Bollettino_Salesiano_197002


Bollettino_Salesiano_197002

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1.1 Page 1

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Vogliamo portare i Cooperatori Salesiani
a diventare collaboratori coscienti,
Integrali, a fianco di noi, non sotto di noi:
non solo, quindi, fedeli e docili esecutori,
ma capaci di responsabilità apostoliche,
pur sempre d 'accordo e In sintonia col Sacerdote.
DON LUIGI RICCERI
Spedizione in abbonamento postale Gruppo 2° (70) 2• quindicina
EDIZIONE PER I DIRIGENTI
A. XCIV. N. 2-4 GENNAIO-FEBBRAIO 1970. DIREZIONE GENERALE 10100 TORINO. VIA MARIA AUSILIATRICE, 32. TEL. 48.29.24
IL CONSIGLIO NAZIONALE IN RIUNIONE PLENARIA
Partecipare alle responsabilità dell'Asso-
ciazione e condividerle con chi è costi-
tuito in autorità, è segno di matura-
zione, è prendere coscienza di ciò che
significa essere Cooperatore.
Il téma della corresponsabilità è stato
approfondito alla Riunione' Plenaria del
Consiglio Nazionale Cooperatori (Roma-
Frattocchie 27-30 dicembre 1969).
IN QUESTO NUMERO
Riunione plenaria del Consiglio Nazionale - Il Delegato visto dai Cooperatori - Il
documento sulla corresponsabilità - Come Don Bosco educava i giovani alla cor-
responsabilità - Corresponsabilità: traguardo da raggiungere - Linee per uno Sta-
tuto del Consigli~ Nazionale - Tre incontri in vista - Legge del divorzio e mozione
dei Cooperatori - Celibato sacerdotale - Stampa cattolica - Vita dell'Associazione -
Estate '70 con i giovani Cooperatori.

