Bollettino_Salesiano_198204


Bollettino_Salesiano_198204

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ETTINO
ANNO 108 N. 4 1• QUINDICINA 1 MARZO 1982
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
Pienezza
tli umanilà

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BOLLETTINO SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGUA SALESIANA
Fondata da un Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. 06/69.31 .341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Gen. Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE GIUSEPPE COSTA
Collaboratorl. Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Um-
berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo
L'Arco
Fot09rafla Fulgenzio Ceccon Archivio Guido Cantoni
Propaganda Giuseppe Clemente!
Dlffualona Arnaldo Montecchio
Fotocompoalzlona Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Raglatra&lona Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL •BOLI.EnlNO SALESIANO• SI PUBBLICA
* 11 primo di 09nl m-• (undici numeri, eccetto agosto) per
la Famiglia Salesiana;
* 1115 dal m••• per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazlona. La Direzione invita a mandare notizie e foto
riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle
secondo il loro interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mua. Redattore don Armando Buttarelli.
Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL •BOLLETTINO SALESIANO• NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-
verse (tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) in:
Antllla (a Santo Domingo) - Argentina Auatrall• Auatrl•
Balglo (in fiammingo) - Bolivia Br••II• Canada Centro
Amarica (a San Salvador) - CIie BS Cln••• (a Hong Kong) -
Colombia Ecuador Flllpplna Francia Germania
Giappone Gran Bretagna India (in Inglese, malayalam,
tamil e telugu) - Irlanda Itali• Jugoalavl• (in croato e in
sloveno) - Koraa dal Sud BS Lituano (edito a Roma) -
Malta M•••lco - Olanda - Para9u•y - Perù Polonia
Portogallo - Spagna Stati Uniti - Sudafrica Thailandia
Uruguay Venezuela ,
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don ■-co ai componenti la Famiglia Sa-
lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.
È Inviato In omaggio a quanti lo richiedono.
Copia arretrata o di propaganda: a richiesta, nel limiti del
possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
Par qu-te operazioni: Ufficio Propaganda Salaal•n•
Via della Pisana, 1111 - 00163 Roma-Aurelio - Tel.
06/ 69.31 .341 .
IN QUESTO NUMERO
1 MARZO 1982
ANNO 106 - NUMERO 4
IN COPERTINA:
Al timone con una guida sicura:
Don Bosco
Foto Josè Luis Mena
Servizio di copertina a pag. 18·19,
LE IDEE
Il lavoro In Don Bosco, 3.4
Il volto di Don Bosco, 18·19
Il linguaggio del fumetto, 20·21
Insegnate Il coraggio nelle piccole occasioni, 25
LE FORZE
COLOMBIA /
Appartenenza alla Famiglia Salesiana delle «Figlie dei Sacri
Cuori•, 5
ITALIA / Un amico per i tossicodipendentì,5
Le lspettorie Italiane si confrontano sulla pastorale del la-
voro, 5
FMA /
A ClnlHllo si sfornano... panettiere, 13•15
FILIPPINE /
A Tondo c'è chi non dimentica, 26-27
Lo scienziato del H mlnarlo, 30
L'AZIONE
POLONIA / Solidarietà alla Polonia, 25
PROGETTO AFRICA /
Altra presenza salesiana, 8
Giornata Missionaria Salesiana, 6
Nuovi documentari, 7
Una città di nome Korr, 28·29
SPAGNA /
Convegno Europeo Giovani Cooperatori, 5
GERMANIA / Emigrati di Colonia, 6
MESSICO / Una casa per i cooperatori, 8
ITALIA /
Un distintivo d'oro per il Ministro, 7
Una settimana di spiritualità, 2 7
Daniela Slplone: un exalllevo u leslano per I lebbro1I, 22-24
IL PASSATO
Laura è qui, 18•17
Il magistrato che amava Don Bosco, 5
Il vescovo delle tribù lmalalane, 9•12
RUBRICHE. Don Bosco è notizia, 5•8 - Educhiamo come Don
Bosco, 25 - Libreria, 3 1 - I nostri santi, 32-33 - I nostri morti,
34 - Solidarietà, 35.
l)ISrRJJ~O LA
CélLUlRl>E(JA
.SOCIEm\\
'-
2 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1982

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RIFLEfflAMO SULLA STRENNA
~==================::~===~==~=~=~~=:::::::::::::================~=====~
Il lavoro in Don Bosco
«...Se San Francesco santificò la natura e la po•
vertà, San Giovanni Bosco santificò il lavoro e la
gioia.
Egli è il Santo dell'eufm·ia cristiana, della vita
cristiana operosa e lieta. Qui è la sua originalità».
Questa affermazione di Francesco Orestano, ac-
ca<i.emico d'Italia, pronunciata nel 1935 è d'indubbia
pertinenza perché coglie, con penetrante chiarezza,
l'aspetto forse più originale della sua pedagogia. e
santità: l'elevazione dell'uomo tramite il lavoro e con
il lavoro. Purché a questo termine venga dato un si-
gnificato ampio e vario cosl come Don Bosco stesso
era solito fare.
Il Santo infatti l'intendeva di volta in volta come
attività manuale, intellettuale, apostolica, sacerdotale,
caritativa e come adempimento del proprio dovere.
Del lavoro inteso ('Ome attività apostolica, ca-
ritativa, umanizzante, Don Bosco intuì la suprema
grandezza e non esitò a farne una «scala mistica» per
arrivare a Dio sia pure non dù;giungendolo dalla
p reghiera.
Egli - scrive don Carlo Colli - è un santo con-
creto: per dirla in una parow. un po' cruda ma vera,
non crede ad una pietà che non si esprima nella vita,
che non diventi azione, carità fattiva, che non si tra-
duca in un lavoro incessante per amor di Dio e dei
fratelli.
Don Bosco vuole che i suoi salesiani imitino Gesù
Cristo che «incominciò a fare e ad insegnare» (Atti
1,1) e trova consone al suo spirito quei testi della
Sc,ittura che mettono meglio in evidenza «la ca-
tegoria del fare» come, ad esempio, questi versetti
della seconda Lettera di San Paolo a Timoteo:
«Tu, invece, vigila su tutto, sappi sopportare le
prove, fa' opera di evangelizzatore...» (4,5); «Proclama
l,a parola, intervieni opportunamente ed im-
portunanumte...» (4,2).
In un'epoca - l'Ottocento - nella quale si guar-
dava ai religiosi come a gente oziosa, inutile al pro-
gresso e alla società. vo!l,e che la sua istituzione si
caratterizzasse più che per divise o abiti, per «le ma-
niche rimboccate».
Cosa pensava del lavoro
In lode del lavoro, Don Bosco ha fatte quelle stesse
affermazioni che altri santi hanno riservato per la
preghiera.
«Ecco - ebbe a dire opportunamente don Alberto
Caviglia - lo scandalc di un Santo! di un Santo,
possia.mo dire, "americano": dice molte più volte la-
voriamo che non preghiamo».
Voleva che il lavoro avesse la continuità del re-
spiro:
«Sempre lavorare. Questo deve essere il fine di
ogni Saksiano e il suo continuo sospiro».
Quello che per altri Istituti erano le penitenze af-
flittive ed i lunghi digiuni, per Don Bosco era il la-
voro:
«Miei cari - ripeteva - non vi raccomando pe-
nitenza e discipline, ma lavoro, lavoro, lavoro».
La conferma della bontà del suo metodo gli veniva
non soltanto dalle parole di Pio IX e dalla sua stessa
esperienza ma anche dai misteriosi sogni che ac-
compagnano o precedono Le svolte più significative
della sua vita.
3 BOUETTINO SALESIANO 1 MARZO 1982

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Le acuol• di formazione profnslonale entlte dal Flgll di Don
loaco sono una concreta manlfeatulone del loro Impegno edu•
cattvo del loro metodo che fa del lavoro un momento di crea-
tività umana.
Nella foto: Immagini del Centro di Formazione Profnslonale
del Pto Xl di Roma.
Nel «Sogno di Lanzo» {1876) ad esempio la guida
che lo accompagna gli dice: «Notai.o bene: il lauoro e
la temperanza faranno fiorire lo Congregazione Sa-
ksiana» ed ancora nel «Sogno del Manto» (1881) ri-
tornano gli stessi ammonimenti.
La sua testimonianza
Ma più ancora delle sue parole, parla la tc>-
stimonianza dello sua vita che - a detta di Pi.o Xl -
«fu un uero, proprio e grande martirio: W1a vita di
/,auoro col.ossale che cùwa l'impressione del-
l'oppressione anche solo a vederla».
Scrisse don Alberto Cauiglia che in lui sembravano
operare, in simultaneità più persone:
«L'educatore e il pedagogista, il padre degli or-
fanelli e l'adunatore dei fanciulli abbandonati, il
fondarore di congregazioni rpli{?iose, il propagatore
del culto di Maria Ausiliatrice, ti.~titutore di unioni
wicali estese per il mondo énlero, il suscitatore e/erta
carità operativa, il banditore di missioni lontane, lo
scrittore popolare di libri morali e apologie religiose, il
propugnat--0re della stampa onesta e cattolica, il
creatore di officine cristiane e di coll.ezioni librarie.
l'uomo della pietà religiose e della carità e l'uomo dei
negozi umani o di pubblico interesse, tutfinsieme ad
un tempo operano ed avanzano come fossero al-
trettante persone nate o destinale a quello solo e si
fondono nell'unica persona di 1111 prete senza ap-
parenze, che non scompone mai la serenità. del suo
aspetto né la composta modestia del suo tratto coi
grandi gesti decorativi, né arricchtsce il suo vo•
cabolario con kl retorica delk grandi, frasi».
Del resto, la Provvidenza aveva temperato Don
Bosco al lavoro a/traverso i duri anni della fan•
4 BOllETTINO SAtESIANO I MARZO l</81
ciullezza e deltadol,escenza. Sarà perciò sempre sen•
sibilissimo a.i probkmi della {ifioventù povera ed
emarginala e delle umili classi lavoratrici.
Ciò non signifù:ava che la fatica non gli pesasse.
La «mori.aie fatica» alla quale lo costringevano le
preoccupazioni quotidiane trapela dalle kttere in
improvvisi sfoghi che aprono uno spaccato dell'animo
del Santo: «li lavoro mi fa andar matto», «mi trouo
stanco da non poterne più», «Sono molto stanco».
E non poteva che essere oero uisto quant,o depose
nei processi per la Sua canonizzazione, il cardinale
Cagliero: «Non ricordo che in tutta la sua uita si sia
preso un giorno di mcanza per diporto o per pren•
dersi riposo, e sovente tromndo noi stanchi ed affranti
del lavoro: «coraggio - ci diceva - coraggio, la-
voriamo, lavoriamo .<;empre perché lassù avremo un
riposo eterno».
Tanta fatica in lui non fu senza conseguenze fi-
siche tanto che il professor Fissore dell'Unruersilà di
Torino ebbe a dire:
«Si è consumato per troppo kworo. Non rumore di
maàlttia ma è un lucignolo che si spegne per man-
canza di olio».
La laboriosità del «vecchio prete», del «filantropo
del secol,o XIX». del «cattolico intransigentissimo»
parve, incredibile e kggendaria. E tal.e brillò anche
durante i Processi Apost,o/ici se lo stesso Promotore
atfermiJ:
«La moltepltcità e fecondità delle sue opere ha del
prod'igio: il suo zelo per la salvezza dell,e anime e per
la diffusione del Regno di Cristo sull.a terra, è stato
cosi intenso e continuo, che lo storia, a buon diritto, lo
proc/.ama apostolo gmn.dissinw del sec. X IX».
Pietro Brocardo

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DON BOSCO È NOTIZIA
COLOMBIA
ITAUA
testato ma perché volle es-
APPARTENENZA ALLA FA•
MIGllA SALESIANA PER LE FI•
GLIE DEI SACRI CUORI DI GESÙ
E DI MARIA
IL MAGISTRATO
CHE AMAVA DON BOSCO
Il 31 gennaio di quest'anno
non ha visto S.E. Ernesto Eula,
serlo in concreto.
Pur essendo nato a Barge in
Piemonte si era laureato in
giurisprudenza presso l'U-
niversità di Catania dove nel
Il Consiglio Superiore della
Congregazione salesiana do-
po attenta riflessione ha ri-
conosciuto l'Istituto delle Fi-
glie dei Sacri Cuori di Gesù e
di Maria «appartenente» alla
Famiglia Salesiana.
Sin dal 1974 infatti, questo
Istituto femminile - fondato
dal salesiano servo di Dio don
Luigi Variara nel 1905 - ave-
già primo Presidente della
Suprema Corte di Cassazione,
rendere omaggio a Don Bosco
nella Basilica del Sacro Cuore
di Roma dove amava andare
tutti gli anni.
Ernesto Eula è morto a
Chiusa Pesio in Piemonte 1'8
dicembre 1981. Fu coo-
peratore salesiano non sol-
tanto per aver ricevuto un at-
frattempo era stato trasferito il
padre, anch'egli magistrato.
Entrato nella magistratura,
dopo la guerra mondiale alla
quale partecipa come vo-
lontario, ve ne percorre tutti i
gradi tino a diventare Pre-
sidente della Suprema Corte di
Cassazione negli anni difficili
della seconda guerra mon-
diale ed in quelli successivi.
va chiesto alla S. Sede prima e
ai Superiori Salesiani dopo,
che si desse un riconosci-
mento giuridico ad una realtà
che per le oltre 300 suore
sparse in 21 Diocesi del-
l'America Latina, appariva
come immediata e ovvia: sen-
tirsi ed essere membri della
Famiglia Salesiana.
Tale appartenenza - si
legge in un documento pre-
parato dal Consiglio superiore
salesiano - «non è pri-
mariamente un tatto giuridico
od organizzativo, ma consiste
nella partecipazione vo-
cazionale al carisma di Don
Bosco, cioè al suo spirito e
alla sua missione, dì gruppi
che direttamente, come le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice e i
Cooperatori, furono fondati da
lui, o indirettamente a Lui si
riferiscono perché suscitati
dallo Spirito Santo all'interno
del "fenomeno salesiano" con
la mediazione di qualche sa-
lesiano e col favore di am-
bienti e gruppi salesiani, come
è accaduto per le Volontarie di
Don Bosco, che trovarono la
loro origine nell'opera di don
Rinaldi e nel suo apostolato
tra alcune Cooperatrici, Allieve
ed Exallieve delle FMA».
L'Istituto delle Figlie dei Sa-
cri Cuori nato ad Aqua de Dios
In Colombia, a servizio degli
ammalati di lebbra e dei loro
figli , nel suo impegno mis-
sionario, oggi, privilegia i più
poveri e gli ammalati e tra
questi i giovani.
ITALIA, VERONA, UN AMICO PER I TOSSICODIPENDENTI
È presumibile - come del
resto ha anche dichiarato don
Giovanni Raineri, consigliere
generale per la Famiglia Sa-
lesiana - che altri Istituti po-
tranno avere, quanto prima, lo
stesso riconoscimento.
A Festa, nel Veronese, è sorta una comunità terapeutica
per la riabilitazione ed il reinserimento dei tos-
sicodipendenti mediante un periodo di vita e lavoro co-
munitari. È un'opera animata dai Salesiani; uno di questi è il
coadiutore Giovanni Ferraresso.
Giovanni ha 72 anni, ma è giovane «dentro» e vive con i
giovani della comunità di Festa dividendo con loro gioie e
fatiche. disagi e conquiste.
Amava «fregiarsi . del titolo
di cooperatore salesiano fino
a farlo stampare in atti di par-
ticolare distinzione, come era
ben lieto di essere presente a
manifestazioni e occasioni di
famiglia. Provato dal dolore -
il figlio Gino gli mori in guerra
- sostenuto dalla moglie
donna Laura alterna gli im-
pegni giuridici con quelli ca-
ritativi aiutando soprattutto un
istituto per handicappati e i
giovani.
È morto senza dare nem-
meno il fastidio dei propri fu-
nerali avendo voluto che l'an-
nunzio della sua morte av-
venisse dopo la tumulazione.
Sotto la testa I familiari hanno
posto un piccolo, significativo
segno d'amore: un'immagine
di Don Bosco.
SPAGNA
2° CONVEGNO EUROPEO
GIOVANI COOPERATORI
«Con Don Bosco verso il
2000: la missione del Coo-
peratore giovane.: è questo il
tema del secondo convegno
europeo che i giovani coo-
peratori salesiani terranno ad
Arevalo in Spagna. Per l'oc-
casione è stato preparato un
sussidio di preparazione dove
si parla delle aspirazioni, in-
teressi, problemi e violenze
della gioventù europea. e si
pone al cooperatore salesiano
un inquietante interrogativo:
«hai le maniche rimboccate»?
CISI
LE ISPETTORIE ITALIANE SI
CONFRONTANO SULLA PA•
STORALE DEL LAVORO
Promosso dalla Conferenza
lspettorlale Italiana (CISI) e dal
Consigliere Regionale don
Luigi Bosoni, si è svolto dal 4
al 7 febbraio 1982 al Sa-
lesianum di Roma un con-
vegno su: «Esperienze italiane
a confronto per un progetto
educativo e pastorale sa-
lesiano per il mondo del la-
voro•. Il convegno - che ha
visto fra gli altri anche la par-
tecipazione di monsignor
Ferdinando Charrier, direttore
dell'Ufficio Nazionale CEI
.Problemi sociali e del la-
80UITTIN0 SALESIANO I MARZO 1982 5

1.6 Page 6

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voro., - ha consentito una
MESSICO
verifica sulla situazione e le
prospettive dell'impegno sa-
lesiano Italiano soprattutto
UNA CASA PER I COOPERA•
TORI DI GUADALAJARA
nell'ambito della formazione
professionale dei giovani in
Italia.
Con il pagamento dell'ulhma
rata del 31 gennaio 1982 i
Cooperatori Salesiani di Gua-
dalajara hanno una casa tutta
per loro. Situata a poche cen-
tinaia di metri da Piazza della
U. P. S.
Rivoluzione, la Casa del Coo-
perador è costata un milione e
CONVIONI I CONFERENZE
mezzo di pesos e dispone di
Dopo il convegno «La
Chiesa e i giovani», l'Uni-
versità Salesiana prosegue la
sua intensa attività ac-
cademica organizzando altri
convegni e cicli di conferenze.
Nei mesi di febbraio-marzo
Infatti è stato organizzato un
ciclo di conferenze pubbliche
dal tema: «Bilanci e pro-
spettive dei dialoghi ecumenici
ufficiali.. Tra i relatori, ri-
ampi spazi in grado di as-
sicurare funzionalità ed ef-
ficienza: sale per riunioni ed
uffici, cappella, archivio, giar-
d i n i . ..
Inizialmente - dicono gli
amici messicani - non ave-
vamo un centesimo ma sol-
tanto tre cose: un obiettivo da
raggiungere, il nostro en-
tusiasmo e la certezza che la
gente ci avrebbe aiutato.
cordiamo, monsignor Javlerre
Ortas salesiano e segretario
della Congregazione del-
1'Educazione, Il teologo Luigi
Sartori, ed il fondatore di Tai-
ITAUA
zè, Max Thurian.
Altra rilevante iniziativa cul-
turale è quella della Facoltà di
UN PELLEGRINAGGIO
EUROPEO A TORINO
lettere cristiane e classiche
che il 6/7 marzo organizza un
Il Dicastero per la Famiglia
convegno su «Spirito Santo e
Salesiana ha organizzato un
Catechesi patristica» con la
pellegrinaggio mariano a To-
partecipazione di insigni stu-
rino nei giorni 17-19 settembre
diosi di patristica come l'a-
1982.
gostiniano padre Trapè e il
GIORNATA MISSIONARIA SALESIANA
La manifestazione - che
professor Spidlik. Il contributo
sarà preceduta da una ri-
salesiano è affidato al decano
della stessa facoltà or-
ganizzatrice don Sergio Felici,
a don Vincenzo Recch1a, do-
cente all'Università di Bari e a
don Calogero Rlggi.
Il 21 marzo 1982, quarta domenica di Quaresima, si ce-
lebrerà la Giornata Missionaria Salesiana. In tale occasione
il Settore Missioni della CISI (Via Maria Ausiliatrice 32, To-
nno) ha preparato posters, depliants missionari e hlmat1
vari. La Giornata ha lo scopo di sensib1I zzare al problema
missionario raccogliendo la solidarietà della preghiera e
dell'aiuto economico.
Nella foto: il manifesto della giornata.
flessione sul tema «La de-
vozione mariana alle fonti
della vocazione salesiana.. -
è aperta a tutti i gruppi della
Famiglia ed è la prima volta
che i consueti pellegrinaggi
nazionali e ispettoriali con-
vergeranno da tutta l'Europa a
Torino. Salesiani, Figlie d1
Maria Ausiliatrice, Volontarie,
GERMANIA
Cooperatori, Exalheve ed
EMIGRATI DI COLONIA
Palmisano l'incarico di coor- grande momento di grazia in Exallievl e membri di altn
dinare.
questo dimenticato angolo gruppi che si ispirano a Don
La festa di Don Bosco a
Colonia è stata un'occasione
quanto mai opportuna per una
serie di iniziative tra i giovani e
meno giovani emigrati italiani
di quella città
Si sono così alternate una
serie di attività culturali e re-
ligiose affidate al dott. Carlo
Marinucci, vice presidente del
CIVIS di Roma e a don Nicola
Palmisano. Particolarmente
significativa la presenza di
quest'ultimo salesiano che
cosi ha avuto modo di rivedere
Il gruppo di giovani tedeschi e
italiani che hanno dedicato un
campo di lavoro estivo a San-
tomenna, la cittadina ter-
remotata dell'Italia meridio-
nale che I Salesiani hanno
scelto come luogo del loro
impegno dando proprio a don
Significativa anche la crea-
zione di una associazione
exallievi Don Bosco tra gli
emigrati perché questi «con-
servino ed approfondiscano I
principi educativi salesiani ri-
cevuti e li traducano in au-
tentici impegni d1 vita nel set-
tore della evangelizzazione e
della promozione umana•
(Reg. Exall.).
mOPIA
ALTRA PRESENZA
SALESIANA
«Ai Figli di Don Bosco la
nascente Chiesa del Sidàmo
non solo apre, ma spal&nca le
sue porte. Stiamo vivendo un
dell'Africa,.
Con queste parole del ve-
scovo missionario monsignor
Gasparini si è Iniziata in Etio-
pia la MISSIONE SIDÀMO af-
fidata .ai Salesiani della Lom-
bardia e dell'Emilia.
La realizzazione di questo
progetto - che fra l'altro
prevede una scuola pro-
fessionale - è affidata a don
Elio Bonoml e a don Franco
Maffezzotti.
li Progetto AFRICA continua
cosi a crescere. Dal 1978 -
anno del 21° C;:ip1tolo Ge-
nerale e del suo lancio ben
129 missionari salesiani dei
221 che hanno scelto d'an-
dare in missione sono stati
destinali all'Africa.
Bosco sono interessati a que-
sto omaggio di fede e di pietà
mariana.
ITAUA
INIZIATIVA PER
HANDICAPPATI
Una originale m1z1ativa a
favore degli handicappati è
stata presa dall'exallievo E
Russo dell'Assoc1az1one Cat-
tolica Operatori Sanitari
(A.C.O.S.) della quale egli è un
esponente.
L'Associazione s1 propone
di realizzare in ogni comune
mune una casa famiglia senza
barriere architettoniche con la
formazione di consorzi e coo-
6 BOI.I.ETTINO SALESIJINO I MARZO 19112

