Bollettino_Salesiano_198304


Bollettino_Salesiano_198304

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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista delle Famlglla Salesiane
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 111 1 - Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
Conio corr. post. n. 46.20.02 intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco. Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gloannl - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratori: Nino Barraco - Elia Ferrante -
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzi - Francesca Tlziani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Clemente!
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
1115 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edlzione di metà mese. A cura dell"Utficio Na-
zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 -
00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-
ni di copie) in: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Australia - Austria - Belglo (in fiam-
mingo) - Bollvla - Brasile - Canada - Centro
America (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (in Inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (In croato e
In sloveno) - Korea del Sud . es Lituano (edito
a Roma)• Malta Messico Olanda Paraguay
Perù Polonia Portogallo Spagna Stati
Uniti Sudafrica • Thailandia Uruguay Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco al com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche t'indi-
rizzo vecchio.
2 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1988
1 MARZO 1983
ANNO 107 NUMERO 4
In copertina:
Tramonto a San Pietro (foto Archivio
Quilici, Roma)
Don Bosco è notizia, 3-7
Lettera del Aettor Maggiore, 3
Settimana di Spiritualità, 3
Visite di Cardinali, 4
Pigy di del Vaglio, 4
Tre campane per lo Zaire, 4
I 50 anni della Diocesi di Tezpur, 4
A Bangalore i Cooperatori fanno
sul serio, 5
È exallievo il primo Cardinale, 6
Il Natale di don Viganò, 6
Quando i Salesiani fanno Capitolo,
8-10
La più grande speranza, 11-12
Don Bosco si diverte; 13
Quel certo modo di fare scuola...,
14-16
Difficile anche in Sudan essere
"meridionali», 17-21
Tra i Nagas c'è una Chiesa che
vive, 22-25
Il solo gusto di piacere a Dio, 27-32
RUBRICHE. Scriveteci, 2 - Qualche
tempo fa..., 7 • Don Bosco si diver-
te, 13 - Libri e Riviste, 26 - I nostri
morti, 33 - I nostri Santi, 34 - Soli-
darietà, 35
Gentilissimo Direttore,
mi congratulo con lei per aver fatto
più bello e interessante il Bollettino ed
anche per aver introdotto delle pagine
a colori, che danno un tono più vivo e
giovanile alla rivista. E dopo le lodi... le
critiche! Mi permetta di esordire non
condividendo (o condividendo solo in
parte) la risposta da lei data al lettore
di San Severo (cfr. BS 1 /83). Che ci
sia una crisi delle vocazioni, nessuno
lo contesta. Ma che ci siano ancjle tan-
te case dove sovrabbondano i confra-
telli è altrettanto incontestabile...
(exallievo Ilario Fenu, Torino)
...Scopo di questo mio biglietto è an-
che di domandarle come mai, da un
po' di tempo a questa parte; non si tro-
va più il certificato di conto corrente
postale nel BS c he ricevo con molta
p u n t u a l ità.
(lettera firmata, Torino)
Congratulazioni per la nuova veste
del Bollettino Salesiano tutto. Ma vor-
remmo tanto vedere almeno le due dol-
ci immagini di Maria Ausiliatrice e San
Giovanni Bosco anche piccole ma ni-
tide come sempre.
(lettera firmata, Genova)
Ringrazio quanti hanno voluto con
apprezzamenti vari incoraggiare gli
sforzi che stiamo facendo per rendere
sempre più gradito ai lettori Il nostro
Bollettino.
Al gentile signor Fenu che ci ha in-
viato una lunga lettera nella quale
espone le sue idee circa i motivi se-
condo i quali i Salesiani avrebbero ri-
dimensionato alcune loro opere non
possiamo che riaffermare quanto ab--
biamo precedentemente scritto: ci cre-
da, quando si chiude un'opera nes-
suno è contento.
Alla lettrice torinese ricordiamo che
il ccp del Bollettino viene incluso nella
rivista nei mesi di novembre, febbraio
e maggio.
Alla terza signora di Genova infine
diamo l'assicurazione che qualcosa
faremo nei limiti del progetto grafico al
quale la rivista pensa di ispirarsi.
IMPORTANTE. Non si prendono In consi-
derazione le lettere non firmate e senza In-
dirizzo completo del mittente. A richiesta fa
firma può eHere non pubblicata. Si racco-
manda fa brevità delle lettere.

1.3 Page 3

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Proprio mentre chiudiamo la rivista apprendiamo che Il
15 maggio p.v. I Martiri Salesiani Mons. Luigi Verslglla e
don Calllsto Caravarlo verranno proclamatl beati da Papa
Giovanni Paolo Il.
Nel pubblicare la lettera, con la quale Il Rettor Maggiore
don Egidio Viganò Informa dell'avvenimento la Famiglia Sa-
lesiana ed I suol Amici, comunichiamo che Il BS pubbliche-
rà un numero speciale dedicato ai due prossimi Beati.
ITALIA, CASA GENERALIZIA
Settimana di splrltualltà
Oltre duecento partecipanti, dal 24 al 29 gennaio 1983,
hanno dato vita, presso la Casa generalizia di Roma, alla
decima Settimana dì Spiritualità della Famiglia Salesiana
che - come precedentemente annunziato - ha avuto per
tema la « Direzione spirituale». Anche di questa Settimana
verranno quanto prima pubblicati gli Atti.
Nelle foto: // Rettor Maggiore don Egidio Viganò con
don Giovanni Raineri e don Carlo Borgetti aprono, recitan-
do una preghiera, i lavori; un aspetto dell'Aula.
Roma, Festività della Beata Vergine
di Lourdes, 11 febbraio 1983
Cart Confratelll
e Amici tutti della Famiglia Salesiana,
ci è giunta una bella notizia. Ecco come ce l'ha
comunicata dal Vaticano la Segreteria di Stato: « Con
lettera indirizzata a Sua Santità, il 9 settembre u.s.,
Ella ha espresso il desiderio che la cerimonia di Bea-
tificazione dei due Martiri Salesiani, Mons. Luigi Ver-
siglia e Don Callisto Caravario, si svolga preferibil-
mente nella prima metà del maggio prossimo. Com-
pio il dovere di comunicarle, che il Sommo Pontefice
ha scelto come data per la suddetta Beatificazione la
Domenica 15 maggio del corrente anno,..
Grazie, Signore!
Mentre esprimiamo la nostra più viva riconoscen-
za al Successore di Pietro, lodiamo Dio che ci offre
nell'Anno Santo un evento significativo per celebrare
e approfondire il valore ecclesiale e missionario della
Vocazione Salesiana.
Si tratta della beatificazione dei nostri due « PRO-
TOMARTIRI».
Già al suo arrivo a Macao, nel 1918, quale supe-
riore della nuova missione salesiana in Cina, don Lui-
gi Versiglia esclamava - mentre riceveva dalle mani
di don Sante Garelli un prezioso calice, dono del Ret-
tor Maggiore don Paolo Albera - « Don Bosco vide
che quando in Cina un calice si sarebbP. riempito di
sangue, l'Opera Salesiana si sarebbe meravigliosa-
mente diffusa in mezzo a questo popolo immenso. Tu
mi porti il calice visto dal Padre: a me il riempirlo di
sangue, per l'adempimento della visione».
Questa antiveggente affermazione riveste di ric-
chezza profetica una morte cristiana, destinata ad
essere seme di futuro per l'Opera di Don Bosco nella
Cina.
L'esecuzione cruenta di Mons. Versiglia e don Ca-
ravario è stata un martirio di fedeltà al Vangelo di Cri-
sto nella difesa della purezza di tre ragazze.
La loro testimonianza ci stimoli a vedere nel co-
raggio della fede un dono fecondo per il divenire del-
l'uomo, « quest'uomo - come ci ha detto il Papa -
(che) è la prima strada che la Chiesa deve percorrere
nel compimento della sua missione,. (Red. Hom.,
n° 14).
Invito tutti voi, carissimi, - Confratelli, Figlie di
Maria Ausiliatrice, Cooperatori, Exallievi, Volontarie
di Don Bosco, Membri e Amici della Famiglia Salesia-
na, Fedeli delle nostre Parrocchie e Opere, - a ce-
lebrare questo evento, a viverlo spiritualmente, e an-
che a organizzare. per la cerimonia del Vaticano, una
partecipazione numerosa e devota.
L'òccasione favorevole dell'Anno Santo, che avrà
inizio il prossimo 25 marzo, offre /'opportunità di
convogliare il maggior numero possibile di pelle-
grini a Roma in vista di questo, per noi fatidico,
75 maggio.
Esorto tutti a pregare, a meditare, a celebrare e a
portare a S. Pietro tanti giovani e fedeli. Che nessuno
si lasci scoraggiare dalle immancabili difficoltà.
Maria Ausiliatrice, alla cui festa ci staremo prepa,
rando in quei giorni, ci assista, ci illumini, ci incorag-
gi e ci sostenga.
$. u r Arrivederci festanti a Roma per il 15 maggio!
In comunione di gioia e di gratitudine con Don Bo-
sco e con i due nuovi Beati. ~
3 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983

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Visite al Cardinali
Dio card. Hlond. È ancora la preso il volo a bordo dell'Air per Pasqua nello Zaire ci
sua e io la porto con molto Zaire complice lo stesso in- sarà più festa.
Il Concistoro del 2 feb- affetto e venerazione perché gegnere Lucenti, esperto
braio 1983 ha riportato a considero il cardinal Hlond proprietario di una fonderia
Roma molti membri del Col- un poco mio... "nonno" nella la cui storia risale al 1550 e
INDIA
legio Cardinalizio che hanno sede primaziale. Nei diversi che ha all'attivo perfino le
assistito all'Imposizione della momenti storici la Chiesa ha stesse campane della Basi-
berretta cardinalizia del loro sempre avuto ed ha un unico lica romana di S. Pietro.
I 50 anni della Dloce2:
di Tezpur
nuovi confratelli.
interesse: quello di annun- Prima della partenza, ac- Il 27 e 28 novembre 1982
Per l'occasione il neo car- ciare il medesimo Cristo, la compagnati dallo stesso ing. la Diocesi di Tezpur, nell'In-
dinale polacco Jozef Glemp, sua Croce, la sua Risurrezio- Lucenti abbiamo visto quelle dia nord-est, ha celebrato i
arcivescovo di Gniezno e ne, la sua Salvezza che è per campane rutilanti di bronzo e suol primi cinquant'anni di
Warszawa, invitato a nome tutte le società e per ogni con sopra inciso tutto un vita. E una delle sei diocesi
del Rettor Maggiore da don uomo: questo può tare e programma: Maria Ausiliatri- della missione salesiana, ini-
Agostino Diedzlel, delegato questo fa qualunque sia la si- ce, Don Bosco e la gioventù. ziata nel lontano 1922, con
per la Polonia, è venuto ve- tuazione in cui può venirsi a La campana dedicata a l'arrivo a Shillong del primo
nerdl 4 febbraio in visita alla trovare... •·
San Giuseppe è andata a drappello di salesiani, con a
Casa Generalizia salesiana. Altra visita particolarmente Musoshi - ci racconta mon- capo mons. Luigi Mathias.
signor Pozzi - per dimostra- Venne giustamente defi-
re la mia ammirazione per il nita « la missione miracolo »
lavoro e i sacrifici compiuti per il lavoro svolto da questi
ogni giorno da don Jacques autentici pionieri, che affron-
Swinnen in quella missione tando disagi, difficoltà, peri-
che continua a svilupparsi coli di ogni genere, riusci-
nei pressi della miniera di rono a piantare su solide
rame sfruttata dai giappo- basi la Chiesa.
nesi.
Il territorio affidato ai figli
La seconda campana è un di Don Bosco comprendeva
dono della parrocchia sale- allora la pianura percorsa
siana di Castel Gandolfo, dal Brahamaputra e la regio-
dove il fratello del Monsigno- ne collinare preimalaiana,
re è stato parroco prima di abitata da centinaia di tribù
partire per l'Africa; reca l'i- diverse, con una superficie
scrizione: « Don Bosco pro- complessiva di 194.000 kmq.
teggi tutti i nostri giovani»: è e una popolazione di circa 7
andata nella parrocchia san milioni di abitanti; un territo-
Carlo di Kipushi dove il suo rio vasto come l'Inghilterra e
suono farà la concorrenza a la Svizzera insieme.
quello un po' stridulo della I cattolici al loro servizio
vicina miniera.
superavano di poco le 5.000
La terza campana poi, con unità, oggi, dopo 60 anni di
« lo sono venuto qui - ha gradita è stata quella del
detto - non solo per una card. Hyacinthe Thiandoum,
soddisfazione personale, ma arcivescovo di Dakar. È av-
anche per esprimere la mia venuta il 5 febbraio e per
riconoscenza verso l'opera l'occasione, in un cordiale
la scritta « Santa Maria prega
per i defunti della tamiglìa di
Enrico Pozzi», è andata a
Ruashi.
Grazie a queste campane,
lavoro, sono circa 600.000, in
costante aumento. Dove non
esisteva ancora alcuna dio-
cesi, attualmente ci sono ben
6 diocesi con clero autocto-
dei salesiani che collaborano colloquio con il Rettor Mag-
con la Chiesa in Polonia e giore, sono stati riaffermati
per dirvi che la vostra sod- ancora una volta i cordiali
disfazione è anche la mia. La rapporti fra l'Episcopato Afri- Pl{f\\/ d.i Da VP6LIO
vostra congregazione ha cano ed i Figli di Don Bosco
svolto un grande compito che sono fortemente impe-
.Sé NON Né .5t.l
ieri, insieme al mio predeces- gnati a moltiplicare la loro
sore Servo di Dio card. presenza in quel Continente.
CONVINTO
Hlond, come lo svolge oggi Nella foto: don Egidio Vi-
con molta dedizione. Ecco ganò presenta al Card.
- ha detto a questo punto il Glemp il suo Vicario don
Primate polacco mostrando Gaetano Scrivo con a fianco
proprio la croce pettorale - il Consigliere Generale per
ecco qui la stessa croce che la Formazione don Paolo
fu già portata dal Servo di Natali.
visitare il fratello Angelo,
missionario salesiano a Lu-
Tre campane per lo Zaire
bumbashi: fu un viaggio ful-
minante perché da quel mo-
"Kengele ,. in lingua kl- mento il bravo monsignore si
swahili significa: « la cam- è dato da fare per aiutare
pana sta per suonare•. Pro- quelle missioni con una serie
prio cosl sta awenendo per di progetti l'ultimo tra questi
tre fortunate parrocchie dello quello di regalare - in col-
Zaire. Tutto incominciò qual- laborazrone con altri - tre
che anno fa. Ecco la storia. campane ad altrettante chie-
Monsignor Pozzi, della se zairesi.
Congregazione romana per Alla fine del mese di feb-
le Chiese Orientali si recò a braio le tre «sorelle» hanno
4 • BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983

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no. Una di queste è appunto città, già sede dell'associa-
la diocesi di Tezpur che ha zione dei piantatori di thè.
celebrato il 27-28 novembre Così questa roccaforte del-
Il suo 50° di fondazione. l'induismo. la città del san-
Tra i presenti alla solenne gue», questo è il significato
commemorazione Il Pro- della parola Tezpur, diven-
Nunzio apostolico mons. tava un centro propulsore di
Agostino Cacciavillan e don vita e di apostolato.
Antonio Alassi, salesiano che In soli quattro anni di la-
assieme a un altro confratel- voro i cristiani erano passati
lo missionario, don Luigi Ra- da 3.000 a 18.000 unità, un
valico, morto il 17 dicembre aumento di 15.000 nuovi cre-
1967, sbarcavano il primo denti.
giugno 1932 in questa Incan- La diocesi venne eretta nel
tevole cittadina, adagiata 1964 e affidata a mons. Ore-
sulla destra del Brahamapu- ste Marengo, altro meravi-
tra, celebrando la prima Mes- glioso pioniere della prima
sa in una casetta presa in af- ora, che ne fu il primo Vesco-
fitto. Don Alessl lo aveva pre- vo. Attualmente ne ha la cura
ceduto giungendovi per pre- pastorale mons. Robert Ker-
disporre ogni cosa fin dal ketta. nato da una famiglia
gennaio dello stesso anno. conquistata alla fede da don
Con don Luigi, racconta
don Alessi, dividemmo il va-
sto territorio affidatoci in di-
verse zone, impegnandoci in
lunghi, massacranti viaggi
Alassi, che battezzò il bam-
bino, che un giorno si sareb-
be seduto su quella cattedra
come successore degli Apo-
stoli.
per rintracciare i pochi cri-
stiani, sparsi nelle immense
piantagioni di thè della zona
e dare vita a nuove comuni-
A Bangalore I Cooperatori
fanno sul serio
tà. Questi viaggi si prolun- Sotto la spinta iniziale di
gavano per 10-20 giorni: in don Thomas Vailatt, i primi
battello, su carri trainati da cooperatori di Mannuthy
bufali, a dorso di elefante. sono nati nel 1972. Oggi
ma il più delle volte a piedi, sono 22 e sono animati da
sotto un sole cocente che don Giorgio Ukkran. Essi si
raggiungeva i 60 gradi o tra incontrano una volta al mese
violenti acquazzoni , durante dal momento che la maggior
la stagione delle piogge, che parte di loro abita da dieci a
trasformavano la pianura in trenta chilometri lontano dal-
un immenso acquitrino li- la città. Una volta all'anno
maccioso in cui affonda- son soliti organizzare un
vamo spesso fino al ginoc- « tea-parthy,. con tutte le loro
chio.
famiglie e tutte le occasioni
Il nostro più grande tor- liete e tristi sono buone per
mento erano le zanzare ap- stringersi attorno all'opera
portatrici di malaria, di cui salesiana. Fra le attività c'è
tutti i missionari di quel tem- di tutto: partecipazione alla
po hanno fatto esperienza e costruzione di trenta casette
soprattutto le sanguisughe assieme a don Vailatt, visite a
che provavano un gusto mat- carcerati e ammalati prece-
to a succhiare il nostro san- dute regolarmente da una
gue. La vita di estrema po- messa celebrata dal vescovo
vertà, i sacrifici eroici dei due di Trichur.
giovani missionari, diedero Una iniziativa di partico-
presto frutti copiosi e abbon- lare valore umano-cristiano è
danti.
l'assistenza prestata da que-
In soli 13 mesi, scriveva sti cooperatori a molti ciechi
don Alessi in una sua relazio- o ammalati agli occhi: la loro
ne al Rettor Maggiore, abbia- zona infatti è funestata da
mo amministrato 1587 bat- q uesto male.
tesimi, di cui 789 adulti. Du- D'intesa con i migliori me-
rante I 484 giorni di viaggio. dici della zona è stato orga-
abbiamo potuto fondare 28 nizzato un campo di preven-
nuove comunità cristiane, zione sanitaria oculistica
costruito 32 piccole capan- presso la Scuola salesiana di
ne-chiesa, aperto 16 scuole Mannuthy mentre lungo il
e preparati 20 catechisti da corso dell'anno sono stati
mettere a capo delle nuove assistiti oltre un migliaio di
comunità, mentre 1445 ca- pazienti parecchi dei quali
tecumeni stanno preparan- (un centinaio) furono anche
dosi a far parte del popolo di operati. A dirigere Il campo è
Dio ».
stato un cooperatore me-
Dopo soli tre anni di que- dico-oculista affermato.
sta prodigiosa attività, ,veniva E per il futuro? I coopera-
acquistato un vasto edificio. tori di questa parte dell'India
in una zona centrale della puntano a costruire un cen-
tro giovanile per i ragazzi di
Trichur, una città particolar-
mente affollata di giovani.
Questo centro servirà a farli
soprattutto incontrare e ma-
turare cristianamente.
Nelle loto: // gruppo coo-
peratori di Mannuthy; una
paziente viene operata agli
occhi; la consegna degli oc-
chiali al termine del campo
sanitario-oculistico.
5 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983