1.2 Page 2

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PER UNA
MAGGIORE
PRESA
DI COSCIENZA
Cronaca e conclusioni della Riunione
È stato certamente l'incontro più costruttivo di
quanti - in realtà pochi - il giovane organismo
ne ha finora indetti. Ci si conosceva di più questa
volta e quindi il dialogo fu più facile e più fruttuoso.
Si era poi appena entrati in un nuovo periodo di
vjta, dopo l'espernnento iniziale. La riconferma
data dalla CISI implicava maggiore senso di re-
sponsabilità.
Hanno partecipato i rappresentanti delle seguenti
regioni: Puglia: Blasio; Campania: De Martino;
Emilia: Dentj; Lazio: Parisella; Veneto-Venezia:
Pizzarotti; Subalpina-Centrale: Ruspa; Toscana:
Russo; Calabria: Serreti; Adriatica: Tosti; Sicilia
0cc. : Ziino.
Inoltre i membri della Giunta Esecutiva:
Dambra, Di Tommaso, Lazzara.
(Forzatamente assenti per malattia o impegru
vari: l\\fontano, Albert, Giannantonio, Magnano,
Cavallero).
Presenti anche i Delegati Ispettoriali D. Bassi,
D. Eroggiato, D. Busato, D. Coin, D. Dal Maso,
D. Strappazzon; D. Buttarelli, Deleg. Naz. con
D. Berretta dell'Ufficio Nazionale.
Per le F.M.A.: Sr. M. Rampini e Sr. C. Kreutzer,
e per l'Istituto V.D.B. l'Ins. Anna Tamburrini.
Visite di cortesia sono state fatte dal Dr. Luigi
Capuzzo e Renzo Rufelli in rappresentapza rispetti-
vamente della Federazione Nazionale ExaJlievi di
Don Bosco e del Consiglio Nazionale Associazioni
Giovanili Salesiane. Una presenza determinante fu
quella di don L. Fiora, Direttore Generale e di
don A. Marrone, Ispettore. Questi rappresentava
la Com.missione CISI incaricata del settore Coope-
ratori.
Regolò abilmente i lavori Carlo Ruspa. I Servizi
tecnici furono assicurati con solerzia da Herbert
Cambria.
La liturgia unì ancor più le animate discussioni
o i gruppi di studio. Fu ricordato nella preghiera
uno tra i nostri migliori, di recente scomparso:
Antonio Tarabocchia.
Ci si era prefissi uno scopo: rilevare e approfon-
2 dire alcuni mezzi e modi per una migliore forma-
zione del Cooperatore. Ci si limitò a due: il Delegato
come è visto e considerato dai CC., e la correspon-
sabilità nei vari momenti della vita dell'Associa-
z1one.
Si seguì questa via: partire da un'analisi della
situazione (come e chi sono i CC. in Ttalia); non
sarebbe stato poi difficile ricercare i perché dei
vuoti operativi.
Fare ricorso quindi ad una realistica terapia: il
Delegato sia (finalmente) tale, i CC. entrino (ancht:
essi finalmente) in corresponsabilità con i Salesiani
nel governo della propria associazione.
Don .Buttarelli aveva preparato la traccia per
l'analisi della situazione e fu discussa ampiamente.
Emerse tra le altre una duplice necessità: quella
di meglio aiutare la base a prendere coscienza di
ciò che vuol dire essere cooperatore e quali impegni
ne derivano, e quella di vederci più chiaro tra gli
iscnttl dell'Associazione.
Di qui una interessante proposta, attuata la quale
si dovrebbero soddisfare ambedue le esigenze:
fare un << rilevamento >> di tutti i CC. veramente
coscienti e impegnati, di coloro insomma che si
sentono tali e nei molti modi fanno quanto è in
loro per vivere coerentemente.
Un rilevamento non tanto o soltanto di quelli
che frequentano il centro, quanto di quelli che ope-
rano collegati - anche solo idealmente - col
centro, nelle più svariate situazioni ove si trovano
a vivere, di quelli insomma che si sentono e sono
salesiaru. Tempo a disposizione: tutto l'anno so-
ciale -i970-7I.
Per il tema sul Delegato venne utilizzata una
traccia elaborata da L azzara, che fu approfondita
in 3 gruppi di studio (per questi era stato oppor-
tunamente riservato un tempo sufficiente).
Le conclusioni di questi vennero discusse, li-
mate e fuse da alcuni volenterosi delegati dell'As-
semblea. Ne risultò il documento che viene ri-
portato appresso.
Il secondo tema trovò i Consiglieri meno prepa-
rati: non ha messo ancora radici molto profonde
da noi nell'Associazione la pianta della correspon-
sabilità. Tuttavia si è fatto quanto di meglio si
poté, introdotti all'argomento da uno studio di
Di Tommaso. Ancora 3 gruppi di studio e 3 << con-
clusioni i> discusse ampiamente in aula. Fu dato
alla Giunta mandato di elaborare il documento
finale.
Il particolare delicato momento che attraversa la
famiglia italiana, alla cui stabilità si vuole attentare
in sede legislativa, fu ricordato dal Delegato ispet-
toriale di Milano.
Una mozione dell'Assemblea, che si fece inter-
prete dei sentimenti di tutti i CC., impegnò i centri
ad un'opera di illuminazione tra i Cooperatori, le
loro famiglie e l'ambiente dove vivono, anche in
vista del probabile appello alla volontà popolare a
mezzo referendum.