1.7 Page 7

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rantJto,. economicamente si
faccia canco dei problemi di
altri lratelh. La scelta d1 de-
stmare 1'1 % del proprio bi-
lancio a gruppi sportivi meno
«dotati• ha soprattutto 11 si-
gnificato educativo capace d1
provocare tra gli sportivi ri-
flessrone e impegno. Il ge-
mellaggio Infatti metterà In
moto un dialogo aperto con 1
problemi umani sui ragazzi
che in altra parte del mondo
vivono e si preparano al-
l'avvenire.
PROGETTO AFRICA
NUOVI DOCUMENTARI
Il Settore Missioni della CISI
ha preparato due documentari
in 16 mm sul Progetto Africa.
SI tratta di •la terra e il seme,
e ~La taccia nera di Dio• Nel
primo si presenta Il Progetto
Africa nella sua globahta e s1
raccolgono alcune espenenze
d1 Missionari appartenenti al-
I'Africa Centrale assieme a1
primi passi compiuti da, Sa-
lesiani nelle nuove m1ssIonI
del Kenya e del Madagascar.
L'altro documentarlo rac-
coglie una serie di te-
stimonianze sulla Chiesa afri-
cana S1 scopre cosi una
Chiesa 1n costante crescita e
in cammino aiutata da Vo-
lontari laici, ragazzi e ragazze
di una vitalità slraord1nana, da
Missionari di ogni età e d1 ogni
parte del mondo, ma so-
prattutto dagli stessi Africani.
che
rispondono
ge-
nerosamente alla chiamata dt
Cristo
ITALIA
ITALIA, UN DISTINTIVO D'ORO PER IL MINISTRO
PREMIO MARBERINI
A UNA VOLONTARIA
Alla presenza d1 Autorità ed amici dell'Opera Salesiana, l'Unione Exalhev1 del San
Francesco di Sales di Catania ha consegnato all'onorevole Giuseppe Zamberletti, ministro
per la Protezione civile, il distintivo d' oro di exallievo benemerito.
.
Con l'occasione il Ministro ha ricordato la sua formazione di allievo presso i Salesiani e
l quanto 11 messaggio salesiano sia oggi attuale. Nelle due foto: i momenti della cerimonia;
a consegnare il distintivo è l'avv. Nino Magnano di S. Llo, consigliere nazionale della Fe-
derazione italiana exallievl e già presidente regionale per la Sicilia.
perattve agricole formate dagli
handicappati stessi per ren-
derli autosufficienti e rendersi
utih. I fondi necessari per le
costruzioni verranno raccolti
anche con la vendita d1 un di-
sco 45 giri dal titolo . Tu che
non conosci. di De Gregorio-
Bergamin1 .
possibile chiedere altre
informazioni dlretlamente al-
l'A.C.O.S. - Ospedale S Pietro,
Vìa Cassia 600 - 00100 Roma)
ITALIA
GEMELLAGGIO SCHIO
AREIA BRANCA
Giovani e dirigenti della Po-
lisportiva Concordia d1 Schio
hanno deciso di devolvere
I' 1'lo del loro b1lanc10 annuale
al centro giovanile di Areia
Branca (Brasile)
E s1gnif1cat1vo che una so-
cietà sporllva che gode Il be-
neficio di attrezzature sportive
d'avanguardia (l'Oratorio Sa-
lesiano d1 Schio dispone fra
l'altro dI uno stupendo Pa-
lazzetto) in un ambiente uma-
no sufficientemente 98·
° li 1 novembre scorso. a La
Spezia, in occasione del Ra•
duno Annuale dei rap-
presentanti delle Corali Dio-
cesane, è stato assegnato alla
Slg.na Luisa Chiapponl del
Gruppo di Genova, Il Premio
Marberini. Insegnante per
molti anni ed organista ut•
ficiate della Chiesa dei SS
Giovanni ed Agostino. la s1•
gnonna Luisa è stata premiata
• ... per la sua dedizione e col-
laborazione affinche la musica
sacra diventi l'espressione più
completa dell'uomo religioso Il
quale nell'armonia musicale e
nel canto si eleva con tutto 11
suo essere a Dio•.
7 80l.tETT-'NO SAU~tAN() , MARZO 19'l}

1.8 Page 8

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Amici di
Don Bosco
senza
Bollettino
Salesiano?
ITALIA, ROMA. IL CONVEGNO SU CHIESA E GIOVA~
Il Convegno organizzato dall' Università Salesiana sullo scorcio della fine
del 1981 ha avuto un vivo successo. Oltre mille partecipanti hanno affollato
l'Aula Magna dell'Università per ascoltare insigni studiosi come, per ricordarne
qualcuno, oltre i professori della stessa Università, il cardinale Pellegrin~. pa-
trologo e già arcivescovo di Torino. il gesuita padre Bartolomeo Sorge, 11 Ret-
tor Maggiore don Egidio Viganò.
Nelle foto In alto: alcune immagini del convegno.
8 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAR,?n l9Rl
Eppure...
...eppure Il BS è Il dono
cordiale che Don Bosco dal
lontano 1877 Invia al suol
amici.
È la rivista della Famlglla
Salesiana: Informa sul la•
voro che I flgll di Don Bosco
svolgono tra I giovani e nelle
ml11lonl.
Lei non riceve Il BS? È
Interessato al suol con•
tenuti? Lo richieda.
Conosce persone api•
rHualmente vicine a Don
Bosco, che gradirebbero
riceverlo? Lo richieda.
Scriva chiedendo per sé,
per altri, l'omaggio del Bol•
lettino Salesiano.
Comunichi gll Indirizzi
chiari e completi a:
UFFICIO
PROPAGANDA SALESIANA
CASELLA POSTALE 9092
00183 ROMA-AURELIO

1.9 Page 9

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INDIA / MONS. ORESTE MARENGO
Il Vescovo delle
tribù llll laiane
Fu ordinato sacerdote Il 3 aprlle 1932. Dopo aver fondato tre
Diocesi, a 76 anni, fa l'aiutante-parroco. Parti per l'lndla quando
aveva appena 17 anni.•.
Il vescovo selfflano Mona. Orest e Marengo
I I Rettor Maggiore don Egidio
Viganc), nell'autunno del 1979,
dopo aver visitato le sei Tspet-
torie salei,iane dell'India, scriveva:
«Nel mio viaggìo attraverso l'I n-
dia ho visto facce gioviali di anziani
benemeriti, ancora vegeti e sor-
ridenti, che raccontavano, come se
niente fosse, le cose meravigliose che
hanno compiuto, le opere che hanno
realizzato, cominciando da una po-
vertà assoluta. Vorrei vedere quanti
oggi si sentirebbero di lavorare nelle
loro condizioni. Molte volte ho
pensato tra me: lutto questo è opera
di missionari di prima qualità.
Don Bosco mandava in missione i
migliori, e anche per l'India la
Congregazione ha scelto i suoi mi-
gliori ...
Uomini davvero eccezionali, che
hanno sciitto con la vita una storia
meravigliosa, quasi incredibile,
raffrontata con le situazioni e le
possibilità di oggi. Storia che essi
non hanno mai voluto scrivere, per
pudore, per mancanza di tempo,
persuasi di aver fatto sem-
plicemente il loro dovere, anche se le
loro imprese destano stupore e am-
mirazione.
Uno di questi uomini è si-
curamente monsignor Oreste Ma- basterebbe il doppio del personale
rengo, fondatore di ben tre diocesi. per soddisfare tutte le richieste!
Un uomo tuttora sulla breccia, che, Riuscii a farmi raccontare le varie
dopo aver ceduto la diocesi al suo tappe e le molteplici pe1ipezie della
successore, l'indiano mons. Ma- sua lunga vita apostolica, trascorsa
malassery, anziché concedersi un nei luoghi più diversi, attraverso le
ben meritato riposo, è rimasto a fare più varie espe1ienze: missionario
il «procuratore» della missione e itinerante, maestro di noviziato,
l'aiuto-parroco nel centro di Men- direttore dello studentato fùosofico,
da.I., oltre ai continui impegni di poi ancora missionario tra le tribù
predicazione con quanti ricorrono a primitive delle zone preimalaiane;
lui, il mis.'lionario che non dice mai eletto Vescovo, ha lavorato nelle
«no».
diverse diocesi affidategli dalla
Andai a trovarlo nella diocesi di Santa Sede, tanto che esse oggi
Tura la p1irna volta nel 1977. Con riescono a reggersi da sole.
squisita gentilezza mi venne in- Fu allora che lo pregai di scrivere
contro a metà strada, a Rongjeng, le sue memorie, ricordando quanto
una fiorente residenza tra i Garn, lavoro e quanti sacrifici era costata
sorta dal nulla, in piena foresta, la fondazione della Chiesa in questa
realizzata da un altro grande mis- parte dell'India nord-orientale. Al-
sionario, don Battista Busolin.
l'arrivo dei salesiani, nel 1922, con-
Celebrammo insieme nella· tava poco più di 5.000 cattolici; at-
splendida cappella, grenùta di na- 1.ualmente sono oltre 500 mila, con 5
tivi accorsi a salutare il vescovo. diocesi fomite di clero autoctono.
Rimasi vivamente colpito dal- Non mi sembrò t roppo convinto,
l'affetto che la gente e par- anche se riuscii, prima di partire, a
ticolarment.e i bambini di- strappargli una promessa che gli
mostravano aI loro pastore.
ricordavo ogni volta che gli scrivevo.
Mi accompagnò poi alla sua re- Dopo Lre anni di insistenze potei
sidenza episcopale, a Tura, dove fui finalmente avere le sue «Memorie»,
suo ospite per tre giorni. Potei così che presento ai i:;uoi tanti amici,
ammirare la bontà, l'amabilità, la ammiratori e benefattori, a ricordo
carità generosa con cui accoglieva del suo 50° di ordinaiione sa-
tutti nella sua casa ospitale. Rimasi cerdotale, avvenuta il 3 ap1i le 1932,
anche impressionato dall'in- a Shmong.
stancabile attività di quest'uomo Ecco una breve sintesi della vita
che aveva già varcato il traguardo di un uomo, spesa tutta in una delle
dei settant'anni, la maggior parte regioni più sconosciute e af.
dei quali trascorsi nel clima de- fascinanti del «pianeta» India.
bilitante dell'India, tra difficoltà e
sacrifici di ogni genere.
Si alzava alle quattro del mattino
Destinazione India
per coricarsi a notte inoltrata.
- Solo cosl, mi diceva, riesco a
smaltire Lutto il lavoro, tra cui la
corrispondenza con migliaia di be-
nefattori che mi aiutano a mandare
avanti tante opere.
- Perché non si prende un se-
gretario?
Nasce il 29 agosto L906 a Diano
d'Alba (Cuneo), un ridente paesino
del Monfenato. Frequenta le scuole
elementari p1·es.so le Figlie di Maria
Ausiliatiice. La sua prima maestra,
Sr. Caterina Zannone, sarà presente
alla sua consacrazione episcopale
nella basilica di Maria Aui;iliatrice il
- Non l'ho mai avuto, e in co- 27 dicembre 1951. Allievo alla Casa
scienza non potrei sottrarre una Madre di Torino, durante il corso
persona all'apostolato attivo. Non ginnasiale, dal 1919 al 1923, ha la
BOlt ETTJNO SALESIANO I MAAlO 1982 9

1.10 Page 10

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gioia di conoscere i grandi salesiani
della p1ima ora: don Albera, don
Rinaldi, don Ricaldone, don Fran-
cesia, che lasceranno un'imprnnta
indelebile nell'animo del giovane
aspirante.
Chiede di poter partire per le
missioni, ma non viene accettato per
la troppo giovane età. Nel 1923
inizia l'anno di noviziato a Foglizzo,
ma in seguito alla morte di un
chierico destinato alle missioni
dell'India, ottiene di poterlo so-
stituire.
«Era questo il più grande de-
siderio della mia vita. Avevo chiesto
di fanni salesiano alla condizione di
poter consacrare la vita al-
l'apostolato in terra di missione.
Non mi importava in quale parte
del mondo mi avessero inviato».
Partecipa alla grande spedizione
missionaria del 1923. Tra i partenti,
Marengo è il più giovane: ha solo 17
anni.
«Era il primo esperimento che la
Congregazione tentava, mandando
giovanissimi in terre lontane. Un
esperimento che doveva dare bril-
lanti risultati e che sarà poi seguito
da.altre famiglie religiose».
Trascorre gli anni di formazione a
Shillong, nell'India nord-est, il
centro della missione salesiana, alla
scuola di Mons. Mathias, l'in-
stancabile apostolo che aveva ~i-
dato, due anni prima, la p11ma
spedizione salesiana in questo ter-
ritorio vasto come l'Inghilterra e la
Svizzera insieme (194.000 kmq, con
7 milioni di abitanti), affidato dalla
Santa Sede ai figli di Don Bosco il
31 luglio 1921.
Termina il noviziato sotto la
guida del maestro don Ferrando,
futuro successore di Mons. Mathias
come vescovo di Shillong.
Dopo il corso filosofico, eccolo
«tirocinante» al «Don Bosco» di
Gauhati, capitale dell'Assam, sulle
sponde del Brahamaputra, dove i
salesiani avevano una casa, con an-
nessa scuola e parrncchia, centro di
iri-adiazione missiona1ia per tutta
l'immensa vallata.
Nel '29 è nuovamente a Shillong
per il corso teologico, alternando le
ore di studio, con l'insegnamento
alla scuola superiore «Saint An-
thony» e come aiutante-patToco di
don Vendrame, «una meravigliosa
figura di missionario, instancabile
lavoratore, solo preoccupato di at-
tuare il motto salesiano: salvare
anime, a qualunque costo e a qua-
lunque prezzo. Quando arrivò a
Shillong iniziò la conversione in
massa della tribù Khashi: da poche
,._
~
Shlllong: nella cclttìi del fiori• mons. Marengo ha svolto li primo apostolato.
centinaia, alla sua morte, avvenuta
il 30 gennaio 1957, erano 30.000 le
persone conquistate alla fede».
Il 3 aprile 1928 viene consacrato
sacerdote e subito inviato come
missionario itinerante nella vallata
del Braha:maputra, aiutante di don
Vincenzo Scuderi, altro gigante tra i
missionari di quel tempo.
«La nostra zona si estendeva su
un'ai-ea di 28.000 kmq. I cattolici,
quasi tutti appartenenti alla povera
tribù Adibas1, lavoravano sparsi nei
"giardini di tè", a servizio dei
piantatori locali. Vivevano in misere
capanne, in villaggi distanti 15-20
km l'uno dall'altro».
Comincia così la sua vita di
«maratoneta di Cristo» che lo por-
terà a percorrere a piedi migliaia di
chilometri su sentieri impraticabili,
coperti di sterpaglie ed erbe ta-
glienti, sotto un sole implacabile che
arriva ai 45° all'ombra.
Durante poi la stagione delle
piogge queste marce, che si pro-
lungavano per 10-20 giorni, di-
ventavano anche più · estenuanti.
Pe1· lo straripare dei fiumi e dei
tonenti, la pianw·a diventava un
immenso acquitrino di acqua gial-
lastra e limacciosa, nel quale si af-
fo{!dava fino al ginocchio.
E il periodo in cui le sanguisughe
si appiccicano invisibili e la dis-
senteria, il colera, la malaria sono
sempre in agguato.
Non c'è missionario di quell'epoca
eroica, che non ne sia rimasto vit-
tima.
Prostrato dagli strapazzi e dalla
malaria, per sottrarlo al suo «zelo
suicida» e costringerlo al riposo, i
superi01i lo fennano, nominandolo
prima maestro dei novizi a Bande!,
poi direttore dello studentato a
Sonada.
Missionario a tempo pieno
Nel 1936 può rip1·endere la sua
attività di missionario itinerante.
«Non ero tagliato per fare l'in-
segnante, il supe1iore; il mio posto
era tra i poveri, tra le tribù dis-
seminate nella vallata del Bra-
hamaputra e sui contrafforti del-
l'Imalaia, molte delle quali vivevano
ancorate alla preist01ia. Portare a
quei popoli il messaggio della sal-
vezza, era il campo che il Signore mi
affidava, il deside1io più grande
della mia vita».
Impossibile seguire quest'uomo
nelle sue peregrinazioni da una re-
gione all'altra; le peripezie di viaggi
interminabili tra le risaie della pia-
nura e nelle foreste vergini del-
l'altopiano, regno fino allora in-
violato delle belve feroci.
Affronta pericoli e difficoltà di
ogni genere, sempre sorridente,
sempre entusiasta, sempre di-
sponibile pe1· allargare le frontiere
della Chiesa.
1n questa regione vivono oltre un
centinaio di tribù diverse, ognuna
con la propria lingua, usi, costumi.
Per farsi accettare, si inserisce pie-
namente nella loro vita, accetta le
loro abitudini: d01me per terra co-
me loro, condivide le loro «lec-
cornie»: carne di scimmia, di ser-
pente, di cane, bachi da seta, ver-
miciattoli teneri, teneri...
1 Q BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1982 e

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Si improvvisa medico, infermie1·e,
distribuendo di volta in volta me-
dicine, aiuti di ogni genere a quanti
sono colpiti da malanni e calamità.
«Solo così essi comprendono che li
amiamo veramente. Cristo è venuto
a redimere tutto l'uomo. Prima di
fare dei cristiani ci siamo sempre
preoccupati formare le persone,
rivendicando la loro dignità e i loro
diritti».
In ogni villaggio che visita si
preoccupa che, accanto alla ca-
panna-cappella, sorga la .scuola,
assumendosi l'onere di formare ca-
techisti-maestri.
«La cultura è uno dei nostri im-
pegni primari per l'elevazione ma-
teriale e morale di queste po-
polazioni . Abbiamo aperto ovunque
centinaia di scuole, sostenendo a
prezzo di grandi samifici, la pre-
parnzione e il mantenimento degli
insegnanti. Oggi, ovunque è giunto il
messaggio di Cristo, tutti ;;anno
leggere e se1ivere, migliaia hanno
frequentato le nostre scuole su-
periori e professionali, raggiungendo
posti di alta responsabilità nel-
l'amministTazione civile e militare.
Qualcuno è diventato ministro nei
governi locali e abbiamo rap-
presentanti anche presso quello
centrale. Questo ci ha permesso di
mantenere vive le tradizioni lin-
guistiche e cultw-ali delle vruie tri-
bù, conservando inalterato il pre-
zioso patrimonio di valori che l'ir-
rompere della «cosidetta civiltà»
minacciava di disperdere e di-
struggere.
Abbiamo aperto in tutte le zone
dispensari, ospedali, ricove1·i, or-
fanotrofi per andru·e incontro a
tutte le necessità di queste po-
polazioni che vivevano in un se-
colare abbandono».
Per inserirsi nelle vruie culture
Mons. Marengo si è dato allo studio
delle lingue locali.
L'India è stata definita il pa-
radiso degli etnologi, un vero mo-
saico di lingue, usi, costumi. Sono
oltre mille le lingue parlate nei di-
versi stati, ognuna con strutture
proprie, ma è sicuramente un vero
purgatorio per il missionario, co-
stretto dal suo ministero a im-
padi-onirsi questo mezzo in-
sostituibile per comunicare.
Mons. Marengo ha avuto, forse
come nessun altro, il dono delle
lingue; è conosciuto come il vescovo
poliglotta che pru·la correttamente
non meno di 15 lingue delle diverse
tribù con cui è venuto in contatto.
Dotato di una memmia prodigiosa,
sfruttando ogni momento di tempo
libero, è riuscito a impadronirsi
delle lingue parlate dai Khashi,
Mikù-, Aclibasi, Cachar, Naga, Garo,
Meo... oltre all'inglese e l'hindi, le
due più diffuse in tutta l'India.
«Per un missionario parlare la
lingua del posto è una condizione
insostituibile. Ho costatato che uno
è di casa quando è padrone della
lingua parlata da quella gente. Es-
sendo in gran pru·te autodidatta in
fatto lingue, sono più in grado di
sc1iverle che parlarle, e anche
questo è cli grande meraviglia pe1· la
gente semplice».
Una delle sue più belle conquiste
fu la tribù dei Naga, famosi un
tempo come «tagliatori leste»,
per la consuetudine di tagliare la
testa ai nemici, celebrando con
danze e banchetti la vittmia, per-
suasi che lo spilito e il coraggio dei
nemici uccisi, sarebbe passato in
coloro che li avevano decapitati.
«Prima della loro conversione,
ricorda Mons. Marengo, una ra-
gazza non accettava un giovane
Naga se non possedeva almeno la
testa cli un nemico».
Tra I piccoli amici della tribù del Lotha-Naga.
Un vescovo tutto-fare
Tornava da un lungo giro dj at-
tività apostolica nel luglio 1951,
quando fu colto da una notizia che
non aspettava e non desiderava: la
sua nomina a vescovo dell'erigenda
diocesi cli Dibrugarh. InutiJi le sue
proteste, i suoi pianti; si arre$e solo
quando il Rettor Maggiore don
SOLLETTlNO SALESIANO I ~.~~fl?f":i I 9,QJ 11

