maggiore: << Nella festa di S. Giovanni
Bosco ho avuto la gioia di celebrare la S. Messa nell'Istituto << Virgen
de la Paloma>► , dinanzi a tremila giovani, assistiti e diretti con tanto
zelo dai Padri Salesiani>►. A FAENZA (Ravenna) S. E. Mons.
G. Battaglia pose la prima pietra del nuovo Oratorio salesiano. Il pro-
getto è di due architetti ex allievi, che prestano anche l'assistenza
gratuita ai lavori. A RANDAZZO si diede principio alle celebra-
zioni del 75° dell'Opera salesiana in Sicilia. Un corteo trionfale
portò la statua di S. Giovanni Bosco dalla chiesa di S. Basilio al
Duomo di S. Maria. A Radio PALERMO tenne la commemorazione
di Don Bosco l'On. Di Napoli, assessore al lavoro. (continua a pag. , 39)
~ 1 35

2.8 Page 18

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U ~ u t t i i luoghi hanno un loro destino, ma e, contro ogni speranza, duraturo. Con l'andar
nessuno poteva supporre quello che toccò del tempo ciò che era esperimento diventò me-
ai Becchi di Castelnuovo nella provincia todo e ancor oggi i suoi figli spirituali, i salesiani,
di Asti. Numerose località dei dintorni sembra- cercano di attirare i giovani e di educarli con
vano piuttosto meritare tale fortuna: Vezzolano l'onesto divertimento, con la carità, con la pa-
,.
con la sua vecchia e gloriosa badia, Buttigliera zienza. Nè li spinge speranza di lucro. I loro
posto avanzato della pianura dominata dal suo alto giovani non hanno nomi illustri: qualche figura
campanile, Pino d'Asti con il tesoro delle sue
tele, Passerano adagiata a mezza costa e guardata
da un castello pieno di memorie, Castelnuovo
;,j
,Jf stessa ricca di acque e di minerali, con un marti-
ti! rologio da grande città. Ma le loro glorie sono
riservate agli specialisti e i loro destini impalli-
discono dinanzi a quello di una povera casa della
frazione Becchi nel comune di Castelnuovo.
LA CASETTA DI DON BOSCO
È una casetta a un piano fatta di mattoni ri-
cuperati, con una facciata ricamata da una fragile
scala di legno tarlato. Dentro ci sono tre vani:
cinque con la stalla e il fienile. È in una posi-
zione infelicissima: un po' di sole al mattino e
alla sera nella buona stagione, e poi ghirlande di
ghiaccio tutto l'inverno. Dentro non era difficile
farci un poco di caldo, per via del soffitto che,
se alza il dito, lo tocca anche un bambino; ma
non c'era sempre la legna: mancavano i soldi e
di bosco ce n'era tanto da far legna per la mi-
nestra.
Ma in quella casa, un giorno del 1815, nacque
Don Bosco. Ad aspettarlo c'erano: una nonna,
portata in casa dal babbo quando era passato a
seconde nozze; la madre, una santa da altare; un
fratellastro, che aveva una questione personale
con i libri; e un fratello che in più di un'occasione
lo avrebbe cavato d'impiccio con la sua carità.
D. BOSCO APOSTOLO DELLA GIOVENTÙ
A nove anni, una visione che di sogno ha solo
il nome, mentre gli prospetta l'avvenire, gli sta-
bilisce anche il modo di attuarlo e lo assicura del
successo: si occuperà di giovani e si preoccuperà
di farli buoni.
Per far questo non aspetta a laurearsi in peda-
gogia, ma incomincia a farne subito l'esperimento
con i bambini della borgata. L'effetto è magico
136 -
I Per gli umili che adorando si annientano in Oh

2.9 Page 19

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ecn
a
c'è, ed è bene che ci sia, a dimostrazione del-
l'universalità dell'opera e del metodo con cui
l'opera è attuata, ma la massa è di poveri figli
~ C(jn_ J. tempi
- -~-- ..,,,,.-~ -~
--------------~----
-~_..,./
V strellamento ai margini della società ce lo dicono
del popolo che i genitori, presi dalla preoccupa- anche tutti gli sforzi che si fanno da movimenti
zione del pane, affidano sovente alla strada.
sociali d'ogni colore per accaparrare la gioventù.
Le case di Don Bosco sono piene di questa
gioventù, e quanto sia provvidenziale questo ra- L'ISTITUTO BERNARDI-SEA1ERIA
Una di queste case dedicate all'istruzione pro-
fessionale degli orfani e dei poveri è l'Istituto
Bernardi-Semeria, che ospita attualmente 400
persone e sorge presso la casa dove nacque Don
Bosco. Le due imponenti ali di fabbricato sono
lievitate dall'intensa vita di preghiera, di studio
e di lavoro che ritmano l'attività di tanti giovani
a cui la guerra e i disagi economici avevano spento
il focolare e ucciso la mamma. Qui si riconciliano
con la vita e si preparano ad affrontarla col cuore
sereno e con la sicurezza del pane.
Proprio come era nell'intenzione di chi l'ha
voluto e tenacemente perseguito: il compianto
Don Ricaldone. Quando più infuriava la guerra
e gli orfani si moltiplicavano, lui promise un tetto
a ogni miseria e un pane a ogni fame. L'Istituto
è sorto per la generosità dell' Avv. Pietro Bernardi,
nipote del famoso Padre Semeria, barnabita.
Quest'insigne benefattore aveva lasciato all'Isti-
tuto Salesiano per le }Missioni una cospicua som-
ma, frutto di una vita tutta spesa a servizio della
Patria in missioni diplomatiche, maturato attra-
verso a un'austerità francescana.
SCUOLA TIPOGRAFICA
Di lavoro ce n'è da soddisfare ogni desiderio e
ogni inclinazione: un lavoro organizzato, assistito
da esperti, appoggiato e valorizzato da un'istru-
zione tecnico-professionale adeguata ai tempi.
La prima cosa che s'impone all'attenzione del
visitatore è la sezione grafica. Qui ci sono tutte le
specializzazioni dell'arte grafica, in ambienti e
con macchinari che sono l'ultima parola della
tecnica e mettono il giovane nelle condizioni di
rendersi all'altezza delle ultime esigenze della
produzione libraria. C'è la composizione a mano
e a macchina (linotype, monotype, ludlow), la
I
, come Don Bosco, trapassa più intera la Divina Virtù a operar cose grandi. !Antonio Fogazzaro] \\
i
~_3;~',UP.~lllè!i'i7.!f.l!!ll'll!'Bl!818!lltli~Z:::tr~-fllmDm;~'1'5\\"al"fflmlTM&IBS81t'1'&l1ii.l!lil!.mW1iiìlilFìl'..l'.l!""':li\\'ìm~l\\ìil,ll'i'l/11!S!"i'2J~~~m~w~r'ffi'!i"' " ~~ "",lì!, p~i.t.'CT?t""~trew®"':èMi§f;iWlffi·'!?.@f~