1.6 Page 6

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to molto legato a Don Bosco
e ai suoi figli che continuano
a lavorare in questo nostro
paese per il progresso cul-
turale e spirituale del nostro
popolo. le scuole di educa-
zione primaria e secondaria,
gli istituti professionali, aperti
un po' dovunque costituisco-
no una delle più grandi be-
nemerenze dei salesiani che
riscuotono la stima e l'am-
mirazione di tutta la Thailan-
dia, a cominciare dalle loro
Maestà, il Re e la Regina,
che hanno visitato molte vo-
stre opere. A conclusione ha
accettato di posare con il
gruppo dei delegati.
Nelle foto: il neo Cardinale
si intrattiene con il salesiano
don Ulliana ed altri confratel-
li in occasione di una delle
tante sue visite alle opere sa-
lesiane; a colloquio con l'I-
spettore don Raimondo Gar- tempo. Betlemme, Gerusa-
cia e alcuni delegati salesia- lemme, Cremisan, nei giorni
ni a Hua Hin.
23, 24 e 25 dicembre. Con-
celebra con il Patriarca nella
notte santa, dopo aver assi-
PALESTINA stito con le maggiori perso-
nalità al suo solenne ingres-
Il Natale di don Viganò so. Il giorno di Natale celebra
nella Grotta e gli fanno co-
Come abbiamo preceden- rona salesiani, suore e amici
temente annunziato, per la nostri e poi si susseguono a
prima volta nella storia della catena gli incontri. Plenario
Congregazione, un Succes- quello di Beitgemal il 26 di-
sore di Don Bosco ha tra- cembre, solennità della Sa-
scorso le feste natalizie nella
cittadina di Gesù Bambino,
cra Famiglia e giornata spe-
ciale per l'lspettoria del Me-
Betlemme.
Presentiamo dio Oriente. Lo si volle nella
adesso più dettagliatamente
una cronaca di quell'avve-
« Casa della Carità,. (don
Rua), nel ricordo del Proto-
nimento giuntaci dalla Pale- martire Santo Stefano, pres-
·1H.A"LANDIA
È exalllevo Il primo
cardinale
Nel concistoro del 2 feb-
braio 1983 il Papa ha elevato
alla dignità cardinalizia mon-
signor Michele Michai Kit-
bunchu, arcivescovo di
Nei giorni scorsi, mentre si
teneva a Hua Hin, nella nuo-
va casa di Esercizi, un mo-
derno e ben attrezzato edifi-
cio voluto dall'ispettore don
Raimondo Garcia e dal suo
consiglio e realizzato dall'in-
faticabile economo don Ma-
rio Sala, il convegno dei de-
stina.
Altri Superiori visitarono la
Terra Santa, ma in periodi di-
versi. Il beato Michele Rua
nel 1895 giunse a Betlemme
nella tarda serata del 28 feb-
braio e non si fermò molti
giorni. Nel 1908 venne una
seconda volta, durante i mesi
di marzo e di aprile, fino ai
so la sua tomba e vicino a
quella del Servo di Dio Sl-
maan Srugi, I cui resti il 1O
dicembre sono stati tumulati
in nuovo loculo, dopo l'e-
sumazione richiesta dal suo
processo di beatificazione._
Salesiani e Figlie di Mana
Ausiliatrice, dopo la solenne
concelebrazione, ascolta-
Bangkok, primo prelato
della Thailandia ad essere
elevato a questa dignità. Sua
Eminenza è nato il 24 gen-
naio 1929, nel 1940 entrava
come seminarista a Sirachà
e pochi mesi dopo, alla chiu-
sura del seminario a causa
della guerra, veniva accolto
nel nostro seminario a Bang
Nok Khuek, l'unico rimasto
aperto e funzionante durante
il periodo bellico. Nel 1953
ancora studente veniva in-
viato a Roma, al collegio di
Propaganda Fide, ove con-
seguiva la licenza in filosofia
e teologia. Nel 1959, sempre
legati ispettoriali, in prepa-
razione al prossimo capitolo
generale della Congregazio-
ne, S.Em. volle recarsi per-
sonalmente a recare ìl suo
saluto ai convegnisti. Con
grande affabilità ricordò i
quattro anni di formazione
nel seminario di Bang Nok
Khuek e i vari superiori cui
era affidata la preparazione
del clero indigeno in quel pe-
riodo.
La serietà degli studi, la
preparazione dei docenti,
tutti salesiani, la severa disci-
plina, i sacrifici e le restrizio-
ni imposte dalla guerra, dis-
lunedì di Pasqua. Don Re-
nato Ziggiotti, 1'8 dicembre
1954, ebbe l'onore di presie-
dere alla funzione di chiu-
sura dell'anno mariano con
la partecipazione di tutta la
cittadinanza locale. Ripartì
però da Betlemme ancor pri-
ma di iniziare la Novena del
Santo Natale. Rapida la visita
del Rettor Maggiore don Lui-
gi Ricceri nel marzo del
1968.
I Confratelli con entusiasti-
ca gioia accolsero la notizia
dell'arrivo di don Egidio Vi-
ganò e si sentirono privile-
giati per questo regalo. Ac-
rono la presentazione della
Strenna 1983. Poi di corsa s!
parte per Nazareth, dove son
programmati incontri con
personalità, con il Vescovo
Ausiliare Mons. Hanna Kal-
dani e con l'Arcivescovo Or-
todosso lsidoros. grande
amico nostro, con i maestri,
con giovani e loro famiglie.
A Cremisan, il 28 dicem-
bre, all'agape fraterna il Su-
periore è circondato dagli
esponenti più qualificati delle
Comunità religiose della
zona betlemitana. Furono
anche invitati i componenti
del Tribunale per il Processo
a Roma, veniva ordinato sa- se, hanno lasciato un'im-
cerdote. Nel marzo del 1973 pronta e un ricordo incancel-
era consacrata Vescovo di labile. Se oggi sono Vescovo
coglienze e soggiorno eb-
bero la tonalità e il fascino
dell'intimità familiare. Gli in-
Apostolico del Servo di Dio
Simaan Srugi.
Il 29 dicembre il Rettor
Bangkok e il 5 gennaio del
1983 riceveva la nomina a
Cardinale.
e Cardinale lo devo in gran
parte a quei primi anni di for-
mazione. Per questo mi sen-
contri furono riservati quasi
solo alla Famiglia Salesiana.
e del resto c'è stato poco
Maggiore lascierà la Terra
Santa per andare in Egitto.
6 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983

1.7 Page 7

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ITALIA
BRASILE
SI raccolgono testimonianze
su Mons. Cognata
Queste immagini ci giun-
gono dal Brasile, che que-
st'anno celebra il centenario
La Madre Generale delle della presenza salesiana in
Suore Salesiane Oblate del quel Paese.
S. Cuore, fondate da Monsi- Il convegno nazionale sul
gnor Giuseppe Cognata cin- sistema preventivo è stato un
quant'anni fa, sollecita quan- momento clou dell'intera ce-
ti fossero in grado di fornirle, lebrazione del centenario
di farle pervenire informazio- che si è articolata in svariate
ni, testimonianze, scritti che iniziative. Il Convegno si è
interessano la figura di Mon- svolto a S. Paulo dal 9 al 12
signor Giuseppe Cognata. ottobre 1982, in un clima di
Quanti fossero In questa fraternità e impegno ed è sta-
condizione potranno scrivere to preceduto da incontri
direttamente a: Madre Bice ispettoriali sullo stesso ar-
Carini, Superiora Generale gomento. Le foto mostrano i
Salesiane Oblate del Sacro sacerdoti concelebranti nel-
Cuore, Via Caccia 29, 00019 l'Eucarestia conclusiva e mo-
TIVOLI (Roma).
menti della serata artistica.
Pubbllchlamo In qUNta rubrica falll, lalterelll, curio-
sità raccolti rileggendo le pagine del Bofleltlno SalNla-
no dalla aua nuclta, nel lontano 11n.
Una ricca lotteria - Oggi sono di moda i milioni (e
anche i miliardi) del Totocalcio. Nel secolo scorso, i nostri
nonni tentavano la fortuna accontentandosi dei premi
messi in palio dalle Lotterie di beneficenza. Facevano ope-
ra di bene e, al tempo stesso, se vincevano, entravano in
possesso di oggetti di gran pregio. Come quelli messi in
palio dalla grande lotteria lanciata dai salesiani nel 1885,
per raccogliere i fondi destinati alla costruzione della
Chiesa del Sacro Cuore- e dell'annesso ospizio per giovani
poveri e abbandonati di Roma. Lo stesso Don Bosco era
sceso in campo a più riprese esortando dalle colonne del
Bollettino, a vendere i biglietti. « La distribuzione - scrive
rivolto ai cooperatori salesiani - quantunque bene awia-
ta non è tuttavia ancora finita. lo vi prego pertanto che non
vogliate abbandonarmi nell'opera incominciata a favore di
500 giovanetti•. Quali erano i premi della lotteria? Il BS ne
fa una minuziosa descrizione: oggetti di cristallo che bril-
lano di mille colori come in una sala di Murano-., finissimi
lavori di intaglio in mogano e noce d'India, oggetti di tar-
taruga e d'avorio, libri antichi del 1500 di immenso valo-
re•· vasi colossali di terra del Giappone « di una magnifi-
cenza veramente regale-., statue, statuette, oggetti d'oro e
d'argento. orologi di ogni tipo, un medaglione prezioso
dono personale di Leone Xlii, ricami, merletti e molte altre
meraviglie ancora. Oggi farebbero la gioia dei collezioni-
sti. Si potrebbe mai, ai giorni nostri, organizzare una lotte-
ria del genere, tutta con oggetti donati?
Sempre sulle lotterie - Vale la pena di insistere su
questo argomento per ricordare un episodio curioso, forse
irripetibile. di cui si può leggere nella • Storia dell'oratorio
di San Francesco di Sales• pubblicata a puntate sul Bol-
lettino Salesiano. Nel 1856. Don Bosco aveva lanciato una
lotteria, sempre allo scopo di raccogliere i fondi necessari
alle sue opere. Fra gli acquirenti dei biglietti ci fu lo stesso
ministro degli interni hattazzi. Ma non a titolo personale,
bensì come membro del governo. Infatti la decisione di
comperare 400 biglietti «al prezzo di cent. 50 cadauno• è
adottata con tanto di decreto ministeriale, provvisto di re-
lativi • visto, considerato, ritenuto ecc. ecc.•. Ma Rattazzi
va più in là: il decreto stabilisce anche che, una volta ac-
quistati, i biglietti vengano restituiti a Don Bosco a totale
beneficio dell'Oratorio, in favore del quale con merito di
lode e filantropico zelo venne dal predetto Don Bosco la
lotteria avviata•· Insomma, il regio Governo piemontese
(mancavano ancora alcuni anni all'unità d'Italia) ricono-
sceva la validità dell'opera intrapresa da Don Bosco « a
vantag9io grandissimo delle classi povere• e contribuiva
a rafforzarla.
Vlctor Hugo rinsavito? - « Poeta e romanziere, Victor
Hugo è famoso per i suoi libri - scrive il Bollettino nel
1883 - cosparsi di errori contro la religione cattolica e la
sana morale. In molti modi cooperò disgraziatamente as-
sai a diffondere l'empietà e il malcostume fra il popolo,..
Ma oggi, all'improvviso, ~egli pare rinsavito•. Il BS forni-
sce la testimonianza di questo mutamento di rotta pubbli-
cando il testo del discorso pronunciato al Senato francese
dallo scrittore per « rigettare la scuola laica, come si chia-
ma in Francia la scuola senza insegnamento religioso, e
propugnare con l'ardore di un credente la scuola cattoli-
ca, vale a dire l'insegnamento della religione•. Una
splendida arringa, commenta soddisfatto BS, che merita
di essere conosciuta...
7 8OUE7TINO SALESIANO 1 MARZO 1983

1.8 Page 8

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quando iSalesiani
fanno capitolo
Nel gennaio del 1984 i Salesiani terranno Il loro
22° Capitolo Generale. Come vi si preparano?
Quali ne saranno I temi? Fino a che punto
interessa gli altri rami della Famiglia Salesiana?
Risponde il Consigliere Generale per la
Pastorale Glovanlle don Giovanni Vecchi che
per mandato del Rettor Maggiore è il Regolatore
della massima assise salesiana.
Don
Giovanni
Vecchi
Don Vecchi, lei è il Regola-
tore del Capitolo. Che cosa è
un capitolo generale per una
congregazione?
È una adunanza fraterna di
tutta la Congregazione. In e.ssa,
nella diversità, si ritrova tutta la
Congregazione sparsa nel mondo.
È anche un organo straordinario
di governo. Il Capitolo infatti può
intervenire sulle Costituzioni ri-
facendole o riformandole; elegge il
Rettor Maggiore e il Consiglio Su-
periore, indica le linee program-
matiche per il Be$Eill1Ùo che segue
al suo svolgimento. Questo è ciò
che si vede. C'è infatti alla base di
tutto una realtà di comunione vo-
cazionale che rende un capitolo
evento di forte carica spirituale e
di impatto ecclesiale.
E il Regolatore?
Ha il compito di sensibilizzare
la Congregazione perché sia assi-
curata una profonda partecipazio-
8 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983
ne spirituale assieme ad un gene-
roso e leale contributo nella ela-
borazione dei temi proposti. Il
Regolatore accompagna il lavoro
delle singole ispettorie suggerendo
anche metodologie di lavoro. A lui
spetta coordinare la stesura dei
documenti che entreranno nel ca-
pitolo generale come base di di-
scussione. Finalmente prendere
la responsabilità del coordina-
mento generale sotto l'autorità
del presidente che è il Rettor
Maggiore.
Tecnicamente come si è
mosso?
Come indicato da un apposito
regolamento il Rettor Maggiore
ha nominato una commissione di
dodici persone rappresentanti di-
verse competenze e nazionalità.
La commissione ha lavorato so-
prattutto attorno a questi tre
punti: elaborare una traccia te-
matica che spezzetti il tema ge-
nerale; indicare possibili metodo-
logie di lavoro; seguire l'anda-
mento dei capitoli ispettori.ali
particolarmente nell'adempi.men-
to di quelle indicazioni su cui pog-
gia la validità degli atti.
Partendo dal tema generale an-
nunciato dal Rettor Maggiore -
le Costituzioni - la commissione
tecnica precapitolare ha fatto
emergere tredici punti nodali sui
quali convergono anche i proble-
mi secondari.
È possibile conoscere qual-
cuno di questi punti?
Il primo punto riguarda la for-
ma della Congregazione...
Cosa vuol dire?
Vuol dire le scelte fondamentali
di stile, di vita, di organizzazione
e di inserimento nell'azione e nel-
la Chiesa che determina la sua
identità socio-ecclesiale. È un pro-
blema importante perché è in essa
che si determinano i punti cli par-
tenza. Nell'ambito civile equivale
ad esempio a una scelta su monar-
chia o repubblica, democrazia
parlamentare o presidenzialista.
Un altro problema è quello del-
la Famiglia Salesiana.
L'aggettivo salesiano, si sa, ha
una applicazione più ampia della

1.9 Page 9

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stessa Congregazione. Ora è inte-
ressante determinare a che titolo
si applica ad altri Gruppi e quali
conseguenze spirituali, operative
e organizzative ne derivano.
Un altro tema ancora si riferi-
sce all'orizzonte pastorale dei sa-
lesiani: la scelta di campo oggi, il
messaggio tipico, lo stile... Ma sa-
rebbe troppo lungo far paSMre
tutti i tredici punti.
Certo, ma non le pare che
tutto questo discutere su re-
golamenti sia un chiudersi alla
problematica della gente?
Le Costituzioni in una Congre-
gazione sono il progetto di vita e
di azione e provengono dallo spi-
rito e dalla esperienza di gente
impegnata nel campo giovanile
oggi e domani. Esse non possono
non essere impastate degli impe-
gni della nostra missione. Non
verranno dunque elaborate al di
fuori della problematica attuale.
Certo non sono in funzione della
soluzione particolareggiata dei
problemi e degli avvenimenti da-
tati a breve scadenza, però coglie-
ranno certamente gli aspetti più
consistenti del mondo d'oggi. Ife-
nomeni giovanili, ne sia certo, si
cominciato a muoversi nel luglio
dell'anno scorso. Evidentemente
ciascuna ispettoria ha dovuto pri-
ma raccogliere i singoli contributi
dei confratelli e delle comunità e
poi p88Mre all'approfondimento
di questo materiale e alle propo-
ste formali di modifiche per il Ca-
pitolo 22°.
Alcune Ispettorie hanno già
fatto il loro capitolo. Le altre han-
no tempo fino al 31 maggio 1983.
È possibile per i singoli sa-
lesiani inviare proposte al Ca-
pitolo Generale?
In genere abbiamo consigliato
di confrontare le proposte indi-
viduali con il proprio Capitolo
Ispettoriale. Comunque è una for-
ma di partecipazione possibile an-
che se fino a questo momento non
è consistente.
Fino a che punto pensa che
sia cresciuta la dimensione
partecipativa dei salesiani alla
vita della loro stessa congre-
gazione?
Penso che in questi anni di
dopo Concilio essa sia molto cre-
sciuta. È evidente che per quanto
riguarda stimoli e raccomandazio-
ni i capitoli generali hanno cer-
Un momento dei lavori a1 Capitolo generale del 1977.
rifletteranno sulle Costituzioni.
Quanti sono i capitoli ispet-
toriali?
Settantanove.
A che punto è il loro lavoro?
Le singole Ispettorie hanno in-
catodi farla diventare una dimen-
sione acquisita e non occasionale
incoraggiando ~emblee, consul-
te, consigli, etc...
Costruire, del resto, la vita re-
ligiosa, senza partecipazione è im-
possibile dal momento che all'o-
rigine di ogni vocazione c'è una
convocazione e che in ogni tappa
la vita religiosa. è carismatica e
volontaria.
Come vengano poi valorizzati e
utilizzati canali e strutture par-
tecipative in ogni singola comu-
nità è un altro problema.
L'esperienza capitolare sarà
riservata ai religiosi salesiani
o prevede la presenza di altri
membri della Famiglia?
Dal momento che il Capitolo
Generale è anche un organo di go-
verno di una Congregazione dove
i suoi membri hanno fatto una
precisa professione, ad esso e a
pieno titolo possono partecipare
soltanto i religiosi salesiani della
Società di san Francesco di Sales.
Tuttavia la partecipazione ha li-
velli e forme diverse. In tal caso
altri membri della Famiglia Sale-
siana potranno essere invitati e se
il tema lo richiederà prendere par-
te allo scambio di idee.
Fino a che punto ritiene che
il tema del Capitolo debba in-
teressare la Famiglia Sale-
siana?
Di per sé le Costituzioni impe-
gnano soltanto quelli che le pro-
fessano ma è evidente che quanto
tratta dai salesiani si proietta ver-
so ogni gruppo della Famiglia,
dato che fra i gruppi c'è una stret-
ta interdipendenza. C'è poi da
dire che tra i «rami » i salesiani
sono «il primo» fondato da Don
Bosco e oggi hanno su tutta la
Famiglia una responsabilità certo
non esclusiva di animazione.
Come pensa che può avve-
nire ciò?
Una prima forma è certamente
la preghiera. In riferimento al
proprio particolare carisma, spe-
cie a livello locale e ispettoriale, è
possibile dare dei contributi e fare
anche proposte.
Guardando alla storia dei
Capitoli Generali è possibile
trovarne qualcuno che ba fatto
le stesse elaborazioni che farà
il prossimo?
Dall'inizio del secolo fino al
1966 i cambiamenti sostanziali
non sono stati molti. Ci furono
aggiunte regolamentari raccolte
organicamente e definitivamente
nella elaborazione che venne fatta
nel 1923.
BOLLETTINO SALESIANO 1 MARW 1983 9

1.10 Page 10

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L'aula del Saleeianum in oecasfone della visita del Papa al V Simposio europeo dei Vescovi.
Senza dubbio i grandi cambia-
menti di prospettiva sono avve-
nuti con il Concilio che ha provo-
cato un rinnovamento di conte-
nuti e di linguaggio. Il significato
della vita religiosa, la presenza
della Chiesa oggi, il decentramen-
to, la partecipazione, il valore
umano e religioso delle singole
culture: ecco alcuni elementi, ad
esempio, che dal Concilio in qua
influiscono sullo stile di vita e di
azione.
Il Capitolo nei suoi compo-
nenti sarà internazionale. Ri-
spetto al passato ci sarà un
cambiamento nelle proporzio-
ni numeriche secondo le diver-
se aree presenti?
Diciamo subito che il primo e
più importante cambiamento è
quello «qualitativo•. Poiché non
si tratta di un meccanismo assem-
bleare soltanto ma di una verifica
«vocazionale» i numeri contano
ma non in maniera determinante.
E poi?
Poi c'è da dire che Regioni nu-
mericamente irrilevanti vent'anni
fa, in questo capitolo si presente-
ranno con una rappresentanza
nutrita... Per esempio l'India che
è arrivata ad avere 6 Ispettorie,
10 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 19'3
l'America Latina con 24 Ispetto-
rie ed è importante non per forza
di una nazione ma perché costi-
tuisce una grande area culturale.
Penso che il Capitolo sarà l'e-
spressione dell'attuale sviluppo
della Congregazione dove alcuni
gruppi ristagnano e diventano
meno preponderanti mentre altri
crescono e si sviluppano.
L'adeguamento conciliare
del 1972 fu fatto in prospettiva
evangelica. La recente promul-
gazione del Codice di diritto
canonico avrà qualche in.flus-
so?
Il Codice emanato dalla Santa
Sede si ispira al Concilio e lascia
un sufficiente spazio perché i sin-
goli carismi siano liberi di darsi
forme di vita e strutture.
Si sa che il Capitolo verrà
ospitato presso la Casa Gene-
ralizia salesiana di Roma. Dal
punto di vista logistico che
problemi ci sono?
È compito del Regolatore oc-
cuparsi anche di questo. Natural-
mente ciascun aspetto viene poi
delegato ad altre persone.
Sostanzialmente ci sono tre
problemi: primo, alloggiare. Il Ca-
pitolo avrà 226 persone (200 -
poco più, poco meno - membri
effettivi e 26 addetti a servizi au-
siliari (traduttori, segretari, stam-
pa). La Casa generalizia risponde
ottimamente al problema; secon-
do, la dinamica dello stesso capi-
tolo.
Far lavorare duecento persone
di diversa provenienza in un unico
tema e in vista di un risultato pre-
ciso comporta una particolare di-
namica. Il punto più delicato di
tutti è assicurare il diritto di
esprimersi a tutti e al tempo stes-
so evitare la dispersione.
C'è poi il terzo problema: assi-
curare la comunicazione interna
ed esterna. Per la prima ci voglio-
no momenti di diverso tipo, tra-
duzioni, una organizzazione del
ritmo di vita; per la seconda è in-
dispensabile assicurare un flusso
circolare di informazioni.
Il Capitolo infatti che si svol-
gerà a Roma non dovrà perdere i
contatti con la Congregazione.
I Capitolari sono i suoi rappre-
sentanti; la congregazione deve
perciò sapere quel che avviene du-
rante il capitolo con una consegna
vera, fluida e rapida di informa-
zioni. Ovviamente non si tratta di
fare scoop giornalistici...