2.2 Page 12

▲back to top
Ragazze delle tribù del Rongmel-Nega nel loro ricchi costumi di danze.
Pietro Ricaldone gli sc1isse «che era
suo desiderio accettas.<ie l'incarico.
nella certezza che l'Ausiliatrice e
Don Bosco lo avrebbero aiutato ad
assolverlo». Per don Marengo la
volontà del superiore è sempre stata
la volontà di Dio.
Dopo 28 anni di assenza rientrò in
Italia; venne consacrato alla su-
prema dignità nella basilica di Ma-
ria Ausiliatrice il 27 dicembre l 95 I,
presente la vecchia mamma e i fra-
telli, tra cui uno sacerdote del clero
secolare e una sorella religiosa lra le
suore di S. Maria Antida Thouret.
Nell'udiem.a il Santo Padre Pio
XII lo incoraggiò assicurandogli:
«Vada senza timore, la strada del
Nagaland e del Manipur le si aprirà
senza difficoltà».
La diocesi che gli era stata af-
fidata occupava la parte norci del-
l'Assam, l'estrema punta dell' India
nord-est. Aveva un'estensione di
l30.000 kmq, con una popola1.ione di
3.365.000 abitanti, dei quali solo
40.000 erano cattolici.
Si estendeva dalla grande pianura
del Brahamaput1·a, con c-lima t.or-
rido-umido, alle colline prei-
malaiane sui :1.000 met.ri.
Alla sua presa di posses.<;0 c'erano
solo 5 centri mis.c;ionari, con 200
piccole comunità disperse nel-
l'immenso territorio. lnstancabile la
sua attività per moltiplicare i centii
residenziali, fonnare i c·atet"histi,
costruire scuole, cappelle, di-
spensari; avvicinare nuove tribù,
aprire aspiranta.ti per reclutare vo-
cazioni indigene per il semina1io e
per le congregazioni religiose che
aveva chiamato a lavorare ne lla sua
diocesi.
Le <·onversioni si moltiplicano
come per tuia novella Penle<"oste.
Amm inistra migliaia di battesimi.
cresime, matrimoni; si inerpicn su
sentieri impraticabili pc•r visilarn
12 SOLI~ tr/NO SALESr,ANO t MAA/0 l'J~;
tutte le comunità; affronta Rereno le
ostilità della natura. dei fratelli se-
parati, di tribù in 1ivolta, con-
quistando tutti con la sua inal-
terabile bontà e t·on la sua carità
generosa.
Quando la diocef;i è in pieno svi-
luppo e comincia a gode1·e i frutti di
tante fatiche, ecc-o una nuova ob-
bedienza: la S. Sede lo invita nel
1964 a trasf'eiirsi a Tezpur per
aprirvi una nuova diocesi. Cede,
«non senza dolore•, la diocesi al suo
successore, il confratello indiano
mons. Uberto D'Rosario.
«Malgrado il dispiacere che pro-
vavo nel lasciare il campo di apo-
stolato in cui avevo lavorato per
tredici anni, scrive, non potevo c-he
rallegrarmi per la scelta fatta. Oo-
·vevo ancora una volta rironoscere
come Dio fa sempre bene tutte le
cose•.
La nuova diocesi comprendeva
parte dell'As.c;am. l'interc, stato del
Bhutan e la pw ~ <·uilinare a nord-
est del Brahamaputra, un territorio
di circa 130.000 kmq, quasi metà
superficie dell' 11 a lia, con 1./500.000
abitanti, di cui solo 48.000 cattolici.
L'apertura della nuova diocc>si era
stata preparata dalrapostolato di
alcuni grandi pionieri: don Pia.st'C'ki.
don Alei,si, don Ravalico. don Pia-
nazzi...
Si gettò rwl nuovo campo cli la-
voro con l'entwiiasmo di sempre,
coadiuvato dai suoi valorm;i con•
fratelli, per estendere le paC'if'iche
frontiere della Chiesa, superando
ostacoli e difficoltà cti ogni gtnere
accresciuti dalla crescente ostilità
che si andava determinando contro
gli stranieri nella zona.
Per questo motivo la S. Sede de-
cise, dopo 0 1to anni di intenso la-
voro, di af'fidru·e anche questn dio-
cesi a un vescovo 111diano.
Mons. Marengo nel 1972 viene
invitato a dare inizio alla sua teI·za
diocesi a Tura, un vasto teITitorio
abitato in prevalenza dalla tribù dei
Garo, molti dei quali profughi dal
Pakistan orientale. I cattolici erano
solo 36.000, con 14 missionari che
lavoravano nei centri principali.
Costruisce l'episcopio, la cattedrale,
nuove residenze, moltiplicando le
opere caritative per i molti poveri,
lebbrosi e profughi, che vivevano in
condizioni di estrema povertà.
Nello spazio di pochi anni anche
questa diocesi as.c;ume un insperato
sviluppo, tanto da poterla affidare
nel 1978, in base alle disposizioni del
governo, a un vescovo indigeno
scelto tra il rlero locale: mons.
Giorgio Mamalas.'-E!ry. Il neo eleUo
accetta «a condizione che mons.
Marengo rimanes.c;e come "pro-
curatore", per continuare ad aiu-
tarlo con la sua operosa attività e
con il contributo generoso dei molti
benefattori, che lo avevano SO·
stenuto durante tanti anni cti apo-
stolato».
Mons. Marengo, malgrado le in-
sistenze del nuovo vei:;covo perché
rimanesse con lui a Tw·a, per la-
sciargli piena li berlà di azione,
preferisce ritir~i a Mendai, a 63
km dal capoluogo, per aiutare l'in-
caricato della zona, che deve ac-
cudire ben 20 comunità, «sparse in
un vasto territorio nelle montagne
Garo, tra i pagani più duri ad ar-
rendersi alla penetrazione del mes-
saggio cristiano,1.
Così, quest'uomo, a 76 anni di età,
di cui 58 trascorsi in missione, con·
tinua, come semplice missionario
itinerante. il suo lavoro apost.olico a
servizio dell'uomo.
Ripetutamente invitato a venire
in Italia per un po' di iiposo, ri-
vedere parenti e benefattori, ce-
lebrare il suo !i0° di consacrazione
sacerdotale, mi sciiveva:
«Sono lroppo occupato con la
corrisponden:,,a e con i continui in-
viti nei vari centri. Ora poi il Ve-
scovo sarà assente per un lungo pe-
riodo di riposo nel Kerala, sua pa-
tria, per cui dovrò presiedere io i
primi sette convegni annuali nei
vaii centri della missione. Mi voglia
compatire e perdonare...» (Lettera
del 26/Xll/1981 ).
Questo è Mons. Marengo: un sa-
lesiano, un v~ovo sempre di-
sponibile, che dice di i.i a tutti e no
soltanto a se steR~.
Antonio !\\1. Alessi
(Conden,mlo c/<1/ mlume: .,Jl \\"p,,m,"
delle tribù 1malma1w» Ed,tnce /,;/le Dr
Ci, Leumann (T11mw), /JJ>. :IO./ L. .5.(}fl{J).

2.3 Page 13

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ITALIA / SCUOLE PROFESSIONALI
La scuola professionale Maria Mauarello di ClnlHllo Balsamo (MIiano) diretta dalle Flglle di Maria Auslllatrice.
A Cinisello... si sfornano panettiere
Tra i corsi che le FMA della Lombardia hanno organizzato uno ha avuto più successo:
quello per tecnici dell'allmentazlone. Ma la storia di Cinisello è anche altro.
O nnai la chiamano «Suor di-
missioni». Non passa set-
timana che la madre generale
non 1iceva la tradizionale te-
lefonata. Una voce pacata, senza
presentazioni - non ce n'è bisogno
- implora. «Madre, posso?». E
dall'altro capo del fùo. «Che fretta
c'è, Iside? Aspetta, aspetta».
E lei, suor Iside, da parecchi anni
sta e aspetta. Anziana? Sì, è an-
ziana. E si vede. Ma il viso non ha
perso nulla dello splendore che do-
veva avere da ragazza e quella ra-
gnatela di rughette non dà fastidio.
Davanti alla porta del suo studio
c'è una targa semplicissima. «Pre-
sidente» - dice. E dietro la porta
col vetro smerigliato, seduta alla
scrivania su una vecchia sedia di
legno ç'è lei, suor Iside. preside
dell'Jstituto professionale «Maria
Mazzarello» di Cinisello Balsamo
uno dei centri più grandi e più
complessi della calda cinturn mi-
lanese.
Ai suoi «ordini» 314 ragazze stu-
dentesse dell'Istituto. « Il suo caffè è
pronto suor Iside». «La desiderano
in portineria, suor Iside»._ «Aspetti,
le apro l'ascensore, suor Iside». Mai
che nessuno la chiami «Preside»
come la sua qualifica imporrebbe.
E quando per caso entra in una
classe, tutte in piedi. Non di scatto,
in segno di ossequio al potere, ma
con un certo imbarazzo. Come ci si
alza quando nella stanza entrano i
vecchi genitori. E si potrebbe anche
star seduti, ma ci si alza - quasi per
caso - in segno di rispetto e di
quell'amore che si conosce bene ma
che a manifestarlo mette un po' in
imbarazzo. E suor Iside, infatti, è
l'anziana mamma di quei-ce ra-
gazzotte che ha visto c1·escere anno
dopo anno assieme al «suo» istituto
professionale.
Ma dallo scorso ottobre suor lside
ha altre 32 figlie. Sono state scelte
tra oltre 200 canclidate per par-
tecipare ad uno stranissimo corso
biennale: la panificazione.
In un'aula dell'istituto, attrezzata
come un vero forno di panettiere. le
rngazze imparano come si fa il pane,
la pasta, i dolci. Poi tornano in
un'aula tradizionale, a studiare
tutte le altre materie del corso.
Lingua straniera, filosofia, ma-
tematica, italiano. Uno sforzo
enorme ma con il successo as-
sicurato. Le allieve sanno infatti
che, finito il corso e sostenuti gli
esami, avranno un posto di lavoro
sicuro.
Il corso, infatti, è stato or-
ganiz;,..ato in rollaboraiione con
l'Associazione panificatori, che si
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 19111 13

2.4 Page 14

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14 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1982
Ecco alcune Immagini del corso professionale che prepara Tecnici per l'■llmenluion•:
trova a fare i conti con due-
milacinquecento posti di panettiere
ancora vacanti nella provincia di
Milano.
Così il corso è nato a tempo di
record. Qualche mese di studio da
parte delle suore del Ciofs, il centro
italiano opere femminili salesiane, e
poi l'interessamento della Regione
Lombardia e della Provincia di
Milano che si sono assunti l'onere
finanziario di questo corso pilota
che dovrebbe rappresentare l'inizio
di una lunga serie di iniziative. Già
l'Università di Pavia preme infatti
perché a Cinisello venga aperto un
corso di formazione professionale
per infermiere.
Ma la preside del «Maria Maz-
zarello», preferisce non parlrune.
«Andiamo con calma, una cosa per
volta. Di strada ce n'è tanta da fare
ancora».
Ma tanta è anche quella già fatta.
In soli 10 anni, dal l 972. quando
venne aperto l'Istituto cii Cinisello.

2.5 Page 15

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l'lnlzlatlva dalle FMA è una conc:reta rlsposta alla Hlgenze dal territorio lombardo.
L'inaugurazione, fu la festa per-
sonale di suor Iside.
Dieci anni prima la madre ge-
nerale l'aveva chiamata e le aveva
detto: «Iside, abbiamo bisogno di
una casa nuova alla periferia di
Milano. Io non ho i soldi. Pensaci tu
e portami le chiavi». Mentre lo
racconta, suor Iside abbassa gli oc-
chi e ricorda.
«Feci un mutuo spaventoso. Al-
lora si poteva, gli interessi erano
soltanto del 3,50 per cento. Poi ar-
rivarono le provvidenze governative,
e riuscimmo a tirare su l'istituto.
Adesso ripensando a quei tempi mi
sembra di sognare».
Tempi diversi, forse più difficili.
Forse più semplici. Come sono
cambiati i giovani in tanti anni?
«In meglio. Sicuramente in me-
glio» - risponde suor Iside. ,,Dieci
anni fa si adeguavano passivamente
a tutto quello che si diceva loro.
Oggi sono più stimolati dalla pos-
sibilità di scegliere. Le rngazze so-
prattutto hanno imparato a ri-
cercare, a creare. Sono più sveglie.
Molto portate a far sapere a tutti
ciò che fanno, ciò che sanno fare. Se
accettano le istituzioni, è difficile
che le contestino. Sanno che tutto al
mondo ha lati positivi e lati ne-
gativi. E con la contestazione non si
è mai cambiato nulla,,.
Allora il vostro compito di edu-
catrici è diventato più semplice.
«No, invece è sempre più difficile.
Adesso bisogna stare molto più at-
tente a non sbagliare. Dobbiamo
aiutare le nostre ragazze a esprimere
i loro valori e ad apprezzare i valori
dell'ambiente in cui vivono. E non è
facile. I vaJ01i del mondo cambiano
di giorno in giorno. E scegliere il
meglio_ è sempre più difficile anche
per 001».
E i rapporti con le famiglie?
«Ottimi, sempre ottimi. Abbiamo
assistito a scene ai limiti della rissa
davanti all'istituto al momento
delle iscrizioni. Vog-liono portare le
figlie da noi perché si fidano. Non è
più un problema solo delle classi più
agiate. Cinisello è la città che più,
tra quelle dell'hinterland milanese,
ha conservato il problema del-
l'immigrazione. Abbiamo in mag-
gioranza figlie di operai immigrati, e
le famiglie danno tutta la loro col-
laborazione. In ogni momento, in
ogni situazione».
E la collaborazione ha dato i suoi
frutti. In Lombardia esistono già 12
centri del Ciofs con 1269 allieve. A
Crivio, Milano, Castellanza, Cesano
Maderno, Pavia, Tirano, Melzo,
Cinisello, Varese. E a Paullo, alle
porte di Milano, è sorto un centro di
formazione di operatrici per l'a-
gricoltura. Gli aJt1i sono centri
professionali per il commercio e per
il marketing. E suor Iside, alla sua
età, si è scoperta femminista e ha
inventato il motto del suo istituto:
«Perché la donna sia più donna».
Giovanni Allegra
15 BOLLETTINO SALESIANO I M,<RlO 1982

2.6 Page 16

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«Laura è qui»
Mentre presso la Congregazione dal Santi «SI accelera• Il cam-
mino di questa allleva dalle FMA verso gll Onori degli Altarl, ecco
una suggestiva rlflesslone di Marco Bongloanni.
U n passo al di là della casa
salesiana a Bahia Blanca,
dove pulsa il cuore delle
opere di Don Bosco nella Patagonia
settentrionale, la multiforme opera
delle salesiane Figlie di Maria Au-
siliatI;ce si condensa in una bella
chiesa, com'è nella tradizione di una
pedagogia accentuatamente sa-
cramentale. Gente dall'esterno e
allieve dall'interno la frequentano
con devota disinvoltma, come un
ritrovo di casa a cui liberamente si
accede. Vi sosta per qualche attimo.
Sembra di essere in una delle note
chiese salesiane di To1;no: San
Giovannino, Valsalice... in qua-
lunque chiesa stampo «Don Bosco»
tra le tante che ve ne sono al mondo,
con quel medesimo inconfondibile
calore di giovinezza.
La superiora, una direttrice di-
namica che conosce tutti e s01·-
ridendo saluta chiunque incontra
con un cenno del capo o della mano,
mi guida verso la sacrestia. Im-
magino una bella sala, con un so-
lenne monumento sepolcrale alla
parete, io che arrivo dall'Italia con
certi schemi culturali ostinatamente
datati dal neo-classico, dal neo-ri-
nascimentale, dal neo-ba.rocco...
Niente. La sacrestia è spoglia,
umile, direi povera. In mezzo alla
parete di lungo, come da un quadro
«di famiglia» appeso li con l'affetto
dei semplici, si affaccia il volto di
una giovinetta adolescente. La si-
gnora direttrice saluta con il suo
cenno consueto anche quella effige,
come fa con le allieve; poi me ne fa
la più stringata delle presentazioni:
«Laura è qui».
«Qui riposa nel Signore - leggo
inciso su una lastra di marmo -
Laura Vicufla, eucaristico fiore di
Junìn de los Andes, la cui vita fu un
poema di purezza, di sacrificio, di
amore filiale. Imitiamola». Dopo la
sorpresa, mi afferra questa sem-
plicità di cose e di parole, così si-
gnificativa di una breve esistenza e
di una missione intensa, compiuta
tra il 5.4.1891 e il 22.1.1904 ossia nel
volgere di appena 12 anni 9 mesi 17
giorni. Semplicità altrettanto
«parlante» avevo i;scontrato qual-
che giorno prima sulla tomba di un
giovane «principe araucano», se-
polto poco più a Sud in un «ridotto»
16 • BOLI..EntNO SAltSIA,VO 1 MARIO rnB2
di Fortin Mercedes lungo il Rio
Colorado: Zefei;no Namuncurà, fi-
glio dell'ultimo grande Cacico
«pampero». Laura e Zeferino furono
entrambi cileni per ascendenza, w·-
gentini del Neuquén per am-
bientazione sociale, «salesiani» per
educazione e aspirazione.
«Purezza, sacrificio, amore filiale»
caratterizzarono Lama: con accento
sul sacrificio. Non con-e molto di-
vario rispetto alla sintesi del-
l'apostolato che · caratterizza gli
slanci di Zeferino come quelli di san
Domenico Savio; anche perché
l'immolazione è stata comune a
tutt'e tre questi adolescenti sboc-
ciati nel giardino di Don Bosco. Ma
la «preadolescente» Laura resta la
più giovane dei tre: tutta la sua
esistenza è stata contenuta nel vis-
suto di Zeferino, nato cinque anni
prima e morto un anno dopo di lei.
Perciò Lama ha più degli altri in-
quietato, oltre al singolo osservatore
cristiano, la stessa Chiesa quando è
stata avanzata per lei ]a proposta
della «santificazione». E mai pos-
sibile - ci si è chiesto - avviai-e
all'onore degli altru·i creature di età
così «acerba»?
Acerba... È questione di in-
tendersi. Nel momento «sintesi delJa
sintesi» dei suoi verdi anni, Laura
chiamò presso i I suo letto di morte
la madre, povera donna «traviata»
dagli eventi e da un losco figmo di
nome Manuel Mora, che senza
sposarla aveva preteso di sostituirsi
al marito defunto «schiavizzando»
lei e le due figlie. «Avvicinati
mamma - le disse - ti devo par-
lare. Sto morendo. Ho chiesto a
Gesù di morire e sono stata esau-
dita. Gli ho offerto la mia vita per
te, per la grazia del tuo ritorno.
Mamma, vol'l'ei avere questa gioia
mentre ti dico addio...». Annientata
dal dolore e dalla rivelazione, la
madre singhiozzò il suo sì; e man-
tenne la parola...
Tutto un travaglio di vita, scelle,
sofferenze, delusioni, speranze, cer-
tezze, amore... tutto per Laura gira
su quel perno di sacrificio redentore.
Qualcuno ha detto «per troppo
breve tempo», ed ha calcolato
esatto: dall'ingresso di Lama nel
«nido» delle sue maestre, le suore
Figlie di Mrufa Ausiliab;ce, al
La Serva di Dio Laura Vlcuna.
giorno della sua morte intercorrono
soltanto quattro anni; poco più di
due e mezzo dalla sua prima Co-
munione e meno di due dopo la
Cresima. Ma questo calcolo non è
che materialmente quantitativo.
Quando c'è di mezzo lo spirito, l'u-
nità di misura è tutt'altra: è l'in-
tensità dell'amore, è l'eroicità della
scelta, è l'attin10 - magari - del-
l'incruento ma conscio «martirio».
Laura è qui, insomma, in questo
stupendo balenio di luce.
Gli psicologi dicono che i modelli
di vita in cui matura l'adolescente
influiscono sulla sua personalità
nella misura in cui gli trasmettono
in modo chiaro e deciso valori o
pseudovalo1;, convinzioni, norme di
comportamento. Dicono inoltre che
la mancanza di punti di 1;ferimento
precisi procura all'adolescente in-
sicurezze e tuxbamenti nell'equi-
librio, specie se egli si trova al cen-
tro di forti con-enti che da ogni
parte lo investono. Aggiungono che
la situazione familiare anomala con
annessi e connessi è motivo di di-
storsioni, talora fino a trasbordare
i:n fenomeni di devianza, se a questo
punto volessimo api;re le pagine di
un trattato. Diamolo per scontato.
Dopo di che bisogna precisamente
prendere atto della situazione mo-
rale diffusa in genere tra le genti del
Neuquèn al tempo di Laura Vicufla
e vissuta in particolare dalla madre
di questa nel.la «estancia» di Manuel
Mora a Quilquihuè.
Situazione scottante. «Accanto e
mescolati agli indigeni - sci;ve
Luigi Castano, biografo molto al-