2.10 Page 20

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stampa (tipografica e litografica), la fotoriprodu-
zione, la scuola di disegno, la progettistica, la
legatoria, la libreria che addestra al lancio del
prodotto e valorizza la produzione editoriale.
Tranne la carta, qui si fa tutto: dal testo al-
l'incisione, dalla coperta alla tavola fuori testo,
dalla semplice brossura alla legatura artistica, con
tutti quegli accorgimenti che sono il segreto d'una
confezione a regola d'arte, passata al vaglio della
critica più esigente e del mercato più impegnativo.
E allora è commovente vedere certi esserini
da presepio impegnati in assunti più grandi di
loro, lieti della stessa compiacenza del Signore
al vespro dei giorni della creazione, nel con-
templare l'opera delle loro mani, fatte più per
maneggiare il pane e la palla che i ferri del me-
stiere. Alla loro gioia non sono estranei gli ampi
locali pieni di luce e modernamente attrezzati.
SCUOLA AGRARIA
Annessa ali' Istituto c'è anche una Scuola
Agraria che abilita alla razionale coltivazione dei
campi, per lo sfruttamento di quegli appezzamenti
di terreno che assicurano il pane. La terra non è
ricca; ma non è neppure ingrata. A vederli certi
frutti di autunno, appesi ad alberelli quasi invi-
sibili, sembrano una beffa alla legge di gravità,
oltre che la rinnovazione del miracolo della terra
promessa.
Ma non si bada solo alla campagna: insieme,
ciascuno viene anche abilitato a lavorare il ferro
o il legno, a confezionare abiti e calzature. Del
resto qui non si vuole fare l'operaio specializzato,
qui si vuol fare l'artigiano che domani batterà
il martello sul suo, in casa sua, e al quale perciò
non vien nascosto nessun segreto per tema di
concorrenza, anzi vengono svelati tutti quegli ac-
corgimenti pratici che sono ali'occorrenza la
soluzione di molte situazioni di fatto.
E vi meravigliereste se, dopo di tutto questo,
a qualcuno nascesse nel cuore il desiderio di fare
ad altri quanto s'è visto fare a se stesso? Perchè
appunto non è raro il caso che un giovane, dopo
essere stato oggetto della carità di Don Bosco,
concepisca il desiderio di restituirla, questa ca-
rità, sotto forma di apostolato. E così ogni anno,
mentre gli uni tornano al paese col cuore più
buono e la mente più aperta, altri battono alla
porta della Congregazione salesiana per esservi
accolti come membri Coadiutori.
IL SANTUARIO
Il Colle Don Bosco è diventato una delle loca-
lità più visitate e ammirate della Provincia. Tale
afflusso, favorito ancora ultimamente da un ot-
tim') fondo stradale, ha confermato l'idea, già
formulata coi piani di fondazione, di un temp10
dedicato a Don Bosco e capace di soddisfare alla
pietà dei numerosi pellegrini, a cui da gran tempo
l'attuale tempio dedicato a Maria Ausiliatrice s'è
dimostrato insufficiente. La chiesa sarà sostenuta
da una cripta e preceduta da un ampio piazzale
che la unirà alla ca5etta di Don Bosco. Bisognerà
riprendere lo sterro e sacrificare anche qualcosa
di vecchio, ma poi Don Bosco avrà una testimo-
nianza degna del suo nome e della sua opera.
Le macchine offset nel reparto litografico.
Legatore intento al delicato la-
138
voro della dor,ltura di un libro.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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lu bt·eve
A S. GREGORIO DI CATANIA si celebrò il 60° del-
l'Istituto e S. E. l'Arciv. Mons. Bentivoglio benedisse il nuovo salone-
teatro. Meriterebbero un cenno anche le celebra,;ioni svoltesi in
molte città e paesi della SICILIA, dove le divozioni a Don Bosco e
al B. Domenico Savio vanno diventando sempre più popolari.
A CHIOGGIA S. E. Mons. G. B. Pia5entini affermò: << Se
Chioggia ha un volto cattolico, lo si deve ai. Salesiani che in 55 armi
di apostolato, attraverso il lavoro costante di più genera,;ioni, ve-
dono ora i frutti nelle persone dei vari ex allievi m;litanti nelle or-
ganizza,;ioni cattoliche di punta>>. A OMEGNA (Novara) fu be-
nedetta un'artistica statua del Santo. A CAROSINO (Taranto)
intervennero S. E. Mons. Bernardi, che bcnedissr; la nuova statua,
e l'Ecc.m') Mons. Motolese, suo Ausiliare. A BUSTO ARSIZIO
fu celebrata una giornata intensamente salesiana e in'l.ugurato un
pregevole quadro di Don Bosco. A MASSERANO (Vercelli) per
la prim'l. volta fu celebrata in forma solenne la festa di Don Bosco.
A CARMAGNOLA s'inaugurò un bel quadro di Cafhro Rore.
Non ci è possibile continuare l'elenco; un gra?:ie sentito a tutti gl
organizzatori: Don Bosco benedica la gioventù affidata aUe loro cure
Continuando il nostro giro d'orizzonte, facciamo un volo attra-
verso le Americhe. In PATAGONIA, un nuovo campo di attività
è stato aperto ai Salesiani, che hanno assunto la cura spirituale delle
forze m'.Jitari stanziate nei territori del Sud. In un solo giorno si
amministrarono 28 battesimi e 200 prime comunioni, oltre 300 altre
comunioni. A LA PAZ (Bolivia) al Primo Congresso Nazionale dei
Religiosi, tenuto sotto la presidenza del Nunzio Apostolico, Mon-
signor Sergio Pignedoli, presero parte oltre 300 religiosi. Segretar:o
generale fu il salesiano Don Mario Picchi. La radio equatoriana
in ripetute emissioni ha informato che a CUENCA l'Ecc.mo e
venerando Mons. Comin, l'Apostolo dei Kivari, ha celebrato le
sue nozze d'oro di vita missionaria.
Volando ora su MADRAS (India), ci s'informa che S. E. Mons.
Luigi Mathias ha compiuto la cerimonia della posa della prim 1
pietra di una nuova scuola profession-1le, a ricordo del giubileo
d'argento dell'arrivo dei Salesiani a Madras e del centenario delle
nostre scuole professionali. Giunti a MANDALAY in Birm1nia,
i dirigenti della rivista salesiana Don Bosco ci presentano il testo
di una lettera che hanno ricevuto da una società buddista. Vi si
legge: « Signori, vi saremo grati se vorrete spedire regolarmente
via aerea alla sala di letture della nostra società, il vostro mensile
Don Bosco, e qualche pubblicazione su questo grande santo lavora-
tore sociale. Mandalay Vegetarian So::iety •>.
Rimesso piede in Italia, veniamo a conoscere altre notizie. I
Cooperatori di ACQUI (Alessandria) in occasione della settimana di
preghiera indetta dal Rettor Maggiore, vollero ricambiare il dono
celebrando per la Famiglia salesiana il << triduo della solidarietà
salesiana>>. Presso l'Istituto salesiano Orselli di FORLÌ è sorta
una nuova scuola professionale per l'eleva?:ione delle classi lavora-
trici. S. E. Mons. Babini ne ha benedetto la sede provvisoria. A
ROMA, nel nostro Istituto << S. Callisto>> nella festa dell'Appari-
zione dell'Immacolata tenne una conferenza mariana l'illustre dan-
tist'l. prof. Aleardo Sacchetto, Direttore generale al Ministero del-
l'Istruzione Pubblica. Ancora un'informa,;ionc che tornerà gradita
ai nostri Cooperatori. La Giunta municipale di Torino ha deciso la
partecipa~ionr: della città alla 11'.Jbile e simpatica iniziativa presa dal
comune di MfRABELLO MONFERRATO, di erigere un mo-
num~nto al suo illustre figlio Don Rie11done.
"Come è bello morire
dopo aver amato tanto
la Madonna ".
Il 25 gennaio scorso avveniva
l'edificantissima morte di Suor
Cecilia Marco, Figlia di M. A.,
che dopo aver passato nell'om-
bra la sua lunga vita, fece par-
lare di sè al termine, nel suo
amato campo di apostolato a
Luvinate (Varese).
Le parole da lei pronunciate
sul letto di morte rivelano il
suo segreto.
" Com'è bello morire dopo
aver amato tanto la Madonna e
averla fatta amare dai piccoli e
dai grandi!
...Vorrei dire a tutti di voler
tanto bene alla Madonna, perchè
in morte si gode una grande
tranquillità e pace. Anch'io
prima avevo paura della morte,
ma adesso no; la Madonna mi
ha fatto una grazia grande come
il mare, togliendomi ogni senso
di timore e mettendomi nel-
l'anima tanta gioia e con-
forto".
Desiderò presso il suo letto
la statua dell'Immacolata cir-
condata di fiori, e pregò che le
fossero condotti i suoi cari
bambini dell'Asilo, per vederli
per l'ultima volta mandare un
bacio alla Madonna.
Spinta dal suo amore per la
Vergine, anche nei brevi giorni
di malattia continuò ad avere
una brama insaziabile di giun-
gere a quanti conosceva lon-
tani da Dio, di rappacificare
hmiglie in discordia tra loro,
di preservare i fanciulli dalla
propaganda dei senza-Dio.
La vigilia della morte fu vi-
gilia di festa: desiderò le can-
tassero le •itanie e le lodi ma-
riane, accompagnandole con lo
sguardo e col sorriso, e segnan-
done la battuta con la mano
tremante, mentre ad ogni in-
terruzione si sforzava di ripe-
tere: " Andrò a vederla un dì,
finito questo esilio... ".
E l'ultimo suo desiderio fu
che venisse posta sulla sua
tomba questa scritta: " Suor
Cecilia aspetta tutta la gente
di Luvinate vicino a lei e alla
Madonna in Cielo".
~ 1 39

3.2 Page 22

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PRIMO INCONTRO CON I FEROCI « MACU »
Attraverso avventurose vicende la divina Provvidenza ha
aperto un nuovo campo di apostolato ai Missionari sale-
siani del Rio Negro (Brasile) mettendoli per la prima volta
a contatto con la temuta tribù dei " Macù" sul Rio Caborì.
Atroci vendette.
Nella foresta vergine che si estende da Ta-
purucuara a Cucuì, sulla sponda sinistra del
Rio Negro, alla frontiera col Venezuela, vive una
numerosa tribù di autentici selvaggi, chiamati
dai civili << Macù )).
Nel 1925 apparvero per la prima volta nell'alto
Rio Caborì e attaccarono gli estrattori di gomma
e li obbligarono a ritirarsi lasciando qualche vit-
tima. Da quel giorno ripeterono le loro incursioni
avanzandosi sempre più, finche arrivarono fino
alle sponde del Rio Negro, bruciando case, frec-
ciando animali e obbligando i pacifici abitanti a
rifugiarsi sulla sponda d stra del grande fiume.
Nel 1927 assalirono una famiglia di caboclos (indi-
geni), uccisero il padre e un figlio di cinque anni
e fecero prigioniera la madre con un bimbo
di due anni. Nel 1934 attaccarono, sulle sponde
del Rio Negro, un venezuelano che lavorava con
una figlia in una piantagione di mandioca. Il
pover'uomo, benchè ferito da una freccia, riuscì
a fuggire, ma la figlia fu portata nel centro della
foresta e non si ebbero più notizie di quell'infelice.
Gli abitanti del basso Rio Negro, stanchi di
tante sorprese, decisero di attaccarli con un piano
ben organizzato. Al primo assalto, molti selvaggi
caddero uccisi e gli altri si diedero a precipitosa
fuga abbandonando sul campo tre bambini di
pochi anni, che i vincitori portarono via come
trofeo di vittoria. Si pensava che mai più sareb-
bero ricomparsi; invece cominciarono presto a
fare le loro vendette con scorrerie periodiche.
La lotta durò fino a pochi anni fa, quando i sel-
vaggi scomparvero definitivamente internandosi
nella selva. Se ne attribuì la causa agli aerei ame-
ricani, che attraversavano la loro selva traspor-
tando la gomma. Gli aviatori avrebbero sganciato
alcune bombe sui selvaggi menandone strage.
Ma la notizia va presa con riserva.
Misterioso mutamento.
Nell'aprile dell'anno scorso, due estrattori di
gomma vollero entrare nel Caborì, affluente del
Rio Negro, ricchissimo di pesca e caccia. Dopo
alcuni giorni di viaggio, videro comparire sulla
sponda due giovani selvaggi. Subito si prepara-
rono alla difesa. Ma gli Indi diedero segni di
pace e li invitarono a risalire il fiume, mentre essi
li seguivano dalla foresta. Dopo poche svolte del
fiume, apparve sulla sponda un buon gruppo di
selvaggi, dai dodici ai diciott'anni, carichi di
frecce, ma dall'aspetto allegro e pacifico.
I due civili diedero loro alcuni regali tra cui,
il più gradito ai selvaggi, una rumorosa latta da
petrolio. Prima di separarsi fecero loro capire
che sarebbero tornati dopo alcune lune (mesi) e
partirono lieti del felice incontro.
All'imboccatura del Caborì, provvidenzialmente
incontrarono il nostro missionario Don Antonio
Gois, che tornava da un'escursione sul basso Rio
Negro, e gli raccontarono l'incontro con i temuti
selvaggi del Caborì. Don Gois si offerse senz'altro
di accompagnarli nel prossimo viaggio. Ottenuto
il permesso dei superiori, partì col motoscafo
carico di doni. Ai due bianchi se ne aggiunsero
altri due.
Mangiano e dormono col missionario, ..
Viaggiarono diversi giorni risalendo il Caborì,
lottando molto per superare le cascate. Giunti
al luogo del primo incontro, uno si arrampicò
su di un albero e diede i tre colpi <li fucile con-
140 -

