Bollettino_Salesiano_199204


Bollettino_Salesiano_199204

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Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/65.92.915 - Fax 06/65.92.929.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione
Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Teresio Bosco - Michelino Davico -
Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante Giordano -
Margherita Maderni - Antonio Mélida - Jean-François
Meurs - Gaetano Nanetti - Nicola Palmisano - Angelo
Paoluzi - Cosimo Semeraro - Silvano Stracca - Stelvio
Tannini.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Testi
e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e·19 lingue
diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) in : Antille
(a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada -
Cecoslovacchia (in slovacco) - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania - Giappone -
India (in inglese, malayalam, tamil e telugu) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Jugoslavia (in croato e in
sloveno) - Korea del Sud - Lituania (edito a Roma) -
Malta - Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia
- Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio indirizzo: comuni'Care anche l'indirizzo vecchio.
2 - 1 APRILE 1992
SOMMARIO
3 IL RETTOR MAGGIORE
Europa: cento popoli, una patria
di Don Egidio Viganò
11 SALESIANI IN AMERICA LATINA
Il prezzo della coca in Colombia
di Umberto De Vanna
14 MOVIMENTI
Testimoni della Risurrezione
di Giuseppina Cudemo
18 FOTOSERVIZIO
Quando i laici diventano protagonisti
Servizio redazionale
22 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Il Papa all 'Auxilium
di Graziella Curti
24 INTERVISTA
Il Presidente Borsano due volte exallievo
di Marco Travaglio
27 GIOVENTÙ E DEVIANZA
Prima .di tutto prevenire
di Gaetano Nanetti
30 ANNIVERSARI
Domenico e la sua mamma
di Teresio Bosco
34 SUDAFRICA
La scuola cancella l'apartheid
di François Dufour
37 IL BEATO LUIGI GUANELLA
Quella volta Don Bosco si sbagliò
di Francesco Motto
RUBRICHE
Lettere, 4 - Prima pagina, 5 - BS Attualità, 6 -
BS Domanda, 8 - Come Don Bosco, 9 - Osser-
vatorio , 10 - Dalle Missioni , 17 - Libri , 20 - Il Dia-
rio di Andrea , 21 - I Nostri Santi , 40 - I Nostri
Morti , 41 - Solidarietà, 42 - In Primo Piano, 43
1 Aprile 1992
Anno 116
Numero 7
In copertina:
Alle pagg. 34-36:
in Sudafrica la scuola
cancella l'apartheid
{foto Dufour).

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~---------BS-
IL RETTOR MAGGIORE
Don Egidio Viganò
Europa:
cento popoli, una patria
Il Sinodo dei Vescovi sull'Europà si è chiuso il 14 abbiamo visto, però, che sono sorte inattese e non pic-
dicembre scorso. Sono già passati dei mesi. Eppure è cole difficoltà. Ma non c'è da scoraggiarsi.
di piena attualità. Si tratta di un evento profetico, di I Vescovi, al Sinodo, hanno iniziato un fraterno «in-
un appello a guardare più in là del duemila: «Conside- terscambio di doni» tra oriente e occidente; ma, anche
riamo questo Sinodo - hanno affermato i Vescovi -
in questo, le linee di scambio non sono risultate sem-
come il primo passo di un cammino che intendiamo pre facilmente percorribili a causa delle differenze di
continuare senza posa».
mentalità, di tradizioni religiose e culturali, di nazio-
nalità. Però si è constatato che la potenza dello Spi-
VERSO UNA PATRIA
rito del Signore accompa-
COMUNE. Una cono-
gna questo meraviglioso
scenza solo giornalistica
processo.
del Sinodo ne può aver af-
fossato la straordinaria
ANNUNCIARE GESÙ
promessa. Esso contempla
CRISTO. Il Sinodo ha sot-
ali' orizzonte nientemeno
tolineato il disastro .antro-
che la costruzione di
pologico lasciato dalle
un'Europa unita. Un com-
ideologie: catastrofe al-
pito immane e lungo: un
i'est, deviazioni all'ovest.
ambizioso progetto storico
Si è rovinato o si sta dissi-
che deve vedere protagoni-
pando il tesoro della liber-
sti i politici, ·gli economi-
tà. Essa ha bisogno, inve-
sti, gli uomini della cultu-
ce, di crescere nella verità e
ra, delle scienze e della tec-
nella comunione. Non ba-
nica, dell'industria, dell'a-
sta una proclamazione po-
gricoltura, della comuni-
litica di liberazione.
cazione sociale, ecc.; una
Urgono tanti impegni edu-
delle meraviglie sociali del
cativi che concentrano tut-
terzo millennio. La Chiesa
ta l'attenzione sulla forma-
ha coscienza che a lei tocca
zione della persona: l'uo-
un servizio di illuminazione
mo è la via della nuova
evangelica circa la dignità
evangelizzazione! Antro-
dell'uomo e circa la natura La nuova Europa comincia oggi.
della società.
pologia, Dottrina sociale e
Vangelo dovranno coniu-
Si vuole edificare una patria comune, plurinaziona- garsi continuamente..«Per la nuova evangelizzazione
le plurirazziale e plurireligiosa. Storicamente si rico- -:- leggiamo nella "Dichiarazione" sinodale - non è
nosce una ancor viva radice cristiana, ma non si può sufficiente prodigarsi per diffondere i "valori evange-
pensare alla futura Europa unita in stile di «cristiani- lici" come la giustizia e la pace.
tà», bensì di una originale società pluralista, fermen- Solo se è annunciata la persona di Gesù Cristo, l'evan-
tata - questo sì - dal Vangelo. E ciò esige una ade- gelizzazione si può dire autenticamente cristiana. I va-
guata e audace pastorale della Chiesa e la presenza at- lori evangelici infatti non possono essere separati da
tiva di laici cristiani, competenti entusiasti e sacrifica- Cristo stesso, che ne è la fonte e il fondamento e costi-
ti, nei differenti settori delle attività dell'uomo.
tuisce il centro di tutto l'annuncio evangelico».
La Famiglia Salesiana accoglie gioiosa questo ap-
RILANCIO DELL'ECUMENISMO. Il Papa ha vo- pello perché si sente collocata in prima linea per l'edu-
luto rilanciare, a questo scopo, anche l'ecumenismo cazione dei giovani alla fede nel Cristo.
tra le chiese e le differenti denominazioni evangeliche;
1 APRILE 1992- 3

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ettere
LE CANZONCINE DI DON
CIMATTI. «A proposito del-
l'articolo "Guarda Don Bo-
sco !". Mi ha risvegliato i ri-
cordi di quando ero studente
all'istituto salesiano di Ivrea e
venne a trovarci il venerabile
don Vincenzo Cimatti, rima-
nendo alcuni giorni con noi.
Facevo parte della schola can-
torum e lui ci insegnò alcune
canzonette in giapponese che
cantammo a Torino durante
le manifestazioni per la festa
di Don Bosco. Ci deliziò con
racconti e preghiere e la sua
figura mi lasciò un solco inde-
lebile». ·
Alessandro Boaglio, Torino
ALTRI FANNO MEGLIO.
«Penso che il BS dovrebbe
dare meno spazio alle crona-
che e impegnarsi di più su te-
mi dell'attualità della fede e
di cultura varia. Così fanno
"La pura verità" e la "Torre
di Guardia" ...».
Filippo Affronti, Catania
Le riviste che lei segnala
presentano a volte articoli
davvero accattivanti e di inte-
resse, nonostante l'insidia
della dottrina che spesso è
presentata con astuzia. Ha
comunque ragione, dobbia-
mo imparare anche da loro a
fare meglio.
CONTRO LA TORTURA.
«Ci rivolgiamo a voi per la
sensibilità che dimostrate nei
confronti dei problemi socia-
li. Siamo membri dell'ACAT,
Azione dei cristiani per l'abo-
lizione della tortura. Si tratta
di un movimento a dimensio-
ne internazionale ed.ecumeni-
ca, presente in numerosi paesi
europei, in Canada e in tre
ni le esecuzioni sommarie, le
sparizioni, le condanne a
morte, ecc. L'ACAT affianca
a questo impegno quello della
preghiera. Siamo convinti che
le violazioni dei diritti umani
ci chiamino in causa proprio
in quanto cristiani. Potreste
aiutarci concretamente facen-
doci conoscere? È triste pen-
sare che mentre in Francia,
IL «NOSTRO» BS. «Sono un
exallievo, abbonato al BS che
leggo e ricevo sempre con
soddisfazione e interesse; e a
questo riguardo desidero rin-
graziarvi tantissi_mo per l'im-
pegno e l'entusiasmo con cui
attendete alla realizzazione
del "nostro" BS; dico "no-
stro", perché le sue pagine
coinvolgono i lettori come se
essi ne fossero anche gli au-
tori...».
Roberto Micacei, Bologna
RICHIESTA DI AIUTO. «È
una mamma che vi scrive, con
una figlia di 17 anni, studen-
tessa. Ma non viviamo insie-
me da quando il comune ci ha
messe in mezzo a una strada.
In nome di Don Bosco, pube
blicate questo mio annuncio:
sono una donna disperata in
cerca di alloggio per due per-
sone, in località Belluno. So-
no povera ma onesta. Mi of-
fro anche come collaboratrice
domestica in cambio di allog-
gio per madre e figlia».
Lucia Banato, presso
Dall'asen Costanza,
via Zardane!lino, 6
te!. 0437/31.881 Belluno
(oppure te!. 0437/46.660)
4 · 1 APRILE 1992
SANTI IN PARADISO.
«Non so se, dopo morti, certi
salesiani debbano avere santi
in paradiso per venire citati
sul BS. Sta di fatto che, a pa-
recchi mesi dalla sua diparti-
ta, non è ancora stato pubbli-
cato né un necrologio, né un
profilo biografico del salesia-
no don Natale Li Vigni. Il
quale è stato con mons. Co-
gnata e don Amedeo Rodinò,
uno dei fondatori dell'Opera
Salesiana a Trapani nel 1919.
È una di quelle grandi figure
di salesiani, purtroppo in via
di estinzione, che meritereb-
bero una pagina intera del BS
per quello che ha fatto a Tra-
pani, Verona e Messina; per il
grande impulso che ha dato
alle opere salesiane in Sicilia e
soprattutto per il suo grande
amore a Don Bosco e a Maria
Ausiliatrice. Queste figure
vanno evidenziate, valorizza-
te, additate a esempio. Sono
patrimonio della congregazio-
ne salesiana».
Nicola Caronìa, Torino
Giro la sua appassionata e
corretta protesta a chi do-
vrebbe fare pervenire al BS
queste notizie, cioè ai respon-
sabili locali delle opere sale-
siane.
Guarda, Luigino, è primavera!
paesi africani. Ha lo statuto
di ONG (Organizzazione non
governativa) presso le Nazio-
ni Unite e il Consiglio d'Euro-
pa. II nostro metodo è quello
di Amnesty International: let-
tere e telegrammi degli ade-
renti, per denunciare ai gover-
per esempio, l'ACAT può
contare su circa 15.000 ade-
renti, in Italia si stenti a tro-
va.re canali di diffusione».
ACAT,
via della Traspontina, 15
00193 Roma,
te/. 06 ,65 ,65.358

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_ANDATE, PREDICATE IL VANGELO
Nella VII Giornata Mondiale della Gioventù, Giovanni Paolo Il dice ai giovani: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo».
Anche quest'anno nella Domeni-
ca delle Palme Giovanni Paolo Il in-
contrerà i giovani in San Pietro. Ne-
gli occhi di tutti ci sono ancora quel
milione e mezzo di giovani giunti a
Czestochowa nell'agosto scorso,
provenienti per la prima volta anche
dalle Repubbliche Socialiste. Di
fronte a uno scenario europeo e
mondiale profondamente mutato,
dopo il Sinodo Europeo e il suo viag-
gio in Africa, Giovanni Paolo Il nel
suo messaggio invita i giovani a farsi
missionari nei loro paesi e nelle terre
lontane, a non considerare il dono
della fede come un fatto privato.
«ANDATE IN TUTTO IL MONDO».
A Czestochowa il Papa aveva sim-
bolicamente consegnato ad alcuni
giovani un cero acceso, per signifi-
care l'impegno di portare la luce di
Cristo nel mondo. Giovanni Paolo Il
riprende adesso la stessa immagi-
ne. «Le terre di missione in cui siete
chiamati a operare, non sono neces-
sariamente nei paesi lontani», dice
«ma possono trovarsi in tutto il mon-
do, anche nei vostri ambienti quoti-
diani. Nei paesi di più antica tradi-
zione cristiana c'è oggi un urgente
bisogno di rimettere in luce l'annun-
cio di Gesù tramite una nuova evan-
gelizzazione, essendo ancora diffu-
sa la schiera di persone che non co-
noscono Cristo o che lo conoscono
poco; molte, prese dai meccanismi
del secolarismo e dell'indifferenti-
smo religioso, se ne sono allontana-
te. Lo stesso mondo d~i giovani co-
stituisce per la Chiesa una terra di
missione».
«PREDICATE IL VANGELO,.. Conti-
nua il Papa nel suo messaggio: «An-
nunziare la Parola di Dio, cari giova-
ni, non spetta soltanto ai sacerdoti o
ai religiosi, ma anche a voi. Dovete
avere il coraggio di parlare di Cristo
nelle vostre famiglie, nel vostro am-
biente di studio, di lavoro o di ricrea-
zione, animati dallo stesso fervore
degli Apostoli quando affermavano:
" Noi non possiamo tacere quello
che abbiamo visto e ascoltato" (At
4,20). Non abbiate paura a proporre
Cristo a chi non lo conosce ancora.
Cristo è la vera risposta, la più com-
pleta a tutte le domande che riguar-
dano l'uomo e il suo destino».
All'awicinarsi dell'anno 2000 la
Chiesa sente l'urgenza di un rinno-
vato slancio missionario. E ripone la
sua speranza nei giovani. Il Papa di-
ce loro: «Vogliate assumervi in pri-
ma persona la responsabilità dell'e-
redità della Croce di Cristo, che sie-
te chiamati a trasmettere alle gene-
razioni future».
1 APRILE 1992- 5

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PORTOGALLO
ttualità
HAITI
delle Antille e l'intera Fami-
glia Salesiana della zona. Pri-
mo visitatore è stato nomina-
FESTA DEGLI INIZI
to Jacques Mésidor, nato a
Limbé (Cap-Hai"tien) . Don
L'opera salesiana di Haiti è
stata costituita in Visitatoria.
Intestata a «don Filippo Ri-
naldi», ha avuto gli inizi nella
Festa di Don Bosco 1992. Per
l'occasione si sono dati con-
Luc Van Looy, del Consiglio
Generale, ha predicato per i
salesia_ni gli esercizi spirituali
in preparazione alla festa ed è
stato presente a tutte le mani-
festazioni programmate per
vegno ispettori ed ex-ispett ori quella storica giornata.
IL SALESIANO
JOSÉ RODRIGUES GOMES
È morto a Estoril (Portogallo) il salesiano José Ro-
driguez Gomes. La storia della sua vocazione è spe-
cialissima. Prima di farsi salesiano è vissuto cristiana-
mente nella vita matrimoniale. Alla morte della moglie,
dopo che i suoi tre figli maschi si erano fatti salesiani
e le tre figlie femmine erano diventate Figlie di Maria
Ausiliatrice, lui stesso si è sentito chiamato alla vita re-
ligiosa ed è entrato nella Congregazione salesiana. La
foto presenta il signor Rodrigues con i suoi sei figli, tut-
ti donati a Don Bosco.
-■ Haiti. Don Van Looy con suor Bernadette, direttrice FMA
a Thorland, e il belga don Damien.
SETTIMANA
DI SPIRITUALITÀ
Al Salesianum, presso la
Casa Generalizia, si è tenuta
la 15• edizione della Settima-
na di Spiritualità per la Fami-
glia Salesiana, sul tema: «La
dottrina sociale della Chiesa è
strumento necessario di edu-
cazione alla fede». Oltre 150 i
partecipanti, venuti da tutta
l'Europa e dall'India, dal
Brasile e dal Messico. Al ter-
mine sono stati ricevuti da
Giovanni Paolo Il, che ha
detto loro: «Mi co~piaccio
per la vostra iniziativa, che
corrisponde alle prospettive
di Don Bosco, il quale si ri-
volse proprio alla gioventù
operaia del suo tempo, per
formare cristiani capaci di at-
tuare le istanze della promo-
zione umana e della solidarie-
tà sociale».
,
Salesianum (Roma). Sono stati approfonditi
i temi della Str~nna '92.
6 · I APRILE 1992
MESSICO
PER I GIOVANI
DI LOS MOCHIS
Los Mochis è una città in
crescita nel nord-est della
Repubblica Messicana. Fon-
data 85 anni fa, con gli at-
tuali 300.000 abitanti, è una
città giovane e dinamica,
che ha dato un notevole im-
pulso all'agricoltura desti-
nata in gran parte all'espor-
tazione. Ma è una città che
è attraversata nello stesso
tempo da tanti problemi so-
ciali. Una media di 160 ado-
lescenti al mese hanno a che
fare con la polizia. L'ispet-
toria di Guadalajara, per ce-
lebrare degnamente il cente-
nario dell'arrivo dei salesia-
ni in Messico ha deciso di

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COLOMBIA
SEMINARIO
SULL'ORATORIO
SALESIANO
Nella città di Pereira si so-
no ritrovati oltre un centinaio
di animatori oratoriani, tra
salesiani - delegati delle 22
opere dell'ispettoria colom-
biana di Medellin - e giovani
leaders. Scopo della tre giorni
era di verificare la consistenza
degli oratori in Colombia.
Conferenze, incontri di grup-
po, momenti di animazione
teatrale, canti e danze si sono
alternati creando un bel clima
che rese quasi «esperienziale»
la realtà dell'oratorio nella
sua vitale dinamicità. La casa
di Pereira, dotata di campi
sportivi e di piscina, si prestò
anche come struttura a favo-
rire la convivenza. L'ispettore
Don Bar6n aprl e chi'use la tre
giorni, mentre da parte di tut-
ti si prendeva coscienza del-
l'importanza dell'oratorio per
i giovani colombiani, soprat-
tutto nella prospettiva dell'e-
ducazione alla fede.
Al Tempietto
V-ia Carto Rolando 1-
GE."'OVA ' :,
lo OCONVEGNO
GIOVANILE
GENOVA IO APRILE 1992 ORE 15,30
r
PER V FUTURO SOLIDALE E
APERTO ALLA AfONDIALITA,
Pereira (Colombia). Un momento
dell'animazione teatrale.
UNA SCUOLA
PER L'EUROPA
Genova. Il Centro Culturale
«il Tempietto» organizza per
il 10 aprile il tradizionale mee-
ting sul tema: «Per un futuro
solidale e aperto alla mondia-
lità». Questa giornata di festa
giovanile è stata preceduta da
un nutrito programma cultu-
rale sui temi dei 500 anni della
scoperta dell'America e sulla
cultura africana.
Nel gennaio scorso al Tem-
pietto e sul tema «Una scuola
per l'Europa», l'Istituto Tec-
nico Industriale Don Bosco
aveva organizzato una serata
alla quale erano invitati d'o-
nore le massime autorità cit-
tadine e tutti i presidi delle
scuole superiori. Tra i relato- - -:=-- --::::::::::::---_)
ri, l'on. Bruno Orsini e l'on.
Gianni Baget-Bozzo. Mode-
I ratore d'eccezione il direttore
del Secolo XIX, Carlo Ro-
gnoni.
Genova. I giovani
si aprono alla
mondialità.
fondare una nuova opera -
un oratorio - ed è stata scel-
ta proprio la città di Los Mo-
chis. Un gruppo di benefatto-
ri si è fatto carico di tutti gli
aspetti materiali e organizza-
tivi, mentre i salesiani hanno
il compito di curare le attività
pastorali. Elizondo Collard,
responsabile del gruppo dei
benefattori, e l'ispettore don
Chavez hanno firmato la con-
venzione tra la «Promotora
de Apoyo e la Juvantud» e
l'Ispettoria Salesiana, alla
presenza del sindaco di Los
Mochis.
I Los Mochis (Messico).
Elizondo Collard firma la
convenzione alla
presenza del sindaco e
di don Garcia, direttore
della nuova casa.
1 APRILE 1992- 7

