Bollettino_Salesiano_199101


Bollettino_Salesiano_199101

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2 1 GENNAIO 1991
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 • Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92 .915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 Intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago• Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Flzzottl • Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero Teresio Bosco• Ser-
gio Centofantl • Paolo del Vaglio Monica Ferrarl -·Pier-
dante Giordano• Antonio Mélida • Gaetano Nanetti• Mau-
rizio Niella• Nicola Palmisano • Angelo Paoluzl • Cosimo
Semeraro SIivano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI • Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE • Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'Impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali Inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio ,Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
li BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di cop ie) In : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (In Guatemala) - CIie - Cina (a
Hong Kong) - Colombia Ecuador - FIiippine - Francia
- Germania - Giappone - India (In Inglese , malayalam,
tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (In croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a ch i lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nel limiti
del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 STRENNA 1991
Portare Il Vangelo nella città dell'uomo
di Don Egidio Viganò
10 IL CAPITOLO GENERALE DELLE F.M.A.
Educare la donna In una società che ce.mbla
14 GIORNATA DELLA PACE 1991
Volontari per la pace e lo sviluppo del
mondo
di Ferdinando Colombo
19 DOSSIER· UNO STRAORDINARIO 1990
Un Capitolo Generale per educare I giovani
alla lede
L'Incontro di Giovanni Paolo Il con I
Salesiani
La Beatificazione di Don FIiippo Rlnaldl ,
terzo successore di Don Bosco
27 TESTIMONIANZE
Una vocazione salesiana nata nella clande-
stinità
30 STORIA SALESIANA
Nacque dall'emergenza la San Vincenzo del
giovani di Valdocco
di Francesco Motto
34 PROFILI
Il sorriso di Mamma Margherita
di Teresio Bosco
38 DALLE MISSIONI
Al Nord-Est dell'India, dove non si può
essere Cristiani
di Joseph Chemparathy
RUBRICHE
Attualità Salesiane, 5 Don B. di Del Vagl io,
8 I Missionari scrivono, 13 Come Don Bosco,
17 · Padre e maestro dei giovani , 18 Libri,
29-1 Nostri Morti , 41 - I Nostri Santi , 42 - Soli-
darietà, 43
1 Gennaio 1991
Anno 115
Numero 1
In copertina:
La Strenna 1991
(commento di
Don E. Viganò
a pag . 3)

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1 GENNAIO 1991 3
per il 1991
Don Egidio Vigant,
PORTARE IL VA"'GELO ·
NELLA CITTÀ DELL'UOMO
«La nuova evangelizzazione
impegna ad approfondire e testimoniare
la dimensione sociale della carità»
«Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio.
Presso la porta vi era uno storpio. Pietro gli disse:
"Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho
te lo do volentieri: nel nome di Gesù Cristo, il Nazare-
no, alzati e cammina!" (At 3, 1-9).
La società degli uomini, oggi, ha bisogno di « alzar-
si e camminare»; ma l'agilità di marcia gliefa può do-
nare solo la fede nel Cristo, Signore della Storia.
La Strenna-91 ci invita a concorrere nel fare il mira-
colo. A prima vista la sua formulazione può sembrare
un po' ermetica. Cerchiamo di capirne bene il senso.
Siamo in corsa verso un traguardo storico: la con-
clusione del secondo millennio del Cristianesimo e l'i-
nizio' del terzo .
Giovan~i Paolo Il, il Bietro di oggi, sta lanciando
tutto il Pqpolo di Dio all'esaltante compito di rivita-
lizzazione della fede.
All'intorno, il contesto culturale ne preferisce e fa-
vorisce, invece, l'irrilevanza; al massimo rispetta la fede
cristiana come atteggiamento personale privato: in 4na
società ph,Jralista - si suol dire con un ingenuo com-
plesso di superiorità - ci può essere posto anche per
chi coltiv~ degli atteggiamenti ormai sorpassati.
Ebbene; noi vogliamo essere coinvolti nell'appello
del Papa: non ci sentiamo ormai dei sorpassati!
È scocc11ta l'ora di una «nuova evangelizzazione».
La Chiesa sta facendo «Jin balzo innanzi» (Giovanni
XXIII) ne, dialogo con la società; ripensa e ripropone

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4 · 1 GENNAIO 1991
il Vangelo come la «Notizia» miracolosa per l'oggi.
Ci sono mille novità: è vero . Alcune sono valori· al-
tre, disvalori. Cambiano le mentalità e i costumi; il ~ro-
gresso scientifico e tecnologico propone sfide inedite,
con num~rosi problemi e dubbi; s'affacciano alla ri~
balta tanti maestri del sospetto; e mentre si moltiplica-
no le aspirazioni, si indebolisce la speranza ed emerge
l'angoscia. Si è persa di vista la più grande novità di
tutti i tempi , Cristo•Risorto: l'Uomo nuovo, il Primo-
genito, il Punto focale dei desideri della storia e della
civiltà. Lui solo può rispondere à tutti gli interrogativi
più profondi dell'uomo contemporaneo.
Ma chi ne proclama la Notizia e ne fa conoscere il
Mistero?
Ecco il vero compito della fede. Siamo noi credenti
che_dobbiamo essere i protagonisti della « nuova evan-
gelizzazione»! Parlando delle cause dell'irrilevanza del-
la fede il Concilio ha fatto un'affermazione scioccante:
« nella genesi dell'ateismo possono contribuire non po-
co i fedeli, in quanto per aver trascurato di educare la
propria fede, piuttosto nascondono che manifestano
il genuino volto di Dio» (GS 19).
Il significato vitale e l'energia storica della vera fe-
de è sottolineato nella Strenna con i verbi: « approfon-
dirla e testimoniarla». Essa deve divenire in noi una
forza di trasformazione della persona, della famiglia,
del quartiere, della società: una vera partecipazione alla
potenza dello Spirito Santo che si fa presente nel mon-
d_o per far nuove tutte le cose.
A tal fine siamo invitati a concentrare gli sforzi in
uno degli aspetti più trascurati della trasformazione da
promuovere: la «dimensione sociale della carità».
Qui il termine «carità» non significa semplicemen-
te elemosina o una qualche opera di.misericordia (pur
tanto valide), bensì il vasto orizzortte operativo della
fede, secondo l'affermazione dell'apostolo Paolo:« in
Cristo Gesù conta solo la fede che agisce per mezzo del-
la carità» (Gal 5, 6), ossia per mezzo dell'amore cri-
stiano.
Nell'esortare i laici alla loro missione di credenti, il
Successore di Pietro ha indicato le principali frontiere
di questa dimensione sociale: la solidarietà, la cultura,
la politica, il complesso settore economico, il valore
primordiale della famiglia, il diritto alla vita, la digni-
tà della persona, la libertà religiosa (cf. CfL cap. 3).
Chiede a tutti i credenti che la loro fede cristiana agi-
sca con un modo più sociale di amare. Solo così il Van-
gelo inciderà suJla trasformazione culturale in atto. È
una sfida senza precedenti: « richiede una nuova rifles-
sione su ciò che costituisce il rapporto del comanda-
mento supremo dell'amore con l'ordine sociale
considerato in tutta la sua complessità» (« Libertatis
conscientia» 81).
L'amore del credente è chiamato ad aprirsi molto
di più alla socialità, alla propria crescita in una cultu-
ra di solidarietà, alle iniziative apostoliche di chi sa ren-
dere visibile l'energia rinnovatrice della risurrezione.
La fede dovrà misurarsi sempre di più sul piano con-
creto dei problemi dell'uomo. È questa - lo ripete so-
vente il Papa - la strada che sta percorrendo la Chiesa.
Durante il '91 ci aiuteremo mutuamente a tradurre
in scelte operative questo compito appassionante.
Don Bosco, pur essendo vissuto in un clima cultu-
rale assai differente con un altro tipo di evangelizza-
zione, ci ha lasciato un esempio stimolante di opera-
tività di fede nel campo dell'educazione: ha dato in-
fatti inizio all'esistenza della nostra Famiglia appunto
per migliorare la società degli uomini attraverso la ge-
nuinità e il coraggio della fede dei giovani: egli rimane
pur sempre per noi Maestro e Guida.
D. Egidio Viganò

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1 GENNAIO 1991 5
NUOVE FONDAZIONI SALESIANE DEL 1990
- Giovane istruttore salesiano a Makallé (Etiopia).
Africa
/valo (Madagascar-lspettoria romana): post-noviziato.
Lusaka-Bauleni (Zambia-lspettoria di Polonia) : parrocchia mis-
sionaria, centro giovanile (in progetto scuola professionale) .
Addis Abeba (Etiopia-lspettoria Lombardo-Emiliana): Procura
missionaria e animazione di un 'opera per ragazzi handicappati.
America
South Orange (Stati Uniti): post-noviziato.
Querétaro-EI Pueb/ito (Messico), casa interispettoriale per le co-
municazioni sociali.
Tlaquepaque-Las Huertas (Messico) : residenza teologi.
Jndependencia (Bolivia): parrocchia missionar'ia.
Tibu (Colombia): scuola media, parrocchia, oratorio.
El Cerri/o-Palmira (Colombia) : opera educativa per ragazzi bi-
sognosi.
Sant~ago Del Estero (Argentina) : oratorio« Ciudad del niiio » (vo-
luta per il Centenario di Don Bosco) .
Asia
Shillong-Mawlai (lndia-Guwahati) : comunità formatrice per gio-
vani preti salesiani .
Banpong (Thailandia) : casa per aspiranti salesiani.
Kondabada (lndia-Andhra Pradesh): seminario interdiocesano ani-
mato dai Salesiani.
Mampetta (lndia-Kerala): scuola tecnica.
Kadakkal (lndia-Kerala): parrocchia missionaria.
Hassan (lndia-Karnataka) : scuola professionale.
Ahmenadab (lndia-Gujarat): parrocchia missionaria e oratorio.
Tuem (lndia-Goa): parrocchia missionaria e oratorio.
Calcutta-Mirpara (India): scuola professionale.
Lalipur (lndia-Madhya Pradesh) : scuola di arti e mestieri (non
formale).
Guwahati-Boko (India): residenza missionaria, scuole elementari
e medie.
Guwahati-Bosco Nivas (India): ostello per giovani studenti .
Jowai-Bosco Pnar (India): centro giovanile.
Europa
Podrad Velkd (Cecoslovacchia): noviziato.
Bydgoscz-Fordon (Polonia): parrocchia.
Fo/ie-Couvrechef (Francia): casa di riposo per salesiani anziani.
Caen-St. François de Sales (Francia): casa di riposo per salesiani
anziani.
Venezia Mestre (Italia): sede ispettoriale, centro di formazione pro-
fessionale .
Liptan (Cecoslovacchia): noviziato.
Hai/e (Belgio Nord) : nuova presenza per giovani in difficoltà.
ITALIA
Pronto il nuovo
messale
per la famiglia
salesiana
Dopo il Concilio, anche le
Congregazioni religiose sono
·state invitate a preparare
un'edizione rinnovata del
loro messale, per onorare in
modo particolare i propri
santi. Il Messale Proprio
MESSALE
PROPRIO
DELLA
FAMIGLIA
SALESIANA
LEZIONARIO
della Famiglia Salesiana,
pubblicato recentemente,
oltre a presentarsi in
un'ottima veste editoriale,
presenta delle caratteristiche
di novità che lo renderanno
particolarmente funzionale e
gradito. Il messale è
destinato anzitutto non solo
ai Salesiani, ma a tutti
coloro che fan parte della
Famiglia Salesiana . Si tratta
poi di due volumi,
orazionale e lezionario, che
presentano ·abbondanza di
testi che esprimono la
spiritualità salesiana. Tra i

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6 1 GENNAIO 1991
santi legati al carisma di
Don Bosco figurano anche
San Giuseppe Cafasso, San
Leonardo Murialdo, i beati
Don Orione e Don
Guanella. Vi sono infine
nuovi formulari per alcune
circostanze: l'anno
scolastico, l'anno
catechistico, incontri
vocazionali, incontri di
animatori e catechisti, ritiri
ed esercizi spirituali con
giovani, ecc. Il messale
diventerà un ottimo
strumento per vivere meglio
il Vangelo, con Don Bosco,
tra i giovani e il popolo.
campo. Ha incoraggiato
quei giovani salesiani a
prepararsi adeguatamente
alla loro missione, perché la
gioventù ha bisogno di loro,
soprattutto in questo
momento di grandi
cambiamenti. Infine li ha
invitati a formarsi
adeguatamente come
sacerdoti e religiosi, perché
la nazione ha bisogno della
loro preghiera, del loro
lavoro e soprattutto del loro
« fuoco spirituale»: « La
patria, la democrazia hanno
bisogno di pastori, di guide
spirituali e morali».
Paleqno
Lfi Giornata del Padre nostro
Il gruppo « Presenza del Vangelo», ha dato vita alla
« Giornata del Padre nostro». Ogni anno il 26 gennaio,
al termire dell'Ottavario di preghiere per l'unità della
Chiesa, si vuole realizzare un grande raduno spirituale
che unisca gli uomini da un capo all'altro della terra per
invocare il Padre comune e riconoscersi come fratelli .
Chi desidera avere ulteriori notizie e sussidi, si può ri-
volgere 11: Cenacolo del Pater, piazza Raffaele Busacca,
2, 90145 Palermo.
CILE
l1 nuovo Presidente
del Cile, exallievo
Salesiano
Salesiani cileni si rallegrano
per l'elezione del nuovo
presidente della Repubblica,
Patricio Aylwin Azécar,
exallievo dell'Istituto
Salesiano di Valdivia. A
pochi mesi dalla sua
elezione, il nuovo Presidente
ha voluto essere presente a
un seminario di spiritualità
destinato a uomini politici,
tenuto presso il Centro
Salesiano di spiritualità di
La Florida. Qui il Presidente
ha accolto benevolmente la
richiesta di incontrare i
novizi e i chierici studenti
della Casa Salesiana. Dopo
averli salutati uno per uno,
ha improvvisato una
« buona notte» salesiana,
nella quale ha detto di
essere exallievo e di stimare
molto i Salesiani che hanno
avuto una parte rilevante
nella sua vita. Ha parlato
della importanza della
istruzione tecnico-
professionale in Cile,
ricordando che i Salesiani
sono stati pionieri in questo
ITALIA
Nuova opera
delle Figlie
di Maria Ausiliatrice
a Roma
Il 30 settembre con
l'Eucaristia celebrata dal
vicario ispettoriale Don
Saba, alla presenza di
Madre Marinella Castagno e
di tutto il Consiglio
Generale, è stata inaugurata
a Roma la Casa Madre
Ersilia Canta. La nuova
opera, già desiderata proprio
da Madre Canta, è destinata
alle studenti del biennio di
spiritualità dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
provenienti da diverse
nazioni e ispettorie. Il corso,
istituito e retto dalla Facoltà
di Scienze dell'educazione
Auxilium, viene ad avere
così una nuova e opportuna
sede, per integrare lo studio
con una forte esperienza di
vita salesiana.
Roma. La nuova casa «Madre Ersilia Canta ...
AUSTRIA
Incontro
delle Procure
missionarie salesiane
Da vari anni i procuratori
salesiani del mondo si danno
ritrovo per coordinare il
loro lavoro e le iniziative.
Incontri vi erano già stati in
Germania, Olanda, Belgio,
Polonia, Spagna. Nel
settembre scorso si sono
incontrati in Austria. A
Vienna erano presenti i
rappresentanti di oltre 20
Procure. Si è parlato di
Volontariato Internazionale,
di laicato, dello stile
educativo salesiano da
realizzare anche nel
volontariato, coniugando
mondialità e salesianità.
All'incontro, coordinato dal
consigliere generale per le
missioni Don Lucfano
Odorico, è intervenuto
anche Mons. Kuntner,
vescovo ausiliare di Vienna, -
incaricato delle Opere
Missionarie Pontificie in
Austria. L'incontro è stato
di vivo interesse e fruttuoso,
e ha prospettato il
volontariato a lunga

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----------sll-
1 GENNAIO 1991 7
ITALIA
Quattro nuovi
Vescovi salesiani
scadenza, della durata di
almeno due anni.
Ricordiamo che la generosità
delle Procure sostiene e ·
finanzia tante iniziative
missionarie salesiane che
servono a sollevare
situazioni di grande povertà
in ogni parte del mondo.
UNGHERIA
I 40 anni duri
di Padre Pasztor
riorganizzando la vita
dell'ispettoria, risorta dopo
la bufera comunista. Da
ragazzo aveva frequentato
l'oratorio e· poi le scuole dei
Salesiani a Nyergesujfalu,
suo paese natale. A 16 anni
divenne salesiano e compì
gli studi in Ungheria. I 40
anni trascorsi in questo
Paese durante gli anni duri,
significarono anche per lui
momenti di sofferenza e di
grandi umiliazioni. Nella
primavera scorsa aveva
partecipato al 23° Capitolo
Generale.
Nei mesi estivi sono stati
consacrati vescovi: Mons.
Tarcisius Resto, vescovo
ausiliare nell'archidiocesi di
Shillong, nell' Assam (India);
Mons. Miguel José
Asurmendi, vescovo di
Tarazona (Spagna). È stato
ispettore salesiano per sette
anni; Mons. Charles Maung
Bo, vescovo di Lashio
(Birmania). Nel mese di
ottobre infine il Papa ha
nominato vescovo di
Campos (Brasile) il salesiano
Mons . Jciao Corso, prelato
uditore del Tribunale della
Rota Romana.
l1 tradizionale saluto
ai missionari
nella Basilica
di Maria Ausiliatrice
a Torino
Mons. Miguel José
Asurmendi, vescovo di
Tarazona (Spagna).
Nell'ottobre scorso è morto
a Budapest Padre Paszto.r.
Aveva 76 anni. Era ispettore
da oltre sei anni e stava
Don Pasztor è
al centro (alla sua
sinistra,
Don Van Looy).
Nel pomeriggio del 7 ottobre
1990 si è tenuta la
suggestiva cerimonia della
120° spedizione missionaria
salesiana. Il nuovo
consigliere per le missioni
Don Odorico, ha consegnato
il crocifisso a una ventina di
missionari presenti, in
rappresentanza del centinaio
che partiranno nel corso
dell'anno. C'erano anche
due volontari laici, destinati
all' Etiopia. Nel salutarli,
Don Odorico ha detto che
in loro vedeva realizzati i
sogni di Don Bosco.
Pensando ai cinque sogni
missionari, egli ricordava
che si sono puJ tualmente
realizzati in Arherica Latina,
Asia e Africa. E li invitava
a partire sentendosi
preceduti dalla certezza
gioiosa che Don Bosco in
qualche modo li aveva già
visti e li accompagnava.