3.3 Page 23

▲back to top
venuti. Aspettarono tutto il giorno, ma gl'Indi
non comparvero. Il giorno dopo decisero di an-
dare alla ricerca dei selvaggi, inoltrandosi nella
foresta. Viaggiarono fino a mezzogiorno senza
incontrare anima viva. Nel pomeriggio continua-
rono a risalire il fiume, fino al diramarsi di un
ruscello dove videro un sentiero molto battuto.
Là pos~ro il loro accampamento. Il giorno se-
guente, celebrata la santa Messa, si_ rimisero i~
marcia seguendo la pista dei selvaggi, ma non li
trovarono. Finalmente, il terzo giorno, uno della
comitiva salì su di un albero e diede altri tre
colpi di fucile. Quindi ripresero la faticosa marcia.
Arrivati ad un bivio del sentiero, si fermarono
e si accorsero con sorpresa che un gruppo di sel-
vaggi li seguiva chissà da quanto tempo. .
Erano tutti ragazzotti. Si avvicinarono al mis-
sionario col volto sorridente, gli presero le mani,
gli tir:>.rono la barba e gli misero anche con tutta
confidenza le m:>.ni nelle tasche e nelle scarpe.
Don Gais lasciava fare, sorrideva, li accarezzava
mostrando loro tutta la sua soddisfazione. Poi
fece segno che voleva ritornare alla barca, dove
aveva tanti regali per loro. I selvaggi vollero ac-
compagn:>.rlo. La comitiva procedeva ~osì:. d_ue
bianchi tre selvacrgi con arco e frecce, 11 m1ss10-
nario s~guito da altri selvaggi, poi gli altri due ci-
vili e ancora altri selvaggi.
Giunti al fiume, solo due vollero passare alla
sponda opposta. Il missionario offrì loro farina
di mandioca e pesce: tutti e due mangiarono col
miglior appetito. Quando legò la rete o am?.ca,
subito un indio vi si coricò e fece cenno al mis-
sionario che vi entrasse anche lui. Non avendo
accettato, vi entrò l'altro selvaggio. Il missionario
prese una coperta e si coricò su di una pietra.
La pietra era dura, ma non dormì soprattutto
perchè lo assillava il pensiero del come si sa·
rebbe potuto portare quelle povere anime a Dio.
Tre selvaggi « Macù », felici di essere stati vestiti dal mis-
sionario, s'intrattengono con uno degli indi civilizzati al
seguito di Don Gois
La Regina precede il Re.
Nel mese di dicembre fece una seconda visita
al Caborì, portando molti vestiti e altri doni. Il
fiume era in piena, le cascate impetuose, fu
quindi assai difficile risalirlo. Dopo cinque giorni,
giunse al punto marcato, ma i selvaggi non c'erano
perchè la piena del fiume li aveva obbligati a ri-
fugiarsi ai piedi della Cordigliera che divide il
Brasile dal Venezuela. Don Gois ne approfittò
per costruire una baracca e una piccola cappella,
dove collocò un bel quadro di Maria Ausiliatrice.
Ogni giorno faceva un giro per la foresta spa-
rando colpi di fucile, ma i selvaggi non compa-
rivano. Finalmente, dopo tredici giorni, vide
avanzarsi una quarantina di giovanotti arm'lti di
... ma nelle loro capanne non si entra!
Gli Indi non portavano abiti, avevano il corpo
coperto di urucù (tintura rossa), i capelli tagliati
alla francescana e nel centro della testa una
cicatrice. Erano aitanti di corporatura, di aspetto
imponente, sempre sorridenti.
All'indomani arrivarono altri Indi e poi altri
ancora, e tutti portarono al missionario banane e
patate dolci, ricevendone in cambio altri regali.
Quando però Don Gais fece cenno di voler vi-
sitare le loro capanne, non acconsentirono; ma
gli fecero intendere che se avesse continuato a
risalire il fiume, avrebbe trovato altri selvaggi.
Così fece e, dopo poche svolte, incontrò altri Indi
con i quali scambiò doni. Quindi si sforzò di far
loro capire che sarebbe tornato tra loro alcuni
mesi dopo e segnò il luogo dell'incontro. Questo
avveniva in agosto.
Il motoscafo della Missione a stento riesce a superare le
impetuose cascate del fiume Caborì, affluente del Rio Negro.

3.4 Page 24

▲back to top
::irco e di frecce. L'incontro fu cordialissimo:
offrirono subito frecce, archi, banane, patate
dolci, ricevendone vestiti, falcetti e altri doni.
Quindi il missionario li introdusse nella piccola
cappella mostrando loro il quadro di Maria
Ausiliatrice. Non si può dire la meraviglia e la
tenerezza con cui fissavano la nostra Mamma
Celeste. Il missionario provò una grande pena
per non poter dire loro che quella era la Regina
del Ciclo, perchè non sapeva neppure una parola
della loro difficile lingua, ma in cuor suo pregò
la Madonna che parlasse Lei al cuore di quei suoi
poveri figli.
Gli Indi fecero alte meraviglie che la capanna
e la cappella del missionario avessero due spio-
venti, mentre la loro capanna ne ha uno solo.
Alla sera recitò il santo Rosario con i quattro
indi Tucanos che lo accompagnavano in quel
secondo viaggio, mentre i selvaggi assistevano si-
lenziosi. Calata la notte, alcuni si ritirarono nel-
l'interno della foresta, altri improvvisarono un'a-
maca con scorza d'albero e vi dormirono. Al mat-
tino, celebrata la Messa, il missionario rinnovò
la domanda di visitare le loro capanne, ma i
selvaggi anche questa volta non acconsentirono.
I « Macù » non mancano di buon umore.
Più tardi arrivò un uomo sulla cinquantina
con la testa e le braccia adorne di splendide penne
d'uccello. Lo accompagnavano alcuni giovanotti
che già conoscevano il m1ss10nario. All'avvici-
narsi, tremava tutto... forse perchè temeva di es-
sere riconosciuto per uno di quelli che anni
prima avevano fatto strage dei civilizzati. Il mis-
sionario lo accolse sorridente, gli tese la mano,
poi gli regalò un paio di calzoni e una giubba.
L'indio si tolse gli ornamenti di piume, li offrì
al missionario e non senza difficoltà si vestì.
Quindi, perduta ogni paura, cominciò a cammi-
nare pettoruto, mentre i compagni davano in
sonore risate.
Essendo ormai consumate le provvigioni, il
missionario significò che sarebbe partito e che
avrebbe lasciato quella Signora del quadro a
guardia della cappella e della baracca. I selvaggi
si mostrarono contrariati da quella partenza e due
giovanotti vollero entrare nella barca per accom-
pagnarlo fino alla missione di S. Gabriel.
Durante il viaggio si comportarono molto bene
e si mostrarono sempre allegri e contenti di tutto.
Appena sbarcati nella Missione, accorsero tutti
i civili a vedere i feroci e terribili indios del Ca-
borì e facevano le loro meraviglie che il missio-
nario li avesse ammansiti in quella forma. I
due selvaggi non avevano e non davano soggezione:
erano allegri ed espansivi, tiravano d'arco con
valentia insuperabile e imparavano volentieri il
nome portoghese delle cose che vedevano.
Anche le donne.
Nel marzo di quest'anno Don Gois fece una
terza visita e ricondusse i due Indi. Indescrivi-
bile la gioia dei selvaggi nel veder tornare i com-
pagni dopo quasi due mesi. Il quadro della nostra
Madonna era ancora al suo posto d'onore e
gl'lndi fecero segno d'averlo visitato più volte.
In questa visita ci fu una novità: con i giovani
vennero uomini, donne e bambini di tutte le età,
oltre 200 ! Tutti con i capelli tagliati alla fran-
cescana e il corpo dipinto di urucù. Il missio-
nario distribuì tutti i vestiti, grandi e piccoli,
che le Figlie di Maria Ausiliatrice avevano pre-
parato; ma non fu possibile accontentare tutti.
Gl'lndi, alla loro volta, consegnarono a fasci
frecce, archi, banane, ecc. I ragazzi poi presero
subito familiarità con lui e non lo abbandonarono
un istante, benchè non capissero nulla di quanto
diceva loro. La bontà li aveva conquistati.
Come si vede, la Provvidenza ci ha aperto un
campo nuovo, molto promettente ma anche tanto
difficile per la lontananza dalle altre Missioni, e
soprattutto per la lingua del tutto sconosciuta.
Ecco i due selvaggi « Macù >► condotti dal missionario alla
l\\1issione di S. Gabriel, mentre danno prova di valenti tira-
tori di frecce.
Occorrono missionari.
Chissà quante centinaia e forse migliaia di
Indi vanno girovagando per quella immensa re-
gione che gli aerei impiegano due ore ad attra-
versare! Naturalmente quando sapranno dell'in-
142 -

3.5 Page 25

▲back to top
contro del miss10nario, andranno in cerca di lui.
E noi non possiamo, non dobbiamo abbandonarli
perchè entrando nella foresta i civili per estrarre
la gomma, potrebbero succedere scontri a mano
armata, che chiuderebbero per sempre la via alla
civilizzazione e cristianizzazione di quei selvaggi.
Il nostro bravo Don Gois, che con tanto co-
raggio e fede in Dio ha aperto la via, desidera
ritornarvi quanto prima; ma abbiamo bisogno
urgente che vengano altri missionari a prendere
il suo posto. Con alcuni sacerdoti sarebbe possi-
bile stabilire più frequenti contatti con i selvaggi,
passare fra loro alcune settimane, studiarne la
lingua, cominciare alcune pi.mt?.gioni e a poco a
poco attirarli tutti alla missione.
La lettura di questa relazione susciti qualche
sacerdote della tempra di Don Balzola, che ci
venga in aiuto. La nostra Madonna è già là in
mezzo ai suoi figli: Ella è la Regina degli apostoli
e non dubito che saprà trovare l'apostolo che
dovrà consacrarsi alla salvezza di quei poveri
selvaggi, che formano la porzione più bisognosa
e più cara della nostra Prelazia.
Sac. ANTONIO GIACONE
missionario salesiano.
Jauaretè (Rio Negro - Brasile), 28-xn-1953.
Cuori birmani
e rubini di Mogok
li giorno 22 novembre u. s. fu
il pm bello passato finora a Man-
dalay. Da tempo accarezzavamo
l'idea di commemorare il giu-
bileo dell'Incoronazione di Maria
Ausiliatrice con una incoronazio11e
locale che fosse un omaggio alla
Madonna e servisse, per la novità,
a infervorare nella divozione il BIRMANIA - I paggetti dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice a Mandalay
nostro popolo. Si frapponevano
molte difficoltà, tra cui quella finanziaria, ma
fidenti nell'aiuto della Madonna, ci gettammo
nell'impresa sicuri del successo.
Al mattino si ebbero Comunioni interminabili.
La Messa solenne fu un successo per i nostri
un pontile sul quale campeggiava, in un mare
di fiori, sopra una _jeep decorata con i colori della
Madonna, la prima statua di Maria Ausiliatrice
entrata in Birmania, donataci da Lei subito dopo
la sua elezione.
piccoli cantori, che fecero fremere di commozione
Dal finestrone della facciata, un sacerdote al
la massa dei fedeli con l'esecuzione del ma- microfono guidava lo svolgersi della cerimonia.
g,1ifico Signum magnum del Pagella.
Mentre il Vescovo benediceva la statua, le corone
Tutto il giorno, sotto una continua minaccia e lo scettro, il coro dei giovani ripetè il Signum
di pioggia, i nostri gio-
magnum. Seguì l'incoro-
vani e l'Azione Cattolica
della parrocchia conti-
Relazione al Rettor Maggiore del Diret·
nazione che uno squillo
di tromba annunziò dal-
nuarono con fede indo-
tore della Scuola industriale di Mandalay.
l'alto della chiesa. La fol-
mita a decorare i cortili
la cadde spontaneamente
per la processione.
in ginocchio e ripetè,
Alle 5 pomeridiane ebbe princ1p10 la funzione frase per frase, la bella e commovente consa-
dell'Incoronazione. S. E. Mons. Falière, Vescovo crazione O santissima... , trasmessa dagli alto-
diocesano, preceduto da due paggi d'onore con parlanti.
le corone e lo scettro e da altri tre paggi recanti
tre grossi vasi d'argento cesellato ripieni di petali
di fiori per la processione, salì la gradinata mar-
morea della nostra bella chiesa, dove si ergeva
Le due corone e lo scettro sono opera di un
valente artista del luogo e contengono in com-
plesso 181 pietre preziose, che rappresentano i
sacrifici dei nostri cooperatori e amici. Solo il
~ 143