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Parroco di S. Maria della Speranza in Roma
a cura di don Stelvio*
IL MIO
FIDANZATO NON
È CREDENTE
Nella mia Parrocchia vengono
ogrii anno organizzati tre corsi di
due mesi (8 incontri) per i giovani
che desiderano prepararsi al sacra-
mento del matrimonio. Sono quasi
sempre un totale di 150 coppie.
Spesso all'inizio c'è diffidenza e
qualche difficoltà, poi man mano
che le conversazioni procedono con
i sacerdoti, con il ginecologo e con
alcune coppie di sposi che seguono
gli incontri, il clima diventa sereno,
interessante, fino a rammaricarsi
che il corso termini. Perché ho citato
questa esperienza? Per dire che da
anni seguo tanti fidanzati in questo
particolare percorso e sovente
emerge la situazione segnalata.
Qualche volta riguarda proprio la
scelta del matrimonio religioso. Per-
ché in chiesa? Una scelta di fede?
Ma se lui non ci crede? Solo per far
contenta lei? È sufficiente? Si tratte-
rà solo di una «parata religiosa» che
finisce e-on la messa? E poi? Come
vivranno il loro rapporto a due? So-
no solito ripetere che il matrimonio è
un traguardo e una partenza nello
stesso tempo. Dopo, lei. .. andrà in
chiesa, lui no; lei pregherà, lui non
sentirà la necessità. Verranno i figli.
Battezzarli? Perché? Si battezzano
per convenienza. Come cresceran-
no questi bambini? Una bella pianta
se non riceve acqua dopo un po'
muore.
Ho conosciuto famiglie in questa
situazione. Purtroppo i figli hanno
seguito l'atteggiamento del padre.
«Pregare non è necessario, se mio
padre non prega mai»; andare alla
messa non è importante, se papà
non ci va mai, né si confessa, né fa
la Comunione. S. Paolo parlando del
matrimonio lo definisce «magnum
sacramentum», grande sacramento
in riferimento a Cristo e alla Chiesa.
Come potrà vivere questa intimità
spirituale chi non ha il dono della fe-
de? Mi diceva una brava ragazza:
8 - 1 APRILE 1992
«Vedrà, padre, che, quando saremo
sposati ce lo porterò io in chiesa. Mi
dispiace constatare che non sempre
questo avviene. E di fronte all'indis-
solubilità contrapposta al divorzio? Il
rispetto della vita contro l'aborto? Il
problema di coscienza per il primo,
il secondo, il terzo figlio? Allora?
Parlatene prima tra voi: potrete vive-
re all'unisono in posizioni. opposte?
Un rapporto a due vissuto
nella fede.
Solo dopo delle risposte sincere pre-
cise potrete decidervi se unire per
sempre le vostre vite. La Chiesa ci
dice che il sacramento del matrimo-
nio dona la grazia di vivere santa-
mente ed educare cristianamente i
figliuoli.
Voi potrete attuare questo pro-
gramma di vita?
TV SORELLA
O NEMICA?
È stato affermato a ragione che la
TV è il pulpito dal quale si fanno più
«prediche» e con il maggior numero
di tele ascoltatori. Proprio così: si
raggiungono milioni e milioni di per-
sone. Ricordate «Fantastico» di Ce-
lentano? Si parlò di 17 milioni di
spettatori! TV sorella o nemica? Tal-
volta si corre il rischio di accettare o
rifiutare tutto. Molti criminalizzano la
TV: sesso, violenza, qualunquismo,
terrorismo, manipolazione, asservi-
mento a poteri politici. Ma non si
può fare d'ogni erba un fascio. Oc-
corre saper scegliere per non diven-
tare tele-dipendenti.
Mi permetto di segnalare al nostro
interlocutore la lettera pastorale del
card. Martini «li lembo del mantello».
Documento apprezzato in tutti gli
ambienti, anche laici, per la sua im-
parzialità e senso pratico. Dice Mar-
tini che bisogna dialogare con il tele-
visore: non rimaner utenti passivi:
accettare quello che c'è di buono (e
qualche cosa c'è) e saper scartare
le proposte negative (e ce ne sono).
Il Cardinale di Milano ha stampato
anche l'opuscoletto «Parliamo di te-
levisione in famiglia».
È semplice, ben fatto e si rivolge
alle mamme, ai papà, ai ragazzi, ai
catechisti, ai giovani sposi. Chi
avesse deciso di non avere in casa
il televisore per poter dialogare, di-
fendersi dalla feroce intromissione
dei mass media in famiglia, potr~
leggere queste due pubblicazioni. E
urgente, perché ormai risulta dalle
statistiche che una certa fascia di
bambini e ragazzi passa davanti alla
TV 3-4 ore giornaliere; gli adulti 2-3
ore; gli anziani 5-6 ore!!
Cosa vedono? Come reagiscono?
Dimmi che relazioni hai con la TV e
ti dirò chi sei. .. o come diventerai!!

1.9 Page 9

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di Nicola Palmisano
PICCOLI
CONSUMATORI
Hanno idee chiare sugli acquisti
personali, ma anche sui consumi
della famiglia, e non soltanto per bi-
bite e merendine. Sono i ragazzi
della scuola media, ma anche i ra-
gazzini delle elementari e i bambini
delle materne, gia calati a quell'età
nei panni dei consumatori. Produtto-
ri e pubblicitari ne tengono conto op-
portunamente, per i loro obiettivi di
mercato.
Nelle mini-tasche scorrono fiumi-
celli di denaro per ·1e piccole neces-
sità quotidiane; fiumicelli che ven-
gono alimentati dalle elargizioni e
mance dei genitori, nonni e parenti.
Spesso i ragazzi risultano titolari di
libretto di risparmio.
In famiglia rischiano di crescere
come piccoli tiranni che influenzano
le scelte dei genitori. Diventano pro-
tagonisti non spio degli acquisti per-
sonali, ma anche di quelli familiari.
Per personal-computer, tv-color,
macchina fotografica e auto, condi-
zionano padri e madri , indicano gu-
sti ed esigenze, segnalando (c'è da
dire «con competenza») persino le
marche. Dove poi i genitori hanno
perso completamente l'autorità e il
controllo della situazione è il mondo
delle tute, delle scarpe da ginnasti-
ca, dei jeans, degli zainetti. ..
Micro-tasche per piccole e grandi spese.
IMPARARE AD AMMINISTRAR-
SI. In generale il rapporto con i soldi
è complesso. Per questo, ma so-
prattutto per evitarne una certa per-
versione, è importante imparare fin
da bambini ad amministrarli. Il dena-
ro può essere un mezzo educativo,
e i_genitori devono saperlo.
E fondamentale che la «paga»
venga corrisposta a periodi fissi e
che il bambino renda conto delle
spese fatte. Così incomincia a impa-
rare a far quadrare i suoi conti e i ge-
nitori vengono a capire quali siano
le priorità dei suoi gusti e possono
orientarlo, evitando di scatenare il
desiderio esagerato del denaro e
quindi di indurlo a rubare o a usare
la violenza per ottenere qualcosa.
Come per ogni altro aspetto edu-
cativo, conta molto l'esempio. Ecco
qualche flash.
. - Don Bosco: «Ho bisogno che cia-
scheduno si metta a far denaro ed
abbiamo un mezzo efficacissimo: ri-
sparmiare!». Il miglior guadagno è il
risparmio: è un antico principio alter-
nativo e validissimo ancora oggi, in
una società che spinge a spendere
di più e nella direzione del superfluo.
- Se la mancanza di denaro provo-
ca in casa tristezza e tensioni, per il
bambino sarà facìle immaginare che
è il denaro che genera felicità. Si sa
che Don Bosco, quando c'erano di
questi problemi, si mostrava più al-
legro del solito.
- Don Bosco: «Va' subito a pagare
quel debito, perché questo denaro
non è piu nostro, ma è di chi ha fatto
le provviste». È bello educarsi ed
educare a questo senso della giu-
~~a
.
- La cosa più importante è inse-
gnare al bambino a dividere con altri
i propri beni. Può essere importate il
collegamento concreto con una as-
sociazione o con un missionario. Gli
indirizzi e le opportunità non man-
cano .
È così si che diventa provvidenza
per gli altri. Quando la ragazzeria
crescerà, imparerà le esigenze della
giustizia sociale e vorrà costruire un
mondo più giusto e fraterno.
·□
1 APRILE 1992 9

1.10 Page 10

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'Sservatono
PER UN AMORE
QUOTIDIANO
Le Volontarie di Don Bosco
(VDB), sono attualmente 1160. 34
più dell'anno scorso, anche grazie a
un nuovo incremento venuto dal-
l'Europa dell'Est. Fondate dal Beato
Filippo Rinaldi nel 1917, hanno avu-
to l'approvazione definitiva nel 1978
da parte di Paolo VI. Oggi sono pre-
senti in 29 nazioni, con circa 130
gruppi. In Italia le VDB sono ben
376. L'intuizione di don Rinaldi,
quella di pensare· a una ·donna pie-
namente consacrata al Signore at-
traverso i tre voti religiosi, e nello
stesso tempo vitalmente e profes-
sionalmente inserita nella società, è
stata dunque un'idea che ha avuto
fortuna. Sarà poi padre Agostino
Gemelli che con mentalità ecclesial-
mente più ampia svolgerà un lavoro
determinante per portare la Chiesa
ad approvare nel 1947 gli «istituti se-
colari».
PRESENTI NEL MONDO COME
LIEVITO. «Consacrazione» e «seco-
larità» sono i due elementi qualifi-
canti di una vocazione laicale. Le
Volontarie di Don Bosco natural-
mente aggiungono la «salesianità»,
cioè la spiritualità e la sensibilità
educativa salesiana vissuta nella
società.
Gianna Martinelli è l'attuale re-
sponsabile generale. Dice: «È certo
difficile vivere la consacrazione nel
mondo. Siamo chiamate ad andare
contro corrente, ad agire secondo la
mente di Cristo nell'oggi, nelle situa-
zioni di vita così secolarizzate che
incontriamo. Ed è forse anche più
difficile perché la viviamo «singolar-
mente», senza la difesa dell'abito re-
ligioso o della comunità». È chiaro
che una VDB può trovarsi nella sua
vita professionale quotidiana accan-
to a persone e situazioni ostili alla
fede e al messaggio cristiano. La
VDB come cristiana e consacrata
nel mondo è chiamata a promuove-
re la crescita in umanità di chi vive
accanto a lei, soprattutto dei bambi-
ni, dei giovani, delle famiglie. A volte
potrà soltanto portare il messaggio
della propria testimonianza di vita,
10 · 1 APRILE 1992
La responsabile generale VDB Gianna. Martinelli al Tibidabo (Spagna).
senza parlare. Ma produrrà i suoi
frutti. «La Chiesa ci vuole presenti
come lievito che agisce anche se
non si vede», puntualizza la Marti-
nelli.
impegnate nel volontariato missio-
nario. Un medico opera già in Zaire.
Un'altra si sta preparando, studian-
do in Belgio le malattie tropicali, per
trasferirsi a Dilla, in Etiopia.
ESSERE CHIESA NEL MONDO.
Don Rinaldo Vallino, assistente cen-
trale della VDB dal 1981, constata la
crescita non solo numerica delle Vo-
lontarie: «Vedo che l'impegno for-
mativo occupa sempre il primo po-
sto. Anche gli anni di preparazione
che precedono la professione dei
voti vengono curati sempre meglio.
Si tratta di prepararsi a vivere una
missione nel mondo, essere cioè
Chiesa per il mondo; e a portare la
sensibilità laicale e i problemi della
società nella Chiesa». Le VDB vivo-
no nella società esercitando ogni
genere di professione. Le più nume-
rose sono insegnanti, ma non man-
cano i medici e le stesse casalinghe.
Ultimam~nte alcune VDB si sono
VIVONO LO SPIRITO SALESIA-
NO. «Siamo e ci sentiamo salesia-
ne», dice Gianna Martinelli. «Siamo
legate alla Famiglia Salesiana non
soltanto da un vincolo affettivo, ma
soprattutto perché vogliamo cresce-
re nella spiritualità salesiana. A vol-
te portiamo Don Bosco dove i sale-
siani non operano. Ed essendo sale-
siane nel mondo e vivendo le situa-
zioni di vita più varie, rendiamo
forse la missione salesiana più va-
sta. È chiaro che non tutte possiamo
vivere tra i giovani, ma lo spirito
salesiano lo viviamo nella carità
pastorale, cercando di vivere con
tutti il "da mihi animas" di Don
Bosco».

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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SALESIANI IN AMERICA LATINA
IL PREZZO DELLA COCA
IN COLOMBIA
di Umberto De Vanna
Incontriamo padre
Marcos Bar6n, ispettore
salesiano di Medellfn.
I gravi problemi sociali
collegati al narcotraffico
e la risposta della Chiesa
colombiana.
S plendida per le sue bellezze na-
turali, la Colombia offre a chi
la visita un paesaggio singolare e
fantastico: cordigliere cariche di ne-
ve e valli tropicali, pianure verdissi-
me e coste di roccia e di corallo. Ma
questa terra, entrata nel cuore del
mondo grazie ai romanzi di Gabriel
Garcia Marquez, è tristemente co-
nosciuta anche per le sue contraddi-
zioni. La storia recente della Co-
lombia è infatti scritta col sangue, e
le grandi città sono da tempo domi-
nate dal potere della mafia e del
narcotraffico.
Il Cardinal L6pez Trujillo, che fu
arcivescovo di Medellin fino al gen-
naio del '91, nel corso della confe-
renza su «droga e alcolismo» tenuta
in Vaticano nel novembre scorso,
sembrava non trovare sufficienti
immagini per bollare il traffico co-
lombiano della droga, che definiva
«flagello mondiale, nuova forma di
schiavitù, danza macabra che av-
volge ogni classe sociale».
«Tutto questo è vero», dice don
Bar6n, ispettore salesiano di Medel-
lin: «esistono in Colombia fenome-
ni sociali drammatici. Ma c'è anche
la città della gente comune, che è
maggioranza».
L'esercito colombiano impegnato a distruggere pubblicamente la coca.
La strada della Coca
1 mondo: gli Stati Uniti, l'Europa, il
La Colombia coltiva pochissima
coca, ma possiede le migliori raffi-
nerie del mondo, capaci di realizza-
re un prodotto puro al 100%. La
materia prima proviene dalla vicina
Bolivia e dal Perù. Le sue raffinerie
sono mobili: baite di montagna e
cascinali di campagna, baracche mi-
metizzate nel fitto della foresta.
«Più che al ~onsumo interno, il
narcotraffico è tutto orientato al
commercio mondiale», precisa don
Bar6n. «Alla radice c'è il miraggio
Giappone. Non c'è marjuana, per-
ché avrebbe bisogno di coltivazioni
molto estese e dovrebbe essere di
buona qualità per battere la concor-
renza degli Stati Uniti. In realtà il
popolo non consuma né cocaina, né
altre sostanze stupefacenti.
«Ci sono naturalmente nelle prin-
cipali città i grandi consumatori,
come ci sono in tutti i grandi paesi
del mondo. Ma statisticamente per
droga si muore meno in Colombia
che in Europa».
·
dei grossi guadagni. Oggi tutti vo-
gliono arricchirsi presto e ·senza fa-
Giovani sicari
ticare. E lo spaccio della droga lo I giovani colombiani sono coin-
consente. Fare il corriere della dro- volti, ma soprattutto alla difesa dei
ga, sopratutto all'estero, è meno fa- grandi narcotrafficanti. Questi han-
ticoso e più redditizio di qualsiasi no messo in piedi un vero esercito di
altro lavoro delle classi umili. Il giovani dai 15 ai 25 anni. Ogni traf-
mercato della cocaina colombiana è ficante ha un certo numero di sicari
quindi destinata ai paesi ricchi del pronti a difenderli. A volte sono
1 APRILE 1992 11

2.2 Page 12

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e:-- ·
~ ..
t, . .': ·{ ~.} ;~-
~··,,. -, -: t.:'
'1.'•',
~
,x~·:
I Nella cartina, la rotta della coca,
dall'America Latina
ai Paesi consumatori.
centinaia, dislocati in varie località.
I trafficanti si sono divisi il mer-
cato.. Ad Armenia vi è il cartello di
Carlos Ledher Rivas. Rodriguez
Orejuela guida il cartello più orga-
nizzato, che è quello di Cali. Il car-
tello di cui si parla di più è però
quello di Medellin perché fa uso
della violenza, essendo più control-
lato. È sempre in guerra con il go-
verno e con la polizia. Ci sono pe-
riodi in cui vengono ammazzati due
poliziotti al giorno. Il cartello di
Medellin è guidato da Pablo Esco-
bar, che oggi è in carcere, essendosi
consegnato volontariamente alla
polizia. Era stato braccato e la sua
vita e quella della sua famiglia era
diventata impossibile. Pablo Esco-
bar in realtà è molto amato nella
sua regione perché ha sempre aiuta-
to la povera gente. A Medellin vole-
va eliminare tutti i tuguri e fare dei
nuovi quartieri. In campagna ha
sempre aiutato i contadini, ha dato
lavoro ai giovani. Per questo non è
stata la gente a denunciarlo.
Don Bar6n: «I trafficanti sono
ricchi e potenti e sarebbero disposti
a realizzare importanti opere socia-
li, ma il &overno evidentemente non
accetta. E un fatto che sanno gioca-
re le carte giuste per diventare po-
polari. Per una festa di quartiere,
per esempio, possono far arrivare
due camion piene di giocattoli per
tutti i bambini».
In realtà quella del narcotraffico
è un'economia sotterranea che non
produce alcun vantaggio al popolo
e al paese. E il governo, così come
la Chiesa, cercano di non farsi coin-
volgere nei loro affari.
12 · 1 APRILE 1992
Foto JOrgen Escher
Ma la politica a volte non è limpi-
da. In compenso chi denuncia in
modo troppo esplicito viene ucciso,
come è già capitato ad alcuni candi-
dati nell'84 e due anni fa.
Sin dai primi anni ottanta il go-
verno ha denunciato ufficialmente i
narcotraffici e non si è risparmiato
per mettere alle corde i grandi traf-
ficanti. Ma essi hanno risposto con
la violenza. Sono potenti ed è peri-
coloso contrastarli. Hanno i soldi e
hanno ottimi collegamenti con l'e-
stero.
Un problema internazionale
Continua don Bar6n: «In Colom-
bia il traffico di droga è inserito in
un grande giro internazionale. E il
problema non sarà risolto, se non ci
sarà un impegno internazionale. Da
tempo gli Stati Uniti chiedono di in-
tervenire nel nostro paese. Essi sono
sempre pronti a risolvere i problemi
delle altre nazioni e fuori di casa lo-
ro. Lo hanno fatto in Vietnam, in
Iraq e vorrebbero venire anche in
Colombia con i loro eserciti. Questo
per non dover risolvere i problemi
di casa loro. Perché essi per primi
sono dei grandi produttori di droga
e riempono il mondo con la loro
merce di alta qualità».
I narcotrafficanti colombiani te-
mono soprattutto l'estradizione ne-
gli Stati Uniti. Dicono:«Preferiamo
una tomb.a in Colombia che il carce-
re negli USA». Per questo ci fu una
reazione violentissima quando fu
pubblicata una lista di trafficanti
colombiani che avrebbero dovuto
essere estradati .negli USA. Carlos
Ledher è stato mandato cinque anni
fa; lo hanno processato e condan-
nato all'ergastolo a Miami. È sfug-
gito alla condanna a morte per un
pelo. Era stato tradito e denunciato
da Pablo Escobar perché gli faceva
ombra. Lavorava per lui nell' Arme-
nia. È stato preso insieme con 14
guardie del corpo mentre dormiva.
«Se si vuole eliminare il traffico,
bisogna prima eliminare i problemi
sqciali della Bolivia e del Perù» dice
don Baron. Si devono sostituire le
coltivazioni dei campesini. Un tem-
po producevano mais e manioca.