1.3 Page 3

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IL DOCUMENTO
SUL TEMA:
IL DELEGATO
VISTO DAI
COOPERATORI
I partecipanti alla Riunione plenaria del C.N.CC.
(Roma Frattocchie 27-30 dicembre 1969) dopo ampia
discussione sul tema <! IL DELEGATO VISTO DAI
COOPERATORl >), sono pervenuti alle seguenti con-
clusioni:
\\ ) 11 Delegato è preposto «alla cura dell'Associazione
e applica le disposizioni dei superiori nel governo della
medesima» (Manuale Dirigenti), e ne assume per de-
lega la responsabilità.
Egli è fondamentalmente la guida spirituale dell'As-
sociazione e dei singoli cooperatori e il maggiore re-
sponsabile della fedeltà al «carisma l> di Don Bosco.
Cosl è desiderato dai cooperatori, i quali non chiedono
un delegato qualsiasi, bensì il «loro >> delegato.
Cura la catechesi e la liturgia dando cc,sì un contri-
buto essenziale a che ogni centro divenga una auten-
tica comunità ecclesiale.
Si mette a disposizione di quanti nel centro doman-
dano la sua opera sia nel ministero sacerdotale che in
quello della direzione spirituale. In tal modo sarà più
padre che superiore dei soci.
Si preoccupa di alimentare la spiritualità salesiana
dei CC. t suo dovere aiutare questi a scoprire sempre
più Don Bosco e a rinnovarne la testimonianza.
Si dedica alla formazione degli aspiranti cooperatori
e ne garantisce l'idoneità a far parte dell'Associazione.
) Nella vita a8sociativa e apostolica del centro:
Nella ricerca dell'autenticità dei contenuti, finalità, ecc.
dell'Associazione nonché nella programmazione e nel-
l'accettazione delle domande di nuovi cooperatori, il
Delegato opera in spirito di stretta collaborazione e
corresponsabilità con i Consiglieri.
In campo operativo e pratico lascia ai CC. piena li-
bertà nella scelta delle formule e dei modi, in rapporto
alle condizioni sociologiche locali.
Prepara elementi idonei alla collaborazione nelle atti-
vità caratteristiche della cooperazione salesiana, assu-
mendoli in corresponsabilità (catechesi, vocazioni, stam-
pa, moralità, ecc.).
Dedica tutte le cure a sensibilizzare e orientare i
giovani cresciuti alla scuola di Don Bosco verso l'Asso-
ciazione Cooperatori.
"') Tale tipo di delegato richiede che colui che ha
avuto la delega dalla legittima autorità:
sia un salesiano che viva e interpreti genuinamente
Don Bosco;
conosca i problemi del mondo in CUI vtve e delle
persone fra cui lavora;
abbia una spiccata sensibilità ai problemi umani e
sociali e, quindi, al dialogo;
comprenda e interpreti gli aspetti positivi e negativi
dell'attuale problematica umana;
abbia fiducia nel laicato, non solo con la bontà e la
amabilità del tratto, ma anche comprendendo e valo-
rizzando le esigenze umane e i talenti dei cooperatori;
possegga la carica di entusiasmo e di consapevolezza,
necessaria a chi deve essere una guida convinta.
Il C.N. udite le relazioni sulla situazione oggettiva
dei delegati locali, mentre prende atto della considera-
zione che la CISI mostra al problema dei CC. e dei
miglioramenti derivati di conseguenza, auspica che detto
impegno continui in avvenire per superare le difficoltà
in determinate situazioni ispcttoriali e locali che pon-
gono in una prospettiva diversa la reale figura del De-
legato Cooperatori.
Siccome la Terza farni~lia è un impegno ecclesiale
della Congregazione, ogni comunità salesiana assuma
il settore dei CC. come sua componente vitale, e perciò
esprima un Delegato che operi specificatamente in
questo settore, coadiuvato dalla comunità stessa. In
proposito sembra opportuno ricordare quanto fu sta-
bilito circa l'Associazione dei CC.:
<• E dO'Vere dei Superiori (Ispettori, Direttori) prO'/J'lle-
dae il personale che abbia le doti, il tempo e i mezzi ne-
cessari per esplicare il suo ma11dato.
Nell'Ispettoria n01i deve considerarsi sciupato o non
sufficientemente occupato il personale, solo perché non è
impeg11ato in attività scolastiche e si111ilari » (Atti Cap.
Gen. XIX, pag. 157).
Il C.N., pur nella consapevolezza delle difficoltà pra-
tiche di realizzazione, propone al riguardo:
la scelta del delegato venga sentita dai Superiori tra
quelle primarie e possibilmente si affidi questo incarico
a un confratello il quale, avendone le doti necessarie,
desideri questa dimensione apostolica;
i delegati di nuova scelta siano debitamente orientati
e preparati al loro compito (ad esempio: attraverso una
<< tre giorni >>) ;
il delegato sia ispettoriale che locale, faccia parte del
consiglio rispettivamente ispettoriale o locale;
è auspicabile che il delegato CC. abbia nello stesso
tempo, a meno che le circostanze esigano diversamente,
anche l'incarico di delegato Exallievi; più facile sarebbe
cosl il suo impiego a tempo pieno. È pure auspicabile
che questo incarico abbia una certa continuità.
Il C.N. mentre è cosciente ddla valida collaborazione
prestata in circa 300 centri dalle F.M.A., auspica che
l'Associazione Cooperatori venga sentita e considerata
come opera tipica e propria dell' Istituto, anche se di-
retta dalla Congregazione salesiana. Il prossimo con-
vegno delle Delegate ispettoriali d'Italia potrebbe indi-
care i modi pratici per attuare una maggiore correspon-
sabilità nell'Associazione.
Esprime vivo plauso a tutti i Delegati ispettoriali e
locali i quali consacrano cuore, mente ed energie alla
caus.a dei CC. , e, nell'apprezzare la !ero donazione,
dichiara, anche a nome di tutti gli associati, di voler
collaborare con pari generosità in unità di intenti e
di opere.
Inoltre ri:volge un pensieroriconoscente ai Salesianiche,
pur non essendo Delegati, assistono spiritualmente con
pari zelo, i centri presso le Figlie di Maria Ausiliatrice. 3

