Bollettino_Salesiano_198103


Bollettino_Salesiano_198103

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ANNO 105 N. 3 1• QUINDICINA 1 FEBBRAIO 1911
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2• 170)
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'Informazione e cultura religiosa
IN QUESTO NUMERO
FEBBRAIO 1981
ANNO 105 • NUMERO 3
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuhana Accornero - Marco Bongioannl Teresio
Bosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon
Archivio Guido Cantoni
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Reglstrnlone Tribunale di Torino n 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
- Il primo di ogni mue (und ici numeri, eccetto agosto) per la
Famiglia Salesiana;
- 1115 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazione. La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-
guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondo
il loro interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione d i metà mese. Redattore don Armando Buttarelli. Viale del
Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO» NEL MONDO
Il 8S esce nel mondo In 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse
(tiratura annua ollre 1O milioni di oopie) In:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina Australia - Austria - Belgio
(in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada • Centro America (a San
Salvador)• CIie - BS Cinese (a Hong Kong)• Colombia - Ecuador -
FIiippine - Francia - Germania - Giappone - Gran Bretagna India
(in Inglese. malayalam, tamil e telugu) • Irlanda Italia Jugoslavia
(in croato e in sloveno)• Korea del Sud - BS lituano (edito a Roma)
- Malta - Messico - Olanda • Perù Polonia - Portogallo Spagna -
Stati Uniti Sudafrica Thailandia Uruguay - Venezuela,
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il es è dono di Don Bosco al componenti la Fam1glla Salesiana, agli
amici e sostenitori delle sue Opere.
E' Inviato In omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vecchio.
Per queste operazioni: Ufficio Propaganda Salesiana
Via Maria Ausillalrlce 32. 10152 Torino. Tel. (011) 48.29.24,
I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno riéhlèstl alle Editrici
- o contrassegno (spese d, spedizione a carico del richiedente);
- o con versamento ant,c,pato su conto corrente postale (spe-
dizione a canco dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139
Roma Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrma Crfstiana - 10096 Leumann (TO). Ccp. 8128.
SEI: Societa Editrice lnternaz,onale - Corso Regina Margherita 176,
10152 Torino. Ccp 20.41 .07
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Indirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. (06) 69.31.341
Conto corrente postate numero 46.20.02 Intestato a:
Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO ai lettori che
- contribuiscono a sostenere le spese per Il Bollettino ,
- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,
- e soprattutto le Missioni Salesiane.
2 BOLLETTINO SAtE$IANO 1 FEBBRAIO t981
.__ __.u=■.I..,l i SP.lGll
In copertina: il poster per il Cente-
nario salesiano in Spagna (boz:z:etto
di Cortés).
Servizio di copertina: pag. 18-21
LtlDEE
Spagna I Con cuore oratoriano verso Il 2081, 11
Problemi educativi I Genitori violenti senza saperlo, 16-17
Liberiamo la scuola dalla violenza, 22
Lr FOR7c
Giovani Cooperatori I 15 occasioni per fare il pieno d'e-
state, 14-15
Missioni / Al primo traguardo Il Club dei centomila, 4
L AZIONE
Antille 01. / Di nuovo con i giovani di Curaçao, 6
Austria / L' lspettoria ha 75 anni e guarda al futuro, 3
Giappofle / Missionario nella casa del giovane operaio,
12- 14
Hong Kong I Due recordmen In terra di missione, 4
Italia I Salesiani per I terremotati
Andare con Cristo oltre Eboli, 7-9
Ponte di aiuti fra Genova e Brienza, 5
Ml')sslco / Ai più bravi cooperatori i Boscos, 4
Stati Uniti / I primi passi del progetto Harlem, 10-11
Vietnam / 96 salesiani coltivano orchidee e aspiranti, 3
IL PASSATO
Centenario in Spagna,
L'impiantaglone del salesiani a Utrera, 19-21
In morte di santa Mazzarello / 2' parte
La ragazza che venne dalle cascine, 23-28
4. La madre superiora impara a scrivere. 23
5. Destina:z:lone Italia, Francia, America, 25
6. Quel che nasce e quel che muore, 28
ltalla I Avv. Dino And reis, ragazzo del '99, 4
RUBRICHE. Brevi dal mondo, 3-6 Il successore di Don
Bosco, 18 - Libreria, 31 - I nostri santi, 32-33 - I nostri morti,
34 Solidarietà, 35.
VIGNETTA •DIECI E LODE•
Cl EMA

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BREVI DAL MONDO
e della loro diligenza. I ragazzi
e le ragazze più gra11dl forma-
no il « Gruppo della Parola•.
Infine - conclude Il notizia-
rio del salesiani di Hong Kong
- abbiamo cominciato a in-
viare aspiranti vietnamiti a Go-
shen negli Stati Uniti, nell'aspì-
rantato dell'lspettorla Est. Ma
molti altri aspiranti e exallievi
vietnamiti sono ancora nei
campi: essi domandano aiuto,
specialmente In mediclnalì e
vestiti.
garico, che comprendeva an-
che territori polacchi, jugosla-
vi, tedeschi, italiani ecc. Per
l'esattezza, la prima casa sale-
siana «austriaca• fu aperta a
Trento, fondata da Don Bosco
stesso nel 1887. Dopo la prima
guerra mondiale, man mano
che lo sviluppo delle opere
progrediva, cominciarono le
suddivisioni: nel '19 si distac-
cava la Germania, nel '22 la
Jugoslavia, nel '29 l'Ungheria,
nel ·33 la Polonia... e alla fine
l'ispettoria austriaca si ritrovò
dellmltata nei confini nazionali.
AUSTRIA
L'epoca nazista e la seconda
Dalat sei nuovi professi, clrcondaU dal loro compagni.
VIETNAM
per raccogliere
novizi in un
L'ISPETTORIA HA 75 ANNI
E GUARDA AL FUTURO
guerra mondiale infersero un
grave colpo all'tspettoria: molte
opere furono sciolte, la mag-
96 SALESIANI
COLTIVANO ORCHIDEE
E ASPIRANTI
noviziato?
Nell'ottobre scorso Il Rettor
Altra notizia: i superiori delle Maggiore, che partecipava ìn
dieci comunità situate vicino a Roma al Sinodo del Vescovi,
Ho Chi Minh City (ex Saigon) dovette chiedere un giorno di
gior parte dei salesiani vennero
richiamati sotto le armi. diversi
persero la vita. Alla fine della
guerra bisognò ricominciare,
Il Notiziario dell'lspettorla ogni mese si trovano insieme permesso e l'assenza era ben con molti sacrifici e con molta
Cinese, pubblicato a Hong per discutere la situazione del giustificata: volle recarsi a fiducia nel Signore. Oggi i sa-
Kong nel dicembre scorso, in- propri gruppi, e ciò ritorna di Vienna in occasione del 75° lesiani In Austria sono 178 e
forma sulla situazione dei sa- vantaggio anche per gli altri dell'lspettoria austriaca. I sale- lavorano in 24 opere: pensio-
lesiani in Vietnam. All'epoca confratelli. Ancora: Il primo ot- siani di Vienna hanno dedicato nati per apprendisti e studenti,
dell'unificazione dei due Viet- tobre, 36 salesiani di sei co- alle celebrazioni una settimana scuole, parrocchie... Ma se si
nam questi salesiani erano munità si sono riuniti per fare Il (12-19 ottobre), e una speciale dovessero contare anche i cit-
140, e si temeva una loro rapi- ritiro trimestrale insieme, a pubblicazione rievocativa. La tadini austriaci diventati figli di
da e completa dispersione. In- Xuan Hiep. "Abbiamo preso data meritava davvero un ri- Don Bosco che sono sciamati
vece hanno «tenuto• al di là parte a un ritiro meraviglioso e cordo, perché è dall'Austria dall'lspettoria madre verso le
delle aspettative, e pur in mez- fraterno. Al mattino meditazio- che l'opera di Don Bosco si è altre lspettorle e in missione, sì
zo a tante difficolta c-0ntmuano ne, confessioni e concelebra- diffusa in tutto il centro Europa: arriverebbe alla cifra comples-
ad avere vocazioni e profes- zione, con canti e preghiere nel lontano 1905 veniva nomi- siva di 2.050.
sioni. Ecco quanto riferito dal che da tempo non avevamo più nato il primo ispettore dell'Au- Le celebrazioni (a cui hanno
salesiani di Hong Kong.
potuto lare insieme. Poi, a stria, e ora nei 1980 a festeg- preso parte oltre al Rettor
Continuiamo a essere In pranzo, abbiamo fatto onore a giare l'lspettoria-madre erano Maggiore il card. Koenig, Il
contatto con i salesiani del una portata di « due cani (l'u- presenti i 17 Ispettori delle 17 Nunzio apostolico e il presi-
Vietnam, e saremmo in grado nica carne a disposizione!). È ispettorie che net frattempo da dente della repubblica dr.
di allestire Il • Catalogo dell'l- stata una giornata davvero quella austriaca erano nate. Kirschschlaeger) volevano es-
spettorla Vietnamita• quasi al meravigliosa, al punto che Quando l'lspettoria fu fonda- sere, come ha precisato l'at-
completo. Ci sono ancora 96 molti confratelli hanno chiesto ta, Vienna era la capitale del tuale ispettore don Ludwlg
salesiani e un novizio, distri- di tornare sempre qui a fare il gigantesco impero austro-un- Schwarz, • un ricordare che
buiti In 13 comunità.
ritiro trimestrale... •·
I nostri confratelli hanno pu- A Datai, oltre alle numerose
re sempre il morale alto, e sei di altre coltivazioni, i salesiani
loro nella festa dell'Assunta hanno anche un giardino di
hanno fatto I voti perpetui. È orchidee sul tetto della casa.
stata una vera lesta, resa più Nel giardino si trovano più di
lieta dalla presenza dei genitori quattrocento vasi di orchidee
dei sei salesiani, e di molti gio- di differenti qualità, che produ-
vani cristiani venuti da tutte le cono fiori diversi per petali,
nostre parrocchie.
colore, profumo, da Natale fino
Il 16 ottobre poi I salesiani a maggio. I confratelli poi li
del Vietnam hanno cominciato vendono alla • Compagnia per
a Daiat Il loro Capitolo ispetto- il comITM!rcio estero•·
riale, dopo una lunga e accu- Sempre nello studentato di
rata preparazione. L'argomen- Dalat ha avuto luogo un Incon-
to principale che hanno di- tro di futuri aspiranti, con la
scusso è stato la formazione partecipazione dei loro genito-
salesiana e la pastorale delle ri. Erano quasi trenta. Una vera
vocazioni: essi incontrano pro- consolazione per quei nostri
blemi del tutto particolari, per confratelli sono le fiorenti
esempio: dal momento che in scuole di ragazzi e ragazze che
Vietnam non sì può cambiare studiano il catechismo, a moti-
luogo di residenza, come fare vo della loro avidità di imparare Vienna: annullo speciale alla posta, per Il 75" dell'lspettorla.
BOLLETTINO SALESIANO l FEBBRAIO 1981 o 3

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incoraggi Il cammino futuro». guardo dei 98 anni, e minaccia pre qualche lacrima; e le moti- 1980 il traguardo dei cento mi-
Ha precisato in merito don di arrivare al secolo.
vazioni dell'assegnazione sono lioni è stato raggiunto per la
Egidio Viganò: « Siamo già Il decano dell'attività missio- le più diverse. SI premiano an- prima volta, anzi i milioni sono
proiettati verso li futuro. Voi naria è Invece il coadiutore zitutto persone e centri che stati 11 O. E sono stati spesi con
chiederete: quale può essere il Ottavio Fantini, nato a Marradi hanno fatto crescere la Fami- oculatezza, ma senza perdere
nostro contributo per questo (Firenze) il 25.2.1892. Arrivò in glia salesiana•· Motivo: « Far tempo.
futuro? Semplice: noi dobbia- Cina ventenne nel 1912, e ha crescere è uno dei modi in cui L'operazione • adozioni in
mo essere come i primi sale- lavorato a Macau, Shanghai e dimostriamo che siamo con- loco• ha consentito di mante-
siani, come la gioventù che è Hong Kong: è stato abile capo tenti di appartenere a una as- nere 264 bambini e bambine in
creata per vivere piena di spe- laboratorio, maestro di ginna- sociazione, che ne vale la pe- 14 orfanotrofi dell'India. Ma poi
ranze e di avventure, non di stica, e maestro di banda. na ».
si sono aiutati missionari sparsi
tristezze e di stancheue. Alla Quest'ultimo incarico lo rico- Un'altra serie di Boscos va a in Ecuador, Giappone, Thai-
Famiglia salesiana la nostra pre anche oggi, e molto bene, premiare • le attività e la per- landia, Birmania, Bolivia. Korea
vocazione specifica deve pia- nonostante I suoi 88 anni.
severanza». Il premio una volta ecc. L'anno prossimo - spie-
cere tanto quanto alla gioventù I due veterani sono stati fe- è toccato al centro di Jalosto- ga ancora Il dépliant - « vo-
piace la vita. Con questo entu- steggiati il 23 ottobre scorso, titlàn, I cui membri però non gliamo anche noi partecipare
siasmo per Don Bosco potremo presso la Scuola Tecnica di hanno potuto andare a ritirarlo più decisamente e concreta-
costruire Il futuro, così come i Aberdeen, presenti tanti amici perché quel giorno erano tutti mente al progetto Africa»,
primi salesiani hanno costruito e l salesiani delle case vicine. Impegnati nella posa della pri- progetto in cui si sta impe-
questa feconda lspettorla ».
ma pietra di un oratorio.
gnando la Famiglia salesiana.
(Da un testo
Altra serie di Boscos è riser- E i motivi per farlo non manca-
di 8/rklbauer e Nosko)
vata ai dirigenti, perché • un no (ne viene ricordato uno: « I
MESSICO
corpo non si muove se non ha 380 milioni di abitanti dell'Afri-
Al PIÙ BRAVI
COOPERATORI
1.Boscos.
la testa». Altra serie per chi
s'impegna di più tra I poveri...
I Boscos - spiega padre
Salvador Romo che ha lanciato
ca, tutti insieme, hanno un
reddito annuo complessivo pa-
ri a quello della sola Italia» .
Il Club però - raggiunto Il
Una simpatica Iniziativa della l'Iniziativa - anche quando traguardo del cento milioni.
Federazione Messicana Coo- sono assegnati a singole per- sogna di raggiungere anche
peratori: premiare nel giorno sone non sono da portarsi a l'altro; quello dei centomila
della festa di Don Bosco I coo- casa propria, ma da collocare Iscritti. Traguardo lontano, in
peratori e i centri più merìtevoll nella sede del centro, perché realtà gll iscritti attuali sono
con delle statuette, i • Boscos » tutti il vedano e perché si sen- appena 6.000, e quindi c'è...
come li chiamano, alla maniera tano stimolati a guadagnarne spazio. Come c'è spazio per gli
degli Oscar distribuiti a Hol- altri. Succede a volte che la impegni di cui il Club sì occu-
lywood.
loro sistemazione nel centro pa: « Educare centinaia di
I Boscos sono statuette In sia occasione di una piccola bambini In orfanotrofi, curare I
bronzo alte 25 cm, in cui Don festa, con la partecipazione lebbrosi (nel solo Zaire se ne
Bosco tiene per le spalle un non solo dei cooperatori ma contano 374.000, e 363.000 in
ragazzo apprendista che a sua delle loro famiglie e di tutti gli Nigeria), dare una casetta a chi
volta sostiene nelle mani un amici dell'opera salesiana.
maglio appoggiato a un'incu-
dine. Ciascuna statuetta, uscita
vive ancora nelle capanne fatte
di fango e foglie, aiutare i se-
minaristi del terzo mondo dove
Padre Galdino e Il coadiutore Ot-
tavio, due recordman.
HONG KONG
piuttosto rozza dalla fonderia,
viene rifinita da un artista: li-
mata, cesellata, ripulita. Poi ri-
ceve una patina tinale, ossidata
con fuoco e acidi. Lavoro diffi-
MISSIONI
AL. PRIMO TRAGUARDO
IL CLUB DEI CENTOMILA
Il Club dei Centomila poggia
le vocazioni sovente sono nu-
merose... • E nel segnalare Il
proprio indirizzo (Club dei
Centomila, via Maria Ausiliatri-
ce, 32 - 10100 Torino) il dé-
DUE RECORDMEN
IN TERRA DI MISSIONE
Due salesiani di Hong Kong
sono stati festeggiati dai loro
confratelli per via del record
lnvldiablll che detengono: uno
con I suoi 97 anni d'età è Il sa-
lesiano più anziano del mondo,
cile e delicato, ma alla line tutte
le statuette risultano diverse,
con caratteristiche proprie,
con l'Impronta dell'artista.
I Boscos distribuiti ogni volta
sono 24, in una cerimonia fe-
stosa, ma in cui si versa sem-
su una semplice formula: cen-
tomila persone, se offrono mille
lire ciascuna, mettono insieme
cento milioni. Cifra con cui si
può già fare qualcosa di serio
per le missioni. Un dépliant del
simpatico Club informa che nel
pliant ricorda: • Non dimenti-
chiamo che ogni anno 35 mi-
lioni di creature - cioè cento-
mila ogni giorno - vengono
uccisi dalla fame o dalle con-
seguenze della denutrizione•.
ITALIA
e l'altro con I suoi 68 anni di
lavoro in Cina è il salesiano che
vanta nell'ispettoria il più lungo
periodo di attività missionaria.
Il salesiano più anziano del
AVVOCATO DINO ANDREIS
RAGAZZO DEL '99
Conviene ricordarlo, anche a
un anno e più dalla morte: era
mondo è padre Galdino Bar-
vero amico di Don Bosco.
delli, nato ad Angera (Varese)
Cooperatore salesiano, talento
Il 28.10.1883. A 22 anni era sa-
nell'oratoria, quante volte ha
lesiano, a 30 sacerdote, e nel
1919 partiva per la Cina. Sem-
ravvivato con la sua parola
, calda le feste salesiane. Parla-
bra assurdo, ma non godette
va bene di Don Bosco perché
mal di buona salute; alla par-
lo aveva capito e lo portava nel
tenza per la Cina il Rettor
Maggiore don Albera, veden-
cuore.
Era nato a Saluzzo nel 1899,
dolo tanto magro, manifestò il
timore che morisse lungo la
strada. Nonostante l'infausto
pronostico egli fu in pieno
missionario, fu maestro del no-
vizi, direttore e poi per molti
anni apprezzatissimo confes-
sore. Ora si avvicina al tra-
'Festa del Boscos: tutti I premiati sul palco, col loro •Oscar».
fu allievo dei Gesuiti ma aveva
una zia Figlia di Maria Ausilia-
trice. Poi la sua famiglia si tra-
sferì a Fossano e la casa sale-
siana di Fossano diventò un
po' la sua casa. Tre cose gli
riempivano la vita: la profes-
sione, la montagna, e Lourdes.
4 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981

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Ragazzo del '99, nel 1918
era artigliere alpino sul Mon-
tello e si meritò una decora-
zione al valore. In pace, la mi-
litanza politica era per lui un
dovere, e la sua scelta fu di
cattolico democratico. Militò
con Pier Giorgio Frassati nel
Partito Popolare, con vigore e
disciplina. Poi all'avvento del
fascismo uscì dalla politica at-
tiva. Nella seconda guerra
mondiale, richiamato alle armi
con grado di capitano e inqua-
drato nella gloriosa e sfortuna-
ta divisione alpina Julia, parte-
cipò alla campagna di Albania
Quindi ebbe a subire la perse-
cuzione e la prigionia delle
Brigate Nere, e rischiò più volte
la fucilazione.
Nel dopoguerra fu esponen-
te di punta dell'Azione Cattoli-
ca; tornò alla politica ma alla
sua maniera, senza aspirazioni
e in spirito di servizio. Nel '48
accettò la candidatura di se-
natore in un collegio in cui sa-
peva che sarebbe uscito scon-
fitto, ma andò per compiere il
suo dovere. Nel '64 fu eletto
consigliere comunale e diven-
ne capogruppo, ma nel '70 non
si ripresentò. Lo fecero presi-
dente dell'Ente provinciale tu-
rismo. responsabilità a cui -
con la sua passione per l'alpi-
nismo, lo sci e le escursioni -
era naturalmente portato.
A sentirlo parlare nelle oc-
casioni pubbliche, lo si sareb-
be detto l'uomo giusto per le
massime responsabilità; e in un
tempo in cui il valore degli uo-
mini si misura dal numero di
poltrone su cui riescono a sta-
re contemporaneamente sedu-
ti, si tenne sempre in disparte.
Fu - come scrisse un suo
amico - uomo di seconda
linea, ufficiale di riserva, ma
disponibile a ogni Intervento
che richiedesse la sua testi-
monianza di fede nel valori che
aveva abbracciato•.
Il suo studio era tappezzato
da libri di legge, della monta-
IT~
PONTE DI AIUTI
GENOVA E BRIENZA
Nel ricchissimo e a volte commovente
quadro degli aiuti portati ai terremotati, c'è
un episodio di solidarietà fra due comunità
salesiane: gli amici di Don Bosco che ope-
rano attorno all'istituto di Maria Ausiliatrice
d1 Genova, tenuto dalle FMA. sono andati in
soccorso della casa terremotata di Brianza
(Potenza). L'Istituto di Genova, con scuole,
oratorio e centro di consulenza, con /'u-
e nione Exallieve e un dinamico centro Coo-
peratori, stato In grado di mobilitare ,n
pochi g1orm la generosità di centinaia di
persone, e di portare all'opera di Brianza
tre furgoni carichi di generi di prima ne-
cessità. La casa delle FMA di Brianza, che
accog/ìeva un centro di formazione pro-
fessionale e l'orator,o-centro giovanile, era
risultata gravemente danneggiata dal ter-
remoto: l'edificio principale era pericolante
e non più abìtablle. Ecco, In una relazione
del cooperatore Gianni, come si sono
svolte le cosa.
Sono bastate meno di 48 ore per realiz-
zare Il nostro ponte. Tutti hanno collabora-
to: alunne, genitori. amici, la comunità delle
FMA, I Cooperatori. In un breve colloquio
tra Cooperatori, Direttrice e Preside dell'i-
stituto, è apparsa subito la volontà di fare e
cosi In poche ore è nato il nostro ponte di
aiuti tra Genova e Brianza•·
È stata una gara contro Il tempo: diffon-
dere l'Iniziativa, formare il centro raccolta,
trovare appositi contenitori e le persone per
la sistemazione del materiale, poi le perso-
ne e I mezzi di trasporto. La risposta ha
superato ogni attesa: al centro raccolta
sono pervenuti Indumenti nuovi per cinque
milioni di lire e altrettanti semlnuovi, i ge-
neri alimentari più vari, e tre milioni in con-
tanti. Tutto questo nella giornata di giovedì
27 novembre.
Venerdì 28, il viaggio. Alle 5,30, dopo un
breve momento di preghiera, salutati dalle
FMA, sei cooperatori partivano a bordo di
tre furgoni carichi fino all'ultimo centimetro
cubo. E alle 21 della sera. i tre furgoni fer-
mavano davanti alla casa delle FMA di
Brianza. La direttrice suor Della ci corre
incontro sorridente: Siete I Cooperatori
salesiani? Venite da Genova?• Si. sorella,
slamo noi•.
Non c'è tempo per I sentimentalismi. Ve-
diamo che la piccola scuola materna è ri-
masta In piedi, solida, ma l'edificio grande
dall'altra parte della strada è graveménte
danneggiato e pericolante, inabitabile. Nel-
la scuola materna anziani, mamme e bam-
bini occupano ogni angolo, anche la cap-
pellina è trasformata in dormitorio, e nostro
Signore è stato collocato in una stanzetta
dove gli fa compagnia un malato anziano
steso sul lettino. Arriva un assessore del
comune e ci informa· a Brianza un solo
morto, ma il 95% delle case sono Inabitabili.
Le suore ci chiamano, hanno pronto per
noi un piatto di minestra calda e un bic-
chiere di vino; ci sentiamo in famiglia. Nel
refettorio domma un grande quadro con
Don Bosco che sorride, e io mi volto per
nascondere il viso. Sto piangendo. Poco
dopo arrivano i primi materassi e I primi letti
per i bambini; occorre montarli e preparare
I dormitori. Insieme con le suore disponia-
mo ogni cosa, e chiudiamo col nastro le
prese di corrente prima che i bambini ci
mettano i ditini dentro. Alle 23 i nostri fur-
goni sono ancora da scaricare; slamo
stanchi morti, fuori pioviggina e l'aria è
fredda. Ma Don Bosco continua a sorrider-
ci, e via a scaricare. Sembra che gli scato-
loni non finiscano più: latte, carne, tonno,
pasta, vestiti, scarpe.. Ogni tanto manca la
corrente ma poi ritorna... È quasi l'una
quando abbiamo finito. Dove passare la
notte? Ora che i furgoni sono svuotati, c'è
tanto posto per noi...
Alle sei del mattino, sabato 29, siamo tutti
in piedi. Una buona tazza di caffè, e pa~
siamo a dare una sistemazione al materiale
scaricato. Poi le suore cl chiedono di aiu-
tarle a ricuperare il materiale che si trova
nella grande casa pericolante. Quand'era
arrivato il terremoto, esse erano scappate e
non avevano più
senso di timore li
messo
per nè
piede
forte,
là dentro. Il
ma lo spirito
di solidarietà ha il sopravvento: con cautela
entriamo, la casa è piena di calcinacci e di
crepe. E iniziamo una veloce catena, ca-
lando I sacchi dalle finestre a un terrazzo e
da questo sulla strada. In quest'opera peri-
colosa sono venuti altri a darci una mano,
le persone più impensabili: c'è un avvocato
comunista di Bari, un suo amico farmacista,
missino, della stessa città. La solidarietà
non rispetta le sigle. Ricuperiamo anche i
banchi della scuola e le relative sedie.
E giunge il momento di lasciarci. Vor-
remmo restare, c'è ancora tanto da fare.
ma a Genova le famiglie cl attendono e la
La casa di Brlenza {Potenza) prime del terremoto
(ora la parte antica non è più abltablle).
nostra missione è compiuta. Rieccoci at-
torno ai tavolini del refettorio, e suor Delia
dona a ciascuno di noi un quadretto di
Maria Ausiliatrice. Ci sono tutte le suore, Il
farmacista missino, l'avvocato comunista
che ammiccando parla di « cellule salesia-
ne•· E noi cantiamo: cantiamo anche i i
loro nomi ringraziando Il Signore per l'ami-
cizia che è nata. L'avvocato ha gli occhi
lucidi dì lacrime, e in un momento di com-
mozione consegna alla direttrice la tessera
del partito, perché la tenga come ricordo.
Noi ridiamo. facciamo presente che quel-
l'atto significa - più che un compromesso
storico - una resa alla cellula salesiana.
Ancora un saluto, si parte In fretta, Genova
è tanto lontana... Gianni
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 5