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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la più grande
speranza
Anno del Giubileo.
1950 anni dalla Resurrezione.
Ma c'è ancora posto, oggi, per la speranza?
Difficoltà, contraddizioni, ambiguità, soffe-
renze.
Disoccupazione, droga, mafia, camorra, fa-
talismo, guerra.
E però bisogna avere occhi grandi per cre-
dere nel giorno che viene: « Beati coloro che
hanno creduto senza aver visto».
Amare per questo. Lottare, assieme ai più
deboli, per questo.
È il nostro «specifico».
Essere profezia di speranza.
Essere capaci di immaginare, di lottare per
cos~ che non sono mai esistite.
Essere capaci di credere che c'è in noi più
futuro che passato.
Caricare di futuro la terra, tracciare, incidere
solchi nella storia.
Credere che l'uomo ha bisogno di risposte
superiori alle sue stesse domande, che il mondo
sarà di chi gli avrà dato la più grande speranza.
Essere capaci di soffrire, di pagare i sogni.
Gestire la speranza del mondo. Cristo pre-
sente e risorto.
Profezia.
Tu che ci vedi, che ne fai della luce?
Lasciarsi afferrare dalla novità, dal futuro
della Parola, mangiare la Parola, costruire la
Parola.
Gridare la luce, rendere conto della spe-
ranza.
Ritrovare se stessi come un dono che Dio
vuole fare agli altri.
Essere testimonianza gioiosa, in grado di di-
mostrare che Dio ama ogni uomo, testimonian-
za impegnata, in grado di offrire un servizio
dialÒgante e liberante all'uomo.
Essere intimità profonda con Dio, dono di sé
ai poveri, scelta di comunione, di partecipazio-
ne alla missione di salvezza della Chiesa.
Aiutare l'uomo a scoprire l'uomo, a profetiz-
zare l'uomo, a costruire l'uomo.
Volere un orizzonte di speranza per i giovani,
cambiare la qualità della vita, costruire nuovi
rapporti di solidarietà.
Avere il coraggio di dare molto, di dare noi
stessi, il nostro cuore più profondo al molto do-
lore che c'è nel mondo.
Essere la parola, il gesto, il pensiero, la deci-
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 19113 11

2.2 Page 12

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sione, l'amore, il volto, le mani di Dio.
Essere comunione e lotta. Resurrezione degli
uomini e delle cose. Concretezza, dolore, im-
pegno. Non sogno.
Profezia.
Avere occhi grandi, credere nella presenza di
Dio risorto nel cuore dell'uomo, credere che Dio
non si è ancora pentito dell'uomo, che Dio spe-
ra ancora nell'uomo, che Dio crede ancora nel-
l'uomo.
Profezia, la decisione creatrice di credere
nell'Impossibile.
Radicalismo di una profezia per gridare a
tutti che il cristiano povero cammina sulle
acque.
Che non c'è un cammino impossibile, ma,
anzi, l'impossibile è il cammino di chi ama Dio.
Caricare di speranza, di impossibile la storia
del mondo.
Una speranza da vivere in noi stessi, da va-
lutare nella positività autentica di tante realtà
in movimento, molto più forti del dubbio, del
crollo, della crisi, da vivere nelle nostre comu-
nità, da gestire insieme agli altri, senza preva-
ricazioni e intolleranze, nell'oggi della nostra
quotidianità ed in rapporto con le grandi ten-
sioni universali che misurano la civiltà dei
tempi.
Una speranza. Perché il mondo è stato sal-
vato da Cristo, è nelle mani di Cristo risorto e
presente.
Perché rassegnarsi alla resa è peccato.
Perché l'umanità cammina verso la sua riu-
scita definitiva.
Essere in attesa di un dopo, in attesa di Qual-
cuno, dello Spirito.
Giurare che accadrà qualcosa di grande nel
nostro cuore!
Il giorno dei deboli
Sarà giorno domani.
Conosco il pianto dei deboli, il grido dei po-
veri, il dolore di tanta gente in ginocchio, nei
sotterranei dell'abbandono, sui chiodi della
croce.
Conosco ammalati, suore, giovani che lot-
tano per fare misericordia, eucaristia sulla ter-
ra. Conosco anziani che hanno nella bisaccia
del ritorno la gioia della casa del Padre, sacer-
doti con il cuore di Dio, cristiani su un terreno
di presenza e non di potenza, di servizio e non
di predominio.
Conosco viandanti alla ricerca di Cristo in-
cognito lungo la strada di Gerico e di Emmaus.
Sì, sarà giorno domani. Nonostante il buio
12 • BOLLETTINO SALES~NO I MARZO 1988
pesto che calpestiamo, gli agguati della notte, la
violenza che ci assale, il terrore di questo mon-
do brutale, ossessivo, mercantile.
Sarà giorno. Per tutti gli Abele, per tutti i de-
boli che gettano nel cuore della storia manciate
di grano e di pace, per tutti quelli che soffrono
e si ostinano a credere che il mondo non debba
essere, per forza, degli affaristi, dei predoni, dei
fanatici.
Certo: ci vuole pazzia per giurare, per lotta-
re, per pensare un giorno che non è mai esistito.
Ci vuole pazzia per rinunciare alla «logica», che
ha tante buone ragioni ma che ti impedisce la
libertà dei grandi atti di coraggio.
Ci vuole pazzia, quando ti dicono che è ne-
cessario crescere, ingrandirsi, dilatarsi, quando
la carriera, la competizione, la progressione
economica, la ricchezza diventano un ingranag-
gio di ingiustizia, quando la barca si va riem-
piendo di tante cose inutili, quando questo can-
cro dei bisogni esagerati offende la misura dei
fratelli.
Ci vuole pazzia, certo, per dire basta, per fer-
marsi, per tornare indietro, per scegliere una
vita in diminuzione, un progetto proporzionato
alla provvisorietà del viaggio, del cammino ver-
so il definitivo.
Ci vuole pazzia per ritrovarsi nel giorno dei
deboli. Ed è sofferenza, ed è paura. Ma è una
pazzia obbligata.
Egli verrà di nuovo
Credere in questo giorno.
È stare dalla parte della speranza, ritrovarsi
nella beatitudine di coloro che hanno creduto
senza aver visto.
È lottare per questo, essere operatori di pro-
fezia, come Don Bosco, P. Massimiliano Kolbe,
Madre Teresa.
i;: credere che Dio ha appeso al braccio dei
poveri, dei perseguitati, dei non amati, la spe-
ranza di un giorno nuovo.
È domandarci se, per caso, non siamo pro-
prio noi i veri violenti, assassini, che costrin-
gono gli altri alla disperazione.
È giurare che ci sarà una fine, un limite per
l'ingiustizia, per l'odio, la violenza, la droga, la
guerra, il peccato.
L'arco dei forti si è spezzato.
Egli certamente verrà.
Sperare è costruire questa seconda venuta di
Cristo.
È comunione e lotta. Realtà e sofferenza. At-
tualità e futuro.

2.3 Page 13

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SOSPETTO DI MAGIA NERA
Giovannino Bosco, studente di retorica, per
evangelizzare i ragazzi doveva raccoglierli e per
raccoglierli intuì che doveva farli divertire. In quei
tempi, in cui il cinema e la televisione erano al di
là da venire, i giochi di prestigio esercitavano un
gran fascino sugli adolescenti perciò Giovannino,
finalizzandoli all'apostolato, ne imparò molti e li
eseguì con destrezza rara. Aveva bisogno di mol-
te prove e perciò si esercitava in casa di Tom-
maso Cumino, ove era a pensione. Il padrone era
un fervoroso cristiano, ma privo di spirito critico,
e perciò credulone. li giovane prestigiatore ne
combinava davvero di tutti i colori. Il gioco dj pre-
stigio, che gli riusciva meglio, e perciò costitwva
il suo cavallo di battaglia, era questo: uccideva un
passerotto, lo pestava nel mortaio, metteva la pol-
tiglia nella canna di pistola, sparava e l'uccello vo-
lava via vivo e sano con un frullo impressionante.
Il giorno del suo onomastico il signor Tom-
maso aveva preparato con cura un pollo cotto in
gelatina, per regalarlo ai giovani che ospitava. Il
brav'uomo tutto festante alla presenza dei convi-
tati sollevò il piatto superiore, che copriva quello
inferiore, e fu spaventato dall'improvviso e assor-
dante frullo d'ali e dal grido del volatile redivivo.
Sembrava che questi e simili fenomeni aves-
sero trasformato il sereno domicilio nella dimora
delle streghe. li padrone sempliciotto ne fu scon-
volto e pensò alla magia nera. Ad esaminare il
giovane mago fu il canonico Burzio e Giovannino
si prestò volentieri a subire l'esame canonico per-
ché il sacerdote era pio, istruito e prudente.
Come era solito fare fin d'allora, si preparò la di-
fesa non con le parole, ma con i fatti. Si presentò
all'esame ben sicuro di sé e col solito sorriso ar-
guto. Il canonico iniziò subito: « Giovannino, tu faj
parlare molto di te con i tuoi fenomeni misteriosi,
e molti sospettano che tu sia iniziato alla magia
nera che, come sai, si esercita sotto l'influsso di
Satana. Confidati con me, perché io sono qui per
farti soltanto del bene». Giovannino chiese cin-
que minuti di tempo per ordinare le idee e invitò
il canonico a dirgli l'ora precisa. Il sacerdote cer-
cò e ricercò in tutte le tasche l'orologio, ma non
c'era. Giovannino, senza scomporsi davanti al
volto stralunato dell'esaminatore, rivolse la secon-
da domanda: « Se non ha l'orologio, mi dia al-
meno una moneta da cinque soldi ». Il canonico
frugò in ogni luogo, ma non trovò il portamone-
te. Allora montò su tutte le furie e gridò: « Bric-
cone, o tu sei servo del demonio o il demonio
serve a te. Sono costretto a denunciarti e non so
chi mi trattiene dal darti una buona dose di legna-
te». Poi, vinto dalla calma sorridente dello stu-
dente e sbollita l'ira, il buon sacerdote esortò:
« Spiegami questi misteri e andiamo con ordine.
Dove sono andati a finire gli oggetti?». Il ragazzo,
piuttosto fiero per la ottima riuscita del gioco di
prestigio, rispose: « Arciprete, il diavolo non c'en-
tra affatto: è tutto acume di cervello e destrezza di
mano. Spiegherò in breve ogni cosa. Mentre io
entravo nel suo studio, lei ha fatto l'elemosina ad
un povero e poi ha deposto il portamonete sopra
l'inginocchiatoio. Passando poi nell'altra stanza,
ha lasciato l'orologio sopra il tavolino. lo con de-
strezza ho sottratto i due oggetti e li ho nascosti;
lei pensa che li aveva con sé ed invece sono sot-
to il paralume». L'arciprete li estrasse fuori e rise
ruvertito, poi rassicurò affettuosamente il ragazzo
così: « Va' a dire a tutti i tuoi amici che ignoranila
est magistra adminirationis».
Il canonico Burzlo sparse la fama del prestigia-
tore tra il clero, il che gli servì molto per fraterniz-
zare con i sacerdoti. (Memorie Bibliografiche • Vo-
lume I pag. 334).
Papa Giovanni col suo stile soavemente poe-
tico russe: « La vita è il compimento di un sogno
di giovinezza. Abbiate ciascuno il vostro sogno
da portare a meravigliosa realtà ». Il sogno di Gio-
vannino fu semplice e sublime: divenjre un sacer-
dote santo per portare i giovani a Gesù e Gesù ai
giovani. E già in quegli anni verdi prese questo
proposito: « Dal momento che ti fai prete, diven-
gono tuoi parenti tutti coloro che hanno un'a-
nima da salvare».
Egli era un seminatore di gioia, ma aveva an-
che le sue pene: già allora praticava ciò che in-
segnerà: « Quando avete delle spine, mettetele
con quelle della corona dì Gesù ».
13 BOLLETTINO SAL.ESlANO I MARZO !!laJ

2.4 Page 14

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quel certo modo
di fare
scuola ...
VI presentiamo l'esperienza di Nizza Monferrato
dove un gruppo di FMA •sperimenta• una scuola
diversa. Da un rinnovamento episodico a quello
delle strutture. I risultati sembrano buoni.
e i sono scuole ed educatori
che nel silenzio riescono a
realizzare qualcosa di nuo-
vo: è il caso della sperimentazione
nella Scuola secondaria superiore
delle Figlie di Maria Ausiliatrice
di Nizza, in Piemonte.
Da tempo - dicono le suore -
eravamo scontente di un certo
modo di fare scuola. Nonostante
gli sforzi individuali di aggior-
namento avvertivamo cli trasmet-
tere una cultura ormai cristalliz-
zata, piuttosto lontana dalla real-
tà quotidiana delle alunne, non ri-
spondenti alle loro esigenze e di
conseguenza con scarsa incidenza
formativa.
Fu allora che le brave suore niz-
zarde si posero quel magico inter-
rogativo che tutti dovremmo sem-
pre porci: che cosa farebbe oggi,
Don Bosco, se fosse qui al nostro
posto?
1..4 SOUETTINO SALESIANO I MARZO 1983
La risposta a quest'interroga-
tivo fu aiutata - si era nel 1974
- dalla partecipazione di alcune
insegnanti ad un corso cli « intro-
duzione alla sperimentazione» te-
nutosi a Roma.
I convegni - quando si ha la
capacità e la volontà di recepirne
in concreto i contenuti - possono
dare una mano. Quel drappello di
FMA tornò così a Nizza con la
certezza che era possibile fare
qualcosa per rinnovare la loro
scuola.
Coordinate da una...· coordina-
trice, le FMA iniziarono cosi una
interminabile serie di riunioni at-
torno ad espressioni che suonano
ancor oggi con questi nomi: cen-
tralità dell'alunno, progetto edu-
cativo, apprendimento, scuola
come centro di ricerca, autovalu-
tazione. Gradatamente un bar-
lume cli luce prendeva i colori del
mattino.
Cominciavamo a vedere - ri-
cordano a Nizza - con una certa
chiarezza che non il programma
ministeriale e l'esito degli esami,
ma la persona dell'alunno con le
sue esigenze anche di futuro pro-
fessionale doveva essere al centro
del nostro lavoro.
Il gruppo si trovò cosi pian pia-
no unito attorno a questo grande
int~e~e: l'allievo. Si poteva in-
corrunc1are.
Le disposizioni ministeriali a
quel punto davano la possibilità
cli una sperimentazione metodo-
logico-didattica con la quale senza
toccare le strutture, si poteva in-
novare il metodo di insegnamen-
to. Le FMA cominciarono a pre-
pararsi con un anno di studio fat-
to sempre e tutto insieme e con la
stesura del progetto educativo.
Gli obiettivi educativi e i con-
tenuti ed i metodi idonei per la
loro realizzazione si fissarono a
partire dalle esigenze e dalle si-
tuazioni dei destinatari, in questo
caso le alunne della scuola FMA
di Nizza.
Tenendo presente la necessità
che gli interventi educativi deb-
bano sempre convergere verso un
progetto, ogni insegnante predi-

2.5 Page 15

▲back to top
spone il piano didattico della pro-
pria disciplina riferendosi sempre
agli obiettivi dello stes.so progetto
educativo. Vennero quindi predi-
sposti una serie di strumenti in
grado di aiutare quell'impegno, ed
in particolare:
- un questionario d'entrata,
per conoscere subito atteggiamen-
ti e interessi delle alunne nei con-
fronti della scuola;
- una prova di livello d'entrata
per ogni disciplina, per conoscere
il livello di preparazione con cui le
alunne accedevano all'Istituto
Magistrale;
- una scheda di valutazione,
generale e delle singole materie.
Aboliti i voti, rigidi, poco signi-
ficativi e che alimentano la com-
petitività, la scheda generale te-
neva presente la partecipazione
alla vita scolastica, il profitto nel-
le singole materie e la maturità
globale dell'alunna, mentre quella
particolare voleva essere, oltre
che strumento di valutazione, gui-
da all'apprendimento. Le varie
voci, infatti, tenevano presenti le
strutture di fondo di ogni mate-
ria e il modo di affrontarla con
frutto.
Queste schede, nelle mani delle
alunne, dovevano divenire stru-
mento di autovalutazione, ele-
mento considerato molto forma-
tivo ai fini della maturazione per-
sonale e della capacità critica.
Scheda degli atteggiamenti
educativi, per le insegnanti. Stru-
mento di uso non facile, perché,
usato in ogni consiglio di classe, ci
avrebbe messe continuamente in
discussione come educatrici.
Le FMA si dissero disposte so-
prattutto a farsi interpellare dal
Sistema Preventivo di Don Bosco
con le sue esigenze di « consacra-
zione» continua e totale al bene
delle alunne. Venne dunque l'an-
no fatidico: il 1975/76.
L'orario scolastico venne au-
mentato di alcune ore per intro-
durre a pieno diritto accanto alle
altre materie la teoria dell'im-
magine, fissa e in movimento e il
tirocinio fin dalla prima classe ed
inteso come osservazione psico-
pedagogica guidata dall'insegnan-
te. La prima per fornire alle alun-
ne uno sti-umento necessario alla
comprensione critica della nostra
civiltà, la seconda per accostarle
subito ai problemi connessi con
l'attività educativa e aiutarle a
verificare le proprie attitudini.
Ogni insegnante cercò soprattutto
di spostare l'attenzione dell'inse-
gnamento inteso in senso tradizio-
nale (l'insegnante parla e l'alunno
ascolta) all'apprendimento (l'a-
lunno apprende guidato dall'in-
segnante). Molti argomenti in tal
modo impostati dall'insegnante si
potevano lasciare all'approfon-
dimento personale o di gruppo
delle alunne.
Il risultato fu che molte di esse
scoprirono la gioia della ricerca
del sapere e si accorsero che stu-
diare non è una noia, ma un gu-
sto.
Il progetto educativo, del resto
elaborato prima dalle insegnanti,
studiato ed arricchito con le stes-
se alunne in alcune giornate di
orientamento e presentato ai ge-
nitori - preventivamente sensi-
bilizzati alla sperimentazione -
aiutò quelle ragazze a capire di es-
sere protagoniste nella scuola e
prime responsabili della loro for-
mazione.
Gli inizi furono buoni anche
perché c'era entusiasmo e dispo-
nibilità. All'inizio del secondo
anno tuttavia (1976/77) ci si ac-
corse che qualcosa non funziona-
va: il nuovo metodo non si conci-
liava con le vecchie strutture. Si
era come tra due fuochi: da una
parte l'esigenza di rispettare i rit-
mi di apprendimento e di appro-
fondire in modo graduale il di-
scorso formativo e professionale,
dall'altra i programmi ministeria-
li rigidi, da svolgere bene o male
nei quattro anni di corso, perché
le alunne dovevano giungere pre-
parate all'esame.
Cominciò l'affanno e con esso
gli interrogativi: e adesso che cosa
facciamo? Teniamo fede al nostro
progetto, pur rischiando forte, o
torniamo indietro? Ci rivolgemmo
ad alcuni esperti.
La stessa presidente dell'U-
CIIM, professoressa Cesarina
Checcacci, - ricordono le suore
- quando le facemmo presenti le
difficoltà insorte, come se si trat-
tasse della cosa più naturale del
mondo, ci rispose: «Certo, era da
prevedersi. Perché non fate la
sperimentazione di strutture? Sie-
te già sulla strada, avete buone
condizioni di partenza... ».
Ll per li - racconta il gruppo
Un angolo dell'l8tituto FMA di Nizza Monferrato.
15 BOLLETTINO SALESIANO I I.IARZO 1983

