Bollettino_Salesiano_197005


Bollettino_Salesiano_197005

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1.1 Page 1

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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCIV N. 5 1 ° MARZO 1970
,
Spediz. in abbon. post. - Gruppo 2° (70) - 1• quindicina
'

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
Pasqua quoudiana
Divorzio: le statistiche parlano chiaro
Il prete mingherlino che salvò le Congregazioni
Un'esperienza forte di Dio
Profili di Cooperatori: ravv. Giuseppe Scifoni
Vanno a scuola per sposarsi
In Bolivia i novizi si sono costruita la casa
Educhiamo come Don Bosco: mostrategli che lo amate
Agua de Dios: non più città del dolore ma della speranza
Pelle nuova in Thailandia
IN COPERTINA
« Il nostro Agnello pasquale, Cristo,
è stato lmmoleto. DI conaaguen:ta
festeggiamo le Pasqua non con
vecchio lievito, n6 con il llavlto della
mali:t.ia e della perversld, ma con
i pani animi, cioè In purena e ve-
rld » (Parola di Dio, I Co,. 6, 7-8).
CONTRO LA FAME
NEL MONDO
Un giorno I discepoli hanno chiesto
al Signore: « Su che cosa baserai il
tuo giudizio per condannarci o per
salvarci per sempre 7».
Che risponde il Signore 7 La sua ri-
sposta è straordinaria, sconcertante.
Non parla dei Sacramenti, non dei
comandamenti, non di devozioni,
virtù, nemmeno di preghiere. Non
dice che una cosa: « Ho avuto rame,
ho avuto freddo, ero solo. ero senza
tetto, e tu hai diviso con me quello
che avevi e ml hai soccorso nel tuo
fratello che soffriva. Vieni... ». E agli
altri: « Tu non mi hai soccorso. non
hai diviso con me quello che avevi.
Vattene... ». Che cosa significa que-
sto parlare del Signore? Vuol dire
che il resto del suo insegnamento
non ha più valore? Certo, no. li suo
insegnamento precedente è troppo
chiaro. Troppe volte ha detto: « Se
il tuo occhio ti scandalizza. strappalo.
gettalo lontano da tel ». E ancora:
« Pregate sempre I )). È chiaro che
tutto il resto importa, e molto. Ma
perché quando parla del giudiz_io.
d ella conclusione di tutto, non pensa
che alla carità ?
~ chiaro I Il motivo è uno solo: vuole
che capiamo che tutto il resto è
semplicemente un mezzo per
arrivare all'unica cosa che per
Lui ha valore di fine: amare,
amare di amore vero Dio e di amore
che costa il rratello abbandonato.
Tutto ìl resto non sono che mezzi
per arrivare a questo rine. Se non
raggiungeremo questo fine, ci dirà
«vattene 1, perché tutti i mezzi sa-
ranno stati inutili.
ABBt PIERRE

1.3 Page 3

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Comperiamo il giornale ? Aspettiamo con curiosità il segnale sonoro del telegiornale ?
Vi prestiamo :fiducia? Sì, ma in fondo all'animo facciamo una riserva anche se non
sempre espressa: chissà poi se tutto è vero?
Questa riserva, che :fino a ieri induceva i nostri nonni a chiamare il giornale « tre soldi di
bugie», descrive bene la situazione dell'uomo moderno di fronte agli strumenti di comu-
nicazione sociale. A ben riflettere, questa mole variopinta di scritti, questa colluvie di im-
magini e di voci, non solo prospera alle nostre spalle di cittadini contribuenti, ma fa qualche
cosa di più: si serve della nostra incertezza, della nostra interiore riserva, se non ingenuità,
per dominarci. Quell'esiguo margine di libertà che noi custodiamo gelosamente nel più
nascosto angolo del nostro spirito, è spesso aggredito, catturato da questo mostro dai mille
tentacoli invisibili delle opinioni e delle frasi fatte, espresse e propagandate dalla stampa,
dalla televisione, dal cinema, dal rotocalco. Questo è tanto più vero per i giovani, che questa
libertà vanno conquistando faticosamente e in mezzo all'incertezza.
Tiranni dello spirito
Destino sublime e crudele insieme: l'uomo, a differenza di Dio e degli Angeli, è persua-
sibile. Oggi prospera una tecnica, detta «pubblicistica», che si propone appunto di set•
virsi delle immagini, degli scritti e delle voci per dirigerle a scopi politici, commerciali,
ideologici ecc. Tale tecnica sa combinare con raffinatezza tre fini della comunicazione umana:
informare, persuadere, intrattenere, in modo da raggiungere una determinata e spesso oc-
culta mèta; essa cioè persuade informando; informa persuadendo; intrattiene informando
e persuadendo. Non è forse vero che oggi vi sono cattolici che ammettono la liceità del
divorzio per la pressione psicologica esercitata -dai giornali?
Il nostro mondo contemporaneo conosce tiranni molto più astuti e sottili degli antichi
despoti. Se ci guardiamo intorno ne vediamo il quotidiano successo: il trionfo di una moda
stravagante se non immodesta, imposta, in generale, alla gioventi'1 da pochi uomini, padroni
di giornali, di servizi televisivi ecc.; assistiamo al conturbante spettacolo di ragazzi o gio-
vanotti intruppati dietro a cartelli e bandiere, dopo che il fenomeno è apparso pochi mesi
prima altrove, forse a 6000 chilometri di distanza, ma conclamato come gesto di libertà
da una certa stampa interessata;.ci raccontano di delitti attuati con la tecnica e la perfezione
descritta in un teleromanzo o in una pellicola; di un divo della canzone che viene « lan-
ciato » da una campagna di stampa ben orchestrata e preordinata.
Tutto questo complesso fenomeno propone alla coscienza dell'uomo il grave problema della
verità e della libertà interiore; ma impone al cristiano un imperativo fondamentale, che si 1

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traduce in canone educativo per coloro che
hanno il compito di occuparsi dei giovani.
Oggi, molto più che nelle generazioni amece,
denti, occorre possedere una coscienza cristiana,
una vigilanza diuturna, una consapevolezza più
profonda della validità del Vangelo. Quando il
decreto conciliare Inter mirifica esorta il catto,
lico a una formazione della coscienza, alla li,
bertà interiore, alla maturità di giudizio, in,
tende appunto richiamarci a questo fondamen,
tale dovere.
Un ritorno al Vangelo
Il ritorno del nostro spirito al Vangelo è indi,
viduale in quanto scaturisce dalla riflessione per,
sonale; è totale, in quanto il Vangelo non solo
è il libro di Chiesa, ma il libro della vita:
non può esservi per il credente un lavoro cri,
stiano accanto a un divertimento pagano; non
può esservi nemmeno un divertimento cristiano
accanto a una moda pagana ; cosi come non
esiste una gestione d'affari cristiana assieme a
una concezione paganeggiante dello spettacolo.
L'esistenza cristiana non conosce vacanze. An,
cora1 il ritorno al Vangelo è oggettivo: la misura
e lo specchio della vita cristiana non è l'opi,
nione di un uomo illustre, di un libro stimato,
fosse pure con etichetta cattolica, ma il Van,
gelo. È anche un ritorno difficile, poiché al con,
tatto con gente di altre mentalità e con l'usura
del tempo, il cristiano non poche volte può
sentirsi incerto e stordito; nella misura però in
cui egli vivrà in Dio, percepirà con chiarezza il
senso cristiano delle cose. Ricordiamo l'esem,
pio di Don Bosco: è invitato dal direttore di
un istituto educativo ad assistere a uno spetta,
colo teatrale. Sulla scena compaiono due ra,
gazzi in situazione scabrosa; e infatti il dialogo
tra i due giovani attori nel breve giro di poche
battute rivela l'intrigo. Don Bosco, che pure
era legato d'amicizia a quell'istituzione, ha uno
scatto; si alza, prende il cappello e, rivolto al
direttore che gli siede accanto, con tono severo
dice: « E dànno di queste cose ? ». E se ne va .
Oggi non pochi uomini sono confusi nelle loro
idee e inquieti nelle loro azioni, perché forse
hanno perduto la misura della loro vita; non
posseggono più il metro per giudicare con pron,
tezza e decisione che cos'è buono ·e che cos'è
cattivo. Nella nostra società si perviene fino
all'allucinante paradosso di certi uomini e so,
prattutto di certi giovani, che uccidono, con,
2 vinti di compiere il bene e la giustizia.
« Non conformatevi, ma
riformatevi »
Il cristiano possiede i dieci Comandamenti della
Legge di Dio; e quando questi non illuminino
sufficientemente i problemi morali quotidiani
come l'obiezione di coscienza, la narco,analisi,
l'uso di farmaci e di metodi che riguardano la
propagazione della vita ecc., si ispira all 'inse,
gnamento vivo della Chiesa, interprete autore,
vole della legge naturale.
Questo ritorno alle fonti evangeliche e alla mo,
rale cattolica è plasticamente espresso da
San Paolo nella Lettera ai Colossesi, quando
afferma: « ... Perciò non cessiamo di pregare per
voi e di chiedere a Dio per voi che possiate riem,
pirvi della piena e completa conoscenza della s,ui
volontà, con ogni saggez:{a e con ogni finezza di
spirito, così che possiate camminare in modo degno
di Ltd, col proposito di piacere a Lui in tutto,
fruttificando in ogni opera buona e crescendo nell.a
scienza di Dio» (Col. I, 9,11).
Concetti analoghi e forse più profondi sono
espressi nell'esortazione che lo stesso San Paolo
propone a consolazione e ammonizione dei cri,
stiani di Roma: « Non conformatevi al mondo
presente, ma riformatevi nel rinnovamento della
vostra intelligenza., affinèhé siate in grado di di,
stingu.ere quale sia la volontà di Dio, buona,
esatta, perfetta» (Rom. XIT, 2,3). In questa
esortazione San Paolo intende dire che l'ideale
cristiano è di rifiutare ogni giorno Ja conce,
zione pagana della vita. Il cristiano non è un
conformista. Ma questo rifiuto quotidiano non
consiste in una timida difesa di una semplice
libertà umana interiore: sarebbe un ideale pu,
ramente umano. Non basta l'equilibrio spiri,
tuale; per il cristiano, al di sopra della saggezza
umana, brilla come ideale la ricerca della vo,
lontà di Dio e perciò, della conformità della
nostra volontà alla volontà di Lui.
Una tale ricerca incomincia dalla purificazione
delle idee, prima ancora che dalla fortificazione
della volontà. Il cristiano che abbia creata in
un'atmosfera di una aderenza coraggiosa al Van,
gelo, sarà in grado di ritornare al mondo per
lievitarlo, come inculcano i documenti conci,
liari. Ne è condizione indispensahile. Dunque
dalla morte quotidiana al mondo alla resurre,
zione, al perdono dei peccati, alla Grazia, al
dono dello Spirito Santo, all'azione apostolica.
A questi pensieri ci innalza la festa della Pasqua
cristiana, che è anche la nostra Pasqua quoti,
diana.

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«Disse loro Gesù:
"In verità, in veri"
vi dico: se non
mangiate la carne
del Figlio dell'uomo
e non bevete Il
suo sangue, non
avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia
carne e beve Il
mio sangue ha la
vita eterna, e io
lo rlsusclterlJ
nell'ultlmo giorno"».
(G/ov., VI, 53-54)

1.6 Page 6

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,1..I.l......._..... .... e I Vaeoowl
ohe In uno 8tna damocnltloo. come quello Italiano - Ml . . . . I diritti
della ...........
.1.1,1.1.1. .- .-. . I.I.O.II . .
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a • •l-e-l-i~1aa.nw.oud.lo.lnn.t.A..r...
...lo..S.t.a.t.o.. .-:e-o...r.i.C.O.II.O■RalIllItH l d.al.la.
.... ...,.... dli Popolo•.
Coatl•
.W
Q ueste espressioni .sono contenute
in un documento sul divorzio
in Italia, pubblicato dagli Episcopati
triveneto, lombardo e piemontese, ed
esprimono chiaramente le preoccu-
pazioni deUa maggioranza degli Ita-
liani. In seguito al protrarsi nel
Parlamento del dibattito relativo
aU'introduzione del divorzio nell'or-
dinamento giuridico italiano, essi
sempre più vengono accorgendosi
quanto i rappresentanti da loro eletti
in Parlamento siano scarsamente rap-
presentativi delle loro idt.-e, delle loro
convinzioni, delle loro necessità.
Ci si aspettava - come era logico
e doveroso - che su di un tema
di tanta rilevanza e gravità fossero
preventivamente accertati il pen-
siero e la volontà popolari in pro-
posito, e fossero condotti studi ap-
profonditi di carattere statistico e
sociologico e sulla situazione attuale
delle famiglie in Italia e nei paesi
in cui vige il divorzio, per poter
4 fare un utile raffronto. Invece alla
Camera il aprile 1966 dallo stesso
e proponente della prima proposta di
legge stato affermato: «Non ab-
biamo... conoscenze specifiche sulle
statistiche, ma questa assenza di sta-
tistiche non ci propone la liquida-
zione di questo argomento» (cfr.
Fortuna P., Jorio L., Pandini A.,
Rapporto ml divorzio in Italia, Mi-
lano, Longanesi, 1968, pag. 217).
In realtà, per quanto riguarda l'at-
teggiamento popolare nei confronti
del divorzio, le statistiche ci sono, e
parlano chiaro.
Fra le informazioni statistiche esi-
stenti in proposito si possono pren-
dere, ad esempio, quelle contenute
nelle numerose indagini condotte dal-
l'autorevole Istituto DOXA, indagini
integralmente pubblicate sui bollet-
tini dell'Istituto stesso.
Queste indagini, basate su campio-
ni statistici rappresentativi della po-
polazione italiana e condotte con me-
todo rigorosamente scientifico, sono
state ripetute undici volte dal 1~7
al 1969. Consentono quindi un ac-
curata analisi dell'atteggiamento del
popolo italiano di fronte all'istituto
del divorzio.
La lettura delle fonti sopra indi-
cate, in cui sono contenuti i dati sta-
tistici, dimostra come da più di venti
anni a questa parte sia rimasta pres-
soché costante la risposta degli Ita-
liani aUa seguente domanda: «Se lei
fosse chiamato a votare u11a legge
istitue11te il divorzio i11 Italia, vote-
rebbe a favore o contro?». Facendo
una media, il 30 per cento di essi
è del tutto o parzialmente favorevole
alla introduzione del divorzio; il 62
per cento è contrario, 1'8 per cento
sono incerti. Le differenze nei vari
anni in cui tali indagini sono state
effettuate sono minime. Possiamo ri-
cordare, negli anni recenti, il 1962
in cui Ja percentuale degli antidi-
vorzisti sall al 69 per cento, il 1965
in cui questa progredl fino al 71 per
cento, il 1966 in cui scese al 56 per
cento, il 1967 ed il 1968 in cui
tornò al 62 per cento. In realtà lo

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DIVORZIO:
statistiche
ariano
hiaro
studio accurato dei dati rivela come
tali flessioni positive o negative ri-
guardano più che altro il passaggio
di alcuni da un atteggiamento deciso
a un atteggiamento indeciso e vice-
versa, e non significano in generale
un cambiamento di parere, a favore
o contro il divorzio.
Risulta dunque evidente come la
posizione del popolo italiano di fronte
al problema del divorzio si sia con-
solidata sulle percentuali medie sopra
citate. Il fatto, già importante e si-
gnificativo in sé, assume un'impor-
tanza e una rilevanza del tutto par-
ticolari per i dati riguardanti gli
ultimi quattro anni (1966-r969), se
si considera la magistrale orchestra-
zione di stampa quotidiana e perio-
dica che in questi anni ha, con tutti
i mezzi, tentato di" influenzare e
formare l'opinione pubblica italiana
in favore del divorzio.
Ma l'analisi dei dati contenuti nel-
le indagini DOXA risulta ancor più
interessante, se si considerano le
risposte favorevoli, incerte o con-
trarie al divorzio in base ai seguenti
caratteri degli intervistati: sesso, età,
livello di istruzione, classe sociale,
grandezza dei comuni di residenza,
zona geografica di appartenenza, nu-
mero dei. figli, professione o mestiere.
Un'analisi di tal genere è stata
condotta da Raimondo Cagiano, del-
la Sezione Statistica dell'IRADES, e
pubblicata nel n. 5-1969 di Orienta-
menti Pastorali. In questo studio -
relativo all'ultima indagine, conte-
nuta nel Bollettino DOXA n. 4-5, del
24 aprile 1969 - vengono indicate
le variazioni dell'atteggiamento nei
confronti del divorzio che hanno
luogo se si variano alcuni caratteri
della popolazio~e (sesso, e~à, istz:u-
zione, ecc.) di fronte all atteggia-
mento medio della stessa, variazioni
che sono molto indicative.
Così, ad esempio, mentre nella
media 30 italiani su 100 sono favo-
revoli al divorzio, << nella categoria
degli imprenditori e dei liberi profes-
sionisti tale percentuale sale al 49 per
cento, mentre se si studia il gruppo
degli agricoltori e dei braccianti, la
proporzione dei favorevoli al divorzio
scende al 16 per cento ».
Da questa prima costatazione di-
scendono delle conclusioni molto im-
portanti e, in primo luo~o, che il
divorzio è un istituto tipicamente
borghese, sentito solo a un certo
livello ma assolutamente estraneo alla
mentalità e alle convinzioni della
maggioranza degli Italiani, considerati
secondo la professione e la classe
sociale cui appartengono.
Qui si introduce da il di-
scorso sulle effettive possibilità eco-
nomiche di accedere al divorzio -
economicamente precluso alla maggio-
ranza dei cittadini - e, quindi, sul-
l'incongruente atteggiamento in Par-
lamento di partiti che agitano il ves-
sillo della tutela degli interessi dei
meno abbienti. Per contro, sempre in
base alla distinzione degli Italiani se-
condo la professione, si rileva come
siano contrari al divorzio il 43,8 per
cento degli imprenditori, dirigenti e
liberi professionisti; il 44,8 per cento
degli impiegati, artigiani, commer-
cianti ed operai; il 73,2 per cento
degli agricoltori e braccianti; il 67,2
per cento degli esercenti altre pro-
fessioni.
Proseguendo nell'analisi si può an-
cora rilevare come, in base all'età
dei figli, gli Italiani siano antidivor-
zisti secondo le seguenti percentuali:
67,0 per cento di coloro che hanno
figli minori dei 12 anni; 59,3 per cento
di coloro con figli tra i I 2 ed i 20
anni; 60,0 per cento dei genitori
con figli di età maggiore ai 20 anni;
58,9 per cento di coloro che non
hanno figli. Pur non essendovi grandi
variazioni fra questi dati, tuttavia è
possibile rilevar!! come sia, nella co-
scienza degli Italiani, importante il
fattore figli circa l'atteggiamento nei
confronti del divorzio: chi ha figli,
e tanto più questi sono piccoli, è
generalmente contrariq a quell'isti-
tuto, i cui effetti negativi si riversano
in primo luogo sui figli stessi.
Molto chiara è anche la differenza
di atteggiamento tra uomini e donne:
il 68,t per cento delle donne, infatti,
è antidivorzista, contro il 53,1 per
cento degli uomini; mentre il 37,0 per
cento degli uomini è favorevole ai
divorzio, contro il 23,1 per cento
delle donne. Anche queste percen-
tuali sono molto significative perché,
come è riconosciuto dagli stessi paesi
divorzisti, un'altra vittima tipica del
divorzio è la donna (cfr. Resoconto
Ufficiale del 1968, presentato alla
Camera dei Comuni inglese, pag. 880).
In fine vogliamo ricordare, sem-
pre sulla base del citato studio pub-
blicato su Orientamenti Pastorali, le
variazioni rispetto alla media nazio-
nale dovute al variare dell'età dei
soggetti. Degli Italiani che banno tra
i 16 ed i 34 anni d'età, il 43,7 per cento
è favorevole al divorzio, il 49,4 per
cento è contrario; tra i 35 ed i 54 anni
queste percentuali scendono al 27,0
per cento dei favorevoli e al 62,2
per cento -dei contrari: coloro, infine,
che hanno oltre 55 anni sono per
il 19,0 per cento divorzisti e per il
71,0 per cento antidivorzisti.
Anche su queste percentuali po-
trebbero farsi interessantissime con-
siderazioni, ad esempio sulla mag-
giore incidenza di una propaganda
e di una pubblicità manipolate e
capziose sui giovani, che hanno m~no
esperienza, che non sono sposati e
hanno minori capacità di un giudizio
veramente oggettivo io materia.
Dalle indagini statistiche esami-
nate emerge che il divorzio è un
istituto inviso alla maggioranza degli
Italiani; è un istituto tipico dell'Ot-
tocento borghese, superato, inade-
guato a risolvere i problemi della
famiglia, specie di quella d'oggi;. è
un istituto sentito e voluto solo m
determinati ambienti i quali, in defi-
nitiva, sono i soli a poterne usufruire;
è un istituto infioe che, ledendo
soprattutto gli interessi della moglie
e dei figli, non assicura quella effet-
tiva parità tra i coniugi e quella
tutela reale del minore che da ogni
parte ideologica e politica vengono
reclamate e indicate come i punti
fondamentali dell'auspicata riforma
del diritto di famiglia.
Da un articolo di Giuseppe Dalla Torre jr., pub-
blicato su L·ossorvatoro Romano del 25-10-1969. 5