2.3 Page 13

▲back to top
----------BS-
tra di loro per dominare il quartie-
re. Il governo le combatte violente-
mente e arresta i leaders.
La Chiesa è impegnata a portare
la pace tra queste bande. È il lavoro
delicato che stanno facendo i parro-
ci. Essi tra l'altro indirizzano ai sa-
lesiani alcuni di questi ragazzi per-
ché imparino un mestiere. I ragazzi
però dicono: «Noi ci siamo messi
nelle bande perché dobbiamo man-
tenere la madre, la sorella, la fami-
glia. Come facciamo ora?» Per que-
sto motivo la città Don Bosco ha
avviato un programma che coinvol-
ge alcune grandi ditte della Colom-
bia, proponendo di creare un fondo
per dare ai giovani un modesto sti-
pendio nel tempo in cui imparano
un mestiere. In questo momento la
città Don Bosco ospita 40 di questi
giovani tra i 14 e i 18 anni. Organiz-
za per loro dei corsi annuali di mec-
canica ed elettrotecnica. «In fondo
sono ragazzi buoni», dice Don Ba-
r6n, «e sono entrati nel giro perché
questo era il loro destino» (cosi di-
cono).
«La nostra Città Don Bosco ospi-
ta anche circa 600 ragazzi della stra-
da. Una metà viene solo di giorno.
Medellin (Colombia). Ragazzi
della strada.
Dopo qualche mese se lo vogliono
possono anche venire a vivere da
noi. Cerchiamo di creare con loro
Ma la coca rende di più e più in fret-
ta. I trafficanti vengono sul posto,
si prendono cura di tutto, pagano
immediatamente. Per coltivare mais
e manioca o per l'allevamento ci
vuole un mercato, un'organizzazio-
ne, e manca la certezza del guada-
gno. «I paesi del patto Andino e in
particolare Colombia, Bolivia e Pe-
rù si sono incontrati con Bush. Non
gli hanno chiesto armi o eserciti, ma
finanziamenti per realizzare pro-
grammi sociali di sviluppo a lunga
scadenza».
un rapporto di simpatia e di confi-
denza». È un delicato lavoro di ac-
coglienza, nel quale i salesiani di
Medellfn stanno specializzandosi.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice han-
no nella stessa città un'opera analo-
ga. Recentemente la Città Don Bosco
ha aperto i laboratori anche a una
quarantina di ragazze che vogliono
imparare meccanica ed elettronica.
Ai 600 ragazzi della Città Don
Bosco viene dato ogni giorno il
pranzo e la merenda. Il costo di
questa iniziativa è di un milione di
pesos al giorno (quasi duemila dol-
La «Ciudad Don Bosco»
di Medellin
lari, oltre due milioni di lire italia-
ne). Per questo motivo il direttore
della Città Don Bosco è sempre in
A seguito della persecuzione del movimento e suscita aiuti a tutti i li-
governo, il traffico è calato ed è ve- · velli, · anche internazionali. Ma è
nuto meno anche il lavoro dei gio- grande lo spirito di fid1:1cia. Sono
vani. Molti di loro sono diventati
un problema sociale molto delicato,
perché hanno dato vita a organizza-
zioni illegali in proprio. Si sapeva
dell'esistenza di oltre 200 bande gio-
convinti che partirà di qui la nuova
gioventù colombiana, che al posto
della strada e del narcotraffico si
guadagnerà da vivere con un onesto
lavoro.
vanili. Sono bande sempre in lotta
Umberto De Vanna
BREVI
Il Papa ha nominato il card. Anto-
nio Maria Javierre Ortas prefetto
della Congregazione per il culto di-
vino e i sacramenti. Prende il posto
del cardinale Eduardo Martinez So-
malo, nuovo prefetto della Congre-
gazione per i religiosi. Il cardinale
belga Jérome Hamer ha lasciato per
limiti di età.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice nel
1991 rispondendo a varie richieste
hanno aperto 43 nuove case, «quasi
tutte in paesi di missione o in zone
povere di periferia». Lo scrive la
madre generale suor Marinella Ca-
stagno, che aggiunge un grazie spe-
ciale alle suore che, «nonostante il
peso degli anni, mantengono le loro
posizioni».
A 35 anni dalla costruzione, è stata
intitolata a Don Bosco la scuola ele-
mentare di Pace del Mela (Messina).
Per l'occasione l'amministrazione
comunale ba organizzato una signi-
ficativa cerimonia, alla quale erano
presenti, oltre ai 190 ragazzi, la di-
rettrice, il parrocco e varie autorità.
Al termine della messa, celebrata
dal salesiano don Olimpo Simonato
di Messina, il sindaco Cavallaro ba
detto: «L'intestazione a San Gio-
vanni Bosco servirà da stimolo a noi
amministratori per occuparci sem-
pre di più dei problemi dei giovani».
La città di Brescia ha conferito il
premio della bontà «Piero Bulloni»
a don Silvio Galli. Don Galli vive a
Chiari (Brescia), dove ha a disposi-
zione alcuni locali dell'istituto sale-
siano San Bernardino che usa come
base ,logistica per soccorrere carce-
rati, ammalati, tossicodipendenti,
vagabondi, extracomunitari e chiun-
que sia in difficoltà e si rivolga a lui.
«Hanno teso la mano e io non ho
fatto altro che il mio dovere di pre-
te», ha detto don Silvio, ricevendo il
premio. «Mi rimane l'amarezza di
non essere riuscito ad avvicinare e
ad aiutare alcuni».
Come si sa, madre Marinella Casta-
gno ha ricevuto con il Rettor Mag-
giore la cittadinanza onoraria di Be-
tlemme. Diventando concittadina di
Gesù ha detto: «Come Maria e Giu-
seppe, quando ci sarà il censimento,
ci metteremo in viaggio... ».
1 APRILE 1992 13

2.4 Page 14

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MOVIMENTI
TESTIMONI DELLA
RISURREZIONE
di Giuseppina Cudemo
A tu per tu con
Sabino Palumbieri,
fondatore e animatore
del movimento
« Testimoni della
Risurrezione». Persone
che vivono insieme la
speranza del Cristo
risorto in cammino
verso il 2000.
L a nostra epoca ha un vuoto di
speranza. Malgrado la scienza
abbia compiuto progressi inimma-
ginabili, fino a sconfiggere malattie
un tempo mortali e ad allungare la
durata media della vita; malgrado
la tecnica abbia permesso il supera-
mento delle distanze e l'universo
non abbia più misteri, l'uomo nella
sua corsa al benessere fisico e psico-
logico, si scontra continuamente
con la precarietà. Le ideologie crol-
lano, la schiavitù è ancora praticata
in tanti angoli della terra. Valori
dominanti come il potere, il presti-
gio, il denaro rivelano presto il loro
vero volto. Anche la scienza si di-
mostra un'arma a doppio taglio.
Può essere usata per la vita e per la
morte: basti pensare all'energia nu-
cleare, alle sostanze chimiche inqui-
nanti, alla manipolazione genetica.
L'uomo si trova solo di fronte a
se stesso. Si accorge che il suo 'biso-
gno di amare e di essere amato è
continuamente frustrato dalla sua
finitezza. Le grandi domande esi-
stenziali - la vita, il dolore, la mor-
te - rimangono senza risposta.
14 · 1 APRILE 1992

2.5 Page 15

▲back to top
----------BS-
nell'evento della Risurrezione di
Cristo il significato nuovo della
Chiesa del Duemila. Rientrare nel
messaggio cristiano è, essenzial-
mente, riappropriarsi, quasi «risco-
prire» l'evento pasquale. Ed in esso
trovare il rimedio per curare radi-
calmente il male esistenziale del-
l'uomo di oggi, per riempire il suo
vuoto di significato. Egli parla di un
uomo nuovo, animato dal coraggio
dell'utopia, intesa come volontà e
speranza progettuale, per costruire
il futuro del mondo.
Come aprirsi alla speranza
Una visione troppo tragica della
realtà? Non si direbbe, a leggere le
cronache dei giornali o anche ·sol-
tanto a guardare attentamente il
mondo in cui viviamo.
Per parlare di queste cose e avere
una risposta, sono andata ad incon-
trare un filosofo. Non vi spaventi la
definizione, anche se risponde a ve-
rità. Sabino Palumbieri, ordinario
di antropologia filosofica presso
l'Università Salesiana, pubblicista e
saggista, nonché prete, è innanzi
tutto uomo. La cultura ha regalato
una valenza in più alla sua umanità,
e la capacità introspettiva e di anali-
si dei fenomeni del nostro tempo,
nulla hanno tolto alla sua carica in-
teriore.
La sua analisi della società con-
temporanea è «spietata», eppure
aperta a una grande speranza. Ma-
terialismo, arrivismo, tecnicismo,
annullamento dei valori, crisi delle
strutture portanti. Consumismo
esagerato dei .ricchi e miseria ende-
mica dei poveri. Errato rapporto tra
l'uomo e la macchina. Culto delle
cose e angoscia conseguente.
Gli chiedo perché la realtà che vi-
viamo è così drammatica. La rispo-
sta è meditata: l'uomo è diventato
vittima del culto delle cose. I consu-
Il movimento «TR 200011 Intende
condividere i problemi che
travagliano il mondo.
mi però non riempiono il suo cuore.
Egli è affamato di un altro bene.
Come diceva Dostoevskij: «Oggi si
è accumulata una maggiore quanti-
tà di beni, ma è diminuita la gioia».
«Essa - dice don Palumbieri - è
la pienezza del cuore. In sua assen-
za, c'è il vuoto. Come scrive con
doloroso trasporto Antonio Bello,
vescovo di Molfetta, l'uomo sazio
dei paesi opulenti del mondo "ha
case riscaldate, ma ha freddo lo
stesso . .Ha la salute, ma è corroso
dalla noia. Ha la giovinezza, ma è
morso da una potente 'libidine di
morte. Ha tutto per vivere, ma fa di
tutto per morire"». Gli domando:
C'è una speranza per l'umanità at-
tanagliata da questa profonda sof-
ferenza esistenziale? La risposta
non è emotiva. Nasce da una rifles-
sione profonda sulla Bibbia, da stu-
di lunghi e appassionati, e dall'esse-
re immerso con lucidità nella realtà
quotidiana dell'uomo della strada.
«Questo nostro mondo conosce il
prezzo di ogni cosa e ignora il senso
del valore, perché rifiuta il fonda-
mento di tutti i valori, cioè Dio. È
necessaria una rivisitazione del mes-
saggio cristiano. Che cosa esso può
dare, paradossalmente, di nuovo,
all'uomo di oggi?». Con un'intui-
zione felice Sabino Palumbieri vede
Vivere la spiritualità pasquale
Tutto questo, però, rimarrebbe
pura teoria, se non fosse calato nel-
la vita concreta. Ed è proprio in es-
sa che si radica un'esperienza a cui
don Palumbieri ha dato impulso,
un'esperienza di fede e di amicizia.
Un camminare, tra fratelli e sorelle,
verso il Duemila, vivendo insieme la
spiritualità pasquale, come è sinte-
tizzata nel versetto, della Seconda
Lettera a Timoteo: «Ricordati che
Gesù Cristo, della stirpe di Davide,
è risuscitato dai morti». Questo mo-
vimento ha la sigla «TR 2000», che
significa «Testimoni della Risurre-
zione in cammino verso il Duemila».
«Coloro che entrano a farne parte,
si aiutano a vivere nel profondo del
cuore la festa di Pasqua ogni gior-
no», dice don Palumbieri, «cammi-
nando insieme, come i due discepoli
sulla strada di Emmaus; ascoltando
la Parola e spezzando il pane; acco-
gliendo il diverso e ospitandolo di
cuore. L'esperienza di Emmaus non
è un episodio. Il risorto ogni giorno
ci invita ad annunciare a tutti che
ogni cosa ha un senso alla luce della
Pasqua».
Gli appuntamenti fissi di queste
comunità, sparse in tutta Italia, do-
ve don Palumbieri ha operato, sono
quattro: la preghiera quotidiana; la
riunione mensile della fraternità lo-
cale «per riflettere pregando e pre-
gare riflettendo»; un ritiro ogni cin-
que mesi di tutta la famiglia «TR
2000» per conoscersi meglio e con-
frontarsi con La Parola; gli esercizi
spirituali che hanno cadenza an-
nuale.
Scopo dei «TR 2000» è fare «il
pieno» della Risurrezione con l'e-
sperienza della fede pasquale e del-
1 APRILE 1992-15

2.6 Page 16

▲back to top
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CELEB~RE
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suddiviso in tre parti.
1. «Celebrare»: elementi fondamentali
della celebrazione: assemblea, ambien-
te, oggetti, colori, musica.. .
2. «Cose per celebrare»: celebrazioni
complete per i vari tempi liturgici e altri
momenti della vita quodiana.
3. «Quotidiano ed eventi da celebrare»:
testi e schemi di celebrazioni per varie
circostanze.
Gruppo romano dei ccTR 2000» durante una riunione.
Don Sabino Palumbieri definisce il movimento «Testimoni della Risurre-
zione in cammino verso il Duemila» («TR 2000») un insieme di amici: «Sia-
mo una compagnia di amici che si ritrovano per andare insieme al centro
della fede». In effetti il movimento si qualifica per un rapporto reciproco
vissuto senza formalità, qualunque sia la qualifica personale, e si presen-
ta come una famiglia di famiglie, che fa coesistere giovanissimi e adulti
nella stessa ricerca. Oggi è un movimento che riesce a collegare circa
400 persone in 14 gruppi. Tra i gruppi più consistenti, quelli di Roma, Na-
poli, Salerno, Caserta, Sorrento, Potenza, Bari, Taranto, Treviso. A Trevi-
so ha aderito anche un detenuto, colpito dalla testimonianza di una inse-
gnante del movimento che andava gratuitamente in carcere per fare scuola.
LE
DOIIUIDE
BBLl8IOSE
DIIIWIBIII
Le domande religiose
dei bambini
MATILDE PARENTE.
Pagine 32. Lire 2.500
Ma tu ci credi in Dio? Perché le chiese
sono più alte delle case? Gesù era vero?
Se si vuole vivere, perché si muore?
L'autrice ha fatto una raccolta di tali
domande, ha cercato di <<leggervi den-
tro», e suggerisce come farne buon uso
a scuola e al catechismo.
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l'amicizia, per educarsi alla cultura
della vita, perché ognuno operi me-
glio dove il Signore lo ha chiamato
a vivere. Così l'atteggiamento di
fondo che anima il TR è la gioia pa-
squale coltivata nel cuore, l'ottimi-
smo e la Speranza circa la Storia, il
servizio a Cristo presente nei poveri
e le quattro fedeltà: al Signore risor-
to, alla Chiesa suo corpo, all'uomo
specialmente povero, alla propria
vocazione e missione.
È evidente che questo atteggia-
mento interiore opera nel profondo
ed aiuta le persone nelle loro diffi-
coltà esistenziali: il contatto con la
Parola, l'Ottimismo, la vicinanza
dei fratelli, sono aiuti potenti, di cui
il Signore si serve per lenire soffe-
•renze, per ridonare libertà, per ac-
cendere la speranza anche in chi ha
gravi malattie del corpo e dello spi-
rito, o in chi è reduce da esperienze
devastanti.
Nel cuore del mondo
Un altro aspetto, profondamente
coinvolg~nte, della spiritualità di
questo movimento, lo colgo in un
numero del periodico, che viene
stampato com~ collegamento fra le
varie comunità, ed è la condivisione
dei problemi che travagliano il mon-
do. Scrive don Palumbieri: «I dram-
mi del mondo coinvolgono tutti gli
abitanti del pianeta ed in questa in-
terdipendenza di fatto, i credenti so-
no chiamati ad operare da osserva-
tori lucidi, da operai generosi, da
uomini della speranza». E aggiunge:
«Ai credenti è proibito restare alla
finestra a veder passare la processio-
ne della storia. Per loro resta obbli-
gatorio scendere in strada ad aiuta-
re, a servire e sostenere lungo il pen-
dio». Gesù stesso lo ha detto con la
parabola del Samaritano. Compro-
mettersi con la storia e con il prossi-
mo. Sporcarsi le mani. È quanto di
più difficile possa essere chiesto a
noi, uomini oppressi dal nostro ego-
centrismo e dal peso delle problema-
tiche individuali. Eppure è l'unica
via di salvezza: non giungere alla
méta da soli, ma insieme ai fratelli.
Giuseppina Coderno

2.7 Page 17

▲back to top
dalle
Venerdì scorso, anche su mio
consiglio, Giovanni, Tarcisio, Bepi e
Jenny, finalmente si sono decisi di
fare un giro. Si sono recati a Galcia,
ad 80 km. da Dilla, a trovare padre
Aldo e padre Pedro. Dovevano rien-
trare per le cinque del pomeriggio.
Purtroppo di colpo e a insaputa di
tutti la strada è stata interrotta. Alle
ore sei da Dilla scatta l'emergenza.
Abbiamo pensato a un qualche inci-
dente. Giancarlo, ancora in tuta e
tutto sporco di grasso e io partiamo
lasciando da solo don Franco alla
missione.
Arrivati a Fissha Gennet troviamo
la strada interrotta da grossi alberi.
Vicino c'era un camion ribaltato e
tutto fracassato. Abbiamo pensato
al peggio per i nostri amici. Supera-
to l'ostacolo ci imbattiamo nei solda-
ti del Governo Transitorio che gentil-
mente, sentito il nostro problema, ci
intruppano con loro. C'erano anche
due ex-allievi di Makallè. Tutta la
notte, tra uno sparo e l'altro, rastrel-
lando la zona palmo per palmo a luci
spente, a passo di uomo, cozzando
ogni tanto nei sassi e nei tronchi, si
arriva nella zona vicino alla missio-
ne di Galcia, all'epicentro della spa-
ratoria.
Si aspetta l'alba. E al mattino tra
una calma foriera di guerra, si entra
nella cittadina di Ghedèm. Qui tro-
viamo la città insorta per motivi tri-
bali ed anche politici, già in mano ai
soldati.
ACCOGLIAMO UN FERITO. Il no-
stro buon cuore acconsentì di accet-
tare sulla macchina un ferito. Si trat-
tava di un giovanotto con le labbra
spappolate, senza denti e senza lin-
gua. Probabilmente la gente del po-
sto gli aveva sparato in bocca. La
missione di Galcia, con la sua clini-
ca era vicinissima e subito ci siamo
offerti di portarlo là. Dopo un 500
metri circa incappiamo in un altro
ALBA TRAGICA
A DILLA
Don Moreschi, missionario lom-
bardo in. Etiopia, racconta una
tragica esperienza nella sua
cruda realtà.
Tempo di emergenza in Etiopia.
grosso albero tagliato che non dava
speranza di passaggio. Siamo scesi
per vedere se a lato si poteva passa-
re. D'improvviso sono apparse un
2000 (duemila!) persone che corre-
vano giù dai due lati della collina, ar-
mate di lance, urlanti, scalmanate.
Ci impongono di fare uscire dalla
macchina il ferito.
«Lo uccidiamo, lo uccidiamo»,
continuavano a urlare.
Noi ci rifiutiamo. «È ferito, lo giudi-
cherete dopo». Niente da fare.
«Uccidiamo anche voi».
«Fate pure», è la nostra risposta.
«È da animali ucciderlo in questo
stato».
Niente da fare. Ci inginocchiamo
a chiedere clemenza. È stato come
chiedere acqua al deserto. Saliamo
in fretta in macchina e tentiamo di
fare marcia indietro. Ci sparano e ci
tirano le lance. Ci fermiamo di nuo-
vo. Scendiamo dalla macchina e ur-
lando tentiamo un dialogo senza
senso. Con i sassi e con le lance
rompono il finestrino posteriore del-
la Land Rover e da abili maestri arri-
vano con colpi perfetti al collo del fe-
rito. Questi, in un estremo tentativo
di salvarsi, si rifugia dall'altra parte
della macchina ma anche Il, rotto il
fin'estrino, lo infilzano senza pietà.
Lo tirano fuori, e con il macete lo fi-
niscono del tutto. Alla vista del san-
gue si eccitano. Noi siamo shoccati.
«Dov'è l'arma del ferito?», ci urlano.
«Che ne sappiamo noi?».
Qualcuno ci fa cenno di andare,
qualcun altro di restare ... Il caos!!!
Fatto sta che con prontezza saliamo
tutti e due sulla macchina ed entran-
do nel fosso laterale, con la compli-
cità dello Spirito Santo, della Ma-
donna, di tutti i santi salesiani. .. e
della Land Rover, che per l'occasio-
ne ha fatto giudizio, tra un salto e
l'altro siamo arrivati a Galcia. Qui, la
bella ospitalità di padre Aldo, padre
Pedro e delle suore ci ha subito rin-
cuorati.
Con soddisfazione abbiamo visto i
nostri volontari. Il giorno dopo, ri-
schiando un pochettino, siamo ritor-
nati a Dilla, dove la gente ci ha ac-
colto con affettuoso entusiasmo.
Don Angelo Moreschi
P.O. Box 7- Dilla
(Sidamo) Etiopia
1 APRILE 1992 - 17