2.7 Page 17

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tento a quest'ottica - vi erano
trasfughi, avventurieri cli ogni ri-
sma, evasi, fuorusciti, ben difficili
da portare a vita morigerata e a1
rispetto della legge di Dio e degli
uomini. Il difetto più grave, in tanta
accozzaglia cli gente, fu la mancanza
del senso cristiano della fan1iglia,
dovuta anche all'isolamento nel
quale vivevano le persone». La
stragrande maggioranza delle
«unioni» era irregolare nel Neuquen
di allora, dove la madre di Laura era
commiserata dai più non tanto per
l'irregolarità dell'unione quanto per
la ferocia del Mora con cui con-
viveva...
Il primo sacerdote che penetrò
nella zona, a Norquìn, fu il salesiano
p. Domenico Milanesio nel 1883. Vi
andò poi mons. Giovanni Cagliero
nel 1897 e benedisse una misern
chiesetta che dopo due anni crollò.
Missioni intraprese nel 1891-92
trovano il deserto spirituale. «Non
si riusci a legittimare le unioni
neppure dei beni intenzionati», an-
nota il Castano. Quanto si legge nei
cliari dei missionari di allora non
lascia dubbi: «Se non fosse di alcune
donne e ragazze educate cri-
stianamente in istituti cileni, le
quali sono come faro in mezzo a
tanta oscurità morale, Norquìn non
sarebbe che un luogo di perver-
sione».
Se i distorti «modelli di vita>,, se
le «anomale situazioni familiari»,
avessero trovato in Laura l'a-
dolescente «predabile» di cui par-
lano gli psicologi, non saremmo qui
a parlare di lei. Stringiamo ancora
più !;analisi alla situazione di casa,
al rapporto «anomalo» di sua madre
con il violento Mora, e ci renderemo
conto che ben tenace e ben conscia
dovette essere la «resistenza» or-
ganizzata da Laura per difendere
e sua madre. Tenace è dire poco.
Alla lucida scoperta della grave si-
tuazione materna, fatta mentre
ascoltava una lezione di religione,
Laura svenne. Ai ripetuti agguati
del licenzioso Mora, delle cui in-
tenzi.oni es.sa si era resa ben conto,
oppose con fierezza la virtù ada-
mantina e il tormento del cilicio che
il confess01·e le consentì. Era costui
il salesiano p. Augusto Crestanello,
italiano di Vicenza, che della vita
spirituale di Laura fu il più au-
torevole teste e anche il pii.mo bio-
grafo: «Uomo cli vita inte1fore am-
mirevole e buon forgiatore d'ani-
me», poté definirlo un suo superiore
di allora. Dunque uno spirito pru-
dente che seppe sintonizzare i suoi
consigli alla capacità e matu1ità di
Laura.
Tenuto conto di tutte queste
«Amandlta» in Paradiso
Santiago del Cile. Il giorno 3
novembre 1981 è spirata se-
renamente all'età di 87 anni la
signora Ju/ia Amanda Vicufla
del Pino, detta «Amandita». so-
rella minore della Serva di Dio
Laura Vicuna.
A Santiago del Cile, città del padre
e degli avi, l'ultima superstite della
famiglia di José Domingo Vicuiia era
ritornata da tempo: torse nella spe-
ranza di trovare una pace familiare
mal conosciuta da giovane. Non l'a-
veva trovata. La signora Julia Aman-
da - «Amandita•. come veniva
chiamata comunemente - dopo il
matrimonio contratto con il sig. Ora-
cio Jones a 13 an ni (proprio all'età in
cui la sorella «Lauritai> si era offerta
vittima per la salvezza della mamma),
aveva avuto due figli: Pablo e Lidia.
Dopo un certo tempo il marito Oracio
l'aveva abbandonata per formarsi un
altro focolare. Il figlio Pablo le morì a
26 anni In un Incidente aereo tra
Santiago e Buenos Aires, sulle stesse
Ande dove era fiorita la «santità•
della giovane zia Laura. Undici mesi
dopo, a soli 24 anni, le morì anche la
figlia Lidia. Da quel momento la si-
gnora Amandita visse in totale so-
litudine il resto dei suoi giorni.
«Eravamo vicini a Amandita -
comunicano le suore - la vigilia
della sua morte. Ci taceva intendere
che le doleva la testa, tuttavia, ap-
pariva serena. Ormai non le riusciva
di esprimersi nemmeno con segni. Il
giorno dopo chiedemmo notizie di lei
per telefono e la risposta fu positiva.
Alle ore 13 ricevemmo però l'inattesa
notizia del suo trapasso. Aveva ap-
pena consumato una piccola co-
lazione: pochi istanti dopo non era
più... Quando ci eravamo rese conto
- proseguono le suore - che
Amandita andava peggiorando, le
avevamo procurato la visita di un
sacerdote salesiano perché le am-
ministrasse i sacramenti. Questi,
molto sorpreso nell'apprendere che
si trattava della sorella della Serva di
Dio Laura Vicui'la, l'aveva confortata
spiritualmente. Amandita ci aveva poi
detto tutta la sua soddisfazione per la
visita del sacerdote...
Non era ormai più la bimba discola
e irrequieta che talora aveva messo a
dura prova la sorella maggiore:
qualcosa di Laura e ra passato In lei,
anche se continuava a ripetere (ed
era quasi tutto ciò che l'ar-
teriosclerosi le consentiva di ri-
cordare) che «Laurita era la buona e
lei la birichina».
Abbiamo molto apprezzato - di-
cono ancora le suore - la sua de-
licata gratitudine, specie nell'ultimo
mese. Soffriva, ma sorrideva, era
gentile, minimizzava il dolore, non
voleva disturbare nessuno ma ba-
stare da sola a se stessa.
Al di là delle nubi e della lunga vita
spartita tra lotte e dolori, al di sopra
del bel cielo andino di Santiago e del
Cile, c'era ad attenderla «Laurita,.,
sorella buona, le braccia aperte ac-
canto alla mamma salvata. Insieme si
sono incamminate verso paesi me-
ravigliosi, molto più belli del vecchio
e «crudele» Neuquén.
circostanze, la mente corre a Santa
Maria Goretti. Appena un anno
separa le due adolescenti nella na-
scita e un anno e mezzo nella morte.
«Né manca all'eroica fanciulla pa-
tagonica - òsserva nella sua bio-
grafi.a il Castano - l'aureola cli un
occulto martirio». Maturàto però da
una scelta consapevole, lucida, sia
per la crescita precoce che ha ge-
neralmente caratterizzato le ado-
lescenti andine (Giulia Amanda,
sorella di Laura, andò sposa alla
medesima età cli 13 anni, il
10.11.1906), sia per Ja personale ca-
pacità di «eroismo» espresso da
Laura secondo un principio che la
supl'ema Congregazione stessa per le
Cause dei Santi (31.3-2.4, 1981) ha
autorevolmente sancito. Per questo
la figura di Laura Vicufia ha destato
anche nei severi ambienti della
Congregazione vaticana ìl più vivo
interesse e favore. La sua causa sarà
sveltita cli vari anni essendosi re-
cepita a Roma, senza rifacimenti
l'indagine già svolta nel processo
orclinario della diocesi di Viedma.
Già in quella prima fase le sue ec-
cezionali virtù si sono splen-
clidamente stagliate sullo sfondo
«tenebroso» di un ambiente «we-
stern», amorale e rozzo.
«Laura è qui»... La presentazione
strigata che me ne fa la suora di
Don Bosco davanti all'umile loculo
«finestra»
sempre però in-
gentilito e profumato dai fiori della
Pampa - ha il tocco ~gentino cli
una campana a festa. «E qui.i. Ed è
tutto. Tutto è in quel trittico cli
«purezza, sacrificio, amore filiale»:
quanto basta per candidare agli al-
tari una «figlia» di 12 anni, 9 mesi,
17 giorni...
Marco Bongioanni
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1982 17

2.8 Page 18

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Pienezza di umanità, ecco il
volto di Don Bosco.
Il volto di un uomo che sa, che
conosce, che ha misericordia, che
ascolta, che risponde, che rivela il
fondo del suo essere, la sua au-
tenticità, la sua comprensione, la
sua competenza dell'uomo.
A distanza di cento anni, ne po-
tremmo fare la copertina del Con-
cilio di oggi, della «Gaudium et
Spes», della condizione umana, della
missione della Chiesa nel mondo
contemporaneo.
C'è sul volto di Don Bosco questa
intima unione alle gioie, alle spe-
ranze, alle angosce degli uomini del
nostro tempo, dei poveri so-
prattutto, di tutti coloro che sof-
frono.
La capacità di essere con altri
uomini, di sperimentare assieme ad
essi la medesima sorte ten-ena.
Senza falsità. Senza angelismi.
Senza anatemi.
Il suo volto è una istruzione di
amore condiviso, una predica di re-
cupero, una conferenza di so-
lidarietà con l'intera famiglia uma-
na.
Inten sità di s guardo, ecco il
volto di Don Bosco.
Il volto di un uomo forte, che
esprime la signoria alta della pa-
ternità. Un volto sicuro, che non
teme, che ti dà certezze. Lo spazio di
una fronte aperta, intelligente.
L'acutezza di due occhi che vedono
dentro, che suscitano dentro, che
chiamano dentro, che persuadono
dentro.
C'è in questo sguardo un appello
alle risorse intei;ori, alle capacità
più vitali della libertà, dell'amore.
La ricchezza che viene da questa
intensità è assai più vasta delle im-
magini, della serie fisica, con-
statabil~, che si disegna sulla nostra
retina. E uno sguardo in cui si 1;-
flettono, incontrandosi, la luce do-
nata da Dio e la luce costruita nel
fondo della sua anima.
Temperanza della vita, ecco il
volto di Don Bosco.
Ricordo sempre le parnle di quel
misterioso personaggio che indica a
Don Bosco il lavoro e la tem-
peranza: «Bisogna che tu faccia
stampare queste parole, che saranno
il vostro stemma, la vostra parola
d'ordine, il vostro distintivo... Que-
ste parole le farai spiegare, le 1;-
peterai, insisterai. Farai stampare il
manuale che le spieghi...,,.
Don Bosco le ha stampate nei li-
bri queste parole. Ma le ha stam-
patesul suo volto.
Un volto che manifesta l'esempio
dell'ubbidienza a Dio, l'amore della
povertà volontaria, il trionfo della
castità. Tutto il dono della sua vita
si spiega a p1·ezzo di questa tem-
peranza. La prodigalità del suo
IL VOLTO
DI DON
BOSCO
Pienezza di umanità
.,,... , ....... ,..
c.,u• ,.,. ..
cuore nasce da questa continenza di
se stesso. La virilità del suo co-
raggio, dalla rinunzia di ogni
preoccupazione di sé.
Esperienza di lotta, ecco il volto
di Don Bosco.
Sono i lineamenti della fatica,
dell'uomo cresciuto orfano e povero.
Qui c'è concretezza. C'è realismo.
C'è costruzione.
C'è il carico del tempo che stringe
e che fa lavorare di più. C'è la dif-
fida del verbalismo, la denunzia di
ogni alibi, di ogni inganno in-
tellettualistico.
È un volto che ti ferma e ti ri-
manda ai fratelU.
La dolcezza sofferente del buon
pastore che ti dà la pace e però ti
toglie la pace, ti coinvolge nella di-
namicità, nella missiornu·ietà, nel-
l'umiltà del servitore che ha 1i-
nunziato a tutto per farsi pro-
grammare da Dio senza soste: «Io
corro avanti fino alla temerità».
Segreto di un sorriso, ecco il
volto di Don Bosco.
Fiducia assoluta in Dio, simpatia
con il mondo, rifiuto di denigrare
1'uomo. Compagnia di una madre
straordinaria, Maria. Proposta della
santità come ideale affascinante e
realizzabile.
E gioia.
La gioia che crea amore, che crea
paternità, che crea pazienza, che
e-rea fiducia, che crea dialogo, che
,-rea fede.
Ha detto il Rettor Maggiore:
,,Salesiani è bello!»
È cambiru·e la qualità della vita.
Il volto di Don Bosco è la prova più
rigorosa di questa novità, di questa
alternativa di gioia ribattuta sui
chiodi della croce.
Scelta di santità, ecco il volto di
Don Bosco.
Una missione giovanile e popolare
in comunione con la Chiesa.
Una unità con Dio che lo fa sa-
cerdote.
Un bisogno di anime, una sete di
adorazione per cui Don Bosco è, in
questo senso, davvero Concilio, af-
fermazione preconciliare di tutto ciò
che fa veramente Chiesa: l'altare, le
anime! la mensa, la povertà, la re-
surrezione.
Presenza adorante. Presenza na-
scosta. Presenza che testimonia le
origini della sua febbre di lavoro.
Quella ciocca ricciuta di capelli,
ripiena sulle tempie, quella berretta
a tre punte, da prete semplice, sulla
testa, quel sorriso che sfiora il si-
lenzio delle labbra: è il volto di Don
Bosco santo.
_ C'è un piano di vita sul suo volto.
E la traccia di una preferenza, è il
privilegio dei piccoli, dei poveri, la
capacità di spendere tutto nel-
l'amore e perciò di diventare sfida,
contestazione, pazzia per gli altri.
Un volto che ha un recapito,
l'altare. Che ba una passione: l'a-
more della vita. Che ha una gioia.
La gioia di incontrru·e, ancora,
l'uomo di oggi.
Nino Barraco

2.9 Page 19

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2.10 Page 20

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MASS MEDIA PER L'EDUCAZIONE
Il linguaggio del fumetto
Tra I mezzi di comunicazione sociale ha assunto una rilevante Importanza educativa
- oltre che ricreativa - Il «fumetto». Le sue origini storiche sono antichissime,
oggi è una particolare forma di linguaggio e di comunicazione tramite lo stimolo della
fantasia e della creatività soggettiva.
N ella graduatoria dei mass-media per cliffusione
e per impatto sul pubblico occupano il secondo
posto dopo la TV. Sono seguiti nel mondo, ogni
settimana, da 700 milioni cli lettori. In America sono
chiamati «comics strips», in Francia «bandes des-
sinées», in Italia «fumetti» (dalle parole che escono
dalla bocca dei personaggi sotto forma di nuvolette
che sembrano di fumo).
Sono un fenomeno culturale, commerciale e sociale
di portata universale, che troppo spesso invece vien!:!
sottovalutato o disprezzato da insegnanti e genitori. E
impossibile, nella maggioranza delle situazioni edu-
cative, non tenerne conto. Gli eroi più famosi dei fu-
metti suscitano fenomeni di imitazione e di iden-
tificazione, dando vita a miti moderni, sono amati e
seguiti come creature realmente viventi, influiscono
sulla moda, sulla produzione commerciale, sugli altri
mass-media.
A Crostai City, nel Texas, i coltivatori di spinaci
Su Pape1ino e Paperone e sugli altri personaggi
della «banda Disney» sono stati scritti serissimi saggi
critici, con tesi opposte, alcuni vedendovi il simbolo
del capitalismo e dell'ideologia americana, altri la ne-
vrosi dell'uomo comune e quindi la critica alla stessa
società consumistica, ma con eguale impegno cli stucli.
In Italia, la cultura ufficiale si rifiutò per decenni cli
prendere nota del fenomeno «fumetto», tanto è vero
che le «strips» americane venjvano trasformate, sul
Corriere dei Piccoli, in vignette separate, commentate
da quattro versi a 11.ma baciata, ili dubbio gusto. Nei
paesi di lingua tedesca, l'ostilità al nuovo linguaggio
durò a lungo e in parte persiste, eppure sia da noi sia
altrove sono onnai numerose le tesi ili laurea sui più
vari aspetti dei fumetti. Robert L. Short, teologo
americano, ha scritto «Il Vangelo secondo Charlie
Brown» e «Le parabole dei Peanuts» illustrando i va-
lori religiosi espressi dai personaggi ili Schulz.
Sul piano commerciale, i personaggi dei fumetti
fecero innalzare, nel 1937, un monumento a Braccio di
Fen-o, che negli spinaci appunto trova una forza ec-
cezionale. Quando l'autore ili Blondie e Dagoberto
decise cli far nascere un secondo figlio a questa celebre
coppia delle «st1ips», quattrocentomila lettori scris-
sero per scegliere il nome del nuovo personaggio; era il
1941, anno cli gue1Ta nel quale sembrerebbe ci fosse
ben altro a cui pensare, anno lontano in cui il fe.
nomeno dei mass-media sembrerebbe al ili là da venire
(rna Hitler e Mussolini da tempo avevano scoperto
l'importanza della raclio nella propaganda!).
Su Blonclie e Dagoberto, che appaiono ancora su
1200 giornali ili tutto il mondo, furono girati una
trentina di film, negli anni dal 1938 al 1950. E a chi fa
1icorso il cinema, oggi in cr·isi, per richiamru·e il pub-
blico? Agli eroi dei fumetti: i casi dei recenti «colossal»
americani «Superman l», «Superman II» e «Flash
Gordon» sono i più evidenti.
20 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1982
sono spesso usati (anche come cartoni animati) per la
pubblicità esplicita dei prodotti, a testimonianza della
loro efficacia penetrativa. Dopo che fu lanciata, nel
mondo intero, la campagna «Salviamo Venezia» per
restaw:are antichi palazzi e consolidare fondamenta
marcite, improvvisamente questa città apparve o
riapparve nelle pagine dei fumetti (oltre che in film
notissimi), come sfondo di numerose vicende. E questo
sia ad opera degli italiani Crepax, Battaglia, Pratt e
altri, sia con l'eroina inglese Tiffany Jones, o con gli
americani Flash Gordon, Mandrake e Rip Kirby. La
potenza cli suggestione dei fumetti era ben nota agli
americani, che durante la seconda guerra mondiale
impiegarono in storie di guerra i loro eroi più noti per
sostenere il morale delle truppe, ma fu scoperta anche
dai cinesi cli Mao: sia la Rivoluzione Culturale sia il
nuovo corso della politica cinese non hanno disdegnato
di servirsi del fumetto per narrare storie esemplari di

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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funzionari del partito e di soldati, di contadini nelle
comuni agricole e di operai, di coniugi impegnati a
discutere e ad agire circa la partecipazione delle donne
al lavoro dei campi, o la consuetudine feudale dei
matrimoni combinati dai genitori, o la cooperazione.
NeU'URSS e nei paesi dell'Est, in genere, i fumetti
sono vietati come espressione deUa civiltà occidentale,
ma nella stampa clandestina si sono diffuse le storie
ironico-avventurose di Octobriana, una super-donna
che ricalca le orme di Wonder Woman di Barbarnlla. A
Cuba, e da questa nel Sudamerica, si djffondono storie
di rivolte contadine e di trionfi 1ivoluzionari. In alcune
scuole francesi si studia la storia utilizzando come
pretesto i fumetti cli Asterix, o una vera e seria «Storia
di Francia» a fumetti.
In molti paesi africani e in Cina, i fumetti sono
stati usati come mezzo di comunicazione semplice e di
grande diffusione per propagandare nozioni basilari di
igiene, di prevenzione delle malattie, di alimentazione,
di organizzazione del lavoro, di coltivazione più ra-
zionale dei campi. In molti casi, si trovano fumetti nei
testi per l'insegnamento delle linguestraniere.
D'altra parte, in Italia alcuni edito1i di sinistra
hanno proposto «Il Capitale,> a fumetti, l'editrice
«Dalla parte delle bambine» usa il fumetto per pre-
sentare personaggi femministi, e le edizioni del Sag-
giatore hanno lanciato la collana «Universale a fu-
metti» in cui si presentano Einstein con la te01ia della
relatività, Freud e Lenin.
L'influenza dello stile americano e della produzione
statunitense, diffusa in• moltissime nazioni daUe
agenzie specializzate, è molto forte, ma ogni nazione
ha adattato il fumetto ai propri schemi cuIturali e lo
ha allacciato alle proprie tradizioni. Cosi, in Italia
Dino Battaglia ha creato, con « Frate Francesco e i
suoi fioretti» (Ed. Messaggel'o, Padova) il più poetico e
delicato fumetto italiano, e Giovanni De Luca in
«Shakespeare a fumetti» (Ed. Paoline) ha reinventato
il linguaggio sopprimendo le «strisce» e i quadretti.
In Cina, ci si 1iclùama all'arte traclizionale del-
l'illustrazione di i acconti leggendari, o alle vignette di
Toba Soyo, che novecento anni fa satireggiava il clero
buddhista al quale egli stesso appa1teneva. Secondo
Chan Peng, diligente delle Edizioni Artistiche del
Popolo di Pechino, le opere destinate ai giovani hanno
lo scopo di «insegnare ad an:iare ciò che è bene e di-
sprezzare ciò che è male». ln un paese dotato di una
lingua scritta molto difficile, le opere a fumetti de-
stinate aU'educazione delle masse vengono stampate a
milioni cli copie.
In Giappone, i personaggi risentono delle tradizioni
più antiche sotto vesti modernisi'iime: dietro i mostri
spaziali, che appaiono nei cartoni animati televisivi e
nei fumetti, si intravedono samurai e draghi, mentre le
storie trasudano l'angoscia dell'unica nazione che ab-
bia ricevuto nella sua carne la bomba atomica. Nella
grafica, si avverte l'influenza ame1;cana, che è ancor
più marcata in Koi-ea, qui l'eroe Yim Kok-jong è una
specie di Robin Hood che esteticamente somiglia a
Tarzan.
Nelle Filippine, l'influsso americano è de-
terminante, ma il disegnatore Marcelo ha creato un
personaggio schiettamente nazionale, il giovane Tisoy,
ragazzo cli città «preso Jra due generazioni, che 1ifiuta
il ritorno al provincialismo insulare dei suoi avi ma
non sa dove andare,,. Altri paesi asiatici come l'India,
il Bangla Desh e la Thailandia utilizzano fumetti
umoristici per il1ustra1·e le situazioni anche dram-
matiche delle nazioni emergenti. le insufficienze è i
c-omportamenU errati della c-onvivenza civile.
TUTTO BE
EVA!' NES~
Ml ~A V!~
NO =:>ULU
VlNCIALE
POCO '.::
AL RIFL
Per dare un'idea dell'ampiezza del fenomeno, for-
niamo ancora qualche cifra: negli USA sono almeno
300 i personaggi che vivono regolam1ente le vicende di
altrettante «strips». In Italia erano in vendita, nel-
l'ottobre 1980, ben 178 pubblicazioni per 24 milioni di
copie mensili, in maggioranza albi soltanto a fumetti, e
in piccola parte giornalini per ragazzi contenenti an-
che altri linguaggi (narrativa, foto, giornalismo, ecc.),
che sono educativamente più significativi (dieci gior-
nali di ispimzione cristiana sono collegati nella UI-
SPER, via della Conciliazione l, Roma).
In Francia la situazione quantitativa è analoga,
con un minor numero di albi e un maggior numero di
giornalini.
Perché abbiamo fornito queste note? Non solo per
un pw- doveroso aggiornamento, peT una informazione
utile. Ma per tre ragioni che toccano direttamente la
pl"atica educativa.
Prima: di questa mas.,;a colorata che invade le
edicole e le coscienze, di questa ragnatela collegata con
cine, TV, pubblicità e mondo dei giocattoli, ogni edu-
catore deve tener conto. Nell'opera educativa, oggi,
bisogna costantemente fare i conti anche con i... fan-
tasmi, cioè con gli eroi dei fumetti e della TV che a
volte, per i giovanissimi, sono più reali delle cose au-
tentiche. Imprigionati nell'appart.amenLo-scatoletta,
se bambini, o nelle squallide periferie cittadine se
giovani, i soggetti in eLà evolutiva hanno meno ric-
chezza di espe1ienze concrete, di contatto con la na-
tura e con la realtà, e più familiarità con i super-eroi
dei fumetti e della TV. Poiché ne sono spesso pri-
gionieri, è importante pensare all'w-genza di liberarli
ed ai metodi più adatti, senza negare al fumetto i suoi
meiiti di linguaggio originale e 1icco di possibilità.
Seconda: occorre imparare a servirsi di questo
linguaggio. Fru·e sperimentazioni nelle classi, favorire
lo studio del problema, coltivare in ogni Paese le vo-
cazioni artistiche di disegnatori e di soggettisti che
possano influire positivamente sulla produzione.
Terza: in molte nazioni, le eclittici che fanno capo
alla Famiglia Salesiana ed altre editrici cattoliche
pubblicano giornalini per ragazzi e riviste giovanili (es.
«Mondo Erre» e «Primavera» in ltalia), o utilizzano ì1
fumetto per trasmet.t.ere contenuti educativi (ad es. la
Bibbia a Fumetti della LDC, sempre in Italia, da ori-
ginali francesi). Si tratta di valorizzare queste ini-
ziative, di fru·le conoscere, di diffonderle. Ché, se la
cultura moderna nasce e si propaga anche nel mondo
dei «comics», Don Bosco ci dice che non possiamo es-
sere assenti da questo settore culturale.
Domenico Volpi
BOUErTINO SALLSIANO 1 MA11ZO 1982 21