3.6 Page 26

▲back to top
fatto che v1cmo a l\\1andalay ci sono le famose tutto il percorso s'illuminò di mille fiammelle,
miniere di rubini di Mogok ha reso possibile
la magnificenza del nostro omaggio.
Subito dopo si svolse la processione, a cui
partecipò una folla non mai vista. Sull'imbrunire
che con le migliaia di candele portate dai fedeli
resero la scena nuova e incantevole per gli spet-
tatori pagani. Anche la bella chiesa in puro stile
gotico fu ammantata di miriadi di fiammelle
palpitanti che facevano apparire vive
le I 50 statue di santi che l'adornano
e davano risalto alle guglie che si
slanciavano nel buio, avvolte nella
calda luce di centinaia di lumi a
petrolio.
Tali spettacoli sono rari in questi
luoghi, dove la fede cattolica è ancora
nella sua infanzia, e portano frutti sa-
lutari per tutti, cristiani e pagani.
Dopo la benedizione, si brucia-
rono davanti alla statua della Ma-
donna le migliaia di lettere giunte
da ogni parte della Birmania.
La bella giornata fu coronata con
un trattenimento all'aperto a sfondo
mariano. La folla degli spettatori non
si mosse neppure quando cominciò
a piovere davvero.
Come Lei sa, amato Padre, la
nostra casa è poverissima; eppure la
Madonna ci ha aiutati a renderle
Con 15 battesimi di adulti si è inaugurata la nuova chiesa costruìta dai
Salesiani nella capitale del Giappone.
questo splendido omaggio. Anzi ha
già cominciato a concederci le grazie
che le abbiamo chieste, soprattutto
DIECIMILA 6HPPONESI ALLA CHIESA DI TOKYO
quelle spirituali che regni la grazia
di Dio in casa, cresca il fervore dei
Per la prima volta, a Natale, abbiamo voluto servirci
della nuova chiesa da noi costruita qui a Tokyo. In verità non
è ancora finita, ma dove avremmo potuto accogliere i quasi
mille cristiani e catecumeni accorsi a celebrare la Notte Santa?
Si cominciò col battesimo di IS adulti, mentre un coro di
oltre cento ragazze della vicina scuola superiore eseguiva
pezzi classici di Handel e Beethoven sul Natale. Momenti
indimenticabili di emozione e di gioia per tutti. Canti cri-
stiani cantati da allieve non cristiane; ma tutto qui serve per
avvicinare a Dio. Anche i chierichetti e i boy-scouts, più di
metà, non sono ancora cristiani.
Il giorno di capodanno, che costituisce una delle più grandi
feste giapponesi, quasi rn.ooo pagani fecero visita alla chiesa
della nostra Missione, entrando con grande rispetto e facendo
inchini alla statua di " Maria Sama ".
I più grandi giornali della capitale, come l'.halli, il Mai-
.,;,.1,;, hanno parlato di questa chiesa cattolica come della
più grande e bella del Giappone. L' Asalli intende trasmetterla
per televisione.
La solenne consacrazione è fissata per il 24 maggio.
Ora fervono i lavori per finirla. Mancano ancora le cam-
pane, l'organo, l'orologio, ecc.; ma speriamo che tutto arrivi
dalla Provvidenza, che ci ha sempre assistiti.
Altra lieta notizia: le Figlie di Maria Ausiliatrice comin-
ceranno in aprile le scuole elementari vicino a noi. Così si
potrà curare l'educazione cristiana di migliaia e migliaia di
fanciulli e fanciulle dall'asilo all'università.
Tokyo, 24-11-1954.
Sac. LUIGI DAL FIOR, S. D. B.
fedeli e maturino le belle vocazioni
che abbiamo in vista.
Due giorni dopo ricevemmo la
graditissima visita di S. E. Mons.
Martino Lucas, Delegato Apostolico.
Nel cordiale ricevimento che gl'im-
provvisammo all'aperto, davanti alla
chiesa, Sua Eccellenza, dopo aver
ringraziato brevemente, parlò a lungo
e con evidente compiacenza della
nostra Scuola industriale. Si disse
felice, a nome del Santo Padre, che
i Salesiani, fedeli alla loro sacra mis-
sione di aiutare il popolo, abbiano
aperto anche in Mandalay una di
quelle scuole che sono il vanto non
solo della Congregazione, ma anche
della Chiesa. Terminò facendo voti
che presto si aprano in Birmania altre
scuole del genere, perchè - disse -
il Santo Padre vuole che le opere
sociali ovunque precedano e appog-
gino il lavoro religioso.
Non potevamo desiderare più alta
approvazione al nostro umile lavoro.
Sac. GUGLIELMO BALOCCO.
1 44 ..

3.7 Page 27

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« Se sono sacerdote, lo devo a Maria Ausiliatrice e al caro Don Rua ».
f,'Osserrnt11re R()lllll/W ùcl 22-
23 febbraio pubblicava:
Per m:urn clell' Intcrnumdo
S. E. ~lons. Le, amc, chhe
luoj!u al Cairo una ccrimnnta
commovcntissima e forse unil.:a
nel suo Jrl'ncre: l'Ordinazione
saccrùutale del s.1lc,-wno I )un
Angelo Ciglia.
L'Ordinando gian, infcrmo,
scmiparalizzato, da hcn dodici
anni. r>i mente lucid1ssim,1, <li
un ardore .tpostolu:o singolare,
clopo a, er ntro,,ato 11 pili sta-
bile equilibrio ndl"ticct·ttazionc
ginius,1 ùclla sua rnis,;ionc da
sofferente, c:r.1 per t.mrc anime
faro di hcnc. I,:i sua opera, pcrn,
si dm·c,a ncct..'l\\.sari,1mcntc ar-
n.-starc alle so~lil· ddla conft -
siont.. che tante anime avreb-
bero Ilnito per , .1rcare facil-
mcnk, condotte ,mcora pl·r
mano sua.
Qut-slo :mprattutto il m11t1,o
chc spmsc a ch,c<lcrc la disptn•
s:i per la Sacra Ordinar.ionc.
Pi.:r mtcri.:ss;11ncnto di akunt
alte pi.:r:;onalita cccks1as11ch1. 11
Santo Padre l' 1 1 ncn cmhre
com:i.:dc,·a pcn1onalrncmc ,I fa-
\\ ore. l osi "' potc arriva.re al-
l'indirncnticahilc fum:ionc dc:1
.29 ~t..·muio.
l pochi pri,·Ùt.'t?lilll che , 1
assistettero non dimcntichl··
ranno facilmente il momento
commozmnc che ha preso 111-
ùist111t,1rncntc tutti, 1111and1,,
dietro il clero che facc, a il sun
ingresso solenne ncll,, cappella
ùcll' Internunzmtura, si , 1de
:;punw.n: la t':lrrozzc:lla ncll,L
quale ~iacc, ,1 !'Ordinando...
JI nrl\\cllo sau·rùotl' in ùata 11 fohhrain scri"t•,·a al Rcrtor \\lag-
gion::
Cam1, 11 frhhraio 195-f·
A \\/aria ,·lusiliatrm ,. 11/ mro Dm, Rua 1/t1.·11 la i:r":::w d'n-
1trt sacrrd1Jte. Ad rss, m'rro mrr1mumdt1la firz 1/a[ pr111c1pw dt!la
m111 malattia, 12 wmi fa, r/)/IJÌd('llt, e .,imm dr/ fom m11fu. Dcsidrro
pucil, che ,111dl(· !ti mi 11ì11ti ,, ri11gm::iarli.
Rm1tm::i. al .11U1 111/{lrf', /' lusilwlrin, per la 111atrm11 f/ssist111::t1
dli!_ ~n'fw ~ro_d,galo m1scr1t11rdii1.wme11if' 111 'Jlu,sti dodici mmi t/1 pa-
mlm. 0((111 gwr1111 qualcl1t grm::ia, 111e11lrc ì11 aumwlai·o co11 m11/idm:::a
I, da111m11/1. Q11m1tr, ci i t·itùw la I ·erJ~/111.''
Do111F11ita, 17 gu11111ù1, ritC'l't"i'II dal I t·SC<n'<J d' IIPssa111/ria cl' l:g1lfn
il mddù1cn11ato f' 1/ dùwuwlo. I ,·11er1l1 JrJ, {tSta ti, S. J•i·1111cne<1 tli
Sa~es'. <'t:111r11 1m/111uf11 sllrtrdutt ""'!l.'lermw:wt11r11 da .l/1111s. l..M·llmt,
11.wshto dalle p11ì hdlt liarhe ,hl/' lsprt111rit1 r/11 111'i111p11~a11 h /11m
llllmi. D,mm,im 11, ffStll di {)011 B1Jsrn, a!thmt·11 111,u prima
S. \\Jcsm sultl/11 sulla 1111" c1,rm:::el/,1, drffa11t1 ud tJu /11 ll'a/t<1r11111
pnparato1111 appo.,·tu dul clJ/ifra/c1/11 f u!t•g1111111r P"rro. /,(I può 11n-
111r1g11wre n,ì d,,, 1 passato tra mr, Gesù, I' lusilwtrire t' Do11 B11.<ro...
Qrwr11/t, 111Jdr11 " Rm1111, ?'11rru dtt', lllt)(fi,1 dt me, lr1 ri11gr"::;1<1Hr
ti ";, Padrr ,. .1/1111.1• llm1/111i prr '""'" di.1pwsa. I., a.mcllfi che 11(Jro
!t mie quotitl111111 prrghit'TI' 1 m(Ji rw::u , d,~ uurb, con I'0111fll tiri/a
~lnt/r,n1w Clll ho ommcra/11 il 1111,1 ,an-rdu:111. 11;:11i mezza, 11g111 /t1flfll
pn .11111/1t,rnr1111. ,
Sud E«-ellen,a Mon,, L"'-amc. Nunuo ,\\posu>hco ,n E111110. onhn,1 -.acenlote
U sa!c,..,,o par.tlllico Don Ci1tlia