1.8 Page 8

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Il ragazzino di nove anni, gracile come uno scricciolo,
aveva lasciato la fattoria paterna «Buena Vista o per
recarsi presso le zie a Bogotà, e in quei giorni stava
prendendo lezioni private e impegnava al massimo la sua
vivacissima intelligenza per poter sostenere gli esami
d'ammissione al più famoso colJegio che vantasse allora
la capitale colombiana, il «San Bartolomé•• tenuto da
religiosi.
A quel collegio confluivano i fortunati rampoUi delle
famiglie nobili e borghesi, ed era titolo di vanto poter
dire di averlo frequentato. Il signor Fierro, con l'orgo-
~lio dell'affermata borghesia campagnola, ci teneva che
il suo piccolo Rodolfo fosse istruito Il dai buoni padri,
provetti educatori.
-
Sul mezzogiorno di quel 31 gennaio Rodolfo se ne
tornava a casa con i libri sotto il braccio e la testa am-
mobiliata di tante nuove nozioni, e passando davanti alla
tipografia gestita da un amico del babbo entrò per sa-
., lutarc. In tipografia si stampava un giornaletto del po-
meriggio, ~ El Telégrafo •>, di quattro pagine appena,
modesto ma atteso daUa gente perché portava le ulti-
missime notizie, quelle sfuggite ai gross1 quotidiani del
mattino. «El Tel.égrafo quel giorno era listato a lutto
e portava in un funereo nquadro queste poche pesanti
parole: e Stamane alle 4,30 è morto a Torino Don Bosco •·
Era l'anno 1888. Rodolfo non ricordava d'aver mai
sentito questo nome, ma dal rilievo che gli si dava sul
giornale capi che doveva trattarsi d'un personaggio molto
famoso. Curiosissimo com'era prese una copia del
«Telégrafo o e tornò indietro dal suo maestro. Il bra-
v'uomo inforcati gli occhiali, lesse la notizia, poi lasciò
cadere le braccia esclamando: <• Che disgrazia per il
111011do ! •· E gli parlò a lungo di Don Bosco, dicendo
che era «l'educatore più grm1de che esistesse, l'uomo che
più di tutti voleva bene ai ragazzi, l'ami.co più si11cero e
/attivo degli operai•·
A casa le buone zie, tanto devote, caddero anch'esse
nella costernazione. 1 el pomeriggio, al momento di
prendere el chocolate de las cuatro (un rito che allora a
Bogotà si consumava con la stessa premura che gl'In-
glcsi nutrono per il tè delle cinque), venne in visita
'tom'era solito ti Vicario Generale, e appresa la notizia
si rammaricò anche lui. Don Bosco lui lo aveva incon-
trato eersonal.mente a Roma, quando si era recato dal
Papa insieme con l'ambasciatore colombiano, per in-
durre Sua Santità a fare pressioni proprio su Don Bosco,
perché si decidesse ad aprire colJegi anche in Colombia.
Il Vicario Generale, mentre Rodolfo ascoltava con occhi
e orecchie spalancate, dette la stura ai suoi ricordi, rac-
contando tutto quel che sareva. Ne sapeva più di lui
un libro di allora, scritto da medico francese d'Espiney,
una biografia di Don Bosco che il Vicario Generale na-
turalmente possedeva, e che si affrettò a imprestare. Le
zie lessero tutto il libro a voce alta, con avidità, e fu
cosi che il piccolo Rodolfo conobbe quel Don Bosco
di cui un giorno avrebbe scritto cosi bene.
Di nuovo gracile come uno scricciolo
Don Bosco quell'anno lontano a Roma aveva promesso
al Papa di mandare i salesiani in Colombia «appe11a
avesse pohllo », ma poi era morto prima di farlo, e a Ro-
dolfo non rimase che sognarli i salesiani, nel fervore
·della sua fantasia sbrigliata, mentre frequentava il più
sontuoso collegio di Bogotà. I salesiani arrivarono due
anni dopo, poveri e senza dare nell'occhio, sicché Ro-
dolfo neppure li notò. Ancora allri due anni, cd ecco
nel 1892 il fattaccio penoso ma provvidenziale. A causa
6 delle frequenti e disastrose guerre civili, l'azienda pa-
Il DIiie
1i11herlino
che SllvB le
CIIIIIIIZIIII
A Barcellona don Rodolfo Fierro con
i suoi 90 anni continua a scrivere
libri, a lavorare come da giovane
e da sempre. Nella sua vita c'è un
episodio ormai registrato nella storia
della Congregazione e della Chiesa in
Spagna, e anche dalle cronache
parlamentari: un episodio maturato
come d'incanto dal suo amore senza
confini per Don Bosco.
6 SALESIANI
IN SPAGNA

1.9 Page 9

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terna fallì, la << Buena Vista » fu venduta, e per Rodolfo
fu necessario trovare un 9ollegio più economico. C'era
questo collegio: quello salesiano appunto, con una retta
semplicemente dimezzata. Rodolfo vi andò e ci trovò
tante cose diverse, una addirittura sbalorditiva. Egli ri-
cordava i bravi padri del« San Bartoloméi>, signori com-
pìti e sostenuti, che guardavano i loro allievi da lontano,
o al massimo si compiacevano di passeggiare insieme con
loro, spàrgendo consigli e sagge sentenze; e ora gli sem-
brava incredibile quel che vedeva ogni giorno: i salesiani
giocavano con i ragazzi, partecipavano ai loro stessi di-
vertimenti, come se fossero
giori. Rodolfo non li lasciò
cpoimù,paegndii1voennfreateslalliesmiaango-.
Quel ragazzino ora è qui, davanti a me. Mi trovo a
Barcellona nel collegio di Sarrià, nell'edificio più vecchio,
Laquello che Don Bosco abitò nel 1886 per più di un mese.
camera di don Rodolfo Fierro è povera e ordinata.
Ne è passato del tempo, ormai: lui ha novant'anni ed è
ritornato piccolo e gracile come uno scricciolo, quasi
come allora, logoro per una vita interamente donata a
Don Bosco.
«Sono una macchina guasta - mi dice. - Tutti questi
anni che vivo ancora, sono un regalo del Signore>>. Gli
chiedo notizie del suo cuore. (I, Ha novant'anni anche lui
- risponde con bonaria autocommiserazione. - Ha
lavorato troppo, povero cuore i). Infatti è debole, da un
momento all'altro può venirgli meno, e lui ne è perfet-
tamente al corrente. Questo articolo quando usc1rà po-
trebbe anche essere un necrolo~io. Ma lui è preparato.
Come Papa Giovanni, anche lui << ha le valigie pronte >).
E intanto non perde il suo tempo. L'ho trovato che
scriveva a macchina. Ha pubblicato 37 libri, ha compi-
lato per la grossa editrice cattolica BAC una biografia
di Don Bosco che è divenuta testo classico, ha cantato
il mondo salesiano, i suoi personaggi e le sue opere.
Ha scritto di pedagogia, ha fatto conoscere in Spagna il
metodo Montessori, vi ha diffuso il Sistema Preventivo.
Ha scritto pure di argomenti sociali. Per anni e anni è
stato direttore del, Bollettino Salesiano della Spagna.
Scrivere è per lui una seconda natura. Non mi stupisce
peréiò di trovarlo ll, con i suoi novant'anni, davanti alla
macchina da scrivere, intento a compilare un volume
(l'ultimo?), ancora tutto salesiano: Profili di coadiutori.
Un « passe-partout » dell'azione
Don Fierro ora si abbandona all'onda dei ricordi. Sono
limpidi, svariatissimi, legati alla sua prima patria la Co-
lombia, all'Italia, al Venezuela, alla Spagna divenuta
seconda patria. Quasi 80 anni di storia salesiana, di cui
non fu solo spettatore ma intelligente protagonista.
Ricorda quel lontano 1905 quando giovane sacerdote
arrivò a Torino-Valdocco per assumere la direzione del
Bollettino Salesiano spa~olo. Il suo primo incontro fu
con la figura leggendaria di Marcello Rossi, il coadiu- 7

1.10 Page 10

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tore collocato provvisoriamente in portineria per alcuni
giorni, e rimasto al suo posto provvisorio per cin9uan-
t'anni filati. Dice don Fierro ncordando la cordialità di
quell'uomo: t Sembrava che mi stesse aspettando •· Poi
Don Rua, Rettor Maggiore, lo invita a pranzo con i su-
periori e stura per lui il grignolino. E nel pomeriggio la
prima ubbidienza: andare fino a Valsalice, a trovare
Don Bosco. Luogo colloquio con le spo~lie, sepolte,
del Santo che aveva incendiato la sua giovinezza.
Due anni dopo è a Barcellona, sempre per il Bollet-
ti110 spagnolo, e assiste impotente a una delle più rab-
biose dilacerazioni della tensione sociale, la • settimana
rossa •· Cinquantaquattro tra chiese e opere religiose di-
strutte in città, più di cento in provincia. Anche un col-
legio salesiano e uno delle Figlie cli Maria Ausiliatrice
vanno distrutti. «Travestiti da contadiui - racconta -
andammo a vedere le rovi11e fumanti ·
Poi lo incaricarono della propaganda per il Santuario
nazionale del Tibidabo, che dovrà sorgere (lo aveva pro-
messo Don Bosco) in èima alla più alta delle colline che
fanno conca a Barcellona.
Poi, durante la prima guerra mondiale, è di nuovo a
Torino, e occupa uno dei tanti posti lasciati vuoti dai
salesiani italiani partiti per la guerra. E catechista a
Valdocco, e a Monte Oliveto con i ragazzi orfani di
guerra. Ragazzi quelli che credevano davvero ai santi,
come quel suo alunno che un giorno subì senza fiatare
un castigo dato per errore a lui invece che a un suo com-
pagno, e a cose scoperte si scusò di non aver protestato
dicendo: «A11che Domenico Savio avrebbe fatto cosi».
Quando in vista del processo canonico si fa il ricono-
scimento delle ossa di Domenico Savio, lui è presente,
e ricorda con le lacrime agli occhi il dramma dei conta-
dini di Mondonio che non vogliono lasciarsi portare via
cìò che hanno di più prezioso, quel piccolo tesoro con-
servato con gelosia sotto terra nel cimitero di campagna:
le reliquie del loro ragazzo santo.
Finita la guerra don Fierro torna in S{lagna, incari-
cato di organizzare Exallievi e Coopcraton, e mentre vi
si dedica con passione lo raggiunge la triste notizia: sua
madre a Bogotà è gravissima, e il male non perdona.
Ricordava quella donna eccezionale, mentre a cavallo
lavorava per i campi dell'azienda, la ricordava ottima
puntatrice durante le partite di caccia, affettuo!la e in-
stancabile con i suoi otto figli e nei lavori domestici.
In quell'occasione dolo rosa don Fierro conosce il cuore
di don Rinaldi; egli lo convoca, dopo un attimo di si-
lenzio gli dice: «. La legge naturale è la più forte delle
leggi>> e lo spedisce oltre oceano a casa sua.
Trova quell'indomita donna sul letto di morte ancora
intenta al lavoro (sta ricamando per lui le iniziali su un
fazzoletto). E impartisce al figlio sacerdote ancora una
lezione di speranza cristiana. Un giorno che don Fierro
siede al suo capezzale gli dice: ~ Lì, dove sei tu, seduta al
tuo fia11co c'è la Morte. Ma 110n i111pressio11arti. Sapessi,
essa è molto amabile •·
Dalla Colombia passa in Venezuela a lavorare nella
nuova Jspettoria venezuelana appena fondata, che egli
come visitatore incaricato dai superiori ha aiutato a na-
scere. È direttore a Caracas. Poi ritorna in- Italia, poi in
Spagna, poi durante la seconda guerra mondiale è di
nuovo in Italia.
Parrebbe irrequietezza la sua, e invece è docilità e
versatilità. Docilità perché sente che il posto giusto è
dove lo mettono, e versatilità perché sa fare di tutto; è
un passe-partout dell'azione, lo si può impiegare indif-
ferentemente come scrittore, pedagogista, catechista, di-
8 rettore, propagandista, organizzatore di Exallievi e Coo-
peratori, visitatore, eccetera; e lui ci sta. Va ed esegue le
cose anche più difficili, nel modo più facile.
Ora che è tornato in Spagna, i salesiani se lo tengono
caro, per tutte queste cose, e soprattutto per quel suo
capolavoro, un exploit compiuto a 32 anni, un gesto che
è entrato nella storia della Congregazione e della Chiesa
in Spagna, e nelle vicende parlamentari del paese.
Un episodio tutto da raccontare.
Per la Spagna erano anni burrascosi. Govemi anticle-
ricali, gruppi estremisti scatenati, scioperi generali che
squassano il paese. Nel 1906 il sovrano Alfonso XIII
è sfuggito di poco a un attentato. Nel 1907 si ha fra
le altre cose la «settimana rossa ». Nel 1909 sale al po-
tere il Partito Democratico di José Canalejas, un anti-
clericale acceso, deciso di sopprimere le congregazioni
religiose dedite all'insegnamento. Il suo è il erogramma
adatto per provocare fa violenta reazione d1 un paC$e
profondamente cristiano.
La lotta si scatena a tutti i livelli, sulla stampa, nelle
discussioni pubbliche, in Parlamento e sulla piazza. Il
partito al potere ha in mano le leve del comando e forte
della sua posizione procede senza guardare in faccia nes-
suno. Elabora un progetto col nome simbolico di • Le~ge
del catenaccio•, che ha lo scopo di scacciar via i religiosi
e di mettere alla porta un solido catenaccio perché non
rientrino più.
Secondo la procedura, la legge deve passare attraverso
a tre dibattiti. Supera agevolmente i primi due e col
vento in poppa si approssima al terzo. A questo punto
un deputato cattolico tenta una carta disperata. È il
marchese di Comillas, che gode larga reputazione nel
paese. Egli osa attaccare direttamente Canalejas dichia-
rando indegno di un parlamento liberale e democratico,
come vuol essere il suo, il condannare dei presunti col-
pevoli senza dar loro la possibilità di difendersi. I col-
pevoli, sono le congregazioni religiose.
Canalejas, punto sul vivo, fissa per il 13 giugno 191 e
un dibattito nel quale le congregazioni avrebbero potuto
difendersi. Le condizioni del dibattito, naturalmente, le
stabilisce lui. E sono tali che non c'è dubbio sull'esito:
le congregazioni ne usciranno sconfitte e umiliate.
Fra i tanti a rallegrarsi della piega che stanno pren-
dendo gli avvenimenti c'è un estremista rivoluzionario
molto noto allora, Alessandro Lerroux, un personaggio
bizzarro, feroce e sentimentale allo stesso tempo, che
ama le masse diseredate d'un amore così appassionato
e travolgente da odiare di conseguenza la monarchia,
l'esercito, i ricchi, la Chirsa, i religiosi nelle scuole e le
suore ne;li asili.
.
Don F1erro in quei giorni è lontano dalla capitale, ed
è ancor più lontano dall'immaginare come andranno le
cose. Se ne sta a Barcellona impegnato a conseguire
simpatie e fondi per il futuro tempio del Tibidabo. Tra
i confratelli della sua casa c'è un certo don Manuel
Hermida, che senza saperlo avrà il suo peso sulle vi-
cende. È il primo spagnolo che si sia fatto salesiano, e
c'è da dire che la Provvidenza ha scelto bene per inau-
gurare la lunga serie. Si era presentato a Sarrià nel 1886
poco dopo la partenza di Don Bosco, semplice e umile
e innamorato dei giovani come Lui. Aveva lavorato in
una parrocchia, si offriva ora per fare qualcosa per gli
scugnizzi di Barcello11a.
La sua vita è costellata di fioretti francescani. Per anni
e anni girò questuando tutta Barcellona, cogliendo in-
sulti e offerte: gli insulti per sé, le offerte per i suoi
ragazzi. A volte rientrava dalla sua cerca portando in

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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collegio qualcosa d'imprevisto: un ragazzo abbandonato
da togliere di mezzo alla strada.
Un giorno s'era imbattuto in un monello che avvici-
nandoglisi accennava a baciargli la mano. Gliela porse
sorridendo, e sentì qualcosa di umido: era uno sputo.
Non sgridò il ragazzo, non lo picchiò. Con infinita tri-
stezza gli chiese chi fosse e che facesse. Era un tristan-
zuolo abbandonato da tutti; lo prese con sé, lo portò
in collegio, lo tenne finché ebbe imparato un mestiere
e poi lo restituì alla società.
Poco prima del dibattito per la q Legge del catenac-
cio», un triste fatto aveva occupato le cronache di tutta
la Spagna: la malinconica fine sul patibolo di un perico-
loso incendiario, un certo Rull. Quel disgraziato aveva
lasciato dietro a sé un figlio, che nessuno voleva, e che
don Hermida si era portato in collegio dandogli uno
pseudonimo.
'.\\ Il dibattito diventa una farsa
.l
Il giorno stabilito per il dibattito s'avvicina, a Madrid
il marchese di Comillas organizza meglio che può la di-
fesa delle congregazioni religiose. Ognuna di esse dovrà
inviare per l'occasione il suo uomo più -autorevole, più
preparato, più eloquente. I salesiani manderanno, è de-
ciso, il direttore di Santander, don fosé Pujol.
li 10 giugno, quando mancano tre giorni, un tele-
gran1ma da Santander annuncia che don Pujol è infermo
e non può muoversi. Bisogna sostituirlo e qualcuno fa
il nome di don Fierro. La tegola gli arriva in testa l'in-
domani, mentre il collegio di Sarrià è in festa. C'è in vi-
sita il Rettor Maggiore don Albera, si fanno saggi gin-
nici e fuochi d'artificio. Il povero don Fierro, chiamato
dal Rettor Maggiore, ha il cuore in gola ma non osa ti-
rarsi indietro. S'inginocchia, riceve la benedizione di
Maria Ausiliatrice e l'ordine: «Va', in nome di Don
Bosco>>.
H J2 giugno lo trascorre quasi tutto in treno, pen-
sando al discorso e prendendo appunti che poi non
userà.
L'indomani lo portano in auto dal collegio salesiano
Atocha al palazzo del Parlamento. Il dibattito ha luogo
in una grande sala destinata alle commissioni parlamen-
tari. Nelle panche e in piedi si ammassa una moltitudine
fitta assai al di là dei limiti di capienza: amici, nemici,
curiosi. La rappresentanza della stampa è al completo.
Personalità di tutti i colori, tra cui il marchese d1 Co-
millas e i! rivoluzionario Alessandro Lerroux che pre-
gusta la << fine>> dei suoi nemici. I «rei >>, rappre~entanti
delle cong:rcgazioni, sono fatti sedere su sedie laterali.
Presiede 11 tribunale un uomo di fiducia di José Cana-
lejas. Ai suoi lati siedono quelli del governo incaricati
di replicare ai religiosi. Il << processo » si svolgerà così:
ogni rappresentante delle congregazioni potrà parlare
per venti minuti, quindi un sostenitore della «Legge
del catenaccio >l replicherà, e a lui non si potrà più ri-
battere.
'Alle cinque esatte il presidente apre la sessione e cede
la parola al rappresentante di un grande Ordine. È
padre Astray, famoso storico, che parla i suoi venti mi-
nuti e poi s1 siede. Gli risponde un deputato del Partito
democratico e naturalmente lo polverizza, dato che l'altro
non può più replicare.
Si intravede subito come finiranno le cose. Parla un
eminente scrittore di tm altro Ordine antico, poi un noto
predicatore di una Congregazione più recente, e vengono
anch'essi polverizzati. I loro ragionamenti a base di
principi di diritti e di le~islazioni, barcollano sotto gli
attacchi degli scaltri uomini politici. Molti tra il pub-
blico ridono; il dibattito corre il rischio di volgersi in
farsa a spese delle congregazioni.
Ora tocca a lui, a don Fierro. Ma lui ha già capito
cos'è che non va. Le brave persone che l'hanno prece-
duto hanno fatto parlare il cervello, che non poteva
incontrare i gusti di un governo schierato dalla parte
opposta. Don Fierro ha deciso, lascia perdere gli ap-
punti preparati, seguirà un'altra strada.
Il bacio del mangiapreti
Mentre si reca alla predella, parte del pubblico ru-
moreggia. «Che mingherlino! - qualcuno grida. - Non
gli dànno da mangiare?», mentre il presidente agita il
campanello cercando il silenzio. Finalmente può inco-
minciare. Parla calmo, senza polemica, senza retorica
senza astruserie. Racconta, soltanto racconta. Espone co~
garbo ciò che la sua Congregazione fa nel mondo. Lascia
parlare il cuore, e ha l'impressione che il cuore, quello
si, lo ascoltano. La sala gli pare ora trasformata in
un'aula con tanti scolari attenti e diligenti. Trascorrono
venti minuti, egli prende dal tavolo il suo orologio e fa
il gesto di scendere.
«Sua signoria ha già finito?)). La voce soln.messa del
presidente lo coglie di sorpresa in quel silenzio vibrato.
Ritira il piede già in aria per scendere il gradino, e ri-
sponde stupito: << No, signor presidente, ma i venti minuti
sono trascorsi>>. Il presidente consulta con un cenno le
autorità che gli siedono accanto, poi dice: «Continui, sua
signoria. L'argomento interessa». E don Fierro non si fa
pregare. Ne ha ancora tante, di cose da dire. La sua me-
moria limpida gli spiatterella in continuità fatti e aned-
doti, casi lontani e vicini, e anche la storia dell'incen-
diario Rull e del suo figlio abbandonato da tutti che
don l\\fanucl Hermida ha ricoverato a Sarrià nascon-
dendo pietosamente il suo passato sotto un nuovo nome,
pulito e rispettabile.
Per un'ora intera parla. Quando .finisce, comincia il
finimondo. Gli stringono le mani, lo abbracciano, lo
baciano, lo sollevano sulle spalle e lo portano in trionfo.
Già piccolo, si fa più piccolo ancora e gli pare che sta
usurpando un successo meritato da Don Bosco.
Intanto nessuno si sente di replicargli. La sessione
del << tribunale>> viene chiusa. Per sempre. Il progetto
di legge contro le congregazioni religiose e contro le
loro scuole è ritirato.
Finalmente, in qualche maniera, don Fierro riesce a
rientrare nel collegio salesiano di Atocha, ma lo trova
invaso da gente in festa. Giornalisti e fotografi vanno
all'arrembaggio. Di nuovo strette di mano, abbracci,
baci. D 'un tratto una signora dagli occhi spiritati gli
passa il fazzoletto sul viso.
<<Che fa, signora?».
<< Le tolgo il bacio. di Lerroux •>.
Lerroux? L'arrabbiato rivoluzionario divenuto feroce
per troppo amore dei diseredati, il più accanito mangia-
preti di Spagna, è entrato fin li a dare un bacio a don
Fierro? Proprio cosl, la signora insi~te: «Le tolgo il bacio
di Lerroux ».
<< Signora, lo lasci stare - replica don Fierro scher-
mendosi. - P: il bacio del popolo >>.
Questo è l'e:tploit del prete mingherlino a cui davano
poco da mangiare, in un pomeriggio madrileno del lon-
tano 1911. Ora è ancor più gracile, lucido e laborioso,
chino con i suoi novant'anni sulla macchina portatile,
intento a scrivere ancora di Don Bosco e dei suoi figli
sparsi per il mondo.
DON ENZO BIANCO 9