2.8 Page 18

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FOTOSERVIZIO
QUANDO I LAICI
DIVENTANO
PROTAGONISTI
N el 1946 a Sa.o Carlos in Brasile
per iniziativa di alcuni genero-
si venne aperto un orfanotrofio dio-
cesano con il nome di «Educandato
Sa.o Carlos», allo scopo di dare assi-
stenza ai minorenni comunque ab-
bandonati o orfani. Col sostegno
della popolazione e l'impegno dei
vescovi, di mons. Ruy Serra fino al
1975 e poi di mons. Costantino Am-
stalden, i vari presidenti poterono
mandare avanti l'Educandato fino
al 1977, quando i salesiani, che era-
no stati invitati più volte, accettaro-
no di assumerne la direzione. Primo
direttore dell'opera fu don Pavanel-
lo, oggi arcivescovo di Campo
Grande.
ll gruppo dei cooperatori
Uno dei principali compiti della
nuova direzione fu di coinvolgere i
laici. Nacque cosi immediatamente
un primo nucleo di undici coopera-
tori salesiani, che fecero la promes-
sa nelle mani dell'allora ispettore
don Legai, oggi vescovo di S. Mi-
guel Paulista.
Da quel novembre del 1979, altri
cooperatori si aggiunsero al primo
gruppo . Oggi sono 78 e hanno as-
sunto interamente su di sé l'Edu-
candato di Sa.o Carlos, che ospita
74 ragazzi interni e 15 semiconvitto-
ri. Sono loro che, con iniziative di
ogni tipo sollecitano la generosità
della gente, e provvedono a tutto il
necessario per la vita dei ragazzi: ci-
bo, salute, istruzione; e quando ar-
riva il momento, li aiutano a inserir-
si nel mondo del lavoro.
Questi cooperatori svolgono an-
che at~ività pastorali ed educative
18 · 1 APRILE 1992

2.9 Page 19

▲back to top
----------BS-
ICooperatori, novizi e ragazzi
dell'orfanotrofio Sao Carlos: una
convivenza che è diventata
famiglia. Qui in momenti
di festa e di gioco.
nella parrocchia salesiana e nelle va-
rie parrocchie della città: catechesi,
incontri di preparazione al battesi-
mo e al matrimonio, giornate di
formazione per coppie, oratorio,
pastorale della salute, ministero del-
1'Eucaristia, visite ai malati nelle ca-
se e negli ospedali, corsi di ricamo e
cucito, e altro ancora.
In perfetta armonia
L'Educandato ospita ragazzi da-
gli 8 ai 18 anni e si trova inserito in
un'opera salesiana complessa, che
comprende la parrocchia di Maria
Ausiliatrice, con quattro cappelle
succursali, e il noviziato, a servizio
di tre ispettorie brasiliane. I tre set-
tori però operano in perfetta armo-
nia e la presenza dei cooperatori si
fa sentire in ogni attività. Coopera-
tori e novizi animano insieme i sei
oratori dislocati nei vari quartieri
della parrocchia, ciascuno dei quali
ogni domenica accoglie da 300 a 400
ragazzi e ragazze.
I cooperatori si ritrovano insieme
per la messa e il secondo.sabato del
mese per la riunione mensile; è sono
presenti a tutte le manifestazioni
della Famiglia Salesiana. Con la lo-
ro presenza attenta e dinamica, so-
no riusciti a creare non solo un mo-
vimento di impegno concreto, ma
anche un bel clima di familiarità e
di amicizia.
1 APRILE 1992 19

2.10 Page 20

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ibri
a cura di Eugenio Fizzotti
VALENTINO
SAVOLDI,
Charles Lavigerie,
uomo universale,
profe a della missione,
che tutti - educatori, genitori,
animatori, insegnanti - dovreb-
bero leggere e meditare per col-
laborare alla costruzione di un
mondo più umano, più a misura
d'uomo.
II.A PACE VERSO
IL DUEMILA
Torino, Edizioni LDC,
pp. 144, lire 12.000
È la prima biografia italiana completa di questa fi-
gura, pubblicata nel centenario della sua morte
(1825-1892). Il cardinale Lavigerie è una delle perso-
nalità più eminenti del cattolicesimo francese e del
mondo missionario nel secolo scorso. Già insegnan-
te alla Sorbona, fu diplomatico a Roma e vescovo di
Nancy. Nel 1867 accolse la nomina a vescovo di Al-
geri come una chiamata divina a dedicarsi all'Africa.
Arcivescovo di Algeri e di Cartagine creò numerose
opere di assistenza e di promozione umana per la
popolazione musulmana. Fondò i Missionari d'Africa
e le Suore Missionarie di Nostra Signora d'Africa
(chiamati «Padri Bianchi» e «Suore Bianche»).
Ebbe idee anticipatrici sul dialogo della Chiesa col
mondo moderno, il problema ecumenico, l'incontro
coll'Islam, il metodo missionario, l'internazionalizza-
zione della Curia romana... Attento al contesto uma-
no e sociale della Missione lavorò attivamente per
l'abolizione della schiavitù e della tratta dei negri. In-
fluì sulle vicende politiche della Francia in quel perio-
do tumultuoso della sua storia, e collaborò stretta-
mente col papa Leone Xlii che nel 1882 lo creò cardi-
nale .
In questo libro «si legge facilmente fra le righe la
grande passione del cardinale Lavigerie: la Chiesa,
al cui servizio dedica tutta la sua vita, fino al suo ulti-
mo respiro ...» (Card. Tomko).
-
SABINO PALUMBIERI
L'uomo e il futuro. Voi. I:
È possibile il futuro
per l'uomo?,
Roma, Edizioni Dehoniane,
1991, pp. 332, lire 30.000
Gli scenari della cultura con-
temporanea mettono in eviden-
za sempre più il rischio che l'uo-
mo corre di perdere di vista i va-
lori autentici della sua vita e di
immolarsi sull'altare del vuoto e
della paura. La solitudine e la
fuga, le maschere e l'ansia rap-
presentano spesso le dimensio-
ni lungo le quali si svolge la no-
stra esistenza quotidiana.
20 · 1 APRILE 1992
Emergono allora le domande:
c'è un futuro per l'uomo? quale
futuro prospettare ai nostri figli?
come offrire loro una speranza
che sia valida?
Il presente volume, di cui è
autore un brillante salesiano,
docente di antropologia filosofi-
ca all ' Università Salesiana di
Roma, prende in considerazio-
ne tutte le problematiche più vi-
ve del mondo di oggi, le appro-
fondisce con stile affascinante e
ne prospetta una soluzione at-
traverso il tentativo di recupera-
re l'uomo come essere unico,
originale, irripetibile, amato e
salvato.
Si tratta di un 'opera, preziosa,
NICOLÒ MIRENNA
Emergenza droga,
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 340, lire 24.000
Generale dei carabinieri con
un sofferto e ultraventennale
bagaglio di competenza specifi-
ca nel settore, l'autore di questo
volume analizza il fenomeno
della droga in tutte le sue com-
ponenti con particolare riguardo
a quelle sociali e terapeutiche.
Mettendosi dalla parte dei gio-
vani, che egli incontra in una CO·
munità terapeutica dove presta
da anni la sua opera di volonta-
riato, Mirenna riporta sia una
documentazione minuziosa e
completa sui vari tipi di droga e
sui loro drammatici effetti e sia
acute osservazioni sui rapporti
tra droga e sport e sulle proble-
matiche connesse alla liberaliz-
zazione e alla regolamentazione
dell'uso della droga, sull'Aids.
MATTAI GIUSEPPE
La pace verso il Duemila,
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 155, lire 16.000
Parlare di pace verso il Due-
mila in una situazione interna-
zionale tesa e in continuo dive-
nire sembra quasi un anacroni-
smo. Eppure la pace è l'anelito
di ogni uomo e il messaggio di
pace è fondamentalmente un
messaggio cristiano. Opportu-
namente, allora, don Mattai ha
inteso ripercorrere tale messag-
gio seguendo la metodologia
della revisione di vita: vedere,
giudicare, operare.
Ognuno degli otto capitolo è
accompagnato da numerose
schede che consentono la rifles-
sione in gruppo e favoriscono la
traduzione in vita delle provoca-
zioni scaturite dal confronto con
la Parola di Dio e la testimonian-
z_a di numerosi uomini di buona
volontà.
RUGGERO CIPOLLA
Un francescano
dietro le sbarre.
44 anni per testimoniare
la tenerezza di Dio,
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 156, lire 14.000
Storie di solitudine e di ab-
bandono; storie di miseria e di-
sperazione; storie di umana de-
bolezza, spesso allucinanti e
tragiche, vicende d'amore tradi-
to e di speranza negata. Tutte
raccontate a viva voce dai dete-
nuti dell'ex carcere delle Nuove
di Torino (oggi trasferiti nel nuo-
vo complesso delle Vallette) e
raccolte da ·parte Ruggero, che
partecipa ai loro drammi e cerca
di infondere fiducia e speranza.
È un libro da non divorare, ma
da assaporare pagina per pagi-
na, per farne propria la lezione
di umanità e di solidarietà nei
confronti di chi, seguendo le più
impensabili strade dell'emargi:
nazione, della solitudine, della
violenza è giunto a fare l'espe-
rienza del carcere e 11, grazie al-
la presenza del cappellano, ha
recuperato dignità, fede, spe-
ranza, capacità di dono.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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il iariodi71.ndrea
di Jean-François Meurs
Giovedì 26 marzo. I miei genitori
sono passabili : in fondo non sono
più fastidiosi dei miei amici e delle
mie amiche. Dovrei anzi quasi dirmi
quasi un privilegiato, dal momento
che siamo in cinque ad aver accet-
tato il rischio di nascere da questi
genitori. Più maschi che femmine :
forse perché noi maschi amiamo di
più il rischio e l'avventura.
lo ho un padre " delinquente".
Non ho alcuna vergogna a dirlo, per-
ché molti miei amici sono nella stes-
sa situazione e devono tirare avanti.
Mio padre fa parte di quella catego-
ria di autisti che non sopportano il
codice della strada. Non rispetta i li-
miti di velocità, sorpassa a destra o
sulla linea bianca, ecc. Ma lui arriva
fino a prendere sensi vietati , a bru-
ciare un semaforo rosso, a guidare
in stato di ebbrezza. Il guaio è che
questo tipo di delinquenza viene fa-
cilmente accettata da tutti, e i ma-
schi hanno persino l'abitudine di
gloriarsene.
Altre volte ho pensato che avrei
dovuto occuparmi dell'educazione
morale di mio padre. Ma è un incari-
co troppo delicato e io non sono ab-
bastanza abile. Lui mi ripete che
questi sono affari suoi. Soltanto che
io rischio a ogni istante di diventare
orfano e anche di ritrovarmi morto
senza esserne preparato!
Un giorno mentre guidava gli ho
chiesto perché avesse bevuto trop-
po, ma si è arrabbiato: «Se non sei
contento , hai solo da fare la strada a
piedi!». Allora, freddamente, gli ho
chiesto di fermare la macchina e so-
no disceso. La mamma non -ha osa-
to, e la capisco. Ho fatto i dieci km
a piedi, e quando sono rientrato, ho
capito che loro due avevano avuto
«un chiarimento». Ieri, difatti , ha pre-
so il volante la mamma. È una delle
poche volte in cui l'ho spuntata io.
Dopo tutto, non credo che i figli
siano responsabili della moralità dei
loro genitori e nemmeno che, più in
fretta ~i rendano indipendenti, me-
glio è! E molto meglio pensare di più
alle proprie cose, quando è possibi-
le, usando i soliti trucch i: rinchiuder-
mi con il broncio nella mia stanza,
presentargli una pagella con un due
LA SCUOLA
DEI GENITORI
I ragazzi ci vedono e ci giudi-
cano. Essi intuiscono che l 'im-
pegno di educare i figli, nono-
stante sia un compito gravoso
che manda in crisi, rende mi-
gliori anzitutto gli stessi genito-
ri. E quando i ragazzi si com-
portano male, mettono alla pro-
va il comportamento di chi li de-
ve educare. In questo modo i fi-
gli pur con la loro fatica di cre-
scere e le loro resistenze, non
solo si rivelano migliori di quello
che appaiono, ma diventano,
più o meno consapevolmente,
gli educatori dei loro genitori.
in matematica per fargli capire che
io non voglio diventare ragioniere
(preferisco fare il falegname). Ho ri-
nunciato ormai ai trucchi di fingere il
mal di gola o di avere i brufoli, per-
ché cominciavo a diventare davvero
delicato di gola e mi ci voleva vera-
mente troppo tempo per far sparire
i brufoli e poi non mi va di farmi ve-
dere sfigurato. Inoltre a Giulia que-
sto non piace.
Con mia madre è un 'altra cosa.
Lei vorrebbe fare un mucchio di co-
se di suo gusto o per interesse. Se
non può farlo , deve agitarsi «util-
mente», se no si sente in colpa. Per
avere l'aria di essere una madre che
educa bene i suoi figli, si crede ob-
bligata a fare la severa. Ma è per gli
altri che lo fa, perché in fondo, so
bene che lei non lo gradisce e non ci
crede.
Dal momento che si lamentava
perché non aveva più tempo di leg-
gere, le feci credere che ero pieno di
compiti e che avevo bisogno del suo
giudizio sul romanzo di Berto «Il cie-
lo è rosso». lo so che le piacciono
molto le storie sentimentali e tristi ,
dove si è schiacciati dal destino. Di-
fatti le è piaciuto molto!
Mi è venuto in mente perché la ve-
devo andare su e giù per la cucina e
mi pareva stufa di pensare alle pen-
tole. Allora le ho detto che avrebbe
fatto meglio ad andare un po' in
giardino. Lei è tutta contenta quan-
do può badare ai suoi fiori. Dopo un
po ' è tornata con una bracciata di
fiori e ne ha messi un bel mazzo nel-
la sala e in cucina. Era più viva, di-
stesa, e si è messa a cantare . Poi ha
tirato fuori tutto dal frigo e ha prepa-
rato una cenetta simpatica. A me
piace piluccare un po' in tutti i piatti.
Con i genitori bisogna far uso di
psicologia!
1 APRILE 1992· 21

3.2 Page 22

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FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
IL PAPA ALL' AUXILIUM
di Graziella Curti
La preside suor Enrica _Rosanna, alla presenza della Madre Generale, presenta a Giovanni Paolo Il
una rassegna di pubblicazioni dell'Auxilium. (Foto Felici)
Una eccezionale festa
di Don Bosco per
l'Ateneo delle FMA:
la visita di Giovanni
Paolo II. Il Papa ha
invitato le suore a dare
alla ricerca universitaria
un apporto al femminile.
22 · 1 APRILE 1992
E' la prima visita che il Papa fa
alla Pontificia Facoltà «Auxi-
lium», l'unica facoltà gestita da
donne. Ad accoglierlo, vi erano il
rettor maggiore don Egidio Viganò,
la madre generale suor Marinella
Castagno, il Consiglio Generale
FMA, le autorità accademiche, i
cardinali salesiani Javierre e Castil-
lo Lara, l'arcivescovo mons. J. Sa-
raiva, segretario della Congregazio-
ne per l'educazione cattolica e il ve-
scovo della diocesi, mons. Bona.
Sui passi della storia
Il Papa pellegrino verso una casa
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
luogo di cultura e di ricerca educati-
va, fa correre il pensiero, immedia-
tamente, a una pagina della Croni-
storia. Tanti anni fa, madre Mazza-
rello arrivava a Roma, umile ~ di-
messa e, quasi quasi, non avrebbe
voluto presentarsi all'udienza pon-
tificia perché - «così ignorante» -
temeva di far fare brutta figura al-

3.3 Page 23

▲back to top
----------BS-
l'Istituto. Da quel giorno quanto
impegno per formare suore educa-
trici! La strada per arrivare ad avere
uno spazio culturale unificato per la
formazione delle giovani suore di
tutto il mondo non è stata né sem-
plice, né breve: ci è voluta l'intui-
zione, la fantasia e il coraggio di
molti. Oggi l'Auxilium è l'unica Fa-
coltà Pontificia retta da religiose. E
il Papa, nel suo messaggio, ha invi-
tato le Figlie di Maria Ausiliatrice
non solo a ripensare a livello univer-
sitario il carisma salesiano, ma an-
che a dare l'apporto del femminile
alle strutture accademiche.
Incontro di famiglia
Le ore trascorse dal Santo Padre
negli ambienti della Facoltà potreb-
bero essere riassunte in questa
espressione: «ritratto di famiglia».
È stata una visita semplice, com-
mossa. I sentimenti di figliolanza e
di paternità si sono intrecciati in
maniera spontanea e trasparente.
Si è fermato attento vicino alle
studenti dei diversi paesi del mon-
do, le ha ascoltate, ha risposto loro
con brevi frasi nella loro lingua di
origine. Si è attardato a completare
lo spettacolo di circa 300 giovani re-
UNA FACOLTÀ
TUTTA AL FEMMINILE
L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha sentito fin dalle origini
l'esigenza di curare la preparazione storico-culturale-catechistico-
salesiana dei suoi membri. Nel 1954, costruita una casa adatta a Tori-
no, sede centrale della Congregazione, si iniziarono i corsi biennali di
pedagogia e servizio sociale. Nel 1966, su invito della Sacra Congre-
gazione per l'Educazione Cattolica, l'istituzione venne incorporata al-
l' Istituto Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo Salesiano. Tre
anni dopo, per la prima volta, la Chiesa affidò a un Istituto religioso
femminile una sua istituzione universitaria.
Con il decreto del 27 giugno 1970 la Pontificia Facoltà di Scienze
dell'Educazione «Auxilium» ha la possibilità di conferire titoli accade-
mici in Scienze dell'educazione, in quattro indirizzi: pedagogia, cate-
chetica, psicologia, sociologia.
Attualmente la Pontificia Facoltà «Auxilium» comprende:
- la Facoltà di scienze dell'educazione;
- il corso di spiritualità dell ' Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice;
- l'Istituto Superiore di Scienze Religiose.
Le studenti nell'anno accademico 1991/1992 sono 170, provenienti
da 39 nazioni. Dal 1978 la Facoltà è stata trasferita a Roma in Via Cre-
molino , 141 .
Le studenti dell'Auxilium provengono da 39 nazioni. (Foto A. Mari)
ligiose che, appena giunto sul palco
hanno fatto esplodere un coro pos-
sente: «Tu es Petrus».
Suor Enrica Rossana, preside del-
la Facoltà, ha rivolto un breve salu-
to: «Siamo figlie di una donna umi-
le e sapiente: Santa Maria Domeni-
ca Mazzarello. Alla sua scuola vo-
gliamo imparare ad attuare il motto
impresso sulla medaglia della Facol-
tà: "Con Maria per una cultura del-
la vita". Padre Santo, come Figlie
di Maria Ausiliatrice, appartenenti
ad un Istituto che Don Bosco volle
monumento vivo alla Madre di Dio,
esprimiamo, insieme con quanti og-
gi sono qui presenti, la sintonia pro-
fonda con il vostro "Totus tuus"».
Un invito
Il messaggio del Papa si è inciso
profondamente nella memoria di
una tradizione educativa che ci vie-
ne dai nostri Santi Fondatori. È un
messaggio che raggiunge tutte le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice del mondo
perché risveglia l' attualità della mis-
sione e richiama l'urgenza di «mae-
stri» per le giovani generazioni. «La
vostra Facoltà Salesiana deve resta-
re simultaneamente Salesiana e Fa-
coltà. È chiamata a ripensare ed at-
tualizzare scientificamente la lezio-
ne magistrale del vostro Santo Fon-
datore», ha detto il Papa. «Egli riu-
scì a comunicare efficacemente ai
giovani del suo tempo il messaggio
di Cristo calato in formule catechi-
stiche indovinate, tenuto conto del-
le categorie culturali di quel tempo.
A voi compete tradurre e rinnovare
quel suo sforzo di inculturazione
del Vangelo e di evangelizzazione
della cultura». Consapevole di tro-
varsi in una istituzione tutta femmi-
nile il Papa ha soggiunto: «La con-
dizione femminile non può mancare
nell'opera educativa... dato che
condiziona le modalità di attuazio-
ne di ogni sistema pedagogico. Sie-
te, dunque, proprio perché donne,
capaci di riempire lacune notevoli
anche in campo universitario». Con
il ricordo di . Madre Mazzarello,
donna umile e 'forte, saggia- e creati-
va il Papa ha rinnovato l'invito a es-
sere fedeli educatrici «missionarie
dei giovani» per essere in grado di
dare risposte valide al mondo mo-
derno.
1 APRILE 1992 23

3.4 Page 24

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INTERVISTA
IL PRESIDENTE BORSANO
DUE VOLTE EXALLIEVO
24 · 1 APRILE 1992
di Marco Travaglio
A 1 San Giovannino, e poi al Li-
ceo Valsalice, era una specie
«Degli anni giovanili
di giamburrasca. Un ragazzo viva-
ce, burlone, mai un dieci di condot-
mi è rimasto uno ta e neppure un nove. E a ben guar-
splendido ricordo», dare anche oggi, al timone del Tori-
dice l'ingegner Borsano,
no Calcio e di una grande holding
industrial-finanziaria la «Gima»
presidente del Torino (300 miliardi di fatturato), non ri-
Calcio.
«I salesiani mi ·
nuncia alle mosse a sorpresa, ai col-
pi di scena, ai tiri mancini. Gian-
hanno insegnato il mauro Borsano è uno dei tanti ex-
senso del dovere, allievi salesiani illustri. Quarantasei
il valore del lavoro
anni, nato a Domodossola nel '46,
figlio di due insegnanti, laureato in
e a rispettare tutti». ingegneria a Friburgo, sposato con
due figli ancora piccoli, è considera-
to un «emergente». Sia nel mondo
degli affari, dove ha spiccato da
qualche anno il grande balzo, sia
nel mondo dell'editoria (l'arino
scorso ha fondato un nuovo quoti-
diano, «La Gazzetta del Piemon-
te»), sia nel mondo dello sport, do-
ve ha fatto irruzione raccogliendo il
Torino fallimentare dei Gerbi e dei
De Finis, senza riuscire ad evitarne
la retrocessione in serie B, ma poi
riportandolo agli antichi fasti già
dall'anno successivo, fino alla Cop-
pa Uefa.
Come dobbiamo chiamarla, Bor-
sano?
Mi chiami presidente, il Torino è
sempre in cima ai miei pensieri. An-
che se ogni giorno i quotidiani si di-
vertono a scrivere che mi appresto a
venderlo: alla Coca Cola, alla Pepsi
Cola, ai giostrai Piccaluga, e chi più
ne ha più ne metta.
Dunque, lei non vende?
Non ci penso neppure. Sarebbe
assurdo: questo Torino è una mia
I In alto, il presidente Borsano. Qui di
fianco un'azione di Vincenzo Scifo.
Il giocatore è nato a Louviere (Belgio).