2.6 Page 16

▲back to top
delle insegnanti - ci sembrò qua-
si pazzesco: mancavano pochi
giorni al termine ultimo di pre-
sentazione della domanda di spe-
rimentazione al Ministero e si
trattava di ricominciare il lavoro
quasi da capo, di fare piazza pu-
lita delle vecchie strutture, pur
benemerite, e d'inventarne delle
nuove, chissà poi se valide...
Tuttavia, se ne parlò nel grup-
po, si discusse a lungo e venne
fuori questa conclusione: se è per
il bene, se Dio lo vuole, lo faremo.
In pochi giorni si riusci a prepa-
rare il progetto.
La scuola FMA di Nizza, del re-
sto non era nuova a cose del ge-
nere tanto più che proprio a Niz-
za nel 1900 si ebbe la prima scuola
parificata delle FMA. Sostenute
dalla solita... coordinatrice tutto
fu pronto per chiedere l'autoriz-
zazione al Ministero della Pubbli-
ca Istruzione: giunse dopo qual-
che mese. Era nato cosi il Liceo
Pedagogico e si iniziava l'anno
scolastico 1977-78.
Quali sono le sue caratteristi-
che? Eccole a grandi linee.
Si tratta di un quinquennio
unitario orientativo alla profes-
sione di educatore-insegnante (1
anno di orientamento + 4 anni di
indirizzo) mediante una struttura
che dia la possibilità di orientarsi
o come insegnante di scuola ele-
mentare o come insegnante di
scuola secondaria. Entrambi gli
indirizzi si concludono con l'abi-
litazione all'insegnamento nelle
scuole elementari e danno la pos-
sibilità di accedere direttamente a
qualsiasi facoltà universitaria.
Nel primo indirizzo hanno mag-
giore spazio la pedagogia, la di-
dattica, il tirocinio, le lingue stra-
niere; nel secondo indirizzo la fi-
losofia e illatino. Vengono aboliti
gli esami di riparazione e le alun-
ne sono ammesse alla. classe suc-
cessiva se ritenute sufficientemen-
te mature per affrontarla.
Il progetto - eccetto qualche
particolare - si rivelò valido ai
fini della formazione personale e
professionale ma durante la sua
attuazione si fu avvertita un'altra
esigenza di ordine socio-ambien-
tale.
Nella zona di Nizza ci sono
troppi insegnanti e per di più con
la prospettiva di una riduzione ul-
teriore delle sedi scolastiche per
via del calo di natalità.
C'è invece richiesta di qualifi-
che in lingue straniere. Altre riu-
nioni, altre decisioni. Le famiglie
premono ed incoraggiano. Si in-
troduce cosi un indirizzo lingui-
stico finalizzato non soltanto al
proseguimento negli studi univer-
sitari ma anche all'immediato in-
serimento nel mondo del lavoro.
Intanto le alunne che hanno
sperimentato il primo progetto
sono giunte alla maturità. Il pri-
mo importante risultato è stato
sulle stesse suore insegnanti. Si sa
infatti come nelle scuole cattoli-
che si dibatte il dilemma fra ap-
prendimento ed educazione reli-
giosa.
L'atteggiamento di permanente
ricerca, la gradualeliberazione dai
pregiudizi, la capacità di valuta-
zione critica, l'apertura ai valori,
elementi continuamente indicati e
richiesti dalle metodologie usate
nella scuola, hanno rivelato tutte
la loro valenza formativa, perché
hanno suscitato «domande» che
hanno favorito l'apertura al reli-
gioso e al trascendente.
L •esperienza di Nizza Monferrato non è la sola che le FMA
portano avanti in Italia. Sperimentazioni didattiche per le ragaz-
ze della scuola media superiore si svolgono ad Acireale in pro-
vincia di Catania presso l'Istituto Spirito Santo dove esistono
corsi quinquennali ad indirizzo linguistico, socio-pedagogico e
biologico-sanitario; a Torre Annunziata in provincia di Napoli
dove si svolgono corsi quinquennali ad indirizzo linguistico, so-
cio-pedagogico e scientifico e a Torino presso l'Istituto FMA di
via Cumiana dove dal prossimo anno ai corsi linguistico e so-
cio-pedagogico si aggiungerà quello biologico-sanitario.
16 BOLLETTINO SALESIANO 7 MARZO 1983
I frequenti lavori di gruppo poi
hanno favorito e al tempo stesso
verificato la dimensione sociale e
comunitaria e ]a capacità di col-
laborazione.
Per l'accento posto sull'appren-
dimento anziché sull'insegnamen-
to, le alunne hanno maturato no-
tevole gusto per la cultura, capa-
cità di ricerca pe1:sonale e aper-
tura costante al nuovo.
Attraverso l'esercizio continua-
to, sia pur faticoso, hanno acqui-
sito notevole capacità di realisti-
che autovalutazioni. In partico-
lare, poiché l'obiettivo primo era
la qualificazione dell'area peda-
gogica e la preparazione professio-
nale, le insegnanti hanno potuto
verificare nelle alunne, soprattut-
to attraverso l'attività di tiro-
cinio,
- una conoscenza della proble-
matica educativa, della psicologia
dell'età evolutiva, dei principi di
didattica generale e delle singole
discipline e delle dinamiche del-
1'apprendimento;
- una capacità di dialogo inter-
pel'SOnale e la capacità di inter-
venti educativi adeguati con l'e-
laborazione di un progetto edu-
cativo;
- una programmazione - valu-
tazione in funzione educativa.
« Le migliori alunne - ha detto
la commissione esaminatrice alla
maturità - sono almeno di due
anni avanti rispetto agli studenti
loro coetanei, per quanto riguarda
il metodo di studio e la capacità
di acquisire e di organizzare i con-
tenuti culturali».
Per due anni ancora si presen-
teranno alla maturità le alunne
che seguono questo primo proget-
to sperimentale. Poi arriveranno
quelle che sperimentano gli indi-
rizzi pedagogico e linguistico. Si
vedrà... Le FMA di Nizza, e non
soltanto esse, sono soddisfatte.
L'importante - dicono - per
noi è l'essere fedeli allo spirito
giovane di Don Bosco, aperte alle
esigenze concrete delle giovani, il
perseguire con ogni mezzo la loro
formazione integrale, l'aver im-
parato a lavorare «insieme», il
non ritenerci mai arrivate, ma
sempre in cammino, nella ricerca
del meglio.

2.7 Page 17

▲back to top
difficile
anche in Sudan
essere
«meridionali»
Riprendendo I nostri servizi sull'Africa, Gaetano Nanetti
cl presenta il Sudan. Con la conoscenza culturale e
polltlca di questa nazione emerge una umanità e una
çhlesa bisognosa d'aiuto.
E quanto cl ha anche detto al rientro da un suo viaggio Il
Consigliere Generale per le Missioni don Bernard Tohlll.
G heddafi va eliminato ad
ogni costo, fisicamente.
«
E ci riuscirò, dov~ an-
negarlo nell'oceano o gettarlo da
un aereo». Questo... affettuoso
proposito è stato espresso dal ge-
nerale Gaafar Mohamed el Ni-
meiri, presidente della Repubbli-
ca del Sudan. Indipendentemente
dalla concreta possibilità di rea-
lizzare un progetto tanto drastico,
il solo fatto di averlo formulato la
dice lunga sui rapporti che inter-
corrono fra i capi dei due Stati
confinanti dell'Africa settentrio-
nale. Se Nimeiri è stato esplicito
circa i suoi desideri, altrettanto
netti sono i sentimenti che ani-
mano il leader libico nei confronti
di Nimeiri: lo vedrebbe a sua vol-
ta volentieri in fondo all'oceano o
gettato nel vuoto da un aereo. In-
somma, occhio per occhio... In at-
tesa di veder attuato il suo desi-
derio, Gheddafi non sta con le
mani in mano, sperimenta tutti i
mezzi a sua disposizione per scal-
zare dal potere il detestato avver-
sario: per esempio, coordina e fi-
nanzia i ben 52 gruppi politici su-
danesi di opposizione, costretti ad
operare all'estero dato che in Su-
dan ha diritto di cittadinanza un
solo partito, l'Unione socialista
sudanese, fondato dallo stesso Ni-
meiri.
Questa così radicata inimicizia
ha un risvolto curioso. Gheddafi è
l'uomo che salvò Nimeiri quando
costui, causa di un tentato colpo
di Stato, nel 1971, rischiò di per-
dere il potere. Il tentativo fu mes-
so in atto da un militare, Hashem
el Hatta, ma a tenere le fila del
complotto c'era, dietro le quinte,
il partito comunista sudanese già
allora operante nella clandestini-
tà. Il colonnello libico, in quella
occasione, ricorse perfino a un
atto di pirateria aerea, costrin-
gendo all'atterraggio forzato a
Tripoli l'apparecchio su cui viag-
giavano due eminenti uomini po-
litici sudanesi designati dai rivol-
tosi a ricoprire le più alte cariche
dello Stato. Il colpo di mano li-
bico mise in difficoltà i «golpisti»
di Kartum, e dello sconcerto pro-
dotto da quella notizia approfit-
tarono alcune unità dell'esercito
rimaste fedeli a Nimeiri, perribal-
tare in poche ore la situazione e
riportare il generale al potere.
A quell'epoca, Gheddafi era fe-
rocemente anticomunista e non
voleva che nel vicino Sudan si im-
ponesse un regime marxista. Ciò
spiega l'aiuto prestato a Nimeiri.
Da costui egli si aspettava pro-
babilmente eterna riconoscenza,
ma in politica la riconoscenza non
è sentimento che gode di larga
diffusione. Stalin, con il pesante
sarcasmo che lo distingueva, ar-
rivò a definirla «malattia dei
cani »... Del resto, dagli avveni-
menti del 1971 molta acqua è pas-
sata sotto i ponti che attraver-
sano il Nilo, così come è cambiata
la direzione dei venti che soffiano
sul deserto libico. E il Sudan di
Nimeiri, da amico dei russi, è di-
ventato una delle bestie nere del-
17 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983

2.8 Page 18

▲back to top
l'Unione sovietica, ed è oggi schie-
rato decisamente su posizioni fi-
loccidentali, lungo la stessa pa-
rabola politica dell'Egitto di Sa-
dat e, ora, di Mubarak. Dal canto
suo, Gheddafi, che si qualificava
come antisovietico, è diventato
assiduo frequentatore del Crem-
lino oltre che un rabbioso avver-
sario degli americani. In breve, le
carte sono state abbondantemen-
te rimescolate.
La persistente minaccia di
Gheddafi è solo una delle nume-
rose spine che tormentano i fian-
chi del Sudan, un paese carico di
problemi. Da tredici anni esso è
legato, nel bene e nel male, alla
persona di Nimeiri, all'uomo, cioè,
che lo governa con metodi che sa-
rebbe impossibile definire demo-
cratici. Sono stati molti, anzi, i
suoi sconfinamenti nel dispoti-
smo, con puntate nel campo delle
più feroci e sanguinose repressio-
ni. Nimeiri ha 52 anni. È nato da
una ricca famiglia di Omdurman.
Ventenne, entrò nella scuola mi-
litare di Kartum e percorse rapi-
damente una brillante carriera.
Erano in molti, nell'ambiente mi-
litare, a ritenere che Nimeiri stes-
se meditando qualcosa di grosso,
Ragazza sudanese.
18 BOUETTINO SALESIANO 1 MARZO 1983
Famiglie povere del Sud.
lo vedevano più interessato alla
politica che agli studi di alta stra-
tegia. Nel 1963, i suoi superiori si
decisero a trarlo in arresto, ma si
resero conto dei rischi di un simile
provvedimento, considerata la sti-
ma che circondava l'ufficiale. Si
preferì dirottarlo verso l'estero,
prima in Germania poi negli Stati
Uniti, dove segui corsi di specia-
lizzazione militare.
Ma i viaggi d'oltremare non di-
stolsero Nimeiri dal suo progetto.
Rientrato in patria, attuò, il 25
maggio 1969, alla testa di 14 «li-
beri ufficiali» e di 400 soldati, un
colpo di Stato, il terzo in Sudan
dal 1° gennaio 1956, anno dell'in-
dipendenza. Il colpo riuscl perfet-
tamente e Nimeiri si insediò alla
presidenza della Repubblica. Era,
a quell'epoca, un grande ammira-
tore di Nasser, il «rais» egiziano,
e simpatizzava anche con Ghed-
da:fi. Il terzetto sembrò orientarsi
verso una federazione fra i tre
Stati. Il più restio era però Nimei-
ri, timoroso di fare la fine del pa-
rente povero, schiacciato fra i pe-
trodollari libici e la potenza mili-
tare egiziana. Inoltre sembrava
propendere per una intesa con i
comunisti, e questo atteggiamen-
to faceva infuriare Gheddafi. L'i-
dillo cli Nimeiri con il PC suda-
nese, il più forte partito marxista
di tutta l'Africa durò poco, tanto
che i comunisti ritennero di dover
cambiare cavallo e favorire il col-
po di Stato di el Ratta. Fallito il
tentativo, Nimeiri scatenò una fu-
riosa caccia al comunista, culmi-
nata in uno spaventoso bagno di
sangue. Al tempo stesso ruppe i
rapporti con l'Unione sovietica,
sloggiando i consiglieri e gli esper-
ti russi presenti in gran numero
nel paese.
Consolidato il proprio potere, il
leader sudanese si accinse final-
mente ad affondare il bisturi nel
bubbone che infettava da anni il

2.9 Page 19

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1
Sudan: la guerra nelle regioni me-
ridionali. Quella guerra è stata
uno fra i più angosciosi drammi
vissuti dall'Africa negli ultimi de-
cenni. Costò la vita a migliaia di
persone. Ha lasciato dietro di
una scia di indicibili sofferenze. Il
mondo la trascurò a lungo, rico-
prendola di una spessa coltre di
indifferenza. Per penetrare alle
radici del conflitto e coglierne le
motivazioni, bisogna aver presen-
te la situazione etnica del Sudan,
di un paese immenso, cinque volte
l'Italia, quasi mezza Europa, che
si sviluppa da nord a sud per mi-
gliaia di chilometri. In esso con-
vivono 600 gruppi tribali, ma la
grande linea di demarcazione et-
nica è quella che divide arabi e
nubiani delle regioni settentrio-
nali, da neri e nilotici del Sud,
musulmani i primi, cristiani o ani-
misti i secondi. Tra i due gruppi,
che banno ben poco da spartire
quanto a caratteristiche razziali,
corre da sempre una profonda av-
versione, che ha origine storiche
lontane. Ancora oggi, le popola-
zioni del Nord si riferiscono spes-
so ai connazionali del Sud usando
il termine spregiativo di « ahid»
- schiavo-. A loro volta, le gen-
ti del Sud, schiettamente africa-
ne, non hanno del tutto seppellito
il bruciante ricordo delle razzie
compiute dagli arabi nelle loro
tene per procurarsi schiavi, e del-
lo sfruttamento di cui furono vit-
time per secoli.
Ad accendere la miccia dello
scontro fu la decisione, adottata
dalle autorità di Kartum negli
anni immediatamente successivi
all'indipendenza, di procedere a
una arabizzazione coatta del Sud
del Sudan. Lo scopo - si disse -
era la realizzazione dell'unità del
paese a tutti i costi, anche se a ciò
si dovevano inevitabilmente sacri-
ficare i valori tradizionali e cul-
turali delle popolazioni del Sud.
Ai neri che invocano il rispetto
dei loro diritti, della loro religio-
ne, della loro lingua, dei loro co-
stumi si rispose trattandoli come
cittadini di seconda categoria,
precludendo loro l'accesso alle
scuole superiori e a quelle militari
e ai gradi dell'esercito, mentre sul
piano economico venne attuato
uno sfruttamento spietato delle
risorse meridionali con il progres-
sivo accrescimento della miseria
di una popolazione già povera.
La repressione si estese ai neri
in generale, ma ad essere presi
particolarmente di mira furono i
neri cristiani, i più fermi nella te-
stimonianza della fede. Nelle
scuole elementari, i maestri mu-
sulmani proibivano ai loro alunni
cli assistere alla Messa, e chi tra-
sgrediva veniva accolto in c1a~ a
colpi di verga. Molti ragazzi, de-
cisi a resistere, venivano frustati a
sangue, ad altri era negato il pas-
saggio alle classi superiori se pri-
ma non si convertivano all'isla-
mismo. Aderendo all'indipenden-
za del Sudan come Stato unitario,
le popolazioni meridionali ave-
vano sperato di ottenere in cam-
bio, con una certa autonomia, una
giusta comprensione dei loro ·pro-
blemi. Viste tradite queste legit-
time aspettative, si misero sulla
strada della rivolta. Si ebbero i
primi episodi di ribellione. La ri-
sposta del governo di Kartum fu
spietata. Nelle province di Equa-
toria, Alto Nilo, Bahr el Ghazel,
le forze di polizia facevano fuoco
sulla gente che manifestava la
propria protesta, interi villaggi
furono rasi· al suolo, schiere sem-
pre più folte di neri furono co-
stretti a cercare scampo oltre con-
fine, nei paesi vicini, dove VÌ$ero
la dura vita dei profug!:ri.
Si formarono nuclei di resisten-
za annata. Contro i guerriglieri, il
governo si vide obbligato a mobi-
litare l'esercito, sopportando pe-
santi costi economici. Le lacera-
zioni attraversarono non solo le
varie etnie, ma gli stessi cristiani
in parte schierati per una soluzio-
ne del conflitto che desse spazio
all'autonomia del Sud, e in parte
orientati in favore di un più dra-
stico obbiettivo: la secessione e la
nascita di uno stato indipendente.
I missionari che da decenni ope-
ravano nel Sud del Sudan paga-
rono duramente le conseguenze
della guerra: quasi tutti, sacerdo-
ti, suore, laici furono espulsi dal
paese sotto l'accusa di diffondere
l'odio per il Nord e di incitare al
separatismo. Per tanti missionari,
che avevano dedicato la vita all'e-
Don Bernardo Tohill nel suo recente viag-
gio.
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983 19

2.10 Page 20

▲back to top
contrano quando si spostano nelle
DON TOHILL: «HO VISTO UNA CHIESA A TERRA»
regioni settentrionali, e special-
mente a Kartum, ne sono la ri-
La presenza salesiana in Sudan è recente anche se in Questo Paese c'è
tanto lavoro per I Figli di Don Bosco.
Il Consigliere Generale per le Missioni don Bernard Tohill è staio in
quella NazJoRè. Richiesto di dare, Qualche impressione su d1 essa non ha
avuto esitazione alcuna: Direi di grande tristezza. Ho visto una chiesa a
prova.
È un clima teso che si inserisce
in una situazione generale di di-
sagio in cui versa il paese, a causa
terra•
In effetti dopo la partenza del Comboniani (quasi trecento tra sacerdoti
e suore) I cattolici sudanesi sono rimasti privi di etero. Senza sacerdoti - si
sa - non c'è popolo di Dio.
Il Sudan nel quadro del Progetto Africa salesiano è affidato all'lspet1orla
anche di una congiuntura eco-
nomica molto deteriorata. La pro-
duzione di cotone, la principale
fonte di valuta estera, è calata, la
Indiana di Bombay che vi ha aperto due case. La prima opera è nella capi-
tate del Sud, Juba: è una casa agli Inizi della sua attività e si pensa che s,
possa sviluppare come centro professionale. Per ,ntanto c'è un bel padi-
glione e .. un ciclost1le Gestetner
penuria di generi alimentari ha
provocato l'aumento dei prezzi
specie dei prodotti di prima ne-
L'altra opera è posta nella Diocesi di Rumbek, a Toni. In quest'uttìma
cessità, è stato talvolta necessario
località lavora il salesiano ,taliano don Ernesto De Gasperl La situazione
d1 estrema povertà - ci ha detto don Tohill - es,ge l'impegno di tutti. tn
Sudan sarei contento se ci fossero anche le Figlie di Maria Ausiliatrice La
zona scelta è quella più povera del sud. Non ho visto una nazione più bi-
ricorrere al razionamento. I con-
seguenti disagi hanno provocato
manifestazioni di piazza, scioperi
sognosa».
e rivolte. Nimeiri ha fatto ricorso
ai metodi duri. Sullo sfondo è pos-
sibile scorgere una costante avan-
zata dei movimenti integralisti
vangelizzazione e all'aiuto mate- rie di arresti di personalità poli- islamici, soprattutto quello dei
riale alle popolazioni meridionali, tiche meridionali. È una misura « Fratelli Musulmani 11, che si è in-
fu un periodo di amarezza e di do- che deve essere messa in relazione filtrato ovunque con il chiaro in-
lore. TI conflitto si protrasse per con il ventilato progetto gover- tento di raggiungere il potere. È
anni, il rischio di un genocidio di- nativo volto a dividere nuova- una situazione che mette in diffi.
venne sempre più consistente. Ma mente la regione meridionale in coltà Nimeiri, il quale è giunto di
i cinquemila guerriglieri « Anya- più province nel quadro di un di- recente a ordinare l'espulsione del
Nya • - così venivano chiamati verso assetto amministrativo del personale dell'ambasciata irania-
- continuarono a tenere in scac- Sudan. Nel Sud si teme che il di- na a Kartum, accusato di attività
co ventimila uomini dell'esercito segno faccia cadere lo statuto di ostile al Sudan, una formula di-
regolare.
autonomia oggi riconosciuto alla plomatica per dire che facevano
Giunto al potere, Nimeiri ere- regione e contro questa eventua- propaganda alle idee integraliste
ditò 'luesto pesante fardello. i;; lità si sono pronunciati i leaders e fanatiche di Komeini. Nimeiri
pressoché unanime il riconosci- suddisti, preoccupati di perdere sta ora giocando la carta dell'al-
mento, che gli viene dato, di esser- uno strumento politico su cui far leanza che lo lega agli Stati Uniti
sene liberato e di averlo tolto dal- leva per ottenere che molte delle e ai paesi arabi moderati, i quali
le spalle sempre più curve del pae- promesse fatte nel 1972 e non an- provvedono a sostenerlo militar-
se. Avviò trattative che si protras- cora mantenute, siano rispettate. mente ed economicamente. Ma
sero segretamente per lungo tem- La situazione si è così di nuovo ciò nonostante, il Sudan resta un
po, ottenne anche l'appoggio della surriscaldata e il malumore ser- focolaio di crisi e continuerà ad
Santa Sede e quello del Consiglio peggia nel Sud, dove la popolazio- esserlo fino a quando non troverà
mondiale delle Chiese. E final- ne ritiene di essere tuttora sacri- il modo di risolvere le troppe con-
mente, nel febbraio 1972, si giunse ficata a vantaggio dei cittadini traddizioni politiche, sociali, eco-
a un accordo, firmato ad Addis del Nord. Del resto, le difficoltà nomiche che oggi lo travagliano.
Abeba, che poneva fine alla guer- che i meridionali ancora oggi in-
ra, al massacro, alle sofferenze di
milioni di uomini. Le regioni me-
ridionali, unificate, ottennero Il Vangelo nella terra degli «Anya-Nya»
l'autogoverno con propri organi
istituzjonali, che avevano sede a
Juba. Nimeiri, in quel difficile La durissima prova cui furono che ha visto al l.a.uoro i primi, mis-
momento, seppe resistere alle sottoposti i cristiani durante l.a sionari cattolici, è ripreso con
pressioni dei gruppi musulmani ùtnga e sanguinosa guerra com- grande impegno. Fu mons. Danie-
più fanatici, che lo accusavano di battuta nel Sud Sudan fra i guer- le Comboni, il fondatore dei Com-
aver tradito l'Islam.
riglieri detti «Anya-Nya» e l'eser- boniani, ad approdare in queste
È stata definitivamente chiusa cilD sudanese, sconfinata in una terre nel 1857 e a stabilire a Kar-
la « questione meridionale» del delle più feroci persecuzioni dei tum il centro da cui si sarebbe ir-
Sudan? Avvenimenti recentissimi t.empi moderni, nfln ha attenuato radiato l'apostolato su-0 e dei suoi
hanno suscitato qualche preoc- I.o sl.ancio di euangelizzazion€. Il confratelli. A mons. Combcmi si
cupazione. Nei primi mesi del conflittn impose una pausa for- deve un al.acre l.auoro di sensibi-
1982, Nimeiri ha ordinato una se- zata, ma poi l'attività nel paese lizzazione degli ambienti cattolici
20 • 1101.1.ETTII/O SAUSIAl/0 I MARZO 11183