1.4 Page 4

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IL DOCUMENTO
SULLA
~
CORRESPOMSABILITA
A) Responsabile è colui che deve rispondere o
rendere ragione di determinati atti o persone;
colui che assume - o ba per naturale dovere -
un << impegno >> di cui dovrà rispondere alla società
che glielo affida, o direttamente all'autorità divina
e umana. Si diventa persona responsabile e si agisce
responsabilmente quando, presa coscienza degli ob-
blighi derivanti da una certa posizione di impegno
e di incarico, si agisce in modo da conseguire le
finalità proprie dell'oggetto. ·
CorresponsabiHtà è essere responsabile assieme
ad altri, coi quali si condivide l'impegno e si ri-
sponde a chi di dovere. I corresponsabili hanno iden-
tità di ideali e di fini, pur nella diversità di tempi
e di modi nel realizzare le finalità. La CR esclude
l'individualismo e l'autoritarismo, estendendo la
collaborazione dal solo piano operativo alla com-
partecipazione totale :alla responsabilità di pro-
grammazione, esecuzione e verifica di ogni attività.
B) Il senso di corresponsabilità nasce quando si
prende comune coscienza del proprio gruppo di
lavoro, accettandone l'apporto personale e la dire-
zione collegiale, e il conseguente dovere di agire
con uguale spirito insieme agli altri componenti
della comunità.
Occorre prendere coscienza:
dell'essere uomini : << In tutto il mondo si sviluppa
sempre più il senso dell'autonomia e della respon-
sabilità, cosa che è di somma importanza per la
maturità spirituale e morale dell'umanità... In tal
modo siamo testimoni della nascita d'un nuovo
umanesimo in cui l'uomo si definisce anzitutto
per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso
4 la storia» (Gaudium et spes 55);
dell'essere cristiani:
figli dell'unico Padre, partecipi della sua vita
divina e già provvisoriamente partecipi della
sua stessa eredità;
membra del medesimo Corpo, che è Cristo, e
animati dallo stesso Spirito Santo, uniti dalla
stessa vita soprannaturale e dalla legge della
solidarietà e della comunione dei Santi, cioè dei
battezzati ;
compartecipi e corresponsabili della crescita
di questo Corpo di Cristo, che è la Chiesa-
Popolo di Dio.
~ I laici, riuniti nel popolo di Dio e costitu1t1
nell'unico Corpo di Cristo sotto un solo Capo,
chiunque essi siano, sono chiamati come membri
vivi a contribuire con tutte le loro forze, ricevute
dalla bontà del Creatore e della Grazia del Reden-
tore, all'incremento della Chiesa e alla continua
santificazione>> (Lmnen Gentium, 33).
«Tutti, sebbene in grado e modo dìverso, co-
munichiamo nella stessa carità di Dio e del pros-
simo, e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di
gloria» (Lumen Gentium, 49);
... ,~el caso nostro, dell'essere Cooperatore:
Il Cooperatore salesiano risponde alla vocazione
apostolica di ogni battezzato con uno speciale e
particolare carisma, che è quello stesso di Don
Bosco e della Società Salesiana, sebbene a un li-
vello e con compiti diversi. I Cooperatori pertanto
costituiscono la Terza Famiglia Salesiana propria-
mente detta: sono - in un senso lato - dei reli-
giosi nello spirito, degli «impegnati >> · a tendere
alla perfezione, e fanno corpo con la famiglia spi-
rituale salesiana, unità dell'unico carisma ecclesiale.