3.5 Page 25

▲back to top
-----------~-BS-
creatura, se me ne disfacessi com-
metterei una follia. Per un impren-
ditore una squadra di calcio è
un'importantissima occasione di si-
nergia, ossia d'integrazione tra di-
verse attività.
Ma fra tanti impegni, recentemen-
te anche politici, trova il tempo per
il giocattolo calcio?
Certo che lo trovo. La società~ in
buone mani, la squadra è forte e lo
sarà ancor di più nel prossimo cam-
pionato. Confermeremo tutti i no-
stri campioni, da Martin Vazquez a
Scifo, da Lentini a Cravero, a Mar-
chegiani. E ne acquisteremo dei
nuovi: siamo già sulle piste di tre o
quattro personaggi, non mi chieda
quali. Li conoscerà presto.
SGifo, però, sarebbe di proprietà
dell'Inter...
Niente affatto. È nostro a tutti gli
effetti. L'Inter ha soltanto un dirit-
to di opzione nel caso che intendes-
simo cederlo. Ma, gliel'assicuro,
non se ne parla neppure.
Anche il suo illustre dirimpettaio,
Giampiero Boniperti, è un ex-allievo
salesiano. Quali rapporti vuole in-
staurare con la Juventus?
Ho un enorme rispetto ed ammi-
razione per questo grande perso-
naggio. E un maestro per noi tutti.
Il manager di calcio più oculato,
esperto, astuto, competente. Con la
Juve abbiamo migliorato molto i
rapporti, e spero che il buon vicina-
to migliorerà ancora in futuro. La
rivalità va bene per il «derby», per
il resto si collabora e ci si stima a vi-
cenda.
Che cosa ricorda, degli anni verdi
con i salesiani?
Mi è rimasto uno splendido ricor-
do. Anche se come alunno, non ero
proprio un santo, o forse proprio
per questo. Credo di non aver mai
superato l'otto in condotta nella pa-
gella finale, mentre negli altri trime-
stri ero abbonato al sette.
Ero un piccolo goliardo, irrequie-
to e indisciplinato. Studiavo poco e
giocavo molto al pallone (già allora
tifavo molto per il Toro). Ho preso
tanti calci negli stinchi, tante lavate
di capo dagli insegnanti. Ero figlio
unico, fuori dalla scuola avevo po-
che amicizie, anche perché, nato a
Domodossola, mi ero trasferito a
Torino per seguire mia madre che
aveva avuto una cattedra di inse-
gnamento nel capolugo piemontese.
Così questa è divenuta la mia città.
I miei genitori lavoravano entram-
bi, e così non mi limitavo a frequen-
tare le lezione mattutine: sia al San
Giovannino seconda e terza, che al
Valsalice per il Ginnasio, ero un
«semiconvittore». · I salesiani, in-
somma, erano la mia seconda fami-
glia mattina e pomeriggio.
Si dice che lo spirito salesiano,
l'insegnamento di Don Bosco, sia
molto utile per chi come lei fa l'im-
prenditore. È stato così anche per
Gianmauro Borsano?
Senza dubbio. I salesiani mi han-
no insegnato il senso del dovere, del
rigore morale, del rispetto dell'au-
torità, il valore del lavoro come
scelta di vita. E poi l'abitudine a
stare insieme agli altri, a capire chi
convive con te, a rispettare tutti, an-
che i più diversi. Una formazione
che ritengo fondamentale per un
imprenditore.
Come le venne in mente di com-
prare una squadra di calcio?
Non è stata una scelta sentimen-
tale. A certi livelli, nel mondo degli
affari, quel cp.e conta veramente so-
no le valutazioni imprenditoriali. Il
Torino è una azienda come un'al-
tra: una società per azioni con tre-
cento dipendenti, un'attività che è
almeno sei volte superiore rispetto a
quel che può sembrare dall'esterno.
Il presidente di una società calcisti-
ca è un normale amministratore dè-
legato.
È finito il tempo dei padri-
padroni, dei personaggi folcloristici
innamorati della bandiera ma digiu-
ni di economia e gestione aziendale.
Qualcuno la prende in giro perché
ripete spesso che «il Toro è da scu-
detto». Che cosa risponde?
Che quando si è convinti di aver
compiuto una buona campagna ac-
quisti, si punta alla vittoria, cioè al-
lo scudetto. E noi, con l'organico
che abbiamo (ma soprattutto con
quello che avremo), abbiamo il do-
vere morale davanti ai tifosi - e
soltanto gli abbonati sono oltre 26
mila - di lottare alla pari con le al-
tre favorite. Il che non significa che,
per forza, si debba arrivare primi in
campionato. Ma se non ci si prova
neppure, beh, allora tanto vale riti-
rarsi.
,~
~~ 71)
Il Bollettino Salesiano esce dalla ti-
pografia dieci giorni prima del nuovo
mese e viene spedito con sollecitudi-
ne. Sappiamo purtroppo di notevoli ri-
tardi e di copie che vanno smarrite.
Ogni mese le poste ci restituiscono
alcune centinaia di copie che non so-
no state recapitate ai destinatari.
Questo causa a volte l'interruzione
dell'abbonamento, nonostante la no-
stra buona volontà.
Se qualcuno si vedesse interrom-
pere l'arrivo della rivista per due nu-
meri consecutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimetteremo im-
mediatamente in corso l'abbona-
mento.
Chi fosse a conoscenza di copie
che vanno smarrite o che non sono
desiderate; di doppioni; di lettori che
hanno cambiato indirizzo o che sono
deceduti, ci aiuti a risparmiare e ce lo
faccia sapere. Ci rimandi per favore
l'etichetta accompagnata dalla ne-
cessaria segnalazione.
Il Bollettino Salesiano viene invia-
to gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. Dal 1877 è un dono di
Don Bosco a chi segue con sim-
patia il lavoro salesiano tra i gio-
vani. Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate subito il
cambio di indirizzo (mandando
sempre la vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
1 APRILE 1992- 25

3.6 Page 26

▲back to top
26 · 1 APRILE 1992
Lo spagnolo Martin Vazquez, molto
amato dalla tifoseria granata.
Si dice che con l'arrivo di un per-
sonaggio discusso come il direttore
generale Luciano Moggi, sia nato un
Toro a due teste, dove non si sa più
bene chi comanda. Vero o falso?
Falso . Moggi non dà alcun fasti-
dio, perché prima del suo arrivo ab-
biamo messo le cose in chiaro: la ge-
stione spetta a lui, ma le decisioni le
prende il presidente in assoluta li-
bertà. E il presidente, fino a prova
contraria, sono io. Guardi, se ne di-
cono di tutti i colori. Qualcuno ave-
va anche insinuato che Moggi ci
avrebbe regalato, con le sue «cono-
scenze» i favori della classe arbitra-
le. Ma da questo lato, finora, ab-
biamo avuto più danni che bene-
fici...
Il suo rapporto con la stampa non
è dei migliori. Perché?
Non lo so, me lo domando spes-
so, ma non riesco a trovare una ri-
sposta plausibile. Io, ai giornalisti,
ho sempre chiesto un rapporto cor-
retto e disteso. Mi rendo conto che
non sempre accade. E che anzi, a
volte, si organizzano campagne di
stampa ai miei danni.
Il Torino ha una grande tradizio-
ne di vivaio giovanile. Ma la parten-
za di Sergio Vatta per la Nazionale,
vi ha un po' «stoppati». Che farete?
Intanto posso annunciare che
Vatta sta per tornare con noi. E poi
la struttura giovanile granata è tan-
to solida da non aver bisogno di
grandi interventi, in aggiunta a
quelli che già facciamo . .
Il Toro investe cinque miliardi al-
l'anno per curare il suo vivaio, ed
altri fondi stiamo destinando per
valorizzare le migliori promesse del
calcio africano: abbiamo comincia-
to con i tre ghanesi, ma proseguire-
mo sulla stessa strada. Il futuro del
calcio e forse dello sport, è proprio
in Africa.
Abbiamo, inoltre, il «Green To-
ro» la più grossa scuola di calcio eu-
ropea: 1200 allievi.
Ma non intendiamo trascurare il
«serbatoio» italiano: i nostri sono
sempre in giro per il paese, per vi-
sionare i «pulcini» più promettenti.
Soprattutto per le strade e negli ora-
tori. Salesiani, naturalmente...
Marco Travaglio

3.7 Page 27

▲back to top
----------BS-
GIOVENTÙ E DEVIANZA
PRIMA DI TUTTO
PREVENIRE
di Gaetano Nanetti
Il panorama della
criminalità giovanile,
presente ovunque è
in costante aumento.
Un quadro desolante,
che indica le responsabilità
sociali e spinge
all'impegno educativo.
U' allarme risuona - inquietan-
te - da un capo all'altro d'I-
talia: la criminalità minorile è in au-
mento. Anzi, dilaga. Il fenomeno
non ha dappertutto la stessa intensi-
tà, ci sono aree dove raggiunge li-
velli altissimi, in altre è più contenu-
to, ma è presente ovunque. A trac-
ciare questo drammatico profilo so-
no innanzitutto gli «addetti ai lavo-
ri», cioè i magistrati. Ad essi si uni-
scono sociologi, educatori, uomini
politici.
Un quadro preoccupante
Qualche esempio può contribuire
a dare concretamente le coordinate
di un quadro preoccupante. A Na-
poli - segnala il Procuratore della
Repubblica - sono stati 546 i mi-
nori di 14 anni che nel 1991 hanno
avuto a che fare con la giustizia per
reati molto gravi. Ad alcuni di que-
sti ragazzi sono stati attribuiti nove
omicidi realizzati e sei tentati. Altri
si sono resi responsabili di 224 rapi-
ne, 795 furti aggravati, 218 reati per
Il tasso di abbandono scolastico è altissimo. 40.000 ragazzi non conseguono la licenza media.
L'educazione può fare dei giovani i protagonisti del rinnovamento sociale.
Foto De Maria
1 APRILE 1992 - 27

3.8 Page 28

▲back to top
droga e 311 per armi. Cifre ragge-
lanti.
Pensate: bambini - perché sotto
i 14 anni si è al massimo poco più
che bambini - che uccidono, rapi-
nano, maneggiano armi... Cifre, bi-
sogna aggiungere, che sono solo la
punta dell'iceberg, perché si calco-
lano ancora a centinaia i minori de-
viati che sfuggono alle maglie della
giustizia.
Ma andiamo avanti. A Lecce, il
Procuratore della Repubblica de-
nuncia «il vertiginoso aumento del-
la criminalità minorile, diventata il
serbatoio dove attingono le organiz-
zazioni mafiose». Da Novara, un
sacerdote impegnato sul fronte del
recupero dei tossicodipendenti av-
verte che «il fenomeno dei bambini
spacciatori di droga sta diffonden-
dosi in tutta Italia». Allargando lo
sguardo al Paese nel suo complesso,
il Procuratore generale presso la
Corte di Cassazione sostiene che
«non soltanto è in notevole aumen-
to il numero dei reati ascritti a mi-
nori, ma ancora più frequenti sono
diventati i delitti di maggiore gravi-
tà». E aggiunge: «In aumento, con
punte del 79 per cento, il fenomeno
della recidività: quattro minorenni
su cinque, presi, denunciati e man-
dati al riformatorio, appena escono
tornano a commettere reati».
È un panorama doloroso, che ci
parla di giovanissime vite rovinate.
E che potrebbe aggravarsi se non si
I Giovanissimi a rischio, in una società che non riesce a educarli.
La Commissione parlamentare d'inchiesta sulla condizione giovanile, dopo
due anni di lavoro ha richiesto forti interventi sul piano della prevenzione.
adotteranno misure forti sul piano
della prevenzione e in quello del re-
cupero . L'avvertimento è della
Commissione parlamentare d'in-
chiesta sulla condizione giovanile,
-
sono pronti spesso solo la mafia, la
camorra, l' 'ndrangheta. Disposte a
pagare. E troppi ragazzi cadono negli
ingranaggi della malavita.
scritto a chiare lettere nella relazio-
ne finale stesa dopo due anni di la-
Ai margini della società
voro compiuto a tappeto in giro per Lavoro che non c'è. Ma anche
l'intero territorio nazionale. Cosa scuola che sovente non assolve ai
altro aspettarsi - osservano i parla- suoi compiti. Il tasso di abbandono
mentari - quando ogni anno tre- scolastico rimane altissimo . 40 mila
centomila giovani si presentano, ragazzi non conseguono la licenza
senza specializzazione, sul mercato media (pari al 6 per cento), e ad essi
del lavoro e non trovano sbocchi bisogna aggiungere un altro 25 per
è ormai certo: laddove maggiori so-
no gli abbandoni, più alto è il tasso
di delinquenza. A Napoli, la mag-
gioranza dei bambini passati negli
ultimi dodici anni dal tribunale dei
minori non ha finito le elementari,
uno su cinque non sa né leggere né
scrivere .
E poi ci sono le condizioni socia-
li. I minori devianti di solito abita-
no in quartieri-ghetto, i loro genito-
ri vivono dei proventi di attività
precarie. I ragazzi sono allora chia-
occupazionali? Solo in Sicilia - il cento che lascia gli studi dopo i pri- mati a integrare le «entrate» fami-
dato è emerso durante un incontro mi due anni della scuola secondaria. liari dedicandosi a scippi e a furti
sindacati-imprenditori a Palermo Mancano sostegno e orientamento occasionali. Secondo una indagine
- la metà dei giovani (49,6 per cen- per consentire a tutti di raggiungere del Labos, l'ingaggio dei minori
to) è alla ricerca di un posto di lavo- i livelli scolastici minimi. Ed è ca- nella malavita organizzata avviene
ro stabile. È il tasso più elevato ri- rente la vigilanza prevista dalla nor- invece tramite genitori o parenti
spetto allo stesso Mezzogiorno. mativa che disciplina l'obbligo sco- malavitosi, che hanno fatto della
Enorme il divario con il Centro-Nord lastico, con la mancata individua- delinquenza una «professione». I
(16,5 per cento). A offrire il «posto» zione depe responsabilità. Un dato reati diventano allora più gravi: dal-
28 · 1 APRILE 1992

3.9 Page 29

▲back to top
della scuola, della famiglia, dall'al-
tro la realtà di tutti i giorni ci dice
che, almeno in molte regioni, è solo
il volontariato ad assistere i mino-
renni in difficoltà, a impegnarsi per
dare loro un nuovo indirizzo di vita.
la rapina al racket, dall'estorsione
al traffico di droga.
Entra così in campo la famiglia.
«!roppe famiglie non sono in grado
d1 trasmettere ai figli valori sani e
sidcena.tltiodem.gnuindai eleststeerreapaelrlsaegcuoimti»un' ihtaà
ecclesiale l'arcivescovo di Napoli
cardinale Giordano. È alle farnigli;
che la Chiesa rivolge in prima istan-
za le sue attenzioni pastorali perché
prendano coscienza delle gravi re-
sponsabilità che hanno per l'orien-
tamento etico e sociale, culturale e
religioso dei figli.
Al tempo stesso la Chiesa è impe-
gnata a stimolare le pubbliche isti-
tuzioni affinché creino le condizioni
per il recupero dei giovani a rischio.
Purtroppo, in questo settore la lati-
tanza dello Stato è visibile a occhio
nudo. Se da un lato il ministro del-
l'interno invoca una stretta collabo-
razione fra le forze dello Stato, delle
autonomie locali, del volontariato,
Dov'è il sostegno?
È un compito difficile, che urta
spesso contro contesti sociali degra-
dati. Ai quali - secondo il Procu-
ratore generale presso la Cassazione
Vittorio Sgroi - si deve aggiungere
la crescente influenza dei mass-
media - televisione, radio, giorna-
li -. Sono loro che «all'insufficien-
te azione educativa della famiglia
aggiungono o sostituiscono la mas-
siccia rappresentazione di vicende
ispirate a una morale edonistica e
dominata da impulsi trasgressivi».
Film, sceneggiati, racconti che
spandono violenza e criminalità
vanno così ad esaltare «gli effetti
devianti di una vera e propria cultu-
ra della illegalità, che si nutre anche
dell'ammirazione per i modelli
comportamentali offerti da coloro
che, con il crimine e nel crimine,
hanno affermato la propria perso-
nalità».
La «cultura dell'illegalità» trova
una sua espressione anche nella vio-
lenza gratuita, esercitata da gruppi
giovanili che, in nome di ideologie
inequivocabilmente condannate dal-
la storia, si accaniscono contro gli
immigrati con sanguinose «spedizio-
ni punitive». Giovani senza ideali
sbandati, senza un progetto di vita:
che credono di realizzarsi ·abbrac-
ciando ciecamente il razzismo.
Se la pratica quotidiana si incari-
ca di metterci davanti un quadro co-
sì desolante, che coinvolge tanti ra-
gazzi, non vuol dire che si debba
guardare con sfiducia ai giovani del
nostro tempo. Al contrario, proprio
l'accentuarsi della devianza giova-
nile impone di intensificare il lavoro
educativo a forte componente di
spiritualità, rivolto specialmente a
coloro che sono più deboli ed emar-
ginati. L'educazione come impe-
gnativo e generoso servizio reso ai
giovani resta l'arma vincente per
prevenire le devianze e fare dei gio-
vani gli artefici del rinnovamento
sociale.
Gaetano Nanetti
IN LIBRERIA - - - -
DIAGROUP
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positive per la catechesi dei ra-
gazzi e l'educazione all'imma-
gine nella Scuola Media.
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(Un progetto da scoprire)
2. Sulla via di Gesù
(Un progetto da scegliere)
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insieme)
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(Un progetto da manifestare)
5. La Chiesa vive nel mondo
(Un progetto da vivere)
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1 APRILE 1992. 29