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gna, e di Lourdes. Come pe-
nalista era il più rinomato della
provìncla, uno dei maggiori del
Piemonte. Lo dissero • di
grande talento e di irresistibile
eloquenza: tutti i processi Im-
portanti nei tribunali della pro-
vincia di Cuneo lo hanno visto
protagonista•.
Dispiegò Il suo amore alla
montagna come presidente
dell'EPT e come socio illustre
(per qualche tempo presidente
della sezione cuneese) del-
1'Associazione nazionale alpini.
« L'Italia e gli alpini erano per
lui una cosa sola per la sua fe-
de di cristiano e il suo amore
alla libertà•·
E Lourdes: era barelliere,
dagli anni trenta frequentò ogni
anno ii santuario mariano. Fu
anche presidente dell'Oftal cu-
neese, l'organizzazione dei
pellegrinaggi. Amava i soffe-
renti e amava i poveri; perciò fu
anche presidente della San
Vincenzo. Erano per lui tutte
quelle presidenze dove non si
guadagna niente ma solo si
paga di persona. Perché lui fa-
ceva quel che predicava.
Nel 1979 il medico gli proibì il
pellegrinaggio a Lourdes, e
« ne soffrì come per la fine di
una persona cara"· Sulla fine
dell'anno doveva venire inau-
gurata la ferrovia Cuneo-Nizza,
impresa per la quale si era
battuto durante anni. Gli amici
si aspettavano da lui uno dei
soliti caldi discorsi, invece non
ebbe questa gioia, mori tre
giorni prima.
ANTILLE OLANDESI
DI NUOVO CON I GIOVANI
DICURAçAO
Dopo 62 anni, i salesiani so-
no tornati a lavorare nell'isola
di Curaçao: sono in due (presto
saranno in tre), sono stati
chiamati dal vescovo, e hanno
il compito di organizzare l'as-
sociazionismo giovanile della
diocesi.
Le Antille Olandesi sono un
gruppo di sei Isole a nord del
Venezuela, che già godono di
larga autonomia e sono sul
punto di conseguire la piena
indipendenza. Insieme non
raggiungono i mille kmq di su-
perficie, né il quarto di milione
di abitanti. Sotto molti aspetti
storici ed economici sono le-
gate al Venezuela, ma la po-
polazione risente della stratifi-
cazione delle più svariate pre-
senze coloniali: spagnola, por-
toghese, e da ultimo olandese.
La lingua ufficiale è l'olandese;
quella parlata abitualmente
dalla popolazione è il papia-
mento, lingua creola formatasi
dalla fusione di elementi lin-
guistici spagnoli e portoghesi.
BREVISSIME
* • Canzone giovanile ma-
riana ,. giunge col 1981 alla sua
seconda edizione. Sono am-
messe alla rassegna soltanto
canzoni su tema mariano an-
cora inedite. Cl si Iscrive in-
viando entro li 31 marzo una o
più canzoni (al massimo tre)
registrate su cassetta, cantate
da solo o coro, con o senza
accompagnamento di stru-
menti. Per informazioni e iscri-
zioni: « Centro mariano sale-
siano», via Maria Ausiliatrice
32, 10100 Torino
Tel.
011 /48.59.93.
Exalllevo Domenico Volpi
A Curaçao (nella foto Il porto) I salesiani sono tornau dopo 62 anni.
ha vlnto il Premio 1980 per un
La popolazione è cattolica
quasi al 90%.
Curaçao è l'isola maggiore, e
dovrebbe dare il nome al futuro
stato. Vicinissima alle coste del
Venezuela, è ii porto franco per
I commerci venezuelanì. Su
quest'isola il llbertador Slm6n
Bolivar andava a riposarsi do-
po le sue battaglie e preparava
le successive campagne mili-
tari. Oggi vi sorgono Imponenti
raffinerie della Shell. I salesiani
del Venezuela nel 1898 apriro-
no un'opera nella periferia del-
la capitale Wlllemstad, con
la gioventù curazolena. Poi con
una settantina di adolescenti
divisi in cinque gruppi parroc-
chiali abbiamo cominciato la
nuova esperienza. Nei mesi di
aprile-giugno essi hanno rice-
vuto il sacramento della con-
fermazione; poi sono stati Invi-
tati a formare • gruppi di per-
severanza», con riunioni setti-
manali, vita di gruppo, passeg-
giate ecc. A poco a poco stan-
no scoprendo una realtà nuo-
va: quella di vivere l'amicizia di
gruppo. E scoprono anche un
Ideale umano e cristiano da
libro di divulgazione storica•
assegnato ogni anno dalla
provincia di Trento nell'ambito
della letteratura giovanile. Il li-
bro, uscito vincitore con altri
due su una rosa di 462 opere
esaminate, porta ii titolo « La
vita e i costumi del medioevo•,
e è edito da Mursia. Un com-
mentatore ha osservato al ri-
guardo: .1n un tempo di diffusa
- anche se non più trionfante
- storiografia di marca marxi-
sta, è significativo che il premio
sia stato vinto da una autore di
ispirazione cristiana».
asilo, scuole, e una banda mu- realizzare nella famiglia e nella -tt Don Natale Del Mlstro,
sicale che ebbe grande rino- società».
benemerito missionario scom-
manza. I ragazzi all'inizio d'an- Non è tutto: • La nostra area parso un anno fa in Iran, è sta-
no ricevevano in dotazione uno di lavoro - aggiunge don to ricordato nel dicembre
strumento musicale, e se Im- Secco - si sta allargando scorso a Maniagolibero (Por-
paravano a suonarlo bene, alla verso altri gruppi giovanili già denone) suo paese natale. Era
fine del corso ne diventavano esistenti: gruppi di Scouts e stato fondatore del collegio
proprietari. Quella casa vissuta gruppi originali delle Antille Andlsheh di Teheran, teatro
in estrema povertà fruttò alla come Jong Wacht e AMG. Con delle vicende che videro prima
congregazione due vocazioni, il nuovo anno scolastico pren- l'arresto e poi la liberazione-
e tanti exallievi; alcuni di essi deremo anche contatto con le espulsione della comunità
vivono ancora oggi. e ricorda- scuole secondarie, per orga- educativa salesiana. Aveva an-
no con nostalgia quei tempi nizzare in esse un piano di ca- che tradotto il Vangelo In lin-
lontani. Le difficoltà incontrate techesi sistematica ».
gua persiana, compilato e
erano troppo dure, e nel 1918 i
salesiani si ritirarono.
Ora i salesiani sono tornati,
(Dal BS del Venezuela) stampato il primo Vocabolario
Italiano-persiano e persiano-
Italiano ».
dal gennaio 1980, su Invito di
mons. Ellls. Sono due giovani
sacerdoti, don Luigi Secco e
don Fernando Mion, e hanno
preso stanza nella casa par-
rocchiale del Barrio Buena Vi-
sta sempre nella periferia della
capitale. Si sono imbattuti -
come dice don Secco - • in
una gioventù assetata di Cristo
e desiderosa di trovare in Don
Bosco un amico che le apra un
cammino di speranza». Al sa-
lesiani viene richiesta una
presenza di animazione nella
pastorale giovanile delle par-
rocchie, attraverso la creazio-
ne di gruppi giovanili».
Cosi don Secco descrive l'a-
zione svolta in questi primi
mesi. • Abbiamo preso contatto Visita restituita: Il 13 maggio scorso Il Papa era andato a trovare I tori•
con alcune delle 33 parrocchie nesl, e In dicembre I torinesi sono andati dal Papa. Ecco I saleslanl
di Curaçao, e abbiamo rilevato dell'edltrlce LDC che gli presentano un nuovo libro: . Torino vivi In pa-
i gravi problemi che affliggono ce., con tutti I discorsi tenuti dal Papa a Torino. (Foto Arturo Mari).
6 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1981

1.7 Page 7

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ITALIA SALESIANA PER I TERREMOTATI
~
Andare con Cristo
oltre Eboli
-.
- )t
·.J'
'---41,;.;.~ ;.?! /)
Ecco una prima sommaria panoramica sul danni subiti dai figli di
Don Bosco nel terremoto del 23 novembre, sugli interventi immediati
a livello locale e da lontano, sulle iniziative a medio e lungo termine,
i gemellaggi, gli Interventi di sostegno e le prospettive
L à dove il terremoto ha colpito
più duro, sui monti della Basi-
licata, c'è un modo di di.re pas-
sato in proverbio che Carlo Levi nel
1945 ha trasformato in tilolo per il
suo miglior libro: « Cristo si è fermato
a Eboli ».
11 riferimento è a un angolo d'Italia
arroccato sugli Appennini, « serrato
nel dolore e negli usi, negato alla
storia e allo Stato, eternamente pa-
ziente... Terra - diceva Carlo Levi -
senza conforto e dolcezze, dove il
contadino vive nella miseria e nella
lontananza la sua immobile civiltà, su
un suolo arido, alla presenza della
morte... Cristo si è davvero fem1ato a
Eboli, Cristo non è mai arrivato qui,
vi è arrivato il tempo né la spe-
ranza, né il legame tra le cause e gli
effetti, la ragione e la storia. Cristo
non è arrivato come non erano arri-
vati i romani, che presidiavano le
grandi strade e non entravano fra i
monti e le foreste; né i greci che fio-
rivano sul mare di Metaponto e di
Sibari.. Le stagioni scorrono suUa
fatica contadina, oggi come tremila
anni prima di Cristo: nessun messag-
gio umano o divino si è rivolto a
questa povertà refrattaria. In questa
terra oscw·a, senza peccato e senza
redenzione, dove il male non è mo-
rale ma w1 dolore terrestre, Cristo
non è sceso. Cristo si è fermato a
Eboli ».
La lunga citazione non per fare
della letteratura, ma perché gli amici
del « Centro Operativo Nazionale Sa-
lesiano», sono per aiutare i terre mo-
tati, implicitamente rimandano al te-
sto - giustamente famoso- di Carlo
Levi. Questo Centro salesiano di Sa-
lerno, che si è prodigalo nei giorni
tremendi del sisma, ora invita la Fa-
miglia salesiana a proseguire nell'in1-
pegno verso i terremotati e propone
questo invito con lo slogan suggesti-
vo: "Con Cristo oltre Eboli ». Se dav-
vero Cristo non è ancora giunto tra
quei monti, bisogna portarvelo, è un
impegno di Chiesa, e la Famiglia sa-
lesiana darà il suo contributo.
Come promesso nel fascicolo di
gennaio, BS intende ril'erire su questo
impegno, con i dati che è stato possi-
bile raccogliere.
1. Danni a persone e cose. Tra sa-
lesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice
non si sono lamentali morti né feriti.
Vittime invece Lra i loro famigliari.
Gli edifici risultano più danneggiati
di quanto detto sul BS di gennaio. La
casa di Buonalbergo presso Beneven-
to (oratorio e parrocchia), già dan-
neggiata dal sisma del '72, è dichia-
rata inabitabile; i salesiani hanno
trovato sistemazione provvisoria con
l'aiuto del comune, e continuano
l'assistenza alla popola7ione.
Danni notevoli ha subito anche l'o-
ratorio di Vietri sul Mare (Salerno): la
parte vecchia dell'edificio à abban-
c.lonata perché ai limiti dell'agibilità.
Anche le Figlie e.li Maria Ausiliatrice
hanno dovuto lasciare un'opera,
quella di Castelgrande in provincia di
PotenLa (collegio, varie scuole, ora-
torio e centro giovanile), trasferendo
le alunne interne.
Notevoli danni ha pure subito il
« Don Bo~co » di Napoli ma l'edificio
non crea problemi per l'abitabilità.
Per rimettere poi in sesto i muri non
basteranno cento milioni. Danni mi-
nori alle opere di Torre A1m1111ziata, di
Castellammare di Stabia e Vico
Eque11se; danni molto lievi a Saler110
e Caserta.
2. GU interventi locali. Tulle le ca-
se deUa zona terrcmotala sono state
subito aperte per accogliere i senza-
teuo, per ospitare roulottes e tende, e
lamiglie negli edifici. Molle aule sono
state così occupate dai sinis1ra1i. E
quando è stato possibile riprendere la
scuola, nelle aule agibili si sono or-
ganizzati i doppi turni, anche per far
posto a classi di altre scuole.
Più in generale l'lspcuoria salesia-
na Meridionale ha dichiarato la sua
totale disponibilità ad accogliere nei
suoi centri i ragazzi e.li 10-15 anni deUe
zone sinistrate.
l salesiani si sono poi prestati per
gli aiuti immediati nelle varie località;
in diversi posti si sono messi a capo di
gruppi di giovani volontari. Ferman-
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 7

1.8 Page 8

▲back to top
dosi stabilmente hanno dato la loro
collaborazione nelle opere più richie-
ste e immediate: rimozione di mace-
rie, censimenti, d istribuzione di viveri
e indumenti, panifica1aione, instal-
lazione di tendopoli e assegnazione di
roulottes. Si è potuto arrivare con
tempestività, in alcuni centri per pri-
mi. I salesiani di Napoli Vomero han-
no lavorato a Carife, quelli di Piedi-
monte Ma1ese a Caporeale, quelli di
Torre Annunzìata a La Croce di Lioni
ecc.
l salesiani di Castellammare di Sia-
bia si sono messi, con i loro volontari,
a disposizione delle autorità. I giovani
degli orarori Don Bosco e Rione Ami-
ci:;ia di Napoli hanno prestato assi-
stenza ai terremotati in tre ospedali
cittadini. Sempre al Don Bosco di
Napoli fin dall'inizio la palestra della
scuola è stata messa a disposizione
del comune, che vi ha insediato una
sezione di assistenza; in un'ala del
fabbricato, quella della scuola media,
si sono sistemati 33 nuclei familiari
con 148 persone; anche la scuola
materna della parrocchia Maria Ausi-
liatrice è stata occupata: otto nuclei
familiari con 33 persone.
Nella Casa per esercizi di Vico
Equense un'ala dell'edificio è stata
messa a disposizione dei sinistrati: 25
nuclei familiari con 91 persone. A
Castellammare dapprima avevano
trovato rirugio 50 persone, poi l'intero
complesso è stato messo a disposi-
zjone del comune.
Non sono che alcune delle iniziati-
ve locali prese dai salesiani: a cui
vanno aggiunte quelle delle fMA.
L'Albergo dei poveri di Napoli, tri-
stemente noto oggi, merita un cenno.
Si sa che dapprima fu dichiarato agi-
bile, ma una parte dei muri è poi
crollala uccidendo nove persone. « A
Napoli piove sul bagnato», com-
mentò un giornale il 16 dicembre. E
intanto informava: « Dall'Albergo dei
povcrì 200 persone erano state pre-
cedentemente trasferite all'istituto
Don Bosco dei salesiani; in questo
stesso isrituto già da ied sono stati
prontamente ricoverali 50 bambini
dello stesso Albergo dei poveri». Era
una ini2.iaciva della Caritas.
3. Gli interventi da lontano, Non
c'è stata opera salesiana che non ab-
bia organizzato qualche iniziativa a
favore dei terremotati. Ovunque rac-
colte di materiale (fatto confluire al
Cenu·o Operativo di Salerno, o anche
direttamente nei centri colpiti), e
raccolte di denaro. L'elenco dei sin-
goli interventi non finirebbe più. Ec-
co solo qualche iniziativa «diversa».
Un grnppo di Giovani Cooperatori
è sceso a passare il Natale con i ter-
remotati di Salvitelle. A Livorno i
giovani si sono esibiti in una serata
teatrale con incasso per i terrcmorati.
Ma a Livorno anche un «gesto igno-
bile»: una notte degli sconosciuti so-
no entrati scassinando le porte degli
uffici della parrocchia, e hanno sot-
tratto ai terremotati 350.000 lire. I
Cooperatori di Genova (corso Sarde-
gna) sono scesi a Brienza (si veda la
notizia per esteso a pag. 5). A livello
na2.ionale i Cooperatori hanno lan-
ciato la campagna « Il mio panellone
a uno di loro»: panelloni e cartoline
di saluto sono stati recapitati in vade
località.
A Corno infine l'exallievo Angelo
Montonati, direttore del quotidiano
«L'Ordine», in un articolo di fondo
ha lanciato ai giovani la proposta
«Natale con loro», invitando« Azione
cattolica, Scouts, Ciellini, San Vin-
cenzo, Giovani Cooperatori, i vari
gruppi giovanili di impegno» a por-
tarsi nel sud...
4, li Centro Operativo di Salerno.
La maggior parte delle iniziative sa-
lesiane sono state avviate d'intesa con
Il Rettor Maggiore tra I volontari del terremoto,
le Caritas diocesane, e con il • Centro
Operativo Nazionale Salesiano» SU·
bito sorto a Salerno. Queslo Centro
dapprima ha runzionato da punto di
raccolta e smistamento del materiale
- soprattutto viveri e indumenti pe-
santi - proveniente dalle varie re-
gioni d'Italia e anche dall'estero. Co-
stituito eia otto salesiani, un obiellore
cli coscienza in servizio civile e vari
gruppi giovanili, ha tenuto i contatti
con le località terremotate indiriz-
zando gli aiuti dove risultavano ne-
cessari e urgenti.
li materiale raccolto e distribuito è
stato più che sufficiente per i primi
soccorsi, e è stato inoltralo in gran
parte nei paesi dell'alto Sele e del
Nocerino. In diverse località i giovani
ciel Centro sono giunti per primi,
quando gli aiuti erano urgennss1rn1.
Qualcuno dei sacerdoti si è fermato
stabilmente nei paesi, per esempio a
Santomenna e Teora.
Numerose staffette di salesiani e
giovani si recavano cli continuo nei
luoghi sinistrati al fine di individuare
frazioni e cascinali isolati non ancora
raggiunti; si sono trovati nwnerosi
nuclei familiari bisognosi di tullo; e si
sono anche individuati luoghi e si-
tuazioni in cui intervenire i11 un se-
condo tempo in forma più duratura.
Il radioam atore. Di grande utilità è
risultata la presenza, nel Centro di
Salerno. di un salesiano radioamato-
re: mantenendosi in streao contatto
giorno e notte con altri radioamatori
è stato in grado di individuare con
rapidità eccezionale le situazioni di
estremo bisogno, nelle quali si è cer-
cato cli intervenire prontamente con
l'invio di mezzi, di materiale e so-
prattutto di gruppi di volontari.
Incontro a Pompei. Il 18 dicembre
si è svolto a Pompei un iT1contro de-
cisivo per il futw·o dell'intervento sa-
lesiano. Vi hanno partecipato il Ve-
scovo di Salerno con le Caritas dio-
cesane, e per parte salesiana il supe-
riore dcll'lspeltoria Meridionale con
gli uomini del Centro Operativo.
Ncll'.inconLro si è deciso di dar vita
al gemellaggio clell'[spetloria con due
paesi terremotati, e si sono previste
numerose altre iniziative di interven-
to per i prossimi anni.
5. I gemellaggi. Le località asse-
gnate ai salesiani per i gemellaggi so-
no due paesi vicini, e praticamente
distrutti: Santomenna e Castelnuovo
di Conza in provincia di Salerno. Con
il gemellaggio si intende assicurare
una presenza permanente di sacer-
doti salesiani e di altri per il periodo
più acuto della ricostruzione (due o
tre anni), cli creare un rapporto dl
servizio continllativo tra paesi di-
strutti e organizza1.ioni di soccorso.
Santomenna era un paese senza
parroco, con quattro chiesette che
sono tulle crollate. Si pensa a istituire
un « centro di servizi sociali», da
mettere in piedi al più presto, desti-
nato a curare l'animazione culturale,
ricreativa e religiosa delle famiglie,
specie dei ragazzi e giovani. Per que-
sti scopi ci si impegna a garantire la
presenza cli un salesiano e di volon-
tari per almeno due anni. Si tratta di
ricostruire a poco a poco il tessuto
sociale del paese distrutto, di favorir-
ne la rifondazione.
Caste lnuovo di Conza era parroc-
chia, ma il parrocco quella sera non si
trovava lì. L'indomani del sisma è
anivato con una mezza speranza di
portare al sicuro il Santissimo, ma
non è più riuscilo a individuare il
posto dove fino a ieri sorgeva la sua
8 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981

1.9 Page 9

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chiesa. li cocuzzolo dove si trovava è
completamente cancellato. Attorno
all'ex abitato c'è cordone sanitario, si
suppongono ancora morti da ricupe-
rare. li paese dovrà essere completa-
mente abbandonato; ora la gente vive
io roulottes sistemate in una vallata.
Anche qui l'intervento salesiano
consisterà nella creazione di un
« cenlro di servizi sociali», in col-
laborazione col parroco e la Caritas.
C'è già sul po~Lo un salesiano con un
gruppo di volontari: al momento so-
no impegnati in una conoscenza più
dettagliata della siluazfone. in vista di
un intervento a lunga scadenza, per
l'animazione culturale e religiosa.
L'obiettivo immediato è di mettere in
piedi al più presto dei prefabbricati.
In queste due località gemellate è
facile prevedere per questa estate
un'intensa attività di gruppi, soprat-
tutto giovaaili, con il coinvolgimento
della Famiglia salesiana.
6. Iniziative di sostegno. Sono sta-
te fissate in linea generale nella riu-
del Centro giovanile di Figline Val-
darno, gruppi di Giovani Cooperatoli
romanL..
Particolari problemi sono posti
dal seminario delJa d iocesi di San-
t'Angelo dei Lombardi (Vescovo ri-
coverato all'ospedale, deceduti sotto
le macerie il vicario generale, il ret-
tore e un professore del seminario). I
giovani seminaristi del ginnasio-liceo
potrebbero trovare, per il prosegui-
mento degli studi, una sistemazione
nelle strutture salesiane.
Quali e quante saranno le ini-
ziative di sostegno è al momento im-
possibile di.re. Le proposte co11tinua-
no a venire. Per esempio gli Exallievi
del Belgio vorrebbero scendere in
gruppo. Hanno coIJaborato alla col-
letla che ha pem,esso di inviare dal
Belgio 60 vagoni ferroviali (roulottes,
coperte, tende, medicinali, generi ali-
mentari). Ma vorrebbero ripetere nel
Sud quanto hanno già (atto nel friuli:
si recarono per tre anni di seguito a
Porzus; andrebbero di nuovo per
'
A Castelgrande l'opera delle FMA, sinistrata, è stata evacuata, ma due suore sono rimaste a la-
vorare con la popolazione: è staia assegnata loro la roulotte ~ 23 bis •·
11.Ìone di Pompei, ma prenderanno
man mano una consistenza precisa.
tr Anzitullo è ribadita La disponi-
bilità delle opere salesiane a racco-
gliere ragazzi e giovani terremotati.
,.. Poi un servizio pastorale nelle
zone litoranee che ospitano terremo-
Lati (per es. a Revello e Paestum).
Campi di lavoro temporanei per
l'animazione del periodo natalizio (se
ne sono organizzati una quindicina).
« Stretta collaborazione con i
pan-oci di Laviano, Senerchia, Palo-
monte, Salvitelle, Ricigliano, Valva e
Brienza. In questi interventi, pro-
grammati dalla Caritas pa1Tocchiale
del Don Bosco di Salerno, risultano
impegnati per esempio gli studenti in
teologia dell'Istituto Gerini (Roma), i
Giovani Cooperatori di Bra, i giovani
aiutare a costruire le case, a ricreare
tra la gente un clima di speranza.
7. Un corso per i volontari. li Cen-
tro Operativo di Salerno, in previsio-
ne delle attività future (soprattutto
della prossima estate), ha program-
mato un « Corso di pereparazione del
sen1izio volontari per i campi di ani-
mazione». Sarà un corso « di prepa-
razione e aggiornamento sulla tipolo-
gia degli interventi dchiesti », per as-
sicurare una presenza nei paesi ge-
mellati, di almeno due anni.
11 corso avrà luogo a Salerno dal 22
al 24 aprile, e vi sono invitali coloro
che intendono organizz.are gruppi di
soccorso (conviene che vi partecipi
almeno una persona per gruppo).
ln mano ai partecipanti ven-à mes-
so un «Sussidio-guida», elaborato dal
Centro catech istico salesiano di Bari.
11 sussidio presenterà un'adeguata
documentazione sulle località, la loro
storia, la loro situazione socio-econo-
mica eccetera (per capire la gente tra
cui si va a lavorare); ma sottolinerà
anche l'aspetto catechistico: si tratta
di fare una lettura degli avvenimenti
- terremoto compreso - alla luce
del Vangelo.
8. La visita del Rettor Maggiore.
Don Egidio Viganò, insieme con il
superiore della « Regione Italia» don
Luigi Bosoni, il 26 dicembre s.corso ha
compiuto una breve visita ai salesiani
impegnati □elle zone terremotate. In-
tendeva portare la solidarietà della
Famiglia salesiana, incoraggiare i
gruppi, rendersi conto della situazio-
ne in vista dei rutu1i interventi.
A Santomenna nella preghiera dei
fedeli ha sentito chiedere a l Sib'Jl0re
« un santo prete che stia in mezzo a
noi». Poi « Zi' Concetta», una donna
del posto, ha voluto a tutti i costi re-
galargli un sacchetto delle sue noci.
Le impressioni riportate dalla visita
sono tutt'altro che incoraggianti. « È
una cosa angosciante - ha riferito
don Bosoni - è molto peggio di quel
che ci ha fatto vedere la televisione.
Ma si constata an che una meravi-
gliosa presenza di Chiesa. Scouts,
Mani tese, Ciellini, preti inviali dalle
diocesi, religiosi d'ogni congregazio-
ne, e suore in divisa o in bo1·ghese con
una piccola croce appuntata al giac-
cone... Abbiamo visto anche le chie-
sette prefabbricate che erano già ser-
vite per il Friuli, e ora si vengono
montando lì, con il campanile an-
ch'esso prefabbricato.
« Ma - ha aggiunto don Bosoni -
abbiamo visto soprallutto i disagi
della popolazione, che superano
l'immaginazfone. Le roulo ttes non
sono affatto comode. Collocate lungo
le strade l'una accanto all'altra, nel
fango. Se il tempo è brutto, per uscire
ci vogliono gli stivali perché s.i affon-
da. Se piove si resta dentro. allo
stretto, magari coricati, perché senza
spazio. Con il problema dei servizi
igienici. Con i bambini... È difficile
alimentare la speranza di ricostruire,
è veramente tutto problematico, oc-
correrà tanto impegno.
La gente è consapevole delle poco
rosee prospettive: « Oggi abbiamo le
case piene di roba - diceva una
donna - . Ma ci rendiamo conto che
quest'abbondanza non può durare. E
dopo, chi si ricorderà ancora di noi?»
Per questo bisogna che Cristo non
si fermi più a Eboli, che venga su tra
la gente dell'Appennino. Ma per rag-
giungere i ten-emotati Cristo ha biso-
gno di piedi e di man.i. E la Famiglia
salesiana gliene può offrire.
Ferruccio Vogliao
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 9

1.10 Page 10

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STATI UNITI
I primi piccoli passi
del progetto Harlem
Nella parrocchia tutta nera di San Tommaso
apostolo» a New York, dove scorre la violenza e
la droga, alcuni salesiani sono al lavoro da poco
più di un anno, e si sono schierati al fianco dei
poveri e dei giovani
M anhaltom è il cuore originario di New York. È.
un'isola allungata, di 57 kmq. famosa per o-.pi-
rare il Palano ùi Vetro delle Nazioni Unite e pl'r
essere sede ùei quartieri commerciali e finanziari. Ma è
famosa anche per un altro quartiere: quello di Harlcm.
Qui si pigiano 300.000 abitanti, tulli neri. Qw l'analt a-
bctismo, la disoccupazione, la violcn1.a e la droga. Qui
una feua di squisito « tcrto mondo», negli opulenti Stati
Uniti d'America.
L'ultimo salesiano inviato ad Harlem per raffor.t.are le
comunità parrocchiale, è paùre Danicl Kramer. È.
esperto in edilitia e 1,i è , isto incaricato di rimettere a
nuo\\'o i muri della vecchia e abbandonata scuola par-
rocchiale. Per compiere quell'opcra.done di chirurgia
facciale - come la chiama lui - per prima cosa <;i è
assicurato un minimo di fondi: gli sono stati fomiti dai Herlem: Il diacono permanente Kenneth Radcllffe, una colonna della
« Programmi e~tivi per la gioventù"• gestiti dalla munì nuova opera.
cipalilà di cw York. Poi ha affron-
tato le frotte ùi ragaui neri del quar• card. Terenzio Cooke il 4.11.1979. So- era chiu-.a d.i due anni. E come .,<.:
tiere, in cerca <.k1 soggetti ad:rn1; ne no stati chiamati perché si trnlla di non bastasse, i gim·ani della ,ona
ha ~celti una ,·en1111a e li ha arruolati. un quarùen,• •caldo•• pieno d1 gio- vengono attirati dai Battisti o da ahrc
L'operazione e cominciata: i ra• vcntì:1 difficile da recuperare. Nel comunità e,·,ingelichc. • Quando sia-
gau.i si presentavano ogni giorno la- marzo 1979 il Rcllor Maggiore era 111 mo arrivati - dicono i salesiani della
vorali\\'o, indoss~wuno la tuta, l'd- visita negli Stati Unili, e si vide invi- parrocc hia - siamo dmasti sconcer-
metlo, gli occhialoni, la maschera, c tato dal Cardinale: andò a tTovarlo, e 1a1i dall'apatia di questo quaniere
avanti a scroi.Larc i muri. raschiarli, m,coltò la proposta. Prima di Tispon- decadente. Pcn) ci siamo rifiutati di
levigarli, stuccare le crepe e dipingere dcre volle rc<.:ar-,i '>111 posto a vedere arrenderci all'apatia. C'è una ,;peran-
da cima a fondo. • l\\ci primi giorni
con i propri occhi, e concluse: • Sl, za in Harlem, e è formata dai gio\\.ani
racconta padre James l\\aughton, che bi,ogna acccua1è, e mandare qui uo- neri. E noi puntiamo tutte le nostre
è responsabile dei vari progcnì ùi mini molto ma molto in gamba•·
cane su questa gioi entù ,._
sviluppo-, pnma che si rompes~e il Qw - spiega il parroco padre Violenza e droga. Un anno-chiave
ghiaccio con i r:igaui, essi. formavano i\\mony D'Angelo - non c'è nessun aiuta a capire la storia e il prcsenw di
tutti insieme un gruppo amorfo e bianco porlodcano di a ltro Harlem: il 1962. Quell'anno tutti i
spento, che ci guardava con diffidcn- gruppo etnico, ma solo neri: prove- bianchi, per cause che sarebbe com-
,a. Ma dovreste ,cùcrli adesso. Sono nienti daIJe varie parti degli Stati plicato dcscri,ere, decisero che Ilar-
come una famiglia, unila, simpatica, l niti o dalle Antille. La nostra par- lem non faceva più per loro e "" ne
allegra, che sa quel che \\'Uole, che rocchia è situata proprio al centro del andarono. E perché non venissero a
constata con sodùisfatione j risultati traffico della droga. dove. migliaia di insediarsi nelle loro case i neri o altri
del suo meticoloso lavoro, che alleg- dollari sono cambiali in veleno ogni gruppi etnici, 1bianchi diedero fuoco
gerisce la fatica con allegre ba1tutc e giorno. Qui vediamo il diavolo al la- alla maggior parte delle case. Ancm a
reciproche frecciatine i..
voro 25 ore su 24. E vediamo anche oggi quelle C(ISC bruciate sono uno
Questi ragau1 stanno facendo un Cristo in mc11.0 a noi: il Cristo sol'fc- spellacolo sinistro e desolante. Ma i
buon lavoro, e intanto imparano un rente, il Crisw affamato, il Cristo vii• neri vennero ugualmente.
mestiere, con muri ,eri da ringiova- Lima degli ~tupcfacellli, il Cristo che Sono poveri, scombinati moral-
nire. e con qualcuno \\'eramente , iene maltranato e è odiato perché si mente e socialmente. Dicono le ~tati-
competente che la loro da maestro. è nascosto sollo la pelle nera•.
stiche che 12.218 famiglie vegetano al
Niente tempo da sprecare, nc;;suna
La parrocchia ha un passato re- di sollo ùcl livello di sussi'>tCnla.
possibilità di o,iarc, quel tanto di m- moto illusrrc, ora è l'ombra di quel Molte delle loro case sono prive di
coraggiamcnto <.la rendere fieri del che è stata. I salesiani hanno Lrovato servizi igienici e di impianti clclt1 ici:
r,roprio lavoro.
alla messa domenicale meno di 700 tutto è anda to distrutto. Molte fami-
Una speranza, I giovani. La par- persone, in una chiesa costruita 90 glie sono approssimative; la donna è
rocchia - la più grande nell'isola di anni fa per parecchie migliaia di fe- considerata ~oto in funzione dei figli e
Manhattan, e for,e di tulla New York deli. Anche la scuola, che è stata il del lavoro domestico, è senza dfrini e
è stata affidata ai ·salesiani dal \\'anto della comunità cattolica, ormai senza rispetto, spesso costretta a lla
10 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO IIHJI