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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espul,si, e la cui presenza era resa
indispensabile dalla scarsità del
c/.ero locale. Ancora oggi non
mancano le difficoltà e non sem-
pre /,e cose vanno per il verso giu-
sto. Tuttavia i miglioramenti re•
gistrati, consentirono a Pao'lo VI,
fin dal 1975, di istituire la gerar-
chia /,oca/,e in riconoscimento del-
la piena maturità raggiunta dalla
Chiesa sudanese e della possibi-
lità che essa aveva di operare in
condizioni di autonomia.
Restano, per la Chiesa catto-
lica in Sudan molti prob/.emi, non
solo di ordine ecclesiale, ma an-
che di carattere sociale. Uno dei
più assillanti è quel'lo dei giovani,
che nella loro infanzia non hanno
Il cotone è una delle risorse del Sudan. Particolari del suo raccoJto e delle 8IU11iai di la-
boratorio.
potuto ricevere, a causa del con-
fl,itto, una formazione religiosa.
C'è il problema della povertà, che
europei al prob/.ema dell'evange- dei gruppi religiosi minoritari non è soro nel Sud, ma dilaga in
lizzazione nel Continente. Il suo operanti nel Sudan. Risultato di altre regioni assumendo aspetti
scopo era di ollenere vocazioni e non poco conto se si ha presente il drammatici nelle maggiori città,
mezzi finanziari per sostenere disegno, messo in atto negli anni dove l'inurbamento ha creato fa-
un'opera che egli volle condurre precedenti, di islamizzare forzo- sce periferiche abitate da gente
all'insegna del motto: «salvare samente l'intero paese.
che vive in condizioni miserabili.
l'Africa per mezzo degli africa- La Costituzione del 1973 non Kartum, in particolare. La posi-
ni». La risposta dei cattolici fu elegge l'Islam a religione di Stato zione della capitale si è accresciu-
spesso generosa, e consentì di av- come è invece usuale in molte al- ta a dismisura in pochi anni, a
viare una grande opera di cui an- tre Nazioni islamiche, ma si li- causa di una forte immigrazione
cora oggi si raccolgono i frutti. mita a riconoscere che l'Islam è la dalle campagne, specie da quelle
Superata la !,unga parentesi del religione professate;, dalla mag- che risentono degli effetti disa-
confiitto, che vide sacerdoti e fe- gioranza dei cittadini, per cui /,o strosi della siccità con la conse-
deli dispersi, strutture ecclesiasti- Stato si ritiene in dovere di espri- guente riduzione dei pascoli, e che
che disintegrate, istituzioni socia- merne i va/,ori. Al tempo stesso, vedono l'inesorabile avanzata del
li rese inoperanti, la Chiesa su- tuttavia, dichiara di voler espri- deserto alla velocità di cinquanta
danese ha ripreso, prima /.enta- mere anche i va'lori del cristiane- chilometri l'anno. Per gli immi-
mente e poi con sempre maggior simo che - riconosce - è la re- grati, specie quelli del Sud, le con-
slancio, a ripristinare /,e sue atti- ligione professata da un gran nll- dizioni di vita sono dure a causa
vità sia in campo spirituale e li- mero di sudanesi. Anzi, la Costi- della lingua e delle difficoltà di
turgico, sia nel settore sociale. tuzione garantisce che non saran- trovare lavoro,_ in un ambiente
Nel Sud del paese si ripartì pra- no tol/.erate discriminazioni fra le spesso ostile. E alle popolazioni
ticamente da zero, ricostruendo varie religioni o credenze religio- più povere che la Chiesa cattolica
chiese, ricomponendo /,e file del se, sarà consentito di imporre si sforza, pur nella scarsità di
personale ecclesiastico e laico,
riaprendo seminari, scuole, di·
spensari medici. Ma la Chiesa si
adoperò anche per ricucire /,e la-
restrizioni ai cittadini o alle 'loro
organizzazioni a motivo della
fede religiosa.
Purtroppo, come del resto ac-
personale e nella ristrettezza dei
mezzi finanziari a disposizione,
di rivolgere la propria attività as-
sistenziale, nello sforzo di pro-
cerazioni che avevano profon- cade quasi ovunque, i principi muovere uno sviluppo che parta
damente inciso il tessuto sociale sono una cosa e la realtà è spesso dall'interno del paese. Con le
del paese, in ciò collaborando con un'altra. Cosicché negli anni suc- scuole professionali o di economia
i pubblici poteri. Questi, a /,oro cessivi alla fine del confiitto nel domestica, si tenta di sottrarre i
volta, approvarono nel 1973 una Sud, non pochi ostacoli sbarra- giovani e le ragazze ai rischi gra•
Costituzione che, almeno in linea rono il rientro in Sudan di molti vissimi cui la miseria quotidia-
di principio, soddisfa le esigenze missionari stranieri a suo tempo namente li espone.
G. Nanetti
SUDAN - Superficie: due milioni e mezzo di Kmq. (otto volte l'Italia, ìl più vasto paese dell'Africa).
Popolazione: 17 milioni circa di abitanti. Capitale: Kartum (quasi un milione di abitanti nei tre settori di
Kartum, Omdurman e Kartum Nord). Religioni: prevalente l'islamismo (70 per cento); animisti: 20 per
cento; i cattolici sono circa 750 mila.
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1983

3.2 Page 22

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tra i Nagas
c'è una chiesa
che vive
La singolare storia di un popolo
fiero che ha conosciuto un Cristo
diviso. I Saleslanl vi lavorano In
mezzo da oltre trent'anni.
Realizzazioni e speranze.
Monsignor Abrahru:r. con le sue... pecorelle.
22 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1983
D vescovo
salesiano
mons. Abraham Alangìmattathil
S ituato in un angolo del
nord-est dell'India, il Naga-
land è circondato a nord
dall'Arunachal Pradesh, a sud dal
Manipur, ad est dal Burma e ad
ovest dall'Assam. La sua estensio-
ne copre un'area di 16.527 Kmq
ed è il 16° stato dell'Unione India-
na. Quando nacque - 1'11 dicem-
bre 1963 - aveva tre provincie;
oggi ne ha sette: Kohima, Mo-
kokchung, Mon, Phek, Tuensang,
Wokha e Zunheboto. Il territorio
è, per lo più, collinare e acciden-
tato. Vi fanno spicco il monte Sa-
ramati alto 3.800 metri (nel terri-
torio di Tuensang) e il monte Jap-
fu alto 3.014 metri (nel territorio
di Kohima).
Nel Nagaland vivono quattor-
dici tribù maggiori ed un numero
imprecisato di tribù minori; c'è
quindi una enorme varietà di dia-
letti. Le tribù sono: Angami, Ao,
Chakhesang, Chang, Kheamun-

3.3 Page 23

▲back to top
n vescovo con Giovanni Paolo Il.
gan, Konyak. Lotha, Phom, Poc-
hury, Rengina, Sangtam, Sema,
Yimchunger e Zeliang. Stando al
censimento del 1981 la popolazio-
ne è di oltre sette milioni e mezzo
di abitanti la maggior parte dei
quali (il 70%) vive in campagna, e
l'agricoltura, del resto, è la prin-
cipale occupazione dei Nagas. Le
più importanti città oltre il capo-
luogo Kohima sono Dimapur,
Mokokchung, Yuensang, Wok.ha,
Zunheboto, Mon e Phek.
La gente ha lineamenti mongoli
e le tradizioni mutano da tribù a
tribù. I Nagas non hanno avuto
una scrittura propria così come
comunemente si intende. Una leg-
genda narra che essi la ricevettero
incisa sulla pelle di un animale ma
un cane, trovandola commestibile,
la mangiò.
Attualmente i Nagas usano l'al-
fabeto latino così come è stato
loro insegnato dai missionari Bat-
tisti.
La loro civilizzazione ebbe ini-
zio soltanto nei primi dell'Otto-
cento e con l'espansione b1;tan-
nica. Fìno a quel momento di loro
s1 ignora tutto o quasi. Va rile-
vato tuttavia che la cultura e le
tradizioni Nagas sono molto dif-
ferenti dagli abitanti delle regioni
vicine.
I Nagas banno sempre creduto
nella vita di gruppo. Tutte le de-
cisioni venivano prese da un con-
siglio. Secondo poi la loro gran-
dezza e popolazione i villaggi ve-
nivano divisi in 20 o più famiglie
(Khels). Quando si fondava un
villaggio, i suoi fondatori come
primo gesto sacrificavano un
maiale e poi spargevano l'intero
villaggio di acqua prelevata dal
pozzo di un villaggio prosperoso.
Nella parte centrale del villag-
gio si trovava il Morung. Era una
specie di dormitorio per uomini
scapoli. Le donne non potevano
varcarne la soglia e un bambino di
6-7 anni che vi entrava, rimaneva
fino all'età del matrimonio e dopo
essersi costruito una propria ca-
panna.
Il Morung aveva diverse funzio-
ni: era il posto dove si esponevano
teschi di uomini e animali pTesi in
guerra o a caccia, serviva da de-
Bambini della tribù Konyak.
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983 23

3.4 Page 24

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posito-fortezza per le anni, era
anche il luogo dove si decideva
per la guerra o per la pace. Qui i
giovani venivano istruiti al corag-
gio e facevano proprie le tradizio-
ni tribali. Sotto il tetto del Mo-
rung si aveva il diritto di asilo. Il
Morung, era in altri termini il
centro del villaggio che non man-
Un guerriero konya.k.
cava mai di decorarlo spesso con
autentici capolavori d'arte locale.
Fino all'arrivo degli Inglesi le
guerre tra un villaggio e l'altro fe-
cero parte della vita di tutti i
giorni e culminavano sempre nel
portare come trofei le teste dei ne-
mici. Fino agli Anni S~ta
qualcuno ha sostenuto che ci sono
state di queste battaglie. Non è
da escludere. Si potrebbe dire che
l'intera filosofia della vita Naga si
svolgeva attorno alla caccia alle
teste: un tema fortemente ispira-
tore per musicisti e artisti.
Cosi il tamburo del villaggio
non poteva essere suonato finché
non vi veniva posta sopra una te-
sta. TI guerriero tagliatore di te-
ste, poi portava un vestito specia-
24 • BOLLETTINO SALESIANO , MARZO 1983
le; chi non poteva vantare ciò tro-
vava difficoltà a sposarsi ed era
oggetto di scherno da parte delle
ragazze del posto.
Complessivamente si può dire
che i Nagas rappresentano una
popolazione integra e lavoratrice:
manca tuttavia di umiltà. I Nagas
hanno un forte senso del rispetto
di se s ~ e non si sottomettono
facilmente specie quando si tratta
dei loro sentimenti. Ancor'oggi i
loro legami politici sono condizio-
nati da una stretta considerazione
della lealtà di clan.
Le più antiche descrizioni delle
tradizioni Nagas sono quelle la-
sciate nel 1850 dai missionari Bat-
tisti.
Il solo contatto che i Nagas
avevano con gli abitanti della pia-
nura era quello che avveniva pres-
so il mercato di Sibsagar in As-
sam; fu li che il reverendo Wtl-
liam Clark incontrò i Nagas per la
prima volta. Aiutato da un as-
samese, un certo Godhula, il mis-
sionario riuscì a convertire alcuni
della Tribù di Ao del villaggio di
Dekhahaimung. Successivamente
questi furono espulsi dal loro vil-
laggio e ne fondarono uno a parte
chiamandolo Molung. Fu questo
l'inizio dell'evangelizzazione cri-
stiana dei Nagas.
Il reverendo Clark seria.se un di-
zionario, alcuni catechismi e
tradusse anche il Vangelo di Mat-
teo e Giovanni che cosi divennero
i primi libri in lingua Naga.
Ricordando questo lavoro un
connaz.ionale, Y.H. Sword nel suo
libro: « Battisti in Assam: un se-
colo di servizio missionario (1836-
1936) » scrisse: «L'ostilità dei na-
tivi gradatamente si cambiò in
amicizia, esm impararono ad
amarlo, a riverirlo, . e villaggio
dopo villaggio si arresero a Cri-
sto».
Nel 1885 vi giunse il pastore Ri-
vemburg accompagnato dalla mo-
glie; due anni dopo li troveremo
con il reverendo King a Kohima.
Si può cosi dire che nel 1889 il ter-
ritorio Ao ricevette la prima evan-
gelizzazìone. Nel 1894 la mis.sione
si spostò ad lmpur.
Fu questo l'inizio di un lavoro
mis.sionario svolto soprattutto at-
traverso l'annunzio del vangelo,
l'educazione e il servizio medico-
Oniementi konyak.
sanitario. Si trattò di un progres-
so lento. Gli abitanti infatti non
volevano lasciare le loro antiche
tradizioni tanto più poi che i Bat-
tisti erano molto rigidi giungendo
a provocare nei villaggi grosse
spaccature fra animisti e neo-con-
vertiti. Importante strumento di
evangelizzazione fu l'attività sco-
lastico-educativa.
Il testo iniziale fu la Bibbia, na-
turalmente in inglese. Nel 1898 il
pastore Parrine aprl una scuola
vocazionale e man mano fiorirono
molte iniziative educativo-pasto-
rali. Guardando a tutta l'attività
dei missionari Batti.sti è pos.sibile
vedere una forte organizzazione
che attraverso il Consiglio delle
Chiese Battiste dell'India Nord-

3.5 Page 25

▲back to top
Est è collegata con l'Alleanza
Mondiale Battista che ha il suo
quartiere generale negli Stati
Uniti a Washington.
Il primo prete cattolico al quale
fu permesso lavorare nel Naga-
land fu il salesiano don Umberto
Marocchino. Si era nel 1951.
Don Marocchino poté entrarvi
come cappellano delle Suore Spa-
gnole che intanto avevano aperto
durante la guerra un ospedale a
Kohima. Il Salesiano aprl una
cappella ed una scuola elementare
ed ebbe il suo primo convertito
nel signor Pralie Angami. Succes-
sivamente si convertirono molti
altri fra i quali anche il signor
Jobn Bosco Jasokie ex primo mi-
nistro e attuale leader dell'oppo-
sizione ali'Asremblea degli Stati
del Nagaland.
A don Marocchino si affianca-
rono via via altri salesiani fra i
quali don Paul Bernick e don Jo-
seph Felix.
Intanto tra i Battisti del villag-
gio Lakbuti della tribù Lotha al-
cuni erano andati alla scuola cat-
tolica di Golaghat in Assam. in-
contrandovi don Bollini. Furono
gli sforzi di quest'ultimo assieme
a quelli di altri come monsignor
Oreste Marengo, don Lanea e
don O'Hara che fecero radicru·e la
fede cattolica anche in quella par-
te del Nagaland.
Tuttavia va sottolineata l'azio-
ne di molti studenti Nagas che ve-
nuti nelle scuole cattoliche fini-
rono successiva.mente con il di-
ventare i veri propagatori della
fede cattolica nella loro regione.
Ancor'oggi l'ossatura centrale del-
la fede cattolica in Nagaland è
data da questi exallievi organiz-
zati nell'Azione Cattolica. Un no-
tevole contributo è stato dato da
catechisti laici i quali con sacrifici
non indifferenti girovagavano di
villaggio in villaggio.
Purtroppo i rapporti con i Bat-
tisti non furono facili. A metà del
1967 con un proprio comunicato
ufficiale il Consiglio Battista ac-
cusò i cattolici di aver rotto con
beghe ideologiche un già difficile
equilibrio sociale. Fu detto allora
che un ulteriore aggravamento del
conflitto ideologico avrebbe fatto
pagare al popolo Naga conseguen-
ze molto negative.
I cattolici rifiutarono quelle ac-
cuse ma l'opposizione si incattivì
tanto più che era diventata anche
politica.
L'Army Underground del Naga
- un movimento politico clan-
destino - il 16 agosto 1967 rapì
cinque cattolici del villaggio Zha-
mai nel Chakhesang e altri sette il
29 novembre dello stesso anno.
Fino a quel momento la Chiesa
cattolica aveva fatto progressi ec-
cezionali. Il Nagaland era sotto la
giurisdizione della Diocesi di Di-
brugarh in Assam.
Nel 1973 gli Stati del Nagaland
e del Manipur furono separati da
questa diocesi e formarono la nuo-
va diocesi di Kohima-lmphol. La
prima è la capitale del Nagaland
mentre la seconda quella del Ma-
nipur. Primo vescovo fu nominato
il salesiano indiano monsignor
Abraham Alangimattathil.
Sette anni dopo veniva creata
una seconda diocesi nel Manipur.
La creazione di una seconda dio-
cesi in cosi poco tempo fu anche il
risultato di un intenso ed efficace
lavoro apostolico.
L'anno 1973 nel Nagaland c'e-
rano circa diecimila cattolici rag-
gruppati attorno a sette centri
missionari. I cattolici avevano
una scuola superiore, cinque scuo-
le medie e circa quattordici scuole
elementari. I preti erano appena
quattordici e le suore venticinque.
L'anno 1980 quelle cifre erano
così moltiplicate: 25.000 cattolici,
22 centri missionari, 45 preti, ol-
tre 100 suore appartenenti a 14
congregazioni.
Le scuole superiori sono diven-
tate sette, quelle medie quattor-
dici e quelle elementari 27. Com-
plessivamente queste scuole con
275 insegnanti servono il 15% del-
l'intera popolazione scolastica del
Nagaland. Il clero è sempre più
affiancato da catechisti laici.
Nel 1980 è stato aperto un cen-
tro diocesano per le comunicazio-
ni sociali. La Diocesi dispone di
un orfanotrofio, di una casa per
anziani, di 12 dispensari e di un
ospedale.
Nonostante questo lavoro non è
facile avere conversioni: la divi-
sione fra battisti e cattolici non fa
certo un buon servizio alla causa
di Cristo. L'indice di alfabetizza-
zione è il più basso dell'India.
Per quanto riguarda le vocazio-
ni si nutrono molte speranze e si
lavora con entusiasmo. I princi-
pali artefici dell'evangelizzazione
cattolica del Nagaland restano i
laici catechisti. Sono tutti del po-
sto e vengono preparati in un ap-
posito centro con due anni e più
di studio.
Un abitante della tribù Ao.
La Diocesi di Kohima non ha
una cattedrale e vorrebbe co-
struirla; ma come fare?
In una piccola regione dove si
concentrano decine di tribù con
molti dialetti e lingue e sparse in
un territorio accidentato privo di
collegamenti, l'evangelizzazione è
certamente un problema. Se a ciò
si aggiungono le difficoltà di una
povertà millenaria e di un cristia-
nesimo che si presenta diviso si ha
un'idea del difficile cammino del-
la Chiesa cattolica nel Nagaland.
Il vescovo di Kohima tuttavia da
buon figlio di Don Bosco sa che le
difficoltà si superano e che c'è
sempre qualcuno disposto a dare
una mano. Non è vero Monsi-
gnore?
BOUETTINO SALESIANO 1 MARZO 1983 25