2.2 Page 12

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UNIESPERIENZA fflRTE DI DIO
Se avete partecipato qualche volta agli Esercizi Spirituali, dovete ammettere che è vero quello che scrive
da Ferrara A. C., 45 anni, padre di famiglia: « Esercizi Spirituali : ti liberi da tante cose che credevi neces-
sarie, insostituibili, di gran valore, e fai la scoperta di Dio. E gli uomini e il mondo li vedi in un'altra luce... ».
Sono passati pochi giorni dal termi-
ne d1 un corso di esercizi organiz-
zati dai Cooperatori per gli associati
e loro amici (43 partec~·anti, di mezza
età, 4 giorni completi e non poche
lettere piovono già s tavolo di chi
ha diretto il corso e predicato.
Lettere spontanee, di famiglia...
Dicono la gioia di una esperienza
unica e sempre nuova anche per i
vecchl degli esercizi. Dicono il con-
forto che arrecano questi giorni be-
nedetti.
« Per me è stata un'autentica ri-
scoperta del cristianesimo. Ho avuto
più di quanto speravo. Pensavo che
nella pace di un luogo Isolato avrei
trovato un po' di sollievo spirituale
e basta; ml sembra invece di essere
moralmente rinnovato in una fede
più ardente e nella consapevolezza
di essere una particelJa, infinitesi-
male si, ma viva e palpitante, del
Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa... »
cc Per me, tanto provata dal do-
lore con la morte di mia figlia di
26 anni e da quattro mesi con la
morte di mio marito, il riandare con
il ricordo alla casa di esercizi e a
tutti gli esercitanti, vuol dire rivi-
vere l'esperienza che mi diventa
sostegno e aiuto ad andare avanti...»
Parlano di rinnovamento interno,
di vita non più come prima, di smet-
terla con i compromessi. E c'è anche
chi dice (per es. il prof. Antonino M.
di Chioggia, 47 anni di vita e 18 di
cattedra al liceo statale) che gli sem-
bra di essere diventato cristiano per
la prima vo1ta al corso cLi esercizi, per-
ché ha avuto - dice lui - come
una folgorazione, e la verità ora l'ha
fatta sua. E la vita dovrà essere di-
versa, con questo dolce tormento che
dentro non ti dà pace.
Ecco allora «l'esperienza forte di
Dio~, non comune, non normale, inso-
litamentestimolante. Lui ti si presenta
e ti si manifesta. Lo conosci meglio,
lo senti, lo vedi; ne provi l'amore mi-
sericordioso, la provvidenza che ti dà
sicurezza. Se attendi a Lui e alla sua
parola nel silenzio (soprattutto inte-
riore), ti parla, li scopre i suoi se-
greti, puoi dialogare con Lui come
con un padre che capisce.
cc Il mio animo si è aperto a ve-
rità appena intraviste o addirittura
sconosciute, attraverso la parola
del predicatore e il conversare a tu
per tu con Il Padre celeste. La pa-
rola di Dio ha fatto presa tenace
nel mio animo ».
Quali le verità più scoperte, più
meditate? Da un sondaggio svolto su
400 tra i numerosi Cooperatori par-
tecipanti ai corsi indetti dall'Associa-
zione nell'estate scorsa, si possono ri-
levare le seguenti:
« Ho capito che non sono un
isolato; vive con me la Chiesa,
nella quale sono inserito come un
membro nel corpo ».
« Al Padre si va attraverso il fra-
tello Cristo e i fratelli che mi stanno
al fianco».
A ogni verità scoperta l'amore cre-
sce (qualche volta nasce per la prima
volta durante gli esercizi) e ti vuol
fare simile a Lui: • Chl mi ama os-
serva i miei comandamenti &. Ed ecco
i frutti più immediati: una volontà
forte di rinnovamento (non il solito
proposito); un voler essere diverso da
prima, a tutti i costi, che lo notino
anche gli altri per dare una più con-
vincente testimonianza cristiana.
u La mia vita dovrà esperimen-
tare ·un cambiamento cosi totale,
una volontà cosi ferrea, da non
farmi dimenticare mai la promessa
fatta al Signore l'ultimo giorno,
mentre si era tutti in adorazione
dinanzi al Santissimo ».
« Aspiro solo a santificarmi e a
salvare le anime. Il Da mihi animas
di Don Bosco non sarà solo nel
distintivo; lo farb mio ogni giorno
che Dio mi darà da vivere... ».
Viene spontaneo concludere: si do-
vrebbe parlare di più degli Esercizi
spirituali; si dovrebbe esortare, inco-
raggiare, persino forzare con delicata
fermezza a sperimentare questo in-
contro con Dio. t quanto scrive un
altro Cooperatore:
« Non ci dovrebbero essere più i
capitalisti dello spirito, i privlleglati
degli esercizi. Tutti dovrebbero far-
ne esperienza. Noi Cooperatori do-
vremmo promuoverli, facilìtarne
l'accesso a chi non ha possibilità
1
2

2.3 Page 13

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economiche, promovendo caritate-
voli soccorsi ai bisognosi... Questa
è autentica carità ».
I Cooperatori salesiani in realtà da
tempo s1 stanno movendo su una linea
a doppio binario:
- Esercizi veramente tali, juqyi da
ogni equivoco, con decisa esclusione
di quanto distoglie dal fine vero tlegli
Esercizi. Qui il sondaggio fatto è elo-
quente: si chiede più tempo per lari-
flessione e la preghiera personale, più
silenzio, omogeneità maggiore circa
l'età, e minore preoccupazione per
rendere comodo il soggiorno.
- Un numero sempre maggiore di
corsi, e possibilmente per categorie.
L'estate scorsa 60 corsi: di essi n per
coppie di coniugi, 12 per giovani oltre
i 18 anni, e fra questi 5 di orienta-
mento.
Con ciò i Cooperatori rispondono
a una e~igenza interna di una migliore
formazione dei soci e offrono un'occa-
sione di apostolato a favore di chi non
è cooperatore, secondo quanto Don
Bosco indicò loro nel regolamento.
E non potrebbe essere diversa-
mente. Il Concilio ha detto a chiare
note che l'apostolato deve avere
un'anima, e questa viene dalla pre-
ghiera e dall'intimità con Dio.
A conclusione, un appello a tutti
i nostri Cooperatori e lettori:
procuratevi l'alimento insostituibile
di un corso di Esercizi, proettratelo
ad altri, fatevi propagandisti di questa
esperienza. «Gustate e vedete quanto
è buono il Signore i>. È parola di Dio.
Quando l'uomo avrà assaporato una
«forte esperienza di Dio », non gli
sarà difficile <i convertirsi» nel suo
agire. T anti idoli cadranno dal loro ,,
piedestallo. Sarà ristabilita in lui la
gerarchia dei valori. Sarà dato a Dio
quel che è di Dio.
Nel prossimo numero pubbliche-
remo l'elenco dei Corsi z970.
1. Claon di Vehn11rlno (Treviso)
E&afClzi Spiri1uali per Cooperatori
2. LoN10 (Ancona)
e-c1z1 Spirituali per Cùòperìtorl
3. Geueno (Roma).
Esercizi Spirituali per Sacerdoti Cooperatori
ed Exalliavi.
4. M - (Vercelli)
Eaerclzi Spirituali per Coniugi Cooperatori
6. C.lcl (Pisa)
EMteizl Spirituali per Cooperatrici
6. hoogneno (Napoli)
Esercizi Spirituali per Cooperatrici

2.4 Page 14

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PROFILI DI COOPERATORI
L'avv. GIUSE
<< Un vero gentiluomo, che con ottimismo tutto sale-
siano seppe fondere insieme azione e contemplaziçne1>.
«Sembrava 1tna celebra.%ione pasquale!».
Due espressioni raccolte mentre la folla usciva dalla
chiesa dei Martiri Canadesi in Roma, dopo il funerale
di Giuseppe Scifoni, Cooperatore salesiano, già membro
del Consiglio Ispettoriale romano.
Nella cerimonia era prevalso l'alleluia al requiem, e
più che la dipartita si sentiva una nuova presenza fon-
data sulla certezza di un approdo felice al porto del
Cielo.
Vogliamo far conoscere ai nostri lettori qualcosa di
questo nostro «salesiano esterno >>, veramente insigne per
la sua testimonianza cristiana di eccezione.
Nacque a Roma nel 1897 da famiglia religiosissima
(un fratello è Gesuita). Si laureò in giurisprudenza e per
40 anni svolse l'ufficio di legale nel Credito Fondiario.
Dopo tre anni e mezzo di sofferenze, sostenute dalla
Comunione quotidiana e offerte a Dio con amore per
implorare grazie sulla Chiesa e sul mondo, tornò a Dio
il 27 aprile 1969.
Nella prima guerra mondiale scrisse la sua pagina di
gloria. Tenente di fanteria, durante la ritirata ebbe l'or-
dine di arrestare la marcia degli austriaci alla stretta di
Quero sul Piave e dal Monte Cornelia fermò l'avanzata.
Il 15 novembre 1917, ferito alla spina dorsale e a
un occhio da uno shrapnel, fu fatto prigioniero. La de-
corazione con medaglia d'argento sul campo e la pro-
mozione a capitano gli furono di conforto nella dura
prigionia di Mauthausen.
Sposatosi nel 1925, ebbe da Dio quattro figli, tra cui
una Figlia di Maria Ausiliatrice.
Il profondo amore alla famiglia, che educò insieme al-
1'ottima consorte in maniera esemplare, la rettitudine
nell'esercizio della professione, la vita cristiana profes-
sata con coerenza e senza compromessi, la generosità nel
donarsi, l'ottimismo e una immensa fiducia nella P rov-
12
videnza, fecero dello scomparso un uomo a cui si guarda
con rispetto e venerazione.
La sua vita cristiana era intensa, perché sostanziata
di liturgia (negli ultimi tempi, più libero da impegni
professionali, messa e comunione quotidiana; adorazione
anche notturna al SS.mo), e di una profonda pietà ma-
riana (rosario serale con la famiglia, guidato da lui
stesso).
Esplicò il suo zelo apostolico in diverse organizzazioni
·laicali, con particolari preferenze per l'Associazione dei
Cooperatori Salesiani. Ecco qualche giudizio di chi ne
condivise l'ansia di bene.
<1 Vero credente, profondamente convinto della bontà
delle opere che Don Bosco ha additato ai Cooperatori,
egli univa al suo carattere volitivo un animo sensibile,
una innata dolcezza e una facilità discorsiva che facevano
di lui un parlatore capace di svolgere argomenti, anche
controversi, in maniera chiara e persuasiva, tale da in-
teressare prontamente gli ascoltatori >> (C. S. Roma).
<< Pioniere del Consiglio Ispettoriale romano nel set-
tore stampa e spettacolo, si faceva apprezzare per la sua
infaticabile attività e per la sua parola convincente.
Svolse una attività attenta e costante in favore del-
1'A.I.A.R.T. con ottimi risultati>> (F. D. G. Roma).
Sr. Camilla De Martino, F .M.A., che lo preparò a
entràre fra i Cooperatori, cosi lo ricorda: << Destavano
grande ammirazione in me e nei Cooperatoci il suo at-
teggiamento di dignitoso servizio, la sua cordialità fe-
stevole, le trovate argute e sempre opportune, lo spirito
di adattamento nelle manifestazioni sociali quando, no-
nostante la buona volontà degli organizzatori, sorgeva
qu1khe inconveniente imprevisto. Ciò ehe per qual-
cuno in tali casi, era motivo d'impazienza, per lui era
occasione per dimostrare che ','per chi ama Dio tutto
coopera a bene".
Ma ciò che più conquistò la mia ammirazione fu il
suo spirito di preghiera, L'unzione quasi sacerdotale e
insieme la semplicità che lo distingueva quando si trat-

2.5 Page 15

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PPE SCIFONI
tava di collaborare a una funzione religiosa, di guidare
il santo Rosario, di raccogliersi in Dio. Non potrò mai
dimenticare, nel nostro pellegrinaggio a Lourdes, il suo
comportamento a una stazione della Via Crucis I).
Nell'ultima malattia, durata tre anni e mezzo, il suo
letto fu pulpito e altare insieme.
Alla figlia Suora:
« ... Ti scrivo dal letto ove mi trovo dal 24 dicembre,
a causa di un'artrosi alla spina dorsale che mi dà fastidio.
Del resto ho accettato quest'altra malattia con la certezza
che il Signore manda il sole e... la pioggia sempre per il
nostro bene, e per insegnarci che le croci sono neces-
sarie per purificarsi e diventare migliori...
Non capisco perché tutti debbano preoccuparsi di
me... io vado verso la "vera vita"; per me la vita co-
mincerà allora; qui siamo solo di passaggio... ».
11 buon umore non gli venne mai meno. Quando
qualcuno gli chiedeva come si sentiva, rispondeva col
suo solito sorriso: «Io sto... quasi benissimo, e tu come
stai ?». E si interessava subito della salute e dei problemi
del suo visitatore.
Anche inchiodato a letto fu apostolo. Aveva deciso,
se le forze glielo avessero permesso, di compiere un pel-
legrinaggio con i malati a Re. Alla sposa che gli diceva
che lo scopo sarebbe stato di chiedere la guarigione, egli
rispose che gli premeva di più la conversione di un caro
suo amico e che avrebbe domandato quella grazia.
Offerse le sue sofferenze anche per il Capitolo Gene-
rale. delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che era in fase
di svolgimento.
Ma la lezione più bella la diede nella serena e volon-
taria accettazione della morte. Diceva: << lo sono pronto,
aspetto solo che Dio mi chiami... Quale sarà la prima
cosa che Dio mi dirà? Quale sarà il primo sguardo di
Dio?... ».
La risposta la poté dare nelle prime ore del 26 apri-
le 1969, mentre i familiari con il sacerdote innalzavano
a Dio il Mag11ificat di lode e di rendimento di grazie.
COME PUO AVVENIRE
LA CHIAMATA
AL SACERDOZIO
Il Concilio invita i genitori e gli educa-
tori ad aiutare i giovani a distinguere la
chiamata del Signore: cc Questa voce
del Signore che chiama, non ci si
deve aspettare che giunga alle
orecchie dei futuri sacerdoti in
modo straordinario. Si tratta piut-
tosto di scoprirla, di distinguerla
attraverso i segni che ogni giorno
fanno conoscere la volontà di Dio
ai cristiani che sanno ascoltare.
Un giovane può essere attratto al sa-
cerdozio da un richiamo concreto: vuol
essere prete come il prete che conosce,
come il suo assistente scout, il suo in-
segnante di religione, il vicecurato della
sua parrocchia, il sacerdote che lo educa
e aiuta a diventare uomo e cristiano...
Per un altro è lo choc provato alla vista
del numero delle persone e special•
mente dei giovani che non conoscono
Cristo, a dargli il desiderio di consa-
crare tutta la vita alla predicazione della
Parola di Dio, ben sapendo tutto ciò
che questo richiede di decisione nella
nostra epoca.
Un terzo è stato guidato verso il sacer-
dozio dalla vita liturgica, dalla celebra-
zione della Parola e dell'Eucaristia; e
pensa che in seno a una comunità cri-
stiana il Signore gli chiede di essere
colui che ricoprirà questo ruolo di pre-
gare per la salvezza del mondo.
Per un giovane generoso può essere
l'impressionante scoperta fatta nel suo
ambiente di scuola o di lavoro, della
separazioneJ tra il mondo del lavoro e
la Chiesa, che gli rivolge il pressante
appello di consacrare la sua vita a col-
mare il fossato che esiste tra la Chiesa
e le masse e rendere a Cristo le folle
che lo hanno perduto.
Per qualcuno può anche essere la sco-
perta della dimensione della preghiera:
passare la vita'a intercedere per il mondo
e a pregare perché il piano di Dio si
realizzi e gli uomini rispondano all"ap-
pello di Dio, è un ideale che affascina.
Paolo VI ha detto: <e la voce di Dio
che chiama si esprime in due modi
diversi, meravigliosi e convergenti:
uno interiore, quello della grazia,
quello dello Spirito Santo, quello
ineffabile del fascino interiore che
la cc voce silenziosa» e potente
del Signore esercita nelle inson•
dabili profondità dell'anima uma-
na; e uno esteriore, umano, sen-
sibile, sociale, giuridico, concreto,
quello del ministro qualificato della
Parola di Dio, quello della Gerar-
chia, strumento indispensabile, isti-
tuito e voluto da Cristo, come vei-
colo incaricato di tradurre in lin-
guaggio sperimentale il messaggio
del Verbo e del precetto divino»