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8 · 1 GENNAIO 1991
COLOMBIA
l1 Collegio
Leone XIII in festa
li Collegio Leone XIII di
Bogota ha celebrato i suoi
primi cento anni di lavoro
tra i giovani . Di particolare
rilievo le tre Eucaristie
celebrate
contemporaneamente una
nel Santuario nazionale di
Nostra Signora del Carmine
e le altre nei due cortili del
Collegio , presiedute dai tre
Vescovi salesiani della
Colombia, Mons. Jesus
Maria Coronado, Mons.
Hector Jaramillo e Mons.
Hector Lopez. Nella serata,
manifestazioni ufficiali in
teatro. La festa giovanile si
era svolta nella domenica
precedente.
Assegnate
111 abitazioni
per iniziativa
dei salesiani
di Medellin
I salesiani della Ciudad Don
Bosco di Medellin hanno
collaborato con
l'organizzazione municipale
« Corvide » alla costruzione
di 111 alloggi per la
popolazione della zona alta
della città, che era stata
danneggiata dalle frane
invernali. La cerimonia
dell'assegnazione delle case,
che si trovano nelle
vicinanze della Ciudad Don
Bosco, è stata presieduta dal
sindaco della città e animata
dai ragazzi della Ciudad
Don Bosco.
I Nella foto: Don
Montalvo, direttore della
Ciudad Don Bosco, con
il sindaco della città.
Il Collegio Leone Xlii di Bogota.
G Pf3N~RE- l-H€- IL
PIV~ orRANPE l"JIJ€Slé.o
~ \\_ ~

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-----------~-
1 GENNAIO 1991 9
nelle frequenti risse, ho
tollerato i loro capricci come
se fossero dei bambini
viziati, trangugiando l'amara
pillola della loro derisione e
commiserazione». Prima di
morire ha confidato: « Volli
farmi indio tra gli indi.
Potevo dire "noi
yanomami" senza stupirli,
perché essi trovavano
naturale quella mia
convivenza».
i giovani in municipio. I
Salesiani erano rappresentati
da Don Juan Vecchi,
Vicario del Rettor Maggiore.
Nel pomeriggio al Tondo si
sono svolte le varie gare
sportive, sponsorizzate dal
Comune.
SPAGNA
Don Modesto Bellido.
ITALIA
Per i cento anni
delle Figlie
di Maria Ausiliatrice
a Lugo
Oltre 1500 giovani delle
PGS dell'Emilia Romagna si
sono ritrovati a Lugo
domenica 30 settembre 1990
in occasione del centenario
della presenza delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Nella
mattinata il sindaco
Giancarlo Ciani ha ricevuto
Don Modesto
Bellido celebra la
messa di diamante
Don Bellido, che fu per
quasi vent'anni consigliere
generale per le missioni
salesiane, il 20 di ottobre ha
ricordato i suoi sessant'anni
di sacerdozio. Per
l'occasione, ha celebrato una
messa solenne a Madrid ,
circondato dall' affetto dei
suoi confratelli. Erano
presenti per il Consiglio
Generale anche Don Vecchi,
Don Odorico e il Regionale
Don Rodriguez.
Dieci anni fa
moriva Don Cocco
Gli ex allievi di Valdocco
hanno voluto commemorare
i dieci anni della morte di
Don Cocco, avvenuta l' 11
febbraio 1980. Essi hanno
ricordato il loro giovane
Direttore Don Luigi,
animatore di piccoli e grandi _
all'Oratorio, le due croci al
valor militare e una
decorazione al valor civile,
ma soprattutto l'eroico ·
missionario. Partito a
cinquant'anni suonati, andò
tra gli indios Guajcas,
diventando uno di loro.
« Con loro ho condiviso il
I mio cibo, ho curato le loro
ferite, li ho riappacificati
Nella foto, Lugo: Don Vecchi con il sindaco
della città e l'ispettore Don Galbusera.
L'eroico
Don Mario Ciceri,
cugino di
Don Viganò
La salma del sacerdote dio-
cesano don Mario Ciceri
nel settembre scorso è sta-
ta traslata dal cimitero di
Brentana (Milano) alla lo-
cale chiesa parrocchiale.
Don Mario fu vice-parroco
a Brentana di Sulbiate ne-
gli anni della seconda guer-
ra mondiale. Con profonda
carità arrivava ovunque in
bicicletta, soccorrendo
quanti avevano bisogno di
lui. Fu investito da un car-
retto mentre tornava a ca-
sa in bicicletta da una delle
sue missioni di carità. Molti
giovani, anche con grave ri-
schio, perché ricercati o na-
scos ii nelle cascine,
donarono per lui il loro
sangue nei 58 giorni della
sua degenza. Si spense alla
vigilia della liberazione a 44
anni. Sin dal 1947 è stata
presentata la richiesta di
beatificazione. Don Mario
Ciceri è gloria della Brian-
za. Cugino in secondo gra-
do di Don Egidio Viganò,
Rettor Maggiore dei Sale-
siani, è uno dei 17 consa-
crati, tra sacerdoti, religiosi
e religiose, della sua fa-
miglia.

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10 • 1 GENNAIO 1991
IL CAPITOLO GENERALE
DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
EoucARE
LA DONNA
IN UNA
SOCIETÀ
CHE CAMBIA
ILa rielezione di Suor
Marinella Castagno.
Nella foto, con le
due consorelle del
Vietnam.
Conversazione con
Suor Graziella Curti, ·
nuova responsabile
FMA per ·ta
Comunicazione sociale
.-- - - Si è concluso il Capito-
lo Generale delle Figlie di Maria Au-
siliatrice, che ha visto le 200
rappresentanti delle oltre 17 .000 suo-
re convenire a Roma da 41 nazioni
diverse per incontrarsi, comunicare
e ricercare insieme su un tema di vi-
vo interesse al quale hanno consacrato
la loro vita: la condizione femminile
e l'educazione delle giovani oggi nei
diversi contesti socio-culturali.
Il Capitolo ha confermato alla
guida della Congregazione Suor Ma-
rinella Castagno e ha mutato note-
volmente il quadro del Consiglio
Generale. Tra l'altro ha dato vita a
un nuovo« dicastero», quello per la
Comunicazione sociale affidandolo
a Suor Graziella Curti, una lombar-
da da anni impegnata nel campo del
giornalismo e attualmente direttrice
della comunità universitaria dell'Au-
xilium a Roma.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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----------,-----#1-
1 GENNAIO 1991 11
L 'educazione
della donna
« La ragazza si trova sempre, an-
che a parità di ceti sociali, in condi-
zioni di maggior povertà e richiede
quindi un'attenzione particolare per
la sua promozione umana e sociale,
specialmente oggi», dice Suor Gra-
ziella, facendo il punto con noi sul
tema del Capitolo Generale e sull'an-
damento dei lavori. « Avevamo già
affrontato il tema dell'educazione
della donna in un convegno a Frasca-
ti nel 1988 e là ci siamo richiamate
ai nostri compiti specifici. Don Bo-
sco ci volle per l'istruzione e l'edu-
cazione delle ragazze, così come i
Salesiani operavano per i ragazzi. Le
Memorie Biografiche ci ricordano
che Don Bosco si trovò di fronte a
una serie di circostanze e di situazioni
- solo apparentemente fortuite -
che lo orientarono alla fondazione di
un Istituto proprio a questo scopo.
La riscoperta delle radici salesiane,
con tutta la carica di memoria e di
vita che trasudano, .ci aveva stimo-
late a ricreare nell'oggi quel grande
sogno delle nostre origini">>.
Il Capitolo si è così lasciato pro-
vocare dalle sfide delle socio-culture,
dalle istanze più urgenti del mondo
giovanile e femminile in particolare.
« Il confronto con la nostra vita per-
sonale e comunitaria è stato imme-
diato», prosegue Suor Graziella. <~Ci
siamo sentite chiamate a indagar(! su
questo mondo-donna di cui tanto si
parla, e che rimane per tanti ancora
inedito; a potenziare il nostro stile di
presenza, a correggere il tiro, a fare
scelte profetiche». Già Suor Marinel-
la Castagno nella sua relazione intro-
duttiva · aveva invitato le Figlie di
Maria Ausiliatrice a ripensare alla lo-
ro vita religiosa e alla necessità di
« integrare i valori evangelici salesiani
perenni con i valori emergenti della
società». È anche il parere di Suor
Graziella: « Ci siamo sentite chiama-
te a gestire con intelligenza la transi-
zione storica, a pensare a un'esisten-
za più inserita tra la gente, ad avere
coscienza del nostro essere donne, ad
acquisire una vera mentalità evange-
lica lontana dall'imborghesimento.
Tutto questo nell'ottica della nuova
evangelizzazione, cioè di un annun-
cio adatto all'oggi, su cui tanto insi-
ste il Papa ».
L'importanza della
comunicazione
Nel Capitolo Generale un ruolo
importante lo ha avuto il tema della
comunicazione, sia come uso e ge-
stione del mass-media, sia come re-
lazione interpersonale.
Le rapide trasformazioni tecnolo-
giche, il loro grande influsso sulla vi-
ta delle persone e dei popoli,
soprattutto delle generazioni più gio-
vani, non possono lasciare indiffe-
renti gli educatori. Per questo è na:ta
una struttura di governo apposita,
con il compito di coordinare il lavo-
ro delle varie ispettorie e dei centri
locali, ridando vita al teatro e ai va-
ri linguaggi multimediali, all'educa-
zione all' uso critico della radio, TV
e cinema e alla formazione del per-
sonale specializzato. « Molta parte
nel cambio esistenziale ce l'ha una di-
versa fruizione di questi mezzi, che
ormai costituiscono la scuola e la fa-
miglia parallele», commenta Suor
Graziella. « Quanto alla donna, è
forte l' incidenza dei mass-media an-
che nella sua promozione o nel con-
dizionamento e nella strumentaliz-
zazione della sua immagine ».
È stata anche analizzata, come di-
cevamo, la relazione interpersonale,
alla luce del movimento di autoco-
scienza femminile a cui veniva orien-
tata la Congregazione. È stato·detto
che la vita di comunità rappresenta
una condizione privilegiata per ac-
quisire una maggior consapevolezza
della ricchezza di essere donne. « Se
riuscissimo a stabilire tra noi relazio-
ni autentiche di comunione », dice
Suor Graziella, « le nostre comunità
si trasformerebbero in luoghi profe-
tici dove si potrebbe esprimere l' ori-
ginalità propria della donna così
come Dio la volle ». Queste comuni-
tà, con tali donne, capaci di vivere
in pienezza la ricchezza della propria
personalità, che si ritrova nel dono
di sé, sono i soggetti privilegiati di
quella evangelizzazione a cui le Figlie
di Maria Ausiliatrice sono chiamate.
Solidali col mondo
e con la storia
Prosegue Suor Graziella: « Nel vil-
laggio mondiale in cui le distanze si
sono .accorciate e le comunicazioni
avvè)ìgono in tempo reale, la solida-
rietà ·sta di casa. Anche durante il
Capitolo abbiamo toccato con ma-
no quanto l'interdipendenza econo-
mica, politica, sociale e culturale non
sia soltanto teorica» . È stato un la-
voro di ricerca e di scoperta illumi-

2.2 Page 12

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12 • 1 GENNAIO 1991
IL NUOVO CONSIGLIO
GENERALE DELLE FIGLIE
DI MARIA AUSILIATRICE
Il nuovo Consiglio Generale.
Madre Marinella Castagno - rieletta Superiora Generale
Madre Rosalba Perotti - Vicaria - nel sessennio precedente era Visitatrice
(originaria del Brasile)
Madre Matilde Nevares - Consigliera per la Formazione - nel sessennio
precedente era Visitatrice (originaria del Perù)
Madre Georgina McPake - Consigliera per la Pastorale Giovanile - nel:;es-
sennio precedente era Visitatrice (di origine scozzese)
Madre Lina Chiandotto - riconfermata Consigliera per le Missioni (di ori-
gine italiana, ma per molti anni missionaria in Cina e nelle Filippine)
Madre Laura Maraviglia - riconfermata Consigliera per l'Amministrazione
(originaria della Campania)
Madre Graziella Curti - nuova - Consigliera per la Comunicazione, origi-
naria di Milano - attualmente Direttrice all'<{Auxilium»
VISITATRICI
Madre Lourdes Barreto - nuova - originaria del Brasile dove è attualmen-
te Ispettrice (Manaus)
·
Madre Antonia Colombo - nuova - origine italiana, precedentemente Pre-
side Facoltà « Auxilium » e attualmente Ispettrice della Meridionale
Madre Anna Maria Deumer - riconfermata - di origine belga
Madre Ciri Hernandez - nuova - di origine spagnola e attualmente Ispet-
trice in Argentina (Bahia bianca)
Madre Elisabetta Maioli - nel sessennio precedente era Consigliera per la
Pastorale Giovanile - di origine italiana.
Madre Anna Maria Mattiussi - nuova - di origine italiana, ma da molti
anni missionaria nelle Filippine dove attualmente è Ispettrice
Madre Lourdes Pino - nuova - di origine spagnola e attualmente Ispettri-
ce ne1le Antille.
nato dalle indicazioni del magistero
ecclesiale e dalla condivisione della
vita quotidiana con suore provenienti
da contesti socio-culturali diversi.
«Abbiamo sentito nelle commissio-
ni e nelle "buone notti" delle nostre
sorelle o nella visione di videocassette
le esigenze di inculturazione del pro-
fondo e misterioso Oriente; la do-
manda di condivisione dell'America ·
Latina; l'appello urgente della giova-
ne Africa; la situazione complessa
dell'Oceania e il desiderio di unità di
un'Europa dai molti volti». E con-
clude: «Ci siamo riconfermate che il
senso della vita consacrata non è
quello del garantismo o della sepa-
razione della gente, ma quello della
"compagnia" e della prossimità col
mondo. Una vita, dunque, ben pian-
tata nel cuore della storia, attenta al-
le novità, curiosa dei problemi delle
donne e degli uomini del nostro tem-
po, pronta a lasciarsi toccare e for-
mare dalla realtà circostante arric-
chendosi nello scambio reciproco».
Un futuro da costruire
Nei loro due mesi di lavoro le Fi-
. glie di Maria Ausiliatrice si sono ca-
ricate di .energie, hanno cercato le
strade per individuare forze nuove
per la loro missione. E si sono lascia-
te con alcune precise convinzioni. Ce
le riassume ancora Suor Graziella:
« La responsabilità di essere donne
educatrici ci ha fatto prendere co-
scienza di dover risvegliare nelle gio-
vani la vocazione a'lla solidarietà
universale con predilezione per i più
poveri. Senza questa condivisione
con ci sarà transizione storica che
sfoci davvero in una cultura della
vita.
Sentiamo inoltre di dover contri-
buire ad illuminare il vero senso del-
1'essere donne, chiamate in partico-
lare a tenere desta la sensibilità per
ciò che è essenzialmente umano.
Se le 1511 comunità delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, presenti in 71 na-
zioni si rinnoveranno coinvolgendo- .
si nel territorio in cui vivono, una
benefica rete vitale avvolgerà il
mondo».
o

2.3 Page 13

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- -- - - - - - ---sB-
1 GENNA IO 199 1 13
NELL'INFERNO DEL LIBANO
« È il 30 luglio 1990. La toyota "tercel station" della no-
stra casa di Hadat-Baalbek è ancora una volta in pista per
un servizio alle altre comunità del Libano. Oggi è diretta
a Kahhale per accompagnarvi suor Teresa Louis, di ritor-
no dall'Egitto dove ha fatto gli esercizi spirituali .
La radio annuncia calma su tutti i fronti. Si parte: con
suor Teresa ci sono fa direttrice suor Lina Fior, suor Mu-
nira Beiruto, la signorina Marie Khairallah e due giovani
del villaggio, Rony - appena sposato - ed Elie, che si
scambiano alla guida.
Si arriva a Kahhale accolte con tanta festa. Non ci si trat-
tiene a lungo perché si teme sempre... La guerra che deva-
sta il Libano da 15 anni ci fa vivere in continua tensione.
Si sa quando si parte ~a non si sa se e quando si ritorna.
Una breve sosta presso il papà di suor Munira, anziano
e ammalato; poi si riprende la via del ritorno. Giungiamo
a Ai'n el Touffaha. Qui si ergono le barricate libanesi e si-
riane separate da un breve trat(o neutrale, ostruito da sac-
chi , barili e montagne di sabbia che i bulldozer hanno
ammucchiato per lasciare accessibile solo uno strettissimo
passaggio a zig-zag dove, una alla volta, avanzano le mac-
chine dopo una minuziosa perquisizione.
La nostra toyota è appena passata quando improvvisa
scoppia la tragedia. I libanesi aprono il fuoco e in brevissi-
mo tempo la zona si trasforma in teatro di guerra.
Una pioggia di bombe cade fitta sulla strada. Le mac-
chine, scansando la barricata siriana ormai deserta, sfrec-
ciano come impazzite per salvarsi comunque.
Anche la nostra va a grande velocità cercando rifugio
presso le suore di Khenchara. Siamo ormai solo a un centi-
naio di metri dalla mèta quando ad una curva - quasi fos-
se appostata ad attendere - una bomba colpisce in pieno
il parabrezza. Per l'infuocato calore questo si fonde pren-
dendo la sagoma dell'obice. Forato il parabrezza, l'ordi-
gno di morte continua la sua traiettoria distruttrice: penetra
nel cruscotto, distrugge i dispositivi di guida e i comandi,
piega l'asse del volante, passa tra i piedi dell'autista, colpi-
sce l'asse di sinistra delle ruote anteriori, spezza il disposi-
tivo elettrico e parte della dinamo di accensione, schianta
freni, ·frizione, pedale della benzina e perforando il grosso
congegno metallico in cui questi sono inseriti sbocca, at-
traverso l'autotelaio, sulla strada.. . Rotola per parecchi me-
tri sul selciato e si ferma - inesploso!!! - al margine.
Misura 35 cm. di lunghezza, 12 di diametro e porta all'e-
stremità un'elica e una punta acuta, colore bronzo e acciaio.
La risposta dei tecnici alla mancata esplosione della bom-
ba è la seguente: vite di accensione spaccata al momento
dell'urto e conficcata nell'asse del volante. Causa dei disa-
stri: l'incandescenza, la velocità e il peso dell'ordigno.
La tecnica, naturalmente, fa il suo mestiere.
Ma pet noi la risposta è di natura diversa, tanto più che
al disastroso quadro si aggiunge un' altra scena terrifican-
te. Mentre plie, l'autista, pesta i piedi a terra per a~certarsi
di essere incolume, suor Munira, Rony e Marie - per ·istinto
di conservazione - escono come frecce dalla macchina e
non si accorgono che la direttrice, spalancata la porta, perde
l'equilibrio prima di posare i piedi a terra e cade, col peri-
colo che la toyota indietreggiando le passi sulle gambe e che
- orrore! - la testa venga schiacciata dall'altra macchi-
na, una BMW lanciata all'impazzata che si blocca, tra le
urla di tutti, a solo mezzo metro di distanza.
Contusa ma incolume, la direttrice viene sollevata da ter-
ra sotto una pioggia di bombe e con gli alt~i passeggeri tro-
va rifugio in una casa vicina.
La macchina abbandonata a se stessa scivola per il pen-
dio e si blocca in mezzo alla strada ostruendo il transito.
Al boato delle bombe si aggiunge ora il suono insistente dei
clacson delle macchine che sopraggiungono a tutta veloci-
tà: tutti sono ansiosi di mettersi in salvo.
Militari siriani intervengono e spostano la nostra toyota
al margine.
Ospitate in quella casa dalle fragili mura, sgranando ro-
sari al lume di una candela, con tanta altra gente passiamo
una notte apocalittica. Sembra la fine del mondo .
A casa la moglie di Rony è inquieta quanto mai. Teme
qualcosa di male perché la macchina non torna e la radio
continua ad annunciare terribili bombardamenti nella zo-
na di Afm el Touffaha. Il padre, per farle coraggio, le di-
ce: "Non stare in pensiero: tuo marito è con le suore e,
anche se cadesse una bomba, q·uesta attraverserebbe la mac-
china senza scoppiare. Le suore sono il parafulmine... ".
Ma il parafulmine è la Madonna, la cui effigie è ancora
intatta sul cruscotto devastato dalla bomba. E lei che ha
salvato da morte certa le sue figlie e i tre giovani. La tecni-
ca deve inchinarsi alla fede, che percepisce nell'intervento
di Maria la sollecitudine di una Madre che protegge e salva
i suoi figli. Grazia strepitosa o miracolo? Maria ·era là...
Per parecchi giorni consecutivi la gente del villaggio di
Hadath e dei villaggi vicini, in gran parte musulmana, con-
tinua ad accorrere per essere benedetta dà' quelle "donne
di Dio, veri angeli sulla terra!".
Suor Adriana Grasso
Hadat-Baalbek
(Libano)