3.2 Page 22

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N ella grigia cronaca dei nostri
giorni sembra una favola ma
non lo è. Pi-esentiamo una
grande iniziativa umanitaria e cri-
stiana creata da un uomo semplice
che alla scuola di Don Bosco ha
imparato ad a.mare i poveri e i de-
boli. Si tratta di Daniele Sipione, un
uomo di cinquantuno anni che in-
sieme con altri pochi amici girando
in lungo e in largo ha creato una
catena di amore e di fratellanza, che
porta nei Paesi del Terzo Mondo
aiuto e speranza.
Questo «gira.mondo del tempo li-
bero» con moglie e tre figli a ca1;co è
nato a Rosolini (Siracusa); i genitori
lo fanno studia.re dai Salesiani ed
egli, dice, di essersi trovato be-
nissimo. lntimato il liceo e lau-
reatosi in legge verso la fine del 1959
vince un concorso come cancelliere
presso la pretura di San Daniele del
Friuli per trasfe1;rsi quasi subito al
Tribunale di Udine.
A Udine mette su casa assieme a
Maria Grazia Bellina; hanno tre
figli: una ragazza di quindici anni e
due gemelli di dodici anni.
Qui fonda, assieme ad altri amici
l'associazione «I nostri amici leb-
brosi» che si propone di combattere
«la lebbra e tutte le lebbre del
mondo».
Inizia cosi per Daniele Sipione
una grande avventura. Quattordici
anni di fervida attività e di viaggi
lungo quattro continenti: Africa,
America Latina, Asia ed Oceania.
Via via i contributi di anno in anno
si fanno più consistenti e con l'au-
mento delle offerte aumentano le
realizzazioni.
Tutto registrato, tutto cata-
logato, lira per lira, ed i bilanci
vengono trasmessi, in copia, ogni
anno alla Procura della Repubblica
ed alla Questura di Udine.
Tutto lavoro che svolge fuori dal
suo ufficio di cancelleria coadiuvato
in questo dalla moglie che ne con-
divide fini e scopi.
Uno sguardo alle cifre - il lin-
guaggio della solidarietà da un lato
e della chiarezza dall'altro - ci in-
forma che i tre milioni trecen-
tunmila cinquecento cinquanta lire
del 1968 sono diventati cen-
tocinquanta milioni e seicento no-
vantasettemila nel 1980. Re-
centemente a Udine gli hanno con-
ferito la medaglia d'oro per gli oltre
12 litri di sangue donati al-
l'Associazione friulana donat01; di
sangue e nel giugno scorso la città di
Ancona gli ha assegnato il «Premio
della bontà Giovanni XXIII», me-
daglia d'oro e un milione per l'opera
che da tanti anni va svolgendo a
favore dei lebbrosi.
22 BOLLETTINO SALESIANO I MAR2O 1981
Daniele Sipione: un
exallievo salesiano
er i lebbrosi
Cinquantunenne sposato e padre di tre flgll. Dedica tutto Il tam•
po llbero raccogDendo aiuti per I lebbrosl. Nel 1980 ha ra-
cimolato oltre 150 mlllonl.
struite e ponendo la prima pietra
dell'acquedotto di Homboro, lo
ringraziava dicendo: - Lei è un
grande amico del nostro popolo, Dio
benedica lei e tutti gli italiani amici
dell'associazione che l'aiutano.
E Madre Teresa incontrandolo a
Calcutta: - Il Signore le vuol bene
per l'amore che lei dona e la gioia
che reca ai nostri poveri in Asia e in
Africa.
L'abbiamo incontrato al-
l'aereoporto di Fiumicino pi;rna di
una sua partenza per Bombay. Gli
abbiamo rivolto alcune domande a
cui ha risposto con semplicità nella
segreta speranza di giovare ai suoi
poveri e nel ricordo «bellissimo»
dice degli anni trascorsi con Don
Bosco che per altro ha riincontrato
in Asia e in Africa.
D. Da quanto tempo ha iniziato
questa sua attività a favore dei
lebbrosi?
R. Esattamente dal 1968. L'as-
sociazione è andata man mano svi-
luppandosi stimolando l'adesione di
nuovi soci provenienti dai ceti più
diversi in tante regioni della pe-
nisola.
Danlele Slplone con I suol amici.
Pochi mesi fa, visitando la Tan-
zania ove la sua associazione ha
costruito un intero villaggio, ha
contratto la «malaria perniciosa»
con febbre altissima. Lo ha salvato
la sua fibra robustissima e tanta
voglia di vivere per continuare la
sua missione.
- Il Signore mi ha fatto questo
regalo, dice, per provare la gravità
di una malattia che miete tante
vittime nei climi tropicali.
Il Presidente della Tanzania
Nyierere, visitando le opere co-
D. Che cosa si propone esat-
t,amente?
R. Anzitutto informare e sen-
sibilizzare l'opinione pubblica, spe-
cialmente i giovani più aperti e di-
sponibili, sulla più tragica realtà del
mondo: la miseifa, la fame, la lebbra
che uccidono ogni anno oltre 40
milioni di individui, tra cui non
meno di 17 milioni di bambini, per
mancanza di cibo e medicine. Per
questo promuoviamo iniziative e
raccolta di fondi, intervenendo
prontamente e direttamente ove è
più urgente la necessità, sostenendo
con contributi continuativi fino al-
l'autosufficienza, le opere iniziate.
D. Quanto raccoglie in media
ogni anno?
R. Non abbiamo una media co-
stante, data la crescita lenta, ma
continua degli antlci sostenitori, a
dimostrazione che i principi e fini

3.3 Page 23

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T
che l'associazione si propone sono
validi e sentiti. Finora abbiamo di-
stribuito oltre 700 milioni, centinaia
di casse e pacchi con generi di prima
necessità. La campagna .di que-
st'anno, appena conclusa, ci ha
permesso di raccogliere 230.000.000
e abbiamo potuto spedi.re in Tan-
zania un «container» completo di
materiale vario.
D. Cosa spende per l'organiz-
zazione?
R. Il minimo possibile. Grazie a
una rigorosa e oculata economia,
malgrado i forti aumenti
dei costi: stampa di de-
pliants, documentazione
fotografica, spese di spe-
dizione di pacchi, casse,
macchine, non si è mai
superato il 10% dei con-
tributi raccolti. Questo
anche perché tutto il la-
voro amministrativo, con-
tabile, propagandistico vie-
ne svolto da me personal-
mente, «a tempo pieno»,
durante il «tempo libero» e spesso
con qualche «straordinario not-
turno». A o~ amico donatore, an-
che per la più piccola offerta, viene
inviata regolare ricevuta e alla fine
della campagna annuale si pubblica
un dettagliato resoconto di quanto è
stato raccolto e realizzato. Oltre ai
revisori ufficiali dei conti, tutti
possono, in qualsiasi momento,
prendere visione della documen-
tazione di quanto si fa. Penso sia
dovuto anche a questo lavoro pre-
ciso e puntiilioso, ma costante e
tenace, che s1 è potuto allargare la
sfera degli runici.
D. Cosa auet.e potuto realizzare
in questi ultimi anni?
R. Oltre alle somme inviate di-
rettamente, abbiamo attrezzato tre
unità mobili per la cura dei lebbrosi
a domicilio; costruito tre villaggi i11.
Uganda, India e Brasile; aperto tre
dispensari e tre asili nido per i figli
dei lebbrosi; una lavanderia, stireria
e guardaroba; costruito sette scuole
e due magazzini per la con-
servazione e lavorazione di prodotti
agricoli; scavato venti pozzi ar-
tesiani; acquistato un trattore e
diversi bufali; attrezzato un ga-
binetto dentistico; inviato una mo-
tocoltivatrice e una motofalciatrice,
con quattro pompe a motore per
altrettante cooperative agricole;
acquistato trenta biciclette e tre
motociclette per i missionari e i loro
aiutanti; costruito numerose casette
familiaii e bifamiliari, con diverse
capanne secondo gli usi locali; por-
tato a termine cinque impianti di
irrigazione; inviato attrezzi agricoli,
arredamenti scolastici, strumenti
scientifici e chirmgici, macchine da
scrivere e da cucire... In una parola
quanto ci veniva richiesto e di cui
vedevamo l'urgenza per la fun-
zionalità delle opere ini_ziate.
D. Un bilancio altamente po-
sitivo, perché, oltre alla cura diretta
dei lebbrosi vi preoccupate di mi-
guorare le condizioni sociali di
questi poveretti?
R. Non sarebbe possibile mi-
gliorare la loro esistenza senza
questi interventi che mirano a sot-
trarli allo stato di degradazione ed
estrema miseria in cui sono costretti
a vivere. Il metodo delle «mi-
crorealizzazioni»: intervenire in
tutti i settori per risolvere necessità
immediate e concrete: un ospedale,
una scuola, un asilo, un'auto-
ambulanza... ha dato ottimi ri-
sultati. Ovviamente curiamo anche
altre opere più impegnative, ma
capaci di risolve.re radicalmente i
problemi, come il «Villaggio della
fraternità» a Talapadi (Mangalore
in India), per il ricupero e il rein-
serimento nella vita e nel lavorn dei
lebbrosi guariti o in fase di ricupero.
Sono piccole gocce in un mare
immenso di attese e sofferenze, ma
In alto: A Calcutta con Madre
TerHa. La stH■a è .tata a Udine
su Invito dell'AHoclazlone fon•
uhi da Slplone nel dicembre
1981 .
A dHtre: Une vlslhl al lebbrosi
di Dehlsar (India).
23 o BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1982

3.4 Page 24

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1ns1eme uniti abbiamo la gioia di
lenire i dolori di que1,ta moltitudine
infinita di fratelli che ci tende le
mani, che invoca aiut.o e soprallutlo
amore.
D. Ho sentito parlare del pro-
getto «Catena d'amore» 1979-1983,
cosa si propone?
R. La nostra associazione ha
sempre avuto particolarmente a
cuore il tragico problema dei bam-
bini lebbrosi e dei figli dei lebbrosi
che sono i più esposti a contrarre il
male e subiscono più di tutti l'ol-
traggio di assw·di pregiudizi, con
una serie di iniziative a loro favore.
Attraverso una speciale sezione,
nel quadro della lotta contro tutte
le lebbre, ha invialo sostanziali
contributi ai bambini affamati, de-
nutriti, ammalati. Nel 1971 ha in-
viato a Cumura (Guinea Bissau) un
asilo completo per i figli dei leb-
brosi. Nella speciale ricorrenza del-
l'anno del bambino ha voluto rin-
novare e allargare questo suo im-
pegno con la «catena d'amore», che
si prolungherà fino al 1983 per of-
frire assistenza e aiuti a gruppi e
comunità di bambini poveri.
Lo scorso anno sono stati rea-
lizzati due altri asili a Hombolo e
Ovada in Tanzania e due scuole a
Pamarru e Naigonda (India); altri
progetti sono in fase di realizzazione
per handicappati e figli dei lebbrosi.
Con l'aiuto della Provvidenza e di
t.anti amici speriamo completarli al
La conaetn• del .Premio Giovanni XXIII ad
Ancona.
L'Incontro In Tanunla con Il presidente Jullus K. N"""'·
più presto. mare è faLto di I.ante
gocce...
D. È stato d1 recente in India e
Thailandia che impressione ne ha
riport,at,0?
R. Che non dobbiamo mai di-
menticare la terribile eloquenza
delle ri.fre e delle statistithe che
sono purtroppo una agghiacciante
realtà, soptattutLo in India: mi lioni
di lehbrosi. milioni di poveri che
muoiono di fame sui marciapiedi
delle grandi metropoli: Calcutta,
Bombay, Madras... L'impressione
più indimenticabile l'ho vissuta al
villaggio di Dehisar: tremila leb-
brosi ammas.'iati lungo una striscia
di terreno di 600 metri per 300, in-
cuneata tra la ferrovia e la strada,
lungo un fetido <·anale, nell'ulLirno
sobborgo di Bombay. Capanne mi-
serabili, fatte con pezzi di lamiera
arrugi1ùta, stracci, cartone, na_vlon...
addos..c;ate le une alle altre, senza
acqua, senza luce, senza i:.ervizi
igienici, tuguri cosl squallidi dove
nessuno oserebbe custodirvi gli
animali. Dappertutto un fetore in-
descrivibile. A Dt1hisar ho visto ve-
ramente l'inferno: rigagnoli di li-
quame, sterco, vomHo, nausea, od01i
rivoltanti e tanti, tanti malati: mani
senza dita, braecia senza mani,
piaghe e volti orrendi... e centinaia
di bambini, in parte già intaccati dal
male, che sei eroiche i;u01·e, le
«H elpers of Mary» (Le Ancelle di
Ma1ia), cercano di strappare alJa
morte. La loro rnntinua. cora~giosa
presenza, il loro sorriso e il loro
amore senza limiti, riescono a tra-
sformare questo inferno in paradiso!
D. Qualche altro incontro emo-
zionante in questo suo lungo viag-
gio caritativo?
R. Sì, un altro spettacolo do-
loroso, anche se meno racca-
pricciante l'ho visto a Chieng Rai in
Thailandia, a pochi chilomet,ri dal
confine con il Laos e La Birmania,
ove ci siamo impegnati a costruire
una colonia agricola aut.osufficente
per lebbrosi e poi al campo di Sa
Keo, sempre in Thailandia. ai con-
fini con la Cambogia, ove abbiamo
portato aiuto ai bambini profughi.
D. Ha incontrato Madre Teresa(
R. Sl, a Calcutta dove ha voluto
ancora una volta ringraziarci per il
nostro impegno a costruire e man-
tenere una casa per i figli dei leb-
brosi, bambini abbandonali e han-
dicappati a Huruma (Tanzanial,
affidati alle sue suore.
Le sue parole semplici, l'esempio e
la dedizione di tanti mii-.<,Ìonari e
suore, soprattutto la visione im-
pressionante e indimenticabile di
tanti fratelli emarginati e di tan-
tissimi bambini abbandona.Li, che
attendono fiduciosi il nostro con-
creto interes..,,amento, ci in-
coraggiano a proseguire c·on 1iii-
novato impegno e genemsitit, a la-
vorare e saerificarci per una au-
tentica testimonianza di amore
verso i «prediletti di Dio».
24 80clETTI~ SALES,~1110 1 4•ARZO 19111

3.5 Page 25

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO
Insegnate il coraggio
nelle piccole occasioni
D on Bosco, quando entrava in
un salone, per farsi amico
l'apprendista, pregava il
barbiere perché permettesse al ra-
gazzo di radergli la barba.
Immancabilmente il padrone ri-
spondeva: «Per carità, non si ar-
riscm, perché questo garzone è ap-
pen~ capace di radere la barba ai
can1».
Il santo sorridendo al ragazzo,
rispondeva al padrone: «Se il bravo
figliolo non si esercita non imparerà
mai!» Il barbiere ribatteva: «Caso
mai le prove le farà sulla barba di
un altro cliente, ma non certo sulla
sua pelle, Don Bosco!»
Il Santo, celiando sul suo nome,
che in piemontese significa legno,
insisteva: «Oh bella! La barba mia è
forse più preziosa di quella di un
altro? Non si affanni, signor bar-
biere: la mia barba è bru·ba di bosch
(di legno); purché il suo apprendista
non mi tagli il naso, il resto non
importa».
Non inlportava che l'inesperto
ragazzo con innumerevoli tagli e
taglietti gli disegnasse in faccia una
specie di carta geografica, il santo
continuava a sorridere e a dialogare
col garzoncello per entrare nelle sue
grazie e dirgli la parola giusta. Per
Don Bosco l'amicizia del ragazzo
valeva bene quattro graffi sulla
faccia.
Dal coraggìo per le piccole
occasioni il santo passava al
coraggìo per le grandi av-
venture. Nella primavera del ri-
voluzionario 1848 Don Bosco fu
attentato. Un infelice, prezzolato
dalla massoneria, nascondendosi
dietro il muricciolo, esplose il fucile
contro il santo, che imprutiva con
tanto amore una lezione di ca-
techismo. L'assassino aveva mirato
al cuore, ma il proiettile era passato
tra il braccio sinistro ed il fianco del
Santo, stracciandogli solamente la
veste. Don Bosco, per sdram-
matizzare e rincuorare i ragazzi
esterrefatti, lanciò battute spiritose:
«Eh, che vi spaventate di_ uno
srherzo fatto di mala grazia? E uno
scherzo e nulla più. Se la Madonna
non gli faceva sbagliare la battuta,
mi avrebbe colpito davvero; ma
colui è cattivo musico». Poi, guar-
dandosi la veste forata, esclamava:
«Oh, povera mia veste! Mi rincresce
per te che sei l'unica mia risorsa. Ma
torniamo al nostro catechismo!»
Tanta serenità in un attentato è
certamente un miracolo di coraggio.
Don Bosco si sentiva accanto la
Madonna ed avrebbe potuto dire:
«Non ho paura. Amo».
Di Giovanni Paolo [I si racconta
questo aneddoto. Fu interrogato se
avesse paura degli articoli velenosi
che a volte pubblicano contro di lui
alcuni giornali italiani. Risposta del
simpatico Pontefice: «Non ho avuto
paura dei carri armati dei sovietici,
figurarsi se mi mettono paura i
giornali italiani!»
Il Papa come Don Bosco non ha
paura: ama. Il nostro Santo non
temeva i rasoi, le palle dei fucili e
tanto meno le parole della gente.
Ai suoi giovani, con energia sem-
pre maggiore, ripeteva: «Dite fran-
camente con S. Paolo «Non eru-
besco Evangelium (non mi vergogno
del Vangelo). Siate uomini e non
frasche: Esto vir! (sii uomo).
Fronte alta, passo franco nel ser-
vizio di Dio, in famiglia e fuori, in
Chiesa e in piazza. Che cosa è il ri-
spetto umano? Un mostro di carta
pesta che non moJ"de. Che cosa sono
le petulanti parole dei tristi? Bolle
di sapone che sbollano in un istante.
Non curiamoci degli avversari e dei
loro schemi. Il coraggio dei tristi
non è fatto che dell'altrui paura.
Siate coraggiosi e li vedrete ab-
bassar le ali».
Se i buoni non avessero paura,
i cattivi non sarebbero co-
raggìosi! Don Bosco sapeva anche
difendersi con la forza erculea e con
la destrezza fulminea. Una sera, ad
ora tarda, il Santo veniva da Mon-
calieri, quando si accorse di essere
inseguito da un brutto ceffo, che
stringeva tra le mani un grosso
randello. Appena si avvide che il
delinquente si preparava ad av-
ventarglisi contro per spaccargli la
testa, Don Bosco, con un rapido
movimento da acrobata, lo scansò,
piombando alle sue spalle, poi gli
sfe1Tò alla schiena due pugni da
pugile provetto e lo catapultò in un
fosso profondo, che lo rinserrò come
prigione naturale.
E cosi, senza togliere la vita al
criminale, il Santo salvò la sua. Poi,
ringraziando l'Ausiliatrice acquistò
nuovo coraggio per l'apostolato.
Nella prassi salesiana per fare i1
bene non bisogna avere eccessiva
paura del male. Don Bosco in-
fondeva coraggio con la vita.
Adolfo L'Arco
SOLIDARIETÀ ALLA
POLONIA
«La preghiera e la solidarietà
della Chiesa e di tutti gli uomini di
buona volontà circondino la Po-
lonia, mia Patria».
Accogliendo l'invito del Santo
Padre e per solidarizzare in par-
ticolare con I 2100 cooperatori
salesiani polacchi, il Consigliere
Generale per la Famiglia Sa-
lesiana, don Giovanni Raineri, ha
aperto un «Fondo di solidarietà•.
Con tale iniziativa si pensa, ap-
pena possibile di aiutare con l"in-
vio di viveri, medicine e vestiti.
L'iniziativa è coordinata dalla
Consulta Mondiale dei Coo-
peratori Salesiani e dal Consigli
ispettoriali dei rami laici della Fa-
miglia Salesiana.
Nella foto: Polonia. Noviziato
salesiano di Czerwinsk, calvario
sotto la neve.
25 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1982