2.6 Page 16

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ASCUOT,,A
PBBSNSARSI
Processo alla famiglia
Il nutrito corteo dei dimostranti
inalbera un grande cartello: <! Cin-
que milioni di fuorilegie del matri-
monio chiedono giustizia >).
La giustizia consiste, ovviamente,
nell'ottenere il divorzio, o addirittura
il ripudio, come è implicito in uno
degli articoli della legge Fortuoa-
Baslini.
La ben orchestrata campagna gior-
nalistica gonfia le cifre, spreme la-
crime ai lettori con la narrazione
drammatica dei (! casi pietosi » che
rendono impossibile la convivenza co-
niugale, e l'italiano sprovveduto co-
mincia a pendere in favore del divor-
zio come soluzione giusta e inevi-
tabile.
·
Ma non tutti sono dello stesso pa-
rere. Certo, a parte l'esagerazione delle
cifre, le famiglie disgregate sono mol-
te, e i casi pietosi non mancano. Si
tratta di vedere se il divorzio non sia
il classico rimeclio peggiore del male.
La lunga esperienza dei paesi divor-
zisti sta a dimostrare che è proprio
cosi.
Allora l'italiano meno sprovveduto
si pone un'altra domanda: «A parte
la responsabilità dello Stato nel per-
mettere. che i mezzi della comunica-
. zione sociale insegnino solitamente
piuttosto il modo di demolire l'isti-
tuto familiare anziché il modo di co-
struirlo, la situazione sarebbe a que-
sto punto se i giovani si preparassero
con serietà al matrimonio ? E dal mo-
mento che, in ogni modo, i «casi pie-
tosi >> sono evidenti, non è più onesto
aiùtare i coniugi a risolverli, anziché
completare la distruzione del loro
amore con la separazione ? Il compito
del medico non è di eliminare gli am-
malati difficili, ma di tentare ogni
mezzo per guarirli>>.
Le radici del male
Ascoltiamo qualche sacerdote che
abbia un po' di esperienza pastorale.
14 Le sue riflessioni sono piuttosto sco-
raggianti. «Preparazione al matrimo-
nio ? Molti giovani non sanno nep-
pure dove stia di casa. Lo vedono
come un gioco, un'avventura, libero
da impegni morali. A furia di predi-
care la libertà del sesso e di condan-
nare come << mortificante »il controllo
degli istinti, parlare di stabilità, di in-
dissolubilità non ha più senso per
loro. Anche se si sposano in chiesa, il
più delle volte non hanno nessuna
idea del significato e del valore del
sacramento. I genitori, per la mag~ior
parte, non sanno educare i figli al
grande mistero dell' amore e alle re-
sponsabilità della famiglia. Al più, si
preoccupano degli aspetti materiali
della faccenda. Ma anche noi preti
dobbiamo recitare il mea culpa: certo,
ci preoccupiamo di salvare tutte le
oorme giuridiche. Ma quanto tempo
dedichiamo a preparare i nostri gio-
vani al matrimonio? >>.
E cosi, un fatto decisivo e irrever-
sibile per l'uomo, per la società e per
la Chiesa, qual è diventare marito o
moglie, padre o madre, si compie al-
l'insegna dell'improvvisazione, della
faciloneria, dell'avventura.
Non dovremmo poi meravigliarci
troppo se succede quello che succede.
Fidanzati a scuola
Meravigliarsi è ridicolo, conten-
tarsi di piangere è sterile. :Bisogna
fare qualcosa: bisogna c~nvincere i
giovani che il matrimonio è una fac-
cenda terribilmente seria, bisogna
aiutarli a prepararsi.
A Milano, un prete capace e co-
raggioso, don Paolo Liggeri, apre un
Centro di preparazione e di assistenza
matrimoniale sull'esempio di quelli
che già da molto tempo sorgono al-
l'estero ottimamente organizzati. In
via Lattuada 14 i fidanzati trovano
un gruppo di medici, di psicologi e
di giuristi specializzati a loro dispo-
sizione; gli sposi vi possono tornare
per risolvere i loro.problemi. L'Isti-
tuto «La Casa » diventa il modello
dei «Consultòri prematrimoniali e
matrimoniali &, che oggi in Italia sono
una quarantina. A Torino l'iniziativa
parte addirittura da una intrapren-
dente Congregazione di Suore: è una
«scuola per fidanzate >>, tenuta da una
nutrita schiera di specialisti, in via
Piave 14. Ci sono corsi anche per
giovanotti. È naturale che gli sposi
sentano il bisogno di ritornarvi per
riferire i risultati della loro espe-
rienza, per un supplemento di aiuto
e consiglio.
A Brescia l'Istituto << Pro Familia >ì,
una delle scuole più serie e più com-
plete di preparazione al matrimsmio
e di assistenza morale e religiosa agli
sposi, ha già celebrato i suoi cin-
quant'anni di attività.
A Palermo, in via Ùgdulena
Alcuni anni fa, un gruppo di cat-
tolici volenterosi, raccolti per lo più
attorno alla Parrocclua San Luigi di
Palermo, rivolsero a] loro parroco,
don Luigi Alessi, questa domanda:
«Che cosa possiamo fare per vivere
il grande comandamento dell'amore
del prossimo nel nostro ambiente so-
ciale? ». La risposta fu facile e im-
mediata: noi non riusciremo mai a
fare in modo che la Messa festiva sia
una vera assemblea di fratelli se non
aiutiamo questa gente a vivere fra-
ternamente fuori della chiesa, nella
loro vita ordinaria. Guardate le case
della nostra parrocchia. Accanto a co-
struzioni povere e grige ne sorgono
molte altre moderne e lussuose; ma
sono tutte ugualmente disumaniz-
zanti, perché frive di quel calore di
rapporti fra gli inquilini che deve ca-
ratterizzare una convivenza umana.
Non basta invitare la gente a venire
in chiesa, bisogna andarli a trovare
nelle loro case, sostituire i contatti
occasionali e di pura convenienza con
una sincera amicizia, offrire gli aiuti
materiali e morali di cui possono aver
bisogno.
Quegli uomini compresero molto
bene l'idea del parroco e diedero vita
a una Associazione per il risveglio

2.7 Page 17

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UNA SINGOLARE
ESPERIENZA
TRA I
COOPERATORI
DI PALERMO
Per fare un maestro ci
vogliono anni e anni di
studio Per guidare una
macchina ci vuole tanto
di esame e di patente
Nessuna preparazione per
diventare sposi e genitori?
Pal_._ I diri-
genti del Consultorio,
anomo alla Presiden-
te, signora Frenca
Camarda, sembrano
ll'Oddi&fatli della loro
e.pera.
A scuola per sposar-
si. Durenta una le-
zione della prof. loie
Sprio, della Facoltà
di Scienze all'Un1-
venità di Palermo.
. ...,,...,..
o .r-

2.8 Page 18

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evangelico della fami~lia. Ideale stu-
pendo, ma difficile. Bisognava prepa-
rarsi pazientemente. Giornate di stu-
dio, ricerche personali su libri forniti
da una apposita biblioteca, scambi di
esperienze, li portarono a una seria
maturazione spirituale. Impararono
cosi a vincere la naturale diffidenza
del prossimo evitando ogni atteggia-
mento antipatico, e comportandosi
con semplicità e cordialità. Nessuna
pretesa di superiorità morale, ma l'of-
ferta di un'amicizia sincera e costante,
discreta e rispettosa; l'esempio di una
vita autenticamente cristiana vissuta
senza ostentazione; l'organizzazione
di festicciole, di giochi, di gite, per
alimentare quella gioia che è tipica del
cristianesimo e dello spirito di Don
Bosco.
,
Un po' alla volta, non senza diffi-
coltà e delusioni, gli animi comincia-
rono a sgelarsi; e cominciò a formarsi
nella parrocchia quella vera fraternità
che trova la sua più alta e completa
espressione nell'adunanza festiva at-
torno ali'Altare.
L'atto di fede e di amore con cui
alcuni di quegli uomini si erano im-
pegnati a fare da lievito alla società
ha dato impensati sviluppi. Ne è nato
un Centro culturale che vita a due
3° CONVEGNO NAZIONALE
CONSIGLIERI ISPETTORIALI
D'ITALIA
ARICCIA (Roma) 1-3 maggio
Per una maggiore presa di
coscienza dell'essere sale-
siano.
Per meglio corresponsabi-
lizzarsi.
Partecipanti: tutti i Consiglieri
lspettoriali e coloro i quali av-
viandosi a divenirlo desiderano
conoscere meglio i propri compiti,
in vista del nuovo impegno.
Saranno presenti anche i Dele-
gati lspettorialì.
L'incontro riveste una speciale
importanza per l'Associazione Co-
operatori e offrirà un serio con-
tributo al suo «rinnovamento».
È quindi segno di responsabile
maturità e di serietà nell'impegno
prepararsi remotamente e parteci-
pare attivamente.
16
cenacoli di studio: per professionisti
e per universitari. Notiamo subito
che l'attrattiva non è soltanto cultu-
rale, ma piuttosto quella dell'amicizia
e dello spirito di farniglia che anima
entrambi i gruppi; nei programmi non
mancano i pic-nic e le gite turistiche.
Ma gli argomenti di studio sono im-
pegnativi: vanno dalla Bibbia alla teo-
logia, dalla sociologia al senso della
storia. E Ei esprime con una rivista
dal titolo programmatico: «Casa
mia».
La testa nel sacco
La scoperta più frequente e più
preoccupante di questi incontri fu
questa: troppi giovani si avviano al
matrimonio con la testa nel sacco.
Immaginarsi poi le conseguenze. Era
urgente fare qualcosa. Si affittano
alcune sale, si attrezzano in modo ac-
cogliente, si cercano uomini esperti
in problemi familiari, e si dà corag-
giosamente inizio a un Centro di pre-
parazione al matrimonio. Si affac-
ciano timidamente le prime coppie di
fidanzati per un corso di otto o dieci
giorni, a base di lezioni e di libere di-
scussioni. Ne escono contentissimi.
I corsi si moltiplicano con un cre-
scendo di partecipazione e di inte-
resse. I giovani sentono finalmente
parlare con chiarezza e completezza
dei loro problemi: che cosa vuol dire
amarsi sul serio, che cosa debbono
sapere della reciproca psicologia, come
si attua l'opera meravigliosa della ge-
nerazione, come risolvere il problema
dei figli e della loro educazione, quali
sono i risvolti giuridici e sociali del
matrimonio, come sia necessario l'a-
iuto di Dio perché l'armonia coniu-
gale resista al logorio del tempo. Le
richieste di precisazioni sono nume-
rose; le donne si dimostrano anche
più franche e risolute nel porre que-
stioni e nel discutere.
Le porte rimangono aperte
Con la realizzazione del matrimo-
nio il Consultorio non ha esaurito il
suo compito. Anche nei casi più for-
tunati è inevitabile che sorgano dif-
ficoltà. Differenze di origine sociale,
di temperamento, di abitudini, di edu-
cazione, imprevisti finanziari, il pro-
blema dei figli, rischiano spesso di
compromettere l'armonia e l'unità
della famiglia.
Ebbene, il Consultorio si offre a
queste coppie in crisi mettendosi ge-
nerosamente a disposizione con tutti
i suoi mezzi per impedire che il ma-
trimonio faccia miseramente naufra-
gio davanti al giudice, con la separa-
zione o addirittura con il divorzio.
Si tratta per lo più di problemi mo-
rali che ben difficilmente un giudizio
civile potrebbe risolvere. Invece al
Consultorio gli spo~i, singolarmente
o insieme, in un clima di assoluta ri-
servatezza, possono consultare il mo-
ralista come lo psicologo, l'assistente
sociale come il ginecologo, l'esperto
in economia come il giurista.
In questo tono di comprensione, di
competenza e di bontà, il più delle
volte le nuvole che minacciavano la
pace familiare vengono dissipate, e
l'amore viene riconquistato in una
forma più vera e durevole.
~ Ero in crisi, mi pareva di impaz-
zire, tutti mi consigliavano di resti-
tuire a mio marito pan per focaccia...
Al Consultorio ho ritrovato la pace,
non solo, ma sono riuscita a riportarla
anche in casa». «Al Consultorio ho
imparato quello che purtroppo i miei
genitori non hanno saputo insegnar-
mi: che i princìpi religiosi e morali
non sono né invecchiati né superati,
anzi restano condizione indispensa-
bile per una famiglia unita e felice».
Tiriamo le somme
A Palermo io via Ugdulena non si
fanno miracoli. Non si assicura il suc-
cesso a '"j'.;essuno né la guari~one a
tutte le coppie in crisi. Ma si 1nsegna
a costruire anziché a distruggere, a
contestare se stessi anziché contestare
gli altri, a non soffiare sul lumicino
tremolante né a spezzare il ramo in-
crinato.
Le difficoltà non mancano. Non
tanto di ordine economico (anche
quelle, ma la Provvidenza aiuta a su-
perarle) quanto piuttosto di ordine
psicologico.
Ci sono dei genitori che si scanda-
lizzano ancora perché i problemi della
vita coniugale vengono affrontati con
chiarezza e franchezza. O non rie-
scono a digerire che i corsi si tengano
in ore serali, dopo la giornata di la-
voro; ma non si può fare diversa-
mente.
Gli stessi fidanzati, che spesso
ostentano grandi pretese di moder-
nità, coltivano ancora una discreta
dose di diffidenza per una iniziativa
che li invita a prendere il matrimonio
sul serio e non come un'avventura
passionale.
Eppure i responsabili del Consul-
torio di Palermo sanno di non essere
che agli inizi. Il fallimento della fa-
miglia sarà scongiurato soltanto allora
quando i giovani si convinceranno
che per riuscire buoni sposi e geni-
tori sapienti si richiedono molti anni
di seria preparazione, a cui i «Corsi
per fidanzati 1> daranno semplicemente
il tocco definitivo.

2.9 Page 19

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Educhiamo
come
Don Bosco
Mostrategli
che lo amate
Un giorno, a Roma, Don Bosco Disapprovate le azioni com-
si trovò la strada sbarrata da un piute dal ragazzo quando lo
gruppo di ragazzacci che volevano meritano ; ma non disappro-
divertirsi alle spalle di un prete. vate mai ciò che lui è . Non c'è
Non sapevano che quel prete era
Don Bosco. Avevano fatto una
barriera come per chiuderlo in
trappola e ridacchiavano beffardi.
contraddizione in un papà se rim-
provera il figlio perché si com-
porta male e poi lo abbraccia di-
cendogli che gli vuol bene. Lo si
rimprovera ·solo perché lo si ama;
Don Bosco t ranquillo avanzò sino
a loro; poi ebbe un gesto im-
provviso di cortesia: si tolse il
cappello e chiese: « Mi potete
è un concetto che i ragazzi af-
ferrano al volo e capiscono molto
bene.
permettere di passare?». Lo disse Lodate il ragazzo più per
con estrema gentilezza e sorrise. quello che è, che non p er
Quei ragazzacci di colpo zitti-
rono; rimasero affascinati dal suo
volto mite e sorridente. « S'imma-
gini, reverendo, passi pure». Ave-
vano capito che Don Bosco li
amava. Diceva Pascal: « Il primo
effetto dell'amore è di ispirare un
gran rispetto».
quello che fa. Di solito l'educa-
tare loda il ragazzo quando fa
qualche azione meritevole. 11 ra-
gazzo in realtà dovrebbe ricevere
più lodi e più affetto proprio
quando, nonostante la sua buo_na
volontà, non ci riesce o quando
ha fatto qualche sbaglio involon-
tario, nonostante i suoi sforzi di
far bene.
Educare i ~agazzi è senza dub- M ostrategli che gli volete
bio il compito più impegnativo e bene. Amare non basta; dovete
complicato che esista. Che cosa fare in modo che il ragazzo ne
deve fare chi vuol diventare dav- sia consapevole e se ne accorga.
vero un bravo educatore? Il re-
quisito più necessario e più im- Ecco un concetto battuto e ri-
portante è l'amore. Scriveva Don battuto da Don Bosco. A dimo-
Bosco nella prefazione al suo vo- strargli che gli si vuol bene, certe
lumetto di preghiere intitolato « Il volte è sufficiente un sorriso. È
Giovane Provveduto» e indirizzato possibile raggiungere questo sco-
ai giovani:- « Miei cari, io vi amo po mediante un'infinità di azioni
tutti di cuore; e basta che siate e di piccoli gesti.
giovani perché io vi ami assai». Per esempio, siate visibilmente
Il tipo di amore di cui •it ragazzo fieri di lui anche quando non ce
ha bisogno potrebbe essere rias- ne sarebbe motivo: è una maniera
sunto con la seguente frase: « Ra- pratica di incoraggiarlo e di fargli
gazzo mio, ti voglio bene non per sentire che lo' si ama. Forse il
quello che fai o per quello che modo migliore di comunicare il
non fai, ma perché sei tu». Ecco vostro affetto consiste net lodare
l'amore incondizionato; è un tipo il ragazzo, quando ha fatto qual-
di amore che invoglia ad agire, cosa di buono. È cosl che amava
senza paura per le conseguenze Don Bosco: «Miei cari, basta che
di qualche possibile errore. Ci sono siate giovani perché io vi ami as-
alcuni suggerimenti che possono sai ». Glielo diceva e glielo ripe-
aiutare a metterlo in pratica:
teva: non se ne stancava mai.
17

2.10 Page 20

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Abbiamo avuto tra mano cjuesta lettera che i
novizi della Bolivia hanno indirizzato a un
gruppo di amici. La pubblichiamo perché non
priva d'interesse per la spontaneità dei sentimenti
e perché rivelatrice dello spirito che anima
quei futuri figli di Don Bosco, il quale alla
loro età si era adattato a fare tutti i mestieri
per prepararsi alla sua missione di
apostolo dei giovani lavoratori.
In Bolivia i
novizi si sono
costruita
la casa------~---------
Il giorno 15 gennaio era segnato nella nostra a~enda
come data di partenza per una nuova vita. Tutti riu-
niti in La Paz, capitale della Bolivia, aspettavamo con
ansia quel giorno. Avremmo cominciato l'avventura del
« noviziato ». Era costato molto ai superiori ottenere il
noviziato in questa giovane nazione. Ora ce l'avevamo.
O meglio, c'era il terreno, ma la casa dovevamo co-
struircela.
Quel giorno ci alzammo prestissimo. Il <1 ferrobus 1> ci
avrebbe portati, attraverso l'immenso deserto dell'alti-
piano boliviano, alla pianura di Cochabamba, dove i su-
periori avevano ·scelto il posto del noviziato, in una
vecchia hacienda, vicino alla nostra casa di Fatima-
Cochabamba. A dire il vero i muratori avevano già co-
minciato qualcosa fin dall'ottobre precedente, ma i\\ pe-
riodo delle piogge aveva interrotto il lavoro.
Passato il primo giorno a sistemarci nella vicina casa
di Esercizi spirituali, cominciammo i lavori. I muratori,
quando videro arrivare quel gruppo di dieci giovanotti
entusiasti, allegri e« lavoratori>>, si rallegrarono. Il nostro
sorriso, il nostro lavoro li conquistava, adesso anche loro
ci davano dentro con più voglia. Facevamo quattro o
cinque ore di lavoro al giorno. Il primo giorno ci piaé9ue,
ma dopo tre o quattro giorni, sentivamo già la fatica.
Però pareva che non ci stancassimo mai. Il gruppo,
anche se di caratteri differenti, era abbastanza omogeneo:
un assistente, otto boliviani e un italiano di nome Renzo,
arrivato io dicembre per fare il noviziato in Bolivia.
Si preparava il cemento. Noi che eravamo abituati a
preparare solo còmpiti e lezioni, all'inizio, Jo facevamo
o tropea secco o troppo bagnato; poi pareva che fossimo
18 già dei professionisti. Si facevano mattoni (adobes) con
paglia e fango, si portavano pietre e terra. Alla sera le
nostre mani di studentelli erano piene di calli e di fe-
rite. Il volto però era sempre allegro e il cuore ci can-
tava dentro.
Nei giorni 29 e 30 gennaio arrivò un altro bel gruppo
di novizi: 14 peruviani. Avrebbero cominciato con noi
il noviziato. Dopo la vacanza dedicata alla festa di Don
Bosco, al benvenuto ai nostri amici peruviani e all'inizio
ufficiale del noviziato, si tornò al lavoro. Ora le pareti
erano finite. Bisognava mettere porte e finestre, la luce,
imbiancare e verniciare i muri. Eravamo 24: due qua
per verniciare, tre per la luce, altri quattro per im-
biancare le pareti, tutti eravamo indaffarati e con che
voglia si lavorava! Stavamo costruendo la «nostra» casa.
Non sappiamo se nella storia della Congregazione si legga
di novizi che si sono costruita la casa. Si trattava di un
primato e questo ci animava e sosteneva nelle fatiche.
Si era anche in piena linea conciliare: povettà, che
vuol dire lavoro per guadagnarsi il pane. I nostri vicini,
poveri «indios colla », non si sono scandalizzati per la
casa che sorgeva nei pressi delle loro misere capanne.
Capivano che quei giovani allegri, sempre col canto sulle
labbra, ne avrebbero fatto un buon uso. Quando ci in-
contravamo per qualche passeg~io di poche ore, essi che
normalmente sono chiusi aih estranei, ci salutavano
come se fossimo stati vecchi amici. La sera quando il
sole t ramontava, ci univamo col canto «Dio ci ha dato
mani per lavorare, piedi per camminare, borea per cantare,
orecchi per ascoltare il canto degli uccelli: grazie, Sig11ore,
per la gioia di vivere. (Gracias, oh Dios, por la alegrfa
de vivir) 1>.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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SauJ, un boliviano di 19 anni, venuto al noviziato dopo
il se~to anno di secondaria, ci accompagnava con la sua
magica chitarra. E questo bastava per farci dimenticare
le fatiche del giorno.
Cosi la casa del noviziato venne su a poco a poco e si
seminarono i primi fiori. Dopo due mesi si cominciava
a vedere qualcosa. Niente lusso: pavimenti di cemento,
muri di adobes, tetti di lamiera, lampadine pendenti dal
soffitto, banchi di legno, povertà e semplicità.
Dichiarazioni? Interviste? Niente di tutto questo.
No~ c'era tempo. Qualche letterina piena di nostalgia
e d1... sudore alla mamma lontana, o agli amici del-
l'aspirantato per aggiornarli sulla nostra avventura.
Niente più. Però sarebbe stato bello con una cinepresa
filmare quei volti pieni di sudore e terra, che sorride-
v:mo ~ontenti. ~ b~llo era che la nostra allegria conta-
giava I muratori e 1 peones. Allo stesso tempo venivamo
a contatto con le miserie di questi poveri indios, che tra
un eecchio di cemento e l'aJtro, ci raccontavano di
e deJle loro famiglie. Vestivano stracci. Qualcuno di noi
ha.r~unciat? a qualche sua C!1Jllicia o pantaloni per farli
felici. Mangiavano poco e lavoravano sodo. La ditta dava
loro da 8 a 10 pesos al giorno (400-500 lire al giorno)
con la famiglia da mantenere: 300 pesos al mese,
15.000 lire! ~ vero che qui la vita non costa molto, ma
15.000 lire sono sempre r5.ooo lire.
Qualche volta la sera, quando si andava a far merenda
o a cenare, c'era appetito, ma veniva la voglia di non
mangiare. Si pensava a Felipe, alla sua sposa e ai suoi
quattro figli, che quel giorno dovevano mangiare con
500 lire; o a Memfn di 12 anni, che con le sue 400 lire
doveva mantenere la mamma malata e i suoi fratelli
più piccoli. Bell'inizio di noviziato! Realistico e benefico
contatto con la vita e la miseria dei nostri vicini.
La Pasqua segnò la fine dei lavori. Si lasciava la casa
di Esercizi e si entrava nella nostra casa. La prima notte
d?rmirnmo p~ofondamente, poi si tornò alla normale
v~ta del noviziato: preghiera, scuola, lavoro, giochi. Vi-
viamo nella casa nuova, però non è ancora tutto finito.
E poi c'è anche un grande orto da coltivare.
<;::i ~end~vll: ~co~a un'altra avvent°1:a. QueUe popo-
lazioni a noi v1cme s1 aspettavano da noi qualcosa di più
che una semplice testimonianza passiva, anche se vera
e autentica. Si legge nel Vangelo di S. Luca: (<Dopo
questo_, i~ Signore _scelse a~tri 72 e li mandò a tutte le po-
polazwm e luoghi per cui sarebbe dovuto passare, e disse
loro : "La messe è molta ma gli operai sono pochi. An-
date...">>. Avvenne qualcosa di simile tra di noi la se-
cond~ domenica dopo Pasqua, ~iornata mondiaÌe delle
v?cazioni. Il Maestro dei novizi ci divise in gruppetti
d1 d~e o tre ~ ci_mandò alle_popolazioni vicine per aiu-
tare 1 parroC1, pmttosto aaz1aru e stanchi, per intratte-
nere i ragazzi, farli giocare, dare lezioni di catechismo,
far pa~sare loro un allegro sabato-pomeriggio, e farli poi
partecipare ~l~ M~ss:a a!Ja domenica: Tutti rispon-
demmo con g101a all ap,p~llo. '!-,a d?memca precedente il
Vescovo era venuto a v1s1tarc1 e gli avevamo parlato dei
nostri progetti. Accettò entusiasta e commosso.
I primi contatti furono disastrosi. La gente ci acco-
glieva .come estranei. Passavamo casa per casa, cerca-
vamo 1 bambini, come avevano fatto i primi missionari
salesi_ani in J\\rge?tina. Quando videro che facevamo gio-
care 1 ragazzi e msegnavamo loro a essere buoni e edu-
cati, li facevamo cantare, davamo filmine, allora cadde
ogni prevenzione. I ragazzi correvano a frotte, e con loro
i frate~lini e 1~ s?relline. Ora q_uando arriviamo noi è
festa: i ragazzi c1 aspettano e c1 J!,.Ccolgono al grido di
«Olti, padrecitos ». Ormai siamo di casa e maturano i
P:imi frutti. Sa_n~o ~ià st~re in chiesa, _sanno preg~re,
giocano senza b1st1cc1are, s1 vestono meglio la domenica
si lavano...
'
Cosl si andava avanti: un po' di apostolato fuori e
molto molto studio dentro. Però c'era sempre un grosso
P:~blema, quello del pref~tto, che doveva pagare i de-
b_ltl della casa e procurarci da mangiare. Allora comin-
ciarono le lettere per cercare amici in Italia. Molti ci
aiutar~mo (approfitt½m? pc~ ringraziarli!): ragazzini di
collegio, come quelli di Trmo V., che ci mandarono i
risparmi della quaresima; chierici, come quelli di Fo-
glizzo, che ci aiutarono nella costruzione del noviziato·
anime buone.che inviarono qualche loro risparmio. '
Paolo VI diceva qualche tempo fa agli alunni dei col-
legi salesiani di Roma: «Non è questo il momento dei ti-
mùli,. dei pigri, degli estranei alla vita, ma dei generosi
dei forti, dej pz!ri, dei convinti; di chi sa credere, sperar;
e amare; di clu è pronto a pagare con la vita la estensione
del regno di Cristo e la ve11uta di tempi migliuri >>.
Questo ci consola, siamo col Papa. Un altro grande
amico dei giovani, che ha dato la sua vita per un mondo
più_ nu?vo ~ ~g~ore, Bob K~nnedy, in un messaggio
agli umvers1tan di Alabama, diceva: << Tocca a noi tro-
vare le soluzioni nuove. Dobbiamo trovarle non soltanto
nella tranquilla meditazione dello studio, ma nella pol-
vere e nel sudore, nel turbine e nel rimbombo del-
l'arena. E le soluzioni devono essere spassionate».
La nostra casa intanto si fa sempre più bella e comin-
ciano a spuntare le prime rose: sono rosse come il sa-
crificio che ci è costato il farle crescere.
I novizi della Bolivia e del Perù 19