1.5 Page 5

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I Cooperatori banno in comune con i Salesiani:
il Fondatore (Don Bosco);
lo spirito che li anima (salesiano);
il fine a cui tendono (la perfezione personale nel
proprio stato);
il campo specifico di lavoro (l'apostolato gio-
vanile e popolare).
C) Momenti del'esercizio della CR.
studio dei p roblemi e delle soluzioni ideali;
progettazione - programmazione dei piani con-
creti di attività;
esecuzione in stile e con metodi comunitari nel
rispetto del ruolo di ogni persona;
analisi dei risultati e revisione dei metodi ope-
rativi e dell'impiego di persone, e del raggiun-
gimento o meno dei fini proposti.
D) E"ori da evitare nel/'esercizio della CR.
tendenza ad affra11carsi dall'autorità nell1esercizio
del suo magistero ordinario. (<< Perciò quando oggi
si d ice che non sì contesta nella Chiesa l'autorità
come tale, ma si critica il modo di esercitarla, si
dice bene, a condizione che la ricerca di questo
modo ideale non autorizzi l'affrancamento, cioè la
disobbedienza, dal modo reale e legittimo, con cui
l'autorità esplica il suo mandato», Paolo VI il
12-11-69);
- abuso del dialogo: tenacia nell'afferm~e a tutti i
costi le proprie idee, più che partecipazione onesta
alla ricerca della verità e della via ottimale, impe-
dendo l'azione e lo sviluppo ordinario delle inizia-
tive necessarie.
(<< Ottima cosa il dialogo, inteso al rispetto e alla
promozione della persona o del gruppo, di fronte
a chi deve disporre di un dato ordinamento eccle-
siale... li dialogo non deve paralizzare l'esercizio
normale della guida responsabile, né sostituire
normalmente il libero esame del singolo fedele al
giudizio del pastore o del maestro, esigere un
tal quale condominio dell'autorità, che la renda
imbelle e irresponiabile >>, idem).
- i11dividuolismo esagerato (<1Nella formazione della
nuova mentalità ecclesiale, chiamiamola pure post-
conciliare, dobbiamo sviluppare il senso della co-
munione, in cui, come membri della Chiesa siamo
inseriti. Per quanto viva debba essere la coscienza
delJa nostra libertà e della nostra personalità non
dobbiamo dimenticare che non siamo né soli né
autonomi... », idem).
- le due fa/se equazioni:
CR = semplice consultaz:ione della comunità per
parte dei Superiori;
CR. = democrazia, a tutti gli effetti, della comu-
nità verso il Superiore. (Nella comunità ecclesiale
sono determinanti le motivazioni evangeliche e la
decisione finale dell'autorità costituita e non la
maggioranza numerica dei membri).
- supervalori::::::a:::io11.e delle strutture e delle tradi-
zioni, assimilate a valori irrinunciabili o alla <1 tradi-
zione>>; esse invece gradualmente, ma irreversibil-
mente, debbono adeguarsi alle esigenze della persona
umana e della comunità umana, in continuo dina-
mico progresso verso l'uomo perfetto che è Cristo.
La con·esponsabilizzazione.
Nelle Associazioni di Apostolato avviene con
un'azione concomjtante e partecipata tra a) i laici, i
quali attraverso la comune presa di coscienza dei
loro compiti e uno sforzo adeguato d'informazione
personale e sociale, si rendono capaci di corre-
sponsabilità; b) e il Superiore, o il suo delegato, il
quale, nel rispetto della personalità dei laici e delle
loro capacità, doti umane e carismi soprannaturali,
ha per essi piena fiducia e li considera partecipi e
corresponsabili di diritto, di tutto il processo rela-
tivo, nell'ambito delle attività apostoliche promosse
dalla comunità ecclesiale, o dai centri stessi.
Un discorso sulla corresponsabilità p1u di-
rettamente per l'Associazione Cooperatori
U11 traguardi, per i CC. :
~ Noi vogliamo portare i Cooperatori salesiani a
diventare collaboratori coscienti, completi, integrali,
tecnicizzati anche, per quello che ci può essere di
tecnica nell'apostolato; vogliamo portare i Coope-
ratori a livello di collaboratori a fianco a noi, non
sotto di noi; a fianco a noi che è cosa molto di-
vers.a, non solo quindi fedeli e dociJi esecutori, ma
capaci di iniziative, di responsabilità apostolica, pur
sempre in accordo e in sintonia col sacerdote >>
(Don Ricccri).
'[)unque uno spirito nuovo, una prassi nuovo, un
modo 11uooo di preparare coloro che entrera11.no 11el-
I'Associa:sione, di sensibilizzare Delegati e CC. alla
co"espomabilità perché 11asca «il nuO'llo cooperatore ».
Fermo restando che il superiore della Congre-
gazione salesiana è anche il superiore dell'Associa-
zione (Reg. 31 3), sembra che sia giunto il momento
(post-conciliare e post-Capitolo Gen. XIX) di espe-
rimentare la compresenza del superiore salesiano e 5