3.6 Page 26

▲back to top
N ancy Navarro assomiglia alle
migliaia di altre bambine
che vivono nella misera
parte del b8c1Tio di Tondo neU'Lc;ola
di Manila. E scura di capelli, b1il-
lante come un bottone e saltella
come un uccello per il campo da
gioco delle Figlie di Mruia Ausi-
liatrice.
Tuttavia a differenza dal giorno
della nascita delle sue amiche,
l'anno in cui è nata è conosciuto da
tutti nel quartiere e altrove. È nata
infatti in un anno speciale: il 1970.
L'anno in cui Paolo VI visitò la ba-
racca di legno dei suoi genitori,
Carlos e Helene Navarro che sta-
vano allevando lei ed alt1i otto fra-
telli. Era la prima volta che un Papa
metteva piede nelle Filippine.
Le suore salesiane hanno un par-
ticolare motivo per ricordare la vi-
sita papale a casa Navru-ro; perché?
Ce lo dice suor Aurora, la direttrice,
parlandoci dello storico av-
venimento accaduto il 29 novembre
1970.
«Entrando dai Navarro il Santo
Padre vide un piccolo malato di
polio e lo prese in bi-accio - dice -
il Papa fu attento aUe necessità del
suo popolo e quando ritornò a Roma
ci inviò 30.000 dollari per il nostro
ambulato1io».
Appena nata durante la visita di
Paolo VI, è oggi un'as.,'lidua fre-
quentat1ice del Centro delle suore
che operano a servizio delle mad1i. e
dei bambini; canta anche nel coro
della chiesa che esse hanno or-
ganizzato. Suo fratello Ariel, ora
adolescente, va in giro con le grucce.
Una gamba è rimasta colpita.
La visita di Paolo VI avvenne un
anno dopo che le suore erano giunte
in quella parte della città. Poco
prima, il primo maggio 1968, due
Salesiani, don John Benna e don
Solaroli avevano stabilito una co-
munità permanente di Figli di Don
Bosco proprio nel cuore di Tondo.
Le Figlie di Maria Ausiliatiice sono
nelle Filippine da oltre venticinque
anni e lavorare tra i poveri di Tondo
non è certament.e strano per una
Congregazione che ha fatto l'op-
zione-poveri. E del resto le FMA
sono parte della Famiglia Salesiana.
Il Santo canonizzato nel 1934 si
vide in sogno circondato da molte
ragazze nella piazza di Torino e la
Madonna gli dis.se: «Prenditi cura di
loro».
D 5/8/1872 Madre M. Mazzarello
con altre 14 fondò le Figlie di Maria
Ausiliatrice; dando loro il ben-
venuto nella Famiglia, Don Bosco
disse: «Siate orgogliose del vostro
titolo di FMA e ricordate che la
vostra istituzione deve essere il
26 BOLLETTINO SAl.[SIANO I MARZO 1982
A Tondo c'è
chi non dinientica...
Una presenza salesiana come segno di speranza nel ricordo
della visita di Paolo VI.
Suore della Cau Maria Auxllladora di Tondo con le ICN'o bambine.
monumento perenne della gra-
titudine di Don Bosco verso Maria
aiuto dei Cristiani».
Nella comunità di Tondo vi sono
cinque suore. Suor Aurnra Yosuico
accetta il suo titolo di direttrice al-
legramente. Le altre suore in-
segnano anche il catechismo nelle 3
scuole elementali e in quella su-
periore.
«Cosi alcune volte - dice suor
Aurora - io sono la portinaia e
qualche altra cosa, dipende». Suor
Aurora è anche infermiera ed è in-
caiicata della fannacia del-
l'ambulatorio che serve 30.000 pa-
zienti in un anno.
È giunta a Tondo sin dal primo
momento in cui le suore vi si sta-
bilirono. Al loro ar1ivo le suore si
presero cura dell'ambulatmio
aperto dai Salesiani. Negli ultimi
anni quest'ambulatorio è stato af-
fiancato da altri quattro sorti nel
Banio. Due nelle vicinanze sono
so1-ti per la volontà della First Lady
Melda Marcos, e altri due al centro
per la volontà del Ministero della
Sanità. Mrs Mai-cos è il ministro a
Manila.
L'ambulatorio «salesiano» è si-
mile ad un piccolo ospedale. Lo
staff, pagato, comprende due me-
dici, un dentista, un farmacista ci-
vile, e un'infermiera. I dottori fanno
i turni, uno al mattino e l'altro al
pomeriggio. Gli altri sono a tempo
pieno per l'assistenza di tutti.
Per molto tempo tutta l'as-
sistenza era libera e gratuita ora si
paga qualcosa.
«Pensiamo che sia tempo che la
gente sia coinvolta» dice suor Au-
rora.
Si tratta di un piccolo cont1ibuto
ma vi è ancora gente che non può
pagare.
Molti dei medicinali e altro ven-
gono dati dai benefattori, ma altri
devono essere comprati per cui Suor
Aurora suggerisce un contributo
d'un terzo del prezzo, ma se qual-
cuno non può pagarn non fa nulla.
«Se diamo la medicina gratis,
questa non viene considerata im-
portante e i bambini ci giocano»
dice suor Aw·ora.
L'anno scorso le suore crearono
un laboratorio di analisi cliniche che
lavora due volte alla settimana. Vi è
inoltre un corso di puericultura per i
bambini dai 6 mesi ai 5 anni ed è
gratis. D cibo e i medicinali vengono
dati dal Catholic Relief Services
and Crui.tas di Manila.
Vi è ancora un corso di ali-
mentazione per bambini sotto la
direzione del Ministero del-
1'Alimentazione. li corso ha la du-
rata di 3 mesi ed è riservato alle
mamme cui si insegna perfino come
cucinare...
A turno le madri prepru·ano le
pietanze per i 2 pasti ai bambini del
centro. Vi sono circa 40-50 madii in
una classe.
«Non siamo perfette, ma abbiamo
dice Suor Aurora una graziosa cu-
cina e una stanza da pranzo. È pu-
lita, ventilata e spesso la gente viene
a vedere come siamo organizzati».
Inoltre c'è un controllo su come i

3.7 Page 27

▲back to top
bambini vengono nuttiti. I più pic-
coli vengono portati al centro per
essere pe.'fflti e se sono sotto peso
vengono accettati al centro per se-
guù·e m1 prngramma adatto di nu-
trizione.
«Devono portare i bambini qui -
dice suor Aurora - non diamo mai
il pentolino da portare a casa».
Due volte la settimana le madri
hanno lezioni di igiene e un'ora di
lezione di catechismo da parte delle
suore.
Dopo i 6 anni i bambini hanno un
asilo sotto la sorveglianza delle
Suore, dw_·ante il periodo scolastico
vi sono anche 2 insegnanti per ogni
anno.
La domenica mattina i genitori
ascoltano la Messa mentre i bam-
bini sono alle lezioni di catechismo
poi si cambia il twno con le madri.
Ogni ultimo sabato del mese vi
sono 3 ore di ripasso nella par-
rocchia per i genitori. C'è un corso
annuale di sartoria, taglio e cucito
per le ragazze della scuola e peT le
madri. Molte di queste, diplomate,
finiscono così con il trovare lavoro
nelle fabbriche di Manila. La mag-
gio1· parte delle donne hanno un la-
voro da poter fare a casa compresa
la signora Navarro: la sua specialità
è confezionare fodere e cuscini.
Un contributo di 25 pesos (quasi
trentamila lire) è chiesto per il corso
e se lo studente si diploma 15 pesos
vengono rimborsati.
«Se si dà un corso per nulla -
dice suor Aurora. non perseverano.
Se vuoi mettere qualcosa in loro,
devi costringerli ad uscir fuori
qualcosa».
Ragazze di 7/15 anni seguono
pratica nel coro mentre una exal-
lieva dà lezioni di musica per gli
strumenti. Musicisti e cantanti si
esibiscono nelle messe domenicali
con programmi speciali. «Suor Co-
razon Layson è molto brava in mu-
sica e da lezioni» dice suor Aurora.
Vi è un attivo programma spor-
tivo per le rngazze e il più diffuso
sport è la pallavolo diretto da
un'altra già diplomata.
«Abbiamo provato la pallaca-
nestro - dice suor Aurora - ma è
troppo dura per le ragazze che sono
denutrite ed esauste».
Il Centro ha anche una piccola
libreria dove le ragazze del banio
vengono la sera per studiare e fare i
compiti. Una suora è presente per
aiutarle. Osservo che tanto lavoro
sembra impossibile per sole 5 suore.
A questa osservazione suor Aurora
sorridendo dice: «La vita salesiana è
questa. Un giorno di 24 ore non è
abbastanza».
Daniel M. Madden
ITALIA, ROMA. NONA SEfflMANA DI SPIRITUAUTÀ
L'ultima settimana di gennaio ha visto - alla Casa Generalizia di Roma -
lo svolgimento della nona settimana di spiritualità, organizzata dal Dicastero
della Famiglia Salesiana.
Sul tema «Le vocazioni nella Famiglia Salesiana,. si sono confrontati In as-
semblee e lavori di gruppo t 00 Salesiani, 50 Figlie di Maria Ausiliatrice, alcune
Volontarie di Don Bosco, Cooperatori ed Exallievi salesiani provenienti da 32
nazioni europee ed extra europee.
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1982 27

3.8 Page 28

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PROGEffO AFRICA / TRA I RENDILLE
Una città
dinomeKorr
Quattro mlHlonarl saleslanl deU'lndla hanno fondato una nuova
città In Kenra nel deserto africano. Con loro adesso vivono ot•
tomlla Indigeni che fino a pochi mesi fa vagavano per Il paese In
cerca di acqua e pascoll per le loro bestie.
pecore. Unica ricchezza per il popolo
dei Rendille.
La temperatura media è di 35
gradi all'ombra, e il vento continuo
copre ogni cosa di polvere e sabbia.
Per questo i Rendille vivono in ca-
panne a cupola fatte di ranù e co-
perte di stuoie ricavate da pelli
d'animali. La cupola serve a tenere
il caldo lontano, in alto sul tetto.
Le loro case hanno un diametro di
3 metri al massimo. E dentro vivono
tre, anche quattro persone. L'a-
bitazione è divisa in parti uguali. A
e ammelli, pecore e mucche. Ce
ne sono più che uomini. Die-
cimila persone (più o meno)
60 mila animali che si spostano an-
che sei volte l'anno per raggiungere i
pascoli più fertili attraverso un de-
serto che si estende su un'area di 15
mila chilometri. Siamo in Kenia, nel
deserto del KaLc;ut.
La mi~ione, tenuta dai salesiani
dell'India, è quella di Kon. Ma per t
Rendille, la gente di queste parti, i
nomi non hanno molta importanza.
Conoscono solo quei quattro uomini
strani dalla pelle diversa, che par-
lano in modo diverso e dicono cose
diverse. I nostri nomi non li hanno
imparati. A loro non interessano
proprio.
Ed è forse questa la più difficile
delle ~ioni africane. Non l?erché
la pop,olazione sia cattiva; anzi... Ma
per I inclemenza del tempo e della
natura. E poi per il terribile grado cli
arretratezza di questa gente tagliata
fuori dalle grandi vie di romu-
nicazfone. Il deserto ha annul-
lato tutti i benefici del rapido cam-
biamento avvenuto in tutto il con-
tinente africano negli ultimi dieci
anni.
I Rendille, pur essendo ab-
bastanza numerosi, non hanno una
grande tradizione di affiatamento.
Vivono in piccoli gruppi: da 50 a 300
al m~imo in piccoli accampamenti
dal lago Turkana alla strada che
congiunge il deserto con Addis
Abeba.
Soltanto negli ultimi mesi la
maggior parte dei Rendille si è de-
cisa a tirar su capanne stabili e a
formare un centro. A Korr, grazie ai
pozzi d'acqua costruiti dai mis-
sionari, adesso vivono 8 mila Ren-
dille.
Korr è parte del deserto, ma
questa gente non se ne fa un grosso
problema. Non ci sono alberi a fare
ombra, ma ci sono tanti cespugli di
spine. Unico cibo per cammelli e
28 BOLLE rTINO SALESIANO I M~RlO 1982
A - Plantare la Croce di Crtste è li primo lmpefno mlulonllrto.
v - SI fa catachf- nel deNrtodi Korr sullo sfondo di tipiche• povere capan-.

3.9 Page 29

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destra della porta vivono gli uomini.
A sinistra le donne.
Se la famiglia deve spostarsi, il
trasloco è affidato alle donne. Casa
e suppellettili vengono impac-
chett11ti e portati via. Tutto avviene
in poche ore. I Rendille vivono di
fretta. Soprattutto fanno in fretta
tutto ciò che comporta fatica. Uno
sforw prolungato a temperature di
trentacinque gradi annienterebbe
un fisico ben più forte del loro.
li vitto quotidiano, infatti, con-
siste soprattutto in latte di cam-
mello. È tutlo. Il latte sostituisce il
pane, la carne, la frutta. Anche
l'acqua.
Unico lusso che si permettono,
sono gli ornamenti personali, che
hanno si una loro funzione de-
corativa ma soprattutto indicano a
quale ceto appartenga la persona
che li indossa. Cosi le colJane di
piccoli gnni multicol01i sono un
fatto importante nel costume Ren-
dille.
D'altra parte non hanno molte
occasioni per dimostrare la loro
A - Una tllffllglla emigra: tutti I suol averi eccoll 1ul cafflfflelll.
v - Con I mi1.-on.rt a Kon arrivato anche... un trttortfero.
creatività e il loro ingegno. li mo-
mento culminante e più importante
della loro vita è la cerimonia della
circoncisione.
La cerimonia è presieduta dagli
anziani alla presem,a di tutti i
membri della tribù. Non c'è una
data fissa, e la cerimonia non si 1i-
pete ogni anno. Ma quando si tiene,
diventa la più grande occasione di
festa. Dopo il banchetto che segue la
cerimonia, il ragazzo circonciso può
scegliersi una ragaz1,a come amica.
Per indicarla a lutti durante la festa
le regala una collana fatta di semi
bianchi e ro~i. Questo però non lega
i due giovani per sempre.
È soltanto una specie di fi-
danzamento che può esse.re sciolto
in qualsiasi momento. Il matrimonio
vero e proprio viene fatto solo molto
tempo più tardi.
I Rendille po~c;ono avere tante
mogli quanto è loro possibile man-
tenerne, però ogni moglie deve avere
la propria casa. Da due anni, cioè da
quando siamo arrivati noi mis-
sionari salesiani, i cristiani Rendille
non hanno cambiato di molto le loro
abitudini. Però prima si sposano
secondo il loro costume, poi vengono
da noi per il sacramento.
I Rendille tuttavia, come mol-
tissirru popoli africani, 1itengono
che il matrimonio sia indissolubile.
Anche dopo la morte. E per questo
una donna rimasta vedova non può
risposarsi. Al suo mantenimento
deve provvedere il fratello più gio-
vane del morto. Sarà lui a prendersi
cura della donna, dei suoi bisogni
personali e familiati e anche del bi-
sogno di ave.re altri figli.
D'altra parte la donna si è già
premunita. Al momento del ma-
trimonio lo sposo ha dovuto pagare
ai parenti della i,posa una forte
somma. In denaro o in bestiame.
Ades..c;o, poi, da quando noi mis-
sionari abbiamo aperto una scuola, i
prezzi delJe mogli sono aumentati
vertiginosamente. l padri, per con-
cedere in matrimonio le figlie
istruite, pretendono molti cammelli
e molte pecore.
Ma non sono molte - finora - le
ragazze istruite. I genitori pre-
feriscono che i loro figli badino al
bestiame.
Nella loro cultura, nella loro tra-
dizione, nella loro organizzazione
sociale non c'è molto bisogno di
studiosi. Occorrono braccia, tani.e
braccia. Tante quante ne oc-
con-erebbe.ro a noi per moltiplicare i
frutti della nostra mis.,;ione di Korr.
Matteo Vadach erry
P.O. /Jox 74
lsiolo. Kenya
29 BOUl:TTINO SALFS/ANO I MARZO 1982