2.4 Page 14

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14 • 1 GENNAIO 1991
GIORNATA
DELLA PACE 1991
VoLONTA 1
PER LA PACE
E ·Lo SVILUPPO
DEL MOND
di Ferdinando
Colombo
Mugombwa, nel sud del
Rwanda. Un gruppo di giovani ita-
liani, nel mese di agosto, vive· un'e-
sperienza di comunione con la gio-
ventù del posto. Saverio, in france-
se e con l'aiuto di un traduttore rac-
conta di Gesù, di Francesco d'Assisi,
di don Bosco. Massima attenzione,
interesse per più giorni negli intervalli
tra le attività del «patronage » di stile
salesiano, ma nessuna domanda da
parte dei giovani. rwandesi. Saverio
chiede ripetutamente le loro impres-
sioni e finalmente un ragazzo chie-
de: « Perché anziché parlare non ci
dai anche tu cibo o vestiti?».
La delusione è grande: è vero che
la povertà di questa regione è parti-
colarmente evidente, ma non si può
continuare· a legittimare la nostra
m~ntalità consumista regalando i
vestiti passati di moda e un po' di
cibo. Non si salva il povero riem-
piendogli la pancia. Bisogna resti-
tuirgli la sua dignità di persona: que-
sta è l'indispensabile premessa al-
la pace, che è piena realizzazione
dell'uomo.
Forte di queste convinzioni appro-
fondite in anni di vita di gruppo e di
esperienze vissute direttamente in
«Se vuoi la pace,
difendi la coscienza
di ogni uomo»
(Giovanni Paolo II)

2.5 Page 15

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- - --
- - ----~#-
1 GENNAIO 1991 15
missione, Saverio risponde con chia-
rezza: « Se per rendervi attenti alla
storia di Gesù vi avessi distribuito ve-
stiti e cibo, voi dipendereste da me,
sareste miei dipendenti e allora Cri-
sto non sarebbe più la forza della vo-
stra libertà».
Mentre parla ha paura che la fra-
se sia troppo dura, troppo lontana
dai bisogni urgenti dei suoi interlo-
cutori; forse li perderà...
Ma un applauso corale di tutti
quei giovanotti esprime la chiara ap-
provazione per le sue parole e per il
suo modo di agire. La rèazione ride-
sta la speranza, rivela una ricchezza
interiore, un senso di dignità che lo
stesso Saverio non immaginava.
La pace, un progetto
da costruire
«Padre nostro... non ci indurre in
tentazione!». Quanti tra i poveri
hanno venduto la loro dignità per un
pezzo di pane; ma quanti tra noi ven-
dono la loro e l'altrui dignità per i
soldi, il potere, il piacere.
Restituire la dignità ad ogni per-
sona, creare le condizioni socio-
economiche perché ogni persona si
realizzi secondo le sue aspirazioni, è
presupposto indispensabile ad un di-
scorso di pace. La pace non è ridu-
cibile ad una situazione di non.
belligeranza o ad un accordo tra sta-
ti. È un progetto da costruire tutti in-
sieme, al quale ciascuno deve
lavorare assiduamente perché consi-
ste in un rapporto armonioso con se
·stesso, con gli altri, con il creato.
Se vuoi la pace rispetta la coscien-
m di ogni persona. Ma la coscienza
non è separabile dalle esperienze con-
crete che costituiscono il tessuto del-
la vita. Il nostro attaccamento agli
idoli del consumismo rende la co-
scienza schiava e incapace di giudica-
re. La presunzione di avere l'unica
risposta possibile al senso della vita
porta al disprezzo delle culture « al-
tre», al disprezzo delle persone « di~
verse»; legittima un tono da
benefattori che si degnano di lasciar
cadere le briciole del loro gozzoviglia-
re a « quei poveracci, arretrati, con
poca voglia di lavorare». Distruzio-
ne della nostra coscienza e distruzio-
ne della dignità altrui.
Net Sud del mondo
La mancanza dei beni necessari
per la vita scatena meccanismi di so-
pravvivenza che sfuggono alla co-
scienza o inducono a legittimare
violenze che rispondono ad altre
violenze.
Ogni giorno muoiono di fame, di
malnutrizione, di malattie conse-
guenti alla sottoalimentazione 40.000
bambini. I sopravvissuti, gli abitan-
ti del Sud del mondo stanno aumen-
tando con un ritmo che raddoppia le
loro popolazioni nell' arco medio di
20 anni, mentre le nazioni ricche ve-
dono diminuire costantemente la lo-
ro popolazione nonostante l'allun-
gamento della durata della vita. Pre-
sto il mondo si presenterà composto
da una minoranza ricca e vecchia di
fronte ad una massa di giovani po-
veri ed affamati. Non ci vuole mol-
to a comprendere che questa è_la
minaccia più evidente alla pace.
Come Saverio, centinaia di giova-
ni e adulti ogni anno sperimentano
se stessi come « operatori di pace» a
contatto diretto con altri popoli. Nel-
l'estate '90 duecentotredici di loro,
suddivisi in venti gruppi si sono re-
cati in Mali, Camerun, Zrure, Kenya,
Rwanda, Etiopia, Madagascar, Ni-
geria, Brasile, Bolivia. Il periodo di
preparazione di sei mesi è stato com-
pletato dall'intervento della comuni-
tà salesiana ospitante, che li ha
sensibilizzati ai problemi concreti
della popolazione.
«La pace è donna»
Sandra è stata nel nord-est del
Brasile: «La pace è donna», dice.
« Anche se le nazioni distruggessero
tutti gli arsenali di armi, fin quando
la donna è analfabeta, costretta a su-
bire le violenze dei maschi, trattata
come un animale da soma, non si
può parlare di pace. La donna, ge-
neratrice cosciente di vita ed educa-
trice responsabile, sarà per ogni
popolo il segno concreto di un·cam-'
mino di pace. Penso di dedicare a
questo ideale alcuni anni della mia
vita».
Dalla sua esperienza africana, Ma-
nuela riporta queste impressioni:

2.6 Page 16

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16 · 1 GENNAIO 1991
« La pace non esiste già confeziona-
ta. Forse non ci sarà mai come situa-
zione definitiva. Noi dobbiamo
camminare insieme per costruirla.
Anzitutto la pace nel profondo, con
se stessi, ma per questo è essenziale
capire il senso della vita: da dove
vengo, dove vado, chi sono. In dia-
logo con i giovani kenyoti ho com-
preso l'importanza decisiva dell'an-
nuncio cristiano. È Cristo la nostra
pace. È per mezzo Suo che cadran-
no i muri di separazione tra tribù, tra
popoli, tra uomo e donna, tra bian-
chi e neri, tra ricchi e poveri, tra ric-
chi di oggetti e ricchi di valori. Ho
deciso di mettere tutta la mia vita a
disposizione di Cristo per il suo pro-
getto di pace: il 31 gennaio entro in
noviziato».
Un nuovo concetto di
progresso e di sviluppo
« Dobbiamo ripartire umilmente
da una critica profonda al nostro
concetto di progresso, di sviluppo»,
I Ad Akure, in Nigeria.
Le fotografie di queste pagine sono
dell'archivio VIS.
IL VIS
Ricevere e colla~~r:ISCARD dà diritto a ·
Frequentare fe biblio;:c~ tutte le l;)Ubb/icaziOni VIS
Sconto 20% su pubbr e e _media teche VIS
Eur~peas~istance: unlC~~: ~oeni LDC
Ass1c~raz1one infortuni nei seg~a~ando le date al VIS
Estrazione a sorte di u . ca~p• d, !avaro missionari
n vtagg10 gratis nel PVS. in gruppo
VIS TORINO 10 155 P.za Rebauden
lelelax 011120~~ ~~ - 1; 101 1/26.69.67
--ROMA 00179 V
. . . CP 14941108
. ia Appia Anlica 126 . lei. 06/51 3.02.53
lelelax 06/51 3.02.76
j
È il volto pubblico, sociale, civile dell'impegno missionario e del
volontariato giovanile vissuto nello spirito di Don Bosco. ·
Il VIS prevede:
- momenti di form~ione alla mondialità e alla solidarietà,
esplicitamente coerenti nella testimonianza dei valori cristiani;
- produzione di sussidi audiovisivi per l'animazione missionaria;
- preparazione dei volontari laici in appoggio alle attività salesiane nei
Paesi in via di sviluppo;
- studio di progetti per le missioni salesiane, ricerca di finanziamenti, .
ecc.
dice Riccardo, di ritorno dalla Nige-
ria. « Paolo VI aveva detto con chia-
rezza che il nuovo nome della Pace
è sviluppo, e Giovanni Paolo II ci ha
insegnato che dobbiamo lottare con
tutte le nostre forze contro i mecca-
nismi perversi che determinano la si-
tuazione di sudditanza e di sfrutta-
mento. E di questi meccanismi, noi
dei paesi europei siamo corresponsa-
bili. L' impegno per la giustizia è in-
dispensabile per poter parlare di
pace. L'impatto diretto con i proble-
mi, con le persone, è importante per
non cadere nella retorica vuota o nel-
le ideologie da tavolino» .
Silvio è salesiano e ha accompa-
gnato un gruppo in Nigeria. Questa
nazione oggi ha 110 milioni di abi-
tanti, ma nel 2000 saranno 200 mi-
lioni e nel 2020 raggiungeranno i 300
milioni, secondo le attuali previsio-
ni. Ecco le sue riflessioni : « Senten-
do parlare dell'Africa possiamo
ridurci alla compilazione di catalo-
ghi di problemi e difficoltà che resta-
no comunque lontani. Entrare
personalmente in relazione con degli
amici, ognuno con un suo nome, un
volto, una sua storia, fa cambiare ra-
dicalmente la prospettiva. Si speri-
menta come il presupposto indispen-
sabile per un vero cammino di giu-

2.7 Page 17

▲back to top
-----------#-
stizia e di pace piena tra i popoli sta
nel riconoscersi e stimarsi a vicenda
come persone, disponibili a ricevere
ancor prima di dare. Prima della
povertà abbiamo incontrato la digni-
tà di mamme che educano alla vita
una numerosa famiglia; la disponi-
bilità a condividere la mensa, la ca-
sa, la festa, con una ospitalità che
non si respira nelle nostre conforte-
voli metropoli. I problemi della Ni-
geria sono grandi e il futuro è colmo
di interrogativi. Ma le persone ven-
gono prima delle difficoltà. La vo-
glia di vivere e il sorriso spensierato
dei baJnbini è già motivo di speran-
za e di impegno sufficiente per scom-
mettere la vita a loro servizio, come
stanno facendo i missionari. Cammi-
nare insieme per un mese è stato per-
correre un tratto brevissimo di strada
comune. Però può segnare una svol-
ta decisiva se diventa l'occasione per
scoprire dal vivo che tutti gli uomini
sono stati creati per vivere come
fratelli».
Sono in molti a sottolineare che
tra i poveri hanno visto situazioni che
scatenano violenza ma il dato più co-
stante è la solidarietà.
Stefania ne ha fatto esperienza ne-
gli slum di Nairobi e Paola nelle fa-
velas di La Paz.
È stata distrutta dal fuoco una po-
vera casa tra le baracche di Nairobi,
dove in due kilometri quadrati vivo-
no 150.000 persone, tutti hanno por-
tato qualcosa alla famiglia che è
rimasta senza tetto; chi non aveva
nulla da portare è venuto per stare
con loro, in silenzio, a testimoniare
la condivisione del dolore e della
speranza.
A La Paz Paola e amici hanno con-
diviso una giornata di ritiro con i gio-
vani poveri di una periferia disu-
mana. Hanno messo in comune ci-
bo, riflessioni, preghiera: quasi una
folgorazione che li ha gettati giù dal
cavallo della loro presunzione e han-
no scoperto, attraverso il contatto di-
retto, la qualità di una vita diversa
e l'indispensabile scambio di ricchez-
ze nella comunione.
Stiamo imparando a camminare
insieme portando il nostro piccolo
contributo ad un mondo di pace. Co-
struire pace vuol dire amare, ma sen-
za scegliere, accettando i compagni
di viaggio che il Signore ci ha dato.
Ferdinando Colombo
1 GENNAIO 1991 17
.-Bon B-osco--
Educare alla pace
e all'ambiente
di Nicola Palmisano
« Dopo la battaglia di Solferino, ho sempre detto che la guerra è cosa
d'orrore, e io la credo veramente contraria alla carità».
È questa una coraggiosa affermazione di Don Bosco pubblicata su un
volumetto apparso a Torino verso la fine del 1859, dopo la II Guerra d'In-
dipendenza, in un clima collettivo di ubriacatura e di esaltazione patriot-
tica, di feste e di dichiarazioni retoriche dei «grandi» della politica.
« Dopo la battaglia di Solferino».
E cosa avrebbe detto o scritto Don Bosco dopo Hiroshima e Nagasaki,
dopo i bombardamenti a tappeto di inermi e stremate città ormai abitate
soltanto da anziani, bambini, donne e malati, dopo i lager e i campi di
sterminio, dopo l' «olocausto»? E cosa direbbe oggi di fronte al catastro-
fico potenziale di armi atomiche, chimiche e batteriologiche possedute da
tanti eserciti?
« La guerra è cosa d'orrore», certo, ma altrettanto orrenda è l'ideolo-
gia che la produce, una cultura politica ed economica di guerra e di mor-
te, mascherata appena dalla blandizia del consumismo. Pace, allora, vuol
dire innanzitutto prendere quotidianamente le distanze, per quanto sta in
noi, dalle dinamiche perverse della società dell'avere, capace soltanto di
costruire« oggetti»,« prodotti», «roba» e« rìfiuti » in città dove non c'è
posto per la vita e per lo spirito e per la pace, dove l'uomo non conta nul-
la, perché a Dio si è sostituito il Vitello d'oro del Denaro.
« Io la credo veramente contraria alla carità» la guerra.
È una delle più radicali condanne della guerra, di ogni guerra: non esi-
stono guerre «sante» o «giuste». La guerra non ha assolutamente nulla
a che vedere con Colui che è per essenza carità e pace e che ha inviato
il suo Figlio nel mondo per testimoniare e annunciare e realizzare, come
Agnello, la Pace e la Riconciliazione, proclamando «beati» i miti, i mise-
ricordiosi, i costruttori di pace che saranno chiamati « figli di Dio».
Ed è contraria anche alla ragione, la guerra: tra gli uomini la violenza
non può essere la via alla soluzione dei conflitti. Dunque « Pacem in ter-
ris » e « mai più la guerra», secondo l'insegnamento costante di tutti i pa-
stori supremi di questo nostro secolo!
Riponiamo la nostra speranza in Dio e in tutti coloro che come Gio-
vannino Bosco si rendono « umili, forti e robusti», nei poveri, nei senza
potere, nei giovani e in tutti coloro che con le loro iniziative forti e resi-
stenti e pazienti, con la loro lotta non violenta diventano fermenti di giu-
stizia e di pace, costruttori della « civiltà dell'amore e della solidarietà».
La nostra speranza è riposta anche in tutti coloro che con il loro impegno
quotidiano professionale e familiare, sociale e politico, nelle associazioni
del volontariato e nelle istituzioni, spezzano il cerchio infernale della vio-
lenza, della demolizione dei valori, della sopraffazione e dell'imbroglio.
Le difficoltà che si incontrano sono tantissime e proprio per questo di-
ventano sfida, e comunque la speranza è d'obbligo per tutti, a cominciare
dai cristiani.

2.8 Page 18

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18 , 1 GENNAIO 1991
di Antonio Martinelli
IL PESO
DELLE PAROLE
Nell'anno centenario di Don Bosco, Giovan-
ni Paolo II ha offerto al mondo salesiano e al-
la Chiesa la« Iuvenum Patris », che presenta ed
esalta l'esperienza spirituale e pedagogica di
Don Bosco. Da questo numero, Don Antonio
Martinelli, nuovo responsabile SDB per la Fa-
miglia Salesiana e per la Comunicazione socia-
le, ce ne presenta un commento. Per ricuperare
la ricchezza di questo documento .
Che cosa rimane di una persona
nella storia che continua? Una rispo-
sta immediata, e per molti aspetti
scontata, è: « Restano e sopravvivo-
no le opere, le cose, le realizzazioni!».
Difficilmente ci si riferisce alle « pa-
role ». È il segno della crisi della pa-
rola nella nostra cultura contempo-
ranea.
Le parole sono .. . parole! si affer-
ma da molte parti.
Saremo seppelliti dalle parole scrit-
te e da quelle proclamate! sentenzia-
mo facilmente . -
Non mancano considerazioni di-
verse, forse meno numerose ma non
meno significative.
~Giovanni Paolo II non teme di ri-
pbrtare alcune parole dell'esperienza
di don Bosco, nella lettera «luvenum
Patris », come pietre miliari di una vo-
cazione che ·matura.
Sono parole che •sintetizzano un
lungo processo educativo e spirituale.
Il Papa ne ha scelto otto in parti-
colare. Hanno avuto un peso consi-
derevole nella vita del Santo dei
giovani e continuano ad avere un si-
gnificato provocatorio ancora oggi .
Ecco· le parole che raccontano la
scelta fondamentale:
« Basta che siate giovani, perché io
vi ami assai» (IP n 4).
« Qui con voi mi trovo bene: è
proprio la mia vita stare con voi»
(IP n 12).
« Io per voi studio, per voi lavoro,
per voi vivo e per voi sono disposto
anche a dare la vita » (IP n 14). ·
« Fate conto che quanto io sono,
sono tutto per voi, giorno e notte,
mattino e sera, in qualunque momen-
to. Io non ho altra mira che di pro-
Cl,frare il vostro vantaggio morale, in-
tellettuale e fisico» (IP n 14).
Non sono parole innocue. Condi-
zionano e orientano una vita .
Altre espressioni non si contenta-
no di designare un metodo pedagogi-
co, ma vogliono esprimere una
dimensione nuova del e nel rapporto
educativo e arricchiscono l'animo del-
l'educatore.
«L'educazione è cosa di cuore»
(IP n 12).
« I giovani non siano solo amati,
ma che essi conoscano di essere ama-
ti» (IP n 12).
La sapienza del Santo, infine, si
manifesta nella scelta delle parole più
semplici per comunicare le verità più
profonde.
« Bisogna far passare Iddio nel
cuore dei giovani non solo per la por-
ta della chiesa, ma della scuola o del-
1'officina» (IP n 20)~
« Colonne dell'edificio educativo
sono l'Eucarestia, la Penitenza, la de-
vozione alla Madonna, l'amore alla
Chiesa e ai suoi pastori » (IP n 11).
Le parole non sono vuote e s uper-
flue, inutili, se vivono nelle persone
e nelle istituzioni, come un'anima che
vivifica .
I Salesiani ci sono, operano e vi-
vono perché orientati e sostenuti an-
cora oggi da quelle parole.
Perché non provano i genitori e gli
educatori a ripeterle, togliendo un po'
di incrostazioni che il tempo trascor-
so e la pigrizia presente rischiano di
nascondere all'attenzione operosa?
Scoprirebbero la ricchezza e la for-
za che conservano ancor oggi, capa-
ci di un 'altra rivoluzione educativa
come ai tempi di don Bosco.
DON BOSCO
_UN SOGNO
CHE CONTINUA
Chi annuncerà
Cristo ai giovani
nel 2000?
Milioni di giovani vogliono
dare un significato al pro-
prio vivere, attendono una
parola di speranza, l'aiuto
per vincere la loro soli-
tudine.
I SALESIANI
DI DON BOSCO
Oltre 35.000 sacerdoti, suore
e religiosi laici che da oltre 100
anni come Don Bosco hanno
scelto come programma di vita
quello di portare ai giovani l'amo-
re di Dio in tutte le nazioni del
mondo.
Se la proposta ti interessa e
vuoi saperne di più, eccoti qual-
che riferimento telefonico:
Piemonte:
D, Francesco Lotto (011) 26.61.60
D. Pietro Migliasso (0321) 27.166
D. Luigi Prunetto (0161) 64.705
D. Alberto Zanini (011) 52.24.514
Lombardia:
-D. Virginio Ferrari (0363) 49.255
Emilia-Romagna
D. Maurizio Spreafico (051) 35.85.01
Veneto:
D. Gigetto De Liberali (045) 56 .30.44
D. Carlo Susana (045) 56.30.44
D. Claudio Filippin (04) 59.02.338
Liguria-Toscana:
D. Ermanno Branchetti (010) 64.69.288
Zona centro-est
D. Alvaro Forcellini (085) 90.63.330
Lazio:
D. Maurizio Verlezza (06) 780.68.41
Sardegna:
D. Salvatore Cossu (070) 65.86.53
Zona Sud:
D. Tobia CarotMuto (081) 75.11 .029
Sicilia:
D. Vincenzo Grosso (095) 72.11.569