3.2 Page 22

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NEL
-----~MONDO
SALESIANO
Torino-Valdocco • Mons. Angrisani
celebra la sua Messa d•oro
e tiene la prima conferenza annuale
ai Cooperatori salesiani
I singolari rapporti che legano mons. Giuseppe ~
Angrisani. vescovo di Casale, con la Famiglia
salesiana ce lo fanno sentire uno di famiglia.
Per questo il 25 gennaio scorso abbiamo vo-
luto festeggiare il suo Giubileo d'oro nella
Basilica di Maria Ausiliatrice e avere la gioia
di ascoltarlo nella prima Conferenza annuale
ai Cooperatori di Torino sul tema: La carit/J
di Don Bosco.
Exallievo dell'Oratorio di Valdocco. devoto e
profondo conoscitore di Don Bosco e della sua
Opera, mons. Angrisani è Cooperatore e mem-
bro della presidenza della Confederazione mon-
diale degli Exallievi salesiani. come presidente
degli Exallievi Sacerdoti. Già segretario del
card. Gamba, affezionatissimo exallievo di Val-
docco vivente Don Bosco, regge da trent'anni
la Diocesi di Casale Monferrato. È scrittore
agile, versatile, apprezzato soprattutto dai sa-
cerdoti. Ma eccelle specialmente come oratore
sacro. Lo stesso Papa Giovanni nel 1963 lo
volle predicatore dei suoi Esercizi in Vaticano.
Don Bosco, S. Maria Mazzarello, S. Domenico
Savio hanno trovato in mons. Angrisani un
cantore convinto e convincente della loro
santità. Nel congresso mondiale dei Coopera-
tori salesiani tenutosi a Roma nel 1952 mons.
Angrisani in una magistrale conferenza, pre-
sente l'allora mons. G. B. Montini, rappresen-
tante di Pio Xli, mise a fuoco la missione pe-
dagogica, ascetica e pastorale che Don Bosco
ha affidato alla sua terza Famiglia.
Il più autorevole giudizio sulla predicazione di
mons. Angrisani l'ha dato Papa Giovanni nel
«Giornale dell'Anima». dove la definisce «sem-
pllce. trasparente. incoraggiante».
Buenos Aires Inaugurato
il Santuario Mariano del
<< Centro Ricreativo Don Bosco»
L'iniziativa di un numeroso gruppo di emigrati ~
italian i. raccolti intorno alla Chiesa italiana, sta
concretandosi. Una grande « Ciudad deportiva
Don Boscoll, dedicata al Santo dei giovani,
è in via di costruzione a cinque chilometri dalla
capitale. a fianco dell'autopista internazionale
di Ezeiza. Anima dell'opera è il salesiano don
Francesco Daparo, rettore della chiesa degli
italiani « Mater Mlsericordiaell. La prima parte
dell'opera - il Santuario Mariano - à già
una realtà. All'inaugurazione una moltitudine di
italiani e di figli di italiani si raccolse attorno
al nuovo tempio. Accanto all'altare, preparato
nell'atrio, le autorità ascoltarono la Messa ce-
lebrata da mons. Raspanti, vescovo diocesano,
il quale sottolineò l'importanza del Centro
Ricreativo Don Bosco, che sorge sotto gli
ausplcl della Congregazione e con la generosa
20 partecipazione di tanti emigrati italiani.

3.3 Page 23

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Messico Il Superiore dei Mixe
eletto Vescovo
I nostri lettori ricorderanno l'intervista con ~
mons. Braulio Sanchez, superiore dei Mixe,
popolo primitivo del Messico, pubblicata nel
numero di giugno 1969. Ora siamo lieti di
annunziare che mons. Sanchez è stato eletto
Vescovo e nominato primo Prelato della nuova
Prelatura dei Mixe.
Mons. Braulio Sanchez è nato a Città di Mes-
sico nel 1922. A 17 anni era già salesiano.
Ordinato sacerdote nel 1950, diresse varie
nostre opere del Messico rivelando doti parti-
colari per la pastorale giovanile, finché nel 1962
fu inviato a fondare la Missione tra i Mixe.
Sull'esempio di Don Bosco, mons. Sanchez e
i suoi missionari cominciarono con i ragazzi,
che aprirono la strada per raggiungere gli
adulti. Prima preoccupazione dei missionari è
stata quella di catechizzare, ma contempora-
neamente hanno svolto una intensa azione so-
ciale e caritativa, seguendo i princlpi della
Populorum Progressio e gli orientamenti con-
ciliari.
A mons. Sanchez gli auguri e le preghiere della
Famiglia Salesiana perché si realizzino pron-
tamente i suoi piani apostolici per l'evangeliz-
zazione del buon popolo Mixe.
Il Rettor Maggiore
inaugura nuove opere
a San Donà di Piave (Venezia)
Il 29 dicembre u. s., il Rettor Maggiore don ~
Luigi Ricceri, alla presenza delle autorità citta-
dine, di un folto gruppo di oratoriani, coope-
ratori ed exallievi, inaugurava due complessi
che servono al completamento dell'Oratorio e
del Centro di addestramento professionale. Il
primo complesso comprende aule scolastiche,
una sala di studio, altri ambienti per banda e
associazfoni. Il secondo comprende attrezza-
ture sportive, due grandi aule per la fisica e il
disegno, e un piano riservato al Centro di Orien-
tamento spirituale e sociale; cappella, audito-
rium, biblioteca, sale per raduni. In seguito il
Centro di Orientamento avrà una 6quipe di
specializzati, che attenderà ali'orientamento
psicopedagogico dei giovani dell'Oratorio e
della zona.
Giovani congolesi
si costruiscono la casa
I giovani della nostra parrocchia di Ruashi- ~
Lubumbashi, durante le vacanze estive si sono
applicati con entusiasmo alla costruzione della
loro << Nyumba ya Vijana » (casa dei giovani).
Essa è destinata ad accogliere i giovani per le
loro attività: oratorio, sale di ritrovo, attività
parascolastiche, aiuto ai ragazzi poveri ecc. Al
lavoro hanno intramezzato un vivacissimo
torneo di calcio, che ha servito di attrattiva per
tanta gioventù insensibile ad altri richiami.
NEL
MONDO
SALESIANO

3.4 Page 24

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NEL
MSOANLDESOIA--N--O-----
Bombay La casa che ospitò
Paolo VI divenuta sede
di una nuova Visitatoria Salesiana
Una nuova circoscrizione salesiana, costituita ~
da sette opere, è stata creata nell'India Sud- ,
Ovest. È la Visitatoria di Bombay, staccata
dall'lspettoria di Madras. che contava 49 opere,
e ha la sua sede accanto al grande Santuario
di Maria Ausiliatrice, nella casa di Bombay-
Matunga, che nel 1964 ebbe l'onore di ospi-
tare Paolo VI nella sua visita a Bombay. Ne è
superiore don Dionigi Duarte, già direttore della
casa di Madras-Kilpauk. La Congregazione sa-
lesiana in India conta 112 opere con oltre
900 salesiani, organizzati In tre lspettorie
(Calcutta, Gahuati, Madras) e nella nuova
Visitatoria di Bombay.
St. Thomas' Mount (India)
Il villaggio RAI -TV Nagar
« RAI-TV Negar» è Il nome di un villaggio di
13 case. capace ciascuna di ospitare una fa-
miglia di sei persone, inaugurato lo scorso
agosto, a St. Thomas· Mount, a 8 miglia da
Madras. Il nome gli viene dalla Radio Televi-
sione Italiana (Rai-Tv), che lanciò un appello
del salesiano don Giuseppe Baracca in favore
dei senzatetto. Il nuovo villaggio è il risultato
delltt generosità del popolo italìano.
All'inaugurazione intervenne il primo ministro
di Tamil Nadu, signor Thlru M. Karunanidhi,
che cosi si espresse: « Sono veramente felice
di dichiarare aperto "RAI-TV Nagar", questo
luminoso, piccolo vìllaggio che vedete davanti
al vostri occhi. Lodo gli sforzi dei padri Sale-
siani nel provvedere un ricovero ai senzatetto
in questi tempi di acuta crisi edilizia. Don Bosco,
conosciuto in tutto il mondo come fondatore
di una Società che ha tra le mani tante opere
filantropiche, incominciò il suo lavoro sociale
nel 1841, e fin d'allora i suoi fedelì seguaci
hanno iniziato a servire l'umanità nelle più
svariate maniere. A nome del Governo e del
popolo di Tamil Nadu desidero espri mere il
mio profondo apprezzamento per il grande
cont ributo che i Padri Salesiani danno all'edu-
cazione e al progresso sociale e tecnico di
questo stato». Altre case saranno costruite a
mano a mano che giungeranno gli aiuti finan-
ziari. È prevista anche la costruzione di un
dispensario, di una scuola e di altri edifici in
22 modo da rendere il villaggio autosufficiente.

3.5 Page 25

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AGUA DE BIOS NON PIO' CITJff
DR DOLORE, MA DEllA SPERANZA
N el 1966 un giornalista olandese, il sig. Guglielmo Hornman, volle preparare un servizio per il suo
giornale sulla realtà della lebbra nel mondo. Come campione, scelse la cittadina di Agua de Dios,
perché sapeva di trovarvi un connazionale, il salesiano don Francesco van Galen, che gli avrebbe
facilitato il compito.
Don Francesco si trovava in Colombia da oltre trent'anni. Un pezzo d'uomo alto due metri, ricco
d'ingegno e di volontà, aveva lasciato la sua famiglia e la sua patria nel fiore della giovinezza per
dedicarsi ai lebbrosi.
Il servizio dettato per il giornale olandese fu l'eco di una esperienza sconvolgente: il problema dei
lebbrosi vi era presentato in tutta la sua crudele realtà.
Ci sono le suore e i missionari - concludeva il signor Hornman - che si fanno letteralmente in
quattro per alleviare le sofferenze di quei poveri infelici. Ma ehè cosa può fare un pugno di valorosi
quando il lavoro è troppo al di sopra delle loro forze, e quando mancano i mezzi per un inter•
vento veramente efficace? Nemmeno il conforto della fede può far presa su quelle povere creature
quando la devastazione del corpo coinvolge anche l'anima, fino a farli impazzire per il dolore e per
l'isolamento morale in cui sono gettati.
tNFERMOS DEL HOSPITAL " BOJYACA
}.\\GRADECEtl
}IOLAnDA .

3.6 Page 26

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IL LEPRAFONDS
La relazione del giornalista Homman scosse pro-
fondamente l'opinione pubblica olandese. Pubblicata
prima dal Kaiholieke Illustratie, fu ripresa da1 Nieut11e
Revu, e perfino dal maggior quotidiano olandese, De
Telegranf. Il Bollettino Salesiano non mancò di fare
la sua parte.
E non si rimase sul piano de11e emozioni: si volle
fare qualcosa. I fiorini cominciarono ad affluire a mi•
gliaia. Ora bisognava saperli impicgaro con avvedu-
tezza; non solo, bisognava impedire che si trattasse
del solito " fuoco di paglia", destinalo a spegnersi
presto. Ed ecco nascere l'idea di fonùare un'associa•
zione permanente, coslituita in massima parte di laici,
allo scopo di condurre una lotta organizzata e conLinua
contro la lchbra nel mondo. Sorse così il Lep~afonds.
Si continuò a raccogliere denaro per la costruzione di
ospedali e per l'acquisto delle medicine; ma nello
st esso tempo si volle eosliluire un gruppo di leprologi,
di psicologi e di sociologi debitamente qualificati.
Era necessario creare un movimento parallelo in
Colom.hia. Alla fine di dicembre del 1966 era morto
prematuramente don Francesco Van Galen, a soli
53 anni.
Quell'uomo generoso &i era conquistata la stima
generale per la sua intelligenza, la sua fine sensibilità
(sopr• $O/lo) Tra le nuovo realizzazioni ci sono quolle ambientali.
Cosi lo scorso anno si po1erono aprire il nuovo refettorio a la "sala
di rlablli1a2ione.., dove i mala1i 11ovano i mezzi per rl1bili1arsi al lavoro
e anche per ricrearsi.
<• sin/ma) Una mamma lebbroso col suo bambino esprime ricono•
scen:ta al Dr. Rosier e a don Elsakkers, salesiano olandese cho spenda
la vha 1ra I lebbrosi.

3.7 Page 27

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e la profonda bontà del cuore. Lasciava molte testi-
monianze del s uo lavoro, ma la sua memoria rimarrà
legata soprattutto alla lotta da hri condot ta coraggio-
samente e con successo perché fossero restituiti i diritti
civili e politici ai lebbrosi, senza ingiuste discrimina-
zioni. L'associazione colombiana ch e collahorava con
quella olandese alla redenzione dei lebbrosi, non ebbe
dubbi sulla scelta del J1ome, e si chiamò « Fondazione
Francesco Van Galen ».
PRIME REALIZZAZIONI
I fondi raccolti in. Olanda trovarono il loro imme-
diato impiego, anzilnlto nel miglioramento delle con-
dizioni generali degli ammalati. Recentemente è stato
inaugurato un nuovo edificio ove gli i nfernri vengono
riabilitati al lavoro mediante un'adeguata terapia, e
l'apprendimento di facm attività, utili alla comunità
st essa (sartoria, caboleria, ecc.). Inoltre vi trovano
tutto quello che può giovare alle loro forze fisiche e
morali, in modo che riacquistino fiducia in una vita
che si possa chiam.arc umana. Ecco quindi il dispensa-
rio in cui vengono dislriliuite gratis le medicine neces-
sarie; ecco la biblioteca, le s ale di ricreazione e il nuovo
teatro, dove si offrono indimenticahili serate di svago
ai lebbrosi.
Ma ciò che più sta a cuore ai Colomhian.i è la costru-
zione di un piccolo villaggio intitolato al Padre van
Galen, che ospiti i lebbrosi e perpetui la memoria di
questo grande .figlio di Don Bosco nella nobile Nazione
in cui ha lavorato.
Nella Fondaz~ne Van Galen sono stati assunti due
rinomati m edici col ombiani, specializzati nella cura
della lebbra: i dottori Rivas e l soza. Con la loro colla-
borazione si prepara ora la costruzione e l'attrezzatura
di un centro medico ove gli ammalati saranno c urati
secondo i più mode:rni ritrov ati della scienza.
Di dovrà pure partire una ben organizzata cam-
pagna per la prevenzione della lebbra. Si è già comin-
ciato un intenso studio sociologico che continua a va-
gliare le barriere sociali ch e provocano l'isolamento e
l'emarginazione del malato, e che costituiscono l'osta-
colo più grave per l'integrazione del l ebbroso nella
società. Come si sa, la malattia è guaribile per almeno
j J 90% d ei casi se viene curata in tempo, e le precau-
zioni per evitare il contagio non sono difficili.
Per questi progetti la collaborazione dei salesiani
e delle Suore è stata rilevante. Agua de Dios, la città
del dolore, diventa così la città della speranza, in cui
uniscono l e forze contro la lebbra nrissionari, laici
quali.:6.cati, medici specializzati e tutte quelle anime
generose che vorranno contribuire con il loro aiuto
alla vittoria sul tenibile male.
Sarà una realizzazione modello, che farà onore alla
Colombia, un vero p:rogetto pilota che potrà imporsi
all'attenzione di tutti i lebbrosari del mondo.
Lavorare
1ns1e111e
CLUB OEI
--CENTOMILA
t la proposta del « Club dei Centomila• nel
quadro delle iniziative per la realizzazione di opere
sociali nei paesi in via di sviluppo. Una proposta
per contribuire in modo organico e tangibile
alla soluzione dei problemi di molti nostri fratelli
che. ancor oggi, non hanno pane. medicine,
lavoro. Il programma del Club è concreto, già in
fase di realizzazione: nel 1969, tra l'altro, è stata
rimessa in funzione una riseria, si è provveduto
ad attrezzare una sala chirurgica, sono s1ate allestite
due officine meccanrche. Ma i problemi da risolvere
sono molti ed estremamente complessi. Per questo
è necessario il tuo appoggio. Aderisci al « Club
dei Centomila• compilando Il modulo in calce,
oppure prendendo contatto personalmente. per
lenera o per telefono. con la nostra sede, piazza
Maria Ausiliatrice, 9 - Torino - tel. 47.16.78
L'adesione al « Club dei Centomila 11
6 testimonianza di solidarietà umana
Desidero lSCflvMmi al Club del CemomHaI per ranno 1970.
A 111 fine ho provvedu-10 a ve,wre in data_ __ __ _
L 1000 sul c.c.p. n. 211356 intestano a:
Club del Centomil• Opare Don Bo•co
Pfau.11 Maria AuslUatric• 9 10100 Torino
Nome
Coonome
N: co5?1ce