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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prostituzione. Il 45 per ccntt> dei ra-
gaai non terminano la scuola del-
l'obbligo e in una New York che oflre
lavoro ,olo a chi abbia spccializza-
7joni finiscono disoccupati.
Allora si vive di espediemi. Furto e
rapina sono frequemissimi, sono
frullo di disperazione ma anche di
rabbia. Molti bianchi non osano av-
venturarsi in certe parti di Harlcm, la
polizia stessa vi transita con circo-
spezione. La comunità salesiana è
formata ùa quattro sacerdoti e un
coadiutore, Jerome Cincoua. Ebbene.
quando questo -.alesiano laico giunse,
la gente lo i.cambiò per un poli1io110
e lui corse i suoi ri!.chi. li pan-oco
dovcuc presentarlo in chiesa alla co-
munità, dire a tutti: guardate che è
uno dei no::.tri. Ora l'hanno accettato
e lo accolgono con molla simpatia,
ma l'cpbudio resta significativo.
Si cerca con:.olazione nella d1 oga,
anche in quella pesante, l'eroina. Si
trovano ragaai di dodici anni già di-
strutti dagli eccessi. E il pol>to di
maggio, traffico della droga è proprio
lì, la \\ ia su cui si affaccia la parroc•
chia salesiana...
Un nuovo senso di appartenenza.
La chie,a parroccniale, bella e ~olida
e quasi centenaria, si trova all'incro-
cio fra la 118' "tra.da e la "ia San Ni-
cola. AH'\\'O bi:.ogno di urgenti ripa-
ra7ioni, come del resto gli altri edifici,
e i.i stanno ei.eguendo. Una :.o, n:n-
zione clargua dal cardinali..' ha per-
messo di rimettere tutto in ordine,
comprese le splendide vetrate a colori
giunte novant'anni ra dal Belgio, e il
tetto della chiesa. Ma più che ai muri
il nuovo parroco bada alle pcr-,one,
partendo ùai più dimenticati.
Gli ant.iani, per esempio, ve, amen-
te bisogno:.i di :.ollie,o e protezione.
Ogni mattina c'è nella chie:.a una
messa per quelli di loro che possono
\\'enire. f:. i ciechi: al ,encrdì padre
Antony si reca in un centro residen-
ziale per cittadini anziani, e passa un
po' del suo rempo con i ciechi, in-
trattenendoli nella lettura della Bib-
bia; dalla lellura nasce la discussione,
la preghiera, e un nuovo senso di ap-
partenenza. « Questi ciechi - dice
padre Antony - sono per noi una
benedizione di Dio».
LI parroco è andato a cercare i i.uoi
parrocchiani anche nei tre o quattro
ospedali e cliniche deUa zona, of-
frendo ai ricoverati la possibilità di
richiedere i sacramenti; ora lo atten-
dono, lo chiamano. C'è un diacono
permanente nella parrocchia, Ken•
neth Radcliffe, che cerca di animare
un gruppo di gio, a.notti, e ora si seme
a sua volta rianimalo. Si lavora anche
per i ragani. in stile oratoriano, e
durante l'estate si è visto il loro nu-
mero passare da 35 a un centinaio.
Anche i presenli alla messa in questi
tempi sono raddoppiati di numero,
C'è dunque nel marasma· un piccolo
gregge fedele. « Corrispondono molto
- dice di loro padre Antony - sono
de\\'oti. e affezionati alla parrocchia"·
Computer e cucine. La preoccupa-
zione maggiore va ai giovani, e per
prima cosa bisogna capirli. Per que-
sto padre Paul Grnuls sta lavorando
per tracciare un profilo socio-scola-
stico dell'area. E i salesiani tutti in-
sieme preparano i piani per un
• Centro polirnlente,. da meucre a
servizio della gio,cntù e della popo-
lazione. Si deve pro\\\\ edere all'istru-
zione di bac;c dei ragazzi. E poi alla
loro prepara/lane professionale. Già
si realizza qualcosa nel campo dell'e-
lettronica, delle CO!,truzioni edili (il
I ragazzi di padre Danlel con l'elmetto: diven-
tano ottimi aluccalorl e Imbianchini.
gruppeuo di padre DaoieJ); si !>ogna
una scuola tipografica, un'altra per
segretarie d'azienda... Ma urge anche
prestare consulcnla e assisten1.a alla
gente per la difesa dei diritti civili, per
l'igiene e il soccorso malattie ecc.
Intanto le prime iniziative per la
gioventù si '>0no già avviate, sotto la
direzione di padre James, e sono
orientate alla ma~ima utiJi7.za2ione
della « scuola San Tommaso•· A
questo fine, per prima cosa, si è
provveduto a ripulirne per bene i
muri.
La preoccupa1ione non è solo di
dare una preparazione professionale,
ma anche di procurare ai ragazzi un
posto di lavoro. Di qui la ricerca di
attività di sicuro awenire. Un primo
settore individuato è quello dell'elet-
tronica. L'industria Bun-oughs di De-
troit, specializ.zata in macchine da
ufficio, organiaa da tempo per i gio-
vani della sua città dd corsi di Tec-
nologia del computer•· Opportuna-
mente interessata, ho accettato di
venire a impiantare nella -;cuoia par•
rocchiale di Harlem le apparecchia-
ture apposite, e di preparare i sale-
siani che saranno i futun istruttori
dci giovanL Dagli studi compiuti <lalla
«Cumm.i:.sione lm·oro• dello stato di
Ne,\\ York risulta che que-.la specia-
liuaz.ione offrirà in un immediato
futuro grandi poi-.~ibilità di impiego.
La scuola parrocchialc poi ri.suJta
equipaggiata di un vali<l<l impianto di
cucina, che stranamente finora non
era mal stato utilinat(>. Si tratta ora
di meuerlo in piedi e di scnirsene per
una '\\cuoia ùi spccialiua,,ione alber-
ghiera in grado di preparare i gio,·ani
ai , ari tipi di attività: dal la\\ are le
,toviglie al cucinare, dal sen ire in
tavola alle tecniche di gestione. An-
che per questo '>ClltJrc gli studi con-
dotti nello stato di Ne\\\\ York preve-
dono un notevole ampliamento dei
,en Ld, e quindi una dchiesta sempre
maggiore di personale -.pccializzato.
Vi aiuteremo. l progetti dunque
non sono solo sulla carta, ma in que-
'>li mesi stanno d1n:111ando realtà. Per
tutto questo ci \\ ogliono londi, e an-
che negli Stati Unili non è che li si
trovi per la '>tracia. Padre James re-
centemente ha riunilo rappresentanti
di alcune gros!>e banch,•, responsabili
della scuola pubblica e privata, espo-
nenti del go\\ emo locale: ha presen-
tato loro i piani di ,, iluppo, e ha Ot·
tenuto ampi ricono.,c1menti. Ora :.i
aspetta anche le :.ovn·n1ioni, che non
dm rcbbero mancare. Si sta mobili-
tando l'opinione pubblica. cattolici e
no, cittadini e aute>rità, tutti riman-
gono scossi di fron1c alla situazione e
stmtono il bisogno di lare qualcosa.
In questo modo, con i cinque sale-
siani al lavoro nella parrocchia nera
ùi llarlem, comincia a r<'alillarsi una
cc11a promeJ,sa che Papa Giovanni
Paolo l! nella !.ua \\ NLa agli Stat..i
Uniti aveva fatto l'anno -,cor:,o. Par-
lando al Yankee Stad,um dopo aver
visitato i quanieri più poveri della
ci11à, disse: « Sono venuto ad augu-
rarvi che la fiamma della speranza,
dell'ultima speranw, non !,i spenga.
Fratelli e sorelle non cedete alla di-
.,perazione, la\\'orate ms,eme. fate
tullo il possibile per difendere la vo-
stra dignità•· E a\\"cvn promesso:
Noi vi aiuteremo».
Condensaio tla BS d,•gli Srwi Uniti,
Notiziario lspettoriale e ANS
o BOLLETTINO SALESIANO t FEBBRAIO 1981 11

2.2 Page 12

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-
GIAPPONE
Missionario
nella casa
del giovane
..
operaio
Don Renato Stefanl,
in Giappone dal
1964, da un paio d'anni lavora tra la
gioventù operala in uno dei più densi
centri industriali del paese. Vuole portare
fra le ciminiere il messaggio dell'amicizia
cristiana e della crescita a misura d'uomo
I giovani tra cui lavoro sono gli
ospiti abituali dei dormitori co-
struiti e gestiti dalle aziende. 11
danno. E trova tutto questo norma-
le».
« Ogni mattina prima di cominciare
più delle volle i dormitori sorgono il lavoro hanno la ginnastica, e il di-
dentro il recinto stesso della fabbrica, scorso del capo. La buona no11e sale-
e quindi tagliano fuori i giovani ope- siana... Uno dei capi - mi hanno ri-
rai da ogni contatto diretto col mon- ferito - una volta ba fatto questo
do esterno. Ragazzi di 16-20 anni e discorso: "Voi forse non lo sapete
anche più, vivono in camerette con bene, ma anche la Bibbia dei cristiani
brande a due piani, anche in quattro dice che l'uomo è stato crealo perché
per stanza. Secondo la grandezza lavorasse sulla terra". E ha concluso:
delle industrie questi dormitori pos- "Dunque, diamoci da fare"».
sono raggiungere anche i quattro « La domenica è la loro giornata di
piani, come case popolari... ».
libertà, e i miei amici vengono alla
« Una delle prime cose che ho no- Casa del giovane operaio. ma molti
tato, incontrando questi giovani, è sono stremati. Hanno fatto gli
che nascondono le mani. Ragazzi e straordinari, o frequentato i corsi se-
ragazze non vogliono far vedere le rali. Sono capaci di buttarsi a dormire
dita, invariabilmente con la prima il mattino, e di svegliarsi alla sera. E
falange ingrossata. una conse- dire che noi avevamo fatto per loro
guenza del lavoro alla catena di dei piani, dei progetti di attività... Cc li
montaggio. Per Lo più i ragazzi nelle troviamo invece inerti e rinunciatari.
fabbriche di auto, le ragazze nelle fi- 11 loro morale a volte è così basso da
lande, Mj si presentano cos-l, con i sfiorare Io scoraggiamento. Dicono
pugni chiusi, per nascondere le di- '"Sho ga nai" (difficile da tradurre):
ta... "·
porta pazienza, siamo rassegnati, c'è
Porta pazienza. « Il Giappone è niente da fare, la vita è così».
un'isola (o se si vuole un insieme di Chi racconta è don Renato Stefani
isole, ma la cosa non cambia): questi un torinese dal 1961 in n1i?;sione. dai
ragazzi sono davvero isolati dal '64 in Giappone.
mondo, non hanno idea che si possa Nagoya. Don Stefani viene dalla
pensare diversamente da come pen- Torino operaia, e lavora nel Giappone
sano loro, non ricevono influssi dal- operaio. NelJa grande Nagoya, la città
l'esterno. La società in cui vivono è terta per importanza dopo Tokyo e
chiusa. Si sente ragionare così: "Al- Osaka, 3.600.000 abitanti. Accanto alle
trove forse pensano diversamente, piccole industrie tradizionali (stovi-
ma perché non sono giapponesi. Se glie, porcellane, lacche, paraventi,
fossero giapponesi penserebbero co- ventagli, strumenti musicali) sono
me noi, vivrebbero come noi". U fatto sorte quelle moderne: tessitura, ap-
è che in Europa l'operaio medio fa un parecchiature meccaniche ed elettri-
mese di ferie, anzi di più, e va sovente che. aut?mobili (le famose Toyota),
aJl'estero, ma in Giappone l'operaio aeroplam, locomotive, macchine da
fa una settimana soltanto. Più tre o cucire (le altrettanto famose Nagoya,
quattro giorni per la festa del capo- maggior fabbrica mondiale nel setto-
12 BOl.1..ETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981
Don Renato Stefanl
(a destra) col auo fido
collaboratore Otauyama, mentre
Intrattengono I loro giovani OReral.
re). Don Stefani è andato a piantare
le tende a Kariya, grosso sobborgo di
Nagoya, con centomila e più abitanti,
tutto una ciminiera.
Perché proprio lì? « Perché tra quei
giovani operai c'era un certo numero
di c1istiani », La loro storia è singola-
re: provengono per lo più da Naga-
saki e dintorni, insomma dalla regio-
ne del Kyushu, che conobbe un nu-
mero notevole di conversioni alla fe-
de nell'epoca di san Francesco Save-
rio. Questi cristiani lungo i secoli do-
vettero subire le persecuzioni più di-
verse ma rimasero fedeli alla Chiesa,
conservando la fede accesa come
brace sotto la cenere. Fino a oggi. E
proprio su di loro, chissà perché, in
quel malcdetlo agosto 1945 gli ame-
ricani andarono a gettare la seconda
bomba atomica.
La loro storia recente è più malin-
conica, per tanti versi simile a quella
del meddione d'Italia: storia di emi-
grazioni. La povertà spinge gli abi-
tanti del Kyushu, soprattuLto i giova-
ni, a migrare in massa. E dove mi-
grare se non nei grandi centri indu-
stTiali? I?. così che Nagoya in cent'anni
è passata da 80.000 a 3.600.000 abi-
tanti. Ma la gioventi:1 che approda a
Nagoya si ritrova indifesa. abbando-
nata ali'organizzazione padronale.
Che non fa complimenti.
Tl profeta di una teorica industria-
lizzazione da] volto umano, Konosu-
ke Matsushita, proclama: Il mio
principale interesse è l'educazione dei
miei dipendenti. L'uomo viene al pri-
mo posto, il prodotlo al secondo». Il
principio è stupendo, la realtà è
un'altra. Otto ore di lavoro al giorno
per sei giorni, più gli straordinari. Gli
operai giovani rendono più che gli
anziani, e la tendenza è di lasciare a
casa chi ba varcato i 45 anni di età, e
sostituirlo con chi ne ha 16.
« lo sono stato mandato a inserirmi
in questa situazione - precisa don

2.3 Page 13

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Stefani -. a fianco dei giovani lavo-
ratori, cercando tra loro soprattutto
quelli cristiani che rischiano di per-
dere la fede». E cerca cli raggiungerli
attraverso la Joc. il movimento della
Gioventù Operaia Cattolica, nato in
Francia c trapianlato con opportuni
adattamenti anche in Giappone.
Due giovani generosi. La Joc giap-
ponese era sorta a Kokw·a, piccola
città nel sud del paese, nel 1949; l'in-
dustria giapponese dopo la batosta
subita in guerra cercava falicosa-
mentc di tirarsi su. li parroco della
piccola comunità cristiana, padre
Murgu, sentì subito la necessità di
occuparsi dei suoi giovani fagocitati
dalle fabbriche, e lo fece con la Joc.
Situazioni analoghe inducevano altri
sacerdoti a fare proprie queste ini-
ziative, e la Joc si diffuse a livello
parrocchiale. Venne pure stampato
un periodico, « Mondo nuovo», ven-
duto per le strade nelle stazioni e ai
cancelli delle fabbriche, che raggiun-
se le diecimila copie. Poi l'evolversi
delle situazioni portò il movimento a
impostarsi non più su base parroc-
chiale ma territoriale; oggi esso conta
trecento attivisti a ciascuno dei quali
fa capo un gruppo di giovani, a volte
anche qualche centinaio.
In Kariya, dove lavora oggi don
Stefani, all' iniz-io degli anni Settanta
andò a lavorare il presidente della
Joc, un giovane cattolico di nome
Iwata. Oggi ha 31 rumi, è sposato, e
continua a militare nel movimento.
Allora scelse questa zona perché a
suo parere la situazione della gio-
ventù vi era particolarmente dram-
matica. Appena arrivato si trovò un
posto in una [abbrica ma quando
seppero di che si occupava fu messo
alla porta. DovctLe cercarsi un piccolo
padrone che non avesse tempo di
occuparsi della viLa privata dei suoi
dipendenti. Sposò una ragazza del
movimento, e la loro casa si tra-
sformò in un centro aperto ai giovani.
Erano sempr·c lì, fino a privarli di un
minimo di privacy: giocavano, canta-
vano, suonavano le chitarre, discute-
vano.
Nel 1978 egli si cercò un successore,
e lo trovò in un giovane formidabile,
Otsuyama Koichi, che del cristiano
ha proprio tutto eccetto il battesimo.
Ma chissà che un giorno non lo chie-
da. È un ragazzo che mette i suoi
modesti guadagni a servizio della Joc.
Aveva affittato due camere, e ac-
coglieva tuLLi, a puro titolo di amici-
zia. Non ha mai mandato via nessu-
no.
E perché le iniziative cli questi due
giovani generosi avessero maggiore
incisività. qualcuno è andato a bus-
sare alla porta dei salesianL..
Di giorno giravo in moto. Fu nel
1978 che il cappellano nazionale della
Joc andò dall'lspellore salesiano a
chiedergli un sacerdote per Kariya.
Don Stefani, viceparroco a Tokyo,
aveva da cinque anni esperienza di
ambiente di lavorn. E accettò. In no-
vembre quattro della Joc arrivarono
con un'auto, caricarono tutti i suoi
bagagli, e se ne tornarono a Kar·iya
portandosi dietro anche il carico per
loro più prezioso, don Stefani.
« Incaricato ufficialmente dal ve-
scovo di occuparmi dei giovani, ho
affittato un alloggio e riorganizzato il
centro. All'inizio risiedevo presso una
Chiesa a Nagoya, ma venivo a Kariya
tutti i giorni. Per prima cosa dovevo
trovare la via giusta per mettermi in
contatto con i ragazzi che cercavo.
Cominciai a studiare la zona e i tipi di
fabbriche, compilai liste dei cristiani
e dei posti dove lavoravano. Durante
il giorno giravo in moto per curiosare
e conoscere, a sera andavo a visitare i
consolidati. Per due mesi vissi chie-
dendo acqua e luce alle case vicine,
servendomi del wc del parco pubbli-
co... A fine dicembre 1979, quando i
giovani vennero per festeggiare l'an-
no nuovo, la casa si riempì di vita. J
ragaz1-i stessi provvidero alle prime
attrezzature... ».
La Casa del giovane operaio ha al
piano terra un salone con refettorio, e
di sopra la cappellina con sala di riu-
nioni. si radunano regolar·mente
ragazzi e ragazze. Svolgono attività
ricreative e formative. « Parliamo
molto dei loro problemi, di quelli so-
prattutto che nascono dalla vila in
fabbrica. I ragazzi sono solo per metà
cattolici, quindi i miei discorsi per
raggiungere tutti L1on possono essere
di evangelizzazione esplicita. Insi-
stiamo però molto sui valori cristiani,
dell'amicizia, della solidarietà».
E don Stefani tesse l'elogio del suo
amico Otsuyama, sempre presente, e
Cln-cln a Natale: Cristo è venuto per cristiani e pagani, e nella Casa del operaiow si brinda.
primi amici fin nei loro dormitori. Ma
non era facile, anzi era sospetto; nei
caseggiati delle grandi ditte, a volte
ero sottoposto a severi interrogatori,
tipo poliziesco. E queste visite pote-
vano risultare pericolose anche per i
ragazzi... ». Intanto bene o male il
centro aveva ripreso a funzionare.
La Casa de l giovane operaio. Poi -
racconta ancora don Stefani - « av-
venne il miracolo: una comunità di
suore mi venne in aiuto con 20 mi-
lioni di yen (oltre 80 milioni di lire);
comprammo una fabbrica fallita e la
ristrutturammo come Casa del giova-
ne operaio. 11 vescovo di Nagoya e
altri amici ci diedero tutto l'appoggio
possibile. In quattro mesi la casa fu
sistemata, ma io andai a risiedervi
subito, appena i muri esterni furono
« meraviglioso. Tutto per lui è incen-
trato sull'amicizia. Quando parla con
i ragazzi, parla sempre dell'amicizia.
di come viverla, di cosa fare insieme
per essere veri amici. Ne parla con
l'entusiasmo dell'apostolo. I ragazzi
pendono dalle sue labbra, lo prendo-
no alla leuera. Soprattutto prendono
sul serio la sua vita.
La gioia di stare insieme. Questi
raga1.zi avevano davvero bisogno
della Casa del giovane operaio. Se
cattolici, quando ancora vivevano
con la loro famiglia a Nagasaki, di
solito frequentavano la chiesa; ora
nelle panocchie cittadine trovano
solo la messa, nessun altro punto
d'incontro, e dopo qualche tempo
. abbandonano ogni pratica religiosa.
Nel nuovo centro di don Stefani ri-
BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1981 13

2.4 Page 14

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tornano invece alla vita di fede. An-
cbe i non cristiani, e sono i più, si
mostrano molto interessali al discor-
so religioso. Raramente essi giungono
a chiedere il battesimo, ma si lasciano
persuadere dallo stile di vita cristia-
no, e lo adottano. Vivono cosl inten-
samente quel clima di amicizia che Li
aiuta a uscire da se stessi, a crescere
con gU altri e a maturare.
Questi ragazzi assumono un atteg-
giamento diverso anche nei confronti
della fabbrica, del loro dormitorio,
delle proposte puramente coasumi-
sticbe che la società propone loro.
Una voJta entrati nella nuova dimen-
sione, diventano più aperti, comuni-
cativi, disposti aUa solidarietà « in un
modo che può perfino risultare so-
spetto ai capi delle fabbriche». Ra-
gazzi che rifiutano le ore di straordi-
nario per poter rimanere in compa-
gnia. Ragazzi che u-ascorrono i giorni
festivi nella Casa del giovane operaio
per la gioia di stare con amici, di
parlare e discutere, di ascoltare in-
sieme un po' di musica. di leggere un
libro. E si fermano la notte, accon-
tentandosi di un tacami. È una sem-
plice stuoia di paglia di riso, che si
stende per terra, direttamente sul
pavimento: occupa poco spazio, si
dorme anche in quindici in una stan-
zetta. Per loro tutto è meglio che la
solitudine del dormitorio.
La Casa del giovane opemio ora
conta sulla collaborazione sicura di
15 giovani (issi: sono gli clementi
stabili e impegnati. Solo sei di essi
sono cristiani, ma tutti costituiscono
una sicurezza per il buon funziona-
mento del centro. Don Stefani porta i
cristiani a messa nella parrocchia
Purtroppo sono quasi gli unici gio-
vani che partecipano alla messa par-
roccbiale »). A volte celebra per loro
nella cappellina; e sono presenti an-
che gli altri.
Don Stefani non è l'unico a lavora-
re cosl tra la gioventù di Nagoya: ol-
u·e a lui c'è un sacerdote francescano
e un altro diocesano; i loro metoòi
variano di poco, le finalità sono le
stesse. Dice: 11. Noi vogliamo cr·eare
dei gruppi di giovani carichi di valori
cristiani, anche se non sempre è pos-
sibile portarli al battesimo. Giovani
che oltre a sottrnrre se stessi al pe-
sante condizionamento della fabbri-
ca, diffondano tra i compagni le loro
idee di liberazione umana e li aiutino
a (are altrettanto. Non siamo certo in
grado di scalfire la realtà sociale di
questa enorme massa di giovani in-
trappolati in un sistema economico
che minaccia di schiacciarli, ma pos-
siamo aiutare molti a cambiare le
cose dall'interno, rendendoli portato-
ri di valori da vivere in proprio e da
comunicare agli altri».
ITALIA* GIOVANI COOPERATORI
Quindici occasioni
di « fare il pieno » d'estate
Nell'estate scorsa i Giovani Cooperatori hanno organizzato sette
campi di lavoro e otto campi scuola, in cui approfondire il loro Im-
pegno salesiano. In tacita ma eloquente polemica con l'estate bor-
ghese di tanti loro coetanei
Q uello che i GC (Giovani Coo-
peratori) hanno ratto, è un
«pieno» tutto speciale: pieno
di amicizia, di solidarietà, di valori
spirituali, di interiorizzazione e pre-
ghiera, di donazione, di lavoro tra i
ragazzi. di salesianità. ln un'estate
molto diversa da quella dei troppi
ragazzi che si accontentano di am-
mazzare il tempo rosolandosi al sole
di una spiggia.
I loro « Campi di lavoro e anima-
zione cristiana» (come li chiamano)
sono un'occasione concreta di apo-
stolato in mezzo agli altri giovani e
tra la gente: si traua per i GC di
svolgere un dato lavoro non solo
materiale, ma più spesso di anima-
.Gione in una realtà sociale che ha al
centro i ragazzi. fnvece i loro« Campi
scuola» sono più orientati alla for-
mazione dei GC stessi, perché GC non
si nasce ma si diventa.
Da questi campi sono giunte al-
t'Ufficio Na;,Jonale CooperaLori di
Roma varie relazioni, e è istruttivo
piluccarvi qualche indicazione. Dal
quadrn generale - volendo azzarda-
re subito qualche conclusione - ri-
sultano in aumento i campi di orien-
tamento formativo, mentre negli a ltri
si nota una sempre maggiore impor-
tai1La data aU'animazione delle per-
sone, anziché al semplice lavoro ma-
nuale. Più ancora va notato un cre-
scente impegno, da parte di questi
giovani amici di Don Bo:.co, nel voler
capire il suo progetto apostolico, e nel
lavorare a realizzarlo.
1 l campi di lavoro .
e di animazione cristiana
,. Codigoro (Ferrara). I Coopera-
tori lombardi vi sono tarnaù per la
settima volta, a realizzare un « campo
di animazione cristiana». Erano 31, di
cui 17 alla prima esperienza. Si :.ono
impegnati neU'animazione di tre pic-
coli oratori parrocchiali e banno dato
avvio a un quarto in un paese vicino.
Solite attività d'oratorio, con inconu·i
sportivi e un recital sul tema del ri-
cupero drogati.
I GC hanno riservato per sé due
mini-tiùl"i. Tre momenti signmcaùvi
sono staù: la visita di Daniela, reduce
da Trelew (Argentina), che ha pre-
sentato la sua esperienza missionaria;
la «promessa» di due nuove coope-
ratrici; la visita del vescovo. 1 giovani
del posto hanno partecipato assai più
che in passato: alla preghiera. alla
programmazione, e perfino ai Javori
di casa. E si sono impegnali a conti-
*rrna,·e gli oratori.
Bova Marina (Reggio Calabria).
1 GC hanno realizzato l'agosto :,aie-
siano: « Tutte le domeniche sera, alle
ore 21, sul campù da tenni!. con vasta
scalinata abbiamo allietato turisti e
cittadini con suoni, canti, danze. [n
quelle due ore le strade, il lungomare,
certi locali ecc., erano completamen-
*te svuotati».
Rovigo. L GC in coUegamenlo
con gli animatori parrocchiali locali
hanno dato vita nel quartiere Com-
menda, alla periferia della città, a un
« campo ponte». Così l'hanno defini-
to, perché « non siamo isole ma chia-
mati ad aprirci agli altri».
Quindici giorni di lavoro intenso.
La mattinata era impiegata nello stu-
dio e approlondimento dell'anima-
zione, con questi temi: contenuti,
metodologia, psicologia del preado-
lescente, importanza formativa del
gioco, sistema preventivo, spiritualità
dell'animatore, il gruppo degli ani-
II pendaglio tn cuoio distribuito durante te
settimane di Cencenlghe-.
14 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981