2.9 Page 19

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DOSSIER
s8
1 GENNA IO 1991 19
1990,
ordinario,
emozione.
anche

2.10 Page 20

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20 1 GENNAIO 1991
UN CAPITOLO
GENERALE
PER EDUCARE
I GIOVANI ALLA FEDE
« Guardando a voi mi domando
come abbia fatto Don Bosco a riu-
nire dal mondo persone così valide
che hanno in comune gli stessi senti-
menti, le stesse preoccupazioni, che
sono poi quelle vive di Don Bosco!»,
così diceva Don Egidio Viganò nel
giorno della sua rielezione a Rettor
Maggiore, pensando ai 205 Salesia-
ni partecipanti al 23° Capitolo Ge-
nerale dei Salesiani, provenienti da
tutto il mondo. Mancavano soltan-
to i due rappresentanti del Vietnam,
mentre erano questa volta al gran
completo i delegati dell'Est europeo.
Quando Don Bosco convocò il pri-
mo Capitolo Generale nel 1877, i ca-
pitolari erano 23. Durò 13 giorni e
si tenne nella cittadina di Lanzo, a
pochi chilometri da Torino . Il 23°
Capitolo Generale si è tenuto a Ro-
ma, ed è durato dal 9 marzo al 5
maggio. Il tema era di particolare ur-
genza: Educare i giovani. alla fede .
Tra i delegati, molti avevano la re-
sponsabilità della pastorale giovani-
le ispettoriale, quasi per esprimere
una volontà precisa di dare chiarez-
za e impulso agli orientamenti loca-
li. Più di metà avevano meno di 50
anni.
Al termine dei lavori, in un volu-
me di 268 pagine sono stati riassunti
l'itinerario dei lavori e le conclusio-
ni operative. Impossibile qui dare an-
che solo una traccia del contenuto.
Ci proponiamo di farlo nei prossimi
mesi, perché il tema risponde alla
stessa ragion d'essere della Famiglia
Salesiana. Il Rettor Maggiore ha
espresso la sua soddisfazione con
queste parole: « Il sessennio trascor-
so è stato pieno di lavoro. Adesso
dobbiamo guardare al nuovo sessen-
nio. lo per l;)rimo guardo con più in-
teresse a questo sessennio. E lo faccio
con ottimismo, pensando al tema del
Capitolo e all'armonia, alla conver-
genza con cui lavoriamo. Rappresen-
tiamo diverse culture e situazioni.
Non può non meravigliare tanta di-
versità culturale e sociale insieme a
tanta convergenza di animo per lo
stesso ideale: l'educazione alla fede
dei giovani». E il nuovo Vicario ge-
nerale Don Vecchi esprimeva la sua
fiducia nella bontà del carisma sale-
siano: «Ci sono segni di tenuta e
di speranza. Dovunque si pianta il
carisma salesiano c'è una risposta ge-
nerosa di fiducia. La nostra difficol-
tà non sono gli insuccessi. Ovunque
diamo vita a un gruppo, a un'ope-
ra, a un'iniziativa, la gente si radu-
na attorno e persone e comunità
maturano. È ciò che ha riaffermato
il Papa con la sua presenza e con le
sue parole. Ci ha comunicato tanta
fiducia che quello che cerchiamo di
essere e di fare è attuale, è urgente,
è valido».
L'INCONTRO DI
GIOVANNI PAOLO II
CON I SALESIANI
Martedì primo maggio Giovanni
Paolo II ha incontrato i membri del
23° Capitolo Generale riuniti in as-
semblea. L'inaspettata visita è stata
accolta dai capitolari come segno di
particolare benevolenza e di apprez-
zamento. « Ho tenuto in modo par-
ticolare ad incontrarvi in questa
vostra casa», ha detto il Papa rivol-
gendosi ai capitolari, « per esprimervi
concretamente il mio personale inco-
raggiamento e la viva riconoscenza
della Chiesa, al cui servizio così atti-
vamente operate». E poi ha voluto
conoscere e salutare personalmente
ciascuno di loro. Il Rettore Maggio-
re ha accolto il Papa esprimendo am-
mirazione e gratitudine per quel suo
gesto di paternità e ha impegnato i
Salesiani a ricambiare con una « rin-
novata adesione alla Cattedra di Pie-
tro e con un instancabile impegno
operativo per essere, nella Chiesa,
dei solerti "missionari dei giova-
ni"». Giovanni Paolo II si è quindi
rivolto all'assemblea capitolare con
un discorso.
« Siate a servizio dei giovani»
« Al centro delle vostre attenzioni
ci siano sempre i giovani, speranza
della Chiesa e del mondo, verso i
quali tutti guardano con fiducia e
trepidazione», ha esortato il Papa.
« Nelle Nazioni più ricche, come nei
Paesi più poveri, siate sempre al lo-
ro servizio, specialmente siate atten-
ti a coloro che sono più deboli ed
emarginati. Recate a ognuno di essi
la speranza del Vangelo, perché li
aiuti ad affrontare con coraggio la
vita, resistendo alle tentazioni dell 'e-
goismo e dello scoraggiamento. Sia-
te per loro padri e fratelli, come Don
Bosco vi ha insegnato». E l'invito a

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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----------~-
1 GENNAIO 1991 21
Giovanni Paolo Il tra i capitolari.
« Al centro delle vostre attenzioni
ci siano sempre I giovani!"· (Foto
A. Mari)
pastorali"» (Juvenum Patris, 13). E
concludeva con una benedizione ric-
ca di toni familiari: « Invoco su tutti
voi ·la continua protezione di Maria
Ausiliatrice, Madre della Chiesa; El-
la sia per voi, come lo fu per San
Giovanni Bosco, la Maestra e la Gui-
da, la Stella della nuova evangeliz-
zazione. A voi, ai vostri confratelli
e a tutti i membri della grande Fa-
miglia Salesiana imparto di cuore
l'Apostolica Benedizione».
Giovanni Paolo Il con il Rettor Maggiore e Don Vecchi. (Foto A. Mari)
tmitare Don Bosco tra i giovani d'og-
gi, si è fatto anche più esplicito: « Ca-
ri Salesiani di Don Bosco, guardate
sempre al vostro Santo Fondatore e
alla genialità evangelica del suo me-
todo pedagogico e rilancerete tra i
giovani la sua preziosa eredità! Il suo
messaggio educativo "richiede di es-
sere ancora approfondito, adattato,
rinnovato con l'intelligenza e corag-
gio, proprio in ragione dei mutati
contesti soèio-culturali, ecclesiali e
Il pranzo con i capitolari
L'incontro del Papa con i Salesia-
ni si è trasformato presto in un sim-
patico e gradito incontro di famiglia,
che si è fatto anche più cordiale e
amichevole nel corso del pranzo che
Giovanni Paolo II ha voluto condi-
videre fraternamente coi capitolari.
I vari gruppi linguistici hanno dato
vita a una mini-accademia, alla quale
il Papa ha replicato con un interven-
to improvvisato, interrotto spesso
dall'applauso, espressione di vivo
gradimento.
« Stando qui», ha detto il Papa, ri-
cordando di essere vissuto negli an-

3.2 Page 22

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22 I GENNAIO 1991
ni giovanili in una parrocchia sale-
siana, « torno ad un altro luogo sa-
lesiano della mia città e della mia
parrocchia, da dove sono uscito: la
parrocchia di Santo Stanislao Ko-
stka, a Cracovia. È là che ho passa-
to la mia giovinezza difficile, a causa
della guerra, ma anche piena di ispi-
razioni, grazie alla parrocchia e alle
persone che vi ho incontrato duran-
te l'occupazione nazista. Vi sono poi
ritornato più volte: come sacerdote,
per celebrarvi la prima Messa, come
Arcivescovo di Cracovia, come Car-
dinale». E ancora una volta esprime-
va la sua simpatia, ma soprattutto le
speranze del lavoro salesiano tra i
giovani: « La Provvidenza vi ha ve-
ramente benedetto; ha benedetto l'o-
pera del vostro Fondatore, San
Giovanni Bosco, dandogli una gran-
de capacità di "attrarre". Si tratta
sempre di una vocazione che attrae:
Lui stesso, Don Bosco, i Salesiani ed
i giovani vanno sempre insieme. Vi
auguro di proseguire su questa linea,
la linea del carisma salesiano di San
Giovanni Bosco».
.
Il Papa, gradito ospite, a tavola col salesiani capitolari. ccStando qui con voi,
penso al mei anni giovanili vissuti In una parrocchia salesiana».
(Foto A. Mari)
LA BEATIFICAZIONE DI
DON FILIPPO RINALDI,
TERZO SUCCESSORE DI
DON BOSCO
« Spettacolo di Paradiso», l'ha defi-
nita il postulatore Don Fiora la mat-
tinata del 29 aprile. Per la beatifi-
cazione di Don Filippo la piazza as-
solata di San Pietro è stata invasa da
una folla immensa proveniente dal-
l'Italia e dal mondo intero.
Le parole di Giovanni Paolo. II
Il Papa nell'omelia ha sintetizza-
to la sua vita, vissuta all'ombra di
Don Bosco, di cui è stato immagine
straordinariamente efficace. Ha det-
. to il Papa: « La sua vocazione nac-
que dall'incontro con l'Apostolo dei
giovani, dal quale fu avviato perso-
nalmente sulla strada della formazio-
ne religiosa e sacerdotale. Ne emulò
le virtù e le caratteristiche, tanto da
essere chiamato sua ''immagine vi-
Ecco come Salvador Rosés i
Llugany, gi.ovane allievo del Col-
legio di Sarria in Spagna al tempo
in cui Don Rinaldi era direttore, lo
descrive a distanza di anni. Sono
i ricordi di un ragazzino dotato di
molta sensibilità, che ci ha lascia-
to una delle testimonianze più acu-
te su Don Rinaldi:
«Solo io», afferma nella sua te- ·
stimonianza, «posso dire come ci
aveva affascinati tutti. Quella sua
allegria inalterabile e serena come
la superficie dei laghi italiani; quel-
la soavità del trattare che neppu-
re le più difficili ribellioni riuscivano
a scomporre; quella paternità pro-
fonda e contagiosa; quelle grosse
mani da atleta, che l'amore santo
rendeva lievi; quello sguardo cosl
personale, così personale, di un
fascino irresistibile, che aveva dei
riflessi sovrumani; quella parola
calda, che scendeva come un bal-
samo sopra la ferita aperta e le da-
va conforto e sollievo; infine quello
spirito cosl umano e pieno di com-
prensione, che già solo con un lie-
ve soffio allontanava le nebbie più
nere delle coscienze, infondendo
speranza e ottimismo e facendo
gustare ore di cielo. Tutto questo
è quello che io e i miei compagni
vedevamo con i nostri occhi di ra-
gazzini ».

3.3 Page 23

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Sabato 7 aprile, vigilia della domenica delle Palme, proclamata dalla Chiesa Giornata Mondiale della Gioventù, Don Egidio Viga-
è stato eletto per la terza volta Rettor Maggiore dei Salesiani.
Nei primi giorni della Settimana Santa sono stati scelti anche gli altri Consiglieri e i Regionali. Il Consiglio Generale, che è risulta-
to notevolmente rinnovato, si è recato nei giorni seguenti in pellegrinaggio nella terra di Don Bosco. La foto li" ritrae in gruppo davanti
alla casa della fanciullezza del Santo dei giovani. Da sinistra a destra: Don Omero Paron, economo generale; Don Thomas Panakez-
ham, regionale dell'Asia; Don Martin McPake, regionale per le nazioni di lingua inglese; Don Domenico Britschu, regionale per il
nord-Europa e l'Africa centrale; Don Juan Vecchi, Vicario del Redor Maggiore ; Don Carlos Techera, regionale per le nazioni del-
1'Atlantico; Don Egidio Viganò, Rettor Maggiore ; Don Luc Van Looy, consigliere per la pastorale giovanile; Don Francesco Maracca-
ni, segretario generale; Don Antonio Martinelli, consigliere per la Famiglia Salesiana e per la comunicazione sociale; Don Antonio
Rodriguez Tallòn, regionale per le nazioni iberiche; Don Giuseppe Nicolussi, consigliere per la formazio1_1e ; Don Luciano Odorico,
consigliere per le missioni; Don Giovanni Fedrigotti, regionale per l' Italia e il Medio Oriente ; Don Guillermo Garcia Montano, regio-
nale per la zona Pacifico-Caribe. Nella foto, ultimo a destra, vi è anche Don Augustyn Dziedziel, delegato per la Polonia.
Al termine dei lavori del 23° Capitolo
Generale, i 205 Salesiani presenti han-
no inviato vari messaggi alla Famiglia
Salesiana. In particolare il Rettor Mag-
giore, a nome di tutti, ha scritto una
« Lettera aperta ai giovani» . Ne ripor-
tia,no qualche passaggio. A pag. 26 il
saluto ai Cooperatori e agli Exal/ievi.
Dalla lettera di Don Viganò
ai giovani
«Don Bosco ti chiama per nome ; ti
propone un progetto; ti offre buona
compagnia; ti addita un ideale di non
difficile "santità giovanile": semplice
e quotidiana, interiore e apostolica,
gioiosa e condivisa.
Egli lancia a te e a tutti voi, giovani,
un appello che gli sta tanto a cuore.
Lo esprimo con lo slogan "giovani per
i giovani" inventato da alcuni di voi.
Il suo significato l'hai già intuito: col-
tivare l'amicizia con Cristo vuol dire
schierarsi dalla sua parte, farsi.carico
del suo concreto progetto, vivere per
gli altri, far crescere il bene nella so-
cietà. Le "beatitudini evangeliche",
che sono l'autobiografia di Gesù , co-
stituiscono la vera modalità interiore
in cui impegnarsi.
Le ricorrenti forme di morte, come
I La rielezione di Don Egidio Viganò: cc Il Capitolo ci dice di
progettare con animo grande_, di diventare dei vulcani di apostolato
tra i giovani. Come era Don Bosco».
lo sfruttamento, l'alienazione, la pre-
potenza, l'ingiustizia, la discrimina-
zione, l'intolleranza... rappresentano
minacce che fanno degenerare la vita
e rovinano la storia. Servono lottatori
per il trionfo del bene! Così, con lo
spirito delle beatitudini, la fede cri-
stiana apparirà veramente come ener-
gia della storia.
A te, a ciascuno di voi, tocca il com-
pito di apportare questa forza spiri-
tuale alla trasformazione del mondo».

3.4 Page 24

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vente''. Arse di amore per la Chiesa
e ne promosse la presenza rinnova-
trice tra i popoli con una autentica
mobilitazione missionaria, anche di
giovanissimi. Ben ·consapevole della
importanza dei laici, ne curò l'orga-
nizzazione e la formazione spiri-
tuale, seguendo moderni criteri. L'o-
ratorio femminile da lui diretto pres-
so le Figlie di Maria Ausiliatrice di
Torino diventò così un centro di in-
tensa vitalità ecclesiale con associa-
zioni religiose, culturali, sociali,
ricreative. Fu proprio il fervido cli-
ma di fede che vi fioriva a dare ori-
gine ad un gruppo di "vita
consacrata nel mondo", sviluppatosi
oggi nel solido Istituto laicale delle
"Volontarie di Don Bosco". Don
Rinaldi fu soprattutto infaticabile
promotore della grande Famiglia Sa-
lesiana, nei suoi vari Gruppi, ed ope-
rò perché essa si sviluppasse sempre
come valida, coordinata e duttile for-
I za per l'educazione cristiana dei gio-
vani e dei ceti popolari».
Il saluto del Postulatore Don Flora. (Foto A. Mari)
In alto, panoramica su Piazza San Pietro Il 29 aprile. (Foto A. Mari)

3.5 Page 25

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:-------------5'1-
1 GENNAIO 1991 25
- Suor Carla, decorata della medaglia al valor militare . (Foto A. Mari)
La testimonianza di
Suor Carla De Noni
Nel pomeriggio del 29 aprile pres-
so l'Università Salesiana di Roma si
è tenuta la commemorazione ufficia-
le del nuovo Beato. Alla cerimonia
ha portato la sua eccezionale testi-
monianza Suor Carla De Noni, at-
tualmente Superiora della Congre-
gazione della Passione di NSGC. La
suora è testimone vivente del mira-
colo ottenuto per intercessione del
Beato Filippo Rinaldi.
Negli anni dell'ultimo conflitto
mondiale, Suor Carla si prestò spes-
so per fare da collegamento coi par-
tigiani che si trovavano sulle colline,
per rifornirli di cibo . Anche il 20
aprile del 1945, su un treno che uni-
va Mondovì con Villanova, si accin-
geva a compiere la stessa missione,
quando un aereo alleato mitragliò il
convoglio. La Suora rimase ferita
gravemente, con la mandibola spap-
polata, i muscoli della lingua tron-
cati, colpita da cinque pallottole, che
non le risparmiarono neppure la
schiena. Portata alla casa religiosa
senza tante speranze, dopo le inutili
cure di varie settimane, la superiora
le fece stringere tra le mani un faz-
zoletto appartenuto a Don Rinaldi.
Più tardi il dottore scoprì con sua
meraviglia che sei centimetri d'osso
erano cresciuti al posto del buco e
che la Suora tornava a parlare e a ci-
barsi. Suor Carla De Noni è stata de-
corata di «medaglia d'argento al
valor militare», con la qualifica di
« partigiana combattente».
Il Beato Filippo Rinaldi nacque
il 28 maggio 1856 a Lu Monferra-
to, in Piemonte, un paese genero-
so di.vocazioni. In quella zona, a
Mirabella, Don Bosco aveva aper-
to il suo primo collegio fuori Tori-
no. Filippo ci andò a 9 anni ed
ebbe l'awentura di incontrare Don
Bosco e di confessarsi da lui. Più
tardi ricorderà di avere visto Don
Bosco « rifulgere all'improvviso di
luce arcana nel volto ». Al termine
del primo anno di collegio però tor-
nò in fam iglia e fino all 'età di 20
anni riprese il lavoro dei campi.
Don Bosco dopo l'incontro di Mi-
rabella non lo perse di vista e lo
sollecitò più volte a scegliere la vo-
cazione sacerdotale, per la quale
Filippo non si credeva preparato.
Solo nel 1875 si decise a lasciare
il paese e andò a completare gli
studi in una casa di vocazioni adul-
te a Sampierdarena, e in breve
tempo divenne salesiano e sa-
cerdote .
Prima esperienza salesiana
Don Bosco, che lo conosceva
bene, nel 1883, dopo appena un
anno di sacerdozio, lo nominò di-
rettore di una casa per v,ocazioni
adulte. Qui Don Rinaldi rivelò le
sue doti di educatore finissimo e
· saggio. A Torino per cinque anni
ebbe la fortuna di potersi confes-
sare ogni settimana dallo stesso
Don Bosco.
Nel 1889 fu mandato in Spa,
gna, come direttore della casa di
Sarria (Barcellona) e poi ispettore.
Egli amò la Spagna come se vi fos-
se nato e si guadagnò la simpatia
generale come rappresentante del
Rettor Maggiore. Con una attività
straordinaria, aperse 21 nuove ca-
se, avviò e incrementò la presen-
za delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Terzo successore di Don Bosco
Nel 1922 fu eletto Rettor Mag-
giore. I salesiani con lui passaro-
no da 4000 a 8000 e le opere da
400 a 650. Ma tu soprattutto un
maestro di vita interiore e del la-
voro santificato.
Come in Spagna, cosl a Torino
· tu sempre vicinissimo alle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
Sensibilissimo ai tempi , a lui si
deve l'avviamento del progetto di
una nuova torma di vita consacra-
ta nel mondo, che diventerà l'Isti-
tuto Secolare delle Volontarie di
Don Bosco, che oggi si estende in
tutto il mondo e conta più di mille
membri.
Don Rinaldi intuì l'importanza
dei laici nella Chiesa e promosse
le associazioni dei Cooperatori e
degli Exallievi.
Per le missioni suscitò un 'au-
tentica mobilitazione, anche di gio-
vanissimi. Nei suoi anni partirono
1868 Salesiani e 613 Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice .
Morì il 5 dicembre 1931 a 75 an-
ni. Per la sua bontà, la serenità
dello spirito, l'azione ardita e cal-
ma, era apparso a tutti come l'im-
magine vivente di Don Bosco.