3.8 Page 28

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«1nThailandia c'è una sola città
e è un capolavoro: Bangkok »,
mi dice l'Ispettore salesiano don Co-
lombini. :t vissuto gran parte della
sua vita a Bangkok, da quando ci
venne giovanissimo, con u~ monte
di sogni nel cuore e un grande ideale
di donazione. f..: ancora eccczfonal-
menIe giovane di spirito, e i sogni
di un tempo, che trascinava clallt
montagne ùel suo Trentino, non gli
sono punto sfioriti. « Bangkok i;i
estende lungo il magnifico .Menam
Chao Phraya (che significa "l\\Iadrc
delle Acque Nobilissime") un«> dei
più poetici fiumi del mondo. Enor-
mi tronchi di legno teak, preziosi
quasi quanto l'oro, vengono fluitati
lungo il suo corso. Zattere di bambr,,
tenute insieme da liane della giw1-
gla, con sopra una capanna di stuoie
di cocco, navigano silenziose lungo
le acque color caffelatte. Gli abi-
tanti degli altipiani vengono a ·\\'all1•
sulle basse canoe. Nelle pin11urc i
contadini portano al fiume eriormi
sacchi di riso ».
Sonidc: tutto il volto di tlon Co-
Jomhini, anche le rughr attorno agli
occhi, sorridono e lasciano balenare
un'a11ima di apostolo e di fonciuJlo.
<< Bangkok è anche una città di
pagode e di templi - continua a
dirmi e si sente che nel tono della sua
voce e nelle informazioni che mi
dona c'è un amore incandescente pér
la Thailandia e la sua capitole: lui
è ormai naturalizzato t.hailandcsc. -
Cc ne sono più <li 300: sono bplcn-
denti, letteralmente splendenti, per-
ché haIWo tetti ricoperti dn iride-
scenti tegole dorate, rosse e azzurre
che scintillano al sole con un bar-
baglio di luci. Non è mica aulica
Bangkok: ha soltanto 180 anni
strano, ma Bangkok, SingaJ>orc,
Saigon, Hong Kong, Rangoon, Ca-
raci e Shangai hanno tutte meno di
tre secoli). Bangkok è diventala il
punto d'incrocio delle vie di comu-
nicazione dclJ'Asia. Vi convergono
le rotte aeree che prov.-ngono dal-
!'Europa, dal Giappone, dalla Cina,
duU'Indoncsia, dall'Australia».
Pelle
1Il
IHAI-
LANDIA
~• nostro Inviato
tlon Carlo
De Ambrogio
t UN PAESE BELLI SSIMO
Don Michele Praphon è il direttore
della grande S,. Dominic chool, un
alveare di ragazzi. t thailandese
puro sangue: simpatico come pochi,
26 aperto, generoso, entusia&ta. Mi con-

3.9 Page 29

▲back to top
duce a dare un'occhiata ai ragazzi:
sono moltissimi! I ragazzi thailan-
desi vanno pazzi per lo sport. « Ma
anche per lo studio », soggiunge don
Praphon con un lampo di soniso.
E mi accenna un porticato dove i
ragazzi, all'aperto, stanno svolgendo
i loro compiti scolastici. Vicino a
loro c'è una cucina ambulante. In
un piattino o in una scodellina è
subito pronto il mangiare: se lo com_-
perano e se lo posano accanto ai
quaderni di scuola.
« l\\lli piacerebbe far conoscere a
tutto il .mondo le meraviglie del mio
Paese - continua a dire don Pra-
phou. - Chi ha mai visto nel nord
le grandi foreste di legno teak, vec-
chie di mille anni? O le intermina1ili
spiagge argentate del sud? O le
giungle dove si catturano pitoni di
sei metri, tigri e c.obra? ».
t convinto che ln Thailandia si
può vedere la fa1ma dell'Asia nelle
migliori condizioni. « Nelle pianure
ci sono ancora branchi di elefanti in
libertà, cervi più grossi di un cavallo
c il bue rosso selvatico. Un Paese
bellissimo».
Don Praphon è anche vicario
ispettoriale. Conosce molto bene, al
pari dell'Ispettore, le difficoltà in
cui gli tocca navigare; ma sa evitare
gli scogli. Tutti e due, l'ispettore e
il suo vicario, mi chiedono qualche
notizia della crisi che imperversa nel
vecchio mondo europeo.
ACCETTARE LA SFIDA
Oggi in tutto il mondo si è pro-
dotto un improvviso cambiamento.
Le istituzioni educative e assisten-
ziali fondate dalla Chiesa vengono
assorbite dallo Stato. La comunità
rurale concentrata attorno al campa-
nile cede i1 posto a ,ma città nuova,
dominata dalle fabbriche. D. processo
di secolarizzazione si sta accentuan-
do. Nella società moderna il modo di
guadagnarsi cla vivere- è diventato
una questione di scelta personale,
in una misura che la vecchia società
non avrebbe neanche sognato, L'u•
manità è sempre meno costretta ad
accettare come prestabilite le con-
dizioni sociali, politiche ed econo-
miche, che divengono sempre più
un problema di decisione personale.
Questo è vero tanto nella sfera indi-
viduale e familiare quanto nella vita
civile e sociale.
« Può essere doloroso per un par-
roco della Thailandia vedere la pro-
pria comunità rurale in preda all'a-
zione dissolvitrice della grande città
o per gli anziani delle nostre isole
di cristianes.imo assistere impotenti
all'influsso deleterio esercitato sulla
loro gente dai turisti - dice don
Praphon. - Noi dobbiamo in tutti
i modi cercare di attenuare lo choc
prodotto dall'offensiva di queste
nuove forze. J\\1a bisogna accettare
la sfida. La fede e l'amore al Cristo
divengono sempre più una questione
di libera decisione; sarà sempre più
difficile conservare la vita cristiana
per mezzo del vincolo delle consue-
tudini o sot.t.o la pressione delle san-
zioni sociali ».
IL VOLTO NUOVO
DELLA CHIESA
Don Colomhini mi. dice una frase
mollo significativa. Me la incido
nella memoria perché è troppo illu-
m_inante. Eccola: « Oggi si tratta. di
capire qual è il rapporto tra la mis-
sione della Chiesa (per noi salesiani
nel campo della gioventù) e le strut·
iure sociali, come 1o Stato, l'indu-
stria, l'economia e la cultura, traen-
done le conseguenze pratiche ».
Quali? La discussione si protrae,
anche se si fa sera. Fuori, lungo la
Phethuri Road, sfrecciano e rombano
le automobili (gran parte di marca
giapponese: Toyota, Datsum., ecc.;
molle Fiat, però).
Le strutture fanno parte del piano
divino e formano il quadro dell'esi-
stenza umana. Sono istituite, in un
certo senso, da Dio. A imitazione
di Gesù, anche Ja Chiesa deve accet-
tarle come cornice della propria
vita, riconoscerle e adempiere gli
obblighi particolari che ne derivano.
L'obbedienza prestata dai cristiani
alle autorità civili (per esempio allo
Stato) è una delle forme con cu:i
tutti partecipano all'obbedienza del
Figlio divino al Padre che è nei cieli.
Come ogni altra cosa, llJlche tali
strutture sono state create mediante
il Cristo e per il Cristo. Ma dovranno
essere compiute in lni: « poiché-tutte
le cose dovranno essere ricapitolate
in Cristo », nota San Paolo. In con-
seguenza del peccato, esse parteci-
pano alla corruzione del peccato.
Sono preda di potenze demoniache 27

3.10 Page 30

▲back to top
che si arrogano un'autorità assoluta
indipendentemente da Cristo, come
la "Ragion di Stato", la "necessità
economica", ccc. Perciò diventano
causa di asservimento e di abbruti-
mento dell'uomo.
Ma Gesù, che siede alla deS'tra '1cl
Padre, non ci ha lasciati sòli , ci ha
dato lo Spirito Santo, il Consolatore.
Con la comunicazione della v ita dello
Spirito Santo i cristiani hanno già
vinto in Gesù e perciò sono pieni di
una speranza e di una fiducia incrol-
labile; in quella luce vedono e giudi-
cano il funzionamento delle strutture
della società. È tempo quindi che
agiscano, per esempio, come forze
missionarie quegli uomini e quelle
donne ch e con una conveniente for-
mazione scientifica intendono impe•
gnarsi nei programmi di promozione
dei Paesi sottosviluppati. La loro
competenza tecnica, la carriera e il
compcruw finanziario coati:tuiranno
dei problem.i ciel tutto seconclari a
confronto della loro v ocazione cri-
s tiana di propagandisti del R egno
di Dio, di apostoli del Vangelo...
Qui il discorso si fa lungo. Le do-
mande e le rispost e si incrociano.
Un problema: preparare i nostri
allievi a essere degli autentici apo-
sttlli; portarli almeno a conoscere in
pieno il messaggio di Gesù, anche
se pagani.
LE FIGLIE DI
MARIA AUSILIATRICE
Una rapida visita alla Casa I spet-
toriale delle Figlie di Ma1:ia Ausilfa-
Lricc a 13an.gkok-Saladeng: accoglien-
t e. Negli anni dell'inuneiliato dopo-
guerra il governo della Thailandia
diede un grande impulso all'istru-
zione supCl"ÌOre e universitaria.. Con-
centrò L-utte le università a Bang•
kok, la capitale. La giovenLù thai
vi affiuì in massa da ogni parte della
nazione. Si rese urgente il problema
di salvare le giovani sradicate dalla
famiglia e abbandonate in una gnm•
de città. Sorse così un pensionato
(casa-famiglia) p er le giovani stu-
dentesse e pa:rallclamcnte l'011era
sociale "Protezione <lella giovane"
per le ragazze a sei:vizio come dtJ'me-
s tich e presso famiglie private.« L'ini-
zio si ehhe nel maggio del 1960 »,
rlice Madre hpearice che ha dietro
di un lungo passato di missiona-
ria; viene dall' India e l'India le ha
lasciato nel cuore indimenticabili
ricordi. Si chiama Madre Ce~ira Gal-
Bangkok li 8llellda lungo Il Menam Chao Phtaya. uno dii,plt PNlfàl fiumi dii aiollclo.
lina e racconta lo sviluppo dell'opera
cominciata con alcune modeste ca-
sette di legno in condizioni precarie
perché minacciate dalle Lèrmiti. Nel
giro di pochi anni le casette di l egno
vennero sostituite da una bella co-
struzione in cemento armato, capace
di ospitare 80 pen~ionanti. C'è affian-
cata una clùesa officiata da un sale-
siano. Alla domenica mi invitano a
dir m essa pc.-r la colonia italiana di
Bangkok, in massima parte funzio-
nari dell' ambasciata d'Italia. Quei
volti leggermente abbronzali dal
sole della Thailandia si spianano
quando sentono la lingua italiana
nella m essa e la predicazione ch e
gli rjcorda la patria lontana.
Sole, luce accecante, calura. Uno
stile duro per trappisti. "ell'incon•
tro con gli italiani, le anime sentono
La loro affinità in Cristo. Ci si dilata
nella scop erta di altre anime. Ci si
guarda con un largo sorriso. Si è
simili a quel prigioniero liberato che
si stupisce dell'immensità del n1are.
BISOGNA PARLARE
DI GESÙ AGLI UO.l'.IUNI
Don Ulliana, parroco della cri-
stianità ili Ban-Pong, racconta tli
avere per caso incontrato sul treno
un signore thai s ulla cinquantina,
gentile, cortesissimo, che gli aveva
narrato la propria stol"ia rli buddis ta.
A vent'anni « stavo studiando -
raccontò quel signore - nella mia
cameretta, quando vidi apparir,mi
davanti una maestosa .figura di uo-
mo: era Gesù, così come l'avevo
tante volte visto raffigurato nelle
inunagitù dei cattolici. Gli domandai:
- Signore Gesù, cosa desideri
da me?
Mi rispose con un'altra domanda:
- Mi ami tu?
- Sì, certo, tu lo sai.
Se è così ti chiedo di percorrere
tutta la Thailandia per farmi COILO·
scere e amare <lai tuoi fratelli tlia.i.
« Sono ormai più di 30 anni -
concl udeva quel cortesissimo signo-
re - che per ragioni ili commercio
percorro in lungo e in largo la Thai-
landia. In ogni città e villaggio fac-
cio l'evangelizzatore; colgo ogni occa-
sione per far çonoscere Gesù ».
Concludeva don Ulliana: « Biso-
gna che Gesù ci divenga più reale
del pane in cui si piantano i denti ».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
LA SUA FEDE L' HA SALVATA
Una mia figlia, dopo la nascita del primo
bambino, fu in grave pericolo di vita per
una tromboflebite. Con ardenti preghiere
a Maria Ausiliatrice, invocando anche
l'intercessione di San Domenico Savio,
ottenni la sua guarigione. Dopo sei anni,
malgrado il parere contrario di tutti i me-
dici, volle un altro figlio. Il nostro timore
era grande, ma anche questa volta la
grazia dell'Ausiliatrice non mancò e il
bimbo nacque, sta bene e ha già tre anni
di età. Assolvo solo ora al mio voto di far
pubblicare le due grazie, perché ho pro-
messo di venire ai piedi di Maria Ausilia-
trice a ringraziarla e a fare l'offerta di una
Borsa missionaria completa. Chiedo la
Benedizione di Maria Ausiliatrice per me
e per tutti i miei cari.
Blufi (Palermo)
ROSETTA CANCILLERI
cc O GLI APPARECCHI
SONO GUASTI, O QUI c•t
LA POTENZA DI DIO»
Un giorno li mio nipotino di due anni
giocava in una spiaggia di Alessandria
d'Egitto. A un certo momento un signore
lo prese in braccio e lo fissò attenta-
mente negli occhi. Subito si affrettò a
cercare la mamma, mia figlia, e le disse
di portare il piccolo Rami da uno spe-
cialista, poiché aveva visto qualcosa di
grave nei suoi begli occhietti. Ci affret-
tammo verso la clinica di un bravo ocu-
lista che riscontrò, con nostro profondo
dolore, il glaucoma. Infatti un occhietto
era già perduto e l'altro intaccato. Si
fece subito un consulto, poi un altro,
un altro ancora: la diagnosi era sempre
quella, tremendamente dura, il bimbo
sarebbe diventato cieco. Urgeva una
operazione per salvare almeno un oc-
chio, la cui tensione era salita a 29,
ma qui in Egitto non c'era la possibilità
di farla. Il padre del piccolo Rami ot-
tenne, a spese del governo. di portare
il bimbo in Inghilterra per la difficile
operazione.
La mamma accompagnò il bimbo mentre
io, avendo letto sopra il Bollettino Sa-
lesiano le numerose grazie di M aria
Ausiliatrice, mi aggrappavo disperata-
mente alla preghiera. affidando la grazia
alla Madonna. Mia figlia, dopo il primo
consulto di esperti dottori inglesi, si
senti dire: « O gli apparecchi sono
guasti, o qui c'è la potenza di Dio, per-
ché il bimbo ha gli occhi sani». Mia
figliéj insistette che fosse nuovamente
visitato per non dover fare inutilmente
il viaggio. Si trattenne a Londra quasi
un mese. durante il quale Rami fu sot-
toposto a parecchie visite e consulti
che confermarono che il bimbo era
sano. Cosl poté ritornare felice con la
sua mamma senza nessun intervento e
senza nessuna medicina agli occhi.
Per me questo è un miracolo: Maria
Ausiliatrice aveva ascoltato la mia pre-
ghiera, si era commossa al mio pianto
disperato e aveva portato in casa nostra
la gioia.
Alessandtia d'Egitto
/OLANDA AYOUB
exa/1/eva della Scuola Maria Ausiliatrice
UN ccCASO MOLTO
IMPEGNATIVO »
Il giorno 21 dicembre 1968, a causa di
un banco di nebbia caduto improvvisa-
mente sull'autostrada dei Laghi, il no-
stro Giandomenico, di anni 23, rima-
neva vittima di incidenti automobili-
stici a catena. Fu portato all'Ospedale
di Saronno in condizioni allarmanti, le
quali aumentarono di gravità con il
passare dei giorni. Infatti, dalle fratture
riportate partivano « emboli a gettate>>
che andavano a localizzarsi nei polmoni,
producendo infarti polmonari. I medici
non si pronunciavano con altro verdetto
che questo: « Caso molto impegnativo>>.
Pieni di fiducia nell'aiu'lo di San Gio-
vanni Bosco, ci rivolgemmo a Lui pro-
mettendo un'offerta per le Opere sale-
siane e la pubblicazione della grazia se
Giandomenico fosse guarito bene. E
Don Bosco esaudl le nostre preghiere.
Giandomenico guarl, non solo bene ma
perfettamente, e con noi tutti esprime
la sua riconoscenza al caro Santo, che
rimarrà sempre suo particolare pro-
tettore.
Vigevano (Pavia)
CONIUGI ARATI
E LA ZIA SUOR MARIA MAGNANI (F.M.A.)
EVITA UN TERZO INTERVENTO
Dopo due interventi chirurgici subiti da
mio nipote per appendicite perforata e
peritonite, un principio di occlusione
intestinale ne minacciava un terzo.
Mi sono rivolta con fiducia alla Ma-
donna di Don Bosco, affinchè almeno
questo terzo intervento fosse evitato. E
sono stata esaudita. La ripresa di mio
nipote fu immediata e la sua guarigione
miracolosamente sollecita, si da poter
riprendere bene gli studi interrotti.
Riconoscente, ringrazio con devota umiltà
l'Ausiliatrice e San Giovanni Bosco, in-
vocando la loro protezione sui miei ni-
potini e su tutta la mia famiglia.
Roma
ALFONSINA MESIANO- SCUTERI
Cooperalflce Salesiana
Cl HANNO PURE
SEGNALATO GRAZIE
Aociarito G iovannina - Accinelli Francesca • Addis
Caterina - Aiello Eugenia - Aiello Giuseppa •
Alcaro Emilia ved. Antino - Alesi Andonina
Alrobelli Teresa - AJvjggi Armida • Amantioì
Oiolinda - Amari Villa Anna • Amodeo Maria
Andronico Concetta • Antocci Mariannina - An-
tooìoli Lina - Ar.gcntero Carla Aripiàni Maria
Ariu Flori• Gigia • Armonni Mari• Badai.omenti
Biogia . Bad!ola loie • Balforte Mario ved. Ciotta
.8altieri Zumerle Pierina - Banchieri Wilma •
8andini Angela ved. Arpinati - Barisone Elisa -
Barre! Sidonia • Bassi Maria ved. Zucchi • Ba-
stolamedi Jerta - Battagliola Giulio - Jlattistella
Maria Belmondo Teresa • Benassi Erminia ved.
Federzoni • Bonzi Arturo - Bertagna Tarantino
Zaira • Bertolino Lidia - Bianchj Maddalena •
Bianchi Martina Paolina • Biardi Lina Lidia
Bi11w.zi Margherita Bodecchi Domenica • J3onina
Viru:eru,a • Borlenghi Ma.ria - Borootti Antonio •
8ottini Domenico - Bova Conti Rosa - Bovio
Pis~ni Floriana - Br-escia Antonio - Bruniello Bea-
trice - Brusegan Lucia - Buochcri Carmela Bu-
tini .Enzo - Bultacavoli Giuseppina - Buzzi Ada
- Caim i Bambina • Calicnnte Giuseppina • Callerio
Gi1.1$eppìna • Caltagirone Giorgio Calzoni Carla
• Campanari Stella Canavese Anna • Capello
Giuseppina • Cappelletti Teresa • Cappel]utì Ni-
oolena - Caprjoli Rita - Carani Gina Cordone
Luigia • Carisio Marin Domenica Co.roteo Eleo-
nora ~ Carpanini Cada - Cascino Giovanni ed An-
tonietta - Casé Elisa Cassiano Genoveffa Ca-
stagna Bianca - Castello Fiorentina - Catiragno
A$suntino. - Cavag:liano Domenico - CavannaAnita
- Cacigioli Annamaria - Ccrutti Maria Chatel
Giulietta • Chinmbellando Cesare Chiappa Maria
Chiarpotti Barbiere Camilla • Chinverna Luciano
• Chiesa Carolina Chirchirillo Fi!ippa - Chitò
Manfredini Tomasinn - Ciccjon~ Maria - Cilli
Maria C(mcert:D • Cipriono Rosa - Clementu Va-
lentina . Colli sorelle Colombo Luigi • Combi
Antonia - Costanzo Rintt - Cravero Teresa - Da-
rniaoi Eledis Oeidda Rosina • Del Giudice Na-
tale - Delli Baite Lucia • De Luca Rosa De
Marco Valentin M-aria - De Martin Rosa - De
Man-ini Giulia ,·ed. Turco Denarier Benedetto
De Salvi Giuseppe• Di Bella Agat11 Di Cuonzo
Angelina - Di Fmncesco Anna - Di Gennaro
Maria - Di Gregorio A,gp.ese - Di Maria Maria -
Oiparo Carmela - Di Salvatore Lucia Disconzi
Domenica Dondero Adele e Bice - Duranti Gio-
vanni - Élia Maria .. Epicoco Pietrina - Esposito
Vincenzo - Facclli Maria - Falzetti Rosa - Fanùani
Vita • Farzoni Maria - Fedrizzi Prosdocimo
Ferrante Giulio • Ferrari Parafioriti Adelina • Fer-
rnri Maria - Ferra.ri Rosa - Fcsti Ruggero - Fiam-
meni Teresa - Figà•ri Mina - Figurati Giovanni
- Fini Celestina • Fisiohella Paolo • Forcone Elide
- Forconi Ada • Fornara Carlo - Fracchia Assunta
• F rajaleAntònietta - Frnn Giuseppina - Frumento
Angcl, Gallo Valente Assunt.a • Gambino Rina
Paola - Gandella Maria GasptroniAve• Gaziano
Vincenzo - Ghibaudo Giovanna - Ghilotri Er:ncsto
- Chirn.rdi Bosio Laurn Giacè.,glioì Dario •
Giancam\\ Sebaniana - Gianello Elma Giannone
Carmela • Giarollo Maria - Giarrizzo Caterina -
Gibin Dei1>iano Aldo e Daniele • Grr<>la Luigia •
Giudice Teobaldo - G iustetto fam. • Grassi Renzo
- Greppi Secondo - Grondona Giovanni Gua-
schino Carmela Gusmll1lo Cettina • Guzzini Maria
- Improta Angela lnvernizzi Gio,·anoì • Ivaldi
Cieli• Laudaoì Anna • !,.'Episcopo Gilmppc •
Lcp0ri Caterina - Letta Anna - Liuzzo Veronica
- Longo Salvotore - Lorenzi Celestina - Lorenzi
Virginio - Lucnt Zita - Luzio Salvatore - Macaluco
Òiuseppa . Maccherini Ma.ria • Magi ~ondo •
Manghi Graziella• Manica Luigi• Ma{azza Vanone
Domenica - Marchese Francesca - Ma.rconato Fio-
rino - Marra Margherita Morré Maria • Mar-
ti~noni Pia - Martinelli PaJazzìni Laura - Marto--
rana Carmelo - Marzo Angela - Massaglia Gio-
vanna - Mazzini Rosa - Muzola An&elo Maz..
zoneAdn • Melli NespoliGiuditta - Mcncooì Ro..i
Emilia • Mcnna Angelo • Merola Angelina • Mi-
cbeJotti Ter""" - Moia Giovanna • Moletti Giulia