3.8 Page 28

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" Molte persone ardevano come candele ".
- L'8 aprile 1953, Sr. Pierina Bortoloni e Sr. Ma-
ria Omrzel, Figlie di Maria Ausiliatrice della
Casa di Betlemme, andarono a Gerusalemme per
un pellegrinaggio, come fanno tutte ogni anno
a Pasqua. Fecero le loro divozioni nei Luoghi
Santi e verso le 17 salirono sull'autobus di ser-
vizio, per il ritorno; su tale autobus vi erano
pure molti betlemiti, 35 persone circa.
Appena fuori di città, nella discesa verso il
Getsemani, dopo la Porta di S. Stefano, l'autobus
si arresta, e la parola <<fuoco! fuoco!>► (naar)
mette tutti in grande spavento. Ognuno si spinge
Causa del disastro fu appunto la benzina, che
penetrava negli abiti e bruciava inestinguibile.
Il soccorso venne, ma tardi: una quindicina
erano già morti, altri, assai gravi, trasportati al-
l;ospedale, morirono all'indomani, altri ancora
morirono alcuni giorni dopo.
Le avventurate Suore, tutte commosse e ben
grate alla Vergine Ausiliatrice, poterono prendere
un'altra macchina e tornarsene a casa, dove de-
starono grande meraviglia, specie tra quelli che
erano stati presenti all'incendio, e tutti si felici-
tavano con loro dicendo: << Le Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno proprio la Madonna dalla
a. t'"iee. "1'i-\\ 1/JBIJ~AfAfI".;""99f,
Al. ,.;A A !A!
-,n,fl,,MM, "'4-U,d,1,C,1,(l. ,..
Col rifiorire della primavera af-
fluiscono numerosi i pellegrinaggi
al nostro Santuario. Altri, numerosissimi, si preannunciano per il mese di maggio, incoraggiati
dalla benedizione di Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi.
Preghiamo vivamente i RR.mi Parroci e Direttori di Pellegrinaggi a voler notificare per
tempo il loro arrivo al rev.mo Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, indicando possibil-
mente il numero dei pellegrini, l'ora dell'arrivo e della celebrazione della S. Messa.
Agli organizzatori può tornare utile conoscere l'orario delle funzioni festive nella Basilica:
Ore 6,30 - 7,30: Messe delle comunità giovanili. Ore 15 e 16,30: Vespri - Predica - Benedizione.
Ore 9,30: Messa solenne.
Ore 18,30: Messa vespertina.
verso l'unica porta d'uscita, in una ressa fitta,
opprimente. Le due Suore si trovano tanto
schiacciate da non potersi muovere. O.alle loro
labbra esce spontaneo un grido: Maria Ausi-
liatrice! e pregano e aspettano ad uscire le ultime.
Essendo ingombra la porta, nessuno vedeva
quanto avveniva a chi scendeva prima, ma alla
fine, mentre le povere Suore erano già immerse
nel fumo e in un calore soffocante, videro le
fiamme davanti alla porta della macchina e non
poterono più scendere. Che fare? Ecco l'ispira-
zione e l'aiuto della Madonna, da esse tanto in-
vocata: guardano all'unico finestrino libero e
:>.perto; e una, la più robusta, tenta di uscire di
là; si sporge alquanto e riesce a mettere una mano
sulla spalla di un passante, che l'aiuta a tirarsi
fuori; dietro ad essa esce l'altra, in modo provvi-
denziale davvero, poichè nessuno aveva pensato
a quell'uscita sicura dalle fiamme.
Appena a terra, girano dietro la macchina e
vedono il tremendo spettacolo: molte persone
ardevano come candele! Si era rotto il serba-
toio della benzina e questa usciva in fiamme;
le persone scendendo vi cadevano in mezzo e
s'inzuppavano, tanto più che spazio non ce n'era,
essendo la macchina addossata ad un'altura.
Varie persone, che erano uscite incolumi, ri-
tornarono per salvare i propri cari e rimasero in
fiamme anch'esse, come il generoso dottore cat-
tolico che bruciò vivo dopo aver salvato varie
persone.
loro: fu Essa che mandò lontano le fiamme,
perchè le sue Figlie non bruciassero; chi ha visto
lo può dire!... ».
Frasi che dimostrano davvero miracolosa la
loro salvezza.
Suor M. DEMICHELis
Direttrice Figlie di Maria Ausiliatrice
di Betlemme.
"Il sogno divenne realtà ". - Nel no-
vembre 1952 fui affetta da improvvisa cecità,
che mi prostrò nel più grande dolore, essendo ri-
dotta nell'impossibilità di agire e di muovermi.
Interrogati alcuni noti specialisti, diagnostica-
rono << atrofia del nervo ottico>>, per cui la vista
era da considerarsi perduta.
Sostenuta da illimitata fiducia nella potente in-
tercessione di S. Giovanni Bosco, continuai fer-
venti preghiere. Non molto tempo dopo feci un
sogno, che rinsaldò la mia fede. Sognai che
S. Giovanni Bosco m'invitava a seguirlo. Cammi-
nando dietro di lui, cominciai a vedere un'ombra
che divenne luce radiosa quando giungemmo in
un'estesa pianura. Mi svegliai e, ancora sotto la
viva impressione del sogno, feci voti e intensificai
preghiere, finchè il sogno divenne realtà. Sono
ormai trascorsi più di nove mesi, e se la mia
vista non è più quella di prima, tuttavia, grazie
all'intercessione di S. Giovanni Bosco, vedo ab-
bastanza e posso agire da sola.
Caserta, via Colombo, 6.
ANNA FORTE.