3.10 Page 30

▲back to top
ANNIVERSARI
DOMENICO
E LA SUA
MAMMA
di Teresio Bosco
Il 2 aprile ricorre il 150°
anniversario della nascita
di San Domènico Savio.
Per questa occasione,
Teresio Bosco racconta
la storia di Domenico
intrecciata con quella
della sua mam,:na Brigida.
L a mamma di Domenico Savio
si chiamava Anna Rosa Brigi-
da Dorotea. Era la terza di otto fra-
telli e sorelle. Il cognome, nei docu-
menti, è registrato «Gajato», ma in
famiglia (come attesta la figlia Tere-
sa) si diceva «Agagliati» o «Aga-
gliate».
Era nata a Cerreto d'Asti il 2 feb-
oraio 1820. Da quel paese, affollato
intorno all'unica strada che s'ar-
rampicava su una collina, uscì il 2
marzo 1840 per andare, fresca spo-
sa ventenne, a mettere su famiglia
con Carlo Savio, aiutante fabbro a
Mondonio. In quello stesso anno le
nacque il primo figlio, Domenico
Carlo che però non sopravvisse. La
morte sovente portava via i bambini
piccoli. Il sorriso di quella giovane
mamma dovette fondersi con la ma-
linconia, che rimaneva annidata in
fondo agli occhi dolcissimi, come la
vidi negli occhi di mia madre. Alla
fine del 1841 segui il suo uomo e
traslocò la famiglia da Mondonio
a S. Giovanni di Riva. Si sistemaro-
no in casa Gastaldi: due vani so-
vrapposti, congiunti da una scaletta
30 - 1 APRILE 1992
LCD Muslo
esterna. A pianterreno Carlo siste-
mò la sua piccola officina con incu-
dine e forgia.
Sotto il soffitto a travi
nacque Domenico
Il 2 aprile 1842, nel vano superio-
re col soffitto a travi di legno, nac-
que il loro secondo bambino. Venne
battezzato nello stesso giorno nella
parrocchia di Riva. Ricevette i nomi
di Domenico Giuseppe Carlo. In fa-
miglja, però, sarà sempre chiamato
Minot.
Nel novembre del 1843, con in
collo il bambino di venti mesi, Bri-
gida seguì Carlo che trasferiva la fa-
miglia per la seconda volta. Si stabi-
lirono a Morialdo, frazione di Ca-
stelnuovo d'Asti. Nelle stanzucce
rustiche di casa Pianta, a Brigida
nacque e mori di un giorno (I 5-16
febbraio 1844) il terzo figlio, Carli-
no. Poi nacquero Raimonda (1845)
e Maria (1847), le prfme due sorelli-
ne di Domenico, e Giovanni (1850).
Per alleggerire il bilancio familia-
re, dove il suo Carlo apriva l'offici-
na di fabbro, Brigida faceva la sar-
ta. Continuava il mestiere imparato
da ragazza a Cerreto. Una signora
quasi centenaria, nel 1956, la ricor-
dava ancora come una «donna alta,
slanciata, di aspetto fine e bella».
Fu lei a educare alla finezza il suo
bambino santo. Fu lei a insegnargli
cos'era «una stoffa», che cosa si
può fare con «una buona stoffa».
Con quella pulizia e quella proprie-
tà che lo distingueva, e che è l'ele-
ganza dei poveri, Domenico fu sem-
pre il «figlio della sarta». E il suo
ideale fu «diventare un bell'abito da
regalare al Signore».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Domenico a Don Bosco:
«Mia mamma è molto ammalata».
E Don Bosco lo lasciò partire.
La mamma e il figliuolino
alla cappella
In un giorno imprecisato del
1847, a Morialdo venne a stabilirsi
il cappellano e maestro elementare
Don Giovanni Zucca, di 29 anni.
Egli scriverà a Don Bosco (suo com-
pagno di seminario): «Nei primi
giorni che fui a Morialdo, vedevo
spesso un figliuolino di forse 5 anni
venir in compagnia della madre a
pregare sul limite della cappella,
con un raccoglimento veramente ra-
ro all'età. Nell'andata o ritorno so-
venti incontrandomi mi salutava ri-
spettosamente, talché da meraviglia
compreso e da rispetto, ero ansioso
di sapere chi egli fosse, e mi si disse
esser figlio del ferraio Savio, per
nome Minot. Nel susseguente anno
cominciò a venire a scuola mostran-
do assiduità, docilità e diligenza; e
siccome era fornito di capacità suf-
ficente, fece in poco tempo notevoli
progressi. La pietà già dimostrata
sul limitare della chiesa pregando
colla madre, cresceva in lui cogli an-
ni, aiutò la sua capacità nell'impa-
rare presto a servire la S. Messa, e
vi si portava potrei dire quotidiana-
mente».
Il cappellano fu talmente colpito
dalla bontà di quel bambino e dalla
santità di quella famigliola, che in
quel tempo in cui la prima Comu-
nione si faceva agli 11-12 anni, am-
mise Domenico a ricevere Gesù al-
1'età di 7 anni. Don Bosco scrive:
«È difficile esprimere la gioia che
Domenico provò a quella notizia.
Corse a casa e lo disse con entusia-
smo grande alla mamma». Poi de-
scrive un gesto bello e cristiano che
si usava a quel tempo nelle famiglie
piemontesi: «Il giorno prima del
grande avvenimento, disse alla
mamma: Domani farò la mia Co-
munione. Perdonatemi tutti i di-
spiaceri che vi ho dato. Vi prometto
che sarò più bravo, obbediente e ri-
spettoso». Dopo aver detto queste
parole si mise a piangere. La mam-
ma da lui non aveva ricevuto dispia-
ceri, e rimase lei pure commossa.
Gli disse: «Stai tranquillo, Domeni-
co. Prega il Signore che ti conservi
sempre buono. E pregalo anche per
me e per tuo papà».
Quando Raimondina
cadde nello stagno
Forse in quello stesso anno, o in
quello successivo, si verificò l'avve-
nimento che la sorella Teresa depo-
se sotto giuramento: «Ricordo che
mia sorella Raimondina nata nel
1845 mi narrava che quando essa
era ancora fanciulletta, cadde in un
piccolo stagno pieno d'acqua e mi-
nacciava d'annegare. Mio fratello
Domenico si slanciò e la trasse in
salvo. Interrogato da alcuni presen-
ti come avesse fatto a salvarla men-
tre egli era di corporatura assai più
esile della sorella assai sviluppata,
egli rispose: Non è colle sole mie
forze che sono riuscito, perché men-
tre con un braccio tenevo la sorella,
dall'altra mano ero aiutato dal mio
Angelo Custode» (Sommario del
Processo, p. 218).
Intanto, Domenico aveva comin-
ciato a frequentare le elementari
nella scuola di Don Zucca, accanto
alla chiesa di Morialdo. Ma forse,
ancora prima, era avvenuto il suo
primissimo incontro con Don Bo-
sco. Ai Becchi, nella casa del frate!-
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Pagine 72, Lire 5.500
I temi partono da un personaggio bibli-
co e lo attualizzano . Sono abbondanti
le proposte per attività pratiche, le piste
di discussione e le preghiere originali
sul tema proposto. Per la scuola media.
ALTRE STORIE
BRUNO FERRERO.
Pagine 278. Lire 15.000
Come il precedente «Tutte storie» dello
stesso autore, anche questo libro è una
raccolta di racconti (ben 59), adatti al-
l'utilizzazione con fanciulli e ragazzi in
incontri catechistici e scolastici.
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4.2 Page 32

▲back to top
lo Giuseppe, Don Bosco aveva co-
struito una cappellina alla Madon-
na del Rosario. L'8 ottobre 1848 era
arrivato con 16 ragazzi da Torino, e
la festa fu celebrata con grande so-
lennità. Un ragazzotto passò agi-
tando un campanello nelle strade vi-
cine, invitando tutti alla predica di
Don Bosco, nel pomeriggio. Una
piccola folla si radunò dai dintorni,
a sentire quel «celebre» prete dei
In occasione del 150° anniver-
sario della nascita di San Dome-
nico Savio, Teresio Bosco ha cu-
rato per l'LDC l'edizione della Vi-
ta del giovanetto Domenico Savio
scritta da San Giovanni Bosco.
L'ha trascritta nella lingua di oggi
e l'ha integrata con moltissimi
episodi e particolari sconosciuti,
ricavati dai processi e dalle testi-
monianze dei contemporanei.
San Giovanni Bosco
VITA DEL GIOVANETTO
DOMENICO SAVIO
Trascrizione e supplementi di
Teresio Bosco
LDC, pagg. 224, lire 16.000
Domenico Savio alla madre: «Ho sognato che eravate
inferma e sono venuto a trovarvi».
32 · 1 APRILE 1992
Becchi. Non è difficile immaginare,
tra quella gente, Carlo Savio che
tiene per mano Domenico (6 anni e
mezzo) e mamma Brigida che tiene
in braccio Raimondina (3 anni): la
loro casa era a poche centinaia di
metri.
L'acqua fresca del fosso
Domenico frequentò le prime due
elementari da Don Zucca, poi tentò
di andare fino a Castelnuovo per le
altre due elementari. Ma il suo fisi-
co era troppo gracile per quel quoti-
diano viaggio a piedi. Nell'andare e
tornare sotto il sole, il caldo si face-
va pesantemente sentire. Un giorno
particolarmente caldo, Giuseppe
Zucca, un giovane di Morialdo che
frequentava anche lui le scuole di
Castelnuovo, invitò Domenico
(prendo le parole dallo storico sale-
siano Angelo Amadei) a bagnarsi
nel fosso che s'incontra ai piedi del-
la collinetta di Morialdo. Domeni-
co, ingenuo e innocente, ci andò.
Tornato a casa, raccontò come sem-
pre la sua giornata alla mamma, che
quanto al bagnarsi nel fosso gli dis-
se di non andare più. In seguito,
Domenico ebbe un invito simile da
altri compagni. Egli disse che avreb-
be chiesto il permesso alla mamma.
Quelli osservarono che non biso-
gnava dirlo alla madre, altrimenti
sarebbero state botte. E Domenico
rispose: «Se mia madre non mi la-
scia andare, è segno che è cosa mal-
fatta. Non dovreste farla neppure
voi, perché il Signore castiga quelli
che non obbediscono al padre e alla
madre». Nel febbraio del 1853, la
famiglia Savio emigrò per la terza
volta. Si trasferì a Mondonio, dove
Domenico poté finire le elementari
alla scuola di Don Giuseppe Cu-
gliero.
Domenico se ne va lontano
Nell'ottobre del 1854, mamma
Brigida vide partire il suo Domeni-
co. Andò prima ad incontrare Don
Bosco ai Becchi, e nel colloquio con
lui si manifestò «una buona stoffa
per fare un bell'abito per il Signo-
re». Poi scese a Torino, dove entrò
tra i cento ragazzi che Don Bosco
preparava ad essere «onesti cittadi-
ni, buoni cristiani», e anche ottimi
preti. Giacinto Ballesio, diventato

4.3 Page 33

▲back to top
----------BS-
poi prete e canonico, testimoniò
sotto giuramento: «Fui compagno
di Domenico e suo vicino di studio
per due mesi, nei quali lo vidi e am-
mirai la sua compostezza e diligenza
nello studio. Lo vedevo pulito, or-
dinato nei suoi libri, nelle sue carte
e in tutta la sua persona. Egli era di
aspetto civile, di modi semplici ed
educati». In una parola - diremmo
noi - aveva l'impronta della
madre.
Mentre sulla collina di Mondo-
nio, mamma Brigida strappa la vita
giorno dopo giorno alla povertà, al
lavoro sempre scarso e malpagato,
Domenico a Valdocco brucia le tap-
pe verso la santità, e anche la sua
scarsa salute.
Lo vede tornare, per le vacanze
scolastiche, più alto e più pallido,
con gli occhi ardenti. Scrive Don
Bosco: «Durante ie vacanze si pren-
deva cura particolare dei fratellini.
Più che scorrazzare per le colline, a
Domenico piaceva stare accanto al-
la sua famiglia, agli amici, a raccon-
tare ciò che aveva fatto e sentito du-
rante l'anno».
L'abitino col nastro rosa
12 settembre 1856. Mamma Bri-
gida sta per dare alla luce il suo ot-
tavo bimbo. Il parto è molto diffici-
le, e la mamma corre il rischio di
morire. Ed ecco la testimonianza
giurata della sorella Teresa: «Assi-
stita dalle sue conoscenti, mia mam-
ma era in grave pericolo. Allora
mio padre si decise a rivolgersi al
medico che risiedeva a Buttigliera
d'Asti. Giunto ad un buon tratto
della via, s'incontrò con sua grande
sorpresa nel figlio Domenico che
era partito da Torino e andava a
Mondonio. "Ho saputo che la
mamma è ammalata gravemente e
sono venuto a trovarla". Il padre lo
consigliò di recarsi a Ranello dalla
nonna. Domenico salutò il padre e
continuò per Mondonio. Le vicine
di casa, al vederlo, rimasero sorpre-
se e cercarono di trattenerlo. Egli
disse: "Lo so che è ammalata, e so-
no venuto apposta per trovarla". E
salì nella camera dove la madre era
tutta sola. Al vedere il figlio anche
essa rimase meravigliata. "Ho sa-
puto che eravate inferma e sono ve-
nuto a trovarvi. Vado subito, ma
~~.". .__M ~........
~
.
·
Giovanni, fratello
di San Domenico Savio.
prima voglio abbracciarvi". E così
fece. Poco dopo giungeva mio pa-
dre col medico, ma mia madre disse
loro: "Ogni pericolo è passato" . E
l'esito fu felicissimo colla nascita di
una bambina (Caterina). Poco dopo
le donne che assistevano mia madre
si accorsero che al collo aveva un
bell'abitino con nastro color rosa e
che prima non avevano veduto. La
mamma, che non se n'era ancora
accorta, esclamò: "Ora comprendo
perchè Domenico prima di. lasciar-
mi mi volle abbracciare. Quell'abi-
tino mi è stato certamente posto al
collo da lui". (Domenico, uscendo
dalla casa, era andato dalla nonna a
Ranella. E il giorno dopo, al Battesi-
mo della sorellina, le fece da padri-
no). Mio padre, essendo venuto a
Torino a trovare il figlio, parlò pure
con Don Bosco dal quale volle sape-
re come mai gli avesse concesso di
venire a casa all'insaputa di tutti.
Don Bosco rispose: «È venuto a do-
mandare il permesso di andare a ca-
sa. Gli domandai il perché. "Perché
mia mamma è molto ammalata'' .
"Come fai a saperlo?". "Lo so".
"Ti hanno scritto?". "No, ma lo
so". Allora io gli diedi il permesso,
perché so che quando vostro figlio
mi domanda con insistenza qualche
cosa, faccio bene a concederla».
Mentre la salute della mamma rifio-
rì, quella di Domenico andò sempre
più appassendo. Don Bosco lo per-
suase a tornare in famiglia. «Andrai
a casa, godrai la compagnia di papà
e mamma, e quando sarai guarito
tornerai». Domenico lo fissò con i
suoi occhi grandi, ardenti: «Questo
no. Io me ne vado e non tornerò
più». Sapeva che la sua vita era al
termine.
«Mamma non piangere.
Vado in paradiso»
Tornò in famiglia il 1° marzo
1857, e si spense quasi all'improvvi-
so il 9 marzo. Erano le dieci di sera.
Le sorelle Raimonda (12 anni) Ma-
ria (10 anni), Caterina (sei mesi ap-
pena) e i fratellini Giovanni (7 anni)
e Guglielmo (4 anni) dormivano già
nella stanza sopra la cucina. Per
raggiungerla avevano dovuto passa-
re nella camera dove Domenico sta-
va per morire, e l'avevano salutato
per l'ultima volta. La camera di Do-
menico era a pian terreno, in comu-
nicazione con la cucina: papà e
mamma avevano messo lì il suo let-
to perché potesse godere del tepore
del focolare acceso. Attorno al suo
letto, quando Dio gli venne incon-
tro, c'erano papà, mamma e alcuni
vicini di casa, tra cui Anastasia Mo-
lino . Essa narrò così, sotto giura-
mento, la morte di Domenico: «La
mia famiglia era vicina di casa. Io
vedevo sovente Domenico durante
l'ultima malattia. Negli ultimi mo-
menti, vedendo sua mamma afflitta
le faceva coraggio dicendole: Mam-
ma non piangere, io vado in paradi-
so. Diceva anche di vedere la Ma-
donna e i santi. Io fui presente agli
ultimi momenti della sua vita. Spirò
placidamente».
Mamma Brigida, dopo la morte
di Domenico, ebbe ancora due fi-
glie: Teresa nata nel 1859 e Luigia
nel 1863. Consumata dalla vita e
dalle sventure, morì il 14 luglio
1871. Aveva solo 51 anni. La figlia
Teresa.ricordava: «II Parroco venne
in casa nostra quando spirò mam-
ma. Vedendo me e le mie sorelle
piangere, ci disse: Non piangete;
perché vostra mamma era una santa
donna, ed ora è già in paradiso».
Teresio Bosco
1 APRILE 1992 - 33

4.4 Page 34

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SUDAFRICA
LA SCUOLA CANCELLA
L'APARTHEID
di François Dufour
Negli ultimi dodici mesi, ·
il Sudafrica ha fatto
molta strada per
smantellare le infelici
leggi dell'apartheid.
L 'esperienza della Bosco
College di Daleside, una
scuola ormai affrancata
al razzismo.
34 · 1 APRILE 1992
I Ragazzi e giovani del «Saint John
Bosco College• di Daleside
(Sudafrica).
I I «Sairit John Bosco College» di
Daleside è diventato da anni
un'isola di educazione integrata, un
microcosmo di ciò che il nuovo Su-
dafrica può diventare. Una zona li-
bera e affrancata dal razzismo pro-
prio al centro focale di un'area ur-
bana abitata da bianchi e neri: i fo-
colai della una politica di Soweto,
Johannesburg, Tokoza, Phola
Park, Vereeniging, Sharpville e Se-
bokeng, tutte città a trenta chilome-
tri dal collegio. Senza fare troppo
rumore, i salesiani e le altre istitu-
zioni scolastiche cattoliche stanno
orientando i giovani all'integrazio-
ne razziale, accogliendo pienamente
i semi di novità presenti in Sudafri-
ca. In questo modo si sono offerti
come modello a tutte le altre istitu-
zioni educative, dal momento che
ora anche le scuole statali sono
aperte a tutte le razze, dopo aver
fortunatamente rifiutato tutti gli ar-
gomenti contro l'educazione razzia-
le integrata.