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
QUANDO LO SPECIALISTA
guarigione con la promessa di rendere schietto che abbiamo chiamato Dome-
GIUNSE DA PARIGI
pubblica la grazia e di accompagnarne nico. L'ho messo sotto la sua prote-
LA BIMBA ERA GUARITA
la relazione con un'offerta. Fui esau- zione e San Domenico Savio me l'ha
Un anno fa mia figlia di 15 mesi si am-
malò di laringite in forma molto grave.
Ricoverata in un ospedale per bambini,
dovette subire la tracheotomia. Guarita
dalla laringite e rimessasi dall'opera-
zione, la bimba respirava sempre con
molta fatica, specialmente la notte, non
potendola tenere nel tatto in posizione
supina. La sua trachea infatti alla stra-
tografia e laringoscopia risultò storta e
schiacciata. Questa nuova complica-
zione dette molto da pensare al profes-
sore che l'aveva operata, il quale volle
chiamare da Parigi un grande specialista
per studiare insieme il grave caso. Nel
frattempo un sacerdote salesiano, ve-
nuto a conoscenza della nostra pena,
ci diede un abitino di San Domenico
Savio, consigliandoci di fare una novena.
Messo l'abitino e incominciata la no-
vena, le bimba migliorò in modo tale
che quando lo specialista venuto da
Parigi e Il professore la visitarono. con
grande meraviglia trovarono la sua gola
quasi completamente a posto. La mia
dito. È passato quasi un anno e la ni-
pote gode ortlma salute. Riconoscente.
adempio la mia promessa chiedendo di
pubblicare la grazia sul Bollettino e
invio la somma promessa.
Charvensod (Ao1c1)
SEVERINO BOLLONI
A NULLA ERANO VALSE LE CURE
Sono la madre di una ragazza di 17 anni.
che era affetta da gastrite, duodenite, con
nausea. crampi allo stomaco a inappe-
tenza. A nulla erano valse le cure consi-
gliate dai medici. Disperata. mi rivolsi a
San Domenico Savio. Da circa due mesi
a mia figlia è ritornato l'appetito, si sono
diradati I crampi ed è aumentata di peso.
Fiduciosa in San Domenico Savio, con-
tinuerò a pregarlo, Intanto invio l'offerta
promessa.
Torino
MARIA GRANDE
UNA GUARIGIONE PRODIGIOSA
preservato anche da altri gravi pericoli.
Borore (Nuoro)
ANTONIETTA PRUNU IN CARTA
Erano già otto mesi che la sorella Elsa
attendeva con gioia, quando venne col-
pita da broncopolmonite, albumina san-
guinante e convulsioni.
Fu ricoverata d'urgenza in clinica, dove
i medici ci dissero che non c'era più
nulla da fare per entrambi. Da noi tutti
intanto si pregava con fede e l'ammalata
indossava l'abitino di San Domenico
Savio. Un'ostetrica amica che le fece
visita, trovò l'inferma In preda a convul-
sioni e priva ormai di sensi. Fu portata
d' urgenza in sala operatoria, mentre la
suora assistente cercava di prepararci
all'imminente doppio lutto. Ma la fede
e le preghiere ebbero ragione. Ci an-
nunciarono la nascita di una bimba pic-
colina ma sana. E la sorella che, come
minimo, si prevedeva sarebbe rimasta
paralitica per tutta la vita, ci fu restituita
in grado di poter attendere alla casa e
bambina respirava con facilità ogni
giorno meglio. Da allora è passato un
anno, mia figlia sta benone, è vivace e
piena di energia. Sarei molto contento
se volasse pubblicare sul Bollettino Sa-
Il medico d1 casa, come pure il profes-
sore del consulto, avevano dichiarato Il
mio gravissimo attacco di cuore un
forte infarto, e a loro giudizio avrei
fare tutte le sue faccende. Rendiamo
vive grazie a Dio e a San Domenico
Savio.
Torino
DECISE MARIUCCIA In TORASSO
lesiano in lingua italiana questa guari-
gione come ringraziamento e incorag-
giamento a ricorrere a San Domenico
Savio, specialmente quando è un bimbo
a essere nel bisogno.
St. Dalmu d• Tende (Fnmce)
SAUVEUR ORTOLANI
GUARIGIONE DEFINITA
FUORI DELL' ORDINARIO
Con i nostri familiari ringraziamo rico-
noscenti San Domenico Savio per aver
esaudito le nostre fervide preghiere, ot-
tenendo da Dio la completa guarigione
della nostra piccola e cara Mariangela,
avuto solo più due ore di vita. Conscia
della mia gravità, chiesi la santa Co-
munione, ma nello stesso tempo mi
raccomandai fortemente a San Dome-
nico Savio. Dopo aver ricevuto Gesù,
ì miei dolori, che erano così atroci da
togliermi il respiro, si sono attenuati
come per incanto, e oggi a distanza di
tre mesi posso dire dì essere guarita,
perchè riesco a fare tutti i miei lavori di
casa. Desidero quindi che venga pub-
blicata questa grazia in riconoscenza
al grande Santino. che ha avuto tanta
potenza presso il Cuore di Gesù.
Genova Pont11d11cimo
FILOMENA PEDEMONTE
Una mia nipote, in attesa di un angio-
letto, un mese prima fu colpita da bron-
copolmonite. Con fede si affidò a San
Domenico Savio, di cui portava già
l'abitino. Parve che tutto proseguisse
per il meglio, ma poche ore prima del
felice evento tre medici e due ostetriche
pronosticarono che il nascituro fosse
già morto. La mamma con una fede
inesprimibile continuò a Invocare il caro
Santino. Tre ore dopo nasceva un bel
bambino che per riconoscenza chiama-
rono Gian Domenico.
S. Ambrogio O/on, (V1r11s11)
Sr. ANGIOLINA NESPOLI F.M.A.
affetta fin dalla nascita da malattia neu-
romuscolare e da grave disfunzione al
pancreas. I medici dicono che la gua-
Irigione da malattia neuromuscolare con-
genita è fuori dell'ordinario.
Mason (Vle11nza)
CONIUGI RAMON
CONTRO OGNI SPERANZA
MAMME PREMIATE
NELLA LORO FEDE
Ero in attesa di un bimbo, ma gravi
difficoltà si presentavano, tanto che Il
medico ml ordinò il ricovero imme•
diato. lo non volli muovermi da casa,
anche perché avrei dovuto lasciare altri
bambini. Al momento più terribile, in-
vocai San Domenico Savio e promisi
Giuseppe Vassallo {Cava - Cuneo)
scrive: « Mio figlio Giuseppe soffriva di
un forte mal capo. All'ospedale i me-
dici non sapevano diagnosticare il male.
Mi rivolsi a S. D. S. di cui sono tanto
divoto e in pochi giorni mio figlio
guarl».
I coniugi Maurizio e Margherita
Nell'apprendere che i medici non nu- che se fosse nato un maschietto, lo Persico ringraziano vivamente S. D. S.
trivano più alcuna speranza per la vita avrei chiamato Domenico. All'istante, che ha ottenuto loro la gioia di una bella
di una mia nipote, mi rivolsi con fede mentre si temeva per la mia vita, tutto bambina, Maria Grazia, nonostante le
30 a San Domenico Savio chiedendone la si è risolto in bene ed è nato un ma• tristi previsioni.