3.9 Page 29

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ALTRI CUORI RICONOSCENTI
Ch. Mario Lebano (Bollengo) rende grazie a M. A. che
lo aiutò a superare difficoltà umanamente insuperabili, che
si frapponevano allo studio della teologia.
S. Pani (Augusta) durante la sistemazione della propria
casa toccò con mano la prodigiosa protezione di M. A.
Violetta Sclavino (Damasco) proprio il 24 maggio u. s.
ottenne la grazia di avere una casa propria, contro ogni
umana previsione.
Renata Turco e Famiglia (Bra) è riconoscente per i no-
tevoli aiuti ottenuti in numerose circostanze da M. A. e
da S. G. B., ai <iuali è sua norma ricorrere neHe difficili
contingenze familiari.
Maria Rinero (Mondovì) ottenne da M. A. la guarigione
del suo piccolo Alberto proprio il 24 maggio.
Antonio Foieni (Morengo di Bergamo), lavorando presso
la trebbiatrice come macchinista, venne preso dalla cinghi3
della pressa-paglia e fu salvo solo per miracolo invocando
M. A. e S. G. Bosco.
Rosina Bellotti (Vigevano) ottenne da S. G. B. la vit-
toria in un concorso magistrale e la guarigione del suo bam-
bino.
Maria Ornato (Bra) ringrazia !vi. A. e tutti i Santi sa-
lesiani per la promozione dei suoi tre figliuoli.
Maria Emma Giordano (Monreale) invocando M. A. e
S. G. B. guarì da un fibroma.
Giuseppe Mana (Castelsilano) ottenne da S. G. B. un'in-
sperata promozione.
Concetta Capoccia (Carniano) dichiara che con la no-
vena a M. A. consigliata da Don Bosco il marito trovò la-
voro, dopo due anni di disoccupazione.
Tina Famiani (Messina) guarì da un pericoloso male
invocando con fede M. A. e S. G. Bosco.
Ines Morsiani Ferrai (Pratissolo di Scandiano) sente ]a
più Yiva riconoscenza a S. G. B. per averle guarita la figlia
Maria paralizzata.
Latina De Ruschi (Leffe} avendo persona cara in gravi
condizioni, si rivolse al suo protettore S. G. B. e fu esaudita.
Maria Fasolis (Torino) rende pubblica la sua riconoscenza
a M. A. e a S. G. B. per segnalate grazie ricevute.
Maria Pacciorini (Bellinzona) ringrazia :\\1. A. e S. G. B.
per aYer protetto il figlio e accordato una parti'-=olare assi-
stenza alla sua famiglia.
Sac. Giuseppe Massolo (Alessandria) rende grazie a M. A.,
S. G. B. e S. M. 2\\1., che in diverse occasioni gli restituirono
la salute.
Rosa Doria ringrazia M. A. e S. G. B., che l'hanno assi-
stita in una delicata e difficile operazione.
Gina Pattoni (Gravellona Toce-Pedemonte} ringrazia M. A.
e S. G. B. per il buon esito degli esami del nipote.
Antonietta Bertaina (Madonna di Prati) più volte ricorse
a M. A. e a S. G. B. e sempre fu esaudita.
Graziella Bralotti (Calliano) ottenne da S. G. B. la gua-
rigione di una conoscente e un alloggio per la sistemazio-ne
della mamma.
Margherita Bono (Foglizzo) ringrazia M. A. e S. G. B.
per aver]a aiutata a vincere il concorso per i] posto d'inse-
gnamento.
Maria Ivaldi (Milano) invocando M. A. superò angosce ter-
ribili e potè ricongiungersi con la sua diletta figlia.
Maria Zanardini Turla (Pisogne) manifesta la sua com-
1nossa riconoscenza a IVI. A., che salvò lei e i suoi familiari
in un violentissimo nubifragio.
Roberto Gallia (Tonco) da anni ha affidato se stesso e
la famiglia a S. G. B., che sempre li ha aiutati.
Sac. Francesco Ghilardi (Nembro) è riconoscente a ~if. A.
per la grazia della defìnitiYa sistemazione della famiglia,
ottenuta con l'assistenza evidente della :'.\\iJadonna.
Achille eMaino Adele (2\\!lonza) sono grati a M. A. e S. G. B.
per la grande grnzia della guarigione da ostcornie1ite della
loro piccola Adele.
Nice Ceccarelli (Recanati) fu aiutata da M . ..\\., interce-
dendo S. G. B. e D. Rinaldi, nella sistemazione della fa-
miglia.
Famiglia Munari (Mason Vie.) ringrazia M. A. e S. G. B.
per la guarigione della mamma e si raccomanda ancora alla
loro potente intercessione.
Giovanna Boasso (Torino), per la guarigione della figlia
Maria.
Adelaide Ferla (Lessona), per esser stata aiutata a vincere
un concorso magistrale.
N. Bertolino (Alessandria), per grazia ricevuta.
Giantbattista Ramagnini (Sassello), per aver evitato l'ope-
razione di ulcera duodenale perforata, già dichiarata urgente.
Famiglia Arnaldi (Biella}, per varie grazie, tra le quali
quella di aver trovato un buon lavoro.
~
Ci hanno segnalato grazie
ottenute per l'intercessione di 111aria Ausiliatrice e di S. Gio-
vanni Bouo, di S. ~Waria Mazzarello, del B. Domenico Savio
e de,(li altri Ser1.,i di Dio - alcuni hanno anche inviato offerte
ed elemosine per sante ltfesse di ringraziamento - i seguenti:
Abate A., Agostini D., Aliberti D., Ambrogio R., An-
selmo E., Arpino H., Autino Birocco M., Avataneo A.,
Baiotto V., Baldi F., Baracco Avv. G. B., Bardi U ., Bertani
C., Bertolino M., Bioletto I., Blunda G., Bogetto M., Bo-
non10 M., Brescianelli G., Burzi Dott. A., Calzato O.,
Capra F., Caprioglio I., Caretta E., Carosso O., Casalegno
G., Casalone J., Cavallo C., Cavallo R., Cerrano M., Chia-
pello T., Chiorando C., Cimarelli C., C:irio T., Clapier M.,
Clerico P., Colombo G., Colombo L., Contini L., Coppola
C., Corina C., Corina M., Corsi F., Cosso L., CreYola I.,
Daneo M., Datrino Suor A., Dehernardi P., Demarie M.
T., De Martini R., De-Martino E., Di Prima Dott. M.,
Dolza S. R., Donini P., Donsolato T., Famiglie: Calì, Cian-
ciosi, Forni, Mussano, Rossi, Scanavino e Viola; Fasano
R., Fattori R., Ferrero M., Fontanella R., Forno Rag. M.,
Frassy A., Frola A., Gaido M., Gamba M., Giai Via M.,
Gifoli T., Giovannini M., Giuglardo M., Grasso Daffara
A., leardi G., Imperiale G., Lamberti N., Leidi M., Li-
bertini Falcone G., Lindiri G., Lombardi G., Lombardi
R., Lorenzo M., Macri M., Maldifassi M. A., Malinverni
E., Marchisio A., Marenco C., Marengo E., Marescotti O.,
Martinetto D., Mascio P., lv1asera Ci., Menegat F., Mi-
gasso R., Milani A., Moiso L., Mombello G., Mondardini
C., Monticoni C., Morbelli B., Moriondo L., Motta E.,
l\\Iusy A. e R., Olivetti I., Parasacco V., Pia Persona, Piana
D., Penazio M., Perrone R., Pcssione I., Pipa M., Rinaldi
Suor G., Riva M., Rocca J., Rossello V., Salvalaggio T.,
Sanguinetti l\\1., Savella L., Sciavarrello A., Serra L., So-
lari V., Stallino S., Tacca 1\\1., Tizzani A., Tizzani M.,
Tizzani P., Torta G., Tosi A., Trani B.• Valentino E.,
Vallanio C., Valvassori sorelle, Vietti C., Vignotto L., Vin-
centi R., Vismara C., Zan D., Zana G., Zanetto P., Zavat-
tero M., Zucchelli R.
R.11cconiandiamo caldamente alle preghiere
di tutti i devoti di ]I/aria Ausiliatrice e di S. Giot1anni Bosco
le particolari inten-:::ioni delle seguenti persone:
Barbarini M., Boggio T., Borghesio Avv. G., Brani G.,
Brusin R., Busolino A., Canale fam., Cappello fam., Cer-
poni ~1., Chiapusso A., Colombo T., Conti G., Cristina
G., Del Dottore M., Delfino, Demichelis C., Ghiano C.,
:.\\ialina A., Martina coniug-i, l\\1assagli A., Mussano fam.,
Oli vero R., Pasi I., Pautasso, Penerino S., Sacchetto G.,
Sanguinetti O., Sartoris E., Schaffer L., Seno T., Topazi
fan1., ~frani B., Vagnino P., Voina D.
S. D. B. Salesiano di Don Bosco-
Questa sigla fu adottata ufficialmente nel Capitolo
Generale del 1947 per indicare la qualifìca di
Salesimw.
~ 147

3.10 Page 30

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......O.-...···'
......
dolo a pregare e ad avere molta fede. Comin-
ciammo contemporaneamente la novena, pro-
mettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia.
Questa venne e completa.
Bergotto (Parma).
IRENE BELTRAMI.
;a; ;;;;;;;;;;;;;;; ...................t)
Domenico Savio lo guarisce da meningite
tubercolare. - Nel luglio u. s. mio fratello
Bruno di 15 anni, fu colpito da una grave ma-
lattia, che i medici subito non conobbero. Così,
dopo un mese di cura, invece di guarire, peg-
giorò in modo impressionante. Lo conducemmo
allora da uno specialista, che dichiarò trattarsi
di meningite tubercolare. Le probabilità di sal-
varlo erano una su cento, e anche se fosse guarito
c'era pericolo che rimanesse offeso in qualche
parte del corpo. Infatti dall'occhio sinistro ci
vedeva già più poco, e la spina dorsale era di-
ventata tutta rigida. Appena seppi la triste no-
tizia, il mio pensiero volò subito al Beato Do-
menico Savio, e con tutta la fiducia di essere
esaudita, presi la reliquia e gliela portai esortan-
Franca Marchisa (Torino), con l'aiuto del B. D. S. superò
con buon esito una lunghissima operazione.
Perla Marchiori (Cienova), aveva la man1ma di 79 anni
gravemente malata. I medici da,·ano poche speranze. Si ri-
volse con fede a M. A., a S. G. B. e al B. D. S. e da quel
momento cominciò a migliorare fino a _guarire.
Antonia Loreo (Albano Vercellese), ringrazia il B. D. S.
per la guarigione del figlio da mal di reni e per la propria
da flebite.
Coniugi Domenico e Maria Valle (Tuninetti di Carmagnola),
rendono pubbliche due grazie di S. G. B. e del B. D. S.:
la guarigione del loro bimbo Alberto di soli quattro mesi
da gastroenterite acuta; e quella della loro Mariannina da
una fortissi1na angina.
Elisa Naef Baglietto (Savona), da lungo tempo travagliata
da un dolore al fianco destro, ardentemente pregò il B. D. S.
e si sentì guarita.
Rosaria Gammino ved. Manzullo (Piombino), tentate vane
tutte le vie, invocando D. S., ottenne un impiego statale
al suo unico figlio ex allievo, disoccupato con famiglia a carico.
La famiglia De Vita (S. Giovanni Rotondo), è riconoscen-
tissima al B. D. S. per la guarigione della mamma da un
flemmone con complicazioni.
Ch. Bruccoleri M. Giuseppe, salesiano (Palern10), scoperto
un furto a danno di un allievo, affidò la cosa al Beato e la
cosa rubata fu restituita.
Emma Bertola (Savona-Roccavignole), trovandosi all'ospe-
dale in cattive condizioni per una grave caduta, invocò con
fede ardente il B. D. S. e ne fu esaudita.
Cesare Trinchieri Cforino), attesta che, dopo lunghi mesi
di febbri inesplicabili, nrnlgrado ogni cura e prova medica,
appena votato il nipotino Giovanni al B. D. S., fu possi-
bile individuarne la causa e curarlo adeguatamente.
Suor Antonietta lvaldi, F. M. A. (Colle Don Bosco), rot-
tasi una gamba al collo del femore e una clavicola, data la sua
età di So anni, fu ridotta in gravi condizioni. Raccon1anda-
tasi al B. D. S., potè ancora guarire bene.
Delfino Berrino Maina (S. Michele d'Asti), in due casi
dolorosi della vita ebbe a esperimentare la potente, pronta,
meravigliosa intercessione del B. D. S.
Rosa Maria Brusasco (Torino), invocando il B. D. S.
guarì da malattia di tifo con ricaduta, in condizioni fisiche
e morali ta]i che resero evidente l'intervento del Beato.
Rosa Russo in Castorina (Pasteria di Catania), con l'aiuto
del Beato potè guarire da un gozzo parenchimatoso che le
procurava sofferenze non lievi.
Luigia Angiolini (Gallarate) ringrazia il B. D. S. per la
guarigione di un nipote da appendicite acuta e di un altro
di cinque anni da broncopolmonite grave.
I l 16 maggio del 1857 un gio-
vane domandò a Don Bosco
LA CHIAVE
dovete considerare le sue parole
come parole del Signore.
in pubblico quale fosse stato il se-
Quei consigli che vi dà in con
greto o la chiave che Domenico Savio, morto un anno fessione non contentatevi di udirli, ma dopo pensatevi
prima, aveva usato per divenirè così sa~to e caro alla sopra e risolvete: mi disse questo e questo, dunque pro-
Madonna.
curerò di farlo.
Don Bosco gli rispose: ,, La chiave che Domenico
Tornate poi a ricordarli alla sera facendo l'esame di
Savio usava per entrare nella via del paradiso e chiu- coscienza, esaminandovi specialmente su questo punto.
dere il passaggio al demonio, era l'obbedienza e la
Così andando in chiesa a sentir Messa o a fare la
gran confidenza nel Direttore spirituale».
visita, promettete a Gesù: << lo per amor vostro farò
La confidenza nel confessore e l'ubbidienza alle sue quello che il confessore mi ha detto>>.
direttive erano tra gli argomenti sui quali Don Bosco
Se voi vi atterrete a ciò che vi dico, state sicuri che
tornava con maggior frequenza.
farete gran profitto nella virtù.
fl confessore - diceva - fa le veci di Dio, perciò
(Mem. Biogr., voi. V, p. 649; voi. VI, p. 355).