3.6 Page 26

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26 1 GENNAIO 1991
Il saluto dei capitolari
ai cooperatori
II CG23 dei SBD, dopo aver a lun-
go ripensato il tema della educazio-
ne dei giovani alla fede, a con-
clusione, invita tutti voi, Cooperatori
e Cooperatrici, a rispondere volen-
tieri, con generosità ed entusiamo,
alla voce insistente di Don Bosco,
che oggi, alle soglie del Terzo Millen-
nio, vi esorta all'impegno apostolico.
In modo speciale sentano questo
appello i più giovani tra voi e l'ac-
colgano con gioia per farsi missionari
dei loro coetanei.
Per mezzo di questo Capitolo Ge-
nerale, è sempre Don Bosco che in-
coraggia tutti ad associarsi al suo
lavoro di educazione, e soprattutto
di educazione alla/della fede dei gio-
vani, diventando per essi Vangelo vi-
vo (cf. RVA 13).
II Vangelo è indispensabile, come
lo è l'acqua, il fuoco, l'amore... Sen-
za Vangelo la società si disumaniz-
za. La documentata prova storica di
questa verità è sotto gli occhi di tut-
ti. Urge quindi far crescere i valori
evangelici nei giovani che sono l'av-
venire della società e della Chiesa.
Occorre preparare « onesti cittadini
e buoni cristiani» per il Terzo Mil-
lennio ormai alle porte. Urge assicu-
rare la presenza trasformatrice della
fede cristiana negli ambienti, nei
meccanismi umano-storici, nei gan-
gli strategici dei sistemi, nelle strut-
ture socioeconomiche e sociocultu-
rali, evangelizzando i segni dei tem-
pi: è questa la « nuova evangelizza-
zione», alla quale ci invita il Papa
Giovanni Paolo II.
Don Bosco ha voluto innestare la
vostra «secolarità» nella vocazione
«religiosa» di SDB e FMA, non sie-
te soli in questo compito immenso:
siamo in comunione, siamo Famiglia
Salesiana mobilitata apostolicamente
nello Spirito Santo e nella Chiesa, a
offrire semi di Cielo ai solchi della
nostra Terra.
Ci rendiamo conto che a noi Sale-
siani resta ancora della strada da
fare per giungere a un effettivo eser-
cizio del nostro compito e della no-
stra responsabilità di animazione, e
per contribuire alla formazione e al-
lo sviluppo della vostra missione lai-
cale. Più che a livello di efficienza
organizzativa, la vostra presenza va
considerata sulla linea di tale com-
plementarità apostolica: voi Coope-
ratori concorrete con la specificità
del vostro ministero al compimento
dell'unica missione salesiana; siete
parte di noi stessi.
Don Bosco ci manda fianco a
fianco, fratelli nell'unità della sua
Famiglia spirituale, «pronti a dedi-
care non promesse, ma fatti, solleci-
tudini, disturbi e sacrifizi » (MB 13,
262) ai giovani, specialmente «i più
poveri, abbandonati, pericolanti» e,
con l'indole geniale del proprio ca-
risma, contribuire costruttivamente
in varie forme all'impegno apostoli-
co della Chiesa e comunicando ai
giovani e a tutti coloro che incontre-
remo sul nostro cammino l'Amore
smisurato del Padre Celeste.
Il saluto agli exallievi
Voi exallievi ed exallieve di Don
Bosco, in virtù dell'educazione rice-
vuta, siete chiamati a divenire nella
società testimoni e portatori di una
missione giovanile.
Quelli, poi, tra voi che hanno il
dono della fede cristiana, sono an-
che partecipi dell'attività educatrice
della Chiesa: in forza della comune
dignità battesimale, infatti, ciascun
fedele è corresponsabile di questo
impegno.
La presenza operativa della vostra
Federazione potrà estendersi ad una
molteplicità di forme e attività e po-
trà svolgersi sia in strutture ecclesia-
li o in ambienti civili e sociali, dove
spesso manca l'attenzione ai proble-
mi giovanili, sia in opere proprie del-
la nostra Famiglia.
In modo particolare nelle istituzio-
ni salesiane avvertiamo l'importan-
za di realizzare un'autentica comu-
nità educativa. Una comunità, cioè,
che coinvolge i giovani, i genitori, i
salesiani e tutti i collaboratori, insie-
me con voi exallievi/e. Una comuni-
«educativa» che è esperienza di
«comunicazione e di corresponsabi-
lità», prima che essere uno strumen-
to organizzativo e di efficienza.
Questo richiederà, certamente, di
predisporre una strategia di coinvol-
gimento di tutti, secondo le diverse
competenze, in clima di correspon-
sabilità.
Da voi, in particolare, aspettiamo
il contributo della vostra esperienza
di laici impegnati con lo spirito e la
magnanimità di Don Bosco, intensi-
ficando il cambio di mentalità richie-
sto dai tempi.

3.7 Page 27

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TESTIMONIANZE
I Don Van Looy
incontra i Salesiani.
UNA VOCAZIONE,
SALESIANA
NATA NELLA
CLANDESTINIT
Pubblichiamo la
testimonianza del
salesiano Don Josef
Krusac: la sua difficile
esperienza è simile a
quella di tanti altri che
oggi -finalmente -
in- tutto l'Est europeo
stanno « uscendo dal
gelo».
'---~-- « Nel 1950 la Congrega-
zione Salesiana in Cecoslovacchia
aveva 250 confratelli. Un terzo di essi
dovette andare in Occidente, altri
non finirono gli studi o abbandona-
rono la Congregazione; parecchi, a
costo di duro lavoro, accettando per-
fino il carcere, continuarono a lavo-
rare con frutto.
Quanto a me, io non ho ricevuto
una educazione cattolica. Mia madre
è protestante, il papà cattolico. La
mamma a volte andava in chiesa, il
papà solo a Natale. I miei genitori
non vivevano in buon armonia. Fi-
no ali' età di 16 anni non ho cono-
sciuto la fede. Frequel).tavo il liceo,
ma non amavo la matematica. Per-
ciò il professore mi seguiva a parte.
Mi passava anche dei libri da legge-
re e volentieri si tratteneva con me.
Dopo·un po' di tempo partecipai a
un corso di esercizi spirituali. Da
quel momento avvenne in me un
cambiamento: smisi di bestemmiare
e di fare dei discorsi cattivi. Una vol-
ta il mio professor.e di matematica,
che era un salesi~no clandestino ed
era diventato il mio direttore spiri-
tuale, mi domandò se non ero dispo-
sto a occuparmi di una famiglia
anche più grande. Gli risposi di sì. Fu
così che scoprii la mia vocazione.
Dopo la maturità feci gli studi supe-
riori a Bratislava, all'Università di
chimica e clandestinamente anche la
teologia. A Komarno si abitava in
quattro. Ciò insospettì la polizia. Ce-
lebravo la Messa clandestinamente
con pochi partecipanti. Mi seguiva-
DON VAN LOOY
IN UNGHERIA
Don Van Looy, accompagnato
dal regionale Don Britschu, si è in-
contrato con i Salesiani unghere-
si, che dopo 40 anni di congela-
mento, stanno vivendo ora un en-
tusiasmante momento di ripresa.
Nella casa di Balassagyarmat han-
no fatto alcuni giorni di ritiro spiri-
tuale, durante i quali il dialogo è
stato cordialissimo. Il lungo distac-
co dalla vita della Congregazione
li ha provati duramente .. Luogo de-
gli incontri è stata una cappella de-
dicata a Don Bosco. La pala
dell'altare presenta un dipinto ri-
salente alla canonizzazione di Don
Bosco, raffigurante Maria Ausilia-
trice e Don Bosco tra i ragazzi.
no agenti investigatori persino sul
posto di lavoro. Nel frattempo arri-
vò l'attuale cambiamento e l'arcive-
scovo Jan Sok61 mi mandò come
vice parroco in una antica chiesa ora
affidata ai Salesiani.
Per molti fu una grande sorpresa
il sapermi sacerdote. Lo ignoravano
anche i miei genitori. Tante volte mi
dicevano: sposati. E io garbatamen-
te rispondevo che non mi sarei mai
sposato. Un giorno andammo a tro-
vare dei parenti in Ungheria. lo in-
vitai i miei genitori ad andare fino a
Pécs. Li accompagnai alla cattedra-
le e dissi che la Messa sarebbe stata
celebrata per loro. Presero posto nei
primi banchi, mentre io andavo in
sacrestia. Vestito di camice e stola
uscii per concelebrare con il sacerdo-
te locale. La mamma pensò che io fa-
cessi il chierichetto. Papà invece ebbe
un lampo e passò la voce alla mam-
ma. Lei, dopo la Messa, si congra-
tulò molto con me. Papà disse:
"Ecco, figliolo, un colpo così gros-
so non me lo sarei aspettato. Ma ora,
avendo un figlio sacerdote, andrò a
Messa ogni domenica". Da quel
giorno lo si vede tutte le domeniche
nei primi banchi.
Oggi ai Salesiani nel nostro Paese
stanno restituendo poco alla volta le
parrocchie e stiamo passando lenta-
mente dalla clandestinità alla vita di
comunità ».

3.8 Page 28

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. 28 · I GENNAIO 1991
La rivista viene inviata
gratuitamente a chi ne fa
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Comunica subito il cambio di
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Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
E-edueati'J!;_:___- rQ7J..':!oo.....__,
di Jean-François Meurs
I RAGAZZI
TRA SCUOLA
o VOG!1 \\.~VAAI Ì:1t,11n,)
r fSS i: Re O
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GfELlcE!H
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E FAMIGLIA
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La famiglia e la scuola sono due poli dell'educazione e tutti sembrano
augurarsi che tra genitori e insegnanti vi siano contatti fruttuosi e frequenti.
Ma gli allievi, che sono il centro di questa relazione, non ne sembrano
entusiasti .
Quanto tutto va bene a scuola, i ragazzi non vedono inconvenienti
dall'intesa scuola-famiglia; ma in realtà la cosa li interessa molto poco.
Ci sono comunque atteggiamenti sfumati a seconda dell'età. Per i
12/13enni, la famiglia è ancora un punto di riferimento preciso. Anche
quando i genitori sono separati, essi sono contenti che qualcuno della
famiglia sia presente alle riunioni. I più grandi si esprimono invece con
diplomazia. «Devono venire i genitori? A fare che?», chiedono gli allievi
più bravi. Ma la stragrande maggioranza preferisce cavarsela da solo.
.Gli studenti soddisfatti dei loro risultati scolastici sono quelli che ne
parlano ogni giorno a casa: più di un quarto d'ora al giorno i minori di
13 anni; meno di cinque minuti i più grandi.
Per i ragazzi, il pericolo numero uno è diventare oggetto di giudizi
divergenti o che prof e genitori si coalizzino contro di loro . Sono convinti
che nessuno sia disposto a difenderli. Anche se ne sentono sovente il
· bisogno.
Ma quando c' è un problema, è inevitabile che professori e genitori si
parlino. Come mettere in piedi dei contatti positivi, dopo i quali ciascuno,
andando via, si ritrovi arricchito? nei quali ciascuno rimanga se stesso?
In realtà si direbbe che i protagonisti non siano preparati: da una parte
gli insegnanti mancano di formazione alla relazione con gli adulti; dall'altra
molti genitori non sono attrezzati per entrare nel mondo scolastico (è questa
in realtà la causa del disinteresse apparente di molti genitori!).
È un fatto che non conviene far diventare un tutt'uno la scuola e la
famiglia: essi devono rimanere distinti, anche se sono complementari.
L'abitudine per i genitori di ingerirsi nella scuola è un esercizio sempre
più praticato e, come dicevo, auspicato sia dai genitori che dagli insegnanti.
Ma ritengo che non sia ugualmente auspicabile per il figlio. Penso che la
scuola sia un luogo di socializzazione esterno ri~petto all' ambiente di
famiglia e i ragazzi devono poter circolare liberamente in entrambi.
Del resto la scuola ha già un peso anche troppo grande in famiglia .
Inchieste alla mano, molti giovani si accorgono che ai loro genitori importa
prima di tutto la riuscita scolastica: molto più dell'affetto o della loro
crescita. A molti di loro però dà fastidio di contare unicamente per le lòro
abilità scolastiche. Sono convinto che questo interesse, soprattutto quando
è esclusivo, raramente produce gli effetti desiderati. La spinta continua
all'impegno scava un baratro tra l'allievo e la scuola, e poi tra figlio e
genitori. E non dite che sono casi rari. Pensiamo a quando il ragazzo viene
messo in castigo anche a casa perché è stato punito a scuola! O ai regalini
e alla mancia legati al bel voto . Perfino il poter partecipare alla vita di
un gruppo giovanile viene talvolta condizionato, barattato, con il risultato
scolastico!
I giovani hanno diritto a tanti altri interessi importanti per la loro vita
e non accetteranno mai di contare qualcosa soltanto se riescono a scuola.
Bisogna saper apprezzare ciò che apprezzano i giovani: è cosi che si stabilisce
un rapporto di confidenza. Quando c'è confidenza, sarà il ragazzo stesso
a prendere l'iniziativa di farsi aiutare in una difficoltà incontrata a scuola
e perfino di invitare l' adulto a giocare un ruolo all'interno della sua vita
scolastica.

3.9 Page 29

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----------s/J-
1 GENNAIO 1991 29
a cura di .Eugenio Fizzotti
ANTONIO COJAZZI
Pier Giorgio Frassati,
SEI, Torino, 1990, pp. 215.
Salesiano, insegnante di filo-
sofia, fondatore e direttore per un
trentennio della« Rivista dei Gio-
vani», in cui riversò I suoi•ideali
di educatore e le sue certezze di
uomo di fede, autore di numero-
si lib'ri, don Cojazzi fu il prime a
scrivere nei 1928 di Pier Giorgio
Frassatl e a farne conoscere la lu-
minosa figura. Il testo, riveduto
nel 1977, viene ora riproposto in
occasione della recente beatifica-
zione del giovane torinese.
Si tratta di un'agile e succo-
sa biografia, fondata su autenti-
che testimonianze raccolte con
delicatezza e originalità da don
Cojazzl, che segul da vicino la vi-
cenda umana e cristiana di Pier
Giorgio e che ne illuminano con
efficacia la profonda spiritualità,
la notevole capacità di servizio
umile e disinteressato ai più po-
veri, l'adesione alla comunità ec-
clesiale nei suoi atti pubblici e
solenni.
,.,,,_,, Cqj,,w
PIER GIORGrO
FRASSAn
Ai giovani di oggi , e ai lettori
di questa biografia, Pier Giorgio
presenta l'idea di una perfezione
cristiana raggiungibile nella vita
quotidiana, la costanza nella pra-
tica di carità, il valore positivo
delle attività sportive (era un no-
tevole scalatore), la validità del-
l'appartenenza a un gruppo o a
un 'associazione cattolica e del-
la partecipazione alla vita politi-
ca. Se Pier Giorgio' è stato un
modello di santità giovanile che
guarda al futuro e costruisce i
nuovi tempi della Chiesa e deli'u-
manità, la sua figura va guarda-
ta quindi con interesse e va pre-
sa come punto di riferimento da
parte di genitori e di educatori
che hanno a cuore il futuro del-
l'umanità. ·
_ _ _ _ __. DICASTERO
PER LA FAMIGLIA SALESIANA,
Regolamento di vita apostolica.
Commento ufficiale,
Direzione Generale
Opere Don Bosco,
Roma, 1990, pp. 465.
Attivi con oltre 1000 centri,
sparsi in tutto il mondo, circa
40.000 Cooperatori Salesiani so-
no Impegnati nell'assistenza ai
ragazzi della strada, nell'aiuto ai
poveri, nella creazione di borse
di studio, nella promozione e nel
sostegno delle vocazioni sacer-
dotali e religiose, nella gestione
di scuole serali, nel ministero ca-
techistico, nella diffusione della
buona stampa, nell'organizzazio-
ne di campi scuola e di spiritua-
lità. Ed è ad essi che è destinato
principalmente questo denso vo-
lume che, frutto dell'Impegno ge-
neroso di un qualificato gruppo di
studiosi e di esperti in campo
salesiano (Aubry, Cogliandro,
Colomer, Marcuzzi, Midali, Rei-
noso), presenta un commento uf-
ficiale del Regolamento di vita
apostolica, promulgato dal Rettor
Maggiore nella Pentecoste del
1986.
.
Nel volume vengono ripercor-
se le tappe del cammino forma-
tivo del Cooperatore Salesiano,
I
--~
........ MOIJ'RJIJC4
il suo inserimento nel tessuto vi- sti orizzonti di impegno nella so-
tale della Chiesa, le dimensioni cietà, nella famiglia, nel.la scuo-
dell'impegno apostolico, le pro- la, nella comunità ecclesiale.
spettive di collaborazione con gli ·
altri membri della Famiglia Sale-
siana. Ma vengono anche sotto-
lineate le strutture organizzative
dell'Associazione, i compiti dei - CHARLES CINI (a cura di)
vari Consigli, le modalità di col-
legamento per una più efficace Gozo. The Roots of an lsland,
azione apostolica.
Sald lnternatlonal Ltd.,
Dalla lettura del commento
Valletta, 1990, pp. 211.
possono comunque trarre utili
suggestioni anche quanti coope- È quanto mai prezioso questo
ratori salesiani non sono ma che, volume che, pubblicato su Inizia-
avendo a cuore la propria cresci- tiva della Confederazione Mon-
ta umana e cristiana, desiderano diale degli Exallievi Salesiani,
confrontarsi con la proposta edu- riporta in apertura una significa-
cativa di Don Bosco e della Fa- tiva lettera del Presidente dei
miglia Salesiana.
Consiglio, on . Giulio Andreotti. In
esso, infatti, vengono ripercorsi
i tracciati storici, geografici , ~ul-
turall , artistici e folkloristici dell'I-
sola di Gozo, corredandoli con un
apparato fotografico, ad opera di
Maurizio Urso, di qualità ec-
cellente.
GIANFRANCO COFFELE
e GUIDO GATTI (a cura di)
Problemi morali
dei giovani oggi,
LAS, Roma, 1990, pp. 202.
Dal 2 al 4 gennaio dello scor-
so anno si è svolto presso l'Uni-
I
versità Pontificia Salesiana di.
Roma un convegno di aggiorna-
mento sulle più scottanti proble-
matiche morali dei giovani dei
nostri giorni. Il presente volume
ne riporta gli atti, consentendo
cosl a un pubblico più vasto di let-
tori di approfondire le tematiche
in esso affrontate: cultura giova-
nile e morale oggi, punti di riferi-
mento per una soluzione, pro-
poste educative, esemplificazio-
ni nel campo della morale socia-
le ed economica e nell'educa-
zione dell'amore.
Agli educatori e ai genitori in
modo particolare non sfuggirà
Come sottolinea nell'introdu-
zione Don Charles Cini, delega-
to centrale della Confederazione
Mondiale degli Exallievi Salesia-
ni, l'opera mira a evidenziare sia
le bellezze dell'isola, sua patria,'
e sia i pericoli del degrado fisico
e morale cui si può andare in-
l'importanza di lln tale testo. ,In
esso, infatti , sono presenti, ac-
canto ad acute riflessioni di ca-
rattere teorico, anche utili in-
dicazioni metodologiche per ve-
rificare il tipo di relazione che si
ha con I giovani e le prospettive
da tenere presenti per un'educa-
contro.
Il volume, di cui esiste anche
l'edizione in lingua Inglese, può
essere utilmente donato in ·omag-
gi ad amici e parenti, oltre che,
owiamente, a estimatori dell'ar-
te. La sua presenza, inoltre, nel-
la biblioteca di famiglia è
garanzia di buon gusto e di fine
zione morale che apra a più va- sensibilità.