4.5 Page 35

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----------BS-
Attività ricreative e sportive al
John Bosco College di Daleside
(Sudafrica). Le istituzioni
scolastiche in Sudafrica sono
diventate un microcosmo di ciò che
il nuovo Sudafrica può diventare.
Le leggi che hanno sostenuto l'a-
partheid così a lungo sono rapida-
mente scomparse. La Pretoria-
stroika del presidente De Klerk è ri-
voluzionaria quanto la perestroica
di Gorbaciov. Purtroppo mentre le
leggi è relativamente facile cambiar-
le, ci vuole invece più tempo per
cambiare i cuori e le menti. E io
penso che un'educazione integrata
sia la strada giusta per superare
queste difficoltà.
Se noi educhiamo i giovanissimi
sin dai primi anni a vivere fraterna-
mente insieme, essi non avranno
grande difficoltà ad accettarsi l'un
l'altro quando saranno adulti.
•.,
Trasformare i cuori
È difficile far prendere la strada
giusta al Sudafrica. Come il comu-
nismo, l'apartheid è ormai morto e
La fine di un 'epoca
Tutto ha avuto inizio proprio dal-
la liberazione di Nelson Mandela.
In Sudafrica in questo breve tratto
di tempo la realtà è cambiata più
profondamente che non in tanti an-
ni di riforme programmate. Fortu-
natamente, come disse in parlamen-
I
to il presidente De Klerk, per sman-
tellare le resistenze ancora rimaste
alla discriminazione, «non vi è or-
mai né tempo, né spazio per tornare
indietro. Vi è solo la strada che con-
duce avanti».
In tutto il mondo si è generalmen-
te portati a credere che l'intera so-
cietà del Sudafrica sia lacerata a vuto in larga misura all'influenza dei sepolto nelle vecchie leggi scritte.
pezzi per i conflitti razziali e le guer- giornali e della televisione, che a li- Ma il suo funerale sfortunatamente
re tribali. In realtà la vita quotidia- vello internazionale parlano di que- non tutti lo hanno voluto davvero.
na da noi è vissuta grosso modo co- ste due nazioni soprattutto quando E c'è anche chi aspetta che risorga.
me nel resto del mondo. Penso che qualche avvenimento mafioso o una Purtroppo l'intolleranza razziale vi-
sia quanto capita per l'Italia o per bomba compie una strage.
vrà ancora a lungo negli :animi di
l'Irlanda. C'è chi pensa che l'intera Non voglio certo minimizzare la coloro che vi hanno ardentemente
popolazione italiana e irlandese sia tragica realtà delle nostre tensioni creduto, così come in coloro che ne
coinvolta in fenomeni legati alla razziali, ma voglio anche portare sono stati profondamente feriti. Il
corruzione o alla guerra civile tra qualche elemento che apra alla spe- Sudafrica oggi è però un paese pre-
cattolici e protestanti. Questo è do- ranza.
parato a una trasformazione pro-
1 APRILE 1992 35

4.6 Page 36

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La delegazione sudafricana alle Nazioni Unite in occasione della Giornata Mondiale dei Bambini.
fonda e importante per dare vita a
una società che potrà proporsi come
modello alle altre nazioni multi-
culturali, multi-razziali, diverse per
lingua e religione. Ma il raggiungi-
mento di questo obiettivo, che è il
sogno della maggior parte degli
africani del sud, riuscirà anche più
difficile senza il supporto e l'inco-
raggiamento del resto del morido.
Penso che sia ormai tempo di dire
basta all'embargo e alle sanzioni. Il
Sudafrica è stato trattato già troppo
a lungo come un paria. Si può esse-
re davvero disgustosi come società,
ma non la si curerà con l'ostraci-
smo, come si faceva con i lebbrosi
al tempo del Vecchio Testamento.
Il Sudafrica è probabilmente uno
dei laboratori socio-politici più af-
fascinanti del mondo. La grande
domanda che dobbiamo farci è cosa
esattamente stia per accadere, per-
ché il futuro qui più che altrove è si-
Mandela e De Klerk, due protagonisti delle novità sudafricane. Entrambi
hanno ricevuto il premio Unesco per la ricerca della pace.
36 - 1 APRILE 1992
curamente imprevedibile. Penso che
dipenderà in gran parte da questo:
se la gente di buona volontà, che è
la grande maggioranza, sarà capace
di prevalere sopra gli agitatori, che
fanno di tutto per dividere il popolo
in gruppi contrapposti, per uccidere
i mediatori e gli operatori di pace,
molti dei quali sono considerati dei
traditori dagli estremisti di entram-
bi le parti.
Cominciamo noi
La missione della Chiesa in Sud-
africa è stata sin dall'inizio impron-
tata alla pace e alla giustizia. Da og-
gi il suo compito principale è quello
di favorire un lavoro di riconcilia-
zione e di ricostruzione. Viene
spontanea la domanda: Come pensi
di cambiare i cuori e le menti di tut-
te queste migliaia di giovani cresciu-
ti all'ombra dell'apartheid? Il «Bo-
sco College» è soltanto una goccia
nell'oceano! La risposta è relativa-
mente semplice. A Madre Teresa
chiesero una volta: Come potrai nu-
trire i milioni di poveri del mondo
che muoiono di fame?». Lei rispo-
se: «Uno per uno, caro signore.
Uno per uno». I salesiani del «Don
Bosco College», che sognano un
nuovo Sudafrica, rispondono alla
stessa maniera: uno per uno!».
François Dufour

4.7 Page 37

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IL BEATO LUIGI GUANELLA
QUELLA VOLTA
DON BOSCO
SI SBAGLIO'
di Francesco Motto
Amico, ammiratore di
Don Bosco, visse con lui
tre anni e poi lo lasciò
per fondare due
nuovi istituti religiosi
e diventare padre dei
poven.
S i sa, sono decine i fondatori di
istituti religiosi che hanno avu-
to contatti personali o epistolari con
Don Bosco; una ventina di loro
hanno già raggiunto la gloria degli
altari. Caso unico è però quello di
Don Guanella: fu , sia pure per poco
tempo, membro della congregazio-
ne salesiana a tutti gli effetti. La
storia del suo no a Don Bosco meri-
ta di essere raccontata.
I .1 f
L'eco di una predicazione
Nel febbraio del 1861, mentre a
Torino tutto era pronto per la pro-
clamazione del regno d' Italia, Don
Bosco lasciava la città per recarsi a
predicare gli esercizi spirituali nel
seminario di Bergamo. Colà col suo
tratto e col suo dire conquistava i
cuori dei chierici, alcuni dei quali,
entusiasti, se ne fecero portavoce in
un altro seminario: quello di Como,
dove il diciannovenne Luigi Gua-
nella si stava preparando al sacer-
dozio. Fù cosi che il giovane figlio
L'Oratorio di Valdocco negli anni di don Guanella contava già
700 allievi.
1 APRILE 1992- 37

4.8 Page 38

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della Valchiavenna (Sondrio) co-
nobbe Don Bosco: ne riportò, come
dirà 30 anni dopo, un «effetto istin-
tivo».
Passarono presto gli anni di stu-
dio e sul finire del maggio 1866, alla
vigilia della terza guerra d'indipen-
denza, Luigi veniva ordinato sacer-
dote. Un solo anno di ministero sa-
cerdotale in località Prosto e subito
prese il volo verso un luogo più sta-
bile di lavoro: un paesello di monta-
gna, Savogno di Chiavenna.
Sacerdote zelante, si impegna ge-
nerosamente su tutti i fronti: carita-
tivo, spirituale, edilizio educativo.
Ma la situazione politica è quella
che è e la sua nomina a maestro del-
le scuole elementari e serali viene di-
scussa, revocata, osteggiata fino al
punto di proibirgli l'insegnamento
religioso. L'ormai ventennale lotta
fra Stato e Chiesa in Italia si sta av-
vicinando alla fase più acuta e le in-
comprensioni non mancano di ri-
verbarsi fin nelle più remote zone
del paese.
I viaggi a Torino
Già nel 1870 (l'anno della conqui-
sta di Roma) il Guanella si era reca-
to da Don Bosco a Torino. In segui-
to intensifica i suoi viaggi. La fami-
liarità con cui è accolto gli faceva
gustare anche il «caffè nutritizio»
offertogli al suo arrivo. Durante
una di queste visite propone a Don
Bosco di stampare nella tipografia
di Valdocco il suo «Saggio di am-
monimenti familiari». Il santo
prende tempo, chiede di revisionare
il manoscritto, ma poi lo pubblica.
Non l'avesse mai fatto: quel sempli-
ce libretto avrebbe creato a don
Guanella per oltre 15 anni gravi dif-
ficoltà presso autorità civili e reli-
giose.
Don Bosco, sempre in cerca di
collaboratori, vede di buon occhio
questo prete lombardo che di tanto
in tanto gli manda qualche giovane
aspirante al sacerdozio e che non
trascura nemmeno le ragazze, al
punto da inviarne alcune presso le
Figlie di Maria Ausigliatrice a Mor-
nese. Perché dunque non affidargli
la ricerca di vocazioni sacerdotali e
religiose là, nella sua terra, in Lom-
bardia? Con gran sollievo del Gua-
nella che non si sente all'altezza, la
38 · 1 APRILE 1992
I Don Luigi Guanella,
beatificato nel 1964
da Paolo VI.
proposta non va in porto. Un altro,
diverso è il suo sogno: fondare una
casa salesiana nella diocesi di Co-
mo, la sua diocesi. Ci prova, tenta
in tanti modi: neppure uno gli riesce,
ma non abbandona l'idea. «Prima o
poi ci riuscirò», pensa fra sé.
«n suo posto è pronto»
Scrive il Guanella nel novembre
1872: «Io non ne posso più dal cor-
rere ad abbracciarmi agli istituti di
Don Bosco. La mia inclinazione mi
spinge là con veemenza di affetto
che mai par siami rimasta ombra di
tutto. Io so di aver provato sin dai
più teneri anni speciale predilezione
per tal genere di istituzione e spero
che questa ispirazione parta dal Si-
gnore».
Il Signore, certo, va tenuto in
considerazione, ma intanto deve fa-
re i conti con le autorità religiose in
terra. Nel 1872 è il suo superiore ec-
clesiastico che gli dice di no: ha bi-
sogno di Jui in diocesi. Due anni do-
po è l'arcivescovo di Torino che
non lo accoglie: mons. Gastaldi non
intende favorire più di tanto Don
Bosco, col quale i rapporti vanno di
giorno in giorno sempre più deterio-
rando.
Don Guanella è deciso comunque
a seguire l'educatore di Torino: se
non potrà fermarsi nella diocesi di
Torino, potrà sempre vivere in
qualche altra casa salesiana più lon-
tana. Così è: nel dicembre 1874 Don
Bosco gli spalanca le porte: «Il suo

4.9 Page 39

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----------BS-
posto è pronto . Ella può venire comunità gravita molto lavoro: le
quando vuole. Giunto a Torino sta- scuole elementari diurne per ragazzi
biliremo insieme il luogo e la casa dai 7 ai 14 anni, l'oratorio festivo
che più le converrà».
- per i ragazzi del paese, le scuole se-
Vi arriva il 29 gennaio 1875: data rali per gli adulti e per i giovani che
più felice e fortunata non poteva non potevano partecipare alle lezio-
scegliere. Quella sera in un indescri- ni del mattino. Don Bosco però non
vibile entusiasmo di giovani e di sa- abbandona i suoi figli: si reca a tro-
lesiani il console argentino Gazzolo varli poche settimane dopo all'aper-
annunciava solennemente che non tura della casa e vi trova che anno
c'era più alcun ostacolo all'andata «già fatto miracoli».
dei missionari salesiani nella sua ter- Don Luigi passa là due anni, de-
ra. Anzi, ne sollecitava la partenza. dito al ministero educativo sacerdo-.
A Don Guanella che con la valigia in tale, «sepolto nei confessionali»,
mano si presenta al Valdocco, Don impegnato a preparare scritti di me-
Bosco tra il serio ed il faceto sussur- ditazione e di catechesi da dare alle
ra: «Andiamo in America?»
stampe. Don Bosco non lo perde di
vista: gli scrive sovente, cerca di
«I tre anni più belli
formarselo secondo il suo spirito.
della mia vita»
Nel 1877 poi in qualità di direttore
di una casa lo invita a partecipare al
- In men che non si dica, inizia il Primo Capitolo Generale: potrà co-
suo noviziato: nessun incarico spe- sì fare il pieno di salesianità, respi-
ciale, solo qualche lavoro ammini- rare al ritmo della congregazione
strativo, un po' di predicazione nel- ormai universale.
la basilica di Maria Ausiliatrice, le-
zioni di catechismo ai giovani, apo-
stolato sacerdotale in parrocchie
anche fuori città. Otto mesi dopo è
«Don Luigi,
non mi abbandoni»
pronto a farsi salesiano; il 25 set-
tembre si impegna a stare con Don
Bosco per tre anni.
Il primo lo passa a Torino. Il la-
voro non manca: è direttore dell'O-
ratorio S. Luigi a Porta Nuova, fre-
quentato da oltre settecento fanciul-
li e giovani; ha l'incarico di seguire
Ma Don Luigi in mente ha più
che mai la sua diocesi e il suo vesco-
vo non lo perde d'occhio: prima an-
cora che giungere al termine del pe-
riodo dei voti temporanei, lo invita
a ritornare al paese. È un periodo di
grande incertezza per Don Luigi:
che fare? Tanto più che da Don Bo-
un centinaio di giovani-adulti che sco si sente attratto; per la gioventù
aspirano alla vita sacerdotale o reli- si sente inclinato; l'ideale delle mis-
giosa (un'opera avviata da Don Bo- sioni salesiane in Patagonia lo affa-
sco proprio in quell'anno), è impe- scina sempre di più.
gnato nel promuovere l'associazio- Ricorre a Don Bosco che cerca di
ne dei Cooperatori salesiani che tranquillizzarlo: «Caro Don Luigi,
stanno muovendo i primi passi.
mi aiuti a salvare anime. Non mi
Fra assistenza ai giovani, scuola abbandoni». Man mano che i giorni
di latino, italiano e teologia ai chie- passano il rischio di perdere Don
rici, ministero sacerdotale, stesura Luigi si fa sempre più grave; Don
di qualche operetta religiosa, i gior- Bosco lo intuisce e torna alla carica:
ni corrono veloci. Per sua fortuna gli propone di partire nell'imminen-
la salute regge, l'entusiasmo lo so- te spedizione missionaria a S. Do-
stiene: così l'esperienza risulta posi- mingo: "un'occasione provviden-
tiva. Ma il solito pensiero lo tor- ziale", a suo dire! Ma la Provviden-
menta: " fare del bene alla sua dio- za chiama il Guanella altrove: ter-
cesi". Come?
. minato il tempo dei suoi voti, da-
Non c'è però molto tempo per vanti all'alternativa fra l'invito
pensare: Don Bosco sta per aprire esplicito di Don Bosco a restare con
un Oratorio a Trinità di Mondovì e lui ed una voce interiore, tanto im-
gli offre la direzione. Accetta: vi si periosa quanto non ancora ben di-
reca nel novembre del 1876 con due stinta, che lo sollecita a partire e de-
chierici, un salesiano laico, e due cide: ritorna in diocesi. È il settem-
aspiranti. Sulle spalle della piccola bre del 1878.
L'uomo propone,
Dio dispone
La strada imboccata non è co-
munque cosparsa di rose e fiori.
Mandato dal vescovo a Traona,
vorrebbe fondare un collegio-
convitto da affidare a Don Bosco,
ma lo boicottano le autorità civili a
motivo dei suoi precedenti di «so-
spetto oscurantista». Ritenta allora
a Omo di Chiavenna ma senza mol-
te speranze: il vescovo stesso sem-
bra osteggiarlo. A cinque anni di di-
stanza è preso dalla nostalgia di
Don Bosco: progetta il ritorno da
lui. Don Bosco è d'accordo, ma il
vescovo decide altrimenti: lo vor-
rebbe mandare a svolgere il suo ser-
vizio sacerdotale nella parrocchia di
Pianello Lario. Ancora una volta il
Guanella è ad un bivio: andare da
Don Bosco o rimanere in attesa di
conoscere sempre meglio il disegno
di Dio su di lui? Temporeggia... de-
cide di rimanere. Scelta ispirata:
proprio a Pianello Lario la Provvi-
denza lo aspetta per aprirgli la stra-
da verso la sua vocazione di carità e
di santità.
Don Bosco lo avrebbe voluto sa-
lesiano fra i giovani; la Provvidenza
lo volle fondatore di due nuovi isti-
tuti religiosi: i Servi della carità e le
Figlie di S. Maria della Provviden-
za. Don Bosco lo avrebbe voluto
giovane missionario in America; il
Guanella sarebbe andato in Ameri-
ca, settantenne, per aprire la strada
ad un numeroso stuolo di suoi figli.
Amico, ammiratore, figlio di Don
Bosco, visse con lui tre anni e poi lo
lasciò: ma portò con sé una preziosa
eredità spirituale ed educativa che a
sua volta trasmise a generazioni di
discepoli.
Le due vie, quella del santo e
quella del beato, si erano incontrate
e poi si separarono: viaggiarono pe-
rò nella stessa direzione.
Il Signore aveva dato a Don Bo-
sco lumi straordinari per penetrare i
segreti delle anime e presagire il fu-
turo; talvolta vi riuscì; tal altra no.
È il caso di don Guanella: il suo fu-
turo di fondatore gli rimase ignoto,
avvolto nel mistero di quel Dio,che
sovraintende e guida la storia degli
uomini.
Francesco Motto
1 APRILE 1992 - 39