3.6 Page 26

▲back to top
:!ff,
~
pegno missionario che val la è andato avanti. Certamente
pena conoscere.
in alcuni momenti il dibattito
ideologico è stato talmente
* ANTONIO M. ALESSI
La missione salesiana della
Thallandla, ElleDiCi, Leu-
mann, 1983, pp. 213
Segnaliamo con vero pia-
cere questa pubblicazione di
don Antonio Alessi nostro
collaboratore e instancabile
sostenitore delle missioni sa-
lesiane soprattutto di quelle
DELLA TftAl.flNDIA
* spinto da portare lo scouti-
AA.W.
Il mondo del Lupetti, SEI, To-
rino, 1982, pp. 136, L. 12.000
Bambini vestiti da cretini
guidati da cretini vestiti da
bambini•· Chi ha dato que-
sta definizione dello scautì-
smo denota certamente una
notevole dose di superficia-
lità.
smo sull'orlo della bancarot-
ta organizzativa ma alla fine
tutto è stato superato. La
scelta educativa scout divide
i suoi aderenti In lupetti-
scout-rover per la parte ma-
schile almeno. La SEI che da
anni segue con attenzione i
problemi educativi dell'infan-
zia bene ha fatto a pubbli-
a lui particolarmente care o
per averne conosciuto i prin-
cipali protagonisti o per es-
care questo •atlante,. ricco
di immagini, storie, e infor-
mazioni tipiche del mondo
serci stato egli stesso. Don
scout.
Alassi scrive in fretta e con zie sul mondo missionario. In
entusiasmo. I suoi scritti tut- questo volume si narra la
tavia rappresentano una mi- storia dei Salesiani in Thal-
niera di Informazioni e noti- landia. Cinquant'anni di im-
* MARIO MIDALI (a cura di)
Costruire Insieme la Faml-
glla Salesiana, LAS, Roma,
1983, pp. 499, L. 12.500
RASSEGNA RIVISTE SALESIANE
* Dimensioni Nuove, ElleDiCI, 10096 Leumann (TO).
Nel febbraio del 1982 Il Di-
castero della Famiglia Sale-
siana, diretto da don Giovan-
Con le solite rubriche mensili ìl numero di marzo
presenta un significativo articolo sui rapparti Ira la cul-
tura laica e quella cristiana Il dossier del mese analizza
il divismo nella società di massa mentre, fra i centenari
di quest'anno, si privilegia con un articolo quello dell11
morte di Carlo Marx. Scegliendo Poi fra I tanti problemi
sociali I responsabili della rivista presentano un servi-
zio sul lavoro sommerso.
Il metodo educativo scout
ha una efficacia non indiffe-
rente e del resto proprio
mentre tutte le organizzazio-
ni giovanili attraversano un
ni Raineri ha indetto un Sim-
posio sulla Famiglia Salesia-
na per studiarne gli aspetti
storici, teologici ed organiz-
zative e per Intravederne Il
futuro. È nato così questo
volume di cinquecento pa-
gine meno una redatto da
don Mario Midali e che rac-
* Mondo Erre, ElleDICI, 10096 Leumann (TO).
I ragazzi. si sa, sono condizionati dai mass media e
dalla loro pubblicità. Alla pubblicità appunto è dedicato
momento di profonda crisi - coglie gli Interventi che un
per molti gruppi anche mor- nutrito gruppo di esperti ha
tale - lo scoutismo In Italia fatto in quella circostanza.
l'inserto di marzo. Fra gli awenimenti di attualità la ri-
vista presenta in chiave storica l'Anno Santo.
* Note di Pastorale Giovanile, ElleDiCi, 10096 Leu-
mann (TO).
Quale aldilà per una fede cristiana? È possibile pre-
sentare l'aldllà ai giovani In termini comprensibili? A
questi Interrogativi risponde NPG di marzo unitamente
alle consuete rubriche.
* Primavera, Via Laura V/cuna 1. 20092 Cinisello Bal-
samo (Ml).
Fra l temi che il quindicinale delle Figlie d1 Maria
Ausiliatrice presenta, ranno spicco due servizi di attua-
lità rispettivamente sull'energia alternativa e sulla Festa
della donna. Di particolare Interesse sono poi le inter-
viste a Bruno Bozzetto, famoso cartoonist e a Doretta
Graneris una ragazza di 25 condannata da ormai sette
all'ergastolo.
CATECHESI-STUDI ED ESPERIENZE
Il numero contiene un'ampia riflessione sulla pro-
blematica morale; materiali per la catechesi degli han-
dicappati; sussidi van.
IA occasione dell'Udienza di mercoledì 27 gennaio 1983
don Mario Cogliandro ha avuto modo d i presentare a Gio-
vanni Paolo Il il libro qui segnalato.
CATECHESI-FOTOMONTAGGl/25
La conversione continua al progetto di Dio. Parole
e Immagini richiamano Il sacramento della R1concllia-
z1one.
CATECHESI-DIAGROUP HC 20
Vivere è comunicare: una riflessione umana e cri-
stiana sulla comunicazione, da utilizzare soprattutto
con I preadolescenti (in collegamento con il Catechi-
smo dai ragazzi/1 e con Il testo di Religione Progetto
uomo). 24 diapasìtive con libretto-guida.
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
alle Editrici
o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
chiedente):
_o_ con versamento anticipato ;;u c-onto co rente postale
(spedmone a carico dell'Editrice)·
LAS: Ubrer,a Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1
00139 Roma Ccp. 57.49.20 01
'
LDC: Libreria Dottrina Cr,stiana - 10090 Leumann (TO). Ccp
8128
SEI: Soc,etA Editrice lnternaz,onale .:orso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 07
26 BOU.ETTINO SALESIANO I MARZO 11183

3.7 Page 27

▲back to top
. panteJlfrd
\\faJse-
il sologusto di
piacere a Dio
Ecco In sintesi la storia di una suora
che nacque a Milano,
visse a Roma e mori a Torino.
Con umiltà e semplicità cercò di diventare santa.
Ci auguriamo di vederla presto Beata.
Q uella mattina di primavera
del 1907 a Roma - era il
25 aprile - in via della
Lungara furono in molti a pian-
gere: proprio quel giorno infatti
una suora a tutte cara, suor Te-
resa Valsè Pantellini, partì per
Torino nella vana rincorsa di una
impossibile guarigione. Ma chi era
quella suora dagli occhi profondi e
castani su un volto eternamente
pallido che il 12 luglio 1982 sareb-
be stata proclamata Venerabile
da un Papa?
1. Una mamma forte
e un padre generoso
Teresa Valsè Pantellini nacque
il 10 ottobre 1878 a Milano. I suoi
genitori - Giuseppina Viglini e
Giuseppe Valsè-Pantellini -, si
erano conosciuti al Cairo in Egit-
to dove quest'ultimo teneva una
avviata attività alberghiera. Dal
loro matrimonio nacquero tre fi-
gli: Italo, il più grande, Teresa e
Giuseppina la più piccola.
La mamma, donna finissima,
prese subito in mano l'educazione
dei suoi figli improntandola a sani
e severi principi cristiani. « Rite-
neva - scrisse il biografo di suor
Teresa don Ferdinando Maccono
- che il fondamento d'ogni buo-
na educazione dev'essere il dove-
re, il timor di Dio; che ai bambini
si deve dare ciò di cui abbisogna-
no e fin dove si può, ma non con-
tentare tutte le loro vogliette».
Il papà era - come suol dirsi
- un buon papà; più propenso
a□a generosità e al lasciar andare
che a farsi carico di interventi
educativi. E del resto il suo stesso
lavoro lo portava spesso fuori
casa.
E la piccola Teresa?
Una parente pensando a quegli
anni scrisse: « La prima volta che
conobbi Teresina fu a Milano nel
1881. Aveva tre anni. Era d'intel-
ligenza superiore alla sua età: leg-
geva già quasi correttamente, sa-
peva scrivere e fare le addizioni,
cosa meravigliosa a quell'età. A
tavola faceva discorsetti più pro-
pri d'una bambina di sette od otto
anni, ed era l'ammirazione di
quanti l'avvicinavano per la sua
grazia, per la sua attrattiva e il
suo fine criterio. La mamma le fa-
ceva fare grandi passeggiate con
le sue cugine Clelia e Adelina; Te-
resina, talora stanca, dimostrava
di voler essere portata in braccio;
ma appena la mamma le aveva
fatto cenno di no, più non fiatava
e tirava innanzi sgambettando
come meglio poteva: tanto aveva
timore della mamma che l'aveva
abituata fin da piccina piccina a
non fare capricci e ad essere ob-
bediente. Quando la mamma la
sgridava per qualche capriccetto,
correva dalla nonna, che era tutto
il suo appoggio.
La nonna era per Tere.sina una
seconda mamma. Le voleva un
bene dell'anima, n'aveva tutte le
cure come fosse una sua figliuoli-
na; l'accontentava in quello che
chiedeva, la confortava quando
era stata sgridata e nascondeva
anche i piccoli difetti per evitarle
i castighi. Si capisce quindi come
Teresina, pur volendo un gran
bene alla mamma, stesse più vo-
lentieri con la nonna.
Giocava sempre col fratellino
giuochi adatti alla loro età, e ri-
cordo che erano sempre sorveglia-
ti dalla nonna. Alle volte si bistic-
ciavano fra di loro, e Teresina, ché
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1963 27

3.8 Page 28

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Il padre e la madre di Suor Teresa.
così la chiamavano in casa, finché
andò Suora, voleva sempre aver
ragione e faceva gridare la nonna;
ma alle severe intimazioni della
madre reprimeva l'ardente natu-
ra, e domandava scusa dicendo:
"Scusami, cara mammina, ti pro-
metto di non fare più". Poi la ba-
ciava, e la madre le concedeva
il perdono, ma con parole molto
serie.
Al carattere risoluto e risentito
per natura univa una aurea sem-
plicità di modi e una pietà, direi,
naturale e già profonda. Si diver-
tiva molto con le sue bambole e
conservava con loro, come con
amiche d'infanzia; ma appena era
chiamata per qualche esercizio di
pietà, lasciava tutto e correva sol-
lecita; e, per quanto le preghiere
fossero lunghe, non dimostrò mai
quella stanchezza che facilmente
si rivela nei fanciulli».
Nel 1882 la famiglia Valsè-Pan-
tellini lasciò definitivamente il
Cairo e si stabili, almeno per qual-
che tempo, a Milano.
Intanto sorse il problema di far
studiare il primogenito Italo. Si
pensò all'Istituto scolopio di Fie-
sole nei pressi di Firenze mentre
Teresina ricevette lezioni a casa.
Nei suoi confronti anche quando
sarà divenuta adolescente, la
28 • BOU.EmNO SALESIANO I MARZO 1983
mamma userà sempre una certa
severità. Ci teneva veramente che
quella ragazza crescesse bene!
« Teresina - dichiarerà più tar-
di il fratello - era diligente e pru-
dente, umile e paziente, rispetto-
sissima ed amantissima dei suoi e
di grande pietà».
La fanciulla crebbe così al cen-
tro dell'attenzione di tutti; im-
parò la musica, le lingue e le buo-
ne maniere cosl proprio come si
conveniva ad una futura dama di
quel nuovo secolo, il novecento,
ormai alle porte.
Verso la fine dell'estate del
1890 il padre fu colto da un infar-
to che finì con l'immobilizzarlo.
Fu allora che la mamma si decise
a mandare Teresa in un Collegio.
Fu scelto il Conservatorio fioren-
tino della SS. Annunziata dove
Teresa fece ingresso il 20 ottobre
dello stesso anno e dove, appena
sei giorni dopo, fu raggiunta dalla
notizia che il padre era morto.
« Dopo tale disgrazia - osservò
il suo biografo - divenne anche
più seria, più riflessiva, più giu-
diziosa; e le compagne che già
avevano imparato a conoscerla ed
amarla concepirono per lei una
specie di venerazione, non solo
quella che viene dalla sventura,
ma quella che inspira la rassegna-
zione calma e tenera, il tratto dol-
ce, ma fermo e risoluto nel bene».
Non bisogna tuttavia credere
che quella dolcezza in Teresa fos-
se un dono naturale: piccoli con-
trasti e ingiustizie la facevano
scattare e reagire e dovette im-
pegnarsi non poco per riuscire a
dare di se stessa l'immagine che
ora conosciamo.
Intanto la signora Valsè, su cui,
dopo la morte del marito gravava
l'amministrazione di tanti impor-
tanti affari, si stabili in Firenze e
mise in collegio anche l'altra figlia
Giuseppina. Questa non aveva an-
cora sei anni compiuti, e Teresina
prese a farle da mamma, indiriz-
zandola con la parola e con l'e-
sempio.
« Teresa - dirà più tardi inter-
rogata la Madre Oneto, già inse-
gnante al Sacro Cuore - era una
carissima figliuola, che approfit-
tava grandemente dell'educazione
che le si impartiva. Aveva un ca-
rattere molto dolce, ma si vedeva
chiaro che la sua dolcezza era
frutto della violenza che si faceva.
Era gentilissima nei modi e nelle
parole, e perciò era molto amata
da tutte le compagne; e non dico
quanto dalle Superiore! Aveva
molto ingegno e riusciva splendi-
damente negli studi, ancorché
avesse quasi sempre mal di capo.
Era pure abile nella musica e nel
ricamo, ma molto umile e non
s'invaniva di nulla. Si trovava in
ottima relazione con tutte le sue
compagne, e, se nasceva fra loro
qualche alterco o dissapore, con le
sue maniere dolci e persuasive la
calmava e la riduceva al dovere.
Per me poi, e per tutte le superio-
re senza distinzione, aveva grande
riconoscenza, rispetto figliale ed
era a noi affezionatissima. Teneva
però sempre un contegno nobile e
riservato, e si mostrò poi con me
molto più espansiva da religiosa.
Era sempre molto pallida; ma nel
suo volto, nel suo contegno, nel
suo tratto vi era qualche cosa di
angelico, di puro che rallegrava ed
edificava. Insomma era un vero
angioletto, una di quelle fanciul-
line che sono un vero conforto per
le maestre e superiore e che non
s'incontrano tanto sovente nella
vita».
Nel 1897 Italo finì gli studi
presso gli Scolopi e per meglio far-

3.9 Page 29

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gli frequentare l'Università di
Roma, la signora Valsè decise il
definitivo trasferimento della fa-
miglia nella Capitale. Per Teresa
e Giuseppina non ci furono parti-
colari problemi di adattamento
dal momento che le Dame del Sa-
cro Cuore avevano un istituto a
Trinità dei Monti.
La famiglia andò ad abitare
prima in via Gaeta e poi in Corso
Vittorio. Nei giorni estivi poi si
trasferiva a Poggio Reale, in una
villa acquistata sin dal 1891 a cin-
que minuti da Rufina.
Come viveva Teresa?
« La Teresina - ricorderà più
avanti un operaio della fattoria
e.erto Migliorini Angelo - aveva
un sedici anni e con noi si mostra-
va affabilissima. La sera io stavo
su tardi per pulire le cose di cu-
cina e metterle a posto, ed essa
compariva là all'improvviso, sen-
za far alcun rumore, e mi diceva:
"Fammi il favore, Angelo, di chia-
marmi domani mattina alle quat-
tro". Io le dicevo di si ed essa spa-
riva come una visione. La mattina
seguente, alle quattro in punto,
andavo a bussare leggermente alla
sua porta, ma Teresina era già
sveglia. In un attimo discendeva
in cucina e mi diceva: "Per favore,
aprimi", e volava alla chiesa par-
rocchiale. Qualche volta il tempo
era cattivo ed io le dicevo: "Non
sente come piove?" Ed essa: "E
nulla, è nulla", prendeva il suo
ombrello e via. Qualche altra vol-
ta le dicevo: "Aspetti, che la fac-
cio passare per il sotterraneo eri-
sparmierà un bel tratto di via e di
pioggia". (Perché la villa ha un
sotterraneo che mette in paese).
Ed essa: "Ma che? ma che? Posso
benissimo passare per la solita
via". Avveniva talvolta che il ven-
to di tramontana soffiasse forte e
freddo, ed io le dicevo: "Questa
mattina non si può passare sulla
cresta del prato; il vento è troppo
forte e conviene che passi per il
sotterraneo". Ed essa: "Che? che?
credi che io abbia paura del ven-
to?". E ravvolta nel suo scialle vo-
lava giù per la strada del prato e
andava in chiesa.
Ritornata dalla chiesa, ripas-
sava dalla cucina, ma non pren-
deva né caffè, né latte, né brodo,
nulla, e saliva senza rumore alla
sua camera, e là terminava le sue
preghiere, e non si faceva mai ac-
corgere da nessuno che era stata
alla santa Mes&l, perché temeva
fortemente che la mamma la rim-
proveras.5e e anche glielo proibis-
se. Tutta la giornata poi, la pas-
sava in casa lavorando; al più an-
dava nel bosco a leggere e saliva
fino alla cima. Si occupava anche
delle bambine dell'Avvocato
Rosa, insegnava tante belle cose e
dava loro tanti buoni consigli».
2. Un amore
a prima vista
A diciotto-vent'anni, - specie
nel secolo scorso - una ragazza
doveva pensare al suo futuro.
In Teresa c'era un insopprimi-
bile bisogno d'amare il Cristo e di
farlo conoscere, un desiderio im-
mediato di darsi ad opere di cari-
tà. Non le mancarono le proposte
di matrimonio ma le sembrava
tuttavia di non poter essere felice
senza una donazione totale a Dio
in un qualche Istituto religioso.
Come fare? Le vie del Signore,
si sa, sono infinite.
Al cugino avvocato Rosa, in
cerca di un istituto per la propria
figlia, era stato indicato un non
meglio precisato istituto nei pres-
si del Castro Pretorio. Per quante
ricerche fecero non riusci loro di
trovare quell'Istituto. Un giorno
attraversando via Marghera vi-
dero delle suore entrare in una
casa; le seguirono e si trovarono
presso le Figlie di Maria Ausilia-
trice.
« Era uno sbaglio per i miei -
dichiarò più tardi la stessa Vene-
rabile - ma una vera provviden-
za per me, perché 11 mi voleva il
Signore. Appena vidi le Suore di
Don Bosco, sentii tale una com-
mozione e consolazione ·interna
che dissi fra me: ecco la mia vo-
cazione, ecco l'Istituto che cerca-
vo. Entrerò qui: io sento che è
questo l'Istituto a cui mi chiama
il Signore. Da quel momento la
mia risoluzione divenne irrevo-
cabile. La mia cuginetta Giusep-
pina fin da quel giorno fu affidata
alle Figlie di Maria Ausiliatrice ed
io ogni mattina l'accompagnavo
alla scuola. Parlando con le ot-
time religiose e sentendo e veden-
do quanto facevano, specialmente
per le fanciulle del popolo, sentiva
che la mia vocazione si faceva
sempre più forte e insistente. Al-
lora ne parlai col mio confessore».
Da quel momento l'ascesa spi-
rituale di Teresa non ebbe soste:
diventerà suora di Don Bosco no-
nostante i tentativi per dissuader-
la fatti dai suoi stessi direttori
spirituali, don Federico Bedeschi
prima e monsignor Radini Tede-
schi dopo.
Il 24 novembre 1899 morl la
mamma e per Teresa fu un grande
dolore. Quella donna cosi severa e
compita insegnandole a vivere l'a-
veva amata sul serio.
Una sua cugina parlando della
vita di Teresa dopo la morte della
mamma, disse: « ...Quell'anno io
feci vita ancor più intima con lei,
come fossimo due sorelle, ed ebbi
agio di contemplare meglio la sua
bontà ed ammirarne la virtù.
Casa e chiesa erano i soli posti da
essa frequentati: ci inscrivemmo
al Comitato Parrocchiale Fem-
minile di Sant'Andrea delle Frat-
te ed essa ne seguiva con zelo af-
fettuoso la vita e prendeva parte
alle spese. Quanti avevano motivo
di avvicinarla, tutti rimanevano
colpiti dalla bontà che traspariva
dal suo volto, dalla semplicità de'
suoi discorsi e de' suoi modi».
Il 2 febbraio 1901 Teresa entrò
La piccola Teresina.
BOUETTINO SALESIANO 1 MARZO 1983 29