2.5 Page 15

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maLOri. A quei.ti approfondimenti e ai
momenti liturgici hanno preso parte
anche gli animatori delle parrocchie
interessate. con loro grande utilità.
Nel pomeriggio i GC erano som-
mersi da un centinaio di ragaa;i,
contagiati dall'idea del ponte, e im-
pegnali a rcalinarlo. « Non avrebbero
più voluto che andassimo via"·
Vale di sicuro anche per gli altri
campi la conclusione a cui !>ono
giunti i GC di Ro1 igo: « Pensiamo che
il risultato più bello non l>ia :.tato l'c-
speriemra del gruppo in se stt:ssa, ma Rovigo: 1 Giovani Cooperatori animano lt • Campo ponte• per I ragazzi dalla periferia.
lo !>trascico che ha lasciato: gli ani-
matori del posto, con i quali si lavo- pochi e hanno potuto amalgamarsi temeva uno stile da monaci eremiti,
* * rava spalla a spalla, hanno decbo di meglio, stringendo vere amicizie.
ha avulo una gioiosa smentita».
continuare il campo"·
Piedimonte Malese. Trenta GC.
Colesin di Cencenighe (Bel-
2 Campi scuola
1>er la formazione dei GC
* Loreto (Ancona). AJ Campo
scuola sulla preghiera•· di sci giorni,
quasi tutti alla prima ~perie111a di
questo tipo, si sono riuniti al conven-
to francescano La solitudine• per
un • campus formativo e ili frater-
nità•. È stato affrontato il discorso
iuno). Si sono tenute quattro "setti-
mane formative• con circa 120 pre-
senze. Tema: • Cristo è il mio Signo-
re•· Le quauro seuimane hanno
a, uto ciascuna un taglio particolare:
hanno partecipato 51 GC di olio cen- vocaz.ionalc attraverso due linee: la liturgico, salesiano, catechistico, ma-
tri. Tema: • Signore, insegnaci a pre- formazione cristiana e salei.iana. e la trimoniale (l'ultima se11imana era per
* gare». Scopi: vcri[icare la preghiera Iraternità nella vita di gruppo.
coppie). Scopo: « Scoprire la presen-
nella propria vita. scoprire in cs:.a
Molfetta (Bari). Quattro giorni 1.a di Cristo che opera prepotente-
* ragioni e dimensio11j nuove, radicate di esercizi spilituali, animati da don menie nella nostra vita».
nella fede"· Il corso, in cui si teneva- Marco Cinquctti. Idee di fondo: esa-
Albarè (Verona). "Campo cil
no anche gruppi di studio, ha I islo me della ,;ocictà e delle sue condizio- formazione all'essere cooperatore•
interessanti ~perienLe pratiche di ni auuali. la sah eu:a atLra1·erso la per un gruppo di gio1·ani che hanno
preghiera. .,ia come risposta alla pa- fede, la necessità dell'impegno: non approfondito lo spinto di Don Bosco
rola di Dio e :.ia come preghiera tirarsi indieu·o. non estraruar.,i dal e la prospettiva di un impegno nella
spontanea personale. Risultati: una mondo, ma inserirsi in esso come missione come Cooperatori. « Alla fi-
\\olontà di vi,crc quanto si è appreso,
di rendere in futuro più regolari e più
*ricchi gli incontri di preghiera.
Arcinazzo (Roma). Un « Campo
proposta• con varia tematica di con-
*formento.
Acceglio (Cuneo). Un « Camp<l
per giovani disposti ad approfondire
uno stile c;alcsiano di impegno», du-
rato IO giorni, con una ventina di
ne del campo ci siamo proposti dì
initiare un nuovo cammino, ciascuno
nella propria realtà parrocchiale, con
*.,pirito salesiano».
Erice (Trapani). Con l'anima-
tenuto salc,iano: Don Bo~co, dono partecipanti. Dice la relazione: « Si è 1ionc di don Giuseppe Aubl"), vi si
dello Spirito alla chiesa e alla s()CÌctà. fatta esperienl'.a di un modo salesiano ~ono tenute in agosto due iniziathe.
La chiesa dd post-Concilio. rl pro- di dvere, di lare comunità, di col- An,ituuo il terzo « corso residenziale
blema mbsionario. ecc. I GC erano laborare e d1 pregare. Chj 1·enendo per la qualificazione di animatori dei
centri», durato sette giorni, con 54
partecipanti; temi: •Il Cristo del
Cooperatore: la chiesa del coopera-
tore; la spilitualità del cooperatore:
la missione del cooperatore"·
L'a!Lra inizia.ti\\ a, con '52 parteci-
panti, è stata una « quaurn giorni di
rinessione per gim ani interessati a
cm.u-uire il proprio anenire secondo
i disegni di Dio•· con particolare at-
tenzione a un probabile luturo di
Cooperatori.
Conclusione. Questo elenco è arido
solo all'appare111,a, r,crché ogni ini-
ziativa lascia trasparire l'inconsueto.
Sembra incredibile (ma c'è da rin-
gratiare il Signore): esistono anche
oggi giol'ani che preferiscono questa
altcrnati\\'a di preghiera, rillessione e
la\\'oro. all'estate borghese trascorsa
,ulle spiagge sovralfollatc. Che pro►
Codigoro (Ferrara): 31 Giovani Cooperatori per animare qualtl'o oratori parrocchlalJ. Un canto, una
rlllesslone, una preghiera, e nasca l'amicizia.
littano dell'estate per fare un "pieno
di spiritualità e di salesianiLà ».
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 15

2.6 Page 16

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PROBLEMI EDUCATIVI
Genitori violenti
senza saperlo
Non sono pochi i genitori che nella confusa situazione attuale, Incerti
sul metodi da seguire nell' educazione dei figli, senza volerlo fini-
scono per adottare comportamenti sbagliati che sottopongono i ra-
gazzi a vera violenza, e ne compromettono Il normale sviluppo
umano e cristiano
D avanti al mare crescente di
difficoltà e di mali che trava-
gliano e minacciano la fami-
glia, sovente i genitori sono come
smarrili nei confronti dei figli. So-
prattutto a cominciare da una certa
età, quando i figli entrano nella fase
puberale e nell'adolescenza ed essi
non sanno più come prenderli, non
sanno cosa fare. Con le più buone
intenzioni del mondo, a volte finisco-
no per adottare metodi sbagliati.
Questi metodi vengono suggeriti ai
genitori dal loro stesso temperamen-
to, dal tipo di educazione che aveva-
no ricevuto, dalla cultura assimilata,
dal ceto sociale a cui appartengono,
perfino dal tipo di religiosità che
professano. Fatto sta che ciò che essi
sono spinge a volte i genitori a com-
portamenti più o meno violenti, an-
che se d'una violenza inconsapevole e
non voluta.
Tantissime volte nella mia attività
di educatore, sacerdote, psicologo, mi
sono trovato a tu per tu con genitori
angosciali di fronte alle delicate si-
tuazioni vissute da qualche figlio:
genitori che venivano a chiedere con
tanta speranza un aiuto per la solu-
zione positiva del dramma che sta-
vano vivendo.
Dopo un idoneo esame di appro-
fondimento, ho dovuto quasi sempre
constatare che la sofferenza, il disa-
gio, le difficoltà dei figli, trovavano la
loro origine in situazioni disadattanli
della famiglia in genere, o di uno o
ambedue i genitori. C'era quasi sem-
pre una violenza, anche se velata e
involontaria, che i figli subivano.
Ecco dunque sei tra gli atteggia-
menti caratteristici che generano
violenza più o meno subdola sui figli.
l. La violenza del padre-padrone
Può apparire del tutto sorpassato
questo modello, ma in effetti ci sono
ancora pa,-eccbie famiglie ancorate al
vecchio sistema del padre-padrone,
in cui il padre è un monarca tiran-
nello, e si comporta da despota in
nome della tradizione, dell'autorità
assoluta del «padre». di un'austera
educazione che è doveroso impartire
ai figli, di una « preservazione» dei
figli dalla corru7Jone dell'odierna so-
cietà. In forza di questi princìpi il ge-
nitore padre-padrone - dico genitore
perché talvolta questo padre-padrone
può essere la madre - impone ai
propri figli, anche quando sono mag-
giorenni, comportamenti insostenibili
e impensabili nella società del Due-
mila, con gravi (e delle volle irrime-
diabili) difficoltà e deformazioni nella
personalità dei figli, e spesso anche
dell'altro coniuge.
2. Violenza dei genitori giovanlllsti
In posizione totalmente opposta si
Lrovano quei genitori che per mettersi
al passo con i tempi assumono atteg-
giamenti «giovanilistici» e permissivi
al massimo. « Noi siamo moderni -
affermano soddisfatti - e non vo-
gliamo privare i nostri figli di quanto
la società di oggi offre loro». Egiusto
quindi - secondo questo atteggia-
mento - che i figli sappiano distri-
carsi da soli in questa società, che
facciano tutte Le esperienze che la vi-
ta propone loro. « Così si faranno le
ossa», concludono soddisfalli.
Tali genitori hanno l'impressione di
essere vicini ai loro figli perché ne
imitano la moda, parlano il loro lin-
guaggio, li assecondano in tutto. In
effetti i figli, con questo sistema, ri-
mangono privi del sostegno di geni-
tori-adulti con cui potersi confronta-
re, e talvolta anche scontrare, per ar-
rivare a far:,i una personalità, per non
rimanere vittime di una società terri-
bilmente complessa, ambigua e con-
traddittoria. Essì mancano così del-
l'apporto di un'autorità morale e spi-
rituale capace di arricchirli nel pro-
cesso maturativo della propria idcm-
tità umana e spirituale. Di solito re-
stano fortemente volubili. non rie-
scono a farsi una spina dorsale solida,
restano con una personalità fragile,
disuguale, ambigua, contraddittoria.
3. La violenza dell'idolatrazione
Ci sono poi famiglie che tengono
fino a un certo tempo i figli abba-
stanza «stretti», ma senza un vero
16 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRA/O 1981
dialogo, senza una vera e profonda
comunicazione. Col passare degli an-
ni i genitori, non riuscendo più a ca-
pirli e ad accettarne la perdita, a un
certo punto cominciano a lasciar
correre, abbandonano i figli al loro
destino. Non si tratta di un processo
di liberalizzazione, ma di una scon-
fitta subìta a malincuore.
Spesso questo capita nelle famiglie
in cui c'è un forte divario cull urnle lra
genitori e figli. Di solito sono famiglie
economicamente e cultural mente
modeste che idolatrano i figli, fami-
glie che si sono imposte enormi sa-
crifici per farli swdiare, ma allo sco-
po di sentirsi realizzati in loro, di
sentirsi compensati dal fatto, per
esempio, che i genitori non avevano
potuto raggiungere il successo.
È doloroso constatare che - dopo
tanti stenti affrontati con coraggio e
abnegazione - finiscono col non ri-
conoscere più questi figli, perché so-
no pi-ofondamente cambiati. Figli che
ora per i genitori parlano un linguag-
gio incomprensibile. non tan to per
via della cultura (che spesso resta
modesta), quanto per il fatto che
hanno idee totalmente differenti. Che
dire poi se questi figli diventano dro-
gati, prostitute. nevrotici, violenti,
terroristi?
È veramente doloroso per q uesti
genitori, dopo tante speranze e sacri-
fici, sentirsi sconfitti, umjlfati perché
scoprono di aver perso il proprio fi-
glio. Certo non manca qualche ritor-
no di fuoco, qualche rovente incon-
tro-scontro nei loro rapporti, con
momenti di tensione altissima per un
recupero - ahimè, ormai impossibile
- della comunicazione, del figlio
perduto. Ormai il mondo dei figli è
troppo distante da quello dei genitori,

2.7 Page 17

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rcincontrarsi risulta una chimera.
Perché tutto qucsLO? Forse perché
il figlio non era staio \\'Ìsto come un
dono di Dio, come una persona da
educare e da preparare a lla vita, ma
piuuosto come una reincarnazione di
se stessi, come la ri vincita sul proprib
destino di mediocrità, come la ri-
creazione di un nuovo" me» o di un
nuovo «noi" così bello e riuscito da
potersi idolatrare. E questa è forse -
tutto sommato - una delle più sub-
dole violenze.
4. La violenza deJla campana d'oro
C'è poi la situazione dei Figli unici
(intendiamo parlare essenzialmente
di quelli che sono ta li per una scella
precisa di tipo egoistico), oggetto di
iperprotezione, spesso soffocati dal-
l'affetto e dalle cure meticolose dei
genitori, nonché dei nonni e, quanuo
ci sono, anche di zii e zie. Ragazzi che
restano sp esso vittime di questa gab-
bia dorata ma opprimente, che pesa
terribilmente su di loro e impedisce di
crescere in modo autentico, di farsi
una personalilà forte, libera, sicura.
li più delle volte questi giovani re•
stano eterni bambini profondamente
insoddisfatti, perché in effetti non
sono mai pienamente cresciuti; e co-
me i bambini appaiono capricciosi,
volubili, incoerenti. Può esplodere in
loro una specie di rabbia o di rancore,
ma talvolta anche l'odio, verso questi
loro genitori che li hanno tenuti come
pre,Josi giocattoli con cui gingillarsi e
su cui formulare i più fantasiosi pro-
gcui.
In effetti questi genitori non hanno
fallo dei loro ligli dei veri uomini,
delle vere donne, e a lla fine vengono
ad avere tra le mani solo manichini a
cui appendere speranle fa llite.
5. La violenza delle tante famiglie
anomale
Non va poi trascurata la violcn~a
che tanti genitori in situazione fami-
liare anomala (e il loro numero crcl.ce
sempre più) possono - anche invo-
lontariamente - perpetrare ai danni
dei loro figli. Genitori che vivono se•
parati dal coniuge/partner ( divorzio,
separazione legale, ragazze madri,
emigrazione del marito ecc.). genitori
in stato di vedovanza, o che avendo
già dei figli si sono ricostruiti un
nuovo nucleo familiare ma con esito
negath•o... ln molti di questi casi i fi.
gli possono diventare gli strumenti di
compensazione delle molteplici fru-
c;trazioni subjtc, e continuamente ali-
•mcntate dalla perdila, o separazione
o assenza del coniuge.
Il senso della solitudine, il bisogno
di affetto può provocare in questi
genitori un auaccamento morboso ai
figli, che spesso determina non solo
deformazioni del carattere e del
comportamento di entrambi, ma an-
che un alternarsi di amore-odio che
rmò rendere la vita mollo difficile e
talvolta insostenibile a tutti e due. Si
può arrivare a lla ne\\.rosi o peggio.
6. La violenza da carenze di valori
ln molti genitori dei nostri giorni,
coinvolti in un frenetico consumismo
e in un tipo di vi1a eminentemente
materialista, si ris.contra lo sman·i-
men10 di un quadro solido e limpido
di valori, e quindi la perdita di punti
chiari di riferimento, che provoca
quasi uno i.marrimento della loro
identità spimuale.
Questa pO\\'ertà interiore può por-
tare a un'incon~cia ricerca di com•
pensazione, a una rincorsa affanno:,a
di uno «status» economico e sociale
che permetta a loro e ai figli un tipo
di vita sempre più vistoso, che non
sfiguri di fronte ai vicini, ai pari, ch.:
possibilmente rbulti superiore. Si
pensi a quei gènitori che si sobbar-
cano a tanti sacrifici per mandare i
rigli a studiare pianoforte o alla
scuola di danza, ~olo per comparire.
Il mantenere qu~ lo slatus econo-
mico e sociale richiede spesso un su-
perlavoro, un continuo agitarsi che
provoca s1re~s e 1cnsione. Spesso si
crea come un vuoto all'interno di
queste famiglie, proprio perché man•
cano dei solidi valori morali, splri1uali
e religiosi che facciano da cemento
nei rapporti interpersonali e dia no
significato anche ai sacrifici ai quali
si sobbarcano. Cosl i rapporti tra co-
niugi, e tra genitori e figli, restano
ordinariamente superficiali, spesso
tesi. Non mancano le incomprensioni,
le gelosie. le rivendica.doni, i ripicchi,
le scenate. In effetti ognuno dei
membri di ta li famiglie vive chiuso
nel suo piccolo o grande egoismo; i
ligli poi sono insoddisfatli e carichi di
tensione, a volte fino al punto da de-
tennioare grandi scontri.
Il presente articolo è tolto dal
volume di Michele Emma
LA VIOLENZA
~UI GIOVANI
Il tema della violenza sul giovani
è stato adottato dal Cooperatori
Salesiani d'Italia come • tema del-
l'anno », e viene discusso dai
Cooperatori nelle riunioni dei loro
Centri. Il volupe, una guida per
questi incontri, è stato compilato
da uno psicologo salesiano esper-
to in problemi giovanili, don Mi-
chele Emma, direttore del « Centro
di orientamento scolastico e pro-
fessionale di Ragusa.
Il volume fa parte della collana
« Quaderni per l'apostolato del lai-
ci •, e affronta In 11 capitoli la vio-
lenza sui giovani che si compie
nella famiglia, nella scuola, nelle
ideologie, nel consumismo nell'e-
rotismo, nella droga. Molto docu-
mentato, di lettura facile, può tor-
nare utilissimo a chi nell'area sa•
lesiana si occupa dei problemi
giovanlll. Uscito in edizione extra-
commerciale, va richiesto all'Uffi-
cio Nazionale Cooperatori salesia-
ni, viale dei Salesiani 9, 00175 Ro-
ma• Tel. (06)74.80.433.
Di fronte a questo decadimento
!.piritualc e a questi stati conrinui di
tensione, non farà meraviglia se que-
sti ragazzi, da grandi, li incontreremo
come ladri, fannulloni, dilapidatori
dei loro beni, egoisti incalliti, asociali
o antisociali, ribelli, disadat1ati, psi-
copatici. fino a che le vicende della
vita con le sue paure e i suoi limi1 i, e
le influenze e~terne, non riusciranno
a ricondurre a equilibrio tuno quello
che un'errata pedagogia familiare ha
gravemen1e compromesso.
Che cosa concludere
Che cosa concludere di fronte a
ques1i casi di violenza - per lo più
inconscia e non voluta, ma reale - di
noo pochi genitori nei confronti dei
propri figli? an1iluuo che i genitori
hanno il dovere di verificare attenta-
mente con grande senso di autocriti-
ca il tipo di rapporto educativo che
vige all'inte rno della loro famiglia,
per evitare i gravi sbagli di cui ab-
biamo parlato. Occorre poi promuo•
vere iniziative - nell'ambito della
parrocchia, del quartiere, della città,
della diocesi - capaci di sostenere le
famiglie nella realizzazione di una
sana e armonica convivenza impron-
tata agli insegnamenti del Vangelo, e
nel realizzare di un'autentica educa-
zione cris1iana dei figli.
Adatwme11ro da un resto dt
Michele Emma
SOi.LETTiNO SALESIANO I FEBBRAIO 1981 « 17

2.8 Page 18

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-
IL SUCCESSORE DI DON BOSCO
Spagna con cuore oratoriano
verso il 2081
In occasione del centenario def sale-
slanf in Spagna, il Rettor Maggiora ha in-
viato alla Famiglia salesiana spagnola
una lettera di augurio e insieme pro-
grammatica, che per il suo ampio respiro
interessa g/1 amici di Don Bosco di tutto Il
mondo. Spiegàti I motivi della lettera, don
Viganò così proseguiva.
I nostri fratelli e sorelle di questo primo
secolo hanno scritto In Spagna una storia
meravigliosa. Infatti: sono avviati agli al-
tari molti salesiani ohe hanno testimonia-
to col loro sangue la fedeltà alla vocazio-
ne, varie Figlie di Maria Ausiliatrice, alcu-
ni Cooperatori; sono partiti per altri con-
tinenti centinaia di missionari e missiona-
rie, anche secolari, della Famiglia sale-
siana; sono fiorite nel paese più di 250
opere di evangelizzazione e promozione
umana curate da oltre duemila consacrati
e consacrate; la loro scelta è andata di
preferenza alla gioventù bisognosa e al
figli del popolo, promuovendoli soprattut-
to con scuole professionali molto bene-
merite; i Cooperatori e gli Exallievi sono
cresciuti fino a doversi disseminare per
tutte le regioni del paese, portatori dello
spirito cristiano di cui si imbibirono vi-
vendo accanto ai figli di Don Bosco. In
soli cent'anni!
Ma la vita non si ferma per celebrare i
centenari; e lo sguardo intelligente di
quanti credono che ogni generazione è
chiamata a sua volta a impegnarsi a fon-
do nella costruzione del Regno di Dio, si
proietta verso il futuro per domandarsi: e
ora, che cosa dobbiamo tare?
IL CUORE ORATORIANO
I primi salesiani giunti in Spagna ave-
vano portato con sé lo spirito e Il progetto
di Don Bosco ben scolpito net cuore, e
hanno saputo testimoniare con la vita, e
con opere audaci realizzate con scarsis-
simi mezzi, la validità della missione sa-
lesiana. Ora tocca a voi loro continuatori,
cominciare il secondo secolo; e la storia
parlerà di voi solo se saprete portare a
Cristo i giovani di oggi e di domani.
Questa responsabil ità che pesa su tutti
I membri della Famiglia salesiana, vi
chiede a gran voce che confrontiate il
vostro cuore con quelli che cominciarono
nel 1881 ; perché per continuare la storia
salesiana è indispensabile possedere lo
spirito di Don Bosco, cioè (per dirla con
un termine oggi noto) avere un cuore
oratoriano.
Questo cuore implica tante cose. Anzi-
tutto la donazione decisa, esclusiva e
permanente a Gesù Cristo, sempre pre-
sente fra noi nell'Eucaristia, con un amo-
re radicale per la propria vocazione apo-
stolica; il vivere la devozione a Maria,
Madre della chiesa e aiuto dei cristiani,
coi vigore che pulsava nel cuore di Don
Bosco; il senso della Chiesa che è amore
e adesione al Papa e agli altri pastori, e è
impegno di collaborazione al servizio
delle comunità locali.
• Cuore oratoriano» significa poi pas-
sione per i giovani, donazione senza mi-
sura, vicinanza e presenza, amicizia sin-
cera e torte, per condurli a Cristo; signi-
fica clima di famiglia che si manifesti con
la confidenza e l'allegria; e volontà di
azione colma di carità pastorale.
Il • cuore oratoriano• porta per di più in
il dinamismo missionario: Don Bosco
pensava all'America, all'Africa, all'Asia,
all'Australia; entusiasmava i suoi fig li con
la visione della gioventù del mondo inte-
ro; e li mandava con enormi sacrifici, si-
curo che il Signore gli chiedeva di fare
della sua opera una famiglia dagli oriz-
zonti universali, essenzialmente missio-
naria.
Il cuore oratoriano è tutto un clima di
santità, tradotto In stile geniale di azione.
Per farlo scaturire continuamente in noi,
mi permetto di proporvi alcuni brevi Im-
pegni programmatici.
IMPEGNI PROGRAMMATICI
1. Collochiamo come elemento centra-
le della nostra vita il seguire Gesù Cristo,
ciascuno secondo il suo stato. È questo il
valore assoluto della storia, e solo a esso
affidiamo la totalità del nostro amore, su-
perando le tentazioni e le difficoltà al fine
di conservarci a disposizione del Regno e
del lavoro a vantaggio della gioventù.
2. Cristo e Maria sono i due risorti della
storia. La nostra devozione à Maria aiuto
dei cristiani deve continuare a occupare Il
posto privilegiato che le spetta nella spi-
ritualità salesiana. Perché possa fare
miracoli », oggi come ieri, e domani come
oggi, la Madonna deve essere conosciuta
e onorata per il suo materno amore e per
Il suo aiuto, sempre operanti nel divenire
umano.
3. La Chiesa, corpo di Cristo, è con
Maria • la seconda Eva» che dà la vita
all'uomo nuovo. Diamo importanza, come
Don Bosco, alla nostra qualità di membri
impegnati e corresponsabili della comu-
nità ecclesiale, amando i suoi pastori e
Ispirandoci con fiducia alla guida del loro
magistero autentico.
4. Sappiamo approfondire e applicare,
oggi, il sistema educativo di Don Bosco
nei suoi tre livelli: di spiritualità, di crite-
riologia pastorale, e di metodologia pe-
dagogica. Suscitiamo la confidenza, ri-
spettiamo e educhiamo la libertà, pre-
sentiamo con convinzione di testimoni i
valori del mistero di Cristo.
5. La celebrazione del centenario di
santa Maria Mazzarello, che cade proprio
quest'anno, ricordi a tuttl noi l'invito alla
santità secondo la nostra molteplice vo-
cazione. Nella Famiglia salesiana I vari
gruppi sappiano concorrere, con fedeltà
alle caratteristiche proprie di ciascuno,
nel realizzare la missione di Don Bosco a
favore della gioventù, e a Intensificare la
mutua comunione nella crescita spirituale
e nelle iniziative del futuro.
6. Sentiamoci tutti fortemente invitati a
coltivare l'Impegno missionario, guar-
dando in modo speciale ali'Africa. Lan-
ciarsi In Africa con tutta la forza educa-
trice dello spirito salesiano sarà, da un
lato, il miglior servizio che potremo pre-
stare a un mondo in pieno sviluppo; e per
altro lato procurerà Il ringiovanimento
spirituale delle nostre persone e della
nostra famiglia. In questo clima potrete
coltivare molte vocazioni religiose e sa-
cerdotali, non ostante i tempi difficili; co-
me fece Don Bosco maestro ineguaglia-
bile in questo campo.
7. Infine l'ora attuale della Spagna, con
la sua trasformazione culturale, ha biso-
gno da parte della Famiglia salesiana di
una grande chiarezza nell'adesione al
valori cristiani, superando con coraggio il
secolarismo nelle sue diverse forme, e
collaborando nel proporre profeticamen-
te al giovani d'oggi una nuova cultura
aperta al Vangelo, senza illusioni di ideo-
logie caduche, senza timidezze o ambi-
guità, con profondità di preparazione e
senso del dialogo, ben sapendo che nei
cuori del giovani si annida un'immensa
capacità di costruire una nuova • civiltà
dell' amore ».
NELL'ANNO 2081
Ecco, amici carissimi, alcuni suggeri-
menti che considero strategici per il cen-
tenario che state per celebrare. Voglia Il
cielo che nell'anno 2081 i membri della
Famiglia salesiana di Spagna possano
presentarsi con un altro capitolo ben
scritto nella storia della salvezza della
gioventù.
Don Egidio Viganò
Rettor Maggiore
18 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 7981

2.9 Page 19

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CENTENARIO SALESIANO
IN SPAGNA (16 FEBBRAIO 1881)
La presenza salesiana In Spagna
cominciò con un neologismo e
un Invito a Don Bosco. Il neolo-
gismo a quanto sembra non è
attecchito, ma l'Invito è stato ac-
colto, e da un secolo esatto I
salesiani di Spagna rendono Il
loro servizio alla gioventù
Utrera: veduta generale dell'opera salesiana ,
agli Inizi del secolo.
L'« impiantagione »
dei salesiani a Utrera
I Salesiani in Spagna l>Ono oggi
2084 con 153 opere, le Figlie di
Maria Au1-iliatrice sono 1182 in 82
case. A qucMi vanno aggiunw diverse
centinaia di missionari s11r1rsi per il
mondo. Poi ci sono le Volontarie di
Don Bo~co (isùlulo secolare), decine
di migliaia di Cooperatori, e centinaia
di migliaia di E.,allic, i. Questo ag-
gregar!>i di uomini a ~cn izio di un
ideale è cominciato cento anni fa, con
un cardinale che scriveva neologismi
a Don Bo~co e lo invitava a mandare
in Spagna i suoi figli. Precisamente a
Utrcra, trenta cbilomctn a sud-est di
Si\\'iglia. C'erano chic:,c abbandonate
in quella cittadina: i salc:,iani scc-
glk:,scr·o. E si occupa!>:.cro dei ragazzi
più abbandonati ancora.
È giusto che a cent'anni di distanza
la Famiglia salesiana di Spagna - e
anche il Bollettino - :.i occupino di
quegli m11i semplici e fortunali.
Un patriarca di fede robusta. Vi-
ve,·a in Siv1glia un uomo di alto li-
gnaggio, dbcendcnlc da una delle più
nobili tamiglìe d'Andalusia. Il suo
nome, lungo in propo,-lione ai suoi
fasti, era don Diego Mari" Samiago
Cafro de la Banda ,, Amg611, marchese
di Casa Ulloa. Venerando patriarca di
fede robui:,ta, onnai settantenne, vo-
leva prima di morire vedere i ragazzi
più poveri della sua cittadina natale
- appunto Utrera - accolti in un'o-
pera caritativa affidata a una qualche
congregazione. Nel 1879 scrisse al
superiore generale dei padri Maristi.
pregandolo di accettare la dire1Jone
dell'opera. Il superiore andò una pri-
ma volta a targli visita, ma di mattino
troppo presto, e non fu ricevuto;
tornò una seconda \\'olta, e tro,·ò in
ca!>a solo le signore. Mortificato. non
s1 recc più vedere.
Il marchese non meno mortificato
chic~e consiglio all'arcil'escovo di Si-
viglia, da cui Utrcra d ipendeva. Co-
'>tui, il cardinale Joaqufn Lluch y
Ganiga, accctlò di aiutarlo. In gio•
,cnlù a,·eva compiuto gli studi a Ro-
ma, aveva anche insegnato in un
convento di Lucca, e conosceva Don
Bosco per fama c i suoi figli di per-
sona. Perciò gli consigliò di chiamare
loro. 11 marchel>C non ne aveva mai
i,cntito parlare, ma credette sulla pa-
rola. E il cardinale ~crissc a Don Bo-
<,Co. La risposta da Torino fu sollecita,
pm,itiva, ma piutto:.to vaga. Di nuovo
~ua eminenza scris!>e, e Don Bosco gli
mandò don Giovanni Cagliero e il
coadiu tore Giuseppe Rossi esperto in
problemi economici.
I due erano a Siviglia nel gennaio
1880. accolti con la massima cordia-
lità. Il rnarche'\\C li fece accompagnare
a Utrera, e il cardinale li invitò a sce-
gliere, tra le chiese rimaste senza cle-
ro, la più idonea. Don Cagliero mise
gli occhi su quella del Carmine, chu
oltre tutto era abbastam·.a centrale
ma lontana dalle parrocchie e quindi
poteva rendere un buon senilio alla
popolazione.
U gran p apà del salesiani. Don Ca-
gliero aveva da Don Bosco i pieni
poteri, e concluse il contraHo. Poi,
forte delJo spagnolo imparato in cin-
que anni di mis~ioni in America Lati•
na, tenne in chiesa una confcren1:a
alla popolazione. E se.risse esultante a
Torino: « Monsignor arcivescovo !:ii è
costituito il gran pap à de i salesiani
per la Spagna: il signor marchese Ul-
loa, suo figlio Antonio, suo genero
Enrico, e l'alcalde (simlaco) di Ulrera,
intendono essere i primi Cooperatori
salesiani di Spagna». Era veramente
soddisfatto, tanto ch e aggiunse: « Gi-
rand o il mondo noi avevamo già idea
di cortesia e fraterna bontà; ma il
primato credo lo tenga la Spagna,
specie I'Andalu~ia •· Solo un piccolo
dubbio lo angu,;tiava: • Di noi si for-
marono un ideale troppo gnmde for-
se, e temo che all'atto pratico i colori
ab biano a sbiadire».
Don Bo!>c<> replicò scrivendo aJ
cardinale e al marchese. asl>icurando:
•Spero che con l'aiuto ùcl Signore
ogni cosa sarà preparata per il pros-
simo ottobre•. Si sbagliò di pochi
mesi. Il card inale gli rispose, e forte
dei suoi studi in Italia slodcrò allora il
suo bel neologismo di calco latino:
«lddio benedica questa impiantagio-
ne in Ispagna, e i no!>tri po~tcri ne
godranno i rruui!"·
In una notte, una novena. Intanto
Don Bosco, sempre scarso di perso-
nale mentre da tante parti gli offri-
vano opere da dirigere, cercava l'uo-
mo solido e maturo a cui atridare la
prima fonduione in Spagna. E lo
trovò in don Giovan ni Branda.
Costui era arrivato a Valdocco nel
1868, non più di primo pelo: un gio-
vanoLtonc di 26 anni, col titolo di
geometra (o qualcosa del genere) e
parecchia esperienza di ,i1a alle
spalle. L'anno dopo era già salesiano;
quattro anni dopo era sacerdote. Don
Bo!>co lo tenne per cinque anni ac-
canto a sé, e don Branda maturò sa-
lcsianamcn lc assimilando la lezione
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 19