4.3 Page 33

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Don Michele Don Filippo
Rua
Rlnaldl
Don Andrea
Beltrami
Suor
Teresa Valsè
Zeffirino
Namuncurfl
Laura
Vicuiia
PER
[INTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
DI DIO
I « SIAMO SOLI: PENSACI TU tanta sua benevolenza e faccio vi~s- la mamma aveva già ricevuto gli ultimi
Ero ammalata da tempo di bronchite
asmatica con gravi sofferenze. Mio ma-
rito soffriva di diabete e di sciatica. Per
un anno spesse volte abbiamo dovuto
essere ricoverati in ospedale. Non ave-
vamo alcuno in casa che ci potesse
prodigare le cure necessarie. In preda
simi voti perché presto possa salire
all'onore degli altari, accanto a Don
Bosco, santo Protettore della mia fa-
miglia, del quale il mio primogenito
Giovanni, medico, porta fedelmente il
nome.
Perugia
/GINO CASUCCI (exalllevo)
Sacramenti e pareva imminente il de-
cesso. Subito le applicai una medaglia
di Zeffirino Namuncura. Con meravi-
glia di tutti, s'iniziò un rapido miglio-
ramento, che la portò fino al completo
ristabilimento. Ringrazio commossa il
Servo di Dio.
all'avvilimento, invocammo il venera-
Junln (Buenos Aires) EL VIRA N. BAZZANO
bile don Michele Rua: « Siamo soli:
pensaci tu I>>. Ora posso dichiarare che
sono già trascorsi sette mesi e non sento
più difficoltà di respiro. Anche mio
marito è migliorato e può camminare.
Riconoscenti, inviamo un'offerta per le
Missioni e facciamo voti che presto il
Venerabile venga elevato alla gloria
degli altari.
San Mauro Pasco/I (Fori/)
ADA STEFANI
LIBERATA DALLA SPADA
DI DAMOCLE CHE PENDEVA
SUL SUO CAPO
I
◄◄ CARA SANTINA, AIUTAMI
A _BERE QUEST'ACQUA!»
Nel giugno de: '67 mi ammalai e i me-
dici mi prescrissero quaranta applica- Il fatto che sottoscriviamo è avvenuto
zioni di cobalto. Più tardi si r>rofilava la nella città di Tres Lagoas, nello Stato
minaccia di un intervento clairurgico. del Mato Grosso. In essa vive da molti
lo che sono devotissima di don Andrea anni la signora Lilia Soares, giornalista
Beltrami, lo pregai con fede, s;cura e poetessa, che alla morte del marito,
che mi avrebbe liberata da quella spada direttore dei settimanale « Gazeta do
LO INVOCA,
di Damocle che pendeva sul mio capo. Comércio », lo sostitul nella direzione
Fui pienamente esaudita. Oggi sto del giornale.
POI ASPETTA CON FEDE
Tormentata da forti dolori cervicali, in-
vocai il venerabile don Michele Rua,
promettendo di pubblicare la grazi.a qua-
lora mi avesse esaudita. Ritagliata dal
Bollettino la sua immagine, la misi sotto
il cuscino aspettando con fede. Fui
esaudita: i dolori sono cessati. Mi sono
recata personalmente nella cappella delle
Reliquie sotto la Basilica di Maria Au-
siliatrice per ringraziarlo, anche perché
già altre volte avevo sperimentato l'effi-
bene. Ringrazio il Venerabile per la
grazia ricevuta e lo prego che continui
a intercedere per me. La mia fede in
questo santo Sacerdote salesiano è
grande e grande è la mia gioia nel co-
statare come a Omegna, città natale di
don Beltrami, i fedeli che lo invocano
nelle loro preghiere, siano sempre più
numerosi.
Omegna (Novara) FINA RADA ved. LUCCHESE
La signora Lilia cominciò a sentire una
penosa chiusura alla gola, che le im-
pediva l'alimentazione e la deglutizione,
fino a renderle difficile deglutire un
sorso d'acqua. Le radiografie e radio-
scopie non avevano permesso ai medici
di diagnosticare il male. Il dr. José
Mendes la curò con estrema diligenza,
disposto anche a ricorrere a una tra-
cheotomia per renderle meno difficile il
respiro. Dagli amici si temeva prossima
la fine. Sovente la si sentiva pregare
cacia della sua intercessione.
L' INTERVENTO
Cavagnolo (Torino)
TERESA REZZARO NON FU PIÙ NECESSARIO
che almeno le fosse concesso di bere
un sorso d"acqua. In una visita una
Figlia di Maria Ausiliatrice le offri una
Dopo quaranta giorni di gravi soffe- immaginetta di Laura Vicuiia. Anche
AVEVA SPERIMENTATO
LA BONTA DI DON RINALDI
IN UN INCONTRO A TORINO
A seguito di una operazione di ulcera
gastro-duodenale, sostenuta presso il
Policlinico di Perugia, improvvisamente
sopravvennero delle complicazioni emerse
dal mio stato di grave debolezza per il
continuo rigetto del cibo. Per di più si
aggiunsero altre dolorose conseguenze
che durarono alcune settimane causan-
. domi atroci spasimi. Sfinito di forze e
non potendo più sopportare tanti dolori,
mi rivolsi con fiducia a don Filippo
' Rinaldi, del quale avevo già sperimen-
' tato la grande bontà in un paterno in-
contro a Torino nel novembre del 1931
a meno di un mese dalla sua morte.
Dal momento dell'invocazione al Servo
renze renali a causa di un grosso cal-
colo, dopo aver invocato l'aiuto di
Maria Ausiliatrice, mi rivolsi ripetuta-
mente all'intercessione di Suor Teresa
Valsé- Pantellini e ottenni la grazia di
espellere il grosso calcolo, evitando
l'intervento chirurgico e avviandomi a
rapida guarigione. Ricono.5cente, rin-
grazio la cara Suor T e resa Valsé, alla
quale sempre mi sono rivolta in caso di
bisogno. Procuro di essere apostola
della sua devozione e molte persone
hanno già sperimentato la sua efficace
intercessione presso Maria Ausiliatrice.
Vt1rce/ll
CESIRA CAMPAGNOLO (Exàllieva Cooperatrice)
DA MORTE A VITA
don Giovanni Hadziski la visitò nella
notte, le diede la benedizione e recitò
la preghiera a Laura. Il mattino se-
guente la signora si senti meglio, prese
in mano il bicchiere e pregò così: « Cara
santina, aiutami a bere quest'acqua: ho
molta sete I». Con meraviglia dei pre-
senti, cominciò a berne qualche sorso,
poi tutto il bicchiere, e poi altri bicchieri.
Lo stesso avvenne per il cibo. La signora
Lilia, al colmo della gioia, insieme con
gli amici riconobbe l'intervento divino
per l'intercessione dì Laura Vicuiia.
Anche il medico non trovò spiegazione
umana a cosi repentino miglioramento.
La signora Lilia continua a star bene
e a benedire il Signore, che ancora
una volta ha dimostrato a suo favore
quanto è grande la potenza della fede.
di Dio iniziò il mio miglioramento e Ero stata chiamata d'urgenza al letto di Lilia Soares - Maria Elias Abda/a Carlos Le/tuga
ora, dopo due anni, posso dire che la mia madre moribonda. Durante il viag - Junior - Castorina de Barros Leituga - Maria
mia salute non fu mai cosl vigorosa
come oggi. Invio l'offerta promessa a!
gio la raccomandai al buon indietto
Zeffirino Namuncura, di cui portavo
Josll Coimbra Vasconcelos - Ilda Ft1rreira Fer-
nandes - Ida Pfres da Costa - Theodoro Mendes
Eunice Silverio Mendes - lr. Maria Jos6, enfer-
caro don Rinaldi in ringraziamento d1 l'imfTlagine nella borsetta. Al mio arrivo meira - lr. Gasparlna Nlchele, Diretora.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Silvestro Tallp t a Roll'1a a 68 anni.
Per circa 25 oJ'lni blhlìotecario al Pontificio Ateneo S•lcsiDno, fu lnvo-
riuore insta.nc.ubilu e l'P0tt~lo umile e zel1n1c fra i più poveri e di1e.rt•
dati. li auo progrnmma era: sc.rvire. Fu i1 tcrviu,rc tutti ed ebbe
un unico difcuo: quello di u.o.a tenacia ntl lovoro che non coaostovati
m.ituu.• Nel d.os,osruerra divenne iJ centro propulsore dei suoi confra-
telli che arrivavano dall• Cec0$lOvacchi• e l'or11aniznrore dei Coope-
rau,.ri ••lesianì t10\\·acchi che ri~icde,,à.110 tll'esttro. ~lori qu•si impro"•·
, 1i,amcntc, come ave,·a dc:,tdcrato, per c.morraR1• c.ereibrale..
COad. Santino Bello t a Ca_nelli (Astl) • 79 anni.
Dopo una vira tutti con.sac.:rua all'insegnan,ento nelle scuole clernen•
tari, - medaglia d'oro del Ministero dcli• l'ul,l,lica Istruzione - C>t-
rc:inne di coronare il ao"no di tutta Ja sua- v11n e dive,nnc salesia.no all'e~\\
di 74 anni. Lavorò •lno 111l'ultimo con dtdi:sionc e zelo, dooandn n"nl
aua energia per i aiovaini rhc tanto amava. Aninio, c•ndidlssim:a, sempre
ctemplare e di profondu. pietà, seppe farai Am1uc dn tutti e infondere
in coloro che lo al'vicinarono entusiasmo e ■more per la vita religiosa.
Cload. Lasaro Soto t • Bcrnal ( \\rgcntina) a 66 anni.
Sac. Alftedo Auce nbraun t • ~laricnluwcn (Ccnnania) a 6:,. anni.
Sac. Alfredo Valdu ra,na t • Reaistencla (.\\rjfcntina) • 60 onni.
Sac. Evaristo Maniero t a Buenos Aires (.\\rl{cntma) • 68 anni.
Coad, Sebastiano Turello t a Gu•Y•lluil (Ecu•dor) • 07 onn,.
COOPERATORI DEFUNTI
Mons. Gae tano Mauro, fondamrc dei • Cat«lii111 Runli •. popolar-
mente chiamati • \\t,u,onari ..\\rdorini ·, t a '\\lunt•llo Ulfùgo (CO$en:c,j,
.\\ qucsm grande \\pootolo della gioventù ddlc campagne abbiamo
dedicato un amwlo nel numc,ro di settembre 19/18 del Bol/,etti,10 Sal,-
siano. R.imand1Amo • qu01li!! paJiìCÌne i notitn Jcuori che des,deront.ro
conosce.re i ra.pportf d-1 vera e 5-trc:tla amkizfo cht lruil.v1ano inom. ?'\\Jauro
t\\ Don Bosco e nlla l'H'>1Hr1t F''1miglia. L'O.t,rn111lt1rt J<omtmo del fob..
briio t. a. ne parlllvA in questi termini:
• 'l1utto il suo ' 1 mctodo" lo mulun~ d-' r>on Bosco, il 0 1uo Don Bosco'':
Dlui ispirava ostni aua 1.r.ionc. ~r.11 da-un mod~Uo, nrnncò m4i dì r"'cnnl
■i luoa:hi di Don Bo;eo con vera devozione~ " \\ppena uscito dalla pn-
g1oni1 nel campo di oonccottamento dj K1t1cnau ( \\ust.ri:a) 11 mio
primo pensiero fu di andare a pnegarc tull• tumba di Don Roseo a
Ya11alicc. Gittai ne11a bus.sola dc:Uc offerte ~r la aum causa di bNtifi-
cazione una piccol• au:rlina In OTo che non ncordo come mi era rima1;ht
in tuo per qualche n1rcm• necessiti... Don Ricaldone mi fece dc,rmir~
nella ""mera d•l ••condo auccessorc di Oon .80$t0, Don Albero. '-'lo
come dormire quella notte?,.. " . .E quando Don Bo,co vie.ne inn1b:ato
•ll'onorc degli ~lt•rl. aneurn esprime la "ricono,ccMa dei figli che d~
Lui hanno tratto l'CAC:r'npio e dalla suA prodigio5:t azione soao srn11
spinti a sognare il sorljJc.rc d1 un'opera che porti tro. 'C'li umili .:: 51lèrdu1i
fìJlli del eampi I• P•rol• doll• fede'', agJliun"tndo: "Fone nessuno ha
~oduto al par dì noi tunl• gloria tributarn l}on Bosco. Gli stessi fi)lli
dt.lla sua congreoazionc... non avranno for,o 1c-n1ho ciò che abbiamo
•cntuo no.il"•·
B.ut1loo questi cenni per confermare qui:1nto abbiamo Aerino nel citato
articolo e per farei stnure. vn·tnncnte la pcTdita che hanno Cauo i auol
J."igli apiriru.a.li. Con n.i e con tuni Rii ammiratori di mons. ~l■urQ
condi-..id.ismo il dolore e li suffragio, ma anche 11.l gioia della 1pe.r1nu
cristiana e 1-a fiduts:t ne.Ila 1ua intercenione
Don Cado ll"Umagalll t • Moccio di Vllla)luordia (Como) preuo
I'lstltuto S. Mario Anunto, da lui fondai<> or tono ~6 anni por I• protc-
tionc della giovane.
7..elanle direnore dioccs•no dei Cooperotori aalcsioni dal 1940 al 1os7.
fu devotissimo di Run Ciiovanni Bosco, a.I cui eaempio si ispirò ncll"
iruida delle anime, che 1ncontrb nelle vie molteplici dd ouo luog() Cllnl-
mino s.acerdotalc: nt.lla eun _pu.tor1le pri rnu, poi come cappellano
nulitin, (1015-18 e 1938-,p) e padre •piritu1le molto rir.e.rcaro per I~
a1a amabilità e acuta s-empliciti~
Codetre dcll'amicixia da Cua \\.lontini e in particol.tre di Paolo VI.
Benedetto da Dio nello CondAziooe di opere au11tcnxiali tuttorn fiorenti,
(u sempre sacerdote Cllcmqlnrc, drt.lla •oicc:ata \\'ita interiore. llfieno
da ogni arri"ismo e du utcruni to~ensi. Nel(U uom.ini cercò sol\\) Dio e
Dio per gli uomini.
Mons. Francesco Lucu t a Udine So onni.
La diocesi udinese h" perduto in lui un autentico 1-acerdote, le anime
un pastore zelantiu{mo, la .Famiglia. nlesi1rui UJ1 Cooperatore convinto.
Sacc,rdote solido nella fede. pratico nella pa.. .oral•, z<lante nd senizlo,
diede tutto se a1esso • numerose opr.rc rcJiW'ioae e sociali, traducendo
neU1 Yiu il ll\\llttO di Don Botco, che ave,,. fatto tuo pro11n1mm■, Da
mihi anim:U •~ Le auc: ini.ziath~c catecbisric.he e ricteat1ve tta la gioventù
di Brcss• (Udine), dove Cu pan-oeo per 54 anni, lrle\\'ano ispirazione
d•I metodo di Don Bo•co, di cui zelò la dcvosiono. La•ci• dietro •e!
un numcro invidiabile di voca•ioni maschili e femminili (tro cui tre
11llcsiani e qwmordici Fi11Jie di Maria Awlliatrice) da lui 11111cito1e,
coltivate e condotte " mnturazionc.
Gr. Dff. Nullo Borl.RI t Forll a 8~ anni.
.(,'c,rvc.ntc amico del 1alcsiani dalla !ondn,onc dcll'Opera di Forll, ov-
,•enum nel 1942 In picrua 11uerra mondìale, gioi neali avvenimcn1ì felici
dell'Opc1'11; patl eon tutti i ulesiani e con tuni i forlivesi per la dillru-
32 z.io.ne dtll"antica chiaa di San Biagio, affidata ai ulesiani, avvenuta pc.e
J'incwsione urea del 10 dicembre, ncll1 quale perirono aotto le macerie
ddla chieaa 19 p•rsone, tn le quali il 1alcaiano don Agostino Deairello.
Solerte funzionano dcli• Dire.rione Provinciale Post.e e. Tt.lcgrafi di
T'orll. ricopri anche cariche civili in diversi Enti e Ju•ociu1oni, !u
vic..ìndoco, prea,dontc d•ll'Ospedole civile e di orfanatrofi. Nel camPo
c:ottolico fu uomo d, punta come pre.aidcmto dello Giunta Oioccaan•
di A. C. e dello Conferenza di S. Vincon~o dell'Oratorio salesiano.
Lascia un oaro ricordo anche comè Cooperatore salesiano t.elantc e
sincero.
cav. Uff. Franc:eseo Ambf'OSlo t a Venaria (Torino) • 86 anni.
Quc-sto buon Cooperatore conobbe l'Opera uleaiana nd 1913, quando
portò a Valdocco il lh1lioccio Francesco 8cm (rimuto orfano• oa~i sale-
siano coadiuiore) e- ••i restà sempre affez.ionariWmo. Volle commemo-
rare- il suo c:1nqu1ntttimo di matrimonio prcsao Ja cascn■ natia di
Don Bosco, dove ,i recava sovente in piu pe-llearriMggio. In morte c:on-
lribui con un• co1picua offerta al completamento dd Tempio di Colui
che venerava c:ome suo ape.ciale Protettore.
cav. Mario GaHlno t • Ciriè ('l'orino) 60 anni.
11 sorriso semplice a 11chictto eh.e ilturn.in11vn abitualmente il suo volto,
era un _r:illessu dclh, •u• fede e dellll 1u• Qorit.A. Nelle persone che avvi-
cinava vedeva un Cra1c:llo, e nel fratello il Signore. Per gue!II0 cm Hm-
pre _pronto I pruic.a..rc il suo p.roa-ramnu: • Ud prossimo rOtvia.mo
solamente i1 bene e uc-cia.mo st;.mpre il male,. La su.a vita rimane
legata al benefico la11tuto • Tro,ilia •• del quale pilJ che presidente, fu
padre. L'JatHuto infatti è stato p<r lui la 1u.a 1.conda fami)lli&. And1e
la città di Cirié lo neorda amnuru•aratore prudente e sagace ddla COSI
pubblics.
Avv. comm. Vlncenl<o Fiori t a Jlrinditi.
Già gloria del foro brindi.sino e presidente della Provincia, a.ppreY.n:to
e stimato da am{cl e dt avversari, ero onchc l'etponentc pili qu•Ulicftl0
dcli'Azione Ci:1.Ltulicn dc.Ila n ostra pBrrocchi11.1 t! per molti onni fu prui-
Jente di Oiunu, Non vi era festR ,aletianu s.tla quale non portecipaHc
con la su:. parola ardcnle e con Ja au• c:diAcantc prcacnza.
Luigi Zaffal'Oru t a Ci•lago (V1rcse) a 86 anni.
Amù la fami11lì• (On donazione dl 1t CC>tale e ucriJiau,. Conobbe il
servo di Dio don Flbppo Rmaldi nd 19:8 a hrea. dove anva accom-
pagnato il fi.Rho Pietro. oeJP s11.lesiano co,;diutore. Ne riPortò un'impres-
sione ind•leb,lc toprMIIUIIO pct la bont~ cun la quale don Rinaldi lo
volle a menta da\\·an1i ~ st, tDttandoln come uno di famjRli•. Uomo di
fede, passava own1 A:iorno me-zz"on io adorai:ione- nella su.a parrocc.b.ia.
Comm. Giuseppe Vlsc:aNLI t Jlordighcn, A s:o anni.
Amm.iratoro fervido di Don Bosco t:. clcllc 11uc Opere, iscrìtt()si t ra. i
Coqpernturi. nll'c1empio e alla porola unl la collaborazione fattiva
nella proprio parrocchia. Diffuse le pubblicu,ioni ,aJesìane e propai:cò
il cullo di Mnn~ ,\\u,Ulatricc. Soolènne onchc le Opere di Don llosco,
p.articolarmcntc qu~lc. dcUe Figlie di M, ,\\. La.scia. ,·iYQ rimpLanto
t.n1 i suoi dip~ndenh. ven.o dei quali Jhnn~trb a.em-pre 2r11ndc spirito
di carid.. Era mi11._ndc, ma. si spense a Oordi1ht.n.1 colto J.a in.farro
ca["diaco.
Teresa Olanano veci. Corno t a Tonno a 78 anni.
Visse i suoi ultimi anni nella casa dtlle m=ammc dei sale!iisni 3 Bra.
nella pre11hicro e nelle ,offerenze, che offri con 111mer0sità per le vuca-
z:ioni sal1..♦,iane-1 l>cUl di compiere in ml modo un a.pos-rolnto più prczioto
ogAi ohe tcar•t1W'l{inno le vocazioni. Donò generosamente il suo unico
figlio a Don fJo•co,
Paola Volpe veci. LampareW t a 'J'erllul (Ilari).
Tutti la chumowno Mamma Mar"bcrli.a pcrcb6 della M•mmo di
Don 13°'co 1,cva lo 1p1rito di preghiera. la cariti ve.rso il prouimo. lo
s-pioto di gioia. di cui si SU\\'l per n:u~renarc e conforure quanti aVVl-
cinava. Si srnri\\.._ ors:oghosa deUa vocazione salesiana del figho don Fer-
dinando. E natta,~• a curti la feliciti c.he prova l1 mamma di un Nccr-
dote. s:volgf'nJo ce>•\\ anche un valido apo.tol.atc> ,·ocazion.11.lc.
Contessa Ida GaJJaratl Scotti t • Mllllno.
D111la e••• noti• Moccnilfo So1'11n>:o p1111•tu c:,,su G2llarati Seoul,
entrambe leflntC Don Dosco dRl primi nnnl dcU'opera ""'••inna che
beneficavono lan,JMll\\Cntc. fo:cmantlo Il\\ •UA famiglia continuò a colti-
vare I.a dtvo7.ione a l nottro Sa_nto e a prodi11ani in be.neJiccnn e aul-
stenza ai poveri. o,ili i.nicnni negli otpccJ.g..Jj_, ai bisognosi. in ,variaite
benefiche iatilu,:loni,
Giovanna Tllrlc:co cocno t a Nove.Ilo • 90 anni.
Tutbl una \\·1ta, 11 sua, spesa nel lavoro e nella _preghiera e.on t.1eua
quotidiruu. 0110 mesi prima deUa morlc il Signore le chiae il ucri-
ficio del fialio ,\\nlonio, chiamandolo a •~ in modo tllnto imprcvi~to.
Poi una gnve m'1;1attia te tolse ogni movimento: 10l0 più le labbra 1i
rnovevano A prcis,hicn.. Tria le sei figlie: rim:1ste godeva di averne una
rr~ le Fi1ilic di Mari-o Ausiliat.ricc. L:ucia ai numerosi nipot i e proni-
poti e n quuntl fa conobb ero , la convincente te::stimonianza dellfl 1ua
vito eristJanAmente vissuta.
Rosa Chlnettl t a Varese.
Cooperntrice esemplare, traeva dalln Mn1.a e Comunione quou dj1uU1
e da una sod.A, comunicativa de\\~oz.ionc II M•ri• Ausiliatrice.. cntusiumo
e fervore d •Jnulach·e pc:r le atriviti 1tion.nili, parrocchia.li e aale.ianc.
Openiio nel Caluturificio di Varese, irntdiò bonli, pace e aioi1, atimolo
pe.r tutd al criauano compimento del dove.re..
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Bomontc Anna Bnrbeu cav. Ludovico - Deuf' Mario - Dcttoni Dome-
nica - Bollini Prima - Dottone geom. Joaé • Calune Adele - Colombini
Pia - De Maria comm. Cltlo - Di Nuno Rou fu Salvatore • 1-·errw:zi
Vincenzo - Gardumi Adelaide - Iuliuio Concetta - l u li:mo Ciu1cppina
- Prati Jolc - Quaglia Santina - Rizutl Ai,nete Schiroli Orioli Dina -
Sciuao Sclvin• - Te>rricdli Kati - Vaccari dorr. gT, u.lf. Corrado
Vec,chi Olp.

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE M INIMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubblicazione di una Borsa in•
completa si effettua quando il
versame nto Iniziale raggiunge
la somme di L. 25.000, ovvero
qua ndo tale somma viene rag-
giunta con offerte successive..
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som•
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Boxsa: Maria Consolatrice e A.uslliatdce, a
ricordo del dottor foç. Guido Ruspa, a cura del
Centro lnterispettorialc Cooperatori Salesiani
cli Torino. L. 50,000.
Borsa: Oli Educatori al loro Santo, in ricordo
del Consigliere dell'Unione prof. Marcn Riglia,
a cura dell'Uruone Don Bosco fra Educatori
(Torino). L. 50.000.
Borsa: Mru-Ja Ausiliatrice e S. G. Bosco, a cura
di Giovanna Camerini Porzi (Faenza).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, S. D.
Savio e Santi Sales.iani, pr oteggete 111ia fiKlia,
a cura di M. R. (Alessandria). J,. 50.000.
Borsa: Mada Austliatrice1' S. G. Bosco, p. g. r.
e implora11do aillto, n cura cli M. N. (Pino
Torin~se). L . 50.000.
Borsa: Don Michelangelo Fava, a cura della
famiglia Fava, invocando protezione (Cara-
vino • Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatdce e S. G. Bosco, i11
111e11wria e suffragio di NJo:ria Allora, a cura
del marito Secondo Gambolati (Vignale.Mon-
ferrato - Alessandria). L . 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, p. g. r., a cura di
A. S. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, ;,,
ringraziametito, Il cura di N. N. (Varazze).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
suffragio e memoria dei propri cari defunti, a
cura di Maria Antonini (lkllinzona - Sviz-
zera). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, ;,, suffragio e me-
moria dei pr()pri cari defu11ti, a cura di Luigia
Aquilino, Cooperatrice salesiana (Troia -
Foggia). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio. a cura di Angela
Montebianco (Rapullo - Genova), L. 50.000.
Borsa: Gaspare Follis, i11 ricorda e suffragio,
a cura della moglie Orsolina Aimino (Reggio
Emilia). L. 50.000.
Borsa: Maria Allslllatrice e S. G. Bosco,
grazw! a cura di Maria Grazia Miglrovacca
(Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura del prof. Carlo Paruzzi, Exallievo di
Alassio (Sanremo - Imperia). L. 55.ooo.
Borsa; Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia•
trice e S. G. Bosco, a cura di Demattio Elisa
(Carano - Trento). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, per volontà della mamma defunta
e in mffragio dei familiari def11nti, a cura di
Annita Noarino in Aimar (Nichelino
Torino). L. 50.000.
Borsa: Servo di Dio Don Filippo RinaldJ, a
cura cli Rosaria Poli Fig11ri (Torino). L. 50.000.
Borsa: Don M.icbele Rua, a cura di Giovanna
Sainaghi (Rho - Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di N. N.
(Lanzo - Torino). L . 50.000.
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moglie Giovarma, a c.ura di Giovanni Pellic-
cioni (Lucca). L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berruti. a cura di Nicola
Adorno (Milan1>). L. 50.000.
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cando protezione. a cura dei coniugi Maria e
Raffaele Bfancluni, n,/ centenario del Collegio
Salesia,w di Alassio (Alassio). L . 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, S. D.
Savio e Don Run, i11 s11ffragio e 11tenwria di
A111!,e[() Savio, e implora11do protezione, a cura
della moglie Elvira Cagliero (Chieri - Torino).
L. 50.000.
Borsa: Don Michele Rua, in mert1oria s mf-
f ragio del miil'Ìto defunto, a cura di Maria
Lucci vcd. Cuicchi (Chiaravalle - Ancona).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11-
vorundo protezione, a curn di ~addalena Mon-
tal1,nti (Caresana - Vercelli). L. 100.000.
Borsa: Don Amilcare Bertoluccl, perchè preghi
per Caterina Po.via, a cura di N. N. {T orino).
L. 50.000.
Bors'1: Maria Ausiliatrice, a cura cli Assunta
Re (Pavia). fJ. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Assun\\a
Re (Pavia). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, i11
mffmgio dei propri <kf1111ti e i11iJoca11do prote-
zione, a cura di Teresa Chizzoni (Mantova).
L. 100.000.
Borsa: Gesù, Maria, Giuseppe e Don Bosco,
in suffragio dei propri defu11ti e 111voca11do pro-
tezfont, a cure di Maria Intile (Bronx New
York). L. 50.000.
Borsa: Ines DerchJ, in memoria e s,'1fragio,
a cura ddla sorella Clelia (La Spezia).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i,i
memoria e s·uffragio delle nipati Jltlaruz e A1111a,
a cura della zia Giuseppina (Agrigento).
L. 50.000,
Borsa; Ai miei genitori, a cura del dottor Luigi
Baldassi (Savona). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Papa Giovan-
ni XXIII, im/)lora11do /)rote,;:io11e,, a cura della
prof. Emilia Orsini Barone (Roma). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Luigia
Avanzini (Milano). L. 50.000.
Borsa: Carlo e Rosalia Besozzl, a cura dei co•
niugi Alberto e Maria Besozzi (Castelvescana
• Varese). L. 50.000.
Borsa: Filippo e MarJ.a Oonella, a cura dei co-
niugi Alberto e Maria Besozzi (Castelveccana
- Varese). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore cli Gesù, Maria Ausilia•
trice e S. G. Bosco, in ringraziamento, a cura
di Vitalina Ronco (Carcsana - Vercelli).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11
ringr(lziamento e invocando protuior,e, a cura
di una Coope.ratricc Salesiana (Novara).
L . 50,000.
Borsa: San Giovanni Bosco, Pio XII, dolco
Pastore angelico, proteggetm,i sempre, a cura
cli Maria Rosa Llco (San Costan tino Calabro
- Catanzaro). L. 60.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
ri11gra:riamento, a cura della famiglia Renone
Bottazzi (Verq:lli). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, n cura della dotr.
Amalia Cassano (San Severo - Foggia).
L. 50.000.
Borsa: Don RlnaldJ, a cura del dottor Carlo
Panizzi, exallievo dr Alassio (Sanremo
Imperia). L. 50.000.
Bonia: San Domenico Sav io, proteggi i giovani,
in particolare quelli della nostrafamiglia, a cura
di N. N. (Aosta). L . 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in mem()ria di
Adolfo ~ Liliana Del Chiaro, a cura cli Ales-
sandro e Mirina CostnnM (Roma). L . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliattice e S. G. Bosco, a
curo di N. N, L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. D. Savio, i,mo-
ca,ulo protezione sulla propria nipotina, a cura
di N. N. (Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausilinlrice e Don Bosco, i1I suf-
fragio di i'vfaria Gilli, a cura di Edoardo Ali-
fredi (Torino). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice e s. G. Bosco. in ringraziam~uto, a cura
di N. N . (Piacenza). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo runaldJ, a curn di N . N.
(Termini [merese - Palermo). L. 50.000.
Borsa: Don Michele Rua, a cura di Antonio
Oleari (Milano). L . 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e San1i
Salesiani, p. g. r. , i111Joca11do protezione, a cura
cli N. N., Cooperatrice (Torino). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, it1vocando prote-
zio11e, a cura di Stefano Piombo (Monleone
- Genova). L. 50. 000.
l!Qrs;i; Maria AusWalriçe e S. G, Bosço, pro-
teggete e g11idate la 11ostra famiglia, a cura di
rrene Forrniga (Biella). L. 50.000.
Borsa: Maria AusiUatrlce e S. O. Bosco, per
ilbene spirituale, materiale di Vittoria e Sa,uira
Castegnaro (Camisa no Vicentino). L, 50.000.
Borsa: Sacro Cuore dJ Gesù e Maria Ausilia-
trice, p . g. r., a cura di N . N . L. 50.000.
Borsa: Maria AusiUatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, invocando protezione sulla famiglia,
a cura di Ivana e Giorgio Mensitieri (Milano).
L. 50.000.
(COlUUVA)

4.6 Page 36

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Slfubblica Il dal mesa per f Cooperatori Sales/ani; lf 15
de mese per I Dirigenti dei Coopsr,torl
S 'Invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore responsabile Don Pietro Zerbino
Autori%. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
Per inviare offerte Hrvirsi del e.e. Posùle n, 2-1355
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Tossicomane l'uomo moderno? È una parola troppo grossa,
forse. Diciamo che ha la mania dei tossici.
Pillole per dormire, per tenersi svegli, per tranquillizzarsi, e
anche pillole per l'intelligenza o per 1a memoria, per superare
senza sforzo gli esami o per aumentare la volontà.
L'uomo d'oggi è in preda alla droga.
L'autore passa in r?pida rassegna tutti i pericoli, i difetti, ma
anche le capacità terapeutiche dei farmaci: gli eccitanti, il do-
ping, gli ipnotici, le pillole della felicità, gli analgesici, i far-
maci della fertilità e i contraccettivi.
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C.A.P.
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B.S./3 /70
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Casella Postale 470 (Centro)
10100 TORINO