3.10 Page 30

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-"
LETTERA AL FRATELLO ITALO
Padova, 15 novembre 1900
Carissimo fratello.
quante volte ho avuto in mente di parlarti di quanto
ora sto per dirti! Prima di lasciare Roma volevo avvisarte-
ne, volevo scrivertelo appena arrivata qui; pensavo parlar-
tene quanto sei venuto a Sospirolo; ma la parola si spense
sul labbro, la penna si arrestò... Ma adesso è ormai tempo
ed io non posso più ritardare; mancherei ad un dovere.
Volevo farlo prima, ma i tuoi esami mi hanno consigliato di
attendere un poco; non volevo tentarti, mentre avevi bi-
sogno della tranquillità della mente per attendere con se-
rietà a' tuoi studi. Se prima fu debolezza il tacere, ora fu
a~etto, e ~fletto ~remuroso e sincero, che a mio discapito
m1 suggen d1 pazientare ancora un poco. Ma sarai stanco
di questi preamboli, vorrai ormai sapere la realtà, se pur
già non l'hai indovinata. Tu sai e l'hai capito da un pezzo,
che il mio desiderio, e più ancora la volontà di Dio, che ml
chiama, mi avevano determinata fin da molti anni fa a
consacrarmi al Signore nella vita Religiosa.
'
Fi_n_dalla_Prima Comunione, fatta al Poggio Imperiale,
prom1s1 a Dio solennemente di non unirmi mal in matrl-
m_onio con alcun uomo per essere tutta sua, e grazie al
Cielo, non sono venuta mai meno a quella promessa: da
questo venne poi la chiamata del Signore alla vita religio-
sa! Non sono cose che si fanno da un momento all'altro· vi
è bisogno di riflessione; però varie circostanze mi co~si-
gliarono di attendere; ma ogni cosa ha il suo limite. ed lo
avevo fissato di entrare l'anno scorso, 15 novembre, dalle
Suore Salesiane di Don Bosco. Le indisposizioni della po-
vera mamma alla Rufina, m'impedirono di parlare; ed lo
l'avevo rimesso al 24 maggio, quando l'improvvisa e de-
solata sua mancanza ruppe i miei disegni; però solo mo-
mentaneamente. Non è il caso di farti qui la descrizione
delle indecisioni, delle lotte, delle lunghe riflessioni, ed in-
fine della obbedienza alla volontà del Signore: sarebbe
ostentazione e non è del mio carattere di mettere a giorno
e di pubblicare a destra e a sinistra quel che si passa den-
tro di me. Una cosa sola ti dico, che ho deciso irrevocabil-
mente di entrare Il più presto possibile Il dalla Suore di
Don Bosco, dove so indubbiamente che lddio mi vuole! È
un dovere impostomi dalla volontà del Signore che è solo
padrone di disporre di me, come più gli piace, e lo compi-
rò a qualunque costo! Tu potrai mettermi davanti qualun-
que o~biezione, qualunque difficoltà; ma io ti avviso, che
non m1 saranno nuove, perché io le ho tutte misurate e
ponderate nella calma più reale della mente, nell'assoluta
e perfetta indifferenza della volontà, solo per vedere eco-
noscere quale fosse il volere d'lddio e non per contentare
me stessa. E la conclusione è stata la irrevocabile decisio-
ne che ho presa.
Tu mi dirai che è cosa strana e segno d'indifferenza e
d'egoismo l'allontanarmi dalla famiglia ora che essa è
quasi distrutta: ma io dico: per te è un pensiero di meno
l'avere una sorella già collocata a posto. Per la Pinetta e
qui si concentrano tutte le difficoltà, per tre o quattro a~ni
resterà in collegio: per le vacanze c'è la Norina, ci sei tu,
c'è Italo e debbo dirti che la Pinetta rispetta ed obbedisce
molto più la Norina di quello che non obbedisca e rispetti
me, essendo io stata sempre troppo condiscente e debole
verso di lei. Quando, Ira tre o quattro anni, uscirà di col-
legio, Norina la sorveglierà, starà con lei, l'accompagnerà
fuori, e, all'occasione, ricorrerà a te, a Italo, per correg-
gerla, se pur vi sarà bisogno. Se allora, in quell'epoca, tu
fossi sposato, potresti anche tenerla con te; se non lo fos-
si, resterà con voi, fìno a che non si metta a posto anche
lei. ..
Caro ltalino, forse con queste parole ti avrò fatto dispia-
cere e te ne chiedo scusa: ti chiedo scusa non perché
pensi di avere fatto male, ma perché Il Signore sa se vorrei
risparmiartì ogni pena ed ogni inquietudine, e che solo il
dovere mi impone di parlare e di agire In questo modo. Il
Signore che mi vuole al suo servizio domandandomi di ri-
nunziare a tutto e a tutti per Lui, saprà essere la vostra
consolazione e la vostra letizia. lo non posso e non so far
niente per voi: mentre Egli è il padrone del mondo, degli
uomini e degli avvenimenti e vi ricompenserà largamente
in proporzione della corrispondenza vostra ai suoi voleri.
lo lo prego incessantemente per te, per la Pinetta, per No-
rina, Italo e tutti: e prevedo già di quante consolazioni, di
quanta tranquillità, di quante gioie vi sarà largo sul corso
della vostra vita! Chi sa che non sia ne' suoi disegni prov-
videnziali che il mio sacrificio possa esservi utile e fruttuo-
so in tutti i sensi! Vuol tu credere, e posso io pretendere
che l'opera mia in casa possa essere più utile di quello
che può fare per voi il Signore, pregato ogni giorno, ogni
momento, non solo col fervore dell' animo, collo slancio
del cuore, ma coll'azione continua, col sacrificio? lo ti
prometto che per te, per la Pinetta, pei cari miei offrirò
ogni atto di virtù, ogni opera. ogni fatica, tutto Insomma,
pel vostro vero bene e qua e in cielo.
Ti avverto che di questa mia decisione è stata avvisata
anche Pinetta. State tranquilli e di buon animo; il Signore
vi renderà lieti, vi farà felici , buoni e virtuosi. Ti lascio,
quantunque sia prossimo il mio ritorno, aspetto e desidero
una tua risposta e t'invio tanti baci che ti mostrino il mio
affetto. Tua
affezionatissima Teresa
nella casa ispettoriale delle FMA
di Roma proprio in quella stessa
via Marghera che per lei era cosi
diventata la via del Signore.
Fu accolta con simpatia e con
un pizzico, almeno in alcune, di
soggezione: quella ragazza colta e
nobile ispirava almeno attenzioni
speciali. Fu ella stessa a chiedere
che la trattassero in tutto come le
altre.
È di quel tempo un episodio che
rivela con la semplicità anche la
capacità di Teresina.
Le suore avevano preparato
uno spettacolo per il quale erano
stati fatti anche moltì inviti. Al-
l'ultimo momento la protagonista
principale venne meno. Che fare?
Qualcuno pensò a Teresa che pur
di togliere le suore dall'impiccio,
accettò. Fu un succes.so.
Da via Marghera, la giovane
postulante FMA fu inviata al
Gianicolo in una casa che le suore
avevano aperto il 24 maggio 1899.
Si trattava di una abitazione pic-
cola, scomoda e povera tanto che
le buone novizie e postulanti
alle quali era stata destinata -
non avevano certo molto da invi-
diare alla stessa povertà della Fa-
miglia di Nazareth.
Teresa vi si adattò perfetta-
mente tanto da poter scrivere alla
cugina il 18 dicembre 1901 cosi:
« ...Tu non dimenticarmi nelle tue
orazioni; ne ho tanto bisogno an-
ch'io per corrispondere alle gra-
zie del Signore e poter diventare
una fervente religiosa. Del resto
non saprei ridirti tutta la mia
felicità».
Intanto il 29 settembre dello
stesso anno si era svolta la ceri-
30 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MAFIZO 1983

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L'Istituto FMA di Roma, Via Marghera.
monia della vestizione religiosa.
Il noviziato è un periodo nel
quale i candidati professi alla vita
religiosa imparano a conoscere le
regole e lo spirito dell'Istituto.
Nei noviziati salesiani si è soliti
lasciare un certo spazio ad attivi-
tà apostoliche. Anche il noviziato
delle FMA quindi, pur in mezzo a
tante ristrettezze, aveva aperto
un oratorio frequentato da ra-
gazze.
Suor Teresa si distinse subito
per come sapeva stare in mezzo a
quelle fanciulle che, attirate dai
suoi modi, la circondavano e
ascoltavano con affetto. Di fronte
alla povertà di quella casa, suor
Teresa, forse anche incoraggiata
da qualche suora si diede da fare
per raccogliere aiuti presso le sue
antiche conoscenze. Lo fece volen-
tieri ma al tempo stesso a fatica:
a quella fiera e dignitosa ragazza
chiedere l'elemosina - in fondo si
trattava di questo - costò ve-
ramente. Il noviziato di suor Te-
resa fu veramente eccezionale.
Ecco quando ebbe ad attestare
suor Tullia De Berardinis: « Il
primo anno osservai che sovente
sosteneva il proprio giudizio; ma
poi, siccome la sua vita fu un con-
tinuo studio su se stessa per poter
correggere i suoi difetti, cosi con
l'andar del tempo seppe emendar-
si in modo che si sarebbe detto
non aver essa una volontà pro-
pria, tanto era sottomessa agli al-
tri. Ma quanta violenza dovette
costarle tale vittoria! »
3. A Trastevere
L'estate del 1903 fu ricca di no-
vità per tutte. In giugno infatti
novizie e postulanti FMA pote-
rono trasferirni in un nuovo più
ampio locale situato in via della
Lungara, a Trastevere.
Non erano locali eccezionali,
tutt'altro. Tuttavia il fatto di po-
ter disporre di qualche cortile e
stanza in più fu sufficiente a ren-
dere felici le suore. E poi c'erano
le ragazze dell'oratorio e tanta
gente che davano a quella casa gli
stessi colori del quartiere nel qua-
le si trovava. Alle FMA piacque
subito.
La salute della sempre gracile
suor Teresa intanto peggiorava:
la tisi proseguiva la sua strada.
Le superiori pensarono bene di
spedirla in Piemonte e li, a Nizza
Monferrato, Teresa Valsè Pantel-
lini, il 3 agosto avrebbe fatto la
sua professione di Figlia di Maria
Ausiliatrice.
Per l'occasione fece proprio un
pensiero di Maddalena Sofia Ba-
rat: « Dare a Dio solo tutta la glo-
ria, al prossimo la gioia e serbare
per la pena e il sacrificio».
U ritorno a Roma di suor Te-
resa fu salutato con tanta gioia:
quelle ragazze trasteverine cosi
spontanee e a volte persino rozze
avevano intuito con chi avevano
da fare e perciò le volevano tutto
il bene del mondo... a parte qual-
che marachella come questa.
Era stata preparata una acca-
demia e si stava svolgendo alla
presenza del Cardinale Vicario di
Roma Monsignor Respighi e di
molti benefattori. Quand'ecco nel-
la vicina strada fu udita la fan-
fara dei bersaglieri. Le ragazze
non ebbero un attimo di esitazio-
ne: abbandonarono il palco e an-
darono a godersi lo spettacolo dei
fanti piumati in corsa al suono
delle trombe. L'accademia riprese
successivamente...
La sua maestra e superiora suor
Maria Genta scrisse: «Teresa era
assistente delle più alte ma s'in-
teressava di tutte. Era la consi-
gliera non solo delle novizie, ma
anche delle fanciulle, e, se aveva
una preferenza, era certo, per le
più povere, le più bisognose, le più
birichine. La domenica era sem-
pre la prima ad avviarsi alla par-
rocchia di Santa Dorotea per fare
il catechismo. In principio aveva
le classe delle più alte, e come sa-
peva tenerle disciplinate, silenzio-
se e attente! Poi fu messa assi-
stente generale, e la sua classe fu
affidata a Suor Tullia che venne
in Congregazione già maestra.
Suor Teresa aveva il vero spirito
del nostro Venerabile Fondatore e
Padre e praticava alla perfezione
il metodo preventivo. Era anche
bibliotecaria dell'Oratorio e molto
industriosa nell'ani.cchire la bi-
blioteca di libri buoni, molto at-
tenta nell'esaminarli e molto giu-
diziosa nel distribuirli. Era poi
l'anima dell'Associazione delle Fi-
glie di Maria e quanto bene fece
alle pie giovinette! ».
L'Oratorio di via della Lungara
vedeva dunque crescere le sue at-
tività. Suor Teresa ne era la pri-
ma animatrice.
« Che cosa non fece - attestò
ancora suor Genta - per aiutar-
mi ad avviare la stireria, la lavan-
deria e la scuola di cucito per le
giovani operaie di Trastevere!
Quale pazienza e quanta carità
non dovette esercitare! Essa però
si sentiva felice di trovarsi in
mezzo a quelle povere figlie del
popolo!».
31 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1983

4.2 Page 32

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Con le sue consorelle suor Te-
resa fu sempre squisita e gentile.
Ecco un episodio di poco conto se
si vuole ma significativo.
«Novizia da poco tempo - rac-
contò una religiosa - perdetti il
padre. Nessuno può comprendere
il dolore che provai alla terribile
notizia. Mi appartai dalla Co-
munità e ottenni di non discen-
dere in refettorio per il pranzo,
perché avevo bisogno di stare sola
e di piangere e di pregare. Suor
Teresa era a letto indisposta; ma
nel pomeriggio, appena ebbe il
permesso di alzarsi, venne a cer-
carmi e andò in cucina e fece ri-
scaldare il cibo e me lo portò in
refettorio. Come avevo resistito
alle insistenze d'altre, così non vo-
levo saperne di prenderlo. Ma
Suor Teresa si sedette accanto a
me e mi disse tante belle parole
affettuose e salutari che io rimasi
molto sollevata, e ricordo sempre
con un senso di benessere tanta
delicata bontà».
L'umiltà accompagnata da una
costante mortificazione fu la virtù
che meglio splendette, fra le altre,
in suor Teresa.
Ragazza dall'educazione raffi-
nata - sapeva ben scrivere e poe-
tare, suonare e recitare, parlava
più lingue... - non ebbe mai mo-
menti di ostentazione. La stessa
vita comunitaria poi con suore
provenienti da ambienti socio-cul-
turali più disparati non le rispar-
miò di per se stessa umiliazioni
che la Venerabile sopportò sem-
pre con dignità e compostezza an-
che se qualche volta non riuscì a
nascondere quel certo rossore in
viso che la coglieva ogni qualvolta
doveva fare sforzi per dominare se
stessa.
A suor Genta che durante l'ul-
tilna malattia le chiese di cono-
scere il programma della sua vita
spirituale, dopo molte insistenze
suor Teresa Valsè-Pantellini ri-
spose: « Io mi sono sempre pro-
posto di p~e inosservata».
Chi le visse a fianco non poté
smentirla.
Di lei ancora suor Genta disse:
«Era esatta nell'osservanza delle
più piccole cose, un vero modello
da imitare. Era singolare senza
mai fare la singolare. Aveva una
pietà ben intesa, semplice, sen-
z'affettazione e senza ostentazio-
ne: serena sempre e semplice
come una colomba».
4. Verso lo splendore
della fine
Leggendo la vita di suor Valsè-
Pantellini si nota una crescita spi-
rituale proporzionata al suo de-
perimento fisico. Sicché al .ter-
mine dei suoi giorni questa esile
figura di donna, emaciata e di-
strutta dalla tisi appare in tutta
la sua possanza spirituale.
Suor Valsè non godette mai di
buona salute e ciò non la rallegrò
di certo. Amò infatti la vita.
La Superiora un giorno le chie-
se se fosse rassegnata alla volontà
di Dio. E Suor Teresa sorridendo
e con amabile semplicità rispose:
« Ecco: veramente al principio
della malattia, mi rincresceva un
po' di dovere stare a lungo am-
malata; ma poi il Signore m'aiutò
e sono preparata a tre cose: 1° a
morire; a stare molto tempo
ammalata; a guarire. Una delle
tre la indovinerò!».
E sorrideva angelicamente.
Nella primavera del 1907 eccola
dunque a Torino, questa suora,
per finire i suoi giorni. Chissà -
si sperò a Roma - che il mese di
maggio non porti qualche grazia.
Suor Teresa, alla proposta
d'andare a Torino non dimostrò
né piacere né scontento: disse so-
lamente che era pronta al volere
delle Superiore. « Al momento poi
- scriveva una suora - di di-
sporsi a lasciar Roma, e la casa
benedetta che era stata la culla
della sua infanzia religiosa, e che
racchiudeva i suoi più ineffabili
ricordi, provò una pena vivissima,
benché cercasse di nasconderla
sotto la bella frase: "Il Signore lo
vuole, lo voglio anch'io". E nel
partire disse: "Vado a morire a
Torino; di là compirò il mio viag-
gio per l'eternità, di là me ne an-
drò al Paradiso"».
La grazia non venne ma la mor-
te di questa suora ebbe dello
straordinario.
A Torino suor Teresa fu siste-
mata in infermeria. Vicino a lei
una consorella, certa suor Lenci,
da dieci anni giaceva ammalata e
non si stancava di sommare una
novena dietro l'altra per chiedere
la grazia della guarigione.
La vigilia della proclamazione
della venerabilità di Don Bosco, il
23 luglio 1907, successe questo
fatto raccontato dalla stessa suor
Teresa a suor Genta: «Questa
notte è passato da qui Don Bosco.
Me lo sono visto vicino sorridente
e paterno come è nelle sue imma-
gini; ma più giovane e più bello.
Lo riconobbi subito, e, credendo
che si fosse sbagliato, gli ho detto:
Non sono io che voglio guarire,
Don Bosco; è suor Lenci, che è
nella camera di là. E Don Bosco
mi ha lasciata sorridendo e se n'è
andato da suor Lenci; e io sono ri-
masta tanto contenta, perché così
mi resta la speranza d'andarmene
presto in paradiso».
Suor Lenci vide anch'essa Don
Bosco entrare in camera sua dalla
camera di suor Teresa, e nello
stesso giorno si trovò portento-
samente guarita: domandò le sue
vesti e andò a Maria Ausiliatrice
a ringraziare Dio e la Madonna
della grazia ricevuta; e oggigiorno
(1919) continua a lavorare nelle
case salesiane. Le Superiore e le
suore, mentre si rallegravano del-
la guarigione di suor Lenci, dice-
vano a suor Teresa: « Ma perché
non domandare anche tu di gua-
rire?». Ed essa sorridendo: «Gua-
rirò in Paradiso».
Si giunse intanto al mese di set-
tembre.
Suor Teresa si avviava vera-
mente alla fine. Il due è gravis-
sima ma si sperava ancora. Lei
non si fece illusioni di sorta. A
mezzanotte, ella stessa segna la
sveglia alle sette. Perché sulle set-
te? le chiese la suora assistente.
Va bene cosi fu la risposta.
Nelle prime ore del giorno tre
incominciò ad aggravarsi. « Come
è brutta la morte!» sussurrò. Fu
come l'umanissima preghiera del
Cristo: « Padre se è possibile al-
lontana da me questo calice». Poi
il suo sguardo prima di spegnersi
nella serenità dei giusti si illumi-
nò pronunziando la parola: « Pa-
radiso».
Erano proprio le sette del 3 set-
tembre 1907. In una ingiallita im-
maginetta raffigurante un Cristo
in agonia aveva scritto: « In alto /
ove non fremono / del mondo le
tempeste! / Ove la prece è canti-
co, / Ove la vita è amor!
Giuseppe Costa
32 BOLLETTINO SAI.ES/ANO 1 MARZO 19113