2.10 Page 20

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del sistema preventivo e della dona-
zione ai giovani.
E una sera Don Bosco gli fece la
proposta. « Ricordo - lasciò scritto
nei suoi appunti - che il 15 ottobre
1880, dopo cena, Don Bosco mi pro-
pose cli andar a fondare le prime case
della Congregazione in Spagna. In
quel momento io rimasi perplesso.
Gli chiesi che mi lasciasse fare una
novena alla Madonna per conoscere
meglio la volontà di Dio. Ma al mat-
tino seguente mi recai da Don Bosco
e gli dissi che la novena era già finita
e che poteva disporre di mc.
« li giorno seguente - proseguiva
don Branda - Don Bosco radunò il
Consiglio della Congregazione, e volle
che partecipassi anch'io. mi disse
queste parole: "Tu don Branda an-
drai dapprima a fondare la casa di
Utrera in Andalusia. Però non li fer-
merai molto, perché una dama di
Barcellona ci chiamerà per fare una
fondazione salesiana, e darà il. neces-
sario per essa. Tu andrai a fondare
quell'opera, e sarà una grande fon-
dazione"».
« Signore, salva te stesso • · li 20
gennaio 1881 Don Bosco dà l'addio
nella Basilica di Maria Ausiliatrice ai
mL~sionari della sua quarta spedizio-
ne (venti persone fra salesiani e suo-
re), destinata all'America Latina. Con
loro partono anche i destinati a Utre-
ra: sono don Branda, altri due sacer-
doti, un chierico, un coadiutore, e un
laico come cuoco. In più, don Caglie-
ro che si fermerà qualche mese per
aiutarli a imparare lo spagnolo.
li folto drappello parte da Genova
su due piroscafi il 3 febbraio, e in-
contra pessima navigazione, Un piro-
scafo rompe l'elica e deve riparare
nel porto cli Marsiglia. arriva Don
Bosco, a incoraggiare tutti. « Quante
volte in questo viaggio - gli doman-
da un missionario - dovremo reci-
tare quell'invocazione evangelica:
"Signore, salvaci, siamo perduti''?» E
Don Bosco tra il serio e il faceto:
« Pregate piuttosto: "Signore, salva te
stesso!", perché voi andate nel nome
del Signore, a compiere una missione
che è la sua».
La navigazione prosegue in un
mare tempestoso fino a Gibilten·a,
dove i sette di Ulrera lasciano i mis-
sionari; scesi dal piroscafo con una
barchetta, entrano nel porto inglese
ma è vietato loro di sbarcare. È notte
alta, al porto è già stato sparato il
colpo di cannone dopo il quale nes-
suno può più entrare senza permessi
speciali. Viene intimato l'alt, « accor-
rono i soldati di picchetto e con gen-
tilezza tutta inglese ma con freddezza
tutta scozzese discutono il caso... ».
L'indomani vanno per mare l'o-
ceano!) fino a Cadiz, attTaverso « un
altro burrascone che frutta ai viag-
giatori scosse e rotoloni senza fine».
E il 16 febbraio predono un treno
tranquillo e sicuro che attraverso la
solida terra li scodella alla stazione di
Utrera. Per la storia, sono le 18,30.
Utrera. La culla della Congrega,do-
ne salesiana in Spagna appare ai figli
di Don Bosco una cittadina sui 12.000
abitanti, circondata da una vasta
pianura coltivata a frumento e olivo,
e ricca di bestiame. È il centro più
importante della Spagna per l'alleva-
mcnLo dei tori da corrida. « li clima è
dolce come la Lingua dcli.a gente, la
terra fedele come i cuo1i » . Gli abi-
tanti risultano « laboriosi, cordiali. vi-
vacissimi»; ci tengono a essere cat-
tolici, si salutano con un cristianissi-
mo « VClyase usted con Dios » (Vada
con Dio); ma... risultano anche poco
praticanti.
Dal 1868. quando il «radicalismo»
aveva cominciato ad atLecchire, la
gioventù di Spagna «correva alla ro-
vina»; e quella di Utrera non faceva
eccezione. (n più. Il. i protestanti si
stanno facendo senza difficoltà il loro
covo: hanno aperto una scuola per i
ragazzi, tengono le loro riunioni...
« Siamo giunti dunque in tempo -
scriverà qualche giorno dopo don
Cagliero -: con l'aiuto di Dio, lavo-
rando e pregando, li sbancheremo! »
È proprio ciò che si aspettano quanti
hanno chiamato i salesiani a l trera.
E quando arrivano col tTeno, la
stazione è piena di gente che li acco-
glie con festa. « Pioveva, tirava vento
tniztatore In Spagna: don Giovanni Branda.
e faceva freddo», ma essi 1rovano
ugualmente molto «calore».
A sera ha luogo un'accademiola, e
le nipoti del marchese cantano «Lo
spazzacamino», la romanza con cui
don Cagliero - autentico talento
musicale - qualche anno prima si
era reso famoso in Italia. Scrivendo a
Don Bosco il Cag]icro è costretto a
tessere l'elogio della « etichetta, cor-
tesia e rara urbanità di questa nobile
e cattolica nazione».
L'amicizia con i ragazzi. La chiesa
del Carmine è già diventata « de los
salesianos ». Prima deserta e abban-
donata, ora alla prima festività si
riempie cli gente; si è sparsa la voce
che al mattino ci sarà messa cantata
in polifonia, e alla sera una predica
tenuta in spagnolo da uno dei padri.
« Alle sette di sera - riferisce don
Cagliero -, dopo un vigoroso scam-
panio, io uscivo di sacrestia e salivo
sul pulpito. Messo sotto i piedi l'amor
proprio, gettata in un canto la gram-
matica e neJl'alu·o la paura, spiegai in
spagnolo al numeroso uditorio il no-
stTo programma. Dissi cioè in tre
punti (allora le prediche dovevano es-
se,·e in rre pimti) chi sono i salesiani;
che cosa hanno già fatto in Italia,
Francia e America; e che fossero ve-
nuti a fare in Spagna». Terminata
l'omelia sale sull'orchestra e con gli
altri canta un mottetto al lume di
candela. « Riscuotemmo applausi per
due giorni. Nei crocchi della città, la
conclusione era: "Ah, si, si... Los ita-
lianos son vcrdaderos musicos! ·• ».
Anche il cardinale poco dopo rife-
riva a Don Bosco: « I suoi [igli sono
arrivati a Utrera in mezzo alle dimo-
strazioni di affetto e di gioia dei miei
cari andalusi. Hanno già cominciato
a lavorare nei_ santi ministeri.. Non
dubiti, caro Don Bosco, che io sarò
le11r grand Papà». Come non credere
a sentimenti così belli, espressi addi-
rittura in francese?
In realtà la chiesa del Carmine è
così spoglia di tutto che i primi sale-
siani devono farsi prestare candele,
candelieri, paramenti e tullo ìl resto.
La difficoltà maggiore è però la
lingua. Lo stesso Don Cagliero la
possiede solo fino a un certo punto, e
con accento sudamericano. In tante
difficoltà i sette salesiani sono com-
pensati dall'amicizia schietta con i
ragazzi di Utrera. Vengono a giocare,
ma anche imparano volentieri a ser-
vire la messa, a fare da piccolo clero,
e studiano il catechismo. A ottobre si
apriranno le scuole, ma già ora le
mamme ringraziano il Signore per i
nuovi venuti, e il marcbese nel vedere
i suoi piccoli conciuadini così ben
accuditi « piangeva di conso.lazione ».
In chiesa anche gli uomini. Dieu·o
ai bambini, o forse prima, sono ve-
nute naturalmente le mamme; solo
gli uomini stentano un tantino a en-
trare in chiesa. Ma don Cagliero non
si scoraggia, e trova modo di fare
breccia...
È un mattino di festa, e traversan-
do la città assiste a una singolare e
pericolosa manifestazione: il <• toro
del aguardiente » (acquavite), sguin-
zagliato per le vie. Accadeva nei cen-
tri piccoli, dove non era possibile
avere una vera e propria conida. Si
20 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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prendeva un toro piuttosto furioso,
gli si legava una lunga fune alle cor-
na, lo si metteva in libertà. I giovani e
gli uomini più coraggiosi gli andava-
no incontro, lo aizzavano in tutti i
modi, lo sfidavano frontalmente da
animosi toreri. Era un susseguirsi di
caiiche furibonde, di fughe precipi-
tose; trattenendo il toro per la lunga
corda era possibile frenarlo un poco,
ma ogni tanto la bestia giustamente
risentita incornava qualche incauto e
magari lo mandava al cimitero.
DUJ1que don Cagliero assiste alla
manifestazione, e a sera salito sul
pulpito si rivolge alle donne, le uniche
presenti con i bambini: « Confesso
che Unora avevo avuto una spina nel
cuore. Avevo visto solo donne in
questa chiesa, e pensavo che fossero
nell'abbandono e senza uomini che
provvedessero a loro. Ma finalmente
questa mattina attraversando Utrera
ho incontrato w1a folla compatta di
......;..,.•(;-.:
.
•• I
·-••
~.· , .. .. . 1
•.
:;
~
·-. . .. - .. Utrera, 1953: alllavl al saggio ginnico.
uomini nerboruti... "Meno male!
esclamai -. Anche a Ulrera di uomi-
ni ce ne sono... " ». La battuta fa il giro
della città, e gli uomini, anche sol-
lecitati dalle mogli, a poco a poco
prendono a frequentare la chiesa.
In chiesa il marchese di Ulloa dap-
prima manteneva il distacco dal po-
polino come «conveniva» aJ suo ran-
go, ma comunque dava a tutti il buon
esempio. Faceva la comunione, però
solo nelle rare solennità, e in pompa
magna, con l'abito da cerimonia e
tutte le decorazioni stù petto. Traua-
va Gesù da sovrano. Poi i salesiani
diffondono la comunione frequente,
ed egli non riesce a darsi pace di
tanta dimestichezza con il Re dei re.
Ma aJ1a fine si convince da solo,
mette da parte le medaglie.
Teniamoci solo i poveri. Intanto
arriva maggio, e i salesiani sono in-
certi se introdun-c il mese del!' Ausi-
liatrice in una chiesa intitolata alla
Madonna del Carmine. Ma le donne
della città vengono con insistenza a
domandare gli orari, e bisogna ac-
contentarle. Anche il cardinale viene
a fare visita, raccomandandosi che
tullo si svolga in privato. Ma l'inizia-
tiva sfugge di mano, e al suo ai-rivo il
presLÙe trova 18 carrozze di gala
pronte a trasportarlo. « Ecco qua i
miei figli salesiani», esclama scen-
dendo dal treno; e tornato a Siviglia
scrive per la terza volta a Don Bosco
che egli è e sarà sempre « il gran papà
dei salesiani».
Queste sono le rose, ma sotto sotto
ci sono anche le spine. Lunghe e
acuminate. Don Cagliero deve torna-
re in Italia e lascia un po' spaesati i
primi sei salesiani «spagnoli». U
marchese qualche tempo dopo è col-
pito da difficollà economiche e non
può più aiutare come vorrebbe. Le
scuole sono aperte, ma richiedono
tanto impegno e sacrificio.
Comunque nel 1885 gli scolari sono
già 150, scelti fra i più poveri della
città. Don Branda, come aveva pre-
visto Don Bosco, è andato a fondare
una nuova opera a Barcellona e gli è
succeduto don Ernesto Oberti, uno
dei primi sei. Per aggirare le djfficohà
economiche qualcuno propone di
ampliare le scuole ammettendo an-
che ragazzi a pagamento, ma alla fine
si decide: « Non entriamo in gara con
le scuole municipali. teniamoci solo i
poveri».
[ntanto Don Bosco è sempre me-
glio conosciuto in Spagna. per il suo
metodo e la praticità delle sue rispo-
ste ai problemi del tempo. Giunge il
Bol/euino Salesiano (prima in italiano
e dal 1886 in spagnolo), i vescovi
presentano Don Bosco sulle loro
pubblica.t.ioni, un certo mons. Mar-
cello Spinola (cooperatore salesiano
della prima ora, oggi Servo di Dio)
nell'84 scrive addirittura un libro:
« Don Boscò e la sua opera».
Questo diffondersi del progeuo sa-
lesiano ha come conseguenza UJ1
piovere a Torino di lettere chiedenti
l'apertura di nuove opere. Un primo
1emativo è compiuto già nc11'82 da
don Branda a Malaga, dove si vor-
rebbe una scuola professionale. Don
Cagliero stesso, al momento di parti-
re, passa in Portogallo dovè vogliono i
figli di Don Bosco. Poi l'arcivescovo
di Valencia, che ha scelto come mollo
~ Dare pane a vangelo al popolo»,
vorrebbe i salesiani a dirigere i circoli
operai cattolici fondati nella sua dio-
cesi. Nell'84 l'opera salesiana attec-
chisce a Barcelona, e presto è in pie-
na fioritura (oggi in città si conLano
undici comunità salesiane e altre
dieci in provincia; le Figlie di Maria
Ausiliatrice, giunte più tardi, hanno a
loro volta nove opere in città e cinque
in provincia).
U ritmo blando quotidiano. Intanto
la vita a Utrera prende a scorrere col
_...,._....aPI al I
Utrera, 1981: cosi si presenta oggi l'Ingresso
della prima opera salesiana In Spagna.
ritmo blando quotidiano dei collegi
salesiani; l'opera aggiunge mattone a
mattone, classe a classe, iniziativa a
iniziativa. senza scalpore. Ogni tanto
è messa in crisi dallo stra1iparc del
troppo vicino torrente detto « de las
Calzas Anchas» (dei calzoni larghi);
ma poi viene trasferito. Si costruisce
il primo internato, sorgono le scuole
superiori con attrezzati gabinetti di
fisica e chimica. All'inizio del secolo
la luce elettrica sostituisce l'illumina-
zione a gas. Attorno aJ 1910 la comu-
nità sopporta con pazienza le per~e-
cuzioni antireligiose della famosa
legge del cate,wcciu. Nel J911 ha il suo
primo direttore spagnolo di nascita.
Nel '23 la casa si amplia annettendosi
l'antico carcere. Poco dopo arriva
anche il telefono. Durante la Seconda
Repubblica deve sopportare l'assedio
dei rossi, e riesce a sopravvivere affi-
dandosi a una « Società Docente»
costituita da bravi cristiani.
Nel 1956, alla veneranda età di 75
anni, il collegio conta 600 alunni. Ge-
nerazioni e generazioni vi hanno tro-
vato un ciclo completo di corsi. pri-
mari, secondari, liceali, pre-universi-
tari. E con lo studio metodico e serio
hanno trovato la pietà cristiana e
l'allegria di Don Bosco. Tante altre
opere nel frattempo sono sorte in
Spagna, più grandiose e più impor-
tanti. Ma il collegio di Utrera nel suo
piccolo conserva l'invidiabile p1ivile-
gio di essere stato la culla dei sale-
siani di Spagna.
Un secolo fa l'arcivescovo di Sivi-
glia, card. Joaquin Lluch y Garriga,
aveva inviato a Don Bosco un neolo-
gismo e un pressante invito. li neolo-
gismo, per quanto di bel conio latino,
a quanto risulta dai vocabolari non è
allicchito. Ma l'invito è stato piena-
mente accolto. I salesiani di Spagna
si sono sentiti sempre vicini a Don
Bosco, incarnati nel suo spirito. E la
Spagna è dopo l'Italia il paese al
mondo in cui il seme salesiano si è
diffuso di più.
Enzo Bianco
BOLLITTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 21

3.2 Page 22

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO
A Roma, la mattina del 6 marzo 1858, accompagnato dal card. Tosti, Don
Bosco visitò l'ospizio di San Michele in Ripa, dove centinaia di giovani
apprendevano « le arti meccaniche e quelle liberali». E accadde un epi-
sodio che i b iografi hanno descritto al vivo.
Mentre Don Bosco si aggirava per quegli immensi locali accompagnato dal
cardinale e da qualche superiore, si udì zufolare e poi cantare. Ed ecco w1 gio-
vane che discendeva lo scalone e che a una svolta si trovò d'improvviso alla loro
presenza. n canto gli morì subito in gola, e stette col berretto in mano e la Testa
bassa. «È questo - disse il direttore - il profitto degli avvisi e delle lezioni che
vi sono date? Screanzato! Andate al vostro laboratorio, e aspellatemi per ricevere
la meritata punizione. E lei, signor Don Bosco, scusi... ».
« Che cosa?- replicò Don Bosco mentre il giovane si allontanava -. lo non
ho nulla da scusa,•e, e non saprei in che abbia mancato quel poveretto».
« E quel zufolare villano, non le sembra un'irriverenza?»
« Involontaria, però. E lei, mio buon signore, sa meglio di me che san Filippo
Neri ai giovani che frequentavano i suoi oratori soleva dire: "Swte fenm~ se
potete. E se non potete, gridate, saltate, purché non facciate peccati". To pure
esigo, in certi tempi della giornata, il silenzio; ma non bado a certe piccole tra-
sgressioni cagionate dall'irriflessione. Lascio ai 1niei figlioli tulla la libertà di
grida,·e e cantare nel cortile, su e giù pe1· le scale: meglio un po' di rumore che un
silenzio rabbioso e sospettoso». Dopo una pausa Don Bosco prosegui: « Ciò che
ora mi fa pena, è che quel povero figliolo sarà in grave fastidio per la s11a sgri-
data, nutrirà qualche risentimento... Non le sembra meglio che lo andiamo a
consolare nel suo labora101·io?».
li direttore aderì. Come furono nel laboracorio, Don Bosco chiamò il gio-
vane, che cercava avvilico di nascondersi, e gli disse: « Ho accomodato tutto, sai;
ma a patto clze d'ora in avanti sarai più buono, e che siamo amici. Prendi questa
medaglia e per compenso dirai un 'A ve Maria per me». E il giovane com1•1osso e
conqf4ÌStato: « Me la metterò al collo, e la terrò sempre per sua memoria!».
Liberiamo la scuola
dalla violenza
* La verità, in genere, conosce
una strada sola: quella del cuore. Le
convinzioni morali si trasmettono
come la fiamma. Si pensi a due can-
dele di cui una è accesa e l'altra si
deve accendere. Perché si attui il
processo di accensione è necessario
che almeno per un istante la fiamma
madre e la fiamma figlia formino un
unico fuoco. Nel processo educativo
si verifica un fatto analogo: perché si
formi la convinzione, lo spirito del-
l'educatore e quello deU'educando si
devono fondere in un unico slancio
vitale. Questo non può avvenire se la
carità non acquista i toni della bene-
volenza. Si può, sì, insegnare il verbo
a suon di nerbo, ma mai la nozione
diventerà convinzione se non entra in
*gioco l'amorevolezza.
Perché l'allievo si liberi dall'i-
gnoranza, l'educatore si deve libera-
re dalla violenza. Questa verità è l'a-
nima del Sistema Preventivo, e la
vittoria di Don Bosco fu tanto o·avol-
gente da liberare dal sistema repres-
sivo le scuole del s uo tempo. Ma la
violenza travestita è tornata trion-
fante nei luoghi di educazione: la
violenza da fisica è diventata morale.
Distorcere la verità, voler formare del
ragazzo un politico militante, e peg-
gio un uomo di parte, prima di for-
marne un uomo, significa esercitare
*la violenza inLellelluale.
Il ragazzo è educato quando è in
grado di distinguere da solo il bello
dal brutto, l'onesto dal disonesto, il
giusto dall'ingiusto, e non quando
ragiona col cervello dei ·politici di
turno. Chi si serve della scuola per
formare adepti ai partiti, per bene
che vada, lavora come colui che vuole
costruire l'ultimo piano disinteres-
sandosi delle fondamenta. La scuola
è ordinata a formare l'uomo, e non
dei servi del potere economico o po-
*litico.
La prima libertà è quella intel-
lettuale, e la libertà del pensiero esige
la capacità cli pensare; e appunto
questa capacità si deve esercitare a
scuola e in famiglia. l toscani hanno
proprio ragione quando con il loro
umorismo pungente affermano: "Chi
pensa col cervello altrui, il suo se lo
può far fritto». Un educatore dotalo
di buon umore disse a un ragazzo che
amava la contestazione: « Contesta,
sì, contesta però con-testa e non sen-
*za testa».
L'educazione non è trasmissio-
ne di giudizi prefabbricati e peggio di
pregiudizi, ma è allenamento a for-
marsi i propri giudizi, con la relativa
capacità di scelta nella libertà. Dalla
scuola il ragazzo deve uscire libero,
libero di crescere a tutti i livelli, e non
libero dalle leggi morali. La scuola
deve liberare l'intelligenza e la vo-
lontà dell'errore e dall'egoismo, ma
non deve liberare gli istinti e le pas-
sioni perché esplodano nella violenza.
Quando gli educatori con la scusa di
liberare i giovani dai tabù oscw·ano ai
loro occhi i valori e li eccitano alla
violenza, non li educano ma li tradi-
*scono.
Ai tempi di Don Bosco occorre-
va salvare i giovani dalla violenza fj.
sica, ai nostri giorni dobbiamo libe-
rare i giovani dalla violenza morale.
Gli operai, quando tornano dal lavoro
sporchi, devono trovare a casa pronta
una bella doccia calda; i ragazzi
quando tornano sporchi di ideologie
imposte devono trovare pronta una
doccia psicologica che asporti via
tutte le sozzure intellettuali. Questa
doccia si chfama dialogo in famiglia,
e deve essere beJla calda di amore
paterno e materno.
Non è mai troppo il tempo che i
genitori impiegano a dialogare con i
[igli. li dialogo familiare è stato sem-
pre utile, ma oggi si è reso più neces-
sario del pane. Don Bosco, che ha
salvalo l'educazione dalla violenza
fisica, ci aiuti oggi a salvarla dalla
violenza morale!
Adolfo L'Arco
22 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981

3.3 Page 23

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* NEL CENTENARIO DELLA MORTE DI SANTA MARIA MAZZARELLO SECONDA E ULTIMA PARTE
La
ragazza
che
venne
dalle
cascine
Dunque le ragazze del Prcvin
sono diventate suore, vestite di
lanetta marrone come fraticel-
li, e col velo auurro sul capo. Sem-
brano insediate ormai stabilmente
nel collegio, e questo a Mornese molti
non riescono a mandarlo giù. C'è chi
le insulta o schernisce per la strada,
chi le minaccia. Don Pestarino stesso
è in pericolo, e per diverse notti al-
cuni suoi amici credono opportuno
montare la guardia alla sua casa.
Unico conforto viene loro dalle parole
del Signore: « Beati quando diranno
di voi ogni male per causa mia».
4 ~ a madre su~e rinra
impara a scrivere
lntanlO Maìn, divenuta la Maria, e
ora la Vicaria, deve tenere alle sue
suore una conferenza settimanale.
Tutte le letture fatte negli anni pas-
sati, come ora le vengono utili. Ma
sente di non essere preparata, sente il
peso d i non saper scrivere. Come lei
anche altre suore non sanno scrivere,
ma per fortuna Don Bosco ha man-
dato fra loro una ragazza che vuole
diventare suora e è maestra, Angela
Jandet, che ogni giorno fa un po' di
scuola a tutte. Suor Maria « nell'eser-
cizio dello scrivere si trova la mano
.tarda e indocile», ma si impegna a
fondo e dice: « L'umiltà fa bene a
tutti, a mc specialmente».
Le famiglie del paese mandano nel
laboratorio un numero minore di
bambine, e così diminuiscono le pic-
cole entrate della comunità. Però au-
menlano le bocche da sfamare: Don
Bosco ogni tanto invia qualche nuova
postulanle. L'appetito di tante giova-
ni è difficile da saziare, i bachi da seta
fanno la loro parte ma non bastano;
A Mornese Intorno a Maìn si compie una singolare rivoluzione: gio-
vani contadine imparano a scrivere, dando vita a una congregazione
di suore insegnanti; accettano la povertà, e diventano capaci di sol-
levare dalla povertà migliaia di altre giovani. Poi sciamano diffon-
dendosi per l'Italia e la Francia, e approdano in America per lavorare
con i «selvaggi». Intanto madre Mazzarello si avvia serena al tra-
monto e muore a 44 anni appena, lieta di cedere ad altri Il posto di
superiora. Ma i Papi additano a tutti senza incertezze Il suo posto
definitivo nella Chiesa, proclamandola santa
le suore sperimentano a fondo l'altra
beatitudine evangelica che dice
« beati i poveri ».
Una delle nuove venule è d'alto
rango: la contessina Emilia Mosca.
Suo nonno, architello, ha costruito a
Torino un ponte sulla Dora che ancor
oggi porta il ~uo nome, ma la famiglia
~ caduta nella povertà più nera ed
Emilia, mandata da Don Bosco, trova
rifugio a Mornese. Di educazione
raffinata, pare una pietra levigala in
mezzo ai ciotoli della strada. Dovreb-
be rendersi utile dietro modesto
compenso, dovrebbe fermarsi solo
qualche mese, ma non partirà più e
diventerà una colonna della giovàne
Congregazione.
Queste suorine in erba, sa.nno dav-
vero fare le suore? Sono convinte di
no, e Don Bosco manda da Torino
due Suore di Sant'Anna a vivere
qualche tempo con loro. Suor Maria
le accoglie entusiasta: «Sia ringra-
ziato il Signore, impareremo dunque
a diventa,·e suore per davvero». Le
nuove venute per i pasti hanno trat-
tamento a parte, ma sono spaventate
dalla povertà di Mornese, e sopral-
tutto temono che le postulanti fini-
scano col perdere la salute.
Le tue sore lJine sono l e n ostre. A
Rosignano Monferrato c'è una ra-
gazza di 17 anni, Enrichetta Sorbone,
che è orfana di madre e ba quattro
sorelle più un fratello a cui badare. È
una ragazza limpida come acqua di
fonte e piena di iniziativa. Senre che
Don Bosco deve recarsi a Borgo San
Mai1ino dove ha apeno un collegio, e
decide di andarci anche lei: dei santi
morti ha letto molto sui libri, ma ora
vuole vedere com'è fatto un santo vi-
vo. Si leva alle tre del mattino, alle
sette è sul posto. Riesce a parlare con
Don Bosco, gli apre il suo cuore.
"Andate presto a Mornese», la con-
siglia Don Bosco. E aggiunge: « Ma
prima di entrare, lasciate la vostra
volontà fuori della porta». Enrichetta
ci va, e presto si trova a Mornese co-
me in casa sua.
Ma le è rimasto un cruccio: le
quattro sorelline, la più piccola di
quattro anni. « Le tue sorelline - le
dice suor Maria - sono le nostre. La
tua casa deve essere anche la loro». E
dopo qualche tempo sono tutt'e cin-
que riunite li: Enrichclla, Angiolina.
Carolina, Marietta e Angelica. Ange-
lica è così piccola che di notte rotola
giù dal letto: ci vuole un lettino con le
sponde. Dove trovarlo? Suor Maria ci
pensa a lungo, poi si ricorda d'una
bella tinozza vista in casa del Previn:
va a prenderla, la imbottisce con cu-
ra, e ne fa un comodo nido per An-
gelica. Le cinque sorelle tra qualche
anno saranno tutte Figlie di Maria
Ausiliat,ice.
~
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 23