3.10 Page 30

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30 1 GENNAIO 1991
Le conferenze
«annesse»
di San Vincenzo
de' Paoli
tra i giovani di
Don Bosco sono state
un 'importante
esperienza di
volontariato giovanile.
Un'esperienza che ha
coinvolto tanti, da
Cagliero all'Allamano.
Luglio 1854: Torino, la
bella capitale del regno di Sardegna,
è costernata. Quanto da tempo si te-
meva, è ormai un fatto compiuto. Il
colera, proveniente da Genova, ha
raggiunto la città ed ha iniziato la sua
strage di vite umane:· nel breve vol-
gere di alcuni mesi oltre 2500 perso-
ne saranno colpite dalla terribile
epidemia; i decessi supereranno i
1400. Il bacillo mortale non rispar-
mia nessuno. La famiglia -reale si sal-
va chiudendosi dentro il castello di
Caselette; ma una delle prime vitti-
me è il quarantenne ministro del re
presso la corte di Vienna, Adriano
Thaon di Revel.
111 cortile di Valdocco nei primi
decenni dell'Oratorio.
- Don Bosco tra i colerosi - Su
Torino nel 1854 piomba
tragicamente il colera. Saranno
oltre 1400 i morti. Dipinto del
riquadro del Musio.
Per assistere i colerosi le autorità
cittadine chiamano a raccolta i vo-
lontari. Don Bosco è fra questi e con
lui una quarantina dei suoi giovani.
Il colera lo vedono sull'uscio di ca-
sa: la zona più a rischio è proprio
quella in cui abitano: Borgo Dora;
la metà di tutti i morti della città avrà
luogo dentro i confini della loro par-
rocchia.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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-------------'-------#-
Foto Archivio Centrale Salesiano
In novembre l'emergenza è supe-
rata, ma l'esperienza di quei mesi
ndn scompare facilmente, anzi rima-
ne bene impressa nella mente di Don
Bosco. Fra coloro che nella tragica
circostanza si erano segnalati per ab-
negazione ed organizzazione si tro-
vano i soci delle conferenze di
San Vincenzo. Don Bosco le cono-
sceva bene queste conferenze: ne era
stato uno dei promotori; come mem-
bro onorario sovente partecipava alle
loto riunioni.
Si chiese dunque: se lo scopo del-
le conferenze vincenziane era la san-
tificazione dei membri per mezzo
della pratica delle opere di misericor-
dia, perché non suscitarle fra i suoi
giovani oratoriani? È vero, il colera
per il momento era vinto, ma la mi-
seria regnava ancora sovrana in cit-
tà. I giovanotti che .teneva a pensione
a Valdocco, artigiani e studenti, se-
minaristi compresi, qualcosa poteva-
no pur fare per quanti erano più
bisognosi di loro.
Gu in_izi
del!' esperienza
Detto, fatto: Studia il regolamen-
to ufficiale delle San Vincenzo e ne
redige uno tutto suo, che due mesi
dopo pubblica mille Letture Cattoli-
che: « Società di San Vincenzo de'
Paoli pe' giovani di arti, mestieri e
negozi».
Il titolo è già un programma: la
società è aperta ai giovani, e l'art. 2
del regolamento precisa che i mem-
bri della società possono essere ac-
cettati solo fra i 15 e i 26 anni; chi
raggiunge i ventisei anni può però
continuare ad appartenere alla socie-
tà fino ai 40, età in cui si diventa so-
ci onorari.
Società aperta ai giovani certo, ma
non a tutti, solo ad un particolare ti-
po di giovani, a quelli delle classi più
umili: artigiani, apprendisti, garzo-
ni di bottega. Non si escludono evi-
dentemente gli studenti dei corsi
inferiori, purché non avviati a pro-
fessioni altamente remunerative,
quali avvocato, medico, professore
universitario per i quali sono dispo-
nibili le altre conferenze della città.
Queste, si sa, erano normalmente
riservate alle classi aristocratiche e
della media borghesia impiegatizia e
professionista, classi che potevano
disporre di tempo·e denaro per tutte
le numerosissime attività di assisten-
za previste: visite a domicilio con do-
nazioni di vestiario, medicinali,
biancheria, lenzuola, coperte; ricer-
ca di alloggio ed impieghi; creazio-
ne di casse varie: quella di risparmio,
quella dei fitti, quella di mùtuo soc-
corso, sostegno finanziario in occa-
sione di matrimoni, malattie, fune-
rali; visite ai prigionieri, ai malati, ai
moribondi; numerosi patronati: de-
gli orfani, degli scolari, degli appren-
disti, dei giovani usciti dalle carceri,
ecc.
1 GENNAIO 1991 31
E così nel volgere di pochi mesi
dalla triste stagione del colera i tre
oratori di cui Don Bosco è direttore-
capo (San Francesco di Sales, San
Luigi, Angelo Custode) vedono sor-
gere rispettive conferenze giovanili,
forti di venti-trenta individui ciascu-
na. Ne fanno parte calzolai, stampa-
tori, negozianti, falegnami, maestri,
chierici, studenti: l'età media è sui 20
anni ma non manca chi vi partecipa
come membro attivo già a 15 anni,
qualcuno addirittura a 13, 12 anni.
Certo i giovani adolescenti di Don
Bosco non possono impegnarsi in
tutto l'ampio arco di attività delle
conferenze magg.iori, ma qualcosa è
pure nelle loro possibilità: provvede-
re ad un'unica categoria di «clienti»:
i minori, specialmente fanciulli e
ragazzi.
Convinto che il valore supremo
del messaggio evangelico fosse la ca-
rità, e che pertanto evangelizzazione
e promozione umana dovessero. an-
dare di pari passo, Don Bosco non
teme di porre i suoi giovani a con-
tatto con le sofferenze dei poveri che
essi vanno a visitare nelle baracche
e nelle casette sparse lungo le rive del-
la Dora, nelle squallide soffitte, sa-
lendo scale a rompicollo per recare
loro « buoni pane» e « buoni bro-
do ». Li fa entrare in catapecchie for-
micolanti di bestie ed immondizie,
per chiedere se i piccoli hanno già
fatto la prima comunione e se fre-
quentano il catechismo. Li fa assiste-
re e proteggere bambini di meno di
1Oanni impiegati in un lavoro este-
nuante di dodici-quindici ore al gior-
no, in mezzo alla promiscuità, agli
abusi, negli ambienti spesso malsani
' degli opifici e delle officine della To-
rino di metà Ottocento. Quella To-
rino nella quale, a detta di un
personaggio non sospetto, il conte
Camillo Cavour, le donne ed i bam-
bini lavorano quasi un terzo di più
se non il doppio di quello che si la-
vorava in Inghilterra.
Le riunioni
Ogni domenica, nel primissimo
pomeriggio, i soci delle conferenze
giovanili, ufficialmente riconosciute
per oltre un decennio come « annes-
se» alle conferenze maggiori, tengo-

4.2 Page 32

▲back to top
32 1 GENNAIO 1991
Uno dei soci delle conferenze di
San Vincenzo fu Pietro Enria.
Era stato accolto tredicenne a Val-
docco, quando era rimasto or-
fano a causa del colera. Ecco co-
me racconta il suo incontro con
Don Bosco avvenuto nel 1854
nel convento di S. Domenico dove
era stato provvisoriamente ospi-
tato:
Mentre tutti i ragazzi erano ra-
dunati e messi in fila da un assi-
stente, vediamo venire un prete
accompagnato dal direttore de/-
l'orfanotrofio. Quel prete era sor-
ridente, aveva un 'aria di bontà che
si face va amare senza parlare as-
sieme. Passando vicino ai ragazzi
a tutti faceva un sorriso e poi do-
mandava con paterno amore il no-
me, cognome e patria e se sape-
vano le orazioni e il catechismo e
se erano promossi alla comunio-
ne e se si erano confessati... pas-
sò finalmente vicino a me. Io mi
sentii batterefortemente il cuore.. .
Mi domandò il nome e cognome
e patria. Io gli risposi con grande
affetto... Mi disse: - Vuoi veni-
re con me? Saremo sempre buoni
amici finché saremo in paradiso;
sei contento? - Oh, sì, risposi,
sono contentissimo. - E questi
che hai vicino è tuo fratello? -
Sissignore. - Bene, verrà anche
lui. - ... Io però non potevo ca-
pire chi fosse quel prete perché
nessuno ci aveva detto il suo no-
me. Però qualche giorno dopo la
detta visita fummo condotti all'o-
ratorio... siamo stati ben accolti
da Don Bosco e dalla sua amoro-
sa madre... La sua madre poi ci
voleva un grande bene come no-
stra vera madre... Don Bosco con-
tinuava ad accettare nuovi giovani
nell'oratorio. Mi ricordo che sua
madre alle volte gli gridava: - Ma
tu accetti tanti giovani, e poi non
abbiamo letti da metterli a dormi-
re, stanno senza coperta, e poi co-
me si fa a mantenerli e vestirli che
non abbiamo nulla? - Difatti
toccò a me e mio fratello dormire
per un bel tratto di tempo in una
camera che serviva di magazzino
di foglie; abbiamo dormito per
terra sopra un poco di quelle f o-
glie con una sola coperta per tut-
te due e null'altro.
. Pietro, orfano, povero, accol-
to da Don Bosco, non lascerà più
il suo benefattore. Si farà Salesia-
no e assisterà Don Bosco nella sua
ultima malattia.
I Giovani dell'Oratorio attorno a Don Paolo Albera (1870).
(Foto Archivio Centrale Salesiano).
no la loro seduta. Si inizia con la pre-
ghiera, si fa l'appello, si approva il
verbale della seduta precedente, si fa
il resoconto delle attività svolte e si
assegnano i punti di diligenza ai gio-
vani «clienti» in base alle proprie os-
servazioni o alle indicazioni raccolte
dai genitori, dai maestri e dai padro-
ni di bottega·. Poi inizia la di-
scussione sui vari prç,blemi. Come ri-
solvere il caso di chi è impegnato tut-
te le mattine in tipografia e non può
venire alla messa, di chi legge libri
«pericolosi» venduti dal proprio ge-
nitore, di chi vorrebbe cambiare la-
voro o luogo di apprendistato, di chi
corre gravi rischi morali perché abi-
ta in una zona malfamata della città.
Il presidente della riunione, prete,
chierico o giovane, non perde mai
l'occasione per raccomandare l'assi-
duità alle sedute, la fedeltà ai sacra-
menti . della Confessione e della
Comunione, la devozione alla Chie-
sa ed al Papa, la bontà e la dolcezza
nei rapporti coi fanciulli, la genero-
sità nell 'offrire il proprio tempo , i
propri abiti usati ed anche i propri
soldini per la cassa della società, la
partecipazione alle celebrazioni co-
munitarie delle sanvincenzo cit-
tadine .
Prima di chiudere la seduta, si
procede obbligatoriamente alla col-
letta. La somma raccolta sarebbe sta-
ta utilizzata per provvedere dei premi
ai «clienti» meritevoli . Ecco con
quanta gioia don Rua parla della
conferenza di San Luigi: « Potemmo
essere in grado di non mai far sospi-
rare i prem'ii ai piccoli clienti, che di
quando in quando, presentandosi coi
loro venti bolli sul libretto festivo,
giustamente, sebbene rispettosamen-
te, facevano valere il loro diritto ad
una ricompensa; e mostrando i loro
abiti sdruciti e la punta dei piedi che
faceva capolino fuori delle scarpe,
non davamo campo a dilazione
alcuna».
La buona volontà c'è tutta, certo;
ma non basta. La povertà è tanta, e
spesso non si riesce a raccogliere che
una-due lire (4000-8000 lire di oggi).
Per fortuna sovente .alle riunioni so-
no presenti ricchi soci delle conferen-
ze di Torino o di altre città, ed allora
il frutto della colletta si moltiplica
per 5, 10, 20 volte. Cosi si potranno
finanziare le ricorrenti minilotterie
dell'oratorio, si potranno acquista-
re medaglie, libretti, calzoni, giubbe,
zoccoli, berretti, si potrà distribuire
il pane a 50-60 bambini della scuola

4.3 Page 33

▲back to top
-----------s'J-
Nella foto in alto, anche Domenico Savio nel gruppo dei volontari e sotto
i più grandi aiutano Don Bosco (dal film «Don Bosco» di Castellani).
elementare aperta a Valdocco, e ve-
nire incontro alla scuola serale all'O-
ratorio di Porta Nuova. Se poi ci
saranno ancora debiti, Don Bosco
interverrà personalmente a saldarli.
Un sano realismo
I tempi però cambiano. L'età del-
la popolazione giovanile di Valdoc-
co decresce; nasce e prospera l'in-
ternato con tutti i mille problemi di-
sciplinari connessi ad una vita di una
comunità numerosa; ora che ci sono
i laboratori all'oratorio, vengono
meno gli artigiani che andavano al
lavoro in città; il patronato per i fan-
ciulli apprendisti diventa sempre più
difficile affidarlo ad adolescenti e
giovani dediti allo studio. Così sul fi-
nire degli anni cinquanta l'attività ca-
ritativa all'esterno dell'oratorio, pur
senza mai scomparire del tutto, si ri-
duce; continua invece a pieno ritmo
all'interno quella assistenziale per i
ragazzi che frequentano l'oratorio
festivo e le scuole elementari: presen-
za in cortile ed alla messa del matti-
no, istruzione catechistica pomeri-
diana, gioco, passeggiate, assistenza
alla funzione (predica, canti, bene-
dizione eucaristica). Rimangono evi-
dentemente tutti gli incentivi:
1 GENNAIO 1991 33
premiazioni, lotterie, colazione a ba-
se di pane e salame, ecc.
Accanto alla San Vincenzo opera-
no varie altre associazioni, sorte tutte
in quel caleidoscopio di iniziative che
è l'oratorio di Don Bosco: compa-
gnia di San Luigi, piccolo clero,
compagnia dell'Immacolata, gruppo
di musici, compagnia del SS. Sacra-
mento e di San Giuseppe, congrega-
zione salesiana. A ciascuno il suo
compito, ma la collaborazione è neo
cessaria. C'è chi contemporanea-
mènte è socio di due o più
associazioni: Giuseppe Bongiovanni,
il fondatore del piccolo clero e della
compagnia del SS. Sacramento, per
anni è uno dei responsabili della con-
ferenza vincenziana a Valdocco, ol-
tre che uno dei primissimi a farsi
salesiano e poi sacerdote.
L'oratorio di Don Bosco si po-
trebbe definirlo oggi un contenitore
di associazioni di volontariato giova-
nile, che sapevano orientare il socio
ad un cristianesimo fatto di esercizio
pratico di servizio, di condivisione,
di generosità, forse più ancora che di
chissà quale competenza e professio-
nalità.
Ciò che stava in primo piano era
la formazione «spirituale» dei gio-
vani, la vita di fede sia dei « patro-
ni» che dei «clienti». Una vita di
fede che si approfondiva notevol-
mente nell'ambito delle conferenze,
se è vero, come è vero, che il passag-
gio dal volontariato part time, qua-
le si richiedeva dalla conferenza, ad
un volontariato « a tempo pieno»,
quale invece quello della vita sacer-
dotale e religiosa, era all'ordine del
giorno. Ogni anno una mezza doz-
zina di soci si avviava sulla strada del
sacerdozio. Quattro soli nomi: Mi-
chele Rua e Paolo Albera, rispetti-
vamente primo e secondo successore
di Don Bosco alla guida della con-
gregazione salesiana; Giovanni Ca-
gliero, l'apostolo della Patagonia,
futuro vescovo e cardinale; Giusep-
pe Allamano, fondatore delle missio-
ni della Consolata, recentemente
beatificato dal papa Giovanni Pao-
lo II .
Certamente un'esperienza del pas-
sato questa che abbiamo raccontato;
ma un'esperienza che potrebbe e do-
vrebbe parlare ancora oggi. Peccato
che non sempre la storia, maestra
della vita, abbia allievi attenti e pre-
murosi.
Francesco Motto

4.4 Page 34

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34 · 7 GENNAIO 1997
PROFILI
IL SORRISO E LA FEDE
DI MAMMA MARGHERITA
di Teresio Bosco
Nel 1886 don Bosco ave-
va 71 anni. Da due anni e più, quasi
ogni sera si raccoglieva nella sua
stanza, e don Lemoyne (il miglior
scrittore tra i Salesiani di quel tem-
po) lo interrogava sulla sua giovinez-
za e la sua famiglia, prendendo
appunti con matita e quaderno. Ser-
vendosi di quegli appunti e di altri
documenti, Lemoyne aveva messo
insieme decine e decine di capitoli,
che sarebbero serviti per la «Vita»
di don Bosco e la Storia dei Salesiani.
Don Bosco lo sapeva benissimo,
poiché i capitoli venivano composti
e stampati nella tipografia dell'Ora-
torio, su larghi fogli che Lemoyne
raccoglieva in volumi di « Documen-
ti»-. E sapeva che i primi quindici ca-
pitoli erano praticamente la Vita di
sua madre, Mamma Margherita,
morta tra i suoi ragazzi di Valdocco
il 25 novembre 1856.
Don Lemoyne e don Bosco parla-
rono qualche volta di pubblicare la
Vita di Mamma Margherita? Non si
sa. Le scene saporose della fanciul-
lezza di Giovanni Bosco mescolate ai
suoi contrasti duri con il fratellastro
Antonio (di cui vivevano i figli con
famiglie onorate), sconsigliavano
forse un'edizione che sarebbe appar-
sa imprudente, indiscreta.
Nel mese di aprile dal 1886, ac-
compagnato del giovane don Vigliet-
ti, don Bosco si reca a Tolone. È
ospite del conte Colle, che a don Bo-
sco ha saldato debiti da far venire le
vertigini. Don Bosco è pieno di at-
tenzioni per questo suo cooperatore
La vita semplice di Mamma Margherita,
animata da una grande fede.
Abbandonò la sua terra per seguire Don Bosco
e divenne la mamma di tutti.

