già una formazione di base LU armo-
nia con gli insegnamenti cli Don
Bosco.
La formazione spirituale specifica
verrà gradatamente attraverso espe-
rienze, colloqui, ritrovi, scambi cli
idee. La fonte migliore a cui attin-
gere è proprio qui: la sezione Exa1-
lieve. Non temano le Suore addette
alle Exallieve cli perdere i loro mi-
gliori elementi. Devono anzi essere
fiere di offrire all'Associazione, per
una opera altamente sociale, energie
che altrimenti resterebbero non del
tutto sfruttate, tanto più che tra le
Exallieve risulta che ci sono alcune
adatte per le attività proprie delle
Exallieve e alcune invece più desi-
derose e dotate per lavorare secondo
i fini e i programmi dei CC.
E come impegnare le future gio-
vani Cooperatrici ? Bisogna farle la-
vorare, «far fare>>; questo è anche
un mezzo per tenerle legate all'As-
sociazione.
Si potrebbe vedere, nei vari centri,
quali attività urgono, specie nella
parrocchia, nelle varie zone che ne-
cessitano del nostro intervento e
indirizzare là l'aiuto necessario: per
esempio, primo fra tutti l'assistenza
ai bambini, il catechismo, le ripeti-
zioni, ecc., affidando a una Coopera-
trice responsabile il compito di man-
tenere informato il Centro a cui ap-
partiene, e cli riferirsi a questo per
consigli, aiuti, ecc., e implicitamente
dare l'incarico di individuare nuovi
elementi idonei.
Per un cordiale inserimento delle
CC. giovani nel Centro potrebbe
giovare un incontro periodico con
le adulte, anche solo trimestrale (non
è possibile che sia più frequente,
dati gli impegni pastorali che esse
hanno), nel quale, mosse dallo zelo
per la gloria di Dio, le giovani Coope-
ratrici e quelle non più giovani, met-
tano in comune le esperienze posi-
tive cli bene effettuate nel periodo
trascorso, e traccino le linee di un
p_rogramma per il trimestre succes-
sivo.
Mi pare che sarebbe ancora neces-
sario che i membri dei vari centri si
conoscessero più profondamente, in
modo da potersi aiutare a vicenda.
Nell'organizzazione del nuovo nu-
cleo si dice che non è bene ci sia
una programmazione particolareggiata
perché non si possono imporre strut-
20 rure dall'alto, ma bisogna noi inse-
rirci tra i giovani senza dare loro la
impressione di volere dettar legge.
Ascoltarli e accontentarli fin dove è
possibile, quindi. Non è consentita
un'azione di massa; è preferibile il
colloquio personale, l'ascolto del-
l'individuo cosi come è, coi suoi
problemi e le sue possibilità cli dona-
zione. Ogni colloquio dovrà partire
da un piano umano per ascendere a
un piano cli fede. Dopo una forma-
zione teorica di base, è necessario
spingere i giovani subito all'azione·,
poiché l'apostolato, il dono di sé,
sono per se stessi efficace scuola di
formazione.
La materia di discussione in un
gruppo giovanile oggi deve riflettere
gli interessi del momento che il gio-
vane vive abitualmente, deve evitare
cioè l'artificiosità e l'estraneità dei
contenuti. Il giovane cooperatore deve
essere dinamico, attivo e aperto, mis-
sionario, cioè capace di galvanizzare
gli altri, irradiare simpatia e con-
vinzione.
Tutto questo suppone una base
solida: vita di fede e testimonianza
della carità, della povertà, della ret-
titudine morale.
Forza catalizzatrice dei gruppi:
la Parola di Dio e i Sacramenti, cioè
vita autentica di grazia.
I modi di attuazione dell'opera
apostolica sono vari quanto è vario
il mondo giovanile, l'ambiente e le
situazioni in cui i giovani si trovano
inseriti. L'importante è che si realizzi
veramente una circolazione di valori
perché può essere anche relativa-
mente facile avviare un gruppo, ma
è sempre difficile tener viva l'anima-
zione umana e sopr annaturale neces-
saria perché esso realizzi gli scopi di
salvezza per cui è sorto.
Ogni nostro nuovo gruppo deve
avere le caratteristiche particolari
volute da Don Bosco, cioè: spirito
di carità operosa (Don Bosco non
esigeva molto in materia di pratiche
religiose, si teneva all'essenziale:
S. Messa, Sacramenti, devozione
alla Mado.nna, ma faceva lavorare
con fede, speranza e carità), spirito
di carità giocondo (l'allegria alber-
gava in lui ed emanava da lui), spi-
rito di carità indipendente (supe-
riore cioè a giudizi e pregiudizi).
Gruppi di studio furono tre e
approfondirono la prima relazione,
studiando questi aspetti:
- come interessare la Comunità al
problema CC;
- attualità e validità della (I propo-
sta CC.>>;
- mezzi di formazione e criteri di
accettazione.
Alcune tra le idee emerse:
1° GRUPPO: se il centro CC. è as-
sunto come opera propria delle
F.M.A. allora tutta la comunità si
fa carico cli esso e ne diviene respon-
sabile.
La comunità deve sapere bene chi
è il Cooperatore, che fine si propo-
ne, ecc.
Una o due delle conferenze setti-
manali alla comunità potrebbero trat-
tare questo argomento.
Per sensibilizzare le nuove gene-
razioni sarebbe efficace cominciare
dal personale che inizia la vita reli-
giosa: aspiranti, postulanti, novizie,
juniores... Venendo a conoscere bene
i CC. ne faranno edotti i loro parenti
e le giovani arniche, che potranno
domandare di far parte della Fami-
glia salesiana.
Occorre però che dalla Ispettrice
e dalle singole Direttrici parta il via
a questo lavoro di sensibilizzazione.
2° GRUPPO: in una società come la
nostra che subisce il fenomeno di
secolarizzazione e dissacrazione, con
capovolgimento totale dei valori, i
CC. possono divenire una testimo-
nianza cristiana autentica, perché
sono stati istituiti come vincolo di
unione tra i buoni, per il trionfo della
carità.
I CC. sono per la gioventù. Mai
come oggi questa è stata bisognosa di
vera educazione. La missione giova-
nile-popolare salesiana è assunta
anche dai CC.
Se valido è lo spirito salesiano e il
metodo pedagogico di Don Bosco,
sarà valido anche l'apostolato CC.
La semplicità cli strutture, i pochi
impegni associativi, la possibilità di
un ampio apostolato di presenza e di
animazione, fanno dell'Ass. CC. una
<< formula apostolica >> gradita e ac-
cettabile.
3° GRUPPO: si ribadisce la neces-
sità che chi aspira a essere Coopera-
tore sappia a che cosa va incontro
e quali impegni assume. Quindi
iscrizione cosciente, maturata, per-
sonale e non in massa, senza fretta.