3.4 Page 24

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Dopo qualche mese le Suore di
Sanl'Anna lornano a Torino e riferi-
scono a Don Bosco: « La Mazzarello
può ormai fare tutto da sé. Creda,
Don Bosco, nella sua umiltà è una
santa». Don Bosco lo sapeva già
Visita di una grande signora.
L'anno 1874 si apre col primo lutto:
suor Maria Poggio, La giovane cuci-
niera silenziosa e sorridente, è rapita
dal male del secolo: la tisi. Si voleva-
no tutte bene quelle suorine, e pian-
gono a Lungo la sua scomparsa.
Lo stesso giorno della sua mo1te,
giunge a Mornese una nuova postu-
lante, e suor Maria intcrprela il fatto
come un segnale dal cielo. Però senle
più vivo il problema: le sue giovani
hanno davvero bisogno di più nutri-
mento. Per esempio se al mattino ci
fosse un buon caffelatte caldo... Don
Bosco informato dice che caffelatte
ha da essere, ma le suore più « anzia-
ne» si oppongono: sono convinte che
si tratta di una concessione alla gola.
Suor Maria aUora parla alle suore
della santa obbedienza, « la quale, o
mie buone suore, vuole che mortifi-
chiamo la nostra volontà e facciamo
digiunare il nostro giudizio». Così si
decide di acquistare una mucca.
Un giorno suor Maria annuncia
un'importante visita al collegio: biso-
gna mettere ben in ordine la casa, poi
indossare gli abiti della festa, e alle
cinque del pomeriggio trovarsi tutte
in cortile. Si sfacchina il doppio del
solito per mettere ogni cosa in ordine,
e intanto si bisbiglia di una grande
signora che se sarà bene accolta si
fermerà, mettendo tutte le sue ric-
chezze a disposizione della comunità.
Alle cinque tutto è a posto, tutte sono
in cortile con l'abito bello. Un tocco di
campana, grande silenzio, e si apre il
portone d'ingresso. Ecco entrare un
contadino, che si tira d ietro una
mucca con le corna le zampe e la co-
da infiocchettate, con una ghirlanda
al collo e un drappo sul dorso. Sor-
presa generale, poi una grande risata,
poi appalusi. E suore, novizie, edu-
cande, postulanti, vanno a festeggiare
la grande signora: cantando fanno il
giro di tutto il cortile, poi accompa-
gnano la regina della festa nella stalla
già preparata. E lei, umile in tanta
gloria, metterà davvero a disposizio-
ne della comunità tutte le sue ric-
chezze, a cominciare dal latte per la
prima colazione.
Ma sì. chiamatela madre. Intanto
suor Maria non perde occasione per
ribattere sul suo chiodo fisso: Don
Bosco deve mandare una vera supe-
riora, che sappia comandare come si
deve in una casa dove tra l'altro si
comincia anche a fare scuola. E Don
Bosco manda per qualche giorno a
Mornese U110 dei suoi figli migliori,
don Giovanni Cagliero (futuro cardi-
nale), « come suo luogotenente per
provvedere ai bisogni del nascente
istituto». Appena vede le suore, egli
esclama: «Toh, sono proprio tutte
masnà » (in dialetto: ragazzine).
Don Cagliero predica gli esercizi.
parla con ciascuna suora, si sente dire
da sum- Maria: « Lo dica a Don Bo-
sco: qui ci vuole una vera superiora».
Gli domandano le suore: "La possia-
mo chiamare madre?» « Ma - ri-
sponde don Cagliero -, chiamatela
pure madre». Del resto lo è.
In mano arriva da Don Bosco una
lettera importantissima: egli si trova
a Roma, sta chiedendo alla Santa
Sede che si approvino le Costituzioni
della Congregazione Salesiana, oc-
corre che tutti - Salesiani, Figlie di
Maria Ausiliatrice e anche le loro al-
lieve - « forn1ino un cuor solo e
un'anima sola per implorare la luce
dello Spirito Santo sopra gli eminen-
tissimi cardinali» che dovranno
Bosco che non sono capace di diri-
gere me stessa, e tanto meno gli al-
tri». Ma la vita d'ogni giorno smenti-
sce ciò che lei sta scrivendo. Lei ha la
saggezza dd cuore. la sapienza che è
dono dello Spirito Santo. E le sue
suore, le sue amiche d'un tempo, an-
che le coetanee, la chiamano rispet-
tosamente madre.
Era il padre dell'anima. ll l5 mag-
gio 1874 don Pestarino le .lascia per
sempre, d'improvviso. Dopo la messa
ha letto alla comunità da un libro di
Don Bosco la meditazione, che tratta
della morte. Verso le l J sta parlando
con alcuni falegnami giunti da Val-
docco per costruire mobili, quando si
accascia a terra. Madre Mazzarello
accorre per sentirsi dire: « Coraggio,
buone figlie... confidate nel Signore».
Sono le sue ultime parole. Aveva 57
anni. Madre Mazzarello ha perso il
catechista della sua infanzia, il con-
(essore, il confidente, il padre dell'a-
nima. Prova un dolore senza sponde.
Bambine e ragazze di Mornese, vestite In costume, per un lllm su santa Maria Maz:r.arello.
prendere l'importante decisione.
L'invito di Don Bosco è preso mollo
sul serio a Mornese, e le CosLituzioni
vengono approvate. Da esse l'istituto
delle FMA risulta «aggregato» alla
Congregazione Salesiana, e riceve
così un primo riconoscimento uffi-
ciale.
Motivo in più, per suor Maria, di
tornare a chiedere la propria sostitu-
zione. Impugna la penna - impresa
ardua - e scrive a don Cagliero che è
tornato a Torino: « Questa lettera I.e
dirà se io sono atta all'ufficio di su-
periora. Lei giudicherà da questo
scritto che ho proprio vergogna di
mandarle. La mia istruzione, la mia
calligrafia, gli spropositi di gramma-
tica o di ortografia sono proprio di
una ignorante contadina. Dica a Don
Don Bosco non può venire subito ma
arriva don Cagliero: « Sono qua io -
dice-, mi manda Don Bosco. Verrò
ogni volta che avrete bisogno». Ma
per la messa di trigesima Don Bosco è
con loro.
E annuncia che si deve fare l'ele-
zione non più solo di una vicaria, ma
della superiora generale. Madre
Mazzarello pensa che questa è la
volta buona per cedere la carica, ma
le sue suore la pensano in modo di-
verso. C'è un piccolo problema: come
dare il voto. Alcune suore ancora non
sanno scrivere... Tutte però hanno fi-
ducia in Don Bosco, e una per una
vanno a dirgli la loro scelta. Così
Mazzarello riceve tutti i voti meno
uno. « Siete state d'accordo nell'eleg-
gere la vostra superiora - conclude
24 BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1981

3.5 Page 25

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Don Bosco-. Si vede proprio che è il
Signore a volerla». E a precisa do-
manda risponde: ,, Ora sì, chiamatela
pure madre».
Tullo questo in un paesino sper-
duto della campagna piemontese,
nella cornice di una società rurale
ancora incapace assicurare alla
donna i rudimenti dell'educazione
scolastica. Con giovani suore che im-
parano a far la volontà di Dio prima
che a far le c1ste sul quaderno. Ma che
sull'esempio della loro superiora af-
ferrano con le ruvide dita quel com-
plicato arnese che si chiama penna
da scrivere, e con santa pazienza si
addestrano a usarlo.
Cento e più anni dopo - ora, in
questo stesso momento - le discen-
denli di quella prima generazione di
suore - sparse nei cinque continenti
- sono chine su centinaia e centinaia
di bambini bianchi gialli e neri del
ter,w mondo, che imparano a fare le
aste da loro.
madre nel significato più alto della
parola.
Gesù è il direttore. Tra le prime
postulanti arriva un tipetto: Caterina
Daghero, di Cumiana (Torino). Timi-
da e poche parole, si sente spaesata
e dice subito che vuol tornare a casa.
« Per favore, lascino il baule col mio
corredo in portineria, vicino alla por-
ta». Madre Mazzarello tenta di ra-
gionarla: « Ma non vuoi diventare
suora?» « Sì, ma non qui». Si accor-
dano che proverà a restarci per un
mese, ma scrive al babbo: « Vieni a
prendermi tra 15 giorni». Invece 1'8
dicembre veste l'abito religioso, e
sette anni più tardi è nientemeno che
la nuova superiora, al posto di santa
Mazzarello, e governerà l'istituto per
43 lunghi annL
Altro arrivo importante a Mornese
è quello di don Giacomo Costama-
gna: viene come direttore. Lo aveva
promesso don Cagliero ane suore:
« Vado a scegliervelo dal mazzo», e lo
1889: le cinque sorelle Sorbone con madre Caterina Daghero (prima seduta a sinistra).
5 Da Mornese, destinazione
Italia Francia Ame ric a
Rassegnata ormai a fare da supe-
riora, madre Mazzarello imprime an-
cor più alla casa Mornese l'im-
pronta alveare operoso. Da Torino
Don Bosco manda ancora giovani
desiderose di abbracciare la vita reli-
giosa in stile salesiano; altre giovani
si presentano spontaneamente. Da
lontano Don Bosco pianifica e segna
le lappe dello sviluppo: in tre anni fa
sciamare le Figlie Maria Ausiliatri-
ce da Mornese per il Piemonte, in Li-
guria, in Francia, in America. Ma chi
fa lievitare tullo dall'interno è lei, che
nella povertà gioiosa diventa vera
sceglie davvero bene. Don Costama-
gna era direttore nel colJegio di Lan-
zo, un posto fiducia. Don Bosco un
giorno gli domanda a bruciapelo:
« Sei mai stato a Mornese?»·« Sì, dieci
anni fa, quando vi si andò tutti in
passeggiata», risponde. Era dunque
uno della famosa annata branca/eone
di Don Bosco. « E se ci tornassi da
direttore? Mi pare che tu faresti be-
ne». « Se lo crede Don Bosco, lo credo
anch'io».
Giovane (28 anni), colto, pieno di
vita, appena arriva mette le cose in
chiaro quanto alla sua carica: « Se la
Madonna è la superiora della casa -
dice alle suore -, Gesù ne è il diret-
tore. Lasciamoci formare alla sem-
plicità dei bambini, perché solo di
loro è il regno dei cieli».
Per il mese maggio 1875 don
Costamagna ha fatto arrivare una
statua di Maria Ausiliatrice, che viene
collocata in un'edicola del cortile.
«Ecco la nostra superiora - annun-
cia madre Mazzarello - , ecco la su-
periora della comunità». Poi doman-
da: « Avete pronta la chiave del vo-
stro cuore? Bene, io presenterò alla
Madonna le chiavi della casa, perché
Maria Ausiliatrice ne sia la padrona
assoluta, ma tutte in quel momento
offriamole le chiavi del cuore». Si
introduce così la consuetudine di
conservare davvero ai piedi della
bella statua la chiave della casa.
Avviene un cambiamento anche
nell'abito: ne è semplificata la foggia,
e da marrone attraverso un bagno in
tintura diventa nero...
Cesare vuole farsi suora. La sera
del 24 maggio il cielo di Mornese è
punteggiato di paUoncini multicolori
che portano i messaggi di suore e ra-
gazze in allo a Maria Ausiliatrice; da
tutto il paese la gente accorre: si
canta, si fa festa. Ci sono ancora delle
difficoltà con la popolazione, ma le
«marmotte» risultano ben sveglie e il
loro collegio sta diventando il fulcro
di simpatiche iniziative a cui i mor-
nesini si associano volentieri.
Un giorno d'estate arriva papà
Sorbone a visitare la nidiata delle sue
cinque figliole, e porta con sé il loro
fratello più piccolo, Cesare, di cinque
anni. A sera, all'ora di partire, Cesare
non lo s.i trova più. Invano le cinque
sorelle lo chiamano e rovistano la
casa e i dintorni. Quando ormai le
ombre si allungano, qualcuno ode un
uggiolio, come un pianto, uscire dalla
cuccia del cane. Suor Enrichetta ac-
corre: « Cesare, che fai? Vieni fuori di
lì». «Sì, io esco, ma tu mi tieni in
collegio, perché anch'io voglio farmi
suora». Bisogna spiegargli: « Non
puoi farti suora perché sei un omet-
to», e solo si calma quando gli assi-
curano: « Vedrai, Don Bosco ti pren-
derà a Valdocco con sé». E sarà così.
L'anno s.i chiude con l'addio ai
muratoti: hanno finito proprio defi-
nitivamente il collegio. Se ne vanno
ammirati delle suore: esse a turno
hanno sempre lavorato da garzoni
procurando mattoni, calce, pietre, tut-
to l'occorrente. Sempre dservate e
silenziose, ma sempre pronte a ogni
cenno.
Oggi è permesso spec,chiarsi. li
1876 si apre con un luno doloroso per
madre Mazzarello: muore la maestra
delle novizie, suor Maria Grosso. Era
stata una delle pri1]1e alunne al tempo
del laboratorio; quando ragazzina le
chiedevano che cosa avrebbe fatto da
grande, rispondeva: « Voglio farmi
tutta di Dio come Maln». La morte la
rapisce che non ha ancora 21 anni.
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 25

3.6 Page 26

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Una data di anno in anno si sta fa-
cendo più importante: il 5 luglio, san
Domenico. Si vuole ricordare sempre
meglio l'onomastico della madre, che
cli nome è Maria Domenica. Negli
anni precedenti lei ha lasciato fare,
ma nel 1876 ha l'impressione che con
i festeggiamenti si voglia esagerare. E
all'ora stabilita nessuno la trova più.
La cercano dappertutto e finalmente
la scovano nascosta in soffitta. Don
Costamagna deve sgridarla in pub-
blico.
li nuovo anno scolastico trova a
Mornese una sessantina fra suore,
novi1Je e postulanti, più la nidiata
delle allieve. Con l'approvazione di
Don Bosco si porta ancora un ritocco
al vestito: si modifica il velo e si ag-
b•fonge un soggolo bianco. Le suore
vorrebbero vedere l'effetto, ma non
hanno specchi. Suor Enrichella pre-
de il secchio più grande della casa, lo
riempie d'acqua e chiama: « Venite,
suore, venite! Oggi è permesso spec-
chiarsi!»
La raccoforte della gioia. È bello
vivere accanto a madre Mazzarello,
perché lei sa trasfigurare in allegda
ogni realtà, anche la più feriale. La
gioia, semplicemente, è un aspetto
fondamentale del suo collocarsi di
fronte a Dio. Dice: « Sorelle, in ca~a
non c'è più pane né lavoro. Preghia-
mo il buon Dio che mandi l'uno e
l'altro». E l'indomani annuncia: « Al-
legre, sorelle: la Provvidenza è arri-
vata. Ringraziamo il Signore!»
Andar a fare il bucato nel torrente
Roverno continua a essere una sagra
pe.r tulle. Di solito viene anche Cinin,
un contadino del posto, col suo so-
marello su cui è caricata tulla la
biancheria da lavare. Quando Cinin
non può, è madre Mazzarello - la
superiora generale - che si tira die-
tro la mansueta bestfola col suo cari-
co. E lava, sui pietroni del torrente.
Poi chiama alcune delle lavandaie
perché la aiutino a preparare il pran-
zo: chi attizza il ruoco tra due pietro-
ni, chi sbuccia le patate, chi impasta.
Saranno gnoccbL Dopo il pasto al-
legro e frugale si canta e si riposa. Poi
si riprende a insaponare, a sciacqua-
re, si strizzano i panni, fino al tra-
monto. A volte a1Tivano le oratoriane
- chi le ha chiamate? - che vengono
a dare una mano per la gioia cli stare
con madre Mazzarello.
L'allegda è un ingrediente anche
contro la fame. Oggi si è abituati a
relegare la miseria nel Terzo Mondo,
ma allora in Italia era penw·ia per
tutti. [n quel lontano lembo cli Mon-
ferrato, tagliato fuori dal traffico e
dall'incipiente industrializzazione. il
progresso economico era di da ve-
nire. E contro la fame può essere un
rimedio anche la passeggiata in cerca
di castagne.
Un giorno in casa le provviste sono
terminate e il panettiere non manda
più nulla finché non si saldi il conto.
«Richctta, che si fa?», domanda ma-
dre Mazzarello alla più anziana delle
sorelle Sorbone. « Madre, perché non
andiamo alla raccolta delle castagne?
Una bella castagnala può sistemare
merenda e cena». « t un'idea - ri-
sponde la Mazzarello -: vengo an-
ch'io con voi». Ed eccola a capofila,
con dietro suore noviLie postulanti
allieve. Lei conosce dove i boschi so-
no più generol.i e le castagne cadute a
terra più saporite: giochi e corse fino
all'imbrunire, e poi le castagne che le
più volenterose hanno raccolto e fat-
to cuocere. Quando in cielo spuntano
le stelle, si LOrna a casa cantando.
Le difficoltà possono essere mille.
ma madre Mazz.arello è la prima a
non annebbiarsi mai, a non acca1 -
tocciarsi. Con un pizzico di fantasia
sa vestire a festa la quotidianità.
Teorizza: « Coraggio, e sempre al-
legria! Questo è il segno di un cuore
che ama il Signore». La sua gioia è
autentica perché ba radici teo,ogiche,
perché è fondata sulla speranza cri-
stiana. Perciò è diffusiva, e Mornese
diventa una roccaforte della gioia.
Un piatto e due pietanze. Mentre
gazze, l'oratorio festivo e la scuola di
catechismo.
Dall'alveare di Mornese sciamano
in quattro, e direttrice della nuova
comunità è suor Felicina, la sorella di
Madre Mazzarello. Partire è un po'
morire, e le lacrime non si contano;
però dice la madre: « Don Bosco lo
vuole? Lo vogliamo noi pure».
A Borgo San Martino sorge presto
u.n caso dj coscienza: il direttore del
collegio, che vede le quattro suore
fragili e patite, ordina loro di man-
giare una pietanza in più. Esse però
vogliono rimanere fedeli a madre
Mazzarello che di pietanze a Mornese
consentiva un solo piatto, e piuttosto
mingherlino. Che fare? Per fortuna
arriva Don Bosco e suor Felicina gli
sottopone il caso. Don Bosco aggrotta
preoccupato le ciglia: « Cosa grave,
figlie mie! Già! Si deve ubbidire al
direttore, e anche alla madre. Ma in
questo caso come si può fare?» Le
suore sgranano tanto d'occhi, e Don
Bosco prosegue: « Portatemi qui le
due pietanze, che le veda». Gliele
portano. Don Bosco prende i due
piatli in mano, Li ~oppesa, versa il
contenuto del primo nel secondo, poi
lo presenta alle suore concludendo:
« Ecco fatto. Così avete un piatto solo
e accontentate madre Mazzarello; e
1879: Madre Mazzarello (al cenlro in prima lila) con le mlHlonarie della seconda spedizione.
madre Mazzarello costruisce dall'in-
terno la sua comwtità, Don Bosco da
lontano pianifica e prende le decisio-
ni importanti, promuove le svolte
storiche. Ancora nel 1874 decide che
una parte delle suore deve sciamare e
rondare una seconda comunità. Loro
destinazione è Borgo San Martino,
non molto lontano, dove già sorge un
collegio salesiano. Le suore, oltre a
badare alle necessità del collegio,
apriranno un laboratorio per le ra-
insieme mangiate due pietanze, ob-
bedendo al vostro diretlore. Va bene
COS'l".) ».
I cioccolatini di Alassio. Nel feb-
braio 1875 Don Bosco chiama le suo-
re a Bordighera, perché diano una
mano nel collegio salesiano e poi
facciano l'oratorio e il catechismo. La
loro presenza è indispensabile, nella
zona bazzicano i protestanti, e in
quell'epoca molto lontana dall'ecu-
menismo del Concilio Vaticano Il c'è
26 o BOLLEmNO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 o

3.7 Page 27

▲back to top
guerra ai fen·i corti. Madre Mazza-
rello si guarda alLOrno in cerca di tre
&uorc abbastanza mature, ma non le
tro,•a: sono tulle ma.>nil. C'è però una
novwa cli 34 anni, che ha saggcu:a da
vendere: emette :,ubito i voti religiosi
cd eccola pronta per fare da direLtri-
ce. Ma Bordighera dov'è? In capo al
mondo... e di nuovo partire è un po'
morire. Con tante lacrime. C'è la ne-
\\'e. Madre Mazzarcllo accompagna le
tre a piedi fin quasi a Gavi: giunte in
più tarcli osano avventurarsi all'csll:-
ro: sono a Niua Marittima, come si
dicc,a, cioè la Nicc dei francesi. Ogni
,·olla madre Mau.arello accompagna
le partenti, col sole o nella neve, tino
a Gavi. per recitare insieme un'avc-,
scambiarsi un ultimo abbraccio, me-
scolare qualche lacrima p1ima di i,e-
pa.rarsi.
Don Bosco però, una volta che è
,tato a Mornese, ha spiegato a madre
Mauarello che con l'estendcr~i del-
1877: In un quadro del Crlda, madre Mazzarello con due mlsslon11rle elle preaenza del Papa.
\\'ÌSta del bel santuano, pregano <;om-
mcsse, poi si abbracciano.
A marzo Don Bosco chiama le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice a Torino: ha
acquistato per lorn una casa a cento
metri dall'Oratorio, e madre Maua-
rello questa volta rie!,ce a meuere in-
i,icme una spcdi,done di sene suore.
Faranno orat0rio, -.cuoia, laboralorio.
catechismo. E hanno la gioia di l'Sse-
ll' vicine a Don Bosco.
Sulla fine del I 876 egli destina a ltre
suore a Biella e Alassio. cd esse van
no. Anche se co:.la tanto staccarsi da
Mornese. Madre Mazzarcllo lo c;a, <:
deve ricorrere a stratagemmi. Dice
per esempio a suor Pacotto: • Senti.
in ricreazione quando giocheremo.
voglio che Lu venga accanto a me•·
«Benissimo, madre». E quando la ri-
creazione è più accesa: •Melo fai Llll
favore?" • Sl, madre. Anche cento•·
t un po' difficile, ma il Signore Il
aiuterà. Ho pensato di mandarti di-
reurice ad Alal>Sio •· La suora ammu-
tolisce e straluna gli occhi. Ma madre
Manarcllo: «Su, su, attenta al gio-
co!», come se il gioco in quel mo-
mento fosse l'unica cosa importante.
Di Li a poco ceco le suore anche a
Lu Monferrato... Entro l'anno le loro
case saranno già otto. Nel 1877 le
,uore vanno anche a Lanzo, e un po'
l'i-;tituLO la ,upl'I iora de1e tra..,for-
mari.i in comml",sa daggiatriCl',
prendere la valigia e andar a trovare
le sue figlie. li lei diventa commcs!-oa
, iaggi:nrice. Ad Alu,~io proprio do•
vc\\'a andarci al più presto. perché le
...uorc sono giu di corda; e alla linl'
riesce a combinar loro uno scherzo.
• Ecco,·i un regalo. confetti di Alas-
:,io! •• annuncia al momento di parti-
re. Le suore ringra11ano con gratitu-
dine, ma quando provano a man-
gi!1rne quakunu '>lilla loro lacda ,i
delinea una smw Ifa: sono sassolini
raccolti sulla spiaggia
Ed ecco nell'estate 1877 a Mornc,c
chi meno d ,i aspeua: è _tornato il
luogotenente di Don Bosco, don Gio-
vanni Caglicro, Ircsco dall'America. t
Lornato con un invito per loro: l'A-
merica le aspclla...
Siate come le conche. Don Cagliero
a\\'eva lasciato l'Italia l'l I novembre
1875. con altri no, e salesiani era par-
tilo alla volta dell'Argentina per apri-
re tra gli indios le m issioni salesiane.
E si era portato dietro, fin laggiù, an-
che i sogni delle suore, che comin-
ciavano a guardare col desiderio
quelle terre, popolate di selvaggi du
guadagnare a Cristo.
Poco dopo la partenza madre
Mazzarello gli a\\'e\\'a scritto: • Già c,
pare un secolo il non averla vista nt
aver ricevuto sue h:llere. Ogni giorno
la seguiamo nel suo viaggio sul map-
pamondo, e cc la figuriamo ora qua e
ora Là... Aspettiamo ansiose una sua
lunga. lunghissima lettera, nella qua-
le ci dia notizie del viaggio, del come
si trovano. e di quando vi andranno le
Figlie cli Maria Ausiliallice ». E con-
clude: • Prepari una casa ben grande
per noi, perché le educande qui \\'O-
gliono farsi tulle missionarie•·
Sulla fine del 1876 madre Ma11a-
rello ave,·a ri,crillo a don Caglicro:
u Se non può ancora venire, abbia la
bontà di <.:hiamarci presto, da noi ci
sono tante suore <.:he desiderano an-
dare in America, ma sette principal-
mente sono prcpar.ite •. Ne elenca
..,ci, e al !.Cliimo posto scrfrc· « Suor
l\\llaria Mazzarcllo, cioè io•.
A sellembrc dell'anno successivo
Don Bosco ha d::ivvero deciso chi;! le
Figlie di Mario Ausiliatrice si tra-
piantino in America, ha già scelto la
località (Montevideo. in Uruguay) e il
capitano della nuo,·.:i spedizione: don
Giacomo Costamagna. Sì, il ll)ro dì-
rcttorc. E chi potrebbe meglio ac-
compagnarle? Le sul)re che desidera-
no andare sono invitate a fare lìberu-
mcnte domanda ~critla, e liberamen-
te la fanno tutte. Vengono scehc sci,
la più anLiana ha 2-1 anni. La noti,ia
.,i spande per il paese e i dintorm, ci
sono i soliti brontoloni, ma un gruppo
d1 ragazze arri1·a fil gita da fuori pc,
\\'Cde.re le missionarie. Madre Mana-
rello parla con loro, e a brnciapclo
domanda: « Chi di voi vuole far-.i
suora?» Qualche ragaZLa arrossisce, e
madre Manarello puntando il dito:
•Sì tu, e anche tu, e poi tu... •· Ptole•
,ia fin troppo faci le.
Don Bosco \\ uolc che le missionarie
si presentino con i suoi missionari al
Papa, quasi a ricevere un mandato
ufficiale, ma la loro povertà non
conseme che vadano tulle a Roma: si
decide che andranno solo in due, più
madre Manarcllo. Lei non , onchbc
andare. perché teme di far sfigurare
l'istituto, ma la costringono. E cosi
\\'ede per la plima volta il man?. Pio
IX dice alle suore: • Siate come le
conche delle lontane, che ricevono
l'acqua e la riversano a pro di tulli:
conche di vi11ù e di sapere. Da vere
madri, sollecite e amorose, voi farete
molto bene... •·
Madre Ma11arcllo vh e giorni d'in-
canto nella Roma cristiana (il resto
per lei non conta). \\'isita le catacombe
e le basiliche mae~tose, partecipa alle
solenni liturgie. beve il canto grego-
riano. E le ri1orna l'espressione gio-
,·anile: Come sarà bello il paradi-
so!•·
Pochi giorni dopo si ritrovano a
Sampierdarena tutti i partenti, con
BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1961 27

3.8 Page 28

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madre Mazzarello e Don Bosco. Lei
visita le cabine, controlla cuccetta per
cuccetta e si assicura che non manchi
nulla. Parla con ciascuna delle mis-
sionarie, parla a tutte insieme, poi le
conduce da Don Bosco perché ascol-
tino anche lui. « Ricordatevi che an-
date in America per [ar guerra al
peccato», dice loro Don Bosco. Poi
leva la mano benedicente. Poi biso-
gna scendere in fretta la scaletta
perché la nave sta per partire. La ve-
dono attraverso gli occhi gonfi di la-
crime, mentre si allontana... Sul tre-
nino che li riporta alla casa di Sam-
pierdarena, madre MazzareHo rompe
il lungo silenzio e domanda a Don
Bosco: « Padre, andrò anch'io in
America?» « Voi ci andrete quando ci
andrò io», risponde Don Bosco guar-
dandola nel profondo.
6 Quel che nasce
e quel che muore
se è sperso tra le colline, tagliato fuori
dalle linee di comunicazione, d'in-
verno flagelJato da un clima incle-
mente. Cc n'è più che a sufficienza
per andarsene di 11. E a Nizza Don
Bosco ha trovato un antico convento
dedicato a Santa Maria delle Grazie,
sorto nel 1466 e ancora ben solido
dopo quattro secoli. Dal 1855 è pro-
prietà di una società vinicola che la-
scia gli edifici andare alla deriva: la
chiesa, il chiostro, il porticato, tutto è
intrinstito dall'incuria. Ma le suore
riportano nuova vita. Il primo drap-
pello, con alcune classi di allieve, ar-
ri va il 16 settembre, poi man mano le
altre. Un mese dopo le ragazze sono
più di 300.
A dicembre seconda spedizione di
suore in America, sono in dieci. E già
dall'America giun ge notizia d'una ra-
gazza uruguaiana, Laura Rodriguez,
che entra nelle loro file. Madre Maz-
abbandonale le case corre a bussare
presso l'antico monastero. Madre
Mazzarello spalanca le porte, sistema
le famiglie spaventate nei dormitori e
ovunque c'è posto, apre la povera di-
spensa e fa preparare la cena per
tutti.
Povero Mornese! Un giorno di set•
tembre la chiamano d'urgenza a
Mornese: papà Giuseppe è morente.
E lo assiste senza lasciarlo Lm attimo,
da vera figlia e da vera religiosa, pre-
parandolo al passo estremo con
quella forza d'animo delle donne
monferrine che nascondono la piena
del senti.mento sotto il -pudore del si-
lenzio. Con lui era vissuta in piena
sintonia, .lui che un giorno le aveva
spiegato cosa facesse Dio prima della
creazione, che un altro giorno l'aveva
lasciata partire di casa perché sapeva
che « i figli devono seguire la loro in-
clinazione».
La liamma scoppietta come per
gioia quando brucia, ma intanto si
consuma. Madre Mazzarello - sono i
suoi ultimi anni - ne è ben cosciente.
La sua Congregazione di giorno in
giorno cresce, e lei è lieta di consu-
marsi. All'inizio del l878 è suJla ru-
viera Ligure, commessa viaggiatrice
per le sue suore, e vede che l'allegria
per il suo arrivo è come a-ppannata.
Qualcosa non va. Semplice: sono così
povere che non hanno un letto dove
metterla dormire. « Ma io non ne ho
proprio bisogno - le tranquillizza-.
E guai a voi se pensate di cedermi il
vostro letto: voi domani lavorerete
tutto il giorno, io invece no. Del resto
io non dormo mai così bene come
quando mi accomodo a modo mio».
E passa la notte seduta su un seggio-
lone, col capo appoggiato al tavolo.
A giugno è di nuovo in viaggio: si
apre casa a Chieri, con oratorio e la-
boratorio per le giovani operaie di
quella cittadina piena di piccole in-
dustrie. Al so.lito in luglio c'è a Mor-
nese festa per il suo onomastico, con
passeggiata al monte Tobio. Al ritor-
no dà la buona notte: « Oggi lungo la
strada abbiamo incontrato una bam-
bina povera: era sporca da fare pietà.
Eppw·e nessuna di noi ha mostrato di
accorgersene e la ragazzina se ne è
andata tutta sola per la sua strada.
Lascitemi dire che ne provo dolore.
Se sono queste bambine povere e la-
cere quelle affidate particolarmente
alle nostre cure, come possiamo in-
contrarle senza rivolgere loro neppu-
re una buona parola?».
A Nizza una casa migliore. In set-
lembre le suore trovano una casa
migliore per il centro della Congre-
gazione: a Nizza Monferrato. Morne-
Il treddo lnv111rno a Mornete, In 11n11 recente totogralla.
zareUo subito le scrive: « Anche se
non vi conosco, vi voglio tanto bene e
prego per voi. Spero di conoscervi un
giorno in paradiso: che _bella festa
far emo allora! » .
Nel febbraio 1879 anche madre
Mazzarello lascia Mornese per Nizza.
AJ momento del ùisLacco non le riesce
di soffocare un pianto umanissimo. t
la sua terra che lascia, il suo mondo.
Ma subito si impegna a ricreare in
Nizza il clima di Mornese. «Lo spirilo
d i Mornese», come lo chiameranno:
quel colorito speciale che proprio lei,
santa Maria Mazzarello. sla dando
allo stile salesiano rivissuto dalle sue
suore.
Presto la gente di Nizza ha modo di
apprezzare q uelle ultime venute: il
fiume Bclbo inonda, e molta gente
A dicembre dodici suore emettono
la professione religiosa, e quindici
giovani diventano novizie. Tra queste
ultime, in quelJa povertà, la contessi-
na Amalia di Meana.
li 1880 si apre col vaiolo, che miete
abbondantemente in Nizza. Anche
nella comunità una postulante, Tere-
sa Facelli, si am_mala e in forma gra-
ve. Ma madre Mazzarello è decisa a
contendere quella sua figlia alla
morte, fa pregare, manda a chiedere
la benedizione di Don Bosco, e Teresa
guarisce. Alla fine si fanno i confron-
ti, e stupisce che ci siano tanti morti
in città e neppure uno nel colJegio.
Qualcuno avanza l'ipotesi che le suo-
re abbiano seppellito le loro vittime
del vaiolo di nascosto...
Il 12 aprile madre Mazzarello torna
28 BOLLETTINO SALESIANO 7 FEBBRAIO 1981