4.5 Page 35

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-----------'- ------#1-
straordinario. Durante una conver-
sazione, la parola cade sulla possibile
«Vita» di Mamma Margherita. Ed
ecco la lettera che Viglietti spedisce
a Lemoyne il 2 aprile: « Don Bosco
mi comanda di scriverle quanto qui
segue: in casa del conte Colle si di-
scorse della vita di Mamma Marghe-
rita, ed il Conte la vuole vedere
pubblicata ad ogni costo. Egli ne fa-
rà tutte le spese, ma la vuole. Don
Bosco dice che sia come si vuole, cor-
retta o non corretta, si parli molto o
poco di lui, questo non gl'importa.
Ma vuole avere quanto prima que-
sta soddisfazione. Se non basta un
comando, dice che la supplica come
di un favore, .che lasci ogni altra oc-
cupazione ma faccia la volontà del
Padre.. . Questo è quanto D. Bosco
vuole che io le dica».
Un povero foglio
di ca.rta testimonia
Letta quella lettera, Lemoyne
scrisse a tempo di record il capitolo
sulla morte di Mamma Margherita,
e subito dopo mise insieme i grossi
brani del testo già stampati sui lar-
ghi fogli dei «Documenti».
Nella veloce redazione, sparì quasi
tutto ciò che riguardava i contrasti
con Antonio, il nome di Giovanni
Bosco fu sovente sostituito con la pa-
rola « i fratelli», a volte con il nome
del fratello Giuseppe, altre volte
rimase.
Il 23 giugno 1886, ottanta giorni
dopo la richiesta del conte Colle, Le-
moyne poté mettere nelle mani di
1 GENNAIO 1991 35
don Bosco (durante la serata orga-
nizzata per lui alla vigilia del suo
onomastico, San Giovanni) il regalo
più caro: la Vita di sua madre.
Don Bosco ne fu molto soddisfat-
to . Leggendo attentamente quel vo-
lumetto, annotò su un foglio (che si
conserva nell'Archivio Salesiano) al-
cune espressioni che si potevano mi-
gliorare, e due inesattezze: un
particolare che era stato saltato in un
episodio della sua fanciullezza (la
frase detta da una donna a Mamma
Margherita: « È certamente destina-
to a fare qualche grande diavolio nel
mondo ») e una confusione tra S.
Francesco di Sales e S. Francesco
d'Assisi.
Quel povero foglio di carta testi-
monia che don Bosco ha letto con at-
tenzione e approvato la Vita di sua
madre, dove vengono raccontati i
tanti episodi della sua fanciullezza,
che passeranno di libro in libro, di
bocca in bocca, a suscitare il sorriso
e la simpatia di migliaia di ragazzi.
Il Capo sesto di quel volumetto
comincia cosi:
« Margherita era donna di gran fe-
de. Dio era in cima a tutti i suoi pen-
INella foto della pagina a fianco, Margherita, esempio di laboriosità serena e
instancabile. Nella foto sopra Prima Confessione: cc Mi accompagnò in
chiesa, si confessò lei per prima, mi raccomandò al confessore. Dopo mi
aiutò a fare il ringraziamento».
(La foto SAF è tratta dal film «Giovanni , ii ragazzo del sogno »).
sieri, e quindi era pur sempre sulle
sue labbra... Dio ti vede: era la gran-
de parola con la quale ricordava ai
suoi fanciulli che erano sempre sot-

4.6 Page 36

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36 1 GENNAIO 1991
to gli occHi di quel gran Dio che li
avrebbe giudicati. Se permetteva lo-
ro di andare a giocare nei prati vici-
ni, diceva: "Ricordatevi che Dio vi
vede". Se : qualche volta li vedeva
pensierosi e temeva che covassero
nell'anima' qualche rancore, sussur-
rava: "Ricordatevi che Dio vede an-
che i vostri pensieri" ... In una bella
notte stellata, uscendo all'aperto,
mostrava loro il cielo e diceva: ''È
Dio che ha creato il mondo e ha mes-
so lassù tante stelle. Se è così bello
il firmamento, cosa sarà il Pa-
radiso?" ».
ft filo esile della sua
vicenda umana
Dovrei, in poche righe, tracciare
il profilo di questa donna grande.
Non si può. Di un eroe, di un gene-
rale, di uno scienziato si può. Di una
persona santa, mai. La santità è l'e-
roismo spicciolo che dura 365 giorni
all'anno. Non è fatta di episodi im-
pressionanti. L'eroismo di Mamma
Margherita è tutto a base di figli da
allevare, di fieno e grano da taglia-
re, di bucato e pentole, di poveri abiti
da rammendare. Eppure un grande
santo, Don Bosco, è stato alimenta-
to nel corpo e più nello spirito da
questa donna. E altri santi autentici
(Michele Rua, Domenico Savio, Giu-
seppe Buzzetti) sono cresciuti all'om-
bra di quelle umili faccende, dalle
quali scaturiva la fortezza dell'esem-
pio, gli insegnamenti pratici, il buon
senso cristiano, la fiducia nella Prov-
videnza.
Tenterò di tracciare il filo esile del-
la sua vicenda umana, con parole
trasparenti che la lascino vedere nel
suo cammino quotidiano.
Gentile e bella, giovane e spirito-
sa, Margherita Occhiena era statari-
chiesta come sposa da tanti giovani
uomini, in quel tempo in cui ci si spo-
sava giovanissimi. Ma solo a 23 an-
ni compiuti, nel 1812, disse il suo sì
a Francesco Bosco, un massaro di 27
anni rimasto vedovo con un figlio,
Antonio, e a cui era morta la prima
figlia, Teresa. Entrò in una casa do-
ve era già entrato il dolore, e dove
il suo primo compito fu abbracciare
un orfano e consolare. Quell'orfano
le darà molte amarezze e dispiaceri.
Sarà una croce pesante da portare,
e tuttavia saprà educarlo con fermez-
za e amore, fino a farne un ga-
lantuomo.
« Il Signore benedisse l'unione di
Francesco e di Margherita - scrive
Lemoyne - e li rallegrò con la na-
scita di due figliuoli. Al primogeni-
to nato nel 1813 fu imposto ii nome
di Giuseppe, ed il secondogenito, na-
to il 16 agosto 1815, fu chiamato
Giovanni».
Insegnò a ringraziare,
a compiere _i doveri
«Avevo solo quattro anni - rac-
conterà don Bosco -. Un giorno,
tornando dalla campagna col fratel-
lo Giuseppe, eravamo tutti e due ar-
si dalla sete, perché l'estate era molto
calda. La mamma andò ad attingere
acqua e diede da bere prima a Giu-
seppe. Io, vedendo quella specie di
preferenza, feci segno di non voler
bere. La mamma, senza dire una pa-
rola, portò via l'acqua. lo stetti un
momento così, e poi timidamente
dissi:
- Mamma, date dell'acqua anche
a me?
- Credevo che non avessi sete.
- Mamma, perdono.
- Così va bene.
Andò a prendere l'acqua e me la
porse sorridendo».
In quel tempo, Margherita era già
stata colpita da una disgrazia deva-
stante: la morte del marito France-
sco, stroncato dalla polmonite nel
maggio del 1817. Aveva accettato la
volontà di Dio, ma da quel momen-
to la sua vita si era riempita di tante
e pesanti cose da fare: governare la
casa, far andare i campi, zappare la
vigna. Ma non dimenticò mai di es-
sere, prima di tutto, la mamma dei
suoi bambini. Lo rivela l'ultima pa-
rola del raccontino uscito dalla boc-
ca di don Bosco: sorridendo. Una
mamma sempre tesa dalla fatica, dal-
le responsabilità, avrebbe fatto dei
suoi figli degli ansiosi. Margherita,
sorridendo, insegnò loro a ringrazia-
re, a compiere i doveri. E i doveri
erano duri per tutti, in quei tempi:
Ai Becchi, un pronipote di
Mamma Margherita consegna a
Giovanni Paolo Il il dipinto di
Bogani. « È stata una santa
donna!», ha detto il Papa.
I
tempi di carestie, di pestilenze, di fa-
me vera, tempi in cui bisognava fare
a piedi dieci chilometri per andare a
scuola, e i bambini di otto anni do-
vevano lavorare per guadagnarsi il
pane.
La vedova Margherita Bosco, pe-
rò, non considerò mai tempo perdu-
to quello tolto dal lavoro per donarlo
a Dio. Poiché il prete stava lontano,
insegnò lei stessa il catechismo a Gio-
·vanni, e lo preparò alla prima Comu-
nione. E gli insegnò con i fatti a
incontrare il Signore nei malati, nei
poveri. Nella casa di Margherita c'e-
ra sempre una scodella di brodo cal-
do per chi bussava. E a riscaldarlo
era sovente Giovanni.
La povertà fu una luce
La povertà non fu per lei un'umi-
liazione. Fu una luce che l'aiutò a ve-
dere le cose chiare. Quando Gio-
vanni arriverà alla soglia del sacer-
dozio, dopo fatiche e stenti, sua ma-
dre gli dirà: « Segui la tua strada
senza guardare in faccia nessuno. La
cosa importante è che faccia la vo-
lontà del Signore. Da te io non vo-
glio niente, non mi aspetto niente.
Sono nata povera, sono vissuta po-
vera, e voglio morire povera. Anzi,
te lo voglio dire subito: se per disgra-
zia diventassi un prete ricco, non
metterò mai piede in casa tua».
Don Bosco non dimenticò mai
quelle parole. In mezzo a preti dalla
vita agiata, fu prete povero e prete
dei poveri. E nel 1846, al momento
di aprire la sua prima casa per i ra-
gazzi abbandonati, poté dire a sua
madre: « Un giorno mi diceste che se
diventavo ricco non sareste mai ve-
nuta a casa mia. Ora invece sono po-
vero, e presto ospiterò -dei ragazzi
abbandonati. Perché non venite a
stare con me?».
Aveva 58 anni, Margherita, ed era
nonna di nove nipotini che l'adora-

4.7 Page 37

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;-------------~-
I GENNAIO 1991 37
per giocare, e lo vede tutto mortifi-
cato, mormora: « Dopo la ferita ci
vuole l'olio». E tira fuori dalla ta-
sca del grembiule una mela, porgen-
do gliela. Un giovanottino sta
passando un momento difficile. È
aggressivo, indisciplinato. Margheri-
ta lo chiama in cucina dove, quando
non lavora ai fornelli, rammenda
calzoni e camicie. Lo fa sedere, e sen-
za alzare la voce dice: « Perché sei
cambiato così? Non ti accorgi 'che
stai diventando cattivo? lo lo so per-
ché: non preghi più. Se Dio non ti
aiuta, cosa vuoi combinare di buo-
no? Te', mordi questa mela e pensa-
ci su».
Ragione, religione, amorevolezza.
I tre valori che costituiscono il siste-
ma educativo salesiano. Don Bosco
lo ha imparato da sua madre. La
grande Opera Salesiana è stata cul-
lata sulle ginocchia di Mamma Mar-
gherita. Se esiste la santità delle estasi
e delle visioni, esiste anche quella del-
le pentole da pulire, delle calze da
vano. In casa sua si sentiva una re- scuno riceve un mestolone di riso e rammendare, dei ragazzi da tirare su
gina. Ma alla proposta del figlio ri- patate o, più sovente, di polenta fatta con polenta e amore. Mamma Mar-
spose: « Se credi che questa sia la bollire con le castagne secche. Oltre gherita fu una santa così.
v.olontà del Signore, sono pronta a . al cibo, uno dei problemi primari è 1846-1856. Dieci anni nel frastuo-
venire».
l'igiene personale. Mamma Marghe- no perenne di ce.ntinaia di voci che
Nel novembre 1846 arrivò alla po- rita impianta un lavatoio. Ci sono gridano, cantano, litigano. Lei che
verissima casa di Valdocco, tra la ba- dei ragazzi, ricordava don Bosco, «i amava tanto il silenzio e la pace del-
raonda dei« birichini» dell'Oratorio. cui calzoni e la giubbetta erano a la campagna. Il silenzio lo ritrova
E non ne uscì più. Fu il suo sacrifi- brandelli. Ve ne erano di quelli che ogni tanto nella chiesa di San Fran-
cio più grande, più doloroso. Ma Dio non potevano mai cambiarsi quello cesco, dove si afferra al rosario per
la chiamava ad essere la madre degli straccio di camicia che avevano in- avere la forza di continuare, di non
orfani, e lei in silenzio accettò.
dosso; erano così luridi che nessun rimpiangere.
padrone li voleva accogliere a lavo- Vede un giorno suo figlio che mol-
rare nella propria officina» . Quan- tiplica le castagne, le pagnotte, e i ra-
Un supplemento
do i ragazzi erano andati a letto, gazzi gli battono le mani. Lei le ha
Margherita considerava suo compi- moltiplicate per dieci anni, e nessu-
to « prendere quelle giubbe, quei cal- no s'è mai sognato di applaudire. Le
di pane e di affetto
zoni ributtanti, aggiustarli; prendere mamme fanno tanti miracoli che se
quelle camicie già tutte lacere e for- ci mettessimo a battere le mani non
Nell'aria c'è già la prima guerra se mai passate nell'acqua, lavarle, la smetteremmo più.
d'indipendenza, che scoppierà fra rattopparle e consegnarle nuovamen- Il 25 novembre 1856 se ne va. Una
quattordici mesi, nel marzo 1848. Le te ai poveri ragazzi».
polmonite mette fine ai suoi 68 anni
finanze dello Stato piemontese sono Margherita veniva chiamata logorati dal gran lavorare, e Dio la
succhiate dalla grande macchina del- «mamma» dai ragazzi, e lo era dav- . chiama. Nella grande Torino, sospe-
la guerra, che costerà in cifra tonda vero. Mamma dell'Oratorio e di tutti sa tra la guerra di Crimea e la secon-
295 milioni di lire, cio·è quanto lo quei ragazzi che cercavano da lei un· da guerra d'indipendenza, nessuno
Stato spendeva in due anni e mezzo supplemento di pane e di affetto. A se ne accorge. Ma nell'Oratorio af-
di vita pacifica (approssimativamen- un ragazzetto che è venuto a sedersi follato da centinaia di ragazzi, la vi-
te, 1500 miliardi di oggi) .
accanto a lei, e piange per gli sgarbi ta sembra fermarsi. Perché i poveri
La vita dei primi ragazzi ospitati che gli fanno i compagni di lavoro, si accorgono sempre quando viene a
da don Bosco e da sua madre è po- porge un grappolino d'uva e aggiun- mancare uno che ha loro voluto be-
verissima, come per tutti. All'ora di ge la .sentenza: « In nessun paese si ne. E sentono che c'è bisogno, c'è
pranzo si affollano, brandendo una sta male come in questo mondo». proprio bisogno del Paradiso, dove
scodella o un pentolino, attorno al Quando ha sgridato un ragazzo che queste persone non muoiano mai.
paiuolo di Mamma Margherita. Cia- ha trasformato un libro in una palla
Teresio Bosco

4.8 Page 38

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38 1 GENNAIO 1991
DALLE MISSIONI
Don Giuseppe
Chemparathy, preside
della scuola salesiana
di Harmutty, una città
quasi di confine,
eraspcecroi.netnazelems1u.ses1.onarz.e
e le numerose
conversioni compiute
nella zona
dell'Arunachal
Pradesh, a nord-est
dell'India, dove i
cristiani SOIJ:O
considerati fuori legge.
AL NORD-EST
D~LL'INDIA,
.
DOVE NON SI PUO
ESSERE CRISTIANI
di Jqseph Ch~mparathy
Arunachal Pradesh, ter-
ra interdet'ta ai cristiani, è una zona
di montagna al confine nord-est del-
l'India.. Situata in una posizione dif-
ficile, è popolata da diversi gruppi
tribali di razza mongola. Si p~nsa che
essi siano discendenti da Abo Tani,
un mitico antenato. Prima ciel ven-
tesimo secolo non vi furono veri con-
tatti con il popolo dell'Arunachal
Pradesh. Le due tribù principali so-
no quelle dei Nishis e degli Adis. La
gente qui è molto cordiale e socievo-
le. È una società democratica e le de-
cisioni vengono prese dal consiglio
del villaggio. L'aspetto più proble-
matico dell'Arunachal Pradesh è che
dal 1978 una legge dello stato proi-
bisce alla gente di diventare cristiana.
Una bella
e rapida espansione
I primi contatti dei missionari con
Arunachal Pradesh si ebbero con Pa-
dre Cerato, un salesiano della mis-
sione di North Lakhimpur. Un vero
lavoro pastorale incominciò però sol-
tanto per iniziativa di un prete dio-
cesano, Padre Kalundaswamy, che
operò insieme a due salesiani, Padre
Job Kallarachal e Padre Theophilus
Ganlari, provenienti dalla missione
di Harmutty, della diocesi di Tezpur.
Ciò che è sorprendente è che pur
avendo cominciato solo nel 1978, og-
gi vi sono più di 50.000 cattolici. È
qualcosa di veramente prodigioso,
soprattutto se si pensa che là non vi
sono né sacerdoti, né suore e non vi
è alcuna istituzione cristiana.
I cristiani dell'Arunachal Pradesh
sono perseguitati. Naban Togung,
un allievo di 16 anni della scuola sa-
lesiana di Harmutty, si era incammi~
nato verso la zona di Mangio per
predicare Cristo. Portava con sé bib-
bie, rosari, medaglie e immagini da
distribuire alla gente. Quando gli

4.9 Page 39

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;- - - - - - - - - - - 5 ' 1 -
anti-cristiani vennero a sapere ciò che
portava, lo tirarono giù dal bus, di-
strussero tutti gli oggetti religiosi, lo
picchiarono e lo forzarono a firma-
re un documento nel quale promet-
teva che non avrebbe più predicato
Cristo . Allontanandosi, Naban dis-
se che non avrebbe più predicato Cri-
sto se essi fossero stati capaci di
fermare il cristianesimo in tutto il
mondo.
I Preparativi per un rito
tradizionale.
l'evangelizzazione. È incoraggiante
vedere l'entusiasmo di questi giova-
ni dai 15 ai 18 anni, desiderosi di tra-
scorrere le loro vacanze andando di
villaggio in villaggio ad evangelizza-
re. I giovani svolgono un lavoro vi-
tale. Per incrementare questa sor-
gente di vitalità, Mons. Thomas Me-
namparampil, vescovo di Dibru-
garth, ha dato vita alla« Bosco Bible
School », dove ragazzi e ragazze si
preparano a diventare evangelizzato-
ri effettivi.
1 GENNAIO 1991 39
anti-cristiano, si pensò di attendere.
Suo padre, venuto a conoscenza del-
l'intenzione della figlia, la tolse dal-
la scuola. Ma prima di lasciare la
scuola, la ragazzina insistette tanto
per ricevere il battesimo, che fu infi-
ne battezzata col nome di Angela.
Due anni dopo Angela fece ritorno
ad Harmutty accompagnata da
mamma, papà, fratelli e sorelle e tut-
ti ricevettero il battesimo.
Prove e difficoltà
/1 trionfo
di ogni genere
della piccola Angela
Nel 1982 Mons. Roberto Kerket-
ta ricevette dal governo il permesso
Nel 1985 una ragazzina di 12 anni
di nome Tai Pajak, che studiava
presso la scuola salesiana di Harmut-
ty, chiede di essere battezzata. Sa-
pendo che suo padre era un
di visitare Arunachal Pradesh per ce-
lebrare la Pasqua con i cristiani del
posto. Dopo un viaggio di 350 chi-
lometri attraverso strade impossibi-
. li, giunse a Segalee. Mentre si pre-
Capi villaggio
Giovani
evangelizzatori
La costante espansione del cristia-
nesimo in questa zona, la si deve in
gran parte all'apostolato dei laici, in
modo particolare ai giovani. Le no-
stre due scuole di Harmutty e di Tin-
sukia preparano i giovani per
Sanjay Takam, giovane segretario dell'AAPSU (Ali Arunachal Pra-
desh Students Union) è diventato cristiano nel 1981 . « lo ero tra i più
fanatici nel movimento anti-cristiano avverso ai missionari, prima del
1981 », dice. « Divenni cristiano osservando la vita dei sacerdoti cattoli-
ci nelle varie stazioni missionarie dell'Assam . Vedevo che praticavano
ciò che predicavano. Essi non convertono nessuno con la forza, ma
lasciano che ciascuno decida liberamente se farsi cristiano o no. lo ho
visto che il Cristianesimo è la più democratica delle religioni. Le parole
giustizia e uguaglianza hanno pieno significato in questa religione. Non
vi è u.n sistema di caste e non vi sono discriminazioni ».

