I Laici
ponte fra la Chiesa e la società
DI S. $, PAOLO VI
Voi sapete che la nostra dottrina riconosce al
Laico fedele una sua partecipazione al Sacerdozio
spirituale di Cristo, e perciò una sua capacità,
anzi una sua responsabilità ali'esercizio del/'apo-
stolato, che è venuto determinandosi in concetti
diversi e forme adeguate alle possibilità e ali'indole
della vita propria del Laico immerso nelle realtà
temporali, ma altresi imponendosi come una mis-
sione propria del'ora presente. Si parla di « con-
secratio mundi~, e si attribuiscono al Laico delle
prerogative particolari nel campo della vita ter-
rena e profana, campo di possibile diffusione della
luce e della grazia di Cristo, proprio perché egli
puo agire sul mondo profano dal di dentro, come diret-
tamente partecipe alla sua composizione e alla suo
esperienza, mentre il Sacerdote, sottratto com'è
o tonta parte della vita profana, non può influire,
in generale, su di esso che per via esterna, con la
sua parola ed il suo ministero. Questa osservazione
va assumendo sempre maggiore importanza, man
mano che ci si accorge che il mondo profano è, si
può quasi dire, il mondo semplicemente, e che esso
trascura d'avere rapporti normal.1 e operanti con
la vita religiosa, la quale non riesce con facilità a
far sentire la sua voce salutare olle immense zone
della vita profana stessa.
Percio s'è anche parlato del Laicato cattolico
come del ~ ponte~ fra la Chiesa e la società, diven-
tata quasi insensibile, per non dire di/fidente e ostile,
nei riguardi della religione ed anche semplicemente
del cristianesimo e dei suol stessi basilari principi
I nostri Laici cattolici sono investiti di questa
funzione, diventata straordinariamente importante.
e in certo senso indispensabile: fanno da ponte.
E ciò non già per assicurare alla Chiesa un'ingerenza,
un dominio nel campo delle realtà temporali e nelle
strutture degli affari di questo mondo, ma per non
lasciare il nostro mondo terreno privo del messaggio
della salvezza cristiana. Non è propriamente un
ministero quali(icato quello affidato ai Laici, ma
un'operosità configurabile nei modi più diversi, che
mira a stabilire contatti fra le sorgenti della vita
religiosa e la vita profana. Potremmo parlare, in
termini approssimativi ma espressivi, di contatti
fra la Chiesa e la società; fra la comunità ecclesiale
e la comunità temporale.
Quanto più la comunità ecclesiale viene ricom-
ponendosi e concentrandosi nel/a coscienz(l dei fe-
deli e nell'esercizio delle sue speciflc/re attività,
tanto meno la comunità temporale e profana puo
godere dei bene/ìci della religione cristiana, che le
sarebbero pure destinati. Il dualismo può accentuarsi
a tal punto da fare della comunità ecclesiale, da
(segue a pag. 5)
Attività religiose
A ohe servono gli Esercizi?
Pubbllcbiamo quesll'I relazione del Delegato JspettoriaJe
del Cooperatori della Liguria, don Vincenzo Colombara;
mentre lnvlllamo gU altri Delegati a lnvlal'cl nolizie, lm-
presslonJ, progressi e sviluppi In questo settore delle loro
attività religiose, essenziale per avere del Cooperatori reli-
giosamente e a_post0Ucamen1e formati.
Abbiamo fatto gli Esercizi Spirituali anche que-
st'a,mo e devo <lire che cli anno in anno si ,•a
constatando quanto sia prot•videnziale l'insistenza
ili Do11 Bosco.
Noi in Ispettoria abbiamo cominciato circa dieci
a,mi fa. li primo corso Jr, a Camaldoli. Ri~ultati?
Dopo buona propaganda, si recarono lassù due
predicatori. Al corso per u,operatrici si tro1>Ò
presente una sola Cooperatrfoe. Al corso per Coo-
peratori arrivò in mow a:no, /a. sera dell'inirio,
e subito chi,esc: « Dove sono i Cooperatori Sale-
siani a fare gli Esercizi?». « Abbiamo visto e/ne
preti - gli fu ri.:;posto - che dopo aver alleso
me:za giornata, se 11e sono a11dali. Lei sarebbe
il primo e l'unico!... ». A quella risposta se ne
andò 1mche lui ...
Ebbene, ora in Toscana son.o almeno 60 le Coope-
ratrici e 45 i Cooperatori; fo Liguricr quest'anno,
in due corsi, i Cooperatori furono 56 e le Coope-
ratrici, pure i11 <Jue corsi, furano circa BO.
Ed ecco qualcl,e pensiero, lasciato scritto cui loro
in un quaderno.
• Gesù, tu ..el l'Os-liA della mia glo.tna.ra; fa clll, lo sia
l'ostin Tua fino alla sera della mia vita.
U11n Cooperatrice maestra
• Sono nrrlv:uo con un cad.co dl mlscrle e ritorno con un
tesoro di rlcch.czze.
u11 Coopn-ator~
• Carlssiml Salesiani, continuate sempre cosi in q11cstl
vostri turnJ di li:sercizl santi: l'austerità va bene; Il silenzio
va bene; la .meditazione va anch.e be.ne; ma l'eptusiasmo,
l:i secenltà, l'allc1trla Ran.a e sorridente, sono prettamente
vostre. U constatare quanto sia facile meditare con voi sulJc
grandi misterioso ve.dtà della nostr~ vita, quanto sia facile
avdclnarsl sorridendo, pur nella coscleMa della propria
miseria, alla Grandena, all'Amore, alla Mlserlc:ordia lnft•
n111'1 di Dio, Fa bene all'anima, con(orll'! a rllornare a im-
merg<'l'sl ntill:l. Lotta q11olldlana, eoJ>Servando nell'an.lma la
gioia e la serenità.
U11 Cooperatore ed cx a/1/11,,0
• Slam6 in questi giorni q11ello eh.o do"remmo essere
sempre. Quesll ire glornl dimostrano che poss-lamo esserlo
.semp.re.
U11 professionista
• Ho lascialo la mia nzienda per ven.lre al ritiro, ma sono
sicuro che le cose, con ra!uto d1 Don Bo&co. sono andate
mc11Uo. Dlo dà Il cento per uno, non devo dlmenll.carlo.
U11 wdurtri.al~ con molti operai
• In questi l.l'C giorni la mia (ede è dlvampam repentina,
come un focolare che aspcllaw un pc:u.o di legru, per 11.t•
dl"re dJ vlv-j luce.
U110 stud.rll<
• Se tmll gli uomini conoscess<:ro le. gioie che si provano
in un corso di Eserclzl Spiritua.I.i, la vita quotidlan.1 cli ognuno
e In ognJ condizione sociale sarebbe vlssull'! con più fiducia,
poicbè si avrebbe dl.nanzi in ogni momenlo In vll,lone dello
scopo reale dnJ.la nostra esis1enzn, Cloll il 1.ragu.ardo finale:
Il Paradiso.
U11 cooperato••