3.9 Page 29

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a Mornese per ponare via le poche
suore rimaste, e chiude del Lutto la
casa. « Così vuole Don Bosco e così
sia», ma quanta pena. "Tutlo ab-
bandonato, rnno squallido come la
mi!,cria! Povero Mornese, po\\ero no-
stro cuore nel lasciare un luogo così
caro•. Quando rienLra in carroaa a
Niaa, la Lrovano sfigurata: per tullo
il viaggio ha tenuto reclinata sulle gi-
nocchia o sulle braccia una :,,uora
malata.
Ora è da Nizza che partono le sue
suore, per aprire nuove opere in Si-
cilia, in Francia, dove Don Bosco le
manda.
Cl vuol bene e ce lo dimostra. Tor-
na agosto, con gli eserci7j spirituali
ddle suore, e una nuova elezione per
le \\'alie cariche della Congregazione.
Lei che si sa supplente della Madon•
na, spera di poter lasciare finalmente
questa supplenza. Sa che le suore in-
voleva il baule col corredo vicino alla
pona d'uscita.
La salute di affievolisce, ma mad re
Maz.:arello continua il suo lavoro di
commessa viaggia1ricc, la sua ani-
mazione tra le ragane. Perché state
cosi volentieri a Nizza? Una risponde:
« Difficile dirlo. Ma il fatto è che dopo
Dio e la Madonna, è madre Maaa-
relio che riempie questa casa. Fa
spunlare il sole anche nei giorni di
pioggia; Lanto ci ,uole bene e cc lo
dimostra•· Proprio come diceva Don
Bosco: Non basla amare i gio\\ ani,
bisogna che i giovani sappiano di es-
sere amati».
Verrò in America. L'inverno
1880-1881, l'ultimo, è molto rigido.
Madre Mazzarello sente acuirsi i Lanti
mal~seri a cui prima non aveva ba-
dato, I! che continua a non curare.
Niente materasso nel letto, niente
guanciale. Le basta un pagliericcio.
Nella frazione Maaarelll Il santuario dedicato alla Nnta che proprio Oebbe I natall.
tendono rieleggerla, e con le lacrime
agli occhi spiega perché devono cer-
care un'allra superiora. Tre sono i
molivi che por·ta. Spiega che la Con-
grega7ionc sta crescendo troppo e lei
non cc la fa a sm,tenere il suo fiorire.
Spiega che ora ci sono suore pi
istruite, più virtuose e più capaci di
lei. Spiega che la salute om1ai declina
e non le pe11nct1e più di lavorare
quanto è necessario per quella carica.
In privato confida a suor Pacouo:
« Lo so, voi pensale di rieleggermi,
ma guarda che è un lavoro inutile.
L'anno venturo dovreLe eleggerne
un'altra». Era sicura della sua mone.
Ma ciò non toglie che viene riclcua
all'unanimità. Sua vicaria, cioè nu-
mero due della Congregazione, è
quella suor Caterina Daghero che
Sente fiue dolorose al fianco, e le
cura appoggiandovi un mattone che
la suora della cucina riscalda per lei.
La neve cade in abbondanza, e lei è la
prima a spalarla, dove la ·comunità
deve pas!>are.
È costretta a lello per qualche
giorno, ma in casa s1 sta preparando
una nuova spedi1,ione missionaria (la
terza) e lei vuol essere aJ fianco delle
sue suore. Suor Pacouo ha insistito
Lanto per poter partire, e ora che ha
ottenuto il permes!>O le dice tutta la
pena nel separar.5,i da lei; madre
Mauarelio la con[orta: dovrebbero
separarsi lo stesso, perché lei sente
che non unirà l'anno.
E accompagna le partenti nc.:lla
prima parte del \\'iaggio. Vanno a To-
rino Valdocco per ricevere da Don
Bosco il crocefisso mi.5.sionario e per
la cerimonia den·addio. Le sue mis-
sionarie le chiedono un ricordo e lei
impugna la penna. In febbraio le se-
gue a Sampierd.arena, ma la a<,:,,ale
una febbre alta che la costringe a
letto. • Verrà a trovarci in America?,.
"Verrò, sl - risponde -: quando mi
vorrete vicina, prendete il libro delle
sante Regole e leggewle, e praticatele.
Col pensiero, con l'affetto e la pre-
ghiera \\li seguirò sempre•·
Poi per mare le accompagna nel
trano Genova-Marsiglia. Là c'è anche
Don Bo!>co. li piroscafo ha un guasto
e deve sostare oltre il previsto: « Be-
ne, cosl pt>tremo ancora i,tare un po'
insieme•· Ma quando la nave parte,
lei è a letto con febbre altissima. La
accompagnano a Saint-Cyr, dove da
poco le suore hanno aperto una po-
vera casa, e il medico subito chiama-
to scuote il capo: pleurite grave. La
notizia giunge a Niua come una fo-
lata di tramontana.
Un apologo di Don Bosco. Qua-
ranta giorni rimane nella casa ùi
Saint-Cyr, dove le suore hanno da
offrirle quasi soltanto il loro affeuo. A
marzo pare riprendersi, e visita la vi-
cina casa di La Navarre. Ha anche un
franco colloquio con il medico, che si
potrebbe ricostruire cosi: • Desidero
tornare in Italia: lei che ne dice? Mi
risponda senza paura». È un'im-
prudenza, potrebbe causare una ri-
caduta. Ma se \\'UOle che parli con
franchezza, allora devo dirle che an-
che rcs1ando qui non le rimarrebbero
più di due mesi di vita». « La ringra-
zio - conclude madre Mazzarello -.
Allora tomo in Italia».
U 28 mar.:o è a Ni1.za. Tutta la casa
è in festa, le ragazze hanno preparato
un'accoglienza straordinaria, invece
lei deve ritirarsi per la spossatezza.
Appena può, dà la "buona notte» a lla
comunità. Racconta che nel suo
viaggio di ritorno ha polulo parlare
con Don Bm,co, e gli ha domandato:
Padre, guarirò del tutto?•• e che
Don Bosco le ha risposto con un
apologo. Questo.
Un giorno la morte si presentò a un
convento e disse alla ~uora portinaia:
"Presto, :,,eguimi •· Ma essa tutta in-
daffarata rispose: • E chi mi sostitui-
rebbe? Non posso, lo ved.J bene•· Al-
lora la morte varcò la soglia del con-
vento e aspettò le varie suore ai cro-
cicchi dei corridoi. «Vieni con mc•,
diceva alia suora maestra; e quella:
l'-:on posso, devo rare scuola •· e Ve-
nite con mc», diceva alle suore stu-
denti; e quelle: « Non possiamo, dob-
biamo imparare ancora tante cose"·
La morte entrò in cucina, ma anche
la suora cuciniera avC\\'8 tanto lavoro
da sbrigare. Infine la mone bussò alla
porta <leUa superiora, che ebbe an-
BOLLETTINO SALESIANO ! FEBBRAIO 1981 29

3.10 Page 30

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ch'essa le sue buone scuse, più delle
altre suore. Ma la morte tenne duro:
« La superiora - le disse - deve
precedere tutte col buon esempio
anche per il viaggio più impor1an1e,
quello dell'eternità. Andiamo, su». E
la superiora chiDando il capo la seguì.
Le suore che ascoltano la buona-
notte si sentono smarrite, ma lei ag-
giunge un sostanzioso ammonimen-
to: « ln questo mondo, qualunque
cosa accada, non dobbiamo né ral-
legrarci troppo, né rattristarci troppo.
Siamo nelle mani di Dio, che è nostro
padre, e dobbiamo sempre essere
pronte a fare la sua santa volontà,,.
Due mesi per vi vere e per morire.
Il medico le ha concesso due mesi per
vivere e per morire. E lei li vive per
prepararsi alla morte. Durante i primi
giorni le riesce di fare la vita di tune,
lavora , prega, segue l'orario. Unica
eccezione, la sera passa in cucina a
ritirare il mallone caldo da mettere
sul J"ianco malato. Le suore, le novi-
zie, le postulanti la assediano, avide
di ricevere una confidenza, un ricor-
do. E lei a poco a poco ~i stacca da
tutto.
Una suora sul punto di partire per
un'altra casa giunge a salutarla. « Hai
bisogno di qualcosa?» « Veramente la
mfa nanella è così logora... » E madre
Mazzarello chiama l'economa: « Da-
tele quella che avete comperato per
me». « Però, madre... » « Adesso il bi-
sogno più urgente è di questa suora
che sta per partire».
Un'altra suora in partenza ha nei
piedi un paio di scarpe piuttosto ma-
landate. « Tieni le mie - le dice ma-
dre Maz,-arello -. Sono quasi nuove
e mi pare ti vadano bene. Per me ora
vanno meglio gli zoccoli».
Rinuncia anche alla sua volontà.
Un giorno ha accanto a sé una piccola
suora, novizia di 17 anni, e insieme
lavorano all'ago. « Sai - dice -, sto
attaccando l'ultimo bottone e non mi
sento più di lavorare. Tu, che mi di-
resti di fare?» « Oh, madre - propo-
ne la novizietta sentendosi irnprnvvi-
samente importante - vada 11ell'orto
a prendere un po' d'aria». Lei dpiega
il lavoro, si aLrn, e obbedisce.
Si imbatte in due noviz.ie e si sfoga:
« Vengo dalla lavanderia dove crede-
vo di poter dare una mano, ma cre-
dete che me l'abbiano permesso?
Macchè! Ho dovuto accontentarmi di
auizzare il fuoco sollo la caldaia».
Presto la febbre torna, bisogna
stare a letto, il medico dice che la
pleurite è ricomparsa molto più gra-
ve: « Senza un miracolo, ormai la
battaglia è perduta».
Ora che h o le carte ù1 r egola. Le
piace ascoltare il chiasso delle bam-
bine che corrono e giocano in cortile.
Dalla [inestra della cameretta vede il
verde e i fiori della primavera e dice:
« Com'è bella la natura. Ma quanto
più bello sarà il paradiso». Sente la
lontananLa di Don Bos~o, che è a
Roma, e del suo luogotenente don
Cagliero, che è a Utrera in Spagna per
aprire la prima casa salesiana in
quella nazione. Ma lei sa che non bi-
sogna rallegrarsi né affliggersi lrop-
po, che bisogna « auaccarsi • solo a
Dio. Chiede gli ultimi sacramenti, e
dopo averli ricevuti domanda:
« Adesso che ho le cane in regola,
posso andarmene in qualsiasi mo-
mento, vero?».
Nonostante la febbre semp,·e più
alta, raccoglie le sue idee, e un giorno
chiama le suore anomo a sé. • Per voi
ho tre avvisi che vi prego di non di-
menticare. Primo, temo che quando
30 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981
me ne sarò andata possano sorgere
fra voi gelosie, invidiuzze, che so io.
Finché c'era questo povero straccio, il
pericolo non esisteva, ma ora po-
trebbe sorgere. Fate la parte vostTa,
obbedite volentieri. Giù la voglia di
comandare!
Cl secondo avviso le viene facile alla
memoria: « Procurate di aiutand tutte
nella pratica della virtù». Poi la
mente si smarrisce, e dopo una lunga
pausa riprende: « Terzo, si ricordino
le suore che abbandonando il mondo
per venire qua dentro, non devono
poi fabbricarsi qui un mondo simile a
quello che hanno lasciato... •·
Io muoio volentieri. Viene a visi-
tarla suor Petronilla, l'amica di sem-
pre, con cui un giorno aveva stretto il
patto: « Ogni punto d'ago sia un atto
di amor di Dio». La suora le chiede
perdono per averle dato dei dispia-
ceri. Madre Mazzarello le rivolge una
dj quelle occhiate che trapassano l'a-
nima, e poi si scioglie in un pianto
sommesso. li 9 maggio è festa del suo
compleanno: la comunità si raccoglie
in giardino, saluta, canta; lei ringrazia
e saluta con la mano dalla finestra.
Ed ecco arriva dalla Spagna don
Cagliero, e subito accorre a Nizza per
recarle conforto. « Padre, io muoio
volentieri•, si sente dire. E ancora:
« Che grazia mi ha fatto il Signore, di
essere e di morire sposa di Gesù, Fi-
glia di Maria Ausiliatrice e di Don
Bosco. Invoco questa grazia per tulle
le mie sorelle, che ho sempre amato
Lanto, e che spero di amare sempre
più in cielo».
Le sue ultime parole intelliggibili
sono « Gesù, Maria». Chiude gli occhi
allo scenario di questo mondo, alle
3,45 del 14 maggio 1881. Si è consu-
mata in appena 44 anni e 5 giorni.
Lascia a continuare la sua opera
165 suore e 65 novizie, sparse in 28
case: 19 in Italia, 3 in Francia e 6 in
America.
Nel 195 I Papa Pio Xll dichiara alla
Chiesa che madre Mazzarello è santa.
Quello stesso anno le sue suore 1iac-
quistano il collegio di Mornese, e
tornano a fare scuola alle bambine
del suo paese. Qualche anno dopo
acquistano anche la vecchia casetta
dei « Mazzarelli di qua» dove santa
Mazzarello era nata, e ne fanno un
centro di spiritualità.
Oggi queste suore nel mondo sono
17.502, in 1.430 case. Sparse nei cin-
que continenti, povere, sono nel
mondo un segno di liberazione per la
donna e per i poveri. Nel nome di
madre Mazzarello e di Don Bosco si
prendono cura di bambine e ragazze
d'ogni colore, che come quelle di
Mornese allora, hanno bisogno anche
oggi di imparare a scrivere e a voler
bene al Signore.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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stolo Giovanni: la venuta di
LIBRERIA
Cristo, di cut l'Apocalisse è ri-
velazione, non è solo un fatto
finale ma qualcosa di comin•
ciato con la creazione, che ha
avuto un momento culminante
nell'incarnazione, e si ripete
* GIUDICI MARIA PIA
Una donna di Ieri e di oggi
11 DENIS HENRI
Le strade della teologla
,. VIOLA FRANCESCO
Introduzione
con pienezza non minore gior-
no per giorno all'Interno del
singolo cristiano e di ogni co-
Santa Maria Mazzarello
nel mondo d'oggi
alla fllosofia polltlca
munità ecclesiale.
LDC 1980. Pag. 312, /Ire 8.000 LDC 1980. Pag. 224, lire 4.200 LAS 1980. Pag. 120, /Ire 5.000
Il centenario di Madre Maz- La teologia non è morta, anzi Precisa Il sottotitolo: Per
zarello meritlva di essere sot- forse mal come ai nostri giorni una filosofia politica di Ispira-
tolineato con una biografia ha dato segni di vitalità. è zione cristtana •· Nella sua
nuova, fresca e popolare, de- questa la conclusione del libro, lunga storia la filosofia politica
stinata a larga diffusione nella che delinea dapprima una è stata fecondata dall'incontro
Famiglia salesiana. In capitoli • cronaca del movimento teo- con il cristianesimo, 1n modo
brevi, scritti con stile facile e logico• negli anni 1945-75, e che alcuni valori cristiani sono
cattivante, appare tutta l'epo- poi traccia le "linee di forza. diventati patrimonio dell'Intera
pea quieta e grande. eroica e delle teologie contemporanee. umanità e presupposti del vi-
dimessa, di questa gigantesca Evidenzia cosi come la teologia vere civile; e tanti guai di oggi
figura di santa collocata da Dio si stia rinnovando sotto la pro- sono nati dallo smarri mento da
accanto a Don Bosco per su- vocazione delle correnti socia- parte della filosofia politica
scitare nella Chiesa una nuova li. politiche, culturali odierne, della sua matrice cristiana.
famiglia religiosa: le Figlie di senza tuttavia cessare di Questa la tesi del libro. Nato da
Maria Auslllalnce. Quanti co- ascoltare prima di tutto Colui lezioni universitarie, esso trova
noscono le "suore di Don Bo- che è via, verità e vita. Il volume Il suo giusto posto nella bene-
sco• saranno lieti di scoprire in fa parte della collana Testi di merita Biblioteca di scienze
questo libro Il segreto umile e teologia per tutti-, e con l'ac- religiose•. giunta ormai al 3r
sublime della loro origine.
cesslbilltà del suo linguaggio volume.
• L'ARCO ADOLFO
Don Domenic o Pestarlno
In orbita tra due astri
LDC 1980. Pag. 188, lire 5.000
In chimica Il chiamano cata-
lizzatori sostanze che rendono
possibile con la loro presenza
una reazione che altrimenti
senza di loro non avrebbe luo-
go; ma loro In pratica, alla fine,
si ritrovano come prima, quasi
estranei al fatti. Senza don Pe-
starino - giudicando umana-
mente - Don Bosco non si
sarebbe imbattuto a Mornese
in Maria Mazzarello e non ne
sarebbe venuta fuori la secon-
da famlglia salesiana. Ma alla
fine della sua parabola umana
don Pestarlno se ne andò in
punta di piedi. quasi chiedendo
scusa di aver potuto forse d i-
sturbare. DI lul ancora non
esisteva una vera biografia, se
si eccettuano due fascicoli
della Letture Cattoliche datati
1927. Questo libro è quindi an-
che un atto di riparazione.
dà ragione al titolo della col-
lana.
it RISSO PAOLO
Itinerario a Cristo
LDC 1980. Pag. 128, lire 2.000
I ragazzi meditano ancora?
Probabilmente dipende daglì
adulti loro compagni di viag-
* CHIESA DI PIACENZA
Direttorio pastorale
del gruppi giovanili
LDC 1980. Pag. 246, lire 6.000
Questo Direttorio è un docu-
mento autorevole; è proposto
ufficialmente dal Vescovo di
Piacenza ai giovani e agli edu-
catori della sua diocesi. Il suo
scopo è pastorale, cioè pratico:
Dare alle associazioni, ai mo-
vimenti e ai gruppi le direttive
pratiche di fondo•·
* CORSINI EUGENIO
Apocalisse prima e dopo
SEI 1980. Pag. 576, lire 9.000
Accade un po· a tutte le edi-
trici di azzeccare ogni tanto un
libro particolarmente indovina-
to. Eccolo: un libro che chiari-
fica e riporta serenità di visione
In un campo In cui gll equivoci
sono stati plurisecolari, e risul-
tano ancora oggi tutt'altro che
fugati. A duemila anni dalla sua
compilazione l'Apocalisse di
san Giovanni rimane per tanti
versi ancora un mistero avvolto
,.. PETRONIO· RIPPO
Il cervo
PASSERIN D'ENTREVES
Il bisonte
SEI 1980. LIRE 7.000 caduno
Basta Il titolo della collana a
dire lo stile dei due volumi;
« Dalla parte degli animali•· Si
tratta di guardare, attraverso
questi libri, con occhio di sim-
patia ai compagni dell'uomo
posti dal Creatore al suo fian-
co, per capirli e per armoniz-
zare la propria vita con le loro.
Ma i volumi nella sostanza non
indulgono a sdolcinature, sono
anzi scritti da esperti specializ-
zati con piglio d1vulga11vo ma
robusto, e arricchiti da una so-
lida documentazione fotografi-
ca a colori e in bianco e nero.
Quanto basta per arricchire la
blblloteca di casa, dette scuole,
e d'ogni altro genere, con
« pezzi preziosi.
• AUBRY JOSEPH
La verginità è amore
LDC 1980. Pag. 100, ftre 2.000
gio •. La collana Diamanti della nel mistero, che pone lnterro- La verginità cristiana è un
~ BONCORI LUCIA
LDC ha preparato questo nuo- gatfvi non solo all'uomo della mistero, nel senso che si col-
Educazione linguistica
vo libretto (come dice Il sotto- strada ma anche a quelli che si loca ben addentro nel mistero
e sviluppo Intellettuale
titolo: • Proposta di un cammi- ritengono esperti. L' immagine stesso della salvezza. E vista in
SEI 1980. Pag. 180, lfre 5.000 no di fede per ragazzi e adole- stravolta dell'Apocalisse - questa luce manifesta tutta la
Il problema non è solo inse- scenti.) che attraverso la me- non molti anni la Involontaria- sua ricchezza paradossale: la
gnare una lingua, ma educare diazione dell'adulto può giun- mente pubblicizzata anche da sua apparente rinuncia aJl'a•
a pensare, a elaborare la pro- gere felicemente In mano al un comico mattacchione come more nasconde - o rivela -
pria esperienza, a comunicare ragazzo serio.
Enrico Montesano - suscita lo slancio dell'amore fino alla
con glì altri, a vivere social- L'Itinerario proposto dall'au- impressioni di attesa paurosa, sua forma più radicale. L'ope-
mente integrati. L'agile volume tore si può definire esistenzia- di ansie, sconvolgimenti e ca- ra. breva ma densa, è quanto
- terzo della collana « Scuola le dalle considerazioni sul si- tastrofi finali . L'autore del vo- mai utile a chi intende riflettere,
viva• - è Insieme teorico e gnificato della vita all'incontro lume - laureato in letteratura specie in occasione di ritiri, su
orientato alla pratica, e aiuta a con Cristo e alle domande fon- cristiana antica con Michele un suo Impegno (possibile o
entrare nelle nuove prospettive damentali sull'impegno cristia- Pellegrino - riporta Il lettore già In atto) di donazione totale
dell'insegnamento.
no
nell'ottica vera che fu dell'apo- al Signore.
BOLLETTINO SALESIANO I FEBBRAIO 1981 31

4.2 Page 32

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I NOSTRI SANTI
PROMETTO CHE CHIAMERO AUSILIA
LA MIA PRIMA BAMBINA
Eravamo stati pro-
vati dal terremoto
del 13 novembre
scorso: con la mia
famiglia ero stata
costretta a lasciare
la mia casa, e tra-
scorremmo diverse
notti nell'oratorio
salesiano. Un inge-
gnere del comune
andato a constatare
i danni al nostro palazzo cl fece sgombe-
rare con gli altri condomini e venimmo
trasferiti in un edificio scolastico. E lì la
sera del 5 dicembre si verificò una nuova
sventura che avrebbe potuto avere tristi
conseguenze.
Quella sera tenevo tra le braccia una
nipotina di 14 mesi, Valentina; nello
scendere ie scale di ferro non vidi più i
gradini e rotolai giù lungo tutta una ram-
pa. Ma quale non fu la mia sorpresa:
mentre io dovetti essere trasferita all'o-
spedale per medicare le ferite riportate in
varie parti, la nipotina non ebbe neppure
un graffio. La mia mamma In quel pauroso
momento aveva invocato con tutto Il
cuore Maria Auslllatrice, sicché possia-
mo asserire che è stata la Madonna a
proteggere la piccola. Prometto che
chiamerò Ausilia la mia prima bambina,
quando diventerò mamma.
Anna Grazia Cutrupi
(Torre Annunziata, NA)
MA NOI SAPPIAMO
CHE E OPERA DELLA MADONNA
Una mia cara parente di appena 40
anni, da due anni inferma, ci mostrava le
mani e ci diceva il nome di una malattia
che progressivamente avrebbe reso in-
sensibile la pelle di tutto il suo corpo, co-
stringendola a vivere senza più potersi
muovere. La morte sarebbe stata per lei
l'augurio migliore. I dottori delle cliniche
universitarie avevano diagnosticato la
malattia come quasi sconosciuta: al suo
nome sulle enciclopedie mediche si leg-
geva che la scienza non è ancora in gra-
do di conoscerne le cause e tanto meno i
rimedi. Di fatto le cure a cui la nostra pa-
rente era sottoposta, risultavano poco o
niente efficaci.
Allora abbiamo pregato in famiglia, co-
me cl ha insegnato Don Bosco: ci siamo
rivolti a Maria Ausiliatrice, affìdando la
nostra parente a lei come l'unica che po-
tesse ottenere la sua guarigione. Con una
grazia avrebbe risparmiato tanto dolore al
marito, e la tristezza per le figlie ancora
bisognose dell'affetto della loro mamma.
Ora, dopo qualche tempo, abbiamo ap-
preso che la nostra cara parente, conti-
nuando le cure presso una clinica, sta
ottenendo qualche miglioramento e si
sente meglio. Noi però sappiamo nel no-
stro cuore che questo suo miglioramento
è opera della Madonna, e continuiamo a
pregare perché Maria Ausiliatrice la re-
stituisca completamente guarita all'affet-
to del marito, delle figlie e nostro.
Lettera fìrmata (Alìcata, AG)
L'AUTO URTO UNA PIANTA
E SI APPOGGIO A UN'AI TRA
Ringraziamo Ma-
ria Ausiliatrice e
Don Bosco per una
grande grazia rice-
vuta, che si può dire
un vero miracolo: la
scampata morte di
mio figlio Domenico
e del suo amico En-
rico. La mattina del 3
novembre scorso
stavano recandosi al
lavoro in macchina, lungo la strada che
dal Passo del Socco porta a Chiavari
(Genova). La strada è in forte discesa, e
quella mattina per l'ondata di freddo e
nevischio che imperversava era coperta
da un sottile strato di ghiaccio. Per pru-
denza rallentarono l'andatura, ma a una
curva Il volante non rispose più al co-
mandi e stavano slittando da destra verso
sinistra tagliando diagonalmente la stra-
da. Si trovarono così a un punto In cui la
strada non aveva protezione. e davanti al
loro occhi si apriva uno strapiombo di 150
metri. Poco più avanti appena fuori della
strada c'erano però alcune piante, e mio
tiglio si disse: Speriamo di finire contro
quelle piante... • · I secondi scorrevano
interminabili; l'auto dopo aver divelto un
paracarro usci di strada proprio all'altez-
za delle piante e urtò col muso contro una
prima, poi si girò di fianco e si appoggiò a
un'altra fermandosi li.
Le persone che vennero in soccorso e
911 uomini del carro attrezzi che recupe-
rarono la macchina non finivano di dire
che era stato un vero miracolo. lo quella
mattina per un vago presentimento avevo
raccomandato con più intensità del solito
i miei ragazzi alla protezione da ogni pe-
ricolo dell'anima e del corp~, a Gesù, a
Don Bosco, e ali'Ausiliatrice. Grazie,
mamma del cielo. Fa' che I miei ragazzi
abbiano a crescere sempre saggi e retti.
Adrìana Agazzi Rota
(Santa Maria del Taro, PR)
RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICE
DON BOSCO E I SANTI SALESIANI
Sa/vina di Giacomo in Fiorii/o (Fondi,
L T) ringrazia la Madonna che l'ha protetta
durante un viaggio in macchina, In un in-
cidente che avrebbe potuto avere tragi-
che conseguenze.
,- Anna Ruggerl Milano (Milano) dove-
va subire un intervento per l'asportazione
di un carcinoma, ma l'operazione era
32 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981
stata dilazionata di almeno tre mesi per
mancanza di posti all'ospedale.• Pregai
molto la mia cara Ausiliatrice, e con me
pregarono quantì ml sono vicini, e contro
ogni previsione potei essere operata su-
bito •· A intervento eseguito con esito le-
lice, il chirurgo confidò: Quel che è ac-
caduto è un miracolo»; infatti se solo
avessi tardato di una settimana a operare,
non ci sarebbe stato più nulla da fare • .
" Anche Anna Maria Bosso (Torino)
ringrazia i Santi Salesiani per il buon esito
di un intervento chirurgico, e continua a
invocare la loro protezione su tutta la fa-
miglia.
IVA' DOMENICO
E UN VERO DONO 01 DIO
Mio figlio e mia
nuora dopo tre anni
di matrimonio non
avevano ancora la
gioia di un figlio, e
date le condizioni ti-
siche della sposa
tutto faceva preve-
dere che mai la no-
stra casa sarebbe
stata allietata da una
nascita. Ma pen-
sammo che ciò che è impossibile agli
uomini non è impossibile a Dio, e con fe-
de pregammo mediante l'intercessione di
san Domenico Savio e dei Santi salesiani.
Unimmo alla preghiera anche la promes-
sa di una maggiore fedeltà agli impegni
cristiani.
È importante notare che mia nuora, per
il suo stato di salute, era continuamente
sottoposta a c,ure incompatìbili con la
gravidanza. Nel luglio scorso fu colta da
malesseri vari e ricoverata all'ospedale di
Pinerolo, dove con indicibile meraviglia i
medici constatarono che era in attesa di
un bimbo ormai da sei mesi. I malesseri
però erano dovuti a gravi anomalie so-
praggiunte: la placenta si stava chiuden-
HANNO ruRE SEGNALATO GRAZIE
Albini Maria Antonlnt Valentina Arduino Maria 8a-
raltt ROllsano Giu■eppina - Bec:chio Margherita • Sellai
Gian Paola Berardo Teresa• Borio Maria Bovlo Suor
Ple<lna Bruni Antonle1111 Bua Pasqua 01 Gregorio •
Bussone caterlna • caneva Marta carttno Marianna
Cavagllano Rosanna • Cecçhtnt Marcella • Cerllto Ma-
ria Teresa Chllò De Gtorgl Piera Chlrt Pevertdl
Clevls Gllardl Teresina • Coalova (coniugi) • Colti
Margherita Oavoslo Cristian De Ambrogio• De Bono
Maria De Fallo Agostino 01 Gregorio Rosalia • Or~
saldi Rina • Fasoto Francesco - Fenogllo Giuseppina •
Ferrante Elena • Fonon Elisa • Gallino Ida • Gallo
Maria ved. Barberls Garbagnatl LIiiana • Gatti Rina
Gaz Estella - Gauera Marta . Gregorio Vincenzina .
Guastafe,ro Maria GlU28rdo Maria Francesca Lan-
ctna Moser Lina • La Piet,a Angela - Magnani NIide
Malagamba Maria Manica Gabtlella Mantlone Sal-
vatrice • Mascolo Nunziatina • Mlchel Speranza Mllonl
Odette• Mongetll Giuseppa - Ne&!>otl Gemma in Grilli
Otlvero C. Oterl Giuseppa• Paire Maria - Picco Maria
~ Piteo Franca • PiuuU AJfredo Pocchlola Domenico
Poggi Luisa • Ponzo Maria Rastello Marialuisa - R~o
Giuseppe Nlnalla Rizzo Maria Rublnanl Domenico
Ruffini Anna Mercedes Saluuolla Olga • Scrlbano
Maria • Selvello Emllla • Spalma Cleofa • Spanu Natalia
Spol11 Anna• Susca Giuseppina. Tealdl Giuseppina.
Tognata Eva Torbol Carmela - Tramontana Aleuan•
dro e Angela - Urbinati Orsolina • Vecchi Renato. Velia
Salvalrlce - Venlurlno Jolanda • Vergnaghl Ron - Ve-
scovi (coniugi) • Vinci Anna Zeppa Paola • Zllno
Paolo.