4.3 Page 33

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come un patriarca, depositario e ca-
nale di una benedizione.
SABATINO Sec. LEONARDO Salnla•
no t Palermo a 58 anni
Sarisse nel suo diario: Per la sin-
cerità affettuos;1 di un confratello ml è
stata rivelata tutta la verità sul mio s1a•
to.. Ogni llluslone di guarigione uma-
na non si può considerare che svanita
ed è per questo che rinnovo al Signore
per le mani di Marls e di San Giovanni
Bosco la mia disponibilità totale alla
volontà di Dio. Anche se dovessi so-
ESPOSITO Sac. FRANCESCO Sale1la- pravvivere a questa esperienza, me-
no t Brindisi a 87 anni
nomato fisicamente o psichicamente,
Don Francesco, nato a Cosenza, ha accetto ancora e sempre la volontà di
conosciuto I Salesiani attraverso Il Bol- Dio... Non mi resta che chiedere ogni
lettino e i primi salesiani venuti ad Ini- giorno una santa morte•. E sanla tu la
ziare nel Merrd1one l'Opera d1 Don Bo• sua morte, edificando confralelli. par•
sco. Subilo conquistato dallo spirito rocch,ani, amici. Non è retorica affer-
giovanile di quei pionieri, ne fu affasci- mare che ha lavorato • con accani-
nato. SI lmpadronl dello stile e ne di• mento~ nella sua vita salesiana: da
venne presto testimonianza viva. É sta- studente, da Insegnante, da direttore,
to l'uomo di Dio che si è manifestato a da parroco. Non sl risparmiava né si ti-
chi lo avvicinava come l'amico, Il fratel- rava Indietro, e grande tu Il suo sacri-
lo e Il padre con la carità, con la ficio quando non poté rendersi uUle.
preghiera, con la limpidezza della sua Ridotto all'inoperosità, disse al Signo-
vita ha tatto gustare la bontà premu- re. TI offro la mla vita per le vocazioni
rosa del Padre. Ha esercitato Il minlste• sacerdolall e salesiane, per la perse-
ro sacerdotale con zelo, rendendosi veranza mia e di tutti I Confratelli•
sempre dlsponìbite per Ie confessioni
É stato - come tu detto - una lam-•
pada che ha brillato cosi bene dandoci
In alcuni momenti il gusto della vita so-
prannaturale. Spesso con costante
suo sacrif1c10 ha aiutato chi si trovava
In difficoltà. Al • poveri• - come lui
stesso diceva - devo dare tutto ciò
che Il Signore ml ha elargito, anche la
mia voce, E In non poche circostanze
ha vibrato, per ottenere per loro dalle
autorità l'Interessamento concreto.
BORLA EMILIO Cooperatore Salesia-
no t Caselette (TO) a 79 anni
Uomo onesto, fu esempio di bontà e
Integrità non tanto con te parole, ma
con la vita. Animato da lede profonda,
con cristiana fortezza affrontò che 10
accompagnarono negli ultimi anni. É
passato alla vera vita confortato dalla
PATTI Sac. Antonio Saleslano t Ca- preghiera della moglie e de, figli
tania a 87 anni
Visse I suol 61 anni di sacerdozio e i DEL SOLE IOLE Cooperatrice t Roma
53 di vita salesiana In pienezza di de- a 79 anni
dizione e in quella fedeltà Intransigen- Apparteneva all'Assoc,az,one d1 v,a
te e bonaria che si Imponeva con la Appia Nuova 171 dal lontano 1960
forza e la dolcezza di un modello che Aveva tanta fede semplice ma profon-
spronava - non solo con l'esempio - da, unita ad una grande devozione alla
a vivere coerenlemente gli tdeall della Madonna Ausiliatrice; amava tanto
vita salesiana. e ad essl invitava con Don Bosco e I Santi Salesiani
soave e vigorosa carità. • L'unica cosa
che conta - ripeteva spesso - è la
volontà di Dio e la carità. Siamo tutti
lratellk dobbiamo amarci come !ratei•
li•· Una vita lineare nella fedeltà a Dio.
nell'amore a Don Bosco, nel lavoro co-
scienz,oso ed esatto. Cos1 si rivelò nel
due lunghi periodi nettamente definiti
della sua attività. Dal 1925 al 1952; ln-
segnanle. preside, catechista. eco-
nomo. Dal 1952 al 1976· segretarlo
lspettorlale. Nel ministero delle confes-
MORA ROSETTA Cooperatrice t Bor-
gomanero (NO) a 70 anni
Donna di profonda lede religiosa
trascorse I suol anni tra casa e Chiesa.
Zelante nel diffondere la buona stam-
pa e infallcablle nel promuovere inizia-
tive a favore delle missioni. Alimenfava
la sua lede e Il suo Impegno apostolico
con la frequente Comunione e la par-
tecipazione a, ritiri spirituali. Accolse la
sofferenza e la morte con serenità con-
sioni dìmoslrava una paternità com-
prensiva e stimolatrlce. Negli ultlml
anni la veneranda età, lo stesso aspet-
to fisico del vegliardo semplice e sag-
fortata dal pensiero di aver !atto sem-
pre del bene ìn vita sua.
MARIA PARADIES ved. SURIANO t a
gio, la matura riccheua della sua vita 92 anni
spirituale fecero apparire don Patti Era solita contare I mesi e I giorni
Mamma di sette figli Ebbe la gioia di
donare a Don Bosco Il secondogenito
éon Agostino, missionario In Medio
Oriente dal 1934. Si gloriava di essere
Cooperatrice fin dal 1930 da quando
cominciò a ricevere ogni mese Il Bol-
lettlno Salesiano• che leggeva con In-
teresse per intero. Donna di grande
fede e continua preghiera. Ha sempre
sofferto e sempre nel silenzio specie
negli ultimi mesi. Si confidava con don
Agostino: • In certi momenti ml sento
scoppiare 11 ventre. Anche Gesù ha
sofferto tanto sulla Croce e in silenzio.
è morto e poi è rlsuscltato Anche noi
dobbiamo soffrire per meritare Il Pa-
radiso Prega per me che Il Signore ml
dia la forza per soffrire. Prego e offro le
mie sofferenze per te affinché possa
farti santo come Don Bosco e don
Rua Attingeva tanta !orza dalla pre-
ghiera, sempre col rosario in mano e
dalla Eucarestia. Ha terminato la sua
esistenza terrena Il 25 gennaio 1983.
RIVA TERESA ved. BOSISIO Coope-
ratrice t Barzago (CO) a 93 anni
Madre profondamente religiosa e
saggia seppe educare con fermezza e
dolcezza I suol figli Fu una vita lunga
la sua che seppe vivere nella pleneua
della lede. La sua testimonianza di fe-
éeltà e di amore hanno favorito Il 110-
rire di due vocazioni rellglose: la figlia
Rosa tra le Orsoline di S. Angela Mericl
e Il rìgtio don Enrico, salesiano di Don
Bosco. Il dolore e le prove, la sofferen-
za e le preoccupazioni familiari sono
staia il suo pane quotidiano: ma con la
sua fede, la sua calma, la sua termeua
serena e rasserenante ha saputo risol-
vere situazioni difficili e talvolta dram-
matiche e Infondere s,curezza e fiducia
a tutti. Gli ultimi anni di 1nterm1tà, sem-
pre lucida d1 mente e vigìle nella pre-
ghiera, nutrita ogni giorno dall'Euca-
ristia, la prepararono all'Incontro se-
reno e fiducioso con Dio.
BORTONOTTI MAGDA VDB t Torino a
51 anni
Aveva esperimentato molto presto la
sofferenza... anzi fa sofferenza è stata
per tutta la sua vita una nota costante
con accenli più o meno lorti ed eviden-
ti. Questa particolare esperienza aveva
accentuato in lei il bisogno di affetto
ed aveva plasmato la sua senslb1htà
rendendola attenta alla sofferenza al-
trui. Senza far rumore. senza molte pa-
role si rendeva cflsponlblle verso
chiunque avessa bisogno dimentican-
do se stessa anche se la sua salute
esigeva maggiori riguardi... Faceva
parte delle Conferenze di San Vincen-
zo della Parrocchia e dell"Azlends as-
slcuratrice dove lavorava e ne era l'a-
nimatrice. Aveva frequentato In Dio-
cesi un Corso socio-assistenziale per
meglio prepararsi a servire gli amma-
lati, I poveri. gli anziani: era anche Mi-
nistro straordinario dell"Eucarlstia.
Quante opere buone da lei compiute
nel nascondimento e note solo a Dio!
Bene disse di Lei ai funerali Il Parroco
della comunità parrocchiale cui appar-
teneva: « Ella ebbe la vera Sapienza
che non è la scienza dei dottJ e del
grandi di questo mondo ma la Sapien-
za del semplici, dei piccoli... Ella pra·
tlcò in larga misura verso tutti le Opere
di Misericordia.. Nell'ultimo mese di
vita, quando le lorze te mancavano
sempre più, soffriva ed offriva, ricor-
dando l'lstltuto che amava profonda-
mente, per l'unione delle sorelle del
Gruppo, riconducendo tutto a Dio, suo
Bene Immenso•.. Ora attendiamo da
Lei, dalla Casa del Padre, l'aiuto per
ripetere come Jel. ogni giorno ti
nostro si.
POLENGHI ISA ANGELA VDB t MIiano
a ◄2 anni
DI carattere forte e volitivo, Instan-
cabile nel lavoro, amante della preci-
sione. Ha saputo accettare la sotteren•
za e quale sofferenza... Da circa due
mesi, mentre questa si faceva più acu-
ta e I dolori Insopportabili. ml supplicò
di pregare per lei affinché non suben-
trasse la disperazione che avrebbe po-
tuto vanificare la sua precedente ac-
cettazione alla volontà di Dio. Amava
l'Istituto e ne ha dato la prova. Fu dl-
sponiblle per Il Gruppo e svolse Il suo
servizio come segretaria con intelli-
genza, con competenza e precisione,
lasciando l'archivio meravigliosamente
funzionale e In ordine Già ammalata
lavorò con entusiasmo nella organiz-
zazione del due pellegrinaggi ,n Terra
Santa, come aveva già lavorato nella
precedente AG/77. Per questa nostra
Seconda Assemblea, titubante Je chie-
si se accettsva di collaborare ancora
con me e la risposta tu subilo afferma-
tiva ed entusiasta. Lavorò tra sofferen-
ze atroci, e, qui, un nodo ml siringe la
gola•.. Tre giorni prima di morire. dopo
aver controllato I conti dal suo 10110,
ormai Immobile, ml disse: I conti tor-
nano al centesimo, ora tocca a te ri-
copiarli In bella sul libro cassa, perché
io... non riesco più... , era la fine. Care
sorelle, queste sono le vere rlccheue
per !'Istituto e sono convinta che al·
l'AG/2 porterà tanto bene. Andò il suo
Parroco a darle l'ultimo saluto e la be-
nedizione dicendole Il grazie tutta le
sua Parrocchia per gli anni di catechi-
smo che lei fece con tento amore e
senso di responsabilità. l'Auslllairlce 11
venuta a prenderla per portarla al suo
Gesù a cantare Il Magnificat... Ora pre-
ghiamo per I suol genitori perché sap-
piano sopportare questa dura prova
con tanta rassegnazione.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede ,n ROMA. ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2.g.1971 n 959. e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede ,n TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n 22, possono legalmente ri-
cevere Legai, ed Eredità
Formule valide sono:
- se si tratta d"un legato· ...tasc,o alla 0,rez,one Genera/e Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'lsfrtuto Sales,ano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire .
(oppure) l'Immobile sito in.. . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente dI assistenza e beneficenza, di Is1ruzIone e educazione, di
culto e di religione•
- se sI traila Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti su Indicai!
...annullo ogni mia precedente d1spos1z1one testameritana. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'lst1futo Salesiano per le Missioni con sede In
Tarmo) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educazione. dì culto e di religione.
(luogo e data)
(firma per disteso)
33 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1983

4.4 Page 34

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GUARITE DUE MIE SORELLE
Gentile Redazione, ho promesso a
Maria Ausiliatrice che l'avrei ringrazia-
ta sul Bollettino Salesiano per la gua-
rigione di due mie sorelle. Vitalina e
Teresina - è questo il loro nome -
sono oggi felicemente guarite.
Mariangela Cancedda, Napoli
GRAVE INTOSSICAZIONE
Ai primi del corrente mese mia sorel-
la fu ricoverata in ospedale per una
grave intossicazione che l'aveva ridot-
ta in stato di coma. Recandomi da To-
rino a Firenze per visitarla, invocai
l'aiuto di Maria Ausiliatrice cui l'am-
malata è sempre stata devota. Quel
giorno stesso la febbre cessò ed ebbe
inizio un rapido miglioramento che
stupì tutti, familiari e medici.
Oggi mia sorella è tornata a casa
guarita. A Maria Ausìliatrice che ci ha
ottenuto questa grazia, tutta la rico-
noscenza devota del cuore e un'offerta
in suo onore per le vostre missioni.
M. Giovanna B. Murdocca, Torino
VOGLIO DIRE «GRAZIE•
Voglio dire «grazie» con cuore
commosso a Maria Auslllatrlce per
aver aiutato tutti i componentì della
mia famiglia a superare. positivamente,
alcune difficoltà che minacciavano di
rompere l'armonia familiare.
Fiduciosa nel continuo aiuto di que-
sta Madre tenerissima del cielo la pre-
go perché protegga.s1::mpre la_mia f~_-
miglia e tutte le famiglie, specie le p,u
provate.
Sardo Palma, Marano
TROVARONO IL RIMEDIO
Un mio fratello soffriva da tempo di
dolori diffusi per tutto l'organismo e i
dottori, dopo moltissimi esami non riu-
scivano a trovare la causa del male.
Affidammo la grazia a Don Bosco e
a Maria SS. Immacolata Ausiliatrice e
iniziammo la novena da Lui consiglia-
ta. Riconosciuta la natura del male,
trovarono il rimedio adatto e ora il fra-
tello gode buona salute.
Rendiamo «grazie• a Don Bosco e
a Maria SS. per averci fatto sperimen-
tare ancora una volta la loro potente
intercessione.
Gamba Jolanda, Torino
34 BOU..ETTINO SALESIANO 1 MARZO 1983
HO RIPRESO LA MIA
VITA NORMALE
Il 23 novembre u.s. sono stato rico-
verato in ospedale a Rimini per subire
un semplice intervento al collo vesci-
cale. All'atto dell'intervento mi è stata
provocata una violentissima emorragia
ed oltre ciò, a causa di una allergia per
addormentarmi, avveniva un totale
scombussolamento dei valori delle
analisi, poi a completare la situazione
gravissima, tutte le piastrine e i globuli
rossi distrutti (uccisi) dalla rapida cau-
sticizzazione della emorragia, anda-
vano a bloccare il fegato ed i reni. pro-
curandone il blocco.
A questo punto la situazione era
quasi disperata, mi rivolsi nelle mie
preghiere a Don Bosco e alt'Amico
Servo di Dio Alberto Marvelll, affinché
intercedessero per me presso Il Signo-
re e Maria Ausiliatrice.
Nel volgere di tre giorni il blocco re-
nale si sciolse e la mia infermità iniziò
a migliorare lentamente ma progressi-
vamente tanto che ora, in gennaio, ho
ripreso la mia vita normale.
Rinnovo, con lede, il ringraziamento
a Don Bosco e ad Alberto Marvelli per
quanto hanno ottenuto per me, dal Si-
gnore e dalla Sua Madre Maria Ausilia-
trice.
Lino Montevecchi, Rimini
LA PRIMA NIPOTINA
È nata la nostra prima nipotina. Ri-
conoscenti ringraziamo San Giovanni
Bosco e San Domenico Savio per gra-
zia ricevuta. Inviamo la presente offer-
ta per le Missioni Salesiane e deside-
riamo sia pubblicata la grazia sul Bol-
lettino Salesiano.
Tina e Aldo Sensi
DOPO FIDUCIOSA
PREGHIERA
Sposati da alcuni anni, mio marito
ed io desideravamo ardentemente la
gioia di un figlio. Visto che ciò tardava
a realizzarsi, fummo presi da uno
sconforto tale, da rasentare un esau-
rimento nervoso, specialmente in mio
marito.
Una mia amica suora mi parlò di 5.
Domenico Savio e del suo abitino, in-
vitandomi a pregare e assicurandomi
che avrebbe fatto pregare i bambini
della Scuola Materna per questo
scopo.
Mio marito ed io ci eravamo un po·
allontanati dalla Chiesa, e il consiglio
di invocare l'intercessione del giovane
santo, fu per noi motivo di ravvicina-
mento. Dopo un lungo periodo di fi-
duciosa preghiera nostra e del bimbi
della Scuola Materna, finalmente l'an-
tivigilia della festa di S. Domenico
avemmo la gioia di sapere che il bam-
bino tanto atteso stava per arrivare; e il
giorno 30/ 12/1982 nacque Giuliano
Domenico, un bellissimo bambino che
ha portato la felicità nella nostra casa.
Abbiamo fatto l'esperienza della pre-
ghiera!
Riconoscentissimi per questo dono
ricevuto, chiediamo venga pubblicato
sul Bollettino Salesiano e appena ci
sarà possibile porteremo il nostro pic-
colo all'altare di S. Domenico e non
cesseremo mai più di ringraziare.
O. e G. Brloschi. Cassano D'Adda
NON NASCOSERO
LA LORO PREOCCUPAZIONE
Il giorno 27 luglio 1982 mentre mi re-
cavo con Sr. Maria Rosaria De Ninno a
Frascati, il pulmino col quale facevamo
il viaggio, per cause imprecisate, usci-
va di strada andando a sbattere contro
il gard-rail, rivoltandosi. Dopo l'urto
violento, consapevole che qualche
cosa di grave era accaduto mi voltai e
vidi la mia compagna riversa sul sedile,
con gli occhi sbarrati mentre il sangue
usciva copiosamente da una larga fe-
rita sotto il mento. La chiamai ed ella,
pur con un filo di voce, mi rispose
mentre con le mani mi faceva capire
che aveva gli occhi offuscati.
Nel dolore della sciagura e nell'im-
possibilità di muovermi liberamente
cercai di fermare in qualche modo l'e-
morragia e, consolata in fondo che Sr.
Maria Rosaria avesse almeno conser-
vata la conoscenza. invocai Suor Eu-
sebia promettendole la pubblicazione
della grazia e un'offerta per la sua bea-
tificazione se tutto si fosse risolto
bene.
I passanti, pur desiderosi di aiutarci,
non osarono farlo a causa delle con-
dizioni di Sr. Maria Rosaria; gentilmen-
te non ci lasciarono fino all'arrivo del-
l'autoambulanza. Trasportate all'Ospe-
dale S. Sebastiano di Frascati yi fum-
mo ricoverate: io, avendo riportato la
lussazione della spalla e la frattura del-
l'omero, fui giudicata guaribile in 40
giorni; per Sr. Maria Rosaria la progno-
si fu riservata: suturate le ferite non
poté essere sottoposta ai controlli del
caso e alle Superiore, prontamente ac-
corse alla notizia dell'accaduto, i me-
dici non nascosero la loro preoccu-
pazione.
La Suora stessa, consapevole della
gravità del suo stato, chiese che le fos-
se amministrato l'olio degli infermi.
Raccomandai ancora con fede a Suor
Eusebia la vita della mia consorella e
questa, dopo due giorni, cominciò a
migliorare rapidamente meravigliando
medici e infermiere. Trasferita succes-
sivamente all'Ospedale San Camillo
per un intervento prospettato come dif-
ficile e doloroso, Sr. Maria Rosaria lo
ha affrontato serenamente e quasi In-
denne dalle sofferenze previste.
Chi ha visto Sr. Maria nelle gravi
condizioni sopra descritte, nel riveder-
la oggi, la ritìene « una miracolata »;
dai diversi controlli susseguitisi all'in-
cidente risulta sempre che è una gra-
zia non solo l'aver scampato la vita ma
anche il non aver subito gravi e possi-
bili conseguenze.
Grata a Suor Eusebia, adempio la
promessa fatta.
Luigina Mancosu, Roma

4.5 Page 35

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Borsa: Maria Au111latrlce, a cura di Borsa: Maria Auslllalrice e Don Bosco,
O.G., L. 1.000.000
a cura di N.N., L 130.000
Borse, S. Giovanni Bosco, a cura di Borsa: Maria Auelllatrfce e S. Giovanni
N.N.. Torino, L. 800.000
Bosco, a cura di N.N., L. 123.000
Borsa: In memoria e su/fregio dell'lng.
Guido Ferro, Rettor Magnifico dell'U-
niversità di Padova, a cura del Prof.
lng. Giuseppe Matteotti, Padova. L.
500.000
Sorsa: Merla Auslllatrlce e S. Giovanni
Bo1co, In ringraziamento, a cura di
N.N., Cuneo, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, In ringraziamento, a cura di
N.N.. Cuneo, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Filippo
Rlnaldl, Invocando grazia necessaria,
a cura di Trisogllo Francesca. L.
400.000
Borsa: In memoria di Don Evaristo
Marcoaldl, nel anniversario della
sua morle. a cura di N.N.. L. 400.000
Borsa: Maria Auslflatrlce e S. Giovanni
Bosco, In suffragio dei miei defunti e
anime del purgatorio, a cura di Làconi
Irma, L. 120.000
Borsa: SenU Salesiani, Invocando gra-
zia particolare e protezione sulla ra-
miglia, a cura di A.A.. L, 110.000
BORSE DI L. 100.000
Borsa: In suffragio di Gallini Ernesto,
Orsola, Teresa, a cura di Callln, Tere-
sa, Arconate Ml
Borsa; In memoria e suffragio della
cooperatrice Ferro Giuseppina Vola, a
cura dei tlgll
Borsa: Grazie, Don Bosco, della tua
assistenza, a cura di N.N.
Borsa: Don Luigi Nano. a cura di un Borsa; In suffragio dei miei cari defun-
exallievo riconoscente. L. 300.000
ti. a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffragio Borsa: In memoria del missionario sa- Borsa: Maria Au111iatrlce, S. Giovanni
di mio matffo Marco, invocando pro- lesiana don José Giacotto (S. Paolo, Bosco, a cura d i N.N., Torino
tezione sulla nostra famiglia, a cura di Brasile), a cura della sorella Caterina, Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffragio
N.N.. L. 200.000
Torino
del coad. sales/ano Tatiano Giacomo.
Borsa: In memoria e suffragio di Mar- Borsa: Santa M erla D. Mazzerello, in a cure di una nipote
gara Prof. Piero, a cura della moglie, ringraziamento, a cura di Maria Maren• Borsa: Maria Auslliatrlce, S. Giovanni
Torino, L. 200.000
CO, CN
Bosco, Invocando protezione, a cura
Borsa: In suffragio di tutti I miei defun- Borsa: S. Domenico Savio, in ringra- di Luigina e Michele, Torino
ti, a cura di Irene Manavella, L. 200.000 ziamento e implorando continua pro- Borsa: Maria Ausiliatrice, Invocando
Boraa; Gesù Bambino, invocando be-
nedizioni sul familiari, a cura di Secon-
tezione sulla mia mamma. a cura di
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e invocando continua protezione sulla
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Savio, a suffragio di Sr. Maria Soma-
glla, a cura di un'exallleva
In vita e In morte, a cura di De Giorgis
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in suffragio dei genitori Edgardo e Lui-
sa, a cura delle figlie Ebe e Gerarda, L.
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Bosco, S. Domenico Savio, a cura di
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slllatrice e S. Giovanni Bosco, per gra-
zie ricevute e invocando protezfone
sui miei genitori, a cura di Musuraca
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ti nei , lager• nazisti. a cura delle so-
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llatrtce, SenU Saleslanl, In suffragio
dei miei defunti, ringraziando e Invo-
cando protezione, a cura d i M.G., To-
rino
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per grazia ricevuta, a cura di Alifredi
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Bosco, a cura di Alifredi Edoardo
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mento e in suffragio di mio padre Mas-
simo, a cura di un exallievo Convitto di
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Bosco, invocando parl/co/are grazia. a
cura di N.N.
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mento, a cura di Pasettl Giulia Mi
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Bosco, Don Clmattl, per fa guarigione
di mio figlio, a cura di Praolini Olim-
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to, a cura d i N.N., Pavia
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slllatrlce, S. Giovanni Bosco, invocan-
do protezione per I miei figli, a cura di
Bifulco Gregorio, Ottaviano NA
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ti, a cura di Francinl Giulia AR
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mento e invocando protezione, a cura
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35 BOLLETTINO SALESIANO• 1 MARZO 1983

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