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Lud '
,.
MILl1CLL
L'immagine di Don Rua. - Ai primi di novembre
del 1953 mi venne improvvisamente l'idea di chiedere a
un salesiano del collegio di Belluno, un'immagine del
Venerabile Don Michele Rua. Non capivo perchè sentissi
il bisogno di avere quell'immagine; ne ebbi la spiegazione
quando, il 21 dello stesso mese, dovetti mettermi a letto
indisposto. Dopo due giorni, mi aggravai. Il medico dia-
gnosticò subito polmonite con pleurite. Data l'età di anni 64
e il mio mal di cuore, il male poteva essermi fatale. Rivolsi
allora una preghiera a Don Michele Rua, perchè interce-
desse presso Maria Ausiliatrice per la mia guarigione.
Come avevo chiesto avvenne.
Lo dichiaro a maggior gloria del Venerabile, al cui inter-
vento sono certo di dovere la grazia.
Belluno, 4-1-1954.
DOMENICO RIZZETTO.
D ?n Rua da circa due mesi era amma-
lato. Il bollettino medico si faceva ogni
giorno più allarmante. Il , 0 aprile, nella
basilica di }viaria Ausiliatrice, si era in-
cominciato un triduo di preghiere col San-
tissimo esposto. Ma la sera del 4 l'infermo,
presentendo la fine, chiamò Don Francesia,
suo confessore, e gli disse: « Prendi il ri-
tuale e raccomandami l'anima>>. I supe-
riori, in{?inocchiati attorno al letto, rispon-
devano alle preci dei moribondi; anche
Don Rua rispondei•a tranquillo e sereno.
La mattina del 5 aprile, otto sacerdoti
si succedettero a celebrare la santa Messa
nella cappellina attigua, la stessa di
I I Come muore un santo
Esaudito al di là della speranza. - Da circa due anni
ero in cura per una preoccupante forma di affezione tu-
bercolare.
Avvicinandosi il tempo in cui dovevo recarmi a Roma
per farmi visitare nuovamente dal prof. Morelli, il quale
avrebbe dovuto giudicare degli effetti di una cura praticata
e decidere sulla necessità di prescrivere il pneumatorace,
mi venne tra mano un giorno un Bollettino Salesiano
che portava relazione di una segnalata grazia ottenuta per
intercessione di Don Rua.
Affranto d~.llo scoraggiamento e spossato dal dolore
fisico, mi sentii spinto a raccomandarmi a Lui, promet·
t~ndo che se il professore avesse escluso il pneumatorace,
che allo stato dei fatti sembrava inevitabile, avrei fatto
pubblicare la grazia.
Qualora poi, cosa che ritenevo assolutamente impossi-
bile, avessi avuto la soddisfazione di sentirmi dichiarare
che non erano più necessarie intensive cure specifiche,
promettevo di fare un'offerta di L. 50.000 perchè nel-
l'Istituto di Soverato, di cui sono ex allievo, qualche segno
esteriore animasse alla divozione verso Don Rua.
E tutto si è avverato al di là delle speranze: non soio fu
evitato il pneumatorace, ma fui messo in convalescenza;
perciò adempio alle promesse fatte.
Catanzaro, gennaio 1954-
Rag. ALDO CmscUOLO.
Don Bosco. Don Rua assistette a quella
di Don Francesia e ricei-ette la comunione,
che fu l'ultima, con un fer·vore che com-
mosse gli astanti. Verso le 10 domandò
di fare la meditazione. Ormai morente,
riuscì ancora a recitare il Veni Sancte
Spiritus, poi volle che gli si leggessero al-
meno i titoli dei punti e le risoluzioni finali;
quindi si raccolse in se stesso.
Durante il giorno andò aggrm>andosi;
a notte perdette interamente la ·vista. Il
confessore gli venfra suggerendo giacula-
torie che sembravano rianimarlo. Quando
udì quella insegnatagli da Don Bosco nella
fanciullezza <• Dolce cuore di 1\\/Iaria, fa
ch'io salYi l'anima mia,,, sussultò dicendo
con un filo di ~-oce:
"Sì, salvare l'anima!... è tutto... è
tutto... salvare l'anima! ".
Da quell'istante non proferì più parola.
Alle ore 9,37 del 6 aprile, senza 1111 gemito,
senza alcun movimento, il suo gran cuore
cessò di battere. I presenti caddero in gi-
nocchio, mentre il sacerdote con le preci
di rito invitava gli Angeli del Signore a
muovere incontro all'anima grande del
primo successore di Don Bosco.
- 149

4.2 Page 32

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" L'Opera Salesiana è tutta opera di Maria Ausiliatrice e non
può sussistere senza di lei".
li Servo di Dio Don F. RINALDl.
Don Rinaldi le ottiene quanto chiede. - Sono
ammalata di tubercolosi polmonare. Passando i raggi
al dispensario mi trovarono solamente << laterale•>; ma
entrata nel sanatorio, risultò all'evidenza che ero
<•bilaterale,,. Si può comprendere la mia amarezza!
Nella mia stanza vi è una signorina dell'Associazione
Cattolica, una ex oratoriana di Don Bosco, la quale
un giorno mi diede un libretto con l'immagine di Don
Filippo Rinaldi. Leggendolo vidi quante grazie fa
c;u!sto Servo di Dio e allora con fede lo pregai che mi
facesse guarire almeno da una parte per evitare così
il pneuma, che già mi fanno dall'altra. Passò un mese
e mi mandarono ai raggi: quale gioia provai nel vedere
con i miei stessi occhi il referto << non presenta alcuna
lesione in atto al polmone destro •>! Piansi di gioia e
feci subito quello che avevo promesso.
!OLANDA MAZZARERE.
Rivoltami con grande fiducia al Serrn di Dio Don
Filippo Rinaldi per ottenere la riconciliazione di
persone da anni in discordia, in breve ricevevo la
grazia, e in un modo così semplice e facile da rivelare
l'intervento soprannaturale.
E ancora ottenevo la guarigione di un caro congiunto
da grave malattia.
Cuneo.
LAVRA Grrnccm.
Jl 31 gennaio, un improvviso malore mi colse
in chiesa e con violenza. Essendo debolissima, quel
male fiaccò il mio povero fisico minato da anni di ma-
lattia al fegato, svolgendosi in bronchite e minacciando
bronco-polmonite. La tosse insistente e l'insonnia in
25 giorni mi ridussero in condizioni pietose.
Una notte, invocai con fede Don Rinaldi deponendo
sul petto la sua Reliquia. Istantaneamente mi addor-
mentai, dopo tante notti, con sonno ristoratore, e in
breve ritornai alla vita normale.
Roma.
-Suor ERNESTINA GALLINA.
Tormentata da un terribile male con sintomi di
menini:,ite, accostai alla mia fronte tanto tormentatci
una reliquia di D. Rinaldi e ne sentii subito sollievo.
li miglioramento continuò fino a guarigione completa.
Caluso.
M. VIGLIOCCO.
Giovanni Carlo Cagnoni (Buenos Aires) rende grazie a
D. R. per un segnalato favore e invia generosa offerta.
Pellegrina Marsiglio ved. Billesimo (Stati Uniti) ringrazia
D. R. per il ritorno del figlio sano e salvo dalla guerra della
Corea.
Suor Maria Cavallo, F. M. A. (Torino) affidò la tesi di laurea
a D. R., che l'aiutò a superare nun1erose e complesse dif-
ficoltà.
Rita Zumbelli (Fontaneto Po) ottenne da D. R. di rista-
bilirsi bene in salute.
Filiberto Matilde e Di Stefano Dora (Palermo) ringraziano
D. R. per l'aiuto loro concesso negli esami.
Tommasina Ippolito in Malendrini (Cisternino) ottenne
particolarissima protezione in un parto molto pericoloso.
Assunta Pozzi (Santarcangelo di Romagna) fece frequente
ricorso a D. R. e fu sempre esaudita.
Italo Tamburi (Crevalcore) invocando D. R. superò una
difficile operazione allo stomaco.
Famiglia Rondolini (Pallanzeno) ringrazia D. R. per averle
ottenuto la guarigione della mamma e del fratello da grave
polmonite.
Clara Carozzo (Torino) ottenne buon esito in un inter-
,·ento chirurgico mediante l'intercessione di D. Rinaldi.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice (Milano) pregò D. R. per
due nipoti in procinto di chiudere la fabbrica, e il pericolo
fu scongiurato. Lo ringrazia pure per la guarigione di un
nipotino.
Maria Bottino (Trino Vercellese) dichiara, piena di ricono-
scenza, che D. R. k guarì la bambina da osteomielite, evi-
tandole anche le conseguenze del male.
Maria Traverso fu Vincenzo (Carrosio) notifica che la zia
Rosa Odino, ridotta agli estremi per un investimento, si riebbe
all'invocazione di D. R., meravigliando lo stesso medico.
Giuseppina Tornavanti (Serralunga d'Alba) affidò a D. R.
la riuscita di una difficile operazione subita dal marito e fu
pienamente esaudita.
Anna Amantia (Barriera) affidò a D. R. il concorso ma-
gistrale e ne ottenne un aiuto evidente.
(:UORI IN PRJ<-:G-HIERA. - Ricordiamo
ai nostri Cooperatori che nel mese di APRILE la
Famiglia Salesiana è invitata a raccogliersi in fra-
terna solidarietà di preghiera per i Salesiani, le
Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori, gli Al-
lievi ed Ex allievi delle seguenti lspettorie:
28 marzo
3 aprile - BOEMO-MORAVA
4 aprile - IO >>
- SLOVACCA
11
>>
- 17
- FRANCESE NORD
18
>>
- 24 » - FRANCESE SUD
25
I maggio - GERMANICA
2 maggio - 8
- INGLESE
9 >►
- 15
- JUGOSLAVA
150 -