4.3 Page 33

▲back to top
do e metteva in pericolo di morte la
mamma e il bambino. In tale angoscia
aumentammo la fede e la preghiera, e Il
Signore ha ascoltato la nostra supplica.
Dopo un mese di cure ìl medico, vista
l'estrema gravità del caso, decise di far
nascere prematuramente il piccino con
un intervento chirurgico. E a operazione
compiuta risultò che un ritardo anche di
poche ore sarebbe potuto risultare fatale.
Cosi è nato Ivan Domenico, vispo, ma
talmente minuscolo (kg. 1,190) da dare
poche speranze di sopravvivenza. Però la
nostra preghiera continuò fiduciosa. Il
bimbo a poco a poco ha superato tutti I
pericoli, e ora gode buona salute. La mia
riconoscenza a Dio è grande, anche
perché se la gravidanza non fosse co-
minciata e continuata all'insaputa di tutti
(fuorché del Signore), ìl bimbo non sa-
rebbe nato: i medici per curare la mamma
avrebbero di sicuro provocato l'aborto.
Ivan Domenico è un vero dono di Dio!
Exallieva Wanda Davier ved. Giustetto
(Perosa Argentina, TO)
DUE GEMELLINI DI NOME
OOMENIC E O oENICA
I miei nipoti Pippo e Rosetta aspetta-
vano con ansia una creaturina che non
veniva mai. Fu loro consigliato di pregare
san Domenico Savio, e Rosetta indossò
con fede l'abitino. Il santo delle culle ha
esaudito la nostra preghiera, e sono ve-
nuti due gemellini, un maschietto e una
femminuccia, belli e pieni di vita che sono
la gioia di noi tutti. Il bambino porta il no-
me Antonio Domenico e la femminuccia
Maria Domenica, perché il caro santo
continui a proteggerli.
Scrive la zia da Bronte (CT)
RINGRAZIANO ANCOR"'
DOMENICO SAVIO
Scrive Maria Palmari (San Cataldo,
Cl): Sono sposata da otto anni con un
bravo giovane del mio paese, e ho un
bambino di sette anni che è un tesoro. Da
tempo ne desideravamo un altro, ma due
gravidanze erano già finite male. Perciò
mi sono rivolta al piccolo Santo delle
culle. E con la grazia di Dio, sette mesi fa
è arrivato ad allietare la nostra casa Do-
menico Marco•·
Maria Luisa Rastello (Cotogna Ve-
neta, VR) per due volte durante la gravi-
danza si senti dire dal medici che non
c'era più speranza per la sua creatura.
Ma lo sperai contro ogni speranza, sen-
tivo che Domenico Savio non mi avrebbe
abbandonata•· E ora ha una bambina
sanissima e vivace, che ha messo sotto la
sua protezione.
Suor Rosina Marengo (Castelnuovo
Nigra, TO) riferisce la grazia attribuita a
san Domenico Savio da una famiglia in
cui nascevano solo femminucce. Era
tanto sospirato un maschietto, e la mam-
ma indossò con fede l'abitino. Le sue
preghiere sono state coronate dall'arrivo
di Enrico, un bambino sano, buono e
bello.
Enza e Giovanni Martini (Ribera, AG):
Eravamo presi da grande sconforto
perché dopo aver atteso per diversi mesi
il nostro primo bambino, non avemmo la
gioia di stringerlo tra le braccia. Mia ma-
Suor Rosa Coelho (Portogallo):
« Avevo un ginocchio molto gonfio, e Il
medico mi disse che dovevo essere ope-
rata: avrebbero estratto il liquido ed ese-
guito una raschiatura. Fui presa da una
paura tremenda per l'operazione, e ml ri-
volsi con fede ad Alexandrina. Con me-
raviglia e grande gioia In poche ore ml
trovai guarita; ne diedi notizia alla mia
superiora, che con me ringraziò la cara
Serva di Dio•.
Maria Enrica Amandola (Bologna)
ringrazia Alexandrina per la guarigione
del nipotino Alessandro di cinque anni.
Johnsdorf (Austria): quadro di Maria Ausllla•
trlce, venerato nella aaleslana casa di ritiro•·
dre mi parlò di san Domenico Savio, e da
allora ho portato il suo abitino. Ora una
bella bambina, Rosalia, è venuta a coro-
nare la nostra felicità, e la mettiamo sotto
la protezione del piccolo santo•·
A.G. (Novara) ringrazia san Domeni-
co Savio per la nascita della nipotina, che
mette sotto la sua protezione.
1r Massimo Smaldone (Pozzuoll. NA)
ringrazia per essere stato aiutato a supe-
rare un difficile esame universitario.
Mariangela e Antonio Negro (Torino),
genitori di Silvia e Marco, ringrazio il
santo delle mamme che è stato loro vicino
nel momenti difficili della nascita dei figli.
IN\\, ECE OELL OPERAZIONc
LA DIMISERO OALL.0S1"'1"'") I C"
Il 26 settembre
scorso la signora
Enrica Marroni fu
trasportata all'ospe-
dale Molinette di To-
rino quasi in fin di
vita. Operata d'ur-
genza, i medici le
applicarono al cuore
il pacemaker. Dopo
l'intervento si formò
purtroppo abbon-
dante siero, e pochi giorni dopo i medici
decisero di ripetere l'operazione fissan-
done la data per il 3 ottobre. La malata fu
presa da profondo sconforto, ma iniziò
subito un triduo di preghiere alla Serva di
Dio Alexandrlna Da Costa, e pose la sua
immaginetta sulla ferita. Il giorno della
seconda operazione, quando gìà si trat-
tava di trasportare l'inferma in sala chi-
rurgica, I medici con stupore constataro-
no che Il siero era completamente sparito.
E invece di operare dimisero la malata
dall' ospedale.
Il fatto è testimoniato dall'interessata,
dalla figlia, e dalla signora Giovanna Ta-
gllanl che consegnò l'immaginetta di
Alexandrina chiedendo al sottoscritto di
unirsi al triduo di preghiere.
Don Umberto Pasquale (Torino)
I: STRArlO! LE PIE I AE C t:.R,..NO
E ORA NON Cl SONO Più
Ho un figlio di 20
anni, allievo all'uni-
versità di Kyoto. Nel
luglio scorso all'Im-
provviso gli si gon-
fiarono le mascelle e
gli venne a mancare
la saliva. Il medico
diagnosticò pietre
nel canale salivare
e gll consigliò di
presentarsi allo spe-
cialista dell'ospedale. Da quel giorno co-
minciammo a raccomandarci al Servo di
Dio don Vincenzo Clmattl, che molti anni
fa era venuto nella nostra città per I suoi
concerti di propaganda religiosa. All'o-
spedale lo specialista confermò la dia-
gnosi, consigliando l'intervento chirurgi-
co. Intensificammo le nostre preghiere.
Alcuni giorni dopo, Il dottore ancora ri-
scontrò la presenza delle pietre, e disse
che bisognava fare l'operazione.
Il giorno stabilito, nostro figlio andò al•
l'ospedale. Era già sul tavolo operatorio, e
i tre medici pronti per l'intervento. Essi
osservarono un'ultima volta la parte ma-
lata, e pieni di meraviglia esclamarono:
È strano, è strano! Le pietre c'erano di
sicuro, ma ora non ci sono più». Natu-
ralmente non fecero l'operazione. A due
mesi di distanza, nostro figlio sta perfet-
tamente bene e non sente più alcun di-
sturbo. Noi siamo pieni di riconoscenza
verso il Servo di Dio mons. Clmatti, che ci
ha ottenuto questa grazia.
Giuseppe Akano (Kaya, Kyoto-Giappone)
Guido Zanarini (Modena): Nostra
figlia Maria Aurelia, impiegata alla Ragio-
neria delle ferrovie di Bologna, due anni
fa aveva sposato un impiegato delle fer-
rovie comandante sulle navi-traghetto di
Messina. Non era loro possibile vivere in-
sieme. e mia figlia cercava in tutti i modi di
ottenere il trasferimento a Messina. Dopo
tanti tentativi che non lasciavano più al-
cuna speranza, ricorremmo con fede al-
l'intercessione del Servo di Dio don Vin-
cenzo Clmatti, che avevamo conosciuto
in vita, e per il quale nutriamo profonda
venerazione. Da quel momento mia figlia
trovò nelle autorità, prima tanto contrarle,
una Inattesa comprensione, e in breve
tempo ottenne il sospirato trasferimento a
Messina».
Anche don Clodoveo Tassinari (Mo-
dena) ringrazia don Vincenzo Clmattl per
una segnalata grazia ottenuta per sua in-
tercessione.
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
t CAREStO CARLO Coperatore Rhl&rolo
Canavese (To) a 73 anni
Cooperatore da mmli anni, lascia nella
sua lllmlglla un protondo ricordo di virtù e
laboriosità. Uomo dl lede, esprimeva nella
vita cristiana fedelmente vissuta Il suo
amore a Dio e ai fratelli
CARFAGNINI mons. MAMFREOO Coo-
t peratore Scanno (AQ) a 70 anni
Spese tutte le sue energie per Il bene
della popolazione di Scanno. di c ui fu per
lungnl anni parroco. Era spiritualmente
legato a Don Bosco, secondo le cui
Idealità visse Il suo sacerdozoo. Incorag-
giò e sostenne la fondazione della locale
Opera delle FMA, e Il sorgere del Centro
Cooperatori Numerose vocazioni di FMA
maturarono sotto la sua saggia gufda
splrltuafe.
t CAVANI LILIANA Cooperatrice Napoli
a 42 anni
Ha conosciuto Don Bosco e le sue
opere solo per breve tempo, ma ne è ri-
masta subito conquistata SI è preparata
per tre anni con Impegno e grande entu~
slasmo a pronunciare Il si a Don Bosco, e
nel maggio scorso aveva ricevuto con
grande gioia l'attestato di Cooperatrice
che la Inseriva ufficialmente nella Fami-
glia salesiana. Una Famiglia di cui era
orgogliosa di lare parte. Ma un male In-
curabile già minava la sua vita, e solo due
mesi più tardi la rapiva all'affetto del suoi
cari e dei suol amici
FATTUTA NICOLO t Gorizia a 47 anni
Era giudice conciliatore presso Il tribu-
nale di Gorizia, presidente del Distretto
scolastico, preslden1e del Consiglio pa-
storale della sua parrocchia. In più, sa-
peva rltagllare dalle sue tante attività non
poco tempo per lavorare a fianco dei sa-
lesiani: era anche presidente del Consl-
gllo di istituto del loro collegio, e anima-
tore del .. Turismo giovanile socio-cultu--
rale. come presidente locale e vice-pre-
sidente regionale. Nessuno sa come po-
tesse reggere a fanto lavoro, perché
nessuno di questi incarichi era per lui
solo nominale ma partecipava a tutte le
riunioni dando un concreto contributo.
Vanno ncordate almeno due sue iniziati-
ve; • Marcia dell'am,c1zla » e • Pedalando
In allegria•, mantteslazlonl divenute po-
polari non solo nel Friuli-Venezia Giulia
ma anche oltre confine. Ne è riprova il
fatto che al suo funerale prese parte una
delegazione delle autorlt~ slovene,
t FERRERI sac. GINO Dogllanl (CN) a 67
anni
Si preparò alla vita salesiana e mlssro-
narla a Ivrea con don Mantovani l'apo-
stolo del lebbrosi di Madras. Destinato In
Clna vi lavorò con impegno nelle opere
1
salesiane di Shanghai. All'awento di Mao
fu Internato m campo di concentramento
a Canton, ed espulso dalla Cina nel 1960.
Rìentrato in ltaJia, ottenne essere In-
cardinato nella sua diocesi d, Mondavi,
dove fu a lungo parroco, sempre a di-
sposizione d1 tuttJ, specie nel ministero
della confessione, Cordiale e sempre
sorridente, aveva solo amici attorno a-Sé
È morto sulla breccia, un mattino. poco
d.opo aver celebrato la messa.
t FORNACIARI GIUSEPPE Casola Ca-
nossa (RE) a 76 anni
Padre esemplare, realizzò una bella fa-
miglia profondamente cristiana. tra I suol
dieci tigll Il Signore scelse due vocazioni
alla vita reIIgrosa.
GALIZIA ROSARIO Exalllevo e Coopera-
tore t Palermo a 52 anni
Aveva un fratello salesiano coadiutore,
e llJi stesso amava Don Bosco con affetto
di flgllo. Visse con protendo attaccamen-
10 al dovere, nell'amote alla famlglla. alla
chiesa e al lavoro. Eta benvoluto da lutti e
apprezzato per le sue non comuni capa-
cità organizzative Tanll ebbero modo di
conoscere la sua generosità. e la larga
partecipazione ai suol lunerall ne è staia
la dimostrazione più eloquente.
GUARNIERI MARIA C<>oparatrlce t Na-
polla 75 anni
Cooperalrice della prima ora, è vissuta
nell'lslltuto Don Bosco delle FMA come
collaboratrice domestica per quasi 40
anni. Decllcatlsslma di senllmentl, labo-
riosa, semplice. serena, ha sempre mirato
agli Interessi del Signore e della sua co-
munità, in cui si sentiva - ed era consi-
derata - streuamente della famiglia. Da-
vo11ssIma della Madonna. fedele agli
eserctz, spirituali, v~sse lo spirito evange.•
Ileo del voti, con I quali probabllmenle si
ere legata In privato al Signore, SI è
spenta serenamente, conservando ffno
alla fine quel suol occhi llmpldl di bimba
che facevano lento bene a vederli
MACCAGNO GIOVANNI Exalllevo e Co-
t peratore Torino a 76 anni
Una vita dedicata al lavoro e alla tam~
glia rocca di cinque flgh, tutti educati alla
scuola di Don Bosco, Rloordava spesso e
volentieri gli anni del ginnasio trascorsi a
Valdocco. Amava con tenerezz.a la • sua.
Ausiliatrice, e ebbe da lei la grazia dl sa-
per sopportare I sacriticl di una vita con-
lrastata da tante awersllà Soprattuuo
nelle ultime prove della malattia trovò
nella lede la forza Interiore per superarle
senza mal proferire un lamento.
t MAGLIANO GAMBA MARISA Exallleva
Lucento (TO) a 48 anni
Le sue amiche dicevano· 11 Ha una e-a•
sa, un marito, due figli, un lavoro, eppure
trova Il tempo de dedicare a tuul •. Infatti
aveva Imparalo a rendersi davvero di•
sponlblle agli eltrl, prima nelle file dell'A·
zlone Cattolica quando seguiva le bam-
bine del suo gruppo nell'oralorlo e a casa
loro, poi come volontaria nelle Conferen-
ze della San Vincenzo. e come attiva
exallleva lreqcentando l'Unione presso
.te nostre suo~e. (come era soHta chi&•
marle). Trovava tempo per dare ascolto a
quanti si rivolgevano a lei per aiuti, pas-
sava ore e ore con una vicina di casa
anziana e malata, E trovava tempo anche
per la preghiera. anzi , si era abituata alla
preghiera•· Da brava exallleva praJicava
Il sistema preventivo in casa e dappenu1-
10. E aveva arguzie da fioretti salesiani.,
come quando donò a un'amica una pian-
ta grassa e led sse di bagnarla , una volta
al mese, il 24, per ricordare oosl la nostra
Auslllatrice •· (Da Unione)
t MAGNI aac. EUGENIO Salesiano
Estorll (Portogallo) a 81 anni
Proveniva da una bella famlglla lom-
barda rlcoa di fede. che dette a Don Bo-
sco un altro fratello Salesiano coadiutore
e una sorella FMA Oes,derava essere
missionario: fu Invece Invialo in Spagna
come maestro dei novlzJ, e a lungo svolse
questo Incarico anche In Italia e dal 1940
In Portogallo. Allegro. buono. equilibrato,
comprensivo. reco di una saleslanltà ge-
nuina. sapeva trasfondere nel suol giova-
ni novizi l'amore a Don Bosco con la pa-
rola calda e convincente, e ancor più con
l'esempio della sua vita Scniere di gio-
vani salesiani Impararono da lui a stimare
e imitare Don 6osco visto nella simpatica
e vera luce di padre buono e di educatore
sapiente e santo. Era molto conosciuto In
Portogallo e annoverava tra l suol amici
anche l'ex re Umberto di Savoia, che
aveva trovato In lui ti fratello ricco di
umanità e di carisma sacerdotale. Alla
sua morte la radio portoghese diffuse la
nollzla, e 1<11 i tantissimi che hanno preso
parte al funerali c'era anche Umberto di
Savoia Ora I salesiani del Portogallo
raccolgono testimonianze sulla sua vita. e
pensano di scrivere un libro.
MAROCCO LUIGINA Ved. AGOSTO
t Exallleva e Cooperatrice Torino a 41
anni
Cresciuta alla scuola delle FMA, con-
servò affettuoso e riconoscente Il ricordo
delle sue educatrici. Riusciva ad armo-
nizzare gli Impegni tam/Ilari. l'orario d'ut-
flcio, e le attività di Exallleva e Coopera-
trice Impegnata DI carattere tetlce, aper-
to e cordiale, stabnlva faclh ponti di ami-
cizia e Immediati rapporti di simpatia ,n
ogni ambiente Troppo presto colpita da
un male che non perdona. seppe allron-
ta,lo con consapevolezza e col coragglo
che viene dalla fede.
t PARTEL GIULIANO Cooperatore Ziano
di Fiemme (TN) a 55 anni
Era di fede viva e conc,eta, perciò
onesto e laborioso, sensibile alle neces-
sità materiali e splrltuall degli altri. Del
salesiano aveva una predllezlone per I
bambini, che sapeva rendersi subito ami-
cl Aiutò le missioni salesiane. sopratutto
quelle del Paraguay, dove un suo parente
salesiano si era recato a lavorare
PIRANEO MENOOLA GIUSEPPINA Coo-
peratrice t Palermo
La sua presenza In lllmigli8 era dina-
mica e volrtiva, ma 1ns!eme lieve e sottusa
di delicate,za. Convinta della bonta del
metodo preventivo, affrontò sacrifici an-
che gravi purche tutti e cinque I suol figli
ricevessero educazione salesiana negli
Istituti di Don Bosco. Non solo, ma inco-
raggiò a lare altrettanto numerose sue
amiche e conoscenti Seppe pure spin-
gere I figli a Impegnarsi nel sociale, ap-
provando I loro impegni associativi con
Intuito non comune.
SALARtS BARRACU GIOVANNA MARIA
t Coope<elrlce Sanlulussurglu (OR) a 86
anni
Madre di una suora FMA, erasolltadlre:
•Anche se nel mio matrimonio avessi
lauo nlen1'allro di buono, sono contenta
di aver donato una mia figlia al Signore.
Me tu anche madre adottiva per due sa-
cerdoti, oggi mìssìonarl In India e Kenya
Partecipava aUe attività del suo Centro
Cooperatori, assidua fino agli ulliml mesi
della sua lunga vI1a, con Impegno e ded~
zlone. Seppe far conoscere Maria Aus~
lìatrlce e Don Bosco nel suo ambiente.
promovendo l'apostolato della pregnlera.
SEU sac. GIOVANNI Sale11fano t Romaa
74 anni
Da giovane Imparò a Cagliari Il mestiere
di sarto. e maturò spiritualmente nelle file
dell'Azione Cattolica divenendo anche
delegato asplranlt. Ma lul stesso aspirava
a qualcosa di più, e quasi trentenne ap-
prodò alla Congregazione salesiana de-
ciso dI diventare missionario. Fu inlattl
inviato nel Brasile, dove fu a lungo diret-
tore e parroco, a Barcelos, Reclle, Ma-
naus, Porto Velho. DI temperamento ror-
te. sapeva dominarsi fino ad apparire mi-
te. Aveva un facile Impatto oon la genie,
sapeva predicare bene, organizzare la
gioventù, e realizzò opere durature. Tra-
scorse gli ultimi due anni a Roma, dispo-
nlbile coma confessore e rfcercatJsslmo
dai penitenti.
A quanti hanno c hiesto Informazioni. a nnunc,amo che LA OIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con O.P. del 2-9- 1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-
c evere Legati ed Eredirà.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: ....lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le
missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di hre .,.
(oppure) l'immobile sito ln... per gli scopi perseguili dall'Ente, e parti•
colarmente di assistenza e beneficenza, di ,struzIone e eòucaz1one, di
culto e d i religione»
- se sI tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro del due Enti su Indicali'
...annullo ogni mia precedente disposizione testament aria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In
Tonno) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
g li scopi perseguiti dall'Ente. e particolarmente d i assistenza e bene-
f icenza , di istruzione e educazione, di culto e di religione» .
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981

4.5 Page 35

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gamo L. 1.000.000
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defunti. a cura di N.N , Vicenza L 500 000
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grazia che mista a cuore. a cura di N.N ,
Bresso (Ml) L 300 000
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Bosco, Jn memorra d1 m,o mar,to nel 18'"
ann111erser;o della morte. a cura di Monesl
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mento e chiedendo ancora grazie~ a cura
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cura del Coniugi Gìaccnettl, Roma L
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chiec/endo protezione, a cura di Meslno
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ch,nr_ a cura del gemtori d1 alunni del
Collegio Sales. Morgando, C uorgné (TO)
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Bosco e S. Domenico Savio, per graZJa
ricevuta e chiedondone altre, a cwa di
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Bosco. in memor,a d, Luciano Magnettl,·a
cura degli amici, Torino L 100.000
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1fanl. p&r grazie rice1tute e chifJCfenclo
protezione. a cura di D.R , Pesslone (TO)
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Ale..ndrlna, a cura di Carlesso Mary L.
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e 60 d1 vita salesiana, a c ura d1 parenh e
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Bosco, in r,ngraz1amento per grazia rice-
vuta, a 0ura di Ailano Mano, Alba (CN) L
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dre~ a cura di Oa!latomaslna Aornano
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Bosco, tn rtngra.z1amento a invocando
protezione, a cuta di B M
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del figlio. a cura di Cestç1 ved Bracchi,
Torino
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slani, proreggete ,'e nosrre tam1glle. a cu-
ra do G G , Rep S Marino
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Bosco, protegget9 le nostre tam1gl1e. a
cura di G G., Rep S. Marmo
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Bosco, per gram ricevuta (posto di la-•
voro) e implorando prorttz1one, a cura di
P,ecul Carlo. Roma
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per ottenete una grazia, a cura di N.N.
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Savio, ringraziando e fnvocando prot&-
z,one e m sulfrag,o del papà, a cura di
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protezione m questo momento. a cura di
Perrone Doro1ea, Nardò (LE)
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Sandre Teresa, Padova
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cevullì, a cura di Scuderl Carmela, Ra-
galna
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vannl. a cura dI Cattaneo Agnese. Ma-
lonno (BS)
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Anton,o. Tezze Valsugana (TN)
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paese, a cura di Stefani Con Antonio,
Tezze Valsugana (TN)
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Savio, a cura di Calza Angelo, Cizzolo
(MN)
Borsa: S. Domenico Sa•lo, perohé mio
ltglio nasca sano, acura di Pelllcciarf
Paola, Trieste
B=a: S. Teresa del B. Gesu e Mamma
Margherita, a cura deJ Laboratorio Mam•
ma Margherita di Messina
Borea: Maria Auslliatrlce e Don Bo.c<>,
rmgraz,ando e ancora invocando prot&-
zlone. a cura di Rinaldo An1onlo. Marsala
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siane, a cura di N.N,, Borgomanero (NO)
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Bosco, a cura d1 Cen.1t11 C.G.. Borgoma•
nero (NO)
Borsa: Maria Au.stllatrlce. ,n memorf.à del
m1e1 defunti, a cura d1 N N., Gozzano
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gomanero (NO)
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lnvoc:Jndo protezione, a cura dJ Cozz1
Garlo, Nerviano (Ml)
Borsa: Maria Au1lllatrlce e S, Giovanni
Bosco, rmgrazlando e Invocando protr,-
.none, a cura di N N
Boraa: S. Cuore DI Geaù, Maria Au1111a,
trlce, Don Bosco.Invocando grazia, a cu-
ra di CipelleHI A. Maria e Claudio, Ses10
calende (VA)
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aiuto per grave problema. a cura di Loddo
Giovanna, Cagliari
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suffragio de, mier'defunti e lnvocqndo
prorez1one, a cura di Amelio CIpnano.
Venezia
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in suffragio dei genl,ort e parenO, a cura
di Guer'fnol\\l Piera, Ponte Nossa (BG)
Borsa, Maria Au•lll•l rlce, ,n memor,a del
m,e, de!unt,, a cura d1 Rossi Benedetta.
Viceni:a
Per le nuove Borse M issionarie, a partire dal pros-
simo aprile l'offerta m inima sarà di lire 100.000. Grazie.
BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1981 35

4.6 Page 36

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Spedlz. In abbon. postale • Gruppo 2° (70) 1• quindicine
DON
PI ETRO
CICCARELLI
SDB
BOSCO
AL TELEOBIETTNO
A AWISO PER IL
~4-~ PORTALETTERE
§;J~ " " '
--<- _.
I In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la reatituzione al mittente
,,
5EI
Il libro, un tascabile di taglio
slanciato, è tratto dai 19 volumi
delle Memorje Biografiche
di S. Giovanni Bosco.
In 35 agili capitoli, di poche
pagine ciascuno, sono narrati
episodi e circostanze della vita
del Santo: fatti noti e meno noti,
tutti però significativi.
A distanza di un secolo dalla
sua morte, viene proposta una
rilettura della vita di Don Bosco,
destinata alla grande
Famiglia Salesiana: Salesiani,
Figlie di Maria Ausiliatrice,
Cooperatori ed Ex- Allievi.
L. 3200