4.10 Page 40

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40 1 GENNAIO 1991
parava a celebrare l'Eucarestia insie-
me a tanti cristiani giunti dai lonta-
ni villaggi, la polizia con gli ufficiali
governativi locali fece irruzione nel
cortile e lo costrinsero ad andare via.
Nel giorno di Santo Stefano del
1986 mi recai a visitare per la prima
volta una zona chiamata Koloriang.
La gente del villaggio si era costruì-
ta una chiesetta fatta di canne e di
paglia. Mi sentivo molto stanco per
il viaggio e decidemmo di rimanda-
re al giorno dopo la benedizione del-
la chiesetta, la celebrazione dei
battesimi e della Messa. Ma nel frat-
tempo gli anti-cristiani diedero fuo-
co -alla chiesetta, riducendola a un
mucchio di cenere. Vedendomi sco-
raggiato e deluso, la gente mi conso-
lò dicendo: «Oh, era solo una chie-
sa di paglia. Raccoglieremo altra
paglia e bambù nella giungla e la ri-
costruiremo. Ma essi non potranno
mai bruciare la fede nei nostri cuo-
ri!». Oggi Koloriang ha più di tre-
mila cattolici.
IN INDIA UN PADRE
DI NOVE FIGLI DIVENTA
NOVIZIO SALESIANO
Chacko Kanjuparambil, di 65 anni, sin da giovane studente presso i
Gesuiti, aveva pensato alla vita religiosa. Ma il padre l'aveva richiamato
a casa. Sposatosi nel 1945, ebbe cinque figlie e quattro maschi. Di essi,
Philip, il secondogenito, si fece salesiano e fu ordinato sacerdote nel 1976.
Nel 1978 Philip era stato a Roma, dove avèva completato gli studi in Sa-
cra Scrittura. Ma era morto di mieloma nel 1981. La morte del figlio fece
rinascere in Chacko il desiderio di dedicarsi completamente al Signore e
subito dopo il funerale disse ai Salesiani di Shillong che avrebbe voluto
prendere il posto del figlio nelle missioni: Nel 1986 morì sua moglie Mary
e questo fu il segno decisivo della chiamata. Sistemò il matrimonio dei
suoi ultimi figli, concluse gli affari, spartendo i suoi beni tra figli e nipoti
e andò a Shillong per il noviziato. Ora vuole diventare prete e chiede di
lavorare nelle missioni .
A chi gli domanda come hanno reagito i suoi figli a questa decisione
e come abbia potuto adattarsi alla vita di comunità, risponde: « Amo la
vita salesiana, e credo che è il Signore mi ha chiamato qui1 anche se un
po' più tardi. Quanto ai miei figli, in un primo momento furono molto
contrari, poi, dopo aver pregato e riflettuto insieme, oggi sono felici e or-
gogliosi della mia decisione . Le vie del Signore seguono sentieri che non
sempre ci sono subito comprensibili e chiama ciascuno di noi quando è
la nostra ora. Se Egli ci chiama, chi siamo noi per dire di no?» .
Misteriose guarigioni
Gli Atti degli Apostoli vengono ri-
vissuti ad Arunachal Pradesh. Gli
apostoli, dicono gli Atti, imponeva-
no le mani sugli ammalati ed essi
guarivano. I cristiani di Arunachal
Pradesh hanno imposto le mani su-
gli ammalati ed essi sono guariti.
Quando uno &,ammalato, viene chia-
mato il cristiano perché si rechi da
lui, preghi e l'ammalato guarisca.
Una famiglia del villaggio Yumlum
fu colpita da una epidemia. Chiama-
rono il sacerdote pagano per offrire
sacrifici, ma inutilmente. Una notte,
la nonna della famiglia uscì di casa
e vide nel cielo una grande croce
splendente. Chiamò tutti, erano 36
persone, e tutti videro la croce. Fu
un segnale. Decisero di farsi cristia-
ni e il giorno dopo si trovarono mi-
racolosamente guariti.
Ne vale la pena
È una vera gioia lavorare fra que-
sta gente semplice, specialmente
quando si vede la loro fede. Un gior--
no stavo dando il battesimo ad un
gruppo e una delle mie domande fu :
« Credete in Gesù Cristo?». Una vec-
chietta mi guardò un po' infastidita
e disse: « Pensi che se non credessi-
mo in Gesù Cristo avremmo cammi-
nato per sei giorni per ·ricevere il
battesimo?».
II lavoro è difficile, specie perché
bisogna camminare per giorni per
raggiungere i villaggi lontani. Essen-
do una regione di montagna bisogna
salire e scendere. E spesso fa anche
freddo. Ma tutto ciò si dimentica fa-
cilmente, quando si incontra la gen-
te. Sebbene poveri di beni materiali,
sono spiritualmente ricchi di fede, di
senso di Dio, di generosità e di cor-
diale calore umano.
Joseph Chemparathy

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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~----------sB-
1 GENNAIO 1991 41
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
REBOLINI Paola ved. Glanazza coperatrlce, t
a Legnano il 4/10/1989 a 83 anni.
Madre di numerosa famiglia, diede generosa-
mente al Signore i due unici figli maschi, sacerdo-
ti e missionari salesiani nel Medio Oriente. Figlia
devota della Chiesa, la servi attivamente come ze-
lante donna di Azione Cattolica, fervente Coope-
ratrice Salesiana, promotrice della buona stampa
e sostenitrice delle opere missionarie. Fulgido
esempio di sposa e madre cristiana, fillalmente de-
vota di Maria SS.ma e totalmente affidata al Signo-
re , fu forte nelle prove , fino a sopportare con
amorosa rassegnazione. la lunga e dolorosa ma-
lattia, che la portò all'incontro con Dio. La sua pre-
ghiera abituale era l'offerta fiduciosa: «Tutto per
te, Signore".
BRUSASCO Ettore - saleslàno coadiutore, t a
Cuenca (Ecuador) Il 1/9/1990 a 73 anni.
Nativo di Cuccaro (Alessandria), è morto di in-
farto a Cuenca in Ecuador, dove si era recato die-
ci anni fa per essere missionario. Da ragazzo fece
I suol studi nell'istltuto salesiano di P~nango, do-
ve fu colpito da una broncopolmonite che lo rese
quasi in fin di vita. Un suo compagno ricorda che
si diceva che fu salvato per miracolo, per Il fatto
che suo padre Salvino nel 1875 conobbe Don Bo-
sco, giunto a Cuccaro, e lo salutò affettuosamen-
te durante una processione solenne .
no Monterosa. Nel clima sereno e gioioso del Cen-
tro Giovanile e negli incontri di spiritualità, maturò
ormai adulto la sua vocazione. A 27 anni si fece
salesiano . Posato, volitivo, sereno, obbediente e
zelante , visse gran parte della sua vita salesiana
a Valdocco, prima come compositore, poi capo la-
boratorio e direttore della tipografia. Negli ultimi
anni era diventato il punto di riferimento di un grup-
po di oltre 150 suoi antichi amici dell'oratorio; che
si riunivano periodicamente con le loro famiglie per
indimenticabili giornate.di allegria e di impegno cri-
stiano.
GIARDINA sac. Girolamo - salesiano, t a Modi-
ca 1'8/6/1990 a 81 anni.
È morto nel giorno del suo compleanno. Una fol-
la di ragazzi, di giovani e di fedeli ed oltre 60 sa-
cerdoti hanno partecipato al suo funerale .
L' Ispettore salesiano Don Costanzo durante l'Eu-
caristia ha ricordato che Don Giardina può consi-
derarsi un vero «piJ.dre fondatore" dell'opera
salesiana In Sicilia. E dimostrato dal grande nu-
mero di Salesiani (fra cui Il Vescovo di Trapani
Mons. Domenico Amoroso) che lo hanno avuto for-
matore durante il noviziato. Gli ultimi otto anni li
ha passati a Modica, come amièo, confessore e
consigliere di tanti ragazzi, giovani, sacerdoti e am-
malati. Un ammalato, costretto a letto da 20 anni ,
ricorda: " Ogni mattina, puntuale, con Il freddo o
la pioggia veniva a portarmi la santa comunione,
veniva a portarmi Gesù per darmi forza a portare
la mia croce ogni giorno".
MAGNI Sac. Mario - salesiano, t a Roma, a 86
anni.
Modello si sacerdote zelante, sensibile e aper-
to alle necessità altrui, dedicò la sua vita all'apo-
stolato parrocchiale privilegiando i malati, gli
anziani, i penitenti.
Uomo di preghiera, sempre In unione con il Si-
gnore, fisse gli ultimi anni offrendo con serenità
la rinuncia all'apostolato e i dolori del male che lo
affliggeva.
·
Salesiano accogliente e cordiale con tutti, ilare,
mite e paziente, lasciava in chiunque lo avvicina-
va l'impressione fondata di un vero figlio di Don
Bosco.
JOSÉ MARIA VARGAS DiAZ - salesiano coadiu-
tore, t a Guadajara il 30/4/1990 a 102 anni.
Fu un valido Insegnante e ·ricoprì anche incari-
chi di responsabilità. Fu un uomo di fede e di pre-
ghiera; soprattutto negli ultimi anni pregava per
tutti: salesiani, alunni, exalllevi , padri di famiglia,
amici. Recitava ogni giorno il rosario intero.
Amava la Messa e assisteva a tutte quelle che
si celebravano nella casa salesiana. Ha scritto di
lui il suo Ispettore sul Bollettino Salesiano messi-
cano: « Fu prima di tutto un salesiano tutto d'un
pezzo, che visse i momenti più difficili della storia
della Congregazione nel Messico, e che con la sua
presenza negli anni della persecuzione rese pos-
sibile la continuità dell'opera salesiana in questa
nazione. A lui dobbiamo in gran parte l'Opera di
Anahuac Garibaldi di Guadalajar-a ».
ZEBULONE Vittorio• salesiano coadiutore, t a
Torino il 1/10/1990 a 58 anni.
Nato a Genova, dopo la morte del padre si tra-
sieri con la mamma e la sorella prima a Torino e
poi, a causa del bombardamenti della guerra, a
Castelnuovo Don Bosco. Al Colle frequentò la
scuola di Avviamento Professionale. Ne uscl tipo-
grafo e soprattutto innamorato di Don Bosco. Ri-
tornato a Torino, trascorse tutto il suo tempo libero
di giovane operaio tipografo all'Oratorio Salesia-
SCARAFIOTTI mar.Ilo Stefano - coperatore,
il 27/6/1990 a 89 anni.
Amò le cose buone e le cose belle di quaggiù .
Dedicò la vita alla sua famiglia, con particolare af-
fetto verso i piccoli nipoti cui fu guida nel primi pas-
si e nell'insegnare le prime preghiere. Con
entusiasmo entrò nel gruppo dei Cooperatori sa-
lesiani , partecipando con profonda convinzione al-
le Iniziative di spiritualità e di pellegrinaggio. Lascia
alla famiglia un esempio di vita illuminata dalla fe-
de, nella devozione a Maria Ausiliatrice.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con .
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsia$i
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e pa(ticolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.2 Page 42

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42 I GENNAIO 1991
Per fa pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non/innate e senza re-
capito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.
I MEDICI
AVEVANO FATTO
LE IPOTESI PIÙ NERE
Q ualche anno fa mio figlio
ebbe delle emorragie rena-
li e fu sottoposto a vari accerta-
menti. Ml rivolsi alla Madonna,
promettendo di pubblicare la gra-
zia sul Bollettino. I medici fecero
le ipotesi più nere, ma lentamen-
te tutto si è risolto senza lascia-
re tracce. Voglio lodare l'amore
di Dio e l'Intercessione della sua
Mamma. Attraverso l'angoscia e
la pena tutta la mia fan,lglla è sta-
ta condotta per mano ad una cre-
scita spirituale.
Famiglia V.P. - Varazze
SUL CAMPO
PIOVE A DIROTTO
p CC
per poter assicurare Il
sostentamento alle ra-
gazze, in numero di 300, le suo-
re hanno deciso di coltivare un
po' di granoturco. Ma per man-
canza di pioggia vedevano di
giorno In giorno seccare le po-
vere pianticelle. Suor Giovanni-
na ha capito che bisognava
chiedere l'aiuto dal Cielo. Propo-
se allora alle ragazze di fare una
novena alla Madonna e di recar-
si in pellegrinaggio al santuario
di Kansebola. Le ragazze parte-
clpanò volentieri e pregano con
molta fede. Due giorni più tardi
un missionario sta percorrendo la
strada adiacente al campo delle
suore e nota che su quell'area
piove a dirotto, mentre tutto all'In-
torno è inondato da sole cocen-
te. Avvisa subito le. suore dello
strano fenomeno. Suore e ragaz-
ze si recano sul posto e possono
constatare, ammirate e commos-
se, che In mezzo al solito scena-
rio di siccità Il campo delle suore
è completamente irrigato, con ac-
qua in sovrabbondanza. È un 'e-
splosione di gioia e di comm-
ozione: cc La Madonna è grande
e potente!"·
Suor Clara Giglio/i,
Figlia di Maria Auslliatrice,
Kafubu. (Zaire)
ricordai dell'abitino di San Dome-
nico Savio, che un suora mi ave-
va regalato alla mia seconda
gravidanza. Presi l'abitino e mi
recai in ospedale. La situazione
era disperata: solo un miracolo
avrebbe potuto salvare la mam-
ma. E cosl fu . La sera stessa mi-·
si l'abitino del Santo al collo della
mamma, recitai la novena e pro-
misi che avrei reso pubblica la
grazia. Il giorno successivo mia
madre aprl gli occhi e la mattina
seguente cominciò a parlare. I
medici erano senza parole.
Un'infermiera disse: cc Signora, lei
è stata miracolata!"· Ed era ve-
ro. Sono passati sei mesi. In mia
madre non è rimasta nessuna
traccia dell'ictus e dell'emiparesi.
Lucia Crosta, Palermo
È RITORNATA
LA GIOIA
DI VIVERE
D a due anni sono in cura per
un tumore alla prostata, a
cui si è aggiunta nel mese di mar-
zo una colica renale che ha mes-
LA CONSIDERIAMO
so in serio pericolo la mia vita.
UN MIRACOLO VIVENTE
Mia moglie, exallleva salesiana,
ha pregato Don Rinaldi. Alle ore
M 11 del 29 aprile (giorno della sua
la madre fu colpita da ic- · beatificazione! ndr) ad un tratto
tus cerebrale, che le pro- mi sentii sollevato dalle sofferen-
vocò il coma e l'emiparesi sini- ze con una gran voglia di man-
stra. Venne ricoverata immedia- giare e la gioia di vivere .
tamente in ospedale dove i Sottoposto Il giorno dopo a Rx,
medici definirono gravissime le
sue condizioni. Il giorno succes-
sivo le sue condizioni peggiora-
con grande stupore dei medici , il
calcolo si era completamente
sciolto. Adesso sto bene e sono
rono , tanto che si aspettava cessati i disturbi prostatici.
imminente la fine. A un tratto ml Giuseppe Simonte - Turbigo (Ml)
HANNO OTTENUTO
« GRAZIE »
Allaria Francesco
Arduino Carolina
Armoni Daniele
Barbieri Teresa
Bentlvegna Carmela
Bianchi Carlotta
Bonamlci Fiammetta
Bonanno Rita
Borghese Lea
Calatablano Sgro Maria
Calcagno Agostina
Cerutti M. Luisa
Ciminnisi Francesco
Colombo Enrica
Consolo Paola
Cornazza Liborio
Cracco Visonà Dorina
Dominioni Anselmo
Fissano Emilia
Formica lsetta
Foscianella Pietro
Gadola Carla
Giovo Margherita
Grimelli Rosalina
lntroini Lina
Lippo Salvatrice
Loi Bruna
Menini Leonella
Messina Rosario
Migazzi Rosa
Mllia Maria
Mllone Franco
Molino Maria
Moltrasio Adele
Manforte Tina
Morando Bruno
Olivo Fiorenzo
Ottonello Leoncini
Annamaria
Parodi Lorenzc5'"
Pavesio Anna
Peaquin Lucia
Pernici Rita Morelli
Perres Dina
Pezzoli Dora
Pizzo Salvatore
Pollice Alberto

5.3 Page 43

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-------~-
1 GENNAIO 1991 , 43
Borsa: in memoria del Dott. France-
sco Rota, a cura della moglie Caiista,
L. 5.000 .000
Borsa Missionaria Salesiana, Dona-
to Marrone , a cura dei figli, L.
1.500 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, 'in ringraziamento e invocando
protezione per il fratello, a cura di Ro-
becchi Santina , L. 1.000 .000
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Borsa: S. Giovanni Bosco, per gra-
zia ricevuta e invocando protezione
per la famiglia , a cura di Brignolo
Adelio
Borsa: Maria Ausiliatrice , S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta , a
cura di O .V . - Ivrea
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, per protezione, a cura di Casta-
gno Enrico e Valerio
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per felice na-
scita gèmellina , a cura della Famiglia
Volentieri, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, invocando salute e protezio-
ne per la famiglia, a cura di N.N. -
Alice Castelip
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento per
grazie ricevute , a cura di Dandolo Re-
nata, L. 500.000
Borsa: Marls Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, in memoria dei nostri defun-
ti , a· cura di Landucci Edurigo e
Antonella
Borsa: Maria Ausiliatrice, per ottene-
re la fede e la pace dello spirito, a cu-
ra di Linguiti Paola, L. 500.000
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Vassallo Luigi , L. 500 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, in memo-
ria dei miei defunti, a cura di Giovan-
na Acquistapace, L. 500.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani, per ringra-
ziamento e protezione , a cura di
Grad ilone Piera, L. 500 .000
Suor Costantina tra I piccoli yanomaml.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio- Borsa: Maria Ausiliatrice .e S. Gio-
vanni Bosco, proteggeteci sempre, a vanni Bosco, in ringraziamento, a cu-
cura di Musuraca Cecilia, L. 200.000 ra di Cagnoni, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione della fa -
miglia , a cura di Domenica Gindro,
L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Sr. Eusebia, a cura di N.N. - Chi-
vasso, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a cura di N.N .
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Dome-
nico Savio, per la guarigione di Pa-
e Mamma, a cura di Andrea e
Matteo
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, In ringrazia-
mento, a cura di Daffara Vercelli
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziare e otte-
nere altre grazie , a cura di i.M . - Asti
!3orsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, ringraziando e Invocando prote-
zione, a cura dei Coniugi C.R. -
Torino, L. 350.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, in suffragio e memoria di
Giovanni Cagllero, a cura della moglie
Maria, L. 300 .000
Borsa: S. Domenico Savio, Santi
Salesiani, Invocando protezione per
Marco, Roberta e Famiglla, a cura di
F.M.-A .C. · Vercelli, L. 300 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, In suffragio del miei defunti e pro-
tezione della famiglla, a cura di G.A.
• Viilarbasse, L. 300.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, per gra-
zia-ricevuta e in suffragio dei miei de-
funti , a cura di Barbera Albertina,
L. 300 .000
Borsa: Don Bosco, a cura di France-
sco e Angela Colonna, L. 300.000
Borsa: Beato Don Rua, in suffragio
dei miei defunti e Invocando aiuto e
conforto , a cura di Nogara Sandra,
L. 200 .000 ·
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, ringraziando
e invocando protezione per la fa-
miglia, a cura della Mamma e.e. ,
L. 200 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a cura di Tar-
dito Lu igia, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Coiella Maria, L. 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù , Merla Au-
siliatrice, ringraziando e Invocando
protezione , a cura di N.N:, Doglianl ,
L. 200 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e s, Gio-
vanni Bosco, con gratitudine e per
continua protezione, a cura di Tonoll
Francesco , L. 200 .000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, a cura di Scar-
pelli Emilia, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, per riconoscenza e pro-
tezione della famiglla, a cura di Fede
Cerisola Camorani , L. 200.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice , S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione
per salute e tranquillltà, a cura di G.
e C.F.
Borsa: Don Bosco, a cura di Torna-
selli Pappalardo Agata
Borsa: S. Giovanni Bosco, chieden-
do aiuto e protezione, a cura della
Fam. Vai
Borsa: Maria Ausiliatrice, per prote-
zione della famtglla, a cura di R.G .
Borsa: Maria Ausiliatrice , Don Bo-
sco, Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta , a cura di Cane Maria
Antonietta
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e implo-
rando continua protezione per me e
nipoti, a cura di C.E.
Borsa: Don Bosco, a cura di Foriin
Teresa
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au,
siliatrlce, Don Bosco , per ringrazia-
mento e protezione , a cura dei Con.
Genta
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Giovo Anna
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, Invocando
protezione per mio figlio , a cura di
O.B.L. • Torino
Borsa: In suffragio di mio fratello Giu-
seppe Primo SDB, ne//'11 °anniversa-
rio della morte, a cura di Primo Teresa
Borsa: In memoria di Collina Cesare,
a cura di Don Natale Cignatta
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, in suffragio del
miei defunti, a cura di Pittarello
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, per protezione dei miei familiari ,
a cura di una Cooperatrice di Ortona
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando
protezione in vita e in morte , a cura
di Poggese Salvatore

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO FERROVIA
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Pier Luigi Baima Bollone
Sindone o no
pag .352, rii. , L. 35.000
Uno scienziato di fama
internazionale, direttore tra l'altro
del Centro Internazionale
di Sindonologia, ricostruisce
l'affascinante vicenda della «sacra
icona» cui fede popolare e scienza
hanno attribuito e attribuiscono
valori diversi .
Di taglio rigorosamente
storico-scientifico, coinvolge
il lettore nel mistero di un
documento eccezionale che pone
profondi interrogativi sul dolore
dell'uomo.
Pier Luigi Baima Bo/Ione
SINDONE O NO