3.10 Page 30

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Lo scienziato
del seminario
Don George Schwarz è convinto che nulla debba essere buttato
via. Con tubetti di dentifricio, penne biro e scatole vuote co•
strulsce I suol strumenti di lavoro e questo Insegna agli alllevl I
segreti della scienza. Ma - confessa - lo strumento che ml è
riuscito megllo In tutta la carriera è questo seminarlo di Manna.
Eravamo in due, ora siamo in 15 con 145 seminaristi».
T ubetti vuoti di dentifricio,
qualche elastico, una stri-
scetta di nastro adesivo. Don
George Schwarz sa bene cosa farne.
Ne costruirà l'ennesimo strumento
scientifico per i suoi allievi filippini.
«Con il cibo che ogni giorno va a
male - dice un moderno adagio -
si potrebbe vincere facilmente la
fame nel mondo». E don George lo
dimostra giorno dopo giorno ai suoi
allievi. Un pizzico d'immaginazione,
pochi centesimi di cianfrusaglie, ed
ecco costruita una lampadina fun-
zionante.
Don George non è w10 scienziato
pazzo. Insegna gli elementi base del
corso scientifico nel seminru·io «Don
Bosco» di Canlubang, nella diocesi
di San Paolo, circa a 25 miglia a sud
di Manila, la capitale delle Fi-
lippine.
Il seminai-io è l'ambiente ideale
per questa storia e per questo strano
personaggio. Si staglia su due doz-
zine di acri tra campi di zucchero
che spalleggiano il monte Makiling,
la zona in cui nacque Jose Rizal,
l'eroe nazionale delle Filippine. E
non è il solito posto di studio e di
raccoglimento che noi conosciamo.
Non solo una scuola per futuri sa-
cerdoti, ma offre corsi professionali
di scienza e tecnica.
Dunque, più che un seminario è
uno stimato college.
L'ufficio di don George sembra il
museo degli orrori. Centinaia di
oggetti costruiti a mano sono am-
massa.ti negli scaffali.
Anche se tutto venisse spazzato
via da un tifone l'istituto per-
derebbe pochi soldi. Ma don George
avrebbe perso il suo tesoro.
Una bottiglia vuota di peni-
cellina, un pezzo di scopa e un co-
perchietto di penna. Chi dfrebbe che
è una lampada ad alcool, utilissima
e costosa? Ma don George continua
a ripetere: «Ogni oggetto buttato
via può essere utilizzato. Basta far
lavorare il cervello».
Lo «scienziato», come lo chia-
30 BOlLETT/NO SALESIANO I MARZO 1982
mano da queste parti, non è un
giovincello con idee un po' strambe.
Don George ha da poco celebrato il
42° anniversario del suo sacerdozio.
Alle sue spalle, una lunga storia di
sacrifici e di lotte. Andò in Cina nel
1935 come giovane chierico per
studiare filosofia. A Shangai venne
ordinato sacerdote nel 1940, dw·ante
la guerra.
Intanto aveva preso la laurea in
scienze all'Aurnre, l'università ge-
suita di Shangai. Ma la guerra
aveva fatto spariTe dal mercato ogni
cosa che non servisse ad uccidere. E
don George dovette arrangiarsi con
quel poco che aveva. Imparò così ad
usare l'ingegno e poche cosette in-
vece dei grandi e costosi strumenti
scientifi ci che i suoi esperimenti
pretendevano.
Occupata Hong Kong, il se-
minario salesiano venne chiuso e ne
venne aperto uno nuovo a Shangai.
Don George insegnava li con i suoi
strumenti di fortuna quando gli
venne chiesto di occuparsi di un
gruppo di internati europei.
«Circa millecinquecento di loro -
ricorda - erano tedeschi e austriaci.
Formai con loro una comunità come
una parrocchia. Non erano internati
in un campo o in una prigione, ma
solo non potevano uscire da una
parte ben definita della città. Alcuni
ancora mi scrivono. Mi hanno fatto
gli auguri per il 42° del mio sa-
cerdozio».
-
Quando finì la seconda guerra
mondiale, don George venne no-
minato direttore della scuola tec-
nica salesiana di Suchow, tra Pe-
chino e Nanchino. Ma nel 1953 il
sogno di don George venne bru-
scamente interrotto. I comunisti di
Mao, che già nel 1949 avevano co-
minciato a chiudere alcune scuole
cattoliche, diedero l'alt definitivo
alle opere salesiane in Cina.
E don George tornò nella sua
Germania in una scuola per mis-
sionrui.. Poi, dal 1964 venne man-
dato nelle Filippine.
L'Auditorium del •Plus Xli Cathollc Center-
dl Manlla.
Don George è alto e imponente,
ed è orgoglioso di tutto ciò che fino
ad oggi è stato fatto.
La sua fama di scienziato ha
varcato i cancelli del seminario.
Adesso l'università delle Filippine
ha voluto che don George insegni le
basi della scienza tecnica agli allievi
delle scuole statali. Così lo «scien-
ziato» passa ore e ore a costruire gli
strumenti che gli servono giorno per
giorno.
Adesso ha scritto anche il libro di
testo per le sue lezioni: «La scienza
fatta semplice». Un libretto scritto
in forma piana e leggera che riesce
ad appassionru·e. La prefazione l'ha
voluta scrivere Marciso Alba.rracin,
sottosegretario del govemo filippino
all'educazione.
E la fama di don George come
scienziato, ha dato i suoi frutti an-
che in altro modo. Molti giovani
atti.rati dall'insegnamento di quel
pretone tedesco han finito per re-
stare al seminario, scoprendo di
voler continuare la missione del loro
insegnante.
Quando il seminario venne inau-
gurato c'era solo un sacerdote e una
mezza dozzina di giovani. Oggi vi
sono 15 preti e 145 seminaristi che
hanno la stessa età di don George
quando arrivò in Cina quasi mezzo
secolo fa. «In realtà - confessa don
George - è questo lo strumento che
mi è riuscito meglio in tutta la mia
carriera di scienziato».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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LIBRERIA
PIERRE-ANORÉ LIEGE
Andate e Insegnate Il vangelo
e la fede, Elle0ICI, Leumann,
1981 , pp. 94, L. 2.000
I gruppi, giovanili e non,
preoccupati d! collocarsi al-
l'interno della missione della
Chiesa. trovano. in questo
volume tradotto dal trancese,
un utile strumento di lavoro e
rittessìone
Attraverso quattro partì (Norf
c'è evangelizzazione senza
vangelo, L'uomo è fatto per il
vangelo, Il vangelo passa at-
traverso le liberazioni umane.
La Chiesa è indispensabile
atrevangelizzaz1one), l'Autore.
pone ai credenti cattolici una
serie di Interrogativi che pos-
sono rappresentare altrettante «cose• arabe questo libro è
tappe di maturazione.
cenamente un pezzo ec-
cezionale; basta infatti con-
siderare il suo apparato fo-
GIANNANTONIO SONATO
Bibbia e C1techHI, ElleDìCI,
Leumann, 1981 , pp. 163, L.
42 .0 0 0
tografico nonché fa ricer-
catezza dei testi. A tutto ciò
unisce ancora, una profondità
di contenuto che ne fa un te-
sto non soltanto da regalare e
La collana Catechisti Par- mettere in bella moslra ma da
rocchiali sI è amcchita d1 un leggere e meditare
nuovo volume opera d1 Don
Giannantonio Bonato, un sa-
lesiano che da anni opera net
settore della catechesi come
responsabile diocesano net
Trentino. ti lavoro, che affronta
il tema del rapporto Bibbia e
Catechesi ha il pregio delle
cose semplici e al tempo
stesso valide dal punto d1 vista
scientìfìco.
L·uso della Parola di 010
non è certo facile, tradurla poi
nell'insegnamento catechi-
stico è ancora più complesso
dal momento che bisogna te-
ner conto di tante situazioni
oltre che dell'Immutabilità
della Parola.
Questo volume offre alcuni
fondamentali criteri per una
corretta lettura della Bibbia e
per il suo uso.
La lettura di esso potrà es-
sere utile non soltanto a chi
esercita Il ministero della ca-
techesi ma anche a chiunque
volesse acquisire criteri di let-
tura certi per un appro-
fondimento della S. Scrittura.
FrancHCO dlacepolo di
Gesù, Elle 01 Ci, 1982
È 11 terzo fascicolo della
collana Documenti Cristiani
serie di 16 o 24 loto formato
cm 25x32) ed esce proprio In
occasione dell'ottavo cen-
tenario della nascita di San
Francesco D'Assisi Anche se
il bianco-nero non rende l'el•
Pellegrlnagglo alla Mecca,
SEI, Torino, 1981, pp. 213
licacia cromatica dei disegni
duecenteschi presentati nelle
16 foto, tuttavia 11 lasc1colo
E un volume strenna questo rappresenta una preziosa do-
che la SEI ci ha presentato cumentazione dell'iconografia
sullo scorcio di fine anno Nel francescana ed un lodevole
rinnovato interesse per le omaggio al Patrono d'Italia
LOUIS-MARIE CHAUVET
Unguagglo e Slmbolo, Hgglo
sul HcramenU, ElleDICi,
Leumann, 1982, pp. 288, L.
10.000
La Collana diretta da don
Ferdinando Dell'Oro e da don
Manlio Soda. del Centro Ca-
techistico Salesiano, ca pre-
senta il suo secondo volume
dedicato ai Sacramenll SI
tratta di un libro che potrà es-
sere uble a quanti. sacerdoti e
laici, vogliono «attrezzarsi.
teologicamente Quanti poi
intendono aggiungere ciò ohe
è stato da toro appreso in anni
ormai remoti possono, se vo-
gliono, utilmente consultare 11
volume per trarne motivi d1
approfondimento e d1 studio
incoraggiati anche dall'ac-
curata bibliografia che to ar-
ricchisce.
CARLO DE AMBROGGI
Ester Baghlnl, Elle01Ci, Leu-
mann. 1982. pp. 23, L 400
Ecco ancora un-adolescente
che sI fa luminoso esempio d1
bontà: Ester Baghin1, una
quattordicenne Mentre la
Congregazione dei Santì con
un documento ha riaffermato
la possibilità che degli ado-
lescenti possano raggiungere
le vette della santità, la lettura
di vite come questa non può
non darci spinte dI bene
è certo da sottovalutare. Gui-
do Novella, che da anni opera
per il settore preadolescenti
della Diocesi di Trento, ci
presenta questo volume di
preghiera nato proprio dal
desideno dI rispettare tali esi-
genze S1 tratta d1 un sussidio
all'educatore che può essere
facilmente ut1hzzato in famiglia
e altrove ma che può essere
dato anche direttamente al
ragazzo
AUTORI VARI
La storia del popolo di Dio,
LOC, Leumann, 1981
S1 tratta d1 una nuova col-
lana a fumetti che la Elle Di Ci
dedica aI ragazzi come primo
approccio biblico. La collana
(sono uscItI 1 primi quattro fa-
scicoli dedicali ad Abramo,
Giacobbe e Giuseppe) si av-
vale del disegni di Xavier Mu-
squera e dei testi di Pierre
Th1volller.
GUIDO NOVELLA
(a cura di)
Salmi preghiera per I ra•
gazzl, ElleD1C1, leumann,
1982, pp. 154, L. 3.000
Le esigenze dei nostri ra-
gazzi, si sa, sono tante. quella
di avere I,m hnguagg10 adatto,
che tenga conto cioè della lo-
ro psIcolog1a e sens1bIhtà non
Ogni fascicolo è ac-
compagnato da note inte-
grative che presentano il per-
sonaggio net suo contesto bi-
blico. Naturalmente Il tutto ol-
tre una gradita sensazione di
completezza che rende ef-
ficace e proficua la lettura.
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno rfchieslì
alle Editrici
o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
chiedente);
o con versamento anllciparo su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice):
LAS: Ubrena Ateneo Salesiano - P1aua Ateneo Salesiano 1.
00139 Roma Ccp. 57.49.20.01
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp
8128.
SEI: Societé Editrice /nternaz,onale - Corso R99ina Margherita
176, 10152Torino Ccp 20.41.07
31 SOL!ETTINO SALESIANO I MARZO 1982

4.2 Page 32

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UN GRAZIE ALL'AUSILIATRICE
E A QUELLA SORELLA...
Non so dove sono
nato, la mamma non
l'ho conosciuta, ho
vissuto con la non-
na, ma senza edu-
cazione, come I cani
nel cortili di giorno e
di notte in giro per i
fossi e le strade. La
nonna mori quando
io gironzolavo per
Torino presso Porta
Palazzo rubacchiando qua e là sui ban-
chi.
Il primo incontro con persone serie e
pulite awenne in un ospedale per un In-
tervento di ernia Il primo impatto con
quell'ambiente non fu facile: freddezza e
distacco caratterizzarono il compor-
tamento della suora addetta al-
l'accoglienza e della caposala Si-
stemato in un camerone a sei leth chie-
do: sono tutte cosi le suore?... Uno dei
sei ammalati mi risponde: coraggio, non
aver paura perché non sono tutte così.
Se non hai assistenza non preoccuparti
perché c'è l'angelo della notte. L'ab-
biamo sperimentato m questi g1orn1.
Finito d1 cenare ecco che arriva la
Suora della notte...
Giovanotti stasera siete al completo,
come avete passato la giornata? Si ri-
volge anche a me: benvenuto tra noi•
dice. cE solo ed ha tanta paura• Niente
paura, vede come stanno bene I suoi
compagni, bevono già Il grignolino• .
L'osservo nei movimenti: va vicino a
tutti, e poi buona notte, ricordatevi di dire
l'Ave Mana..
Fui operato e quella buona suora non
mi lascio mai anche dopo aver saputo
che ero ateo. Mi usò tanta carità e nel
giorni di degenza l'ho sempre trovata
buona, serena; ad ogni richiesta di bi-
sogno era lei che ringraziava, era di po·
che parole. silenziosa. lo sono stato vin-
to dalla sua testimonianza di fede e di
amore per tutti, non m1 faceva prediche,
non ml ha invitato a confessarmi ma ml
disse soltanto: •Giovanotto. 10 prego per
lei• e ml mise tra le mani un vangelo ed
un'immaginetta di Maria Ausmatrl~• con
la preghiera dietro.
La dica tutte le sere e quando passa a
Porta Palazzo sappia che vicino c la
Sua Basilica· entri e stia a sentire quello
che la Madonna vuole da lei.
Ho fatto cosi ed ho trovato tanta pace
e serenità. Frequento la Chiesa ed ho
trovato anche una brava ragazza con la
quale stiamo cercando dove e da chi
sono nato per avere I documenti e spo-
sare In Chiesa.
Ringrazio la Madonna che tramite la
sua f1gha salesiana mi ha riac-
compagnato alle porte della salvezza La
prego di voler pubblicare questa mia
lettera...
Diego U . Torino
SONO ...EXAL 1rv
Sono un' exallieva delle FMA che tanto
hanno inciso nella mia formazione. Se-
guendo gli insegnamenti di Don Bosco
32 llOUETTIHO SALESIAl'IO I MARZO 1981
I NOSTRI SANTI
ho Improntato la mia vita. fiduciosa nella
protezione della cara Ausiliatrice cui ho
fatto sempre ricorso nelle mie necessità
spirituali e temporali
Ho tanto sofferto per una forma di ar-
trosi cervicale che ml ha fatto tanto tri-
bolare ed ho tanto invocato i Santi Sa-
lesiani e la Madonna, particolarmente.
Benché non sia perfettamente guarita.
noto una certa miglioria e desidero rin-
graziare la Vergine Ausiliatrice e Don
Bosco da me tanto invocati.
Valeria Rofilio
Canneto-Lipari (ME)
NON SE LA SENTIVA
Una persona a me cara doveva so-
stenere nel dicembre scorso, un difficile
esame di stato e non godendo buona
salute non si era potuto preparare bene.
Senza una adeguata e prossima pre-
p,arazione, non se la sentiva di affrontare
tale esame.
Con fiducia grande pregai Maria Au-
siliatrice e giunto Il giorno stabilito per
l'esame gli procurai persino una reliquia
di Don Bosco. Fu, esaudita app•eno. Con
meraviglia dell'interessato e mia nonché
di quanti hanno trepidalo e pregato per
lui, l'esito fu veramente buono, perché
seppe rispondere con rara competenza a
tutte le domande che gli vennero pro-
poste nei quattro giorni di esame Nem-
meno l'Interessato sapeva rendersi con-
to di una tale lucidità di mente e di una
memoria cosi pronta.
Sento 11 bisogno di ringraziare Maria
Ausiliatnce dal profondo del cuore.
Daniela Toffan. Padova
AVEVAMO UN GRAVC PROBLEMA
Ringraziamo Maria Ausiliatrice per la
guang1one del nostro caro nipote Sot-
toposto ad un intervento chirurgico, eb-
be delle complicazioni post-operatone
che lo ridussero In gravi condizioni.
Pregammo tanto Maria Ausiliatrice per
una sicura guarigione ed anche questa
volta slamo stati esauditi. .
Abbiamo ricevuto ancora un'altra
grazia. Un grave problema famìllare si è
risolto felicemente. Speriamo tanto che
la Madonna e I Santi Sales•anl con-
tinuino a proteggerci
Famiglia B., San Damiano
NON DAVA PtU NOTIZIE
Ringrazio Maria Ausiliatrice perché In
seguito alla Sua intercessione i dissapori
in famiglia sono stah superati con il ri-
torno a casa di mia sorella Mana che
non dava più sue notizie. Atfldandoci
ancora a Lei speriamo di poter vivere
sempre più uniti in famiglia.
Cristiana Balocco. Torino
PADRE DI UN TOSSICODIPENDENTE
Sono un exallievo
salesiano, sposato e
padre di tre figli. Il
più grande di questi.
Giorgio, a vent'anni
è passato per la
dura esperienza
della droga. Lascio
immaginare Il dram-
ma e l'angoscia di
un padre che tro-
vandosi d1 fronte ad
una simile situazione sente cadergli tutto
addosso specie quando ritiene d'aver
fatto di tutto per educare il proprio figlio
nella migliore delle maniere. Ml sono ri-
volto a Don Bo•c:o perché mi desse una
mano. Pur rimanendomi delle preoc-
copazioni da un anno mio figllo è più
tranquillo e grazie all'aiuto di un gruppo
di ragazzi sembra che s1 stia ri-
prendendo. Che San Giovanni Bosco.
Padre e Maestro del giovani lo aiutiI
Alessandro Respighi, MIiano
ERA SPACCIATO
Tutte le mattine Il mio caro papà si re-
cava al lavoro con una motoretta, quan-
do il 27 dicembre scorso, a causa del
terreno ghiacciato, cadde. Venne ri-
coverato ai Policlinico portato da alcuni
passanti ed i medici si riservarono subito
la prognosi. Con la mamma e l'Intera fa-
miglia cl raccomandammo a San Gio-
vanni Bosco perché non rimanessimo
pnv1 di Lui tanto giovani· fummo esauditi.
Dopo giorni di alti e bassi, finalmente
papà è fuori pericolo. Ringraziando San
Giovanni Bosco chiediamo che venga
pubblicata la grazia sul Bolletllno Sa-
lesiano
Francesco Rossi. Roma
VINCE UN CONCORSO
Dopo aver partec,pato a tutta una sene
di concorsi nel vano tentativo d1 trovare
un posto di lavoro, ero perfino sfiduciato
e non volevo più sentirne.
Dietro insistenza dei miei genitori -
che dicevano avrebbero pregato San
Giovanni Bosco dal momento che avevo
studiato presso una scuola salesiana -
mi preparai per l'ennesima volta ad un
ooncorso fiducioso più in lui che In altri.
Non fui deluso perché riusc11 vincitore
e proprio quando per il numero de, par-
tecipanti e per la severità delle prove m1
sembrava impossibile.
VI prego di pubblicare 11 mio rin-
graziamento al Santo.
Giovanni F., Torino

4.3 Page 33

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proprio guarita!• E nel dire questo di-
mostrava una convinzione tale che mi
stupi.
Sono passati da allora due anni· mia
mamma è proprio convinta che Mons.
Cimatti l"ha guarita.
Sac. Giorgio Be/lucci, SDB
,:a:
:ftt ►
VN19au8lna'1z-Tiadhtaualirlacaanprdadidianr.eaÉlGeqoAum9Hnezetal•olaRadonosunsoiSvcaahleCvahqtiuoeirsevaeDIdnainapmaerorof.eatstsoiesmtllee•thdaoinInVaituagliu, raaltasengerletsaertltoemdeblrlae
FUI COSTRETTA AD
ABBANDONARE OGtfl ATTIVIT
Nel maggio del
1977 fui sottoposta
ad intervento chi-
rurgico per stron-
care un male in-
sidioso ed Improv-
viso, aggravato da
esaurimento ner-
voso.
Dopo un'appa-
rente ripresa, il no-
tevole
dimagri-
mento e l'impossibilità dl nutrimento e di
riposo mi ridussero ad una larva, su-
scitando le preoccupazioni dell'intera
comunità e della mia famiglia. I vari
consulti medici convennero sulla gravità
del male e fui, perfino, costretta a la-
sciare ogni att1vifà.
Essendosi dimostralo vano ogni ri-
medio mi rivolsi con fiducia illimitata a
suor EuHbla perché, se era volontà dì
Dio, intercedesse per me.
Con meraviglia dt tutti scomparvero il
mate e le crisi di ogni genere, aumenta,
di peso e potei riprendere, anche se in
maniera ridotta, l'insegnamento.
Desidero rendere pubblica la grazia,
che i medici hanno definito sorpren-
dente, a gloria di 010 e per l'esaltazione
della sua umìle serva che non cesso d1
Invocare con fede vivissima e profonda
riconoscenza.
Sr. Maria Restivo, Palermo
ERANO NECESSARI
DUE INTERVEN-i
Nel luglio del 1980 mio manto dovette
essere ricoverato all'ospedale e dopo
molte e accurate analisi, la diagnosi non
era stata molto soddisfacente pareva
fossero necessari due interventi chi-
rurgici alquanto delicati e d1 es,to in-
certo.
La nostra preoccupazione era grande.
Una m,a sorella mi diede una im-
maginetta d1 suor Eusebia Palommo e m1
invitò a pregarla. Lo facemmo con fede.
Con meraviglia e stupore dello stesso
professore curante, 11 caso si risolse
senza interventi: mio marito poté lasciare
l'ospedale e riprendere la sua att,vrtà.
Con grande riconoscenza preghiamo
suor Eusebia a volerci continuare la sua
protezione.
Una Parodi. Genova
)TTANTASETTENNE
E TANTA PAZIENZA
Circa due anni fa,
mia madre, pros-
sima agli 87 anni e
abitante 1n cam-
pagna. un giorno
mentre usciva dalla
casa sull'aia, ri-
masta abbagliata
dalla luce del sole,
non avendo visto un
attrezzo agricolo
dimenticato
sul
passaggio, v, inciampò e Ieee un gran
ruzzolone.
Data l'età avanzata ed anche a sua
corporatura, l'incidente ebbe , suoi stra-
scichi. Fu presa da forti dolon alla spalla
e dovette mettersi a letto.
Chiamato il dottore diagnosticò alcune
lesioni, ma sia per retà come anche per
le condizioni fisiche della paziente si li-
mitò a consigliare qualche linimento e
soprattutto tanta pazienza.
Mamma risenti assai il colpo fi-
sicamente e moralmente Però andatala
a trovare dopo qualche giorno la trova,
non solo serena e sollevata, ma anche
guarita.
Colle lacrime agli occhi m1 raccontò·
.Vedi G., Don Cimat11 m, ha fatto ta gra-
zia. Mentre ero tutta sola, indolenzita e
molto avvilita, arrivò il Bollettino Sa-
lesiano. Sfogliatolo, mi cadde sotto gli
occhi la fotografia dt Don Clmattl. L'ho
visto vivo proprio come quando venne a
casa nostra in occasione del suo ultimo
viaggio 1n ltalìa. Mi sorrideva!... Allora io
l'ho pregato· "Don Clmatti, Lei che ci ha
voluto tanto bene, m1 laccia la grazia di
guarire e cosi essere in grado dt lare da
sola le mie cose senza essere d1 peso
agli altri!" E tutto scomparve. Egli mi ha
RINGRAZIANO DO
CO SA
Si chiama Edoar-
do Maria Cristiano.
affinché durante la
sua vita lo ac-
compagnino , nom,
del fratellino Gian
Maria e della so-
rellina Cnsttna de-
ceduti il primo ap-
pena nato e la se-
conda ancora in
grembo. Un anno
dopo la terza gravidanza piuttosto dtl-
licile affrontata con relaltva serenità per
le esperienze prevedenti ma assistita ol-
tre che dai medici da San Domenico
Savio.
Per la incontenibile g101a del hettssimo
evento voglio ringraziare Domenico Sa-
vio al quale ho rivolto le mie preghiere
confidando nel Suo aiuto per la nascita
della creatura che avevo in seno.
Trepidazioni, ans,e e paure sono sva-
nite quando nella notte del 4 ottobre
1980 è nato un bambino in perfette con-
dizioni di salute, il piccolo Edoardo Ma-
ria. Non fu solo la nascita del nostro
bambino ma anche una benedizione del
Cielo.
Anna Maria Martinotto in Marchese
Guido Marchese. Torino
Da tempo desideravo ardentemente
diventare mamma ma purtroppo ben due
gravidanze sono state interrotte.
Incontratami con la direttrice del-
l'Ospedale dì Nizza Monferrato m1 affido
l'abitino d1 San Domenico Savio, d1-
cendom, di invocarlo con grande fiducia.
Oggi il mio cuore è In festa e pieno dt
gioia. E nato Cristian il 5 novembre 1981 .
Piena dt riconoscenza a 010 e al caro
Domenico Savio chiedo la pubblicazione
della grazia.
Scude/er Maria in Tramarin,
Incisa Scapaccino (A T)
Il desiderio di una creaturina che co-
ronasse la nostra felice unione tardava a
realizzarsi e le difficoltà si prospettavano
sempre più gravi. Invitati da una zia
suora FMA, ci rivolgemmo fiduciosi a
San Domenico Savio, che non deluse la
nostra lunga ed ansiosa attesa. Ogg,
quel sogno è una realtà; è nata Stefania,
sana e vispa che, con i suoi gridolini fe-
stosi, riempie di gio,a I nostri cuon
Riconoscenti, mentre ringraziamo 11
caro Santo e chiediamo di pubblicare
questa gra2ia, lo preghiamo di con-
tinuare la sua protezione sulla nostra
bimba.
Marilena e Gianfranco
HANNO SEGNALATO GRAZIE
Bacchella Elvira - Ot Martino Mana Elena B S
Locata Giuseppina - Bonadonna F • Panascl Lucia •
Toberto Francesca - Zumbo Giovanna
33 80t.LE T11NO SALES/AN I w.RZO 19"2