4.10 Page 40

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l
r È NATA ALICE
Il desiderio di una creaturina
che coronasse la nostra felice
unione tardava a realizzarsi. Ci
rivolgemmo fiduciosi a San Do-
menico Savio, che non deluse
la nostra attesa! Oggi il nostro
sogno è una realtà: è nata Alice,
sana e vispa che con il suo sorri-
so riempie di gioia i nostri cuori.
Mentre ringraziamo il caro San-
to, lo preghiamo di continuare a
proteggere la nostra bimba.
Anna e Fausto Mortarotti,
S. Salvatore Monf. (AL)
r UNA GUARIGIONE
QUASI
IMPOSSIBILE
Sono un'anziana, colpita un an-
no or sono da una brutta frattura
all'arto superiore destro. La
guarigione completa sembrava
quasi impossibile. Ho pregato
costantemente Maria Ausiliatri-
ce ed ora, completamente rista-
bilita, desidero renderle grata
testimonianza.
Nicla Chicco,
S. Mauro Torinese (TO)
r DALLA CROAZIA,
CON SPERANZA
Sono un salesiano e scrivo dalla
Croazia dove ancora imperver-
sa questa orribile guerra fratrici-
da. Scrivo a nome dei miei con-
fratelli perché abbiamo fatto vo-
to di pubblicare sul Bollettino
Salesiano le grazie ricevute per
intercessione del Beato Miche-
le Rua. Sono tre. La prima è la
liberazione del nostro Ispettore
insieme al suo compagno di
viaggio, l'economo ispettoriale.
Facemmo una novena a don
Rua e proprio nel giorno della
sua festa, awenne la loro libera-
zione. La seconda grazia è stata
l'uscita dalla prigione di un
gruppo di dieci nostri amici. In-
coraggiati da questa prodigiosa
assistenza di don Rua, lo abbia-
40 · 1 APRILE 1992
mo pregato per trecento prigio-
nieri. Con rapidità inattesa essi
sono stati tutti liberati. Noi ci ve-
diamo tre grossi miracoli ed
esprimiamo la più viva ricono-
scenza al nostro Beato.
Marin Mandic, salesiano
Zagabria, Croazia
r È INTERVENUTO
DOMENICO SAVIO
Sono mamma da sei mesi. Scri-
vo per esprimere tutta la mia ri-
conoscenza verso San Domeni-
co Savio che ho incessante-
mente pregato lungo tutto il cor-
so della mia difficile gravidanza.
Ci sono stati momenti di grandi
rischi e di grandi timori. Devo si-
curamente al suo intervento che
tutto si sia risolto bene con la
nascita di Claudio. Ringrazio
perciò S. Domenico Savio e lo
prego perché il mio bambino
possa crescere santo come lui.
Merilina Annunziata,
Ottaviano (NA)
r LO AFFERMO PER
ESPERIENZA
In molteplici occasioni ho potuto
sperlmenare l'efficace interces-
sione di Santa Maria Domenica
Mazzarello. Porto a conoscen-
za l' ultima grazia ricevuta. Due
anni fa ho subito un'operazione
che, secondo i medici , si preve-
deva molto difficile e rischiosa.
Ml son rivolta con fede alla San-
ta e l'intervento è andato benis-
simo. Ora son guarita. Continuo
a pregarla per me e per la mia
famiglia.
Paschero Angela,
Cafasse (TO)
r AVEVO APPENA
FINITO DI
PRONUNZIARE IL
SUO NOME
Nel giugno scorso, la mia cara
nipotina si ammalò improwisa-
mente di una grave malattia e
per qualche giorno tememmo il
peggio. Il tempo passava e non
si vedeva alcun miglioramento.
Tutti in famiglia cercavamo con-
forto nella preghiera. lmprowi-
samente una sera mi ricordai
dei santi salesiani della mia fan-
ciullezza. Pregai allora intensa-
mente Laura Vicufia. La matti-
na dopo avevo appena finito di mia vestizione avvenuta per le
pronunziare il suo nome, che
improvvisamente squilla il tele-
fono . Mi si dava la notizia tanto
desiderata: la nipotina stava mi-
gliorando. Ora la bambina sta
bene ed io non finirò mai di rin-
graziare Laura Vicuiia.
Lettera firmata,
Gioia Tauro (RC)
mani di don Rinaldi. Con i con-
fratelli parlai del ricordo incan-
cellabile che serbo del Beato,
avendolo ascoltato e parlato. La
sera di detto giorno mi recai nel-
la nostra cappellina e non mi ac-
corsi- del pavimento bagnato.
Giunto proprio sotto il quadro di
don Rinaldi, il bastone mi slittò
r PROPRIO NEL
GIORNO DELLA
SUA FESTA
,via, persi l'equilibrio e piombai a
terra peso morto. Con me non
c'era nessuno. Per un po' stetti
Il come intontito; poi adagio, con
fatica - sono alquanto pesante
- riuscii a rimettermi in piedi,
Vogliamo esprimere tutta la no- incredulo di non sentir alcun di-
stra riconoscenza al Beato Fi-
lippo Rinaldi perché per sua in-
tercessione abbiamo ottenuto
una grazia tanto attesa: quella
dell'assegnazione di un alloggio
sturbo e neppure un graffio. Se
sono ancora autonomo lo devo
al caro Beato!
D. Pietro Albertin SDB,
nelle Case Popolari. La questio-
Tolmezzo (UD)
ne si presentava alquanto diffi-
cile ma proprio nel giorno della
sua festa abbiamo ottenuto il
desiderato consenso.
Siamo molto grate a don Rinaldi
per questa segnalatissima grazia.
r
NON Ml SONO
PERSA DI FIDUCIA
Carla e Nella Baldini, Torino Circa un mese fa mi hanno invi-
tata ad una visita medica per
r SI TRATTAVA
SOLO DI UNA
CISTI
avere un importante documento
necessario per il mio lavoro. Le
mie condizioni erano tali da non
poter prevedere un esito positi-
vo. Nella mia fondata preoccupa-
zione, non mi son persa di fiducia
Da molto tempo sento il dovere
di ringraziare pubblicamente
suor Eusebia Palomino per le
molte grazie ricevute per sua in-
tercessione. Desidero almeno
segnalare la seguente: circa
e ho affidato il caso all'interces-
sione dell'Ausiliatrice. Quando
mi son presentata per la visita,
mi è stato subito consegnato il
documento tanto atteso.
sette anni fa mi era stato dia-
Pamela Fiordaliso, Torino
gnosticato un tumore (già con
metastasi). Con angoscia ma
con fiducia invocai suor Eusebia
e, al momento dell'operazione,
si rivelò una semplice cisti. Rin-
grazio la Serva di Dio mentre in-
voco ancora la sua protezione
sulla mia famiglia.
Grazia Franzan, Piovene (VI)
r ERA LA SERA DEL
MIO 60°
Sono sacerdote salesiano, qua-
si ottantenne. Da dodici anni ho
bisogno del bastone ortopedico.
A causa di postumi di infarto,
sono sotto continuo controllo.
Gli ortopedici mi hanno detto
che una qualsiasi caduta po-
trebbe essermi fatale. Il 18 otto-
bre scorso, nel mio intimo ho ri-
cordato il 60° Anniversario della
Per lopubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su richiesto si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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ROBASTO Margherita ved. Prino, coopera-
trice, t a Castagnole Piemonte (Torino) il
26/10/1991 a 84 anni.
Donna di fede profonda, giovanile nello spirito.
Il suo grande amore alla vita le fece superare i
momenti difficili della morte di un figlio giovanissi-
mo, del marito non ancora anziano e del figlio To-
maso, che tanto bene fece come coordinatore del
Centro Cooperatori di Castagnole. Madre e non-
na esemplare, trasmise a figli e nipoti i valori cri-
stiani autentici.
DIEZ GALLO sac. Edoardo, salesiano, t Ma-
drid (Spagna) il 23/9/1991 a 74 anni.
Fu per due anni segretario ispettoriale e per
dieci anni maestro dei novizi. Dal 1987 lavorò in
parrocchia e fino all'ultimo fu fedele al servizio
delle confessioni. Fu un religioso innamorato del-
la sua vocazione salesiana, che lo rendeva felice,
perché, diceva, è «la più grande che si possa ot-
tenere nella vita». Fu un entusiasta propagatore
della devozione a Maria Ausiliatrice. Sommamen-
te delicato in tutto e allegro.
CRAVIOTTO sac. Vincenzo; salesiano, t a Sa-
vona il 5/11/1991 a 83 anni.
Nel 1940 fu chiamato al servizio militare come
cappellano e poco dopo fu destinato all'isola di
Creta. Imprigionato dai tedeschi, nel 1943 fu in-
ternato in Germania, dove venne liberato dai ca-
nadesi nel '45. Al ritorno fu animatore dei giovani
«effettivi» all'oratorio e insegnante di francese. Fu
direttore delle case salesiane di Saluzzo e Avi-
gliana. A Lanzo fu a lungo preside della scuola e
delegato degli exallievi, coi quali strinse numero-
se e profonde amicizie. Fu un salesiano zelante,
un insegnante esigente e qualificato, di profonda
saggezza spirituale. Volle passare gli ultimi anni
nella terra delle sue origini, lavorando in parroc-
chia, dove fu accolto con sincera cordialità e spi-
rito di famiglia.
BOTTAIN sac. Egidio, salesiano, t Bangkok
(Tailandi~) il 3/1/1991 a 82 anni.
Nato a Pozzonovo (Padova), era rimasto orfano
fin dalla fanciullezza. A 18 anni ricevette la veste
talare da don Filippo Rinaldi e parti con otto com-
pagni per la Cina. Giunti però a Macao, furono in-
viati con il loro maestro di noviziato don Gaetano
Pasciti ad aprire la prima opera in Thailandia. Di-
ventato sacerdote, lavorò soprattutto in parroc-
chia, ma fu anche per qualche tempo professore
di teologia e curò il giornale cattolico «Udom
Phan». Amò e fu fedele alla sua vocazione mis-
sionaria, mantenendo vivo l'affetto per i suoi cari.
Aveva un buon carattere e facilità di comunica-
zione.
Fu un uomo molto attivo, che aborriva l'ozio. Co-
me voleva Don Bosco, faceva consistere il riposo
nel cambio di occupazione. Era un uomo di una
solidità senza fronzoli, semplice e sostanzioso,
schietto. Fedele alla preghiera e attaccato alla
sua vocazione.
BONOTI Maria, ved. Murra, cooperatrice, t a
Roma il 6/11/1991 a 75 anni.
Una soda formazione spirituale da cui emana-
va una intensa vita di preghiera e una esemplare
dedizione ai bisognosi e agli emarginati: queste
le virtù che distensero la sua vita. Vittima di un
barbaro quanto immotivato omicidio, ha lasciato
in quanti la conobbero e ne apprezzarono le rare
qualità, una forte testimonianza e un forte rim-
pianto.
BERTOLASO suor Maria, Figlia di Maria Ausi-
liatrice, t a Buenos Ayres (Argentina) a 69 anni.
Aveva solo 24 anni quando arrivò in Argentina,
rispondendo generosamente alla sua vocazione
missionaria. Non amava la folla. Il suo fu, piutto-
sto l'apostolato della confidenza, del rapporto
personale, dell'amicizia. Fu un'animatrice attenta
e vigile, capace di suscitare motivazioni e di addi-
tare mete. L'ultimo anno fu una via crucis che la
preparò alla risurrezione.
PINI Bruna ved. Guarduccl, t a Prato il
25/10/1991 a 81 anni.
Donna di grande fede, sostenitrice e benefattri-
ce delle opere salesiane, ha lasciato nella sua fa-
miglia e fra i conoscenti un vuoto incolmabile, ma
soprattutto una grande eredità di affetti e di
esempi. Anche nella malattia ha continuato apre-
gare per tutti come aveva sempre fatto.
TORRES sig. Gerardino, salesiano, t a Bogotà
(Colombia) il 14/6/1991 a 82 anni.
Salesiano di grande pietà e di ottimo spirito reli-
gioso, amante del lavoro. Grande devoto di Maria
Ausiliatrice, fece erigere una cappella in suo ono-
re e ogni anno faceva celebrare la novena e la
festa .
VISICCHIO suor Letizia, Figlia di Maria Ausilia-
trice, t Soverato (Cz) il 23/11/1991 a 66 anni.
Per molti anni visse e lavorò a Torino come aiu-
to economa nella casa missionaria Madre Mazza-
rello. Tornata a Soverato, fu solerte commissio-
niera e «letizia di Dio» per tutte le consorelle. Un
male incurabile la fece soffrire per dieci lunghi an-
ni, ma non cessò mai di seminare il bene attorno
a sé.
MILAN! signor Francesco, salesiano, t Roma il
f 0/9/1991 a 67 anni.
A 11 anni entrò nella casa salesiana di Este e
poi a Cumiana, dove frequentò i corsi di tecnica
agraria. Dopo il noviziato fu destinato al Colle
Don Bosco dove fece il ·magistero grafico. Nel
1947 andò come missionario in America Latina,
dove rimase per 23 anni. Fu capo laboratorio del-
le scuole grafiche di Buenos Aires e La Plata. Vis-
se anche per un breve periodo a Cuenca in Ecua-
dor. Ritornato in Italia, prima lavorò alla LDC di
Leumann e poi alla Casa generalizia. Dal 1973
era stato destinato ali'Ateneo Salesiano di Roma.
t FARESIN suor Anna Maria, Figlia di Maria Au-
siliatrice, Manaus (Brasile) il 19/11/1991 a 80
anni.·
Nata a Mason Vicentino in una famiglia molto
religiosa, suor Anna Maria parti per il Brasile nel
1940. Due anni dopo fu destinata alla missione
del Rio Negro, dove iniziò la sua lunga vita mis-
sionaria. Intere generazioni indigene sperimenta-
rono la sua forza generosa e il suo coraggio deli-
cato e materno. Nel 1988 fu trasferita a Manaus
per motivi di salute, ma il suo cuore rimase sem-
pre a San Gabriel de Cachoeira.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
·A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'JSTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1 -1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
<<.•• annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
1 APRILE 1992-41

5.2 Page 42

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lidarietà
borse di studio
per giovani missionari
Borsa: Beato Filippo Rinaldi, a
cura di N.N. L. 1.000.000 -
Borsa: Don Bosco, in memoria
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Laura Vicuiia, in ringraziamen-
to, a cura di Tranchida Prof.
Giuseppe - Borsa: S. Cuore di
di Clementina e Antonio Gare-
Gesù, Maria Ausiliatrice, Santi
gnani, a cura della Famiglia
-Salesiani, a cura di Novelli
Garegnani L. 1.000.000 - Bor-
Francesca - Borsa: Maria Au-
sa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
siliatrice, in suffragio del Diri-
vanni Bosco, a cura di N .N. L.
gente A.C.L.I. Sudano Vincen-
1.000.000 - Borsa: Maria Au-
zo, Mineo, CT - a cura di quelle
siliatrice e S. Giovanni Bosco,
A.C.L.I. - Borsa: Sacro Cuo-
in memoria e suffragio di Giu-
re, Maria Ausiliatrice, Don Bo-
lio Bedeschi, a cura di Don Zef-
sco, in suffragio del marito Ste-
firino Mercanti L. 1.000.000 -
fano e per protezione, a cura di
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cu-
Aimar Annita - Borsa: In suf-
ra di Reboilaz Mario L.
fragio dei miei defunti, a cura
1.000.000 - Borsa: Don Rinal-
di N.N. - Borsa: Don Bosco,
di, in memoria di Don Filippo
a cura di N.N., Torino - Bor-
Garegnani, a cura della Fami-
sa: Spirito Santo, per Carlo e
glia Garegnani L. 500.000 -
Silvio, a cura di N.N. - Borsa:
Borsa: Maria Ausiliatrice e
In suffragio di Camino Pietro e
Don Bosco, in memoria di Boc-
per protezione del1a famiglia, a
caccio Bartolomeo, a cura di
cura della moglie Gina - Bor-
Fioretti Boccaccio Teresa Cri-
sa: ·Gesù sacramentato, Maria
stina L. 500.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, a cura di Ro-
lando Elide L. 500.000 - Bor-
Gesù, agnello pasquale. Anche il missionario offre la
sua vita.
Ausiliatrice, Don Bosco, per
ringraziamento e protezione, a
cura di Gonella Maria ~ Bor-
sa: Don Bosco, a cura di N.N.
sa: Don Bosco, a cura di Del
- Crosio L. 500.000 - Borsa:
Dottore Franco - Borsa: Ma-
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in ringrazia-
mento e per protezione special-
mente per mia figlia, a cura di
A.B.L. L. 500.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio di Don Aldo
Fantozzi, a cura di N.N. L.
500.000 - Borsa: In suffragio
liatrice e Don Bosco, per prote-
zione della famiglia,· a cura di
N.N. L. 200.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio di genitori e
per ringraziamento, a cura di
Glavina Luigia L. 200.000 -
Borsa: Don Pietro Chiesa, a cu-
ra di Cautero Giannino L.
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, per protezione, a cura
di Pellegrino Maria ved. Garis
L. 110.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
ria Immacolata-Ausiliatrice,
per ringraziamento e protezio-
ne, a cura di Bertero Giovanna
- Borsa: Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, in memoria di Ma-
rio Mauro e Margherita Bor-
gna, a cura di Laura e Giovanni
Mauro - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, in ringraziamento, a
di Barili Peppina a cura del ma- 200.000 - Borsa: Don Bosco,
cura di Agostino Alda - Bor-
rito e delle figlie L. 500.000 -
Borsa: Don Bosco, a cura di
N.N. - Roma L. 500.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, in-
a cura di Spartà Diego L.
200.000 - Borsa: S. Domenico
Savio, per grazia ricevuta, a cu-
ra di Pieroni Clara L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in
memoria di Vincenzo Clemen-
te, a cura della moglie - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, per rin-
sa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per ringraziamento e
protezione, a cura di Z.R.,
Moncalieri - Borsa: S. Dome-
vocando protezione, prosperità - Borsa: Maria Ausiliatrice, a graziamento, a cura di Colom- nico Savio, invocando grazie e
e salute, e in suffragio dei de- cura di Tamontana Nella L. bari Angelina - Borsa: Maria protezione, a cura di Campi
funti, a cura di G. e C.F. L. 200.000 - Borsa: In suffragio Ausiliatrice, Don Bosco, Do- Eleonora e Alessia - Borsa:
'.300.000 ·- Borsa: Maria Ausi- di Rosa e Rocco, a cura di menico Savio, a cura di La Por- Don Bosco e don Rua, in suf-
liatrice, Don Bosco, Domenico A.E.M.I., Venosa L. 200.000 ta Gaetana - Borsa: Laura Vi- fragio dei genitori, a cura di
Savio, Laura Vicufia, a cura di - Borsa: Maria Ausiliatrice, enna, a cura di Vettorello Ren- Merlo Luciana - Borsa: Maria
G. C. - Torino L. 300.000 - Don Bosco, Domenico Savio, zo - Borsa: Maria Ausiliatrice Ausiliatrice, Santi Salesiani, a
Borsa: In suffragio dei defunti invocando protezione per la fa- e Don Bosco, per grazia ricevu- cura di Franca C. - Borsa:
delle Famiglie Bottasso e Mon- miglia, a cura di Carla Pini L. ta, a cura di P. Donati - Bor- Maria Ausiliatrice, Domenico
dino, a cura delle sorelle Bot- 200.000 - Borsa: Maria Ausi- sa: Maria Ausiliatrice e Sr. Eu- Savio, per protezione di Irene,
tasso L. 300.000 - Borsa: Ma- liatrice, a cura di Cavallo Caro- sebia, a cura di Exallieva di a cura N.N. - Borsa: S. Cuo-
ria Ausiliatrice, S. Giovanni lina L. 200.000 - Borsa: Maria Faenza - Borsa: Maria Ausi- re, Maria Ausiliatrice, Don Bo-
Bosco, in memoria e suffragio Ausiliatrice e Beato M. Rua, in liatrice, Don Bosco, Domenico sco, per protezione del piccolo
di Mamma Sabbioni Vittorina, ringraziamento e per protezio- Savio, per grazia ricevuta, a cu- Tommaso e dei genitori, a cura
a cura della figlia Evelina L. ne dei figli, a cura di N.N. L. ra di Bonacossa Giuseppe - di Interi Vincenzo - Borsa:
260.000 - Borsa: Don Bosco, 180.000 - Borsa: Don Bosco, Borsa: S. Domenico Savio, a Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
in memoria di Roberto Galloni, a cura di Bertero L. 150.000 - cura di Ponte Adriano - Bor- siani, per ringraziamento e pro-
a cura dei ragazzi del '24 L. Borsa: Maria Ausiliatrice e sa: S. Giovanni Bosco, a cura tezione, su cognata e nipoti, a
250.000 - Borsa: Maria Ausi- ,Don Paolo Albera, a cura di di Buffa Maria Luisa - Borsa: cura di Maria Diemoz - Bor-
liatrice e Don Bosco, per la pro- Albera G. L. 150.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di sa: Don Bosco, Santi Salesiani,
tezione della famiglia; a cura di Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Sansonna Palma Paparusso - a cura Ex allieva di Faenza -
Mario Brevi L. 250.000 - Bor- · in memoria di Giuseppina, a Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Borsa: Beato F. Rinaldi, in suf-
sa: S. Giovanni Bosco, in me- cura di N.N. L. 150.000 - Bor- Bosco, Sr. Eusebia, per ringra- fragio dei miei defunti, a cura
moria di Alessandro Marchese, sa: Maria Ausiliatrice e Beato ziamento, a cura di Ferrari Pie- di Rinaldi Pierina - Borsa:
a cura di Cristina Marchese L. Filippo Rinaldi, a cura di gucci Gianfranca - Borsa: Don Bosco, a cura di Zeni Giu-
250.000 - Borsa: Maria Ausi- A .M.P. L. 150.000 -;-- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco, seppe.
42 · 1 APRILE 1992

5.3 Page 43

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-== = ,.n=•--~=•--======:;;==--- - - B S -
Nome: Suor Vera Vorlova
Nata a: Olomovc (Cecoslovacchia)
Età: 62
Attività: Dirigente Nazionale nel-
l'ambito della Formazione Profes-
sionale
Attuale residenza: Roma
Altre notizie utili: Insegnante di ma-
tematica e fisica, ha lavorato per le
scuole sperimentali ed è vice presi-
dente della FIDAE
.
Il più bel ricordo della sua in-
fanzia?
L'attesa della nascita di mia sorel-
la Mila.
Una sua caratteristica:
Andare fino in fondo alle cose.
La virtù che più apprezza?
La saggezza e l'equilibrio.
Il difetto che perdona più f acil-
mente?
L'intemperanza dei giovani e la
cocciutaggine degli anziani.
Il periodo storico in cui le sarebbe
piaciuto vivere?
Oggi. Ne sono entusiasta sia per
ciò che si vive nella Chiesa che nel
dialogo tra le culture.
Il personaggio che più ammira?
Il card. Tomasek.
Se per un giorno fosse Dio...
Vorrei che tutti si ritrovassero nel-
la verità e nell'amore e vivessero in
pace.
Il libro che sta leggendo?
Dokonalà Svoboda (in italiano
«Libertà perfetta») di M. Kala-
sanz Ziescheova.
È la storia di un monaco medieva-
le ambientata in Germania.
Il libro che le è piaciuto di più?
«Il profeta» di Gibran Kalhil.
Un motto per la sua vita:
Tre parole: Abba, Amen, Allelu-
ja: tre A.
Una frase che vorrebbe sentirsi
dire?
«Va' avanti senza timore; non ba-
dare alla stanchezza e alle cri-
tiche.. .».
L'invenzione che più ammira?
Tutto quello che c'è nel campo
delle telecomunicazioni, della mi-
crobiologia, della genetica.
Il maggior problema dei giovani
d 'oggi?
Essere schiavi del consumismo, es-
sere sfruttati, essere soli.
La dote più bella di una ragazza?
Il coraggio e la dolcezza insieme.
Quale periodo della vita ricorda
con più soddisfazione?
Quando da giovane lavoravo con
gli scouts e le guide cattoliche nel
mio Paese e poi, da suora, gli anni
dell'insegnamento a Torino e a
Padova.
Che cosa avrebbe fatto se non si
fosse fatta salesiana?
Forse avrei fatto la pediatra. Ma
forse sarei finita in prigione per-
ché ero anticomunista ed educata
alla libertà e all'indipendenza.
La qualità umana che ammira di
più?
La flessibilità, l'adattamento, il
mettersi da parte.. .
Come ha conosciuto le Figlie di
Maria Ausiliatrice?
Attraverso il Bollettino Salesiano
e l'azione dei salesiani a Brno.
Quando è venuta in Italia?
Nel 1948, pochi giorni prima del
colpo di stato in Cecoslovacchia.
HANNO DETTO
«Oggi i ragazzi celebrano la
loro forza fisica appena ricevuta
dalla natura, ma nessun incen-
tivo a spingersi avanti e a diven-
tare adulti».
(Furio Colombo su Panorama)
«I giovani vanno più rispettati
e più nutriti delle cose che sono
degne di loro».
(Italo Alighiero Noschese
al TG7}
«Chi ha insegnato ai nostri ra-
gazzi a odiarsi così tanto?».
(David Dinkins,
sindaco di New York}
LA BUONA NOTIZIA
«Se vuoi»: rivista giovanile di
orientamento per tutte le vocazio-
ni. È curata dall'Istituto Regina
degli Apostoli (Apostoline) di Ca-
stelgandolfo. Ha 68 pagine (for-
mato Selezione) ed è una miniera
di spunti vocazionali. L'abbona-
mento annuale costa 15.000 lire
(esce ogni due mesi). Indirizzate a:
SE VUOI, via Mole, 3 - 00040 Ca-
stelgandolfo (Roma).
«Regaliamo un gran
tesoro alla Chiesa
quando procuriamo
una buona vocazione».
Don Bosco
1 APRILE 1992 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M . P.
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Francis J. Moloney
Quattro vangeli una parola
Religione, pag . 208, rii., L. 25.000
Presentate in un capitolo
introduttivo la natura e
le caratteristiche dei Vangeli,
l'A. affronta lo studio dei quattro
testi biblici da due punti di vista
complementari: la struttura
generale dei singoli Vangeli
analizzata nella sua tematica e
nella sua dinamica interna;
l'esame più analitico di una
sezione condotto come modello
esegetico dei testi.
Il libro è un ottimo stimolo allo
studio dei Vangeli, originale
rispetto alle proposte esegetiche
correnti.
Francis l Moloney
O a R VANGELI
UNA PAROLA