4.3 Page 33

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I+NOSTRI+MORTI+
SALESIANI DEFUNTI:
Sac. MARTINO CAROGLIO, t a Caracas il 5-vm-1953
a 89 anni.
Don Caroglio era salesiano da 71 anno, sacerdote da 66.
Aveva avuto la sorte invidiabile di convivere, quasi nove
rnPi, con S. Giovanni Bosco.
Amava raccontare come era divenuto salesiano. Una do-
1nenica del 1881 Don Bosco era in conversazione con un
gruppo di giovani. A un tratto con uno sguardo espressivo
gli dice: (( Caroglio, ho avuto una tentazione rispetto al tuo
avvenire! )). e< Sarà stata una tentazione buona ))' risponde il
giovane. (< Ho pensato di mandarti al Noviziato di S. Be-
nigno quest'anno! n. Tre anni dopo, Don Bosco gli dice:
'( Ora comincerai teologia, sarai sacerdote e poi ... e poi .. >i
e con Ja mano fece un gesto che si perdeva nella lontananza
dei tempi. ~el 1888 Don Caroglio era catechista a Lanzo.
Si sapeva che Don Bosco era malato grave, ma si era con-
vinti che sarebbe guarito. « La mattina del 3 I gennaio -
racconta Don Caroglio - io mi svegliai di soprassalto pian-
gendo. Erano le 4,30. Avevo sognato che Don Bosco era
morto e che io ne davo la triste notizia in cappeJla. Fu te-
lepatia? Non lo so, ma alle nove la ferale notizia fu con-
fermata e proprio io fui incaricato di comunicarla alla co-
munità riunita in cappella n. Lavorò per oltre 50 anni in
Colombia e nel Venezuela. La sua morte suscitò vasta eco
di rimpianto. Lo stesso Arcivescovo Prin1ate del Venezuela
\\'olle compiere il rito delle esequie.
Sac. GIUSEPPE CASAZZA, t a Torino (Crocetta), il
22-XII-1953 a 79 anni.
Sac. LUIGI ROVINETTI, t a Colle Salvetti il 5-1-1954
a 77 anni.
Sac. EFISIO SIGNORETTI, t a l\\1ogliano Veneto, il
10-XII-1953 a 75 anni.
Sac. FEDELE PISCETTA, t a Novara il 10-x11-1953 a
74 anni.
Sac. TOMMASO PIETRANGELI, t a S. Severo (Fog-
gia) il 27-1-1954 a 62 anni.
Sac. ATTILIO SCAVINO, t a ~ovara il 7-x11-1953
a 55 anni.
Coa,l. PIETRO DONATO, t a Roma (Mandriane) 1'8 di-
cembre 1953 a 74 anni.
COOPERATORI DEFUNTI:
Mons. VINCENZO CAVALLA, Arcivescovo di Ace-
t renza e Matera, a Matera (Lucania) il 14-11-1954.
Cadde sulla breccia, improvvisamente, a soli 52 anni.
Nutrì un grande amore per le opere salesiane, amore che
.1ttinse tra le mura del focolare domestico. Don Bosco aveva
visitato più volte la casa di Mons. Cavalla a Villafranca
,l'Asti. Fu appunto in una di tali visite che in tono pro-
fetico disse che quanti figli maschi sarebbero nati in quella
easa per due generazioni si sarebbero fatti preti. Tale pre-
ùizione ebbe pieno avveramento.
Eletto Vescovo di Acerenza e Matera, notò subito la
1nancanza di un'opera per la gioventù e pensò ai Salesiani,
insistendo presso i Superiori per averne l'invio.
Da Don Bosco aveva attinto un amore ardente per la
gioventù po\\·era e abbandonata. Ne sono testimoni i due
Collegi da lui fondati. Appoggiò efficacemente il disegno
dell'ECA di aprire l'Orfanotrofio provinciale. Ultimo suo
ardente voto fu di veder sorgere il villaggio del fanciullo.
Madre AGOSTINA STUCHLA, t il 15-xII-1953 a
Olomouc (Cecoslovacchia).
Superiora Generale della Congregazione della Beata Zdi-
slava, ran10 boen10 delle Suore Domenicane, aiutò se1npre
i Salesiani hoemi anche materialmente offrt-ndo loro sacri
paramenti, vestiario e anche denaro. Durante la costru-
zione della casa salesiana a Praga, Mons. Trochta, attuale
Vescovo di Litomerice, abitò con altri due confratelJi nel
]oro istituto, ricevendone vitto e alloggio. I nostri cari con-
fratelli <li quel1e terre, dispersi, sofferenti e perseguitati,
confidano che dal cielo I\\1a<lre Agostina li aiuti a soppor-
tare vittoriosamente kt dura prova.
Cav. GIOVANNI ROLANDO, t a Torino il 17 feb-
braio 1954 a 87 anni.
Decano degli Lomini di Azione Cattolica Torinese si
era formato 3ll'apostolato nel nostro primo Oratorio' c:Ìi
Valdocco, vivente Don Bosco. Visse in costante fervore
di pietà e di apostolato, prestando la sua opera anche nel
Santuario di :viaria Ausiliatrice e nei Con1itati salesiani in
occasione di feste e di celebrazioni.
PIETRO SOLARO, t a Crivelle di Buttiglicra d'Asti
1'8-xu-1953 a 83 anni.
Istillò nel cuore dei figli, con l'amore al dovere, J'an1ore
a Dio, al quale offrl, nell'Istituto delle Figlie di Maria Au-
siliatrice, tre delle sue care figlie, che con affetto e venera-
zione ne tramandano la cara men1oria. Ebbe la fortuna di
conoscere S. Giovanni Bosco.
ANGELO GAMBINO, t a Mazzarino il rò-I-It154.
La sua vita si può compendiare in queste tre parole: la-
\\·oro, famiglia, chiesa. ~ella sua laboriosa onestà diede un
avvenire sicuro ai suoi sette figli e ne donò uno a Don Roseo.
SEVERINA FEYLES, t a Genova Sestri.
Sorella del nostro l)on Gabriele, missionario in Bolivia,
fu durante tutta la vita zelantissima cooperatrice delle Opere
salesiane. La Famiglia ne onora la memoria fondando una
Borsa Missionaria e intitolandola al suo nome.
DOMENICA PRESSACCO, t a Turrida di Sedegliano
(Udine) il 10-1-1954.
A 71 anno raccolse il premio della sua umile e laboriosa
vita, trascorsa tutta tra chiesa e casa. Pia e zelante, de,·o-
tissima della Madonna, anda,·a santan1ente fiera di averLe
donato una figlia tra le Suore di Maria Ausiliatrice.
ALESSANDRO GIANDUZZO, t a Portogruaro (Vene-
zia) il ro-x11-1953 a 64 anni.
Ottimo cristiano, fu anche fervente cooperatore. Era
orgoglioso di avere due figli salesiani coadiutori. A chi gli
faceva notare che questi non erano di alcuna utilità alla
famiglia, rispondeva sorridendo: (( Invece sono proprio
quelli che mi rendono di più perchè mi preparano il paradiso>).
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI:
Anderluzzi Dorina - Anfos.'-O (;iovann1 - :-\\nsehno Gio-
vanni - Anselmo Elisabetta - Antonini Maria - Barale Ca,·. Fi-
lippo - Barani Luigi - Aaretta Lucia - Barola Aquilina -
Bas,ino Maggioni Maria - Bellino Amleto - Bellone Teresa
- Hertona Antonietta - Roccaccino Primina - Boffelfi Pietro
- Boggia Cappa Maria - Bonardo Carll) - Bonino Ernesto -
Boschetti Carlo - Botto Pietro - Bracco l\\1aria - Busseda
.-\\mhrogio - Campagnola Teodolinda - Campari Annita -
Casinghino Paolina - Caucino Domenico - Celaschi Gio-
vanni - Cerati IJaurina - Chausser JJuisa - Chiavarino
D. Luigi - Clerico Mario - Cocco Angelina - Colombi Pie-
rina - Contrafatto D. Liborio - Costa Maria - D'Adda
D. Lodovico - Dalsant Emma - Danelon Maria - Di Giulio
Giulia - Fallonc Rosaria - Faudella Alfonso - Ferrarotti Lucia
- Ferro Luigia - Fontana Anna Mari.i - Fontanari Anna
- Francese Ugolina - Friz De Col 'fercsa - Fuzzi Prin10
- Gardt'lla Salvatore - Ghellini Carolina - Ghezzi Gioac-
chino - Giordanello Florindo - Gipponi Tito - Godio Gio-
vanni - Grandis Dr. Angelo - Guidarini Osrnldo - Lacqua-
niti Pasquale - Leporati Giulio Cesare - Leporini F ezzoli
Prescilla - Maifredi Alessandro - Masiero Francesco - Ma-
stroianni Clara - I\\1erlin Pietro - Minchiante Lucia - ~apoli
Giuseppe - Pacini Bianca - Pece Teresa - Penco Carolina
- Peri Prof. Vincenzo - Pescarolo Giuseppina - Petter Amedeo
- Pia Dr. Riccardo - Picco l\\Ions. Ubaldo - Pidò Giovan-
nina - Piras Vacca Maria - Pizzato GioYanna - Poddesu
Antonio - Polidori '.'fatale - Pozzo Teresa - Pralotto Gu-
glielmo - Puccio Angelita - Quaglia Luisa - Quaquarelli
Prof. Ermano - Quattrini Giuseppina - Rappi Rosa - Ra-
vevlio Clotilde - Razzoli Giovanni Battista - Repetto Ma-
rietta - Ricca (;iorgio - Ricci Cosima - Rigan1onti D. Fran-
cesco - H.izza (;aetana - Roi Pirali Silvia - Romero Teresa
- Rosazza Pia - Rossi Paolina - Rossi Reodolinda - Rouyb
Antonietta - Rovere Lui.gi - Ruggeri Aldo - Sacchi Francesco
- Salice Ugolina - Sandretto Caterina - Sappa Giuseppina.

4.4 Page 34

▲back to top
CROCIAT
Totale minimo per Borsa: L. 50.000
BORSE COMPLETE
Borsa GESÙ, MISRRICORDIA, ABBI PIETA DI NOI,
a cura del Can. D. Occelli (Sa,·ona) - L. 50.000.
Horsa l'-.'. SIGNORA DEL S. CUORE DI GESÙ, salvezza
degli infermi, confido in Te, a cura di Zaira l\\'lanca -_
Somma prec. 33.500 - ;\\, Yers. 1000; Vittoria Pistone
16.000 - Tot. 50.500.
Borsa SS. TRINITA., MARIA AUSIUATRICE, S. GIU-
SEPPE, D. BOSCO, salrnte la mia famiglia, a cura di
C. De Franceschi (Udine) - Somma prec. 48.000 - N.
vers. 4000 - Tot. 52.000.
Borsa FFYLES SEVERINA, Coop. Salesiana, in suffr.
e ricordo, a cura della Fam. (Genova) - L. 50.000.
Borsa MARIA AUSIUATRICE, S. G. BOSCO, D.
SAVIO, S. M. MAZZARELLO, a cura di Deva! Giu-
seppina e sorella Prosperina, impetrando prot. sui vivi e
defunti (Aosta) - Somma prec. 45.000 - ;,.;_ vers. 8000
- Tot. 53.000.
Borsa }.1ARIA AUSILIATRICE (77•) per grazia ricevuta,
a cùra di Domenico Lavarini e fam. (Verona) - L. 50.000.
Borsa AUSILIATRICE, safra 1'11manitrì dall'odierno ne-
mico, a cura di D' Antonl Valeria (Roma) - L. 50.000.
Borsa ROSSI TOFFOLONI LINDA (4•), a cura dei figli
Antonio e Margherita 7,anon R. - I,. 50.000.
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offerenti - L. 62.620.
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Autorizzazione del Tribunale di Torino in data 16-2-1949 - n. 403.
Con approvazione ecclesiastica•
Off. Graf. S. E. I. - Direttore: Dott. D. PIETRO ZERBINO. Condirett. respons.: D. Gurno F,WINI, via Cottolengo 32 - Torino (709)
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