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
CAIIPAOl!W MASSIMO CooperatOff
ed .,.......,o t Bologna a 77 anni
Fu tra I pnml an,ev, della scuola
professlonale deO'lstnuto Salesiano do
Bologna. Amore riconoscente e fedeltà
a Don Bosco furono prerogativa Stn•
golare della sua vita.
BERNINI aac. PIETRO t8ofgomanero
(NO)a73annI
Otsponobtle sempre ovunque, ptonlo
a lutto. anche quando gl, cos1ava
mollo dire d1 si
la sua bO<llà, Il suo sorriso, la 6\\Ja
umfltè non erano un dato di na1ura ma
li frutto di una diuturna collaborazione
con l'azione della Graria Sua grande
passione fu Quella di lavorare nella
scuota dove per tanb pIu elle l'ln•
segnante è stato ram,co. Il fratello ta
guida sicura
GUFl'I aac.. A - t Bologna JI :18-12·
1981
Sacerdote da ormai 1renrannI, non
si stancò mal di eseroltare 11 suo mI
nlstero sacerdotale In mezzo al gio-
vani, prima come animatore della
Scuota media dell ISlltuto Selesleno d,
Bologna, poi come d,rettore dl!i
ro,ator,o ed Infine come direttore
dell'Istituto d• Momech1aruoo10 e di
Castel do· Brmi (BO)
Tra I g,ovanl fu sempre coma fra-
tello. attento alle loro necessità Lu sua
capacltt di discernimento e la sua na-
lurale saggezza han fatto di lui uno
sbma10 o ncerca10 direttore sp,ntuate
Mollo auaccato al lavoro. fedele alla
scuote falla con tama senetà, non 10-
meva di a11ahcarsl Ha e1ll11cato lulla la
sua vita sulla lede e con quea1a ha ;1f.
lron1a10 la sua morte, avvenuta tn
conseguenza d, un incidente e dopa
mesi di aotterenze
MASIEJU - · WALFRIDO Salesiano I
GE-Samp,erdarena a 71 ann,
S1mpatIca 1,gura do sacerdote sa-
lesiano L'Inc,denza della sua mfss,Ol'le
sI nvelava auraverso una sensIbilltil
umana che s1 apriva taclimeme al•
l'armclZla. intesa nella pienezza del
dono e dell'otlerla d1 senza n
sparm,o di sacnllc,o e d1 abneg1111one
personale Fu la carattensttca della
sua v,ta come dlreltore. professore.
Ira I giovani. nella scuota cui consacro
quarantJ1M1te ann, della sua esistenza
nell'Ora1ort0, come sacerdo1e. nel suo
Impegno aposlollco, anche nel mI
nl51ero paSlorale In molle parrocch,e
ln Italia e fuori, sempre aperto aI-
l'ln0on1ro sehlello e v,vace con 1u1t1.
con I plu umili I plù pove,,, ammalali e
anziani. collrvato con generosita e de-
d!none strao<dInana. che sapeva far
rifionre nen·,r,contro con Dt0. ln--
carnava cosi nella sua vola d1 salesiano
quel carisma d1 Don Bosco che Il•
lum1nò lo zelo s Il fascino del 5uo mI-
nIstero aacerdotale
ROSSI aac. F11ANCESCO 1 C1,1neo a 84
anni
In don Rossi pulsava ,1 cuore ora,
tonano di Don Bosco E all'oratort0
don Rossi fu sacerdote amico. padre e
maestro de. g10vanI Con ,dee chiare
con proposte preeise ed insieme es,.
genti educò generazIonI
VIGHETIO uc. ANNIBALE I Firenze a
69 anni
Eletta hgura di sacerdote e do mIs
S10na110 era o,,g,na,,o di Bussoleno.
dove era nato rl 4 ottob<e 1912 Entralo
nel Seminano di susa. durante , cori;r
liceali ottenne ramm,ss,ooe tra , Sa·
lesiant dove ebbe modo d1 svoluppare
le non comuni doti di ingegno e d1
cuore Dopo ave, slud1ato 111'unI-
versltà Gregoriana dI Roma chiese ed
ottenne d• pamre per le missioni Fu
Inviato dapprima a Timor e quIndI In
Brasile dove tu organ,natore e an,.
malora ,nsiancabile. infrne fu invlaio In
Pot1ogallo dove •• dedoc6 In pnr-
lico!are a, recupero dei giovani d••
sadanau ed e• carcerari
La salute non lo accompagnò mollo.
solo una volontà di ferro e un alto
senso della sua mIssIonarieta gh fece
superare disagi grav,ss,m, e malat11e
motto ()otorose Mori 1mprovv,samen1e
a Firenze Il 26 ottobre 1981 Aveva
raggiunto una sp111uar,1a elevata e un
s, l)folondo spmto di preghiera lon-
dava su alcuni pr1ncIp1 fondamentali
validissimi ed ara pienamente al>
bandonato In Dio Era sempre di
sponlblle e sereno. sicuro nelle sue
declS1onl Amava fervidamente Maria
Ausdlatrrce e Don Bosco; e,a poi ca
ratteristica la sua devozione a San
Pietro Certo sue prelerenze ap,
parentemente trascutabtll. mostravano
la sua umlllà e Il desiderio d1 andare
alle sorgenti. come 11 celebrare a To-
nno la messa nelle camerelle di Don
Bosco.
ACCOANl!.11O VIRCIUO Ce1dlutor1
aalfflano, ••le•lano t a Novara a 69
anni
Fatto 11 SlltVIZJo militare ne11·uI1,111a
guerra, entrava nal 1946 nella Con-
gregazione salesiana come rellgIoso
laico
Dedito al lavori agricoli e alle man-
sioni praUche. si è distinto per la scm
plìcità della v,ta per la fedeltà alla vo-
cazione, alIman111ta di preghiera P8f·
senale cont,nua e dI lavoro asste1uo
Il suo apos1olilto spiccioto tra I g,o..
vam non mancò d1 presa dato Il fllt•
vore d1 convImIone che animava le
sue giornate d1 v,ta religiosa e co
mun11arla
FUSARI OELMO Coadiutore H IHlano
t a Novara a 70 anni
Fedeltà e responsa.blllla hanno ca-
ratterizzato la sua v,ta salesiana nel
comp,to d'in!erm,ere Più l)feoccupato
di quahfica,e 11 lavoro che d1 quan•
(lllcarlo. ha onorato 1111 ,mpegni con
,esponsabihlà ma, abbandonando fa
comunità né per interess, lam1ghari oe
per ricerca di ferie Ha amato Don Bo-
sco con la ledete d1sc1plina del buon
tempo an11co. sempre nostalg,co di
tanto maestro.
GHIONE doti, GIOVANNI Cooparatore
e Eaalllevo I Tor1110 a 91 anni
Il dott Giovanni lu notaio deI Sa-
lesianl dal 1926 al 1965. Nato a Ca-
stellamonte, nel vorde Canavese nel
1890. diect anni dopo nel 1900 è al•
he,,o atl'Oratono di Valdocco, sue•
cessnramenta s1 trasiensce all'lst,1u10
d1 Cuorgnè Laureat0$1 all'UnM!f51ta di
Tonno. nel 1928 Inma l'altlvrta d1 No-
taio.
Profess,on,sla ,ntegernmo, faceto.
privo di ogni eslblllon,smo di grande
dmttura morate e civile, lavoratore ,n-
sl.lncabJle. acquista nel dlfhc1le campo
PfOfesslonala tounase llducla e pre-
sbg,o. Vrve un'esemplare v,ta cnsttana,
sempre sonlden1e, beneficando ed
a,utando s,,~~•osamoote tulle le per-
sone bisognose che lo aw,cinavano
Don Bosco per lui eia lutto Al membri
della Famiglia s..lesiana che ,n qua-
rant'anni sono rlCOJ'!I a lui per qualche
parere o co,sigho, dopo averlo dato,
era SOl,to aggiungere .fa parei e pen-
s,e pr nen. c·• je Dun Bo9Ch•
A chi negh ult1mI anni lo andava a
trovare. faceva un'un,ca preghiera
•passando vicino all'urna di Don Bo-
sco. bussi sul vetro (parche ho paura
che sia diventato un po' sordo•) a Gli
dica che venga a prendermi, Don
Bosco l'ha accontentato Il :14 oltobru
1981 alla betta età di 92 anni
-
UlllANTE VIIIGINIA •ed. 80NGIORNO
1 Catania a 75 anni
Madre di due f,gto tu heta dr dame
uno, d sacerdote don Fet,ce, alla Con-
gregulone Salesiana A, fam/lian la•
se,a 11 r1cordo della donna saggia d1 cui
parla la Bibbia, unna ad una ec-
cozlonale dolcezza di modi
-ator• l'OIINACIAIII PIETIIO OHlnONI Coo-
f I11313/1980
Era Il ,Generale delle foreste, per-
Che alla Forestale del Regg,ano aveva
dedicato tutta la sua vota Le sue Qua-
hlll umane e professI0nah avevano ra-
dici salde e vigorose m Quella Fede
che ha sempre testImonIato a voce alta
anche ,n amb1enh dlftocIII e os1111, Fede
corroborata dalle suo devoziono al-
l'Eucarest,a, a Ma11a AuS1llatr1ce e a
San Giovanni Bosco
GIIECO ved. di guerra Zuccato ■IAGIA
t Palermo a 90 anni
Da giovane sposa venne provala
dalla morte sul fronte d'Albania, del
marito Con fortezza cristiana si dedicò
alla cura ed educaz,one del suol
quattro figli Fehce. quando la vo-
CIZIOtle sbocClÒ net cuore del suo Don
Natale. at quale diede generosamente
11 $\\IO assenso. perché d1ven1SSe de-
gno hgho di Don Bosco Negh utbml
anni venne provata dal buon Dio con
varie e prolungale solferonze. Acoetlò
tutto con pazlenra e rassegnazione SI
spense serenamente 11 29 agosto 1981
LAlfEIA GIUSEPPE CooPffato-.e
e.calllevo
Spese tutta ka sua vita nel-
l'tnsegnamento stimato dar colleghi e
dalle lamtglle de, suol alunni
Seppe tradurre In prauca 11 S151ema
Preventivo di Don Bosco di cui era
tanto devoto. Uomo di pietà forte so-
stanziala da vlla euea11s1Ica e da una
IMVente devoZJOffe mar,ana nonché da
una attenzione geflfllOS8 verso I po,
ven
MI SSAGLIA MARIA veci. CORTI Coo•
peratrlce t Galbiate (CO) a 84 anni
Seppe affrontare con lede e co-
raggio I sacnffcl della vita quotidiana
Collrvb Intensa preghiera ed ebbe
spiccata devozione a Maria Ai,.
alllatr,ce Fu fellee di dOl'lare due fighe
all'lsbtulO delle FMA UI sua Vlta è
stata tutta una preparaz,one al giOioso
Incon1ro con 11 Padre Agli eslreml s,
espresse cosi· •Il Parad,so è bello Il
Signore lo dona a lulll. ma dobbiamo
guadagnarlo• ed ancora ,Aspetto la
morte con le braccia aperte,
A quanll hanno chiesto lnlormaz1on1, annunc,amo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA 11cono-
sciUta giuridicamente con D P del 2-9-1971 n 959. a L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO avente perso
nahtà giuridica per Decreto 13·1-1924 n 22. possono legalmente ri-
ceve,e Legar,ed Eredi!•
Formule valide sono
- se s, tratta d'un legato , lascio alla Direzione Generate Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure a11Is11tuto Salesiano per te
o, mIssIon, con sede ,n Tormo) a titolo d1 legato la somma lire
(oppure) l' lmmoblle sito In... per glf scopi persegu111 dall'Ente. e parti-
co•armente d1 assistenza e beneficenza. di Istruz1one e eoucai1one, d1
culto e d1 religione.
- se si tratta Invece di nominare eredo di ogni sostanza l'uno o
1auro dei due Enti su lndlcati:
, annullo ogn, m,a precedente d1spos1z1one tes1amenta11a Nomi-
no mio erede universale la D,re.z,one Genera/e Opere Don Bosco con
sede m Roma (oppure /'/stItulo Salesiano per /e M,ss,onl con sede ,n
Tonno) fasctando ad asso quanto ml appar1Iene a qualsiasi t,toto. per
gh scopi perseguI11 dall'Ente, e partieOlarmente di assistenza e bene-
1Icenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione.
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SAI fSJA/vO I MARZO 1982

4.5 Page 35

▲back to top
SOLIDARIETÀ
Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borae: Qu i, Sacramentai.o, Maria
Au1lllalrlca, SanU Salu lanl, per 11n-
petra1e gt/Ulfl. a cura d1 V1ber11 Cem.
LaMorraCN
lloraa: In memona e suttrag,o a, Sen•
diano Lutgl. a cura della moglie Bianca
e della figlie Lalla e Ma,9I
loraa: Don Pietro Rlcaldona, nel frlln·
tennlo della sua scomparsa. In sul•
/rag/o cJel Cari defunti. a cura delle ni-
pou Albma e Adellna, L I 000.000
loraa: Don Bosco, protei/ore delta
nostra tamigl,a a cura dI N N L
,.000.000
Boraa: Mon1. Var1l9lla • Don Ca•
,avario, a cura di un vecchio col•
laboratore che ringrazia Don Bosco e
chiede lecondo spmto m,ss,onarlo, L
500 000
loraa: Don Egidio Viganò, m segno
dalla nostra ncon0$Cénza pe, I~ vIs.ta
ricevuta. a cura delle F M A lspeuona
Meridionale, L 500.000
Bona: Don Noguler da MallJay, a cura
di Don L Fossati. sdb, S Benigno Ca-
navese, TO, L. 300 000
lorH: Don Lu1g1 Nano. a cura d1 un ex
allievo riconoscente, L 300 000
lona: Maria Au11lh1trlca, In m&mor,a
e suffragio d, Angela 8 Piolo. a cura
della figlia Mana, L 300.000
lona: S. Giovanni Bo.co, ,nvocando
protezion& SPirituaJe per la tamIglIa. a
cura di Oberto Giovanni. Ancona, L.
300.000
lorH: Maria Au1lllatrlca, Don lo.co,
Domenico Savio, m rmgraz,amento e
per protez,ona dalla famiglia, a cura
A T , AC, L 250.000
Bona: Don Filippo Rlnaldl, ,n r,n-
graziamento e chredendo proteZ10na
per la fam,gl,a. a cura do Guido Z .• TN.
L 250.000
loraa: Maria Au1lllatrlce, In suffragio
del defunto marito, a cura di Borio
Amalfa. Asti, L. 200.000
loraa: Servo di Dia Don Flllppo RI•
naldl, ,n rmgraz,amento. a cura d1 L G
Schio, L 200-000
Bona: Maria A111TIJatrlca • S. Giovanni
llaaco clproteggano, a cura d, Favaro
Banolomeo, Pomno TO, L 200.000
lor■a : Marta Au1lllatrlca S, Giovanni
lo1ca, perché indichino la strada sì
miei figli, a cura di B E , Torino, L.
200,000
lona: In suffragio del Pro/ Tommaso
Gh,gllano e fam,1/ar,, rn r,con0$cen;ra
del bene rrcevuto, a cur• do N N L
200000
lol'H: Don Bo.ca, In memor,a e suf-
lraglo di mia madre Aurelia Borghi v
Pllottl, a cura di Plloth Marina, Roma,
L, 200.000
lorH: Pier Giorgia FraH■II, In SUI·
/ragia del miei genitori Giuseppe e
Anna Denegri, a cura di Favaro Gia-
como, IM, L. 200.000
loraa: Matta Auslllalrlca, ,n su/frag,o
e memoria de, gen,ton, a cura della h•
glia, L 200.000
Borea: In memoria dei de/unti Alberto
Besozv. Mario e Aurora Gonetla, Carlo
e Giorgio Maria De/monte, a cura di
Besozzl Gonella Maria, VA, L 150.000
loraa: Don Paolo GIacomuzzl, sa-
te&la.no, nartvo di z,sno di Fieme, a
cura dI Zorz1 Mana z,ano TN L
150000
Boru: s. Oomanlco Savio, In r,n.
grazIamento. a cura dI L,galo Prot
Antonio. Soverato CZ, L 150.000
Bor■a: S. Domenico Savio, par 1/ bene
mora/e e 1/sico, a cura di Camllouo
Rattaele, Svizzera, L 130.000
Born: Tultl I Santi, a cura di LaconI
Irma, Jerzu NU, L 120.000
Born.: Maria Au.1Ulatrlce e S, Giovanni
■osca, chiedendo suffragi per I mlfli
datunti, a cura di Meina Rosa, OstunI
BA, L. 150.000
BorH: Maria Au1lll■trlce e s. Giovanni
Bo1co, ringraziando e implorando
protezione sulla famlgl,a, a cura di
Baudino 8 VI1tona, Moneslgllo CN. L
150.000
BORSE DA L 100,000
Boraa: Don loaco, ,n memoria di Ber-
tscch, Zenobia. Ezio ed Ermalmt1a, a
cura di Bertacchl Ubaldo, Forte del
Marmi LU
Boraa: Don Bo■co, grazie della tua
continua protezione su tutti noi. a cura
dlNN
Bor■a! Oon Bo1co, con/mua a pro-
teggere i mtel cari, a cura di N N
Boraa; Ilaria Au1lll■trlce S . Giovanni
Bosco, m suffragio di m,o mamo, per
grazia r,cevuta e invocando pro-
tezione, a cura di una Cooperatrice.
Borea: Maria Auelllatrlce Santi Sa•
lulanl, efutatecl ancora. ne abbiamo
bisogno. a cura di N N.. Acqui Terme
Boru: S. Cuora di Gnù, Matta Au•
11Ilatrlca, S . Giovanni Boaco, In•
vocando protezione e m suffragio de/.
l'/ng G1ovannr Uodugno. a cura della
sorella Mana, Novara
Boraa: Maria Au1lll■trlca, In memoria
di Flita Picco, a cura di Aldo e Bianca
Picco
BorH: Maria Au11llalrlc• a S. Giovanni
Bo.co, m nngraz,amento per grazia
ricevuta, a cura <Il NotMaria
Boraa: Maria Au1lllatrlc a Santi Sa-
leelanl, ,n nngrazlamento, a cura di
B.P
Borea: Maria Auelllalrlca, Don lo■co,
Domenico Savie, In ringraziamento e
chiedendo prot9liOnll sul nipoti, a cura
di Clgn11 Rina, CN
Bona: Maria Au,lllalrlce S. Giovanni
Boec o, a cura dI Ferro Clemenhna. TO
Boraa: Maria Auslllatrlca S: Giovanni
lo.co, per àiuto e protuione, a cura
di Ronco Anna, Tonno
Borea: S. Cuoro di Quù, Maria Au•
elllatrlce, per grszla ricevuta e in-
vocando protezione, a cura do A E.
■o.... : Oon Flllps>O Rln.aldl, Il su/lrag,o
di Oan/e Rebora, a cura di Rebora Pia
Boraa: Maria Auslllalrlca Don 8o1ca,
Implorando una grsz,a a cura do Mar-
ras Angela Anna. Caserta
loraa: l.auTa Vlcuna, In r,conoscenza
e mvocando ancora prorezlone, a cura
di N.N.. Lette BG
Boru: Madonna di Don 801ca s.
Oomenlco Savio, In rlngru,amrmto, a
cura d1 Venera Franca, To11no
■o.... : In memoria di Angela Tanzin,
ved C-Olombìm. a cura do G C.
Boraa: Don FIiippo Rln■ldl, a suffragio
dei lamll,ar, de/unti e ,mptorando la
sa/veua per rutta la lamlg/Ja, a cura di
Lucci Maria AN
Boraa: Maria Au1lllatrlce a S. Giovanni
Bo1c a, Invocando protezione 8 aiuto
per risolvere una quest10ne a, famtgIIa,
a cura di Tonauon, P,a TN
loraa: Servo di Dio Simone Srugl, a
cura di A Barnah. Cairo. Egitto
Boraa: s. Domanlco Savio Santi Sa•
laelanl, In r,ngrazlamento e invocando
protezione, e cura do N,N
larH: F9derico Marengo, p9r prtr
ghiere di suffragio. a cura della moghe
laraa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Basc o, Implorando grazie e pro-
tezione, a cura dJ Tempi Mar,sa, S
Gt0vannt Valdarno AR
Boraa: Ilari■ Ausiliatrice, Santi Sa-
lealanl, ,n r,ngraz,amento e mvooando
protezlonr,, a cura d1 Pesce l.Jna, GE-
Samplerdarena
lorH: Mari• Au1lllatrlce, S. Giovanni
Bosco, Implorando protezione sulla
/amiglla, o cura dI Zlnl Antonia Ar-
219nano VI
8oru: Ilaria Au1Ulalrlce, s . Giovanni
loaco, S. Domenica Savio, per grazia
ricevuta. a cura di Ch1erchia Angehca.
Cancello Amone CE
lorH: S. Giovanni Bosco, In suffragio
dei miei de/unti, a cura di Santlll Or•
solloa, Bra CN
Boraa: Maria Auelllalrlce a S. Giovanni
Bosco, Invocando protez,one f)(lr ni-
pote a pronIpo1e. a cura dI De Marco
Tetesa, Prizzi PA
35 8 0Ut:T11NO SALESIANO I MARZO 1987

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