1.6 Page 6

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del dirigente cooperatore, per rendere i CC. com-
partecipi del governo dell'Associazione. Il pro-
cesso è questo: l'autorità risiede sempre al vertice,
nel superiore salesiano, che si riserva l'alta dire-
zione e l'ultima responsabilità. Esso affida il centro
e partecipa "l'autorità ai CC. dando loro anche il
governo dell'Associazione nelle sue normali attività
di organizzazione, cli relazioni e di apostolato.
D'altro canto la base, con la maturità che deve
aver acquisita, si rende capace cli assumere il suo
nuovo ruolo.
Area di corresponsabilità e modi pratici di eserci-
tarla ai vari livelli.
Il cooperatore condivide le preoccupazioni pa-
storali dei salesiani e quincli :
promuove la diffusione, l'incremento e l'attività
dell'Associazione nei singoli settori, e fa conoscere
il suo parere, ben motivato, in ciò che riguarda la
sua vita e il suo funzionamento;
çoncorre alla preparazione del programma cli
azione, ivi compresa la scelta del tema annuale di
studio e delle attività da svolgere;
collabora al Bollettino nelle due edizioni e alla
preparazione dei sussidi formativi e tecnici;
partecipa alla elaborazione di studi, documenti,
revisione dei regolamenti e simili;
dà il suo parere consuJtivo all'accettazione delle
domande cli nuovi cooperatori.
D'accordo con il superiore i cooperatori possono
avviare o curare l'istituzione di opere o attività
conformi allo spirito e agli scopi dell'Associazione
(oratori, centri giovanili, scuole, colonie e soggiorni
estivi, pensionati o librerie...).
I Consiglieri, periodicamente eletti dai coopera-
tori stessi, si rendono in modo particolarmente
corresponsabili - assieme al delegato - dell'anda-
mento dell'Associazione ai vari livelli. Per questo
prendono coscienza della situazione reale e totale,
si sudclividono i compiti specifici e i settori di la-
voro in cui agiscono a nome di tutti, rappresentano
i CC. presw consulte e organizzazioni similari.
Assumono per l'incarico di reperire i foncli ne-
cessari per l'Associazione e li amministrano colle-
gialmente.
D'intesa col Delegato, spetta ai Consiglieri pre-
disporre gl'incontri mensili, i convegni, gli Eser-
cizi, reperire i conferenzieri e i sacerdoti occor-
renti, animare la liturgia e svolgere mansioni ana-
loghe.
I Consiglieri Ispettoriali dànno il proprio parere
6 deliberativo per i nominativi di nuovi Consiglieri
da proporre all'Ispettore, ed eleggono il rappresen-
tante al Consiglio Nazionale.
I Consiglieri Nazionali nominano i membri della
giunta esecutiva.
I vari Consigli stabiliranno dei contatti periodici
con l'Ispettore o col Direttore per informarli sul-
l'andamenlo del!'Associazione, offrire suggerimenti
e prendere comuni intese.
È opportuno, anzi necessario, che l'Ispettore in
occasione della visita ispettoriale aJla comunità sa-
lesiana, si incontri col Consiglio dei CC. per una
autentica verifica collegiale dell'andamento del
centro.
E auspicabile che come è stato proposto dal Cap.
Gen. XIX, i Consigli della casa e quello ispetto-
riale invitino in qualche loro riunione qualche con-
sigliere, insieme al delegato, come esperto su pro-
blemi specifici che possono riguardare l'andamento
della comunità .apostolica e la sua efficienza pasto-
rale nell'ambito della zona e della Chiesa locale.
Ai Delegati il primo passo.
I Delegati volentieri e presto susc1tmo il senso
della corresponsabilità e operino un "trapasso cli
incombenze" e promuovano nel centro non l'ap-
parenza, ma la sostanza della corresponsabilità di
tutti i membri. Sti;rnolino i laici ad assumere il
"ruolo proprio" che loro compete e .con coraggio
e fiducia liberino se stessi dal "ruolo di supplenza".
Lascino fare, esortino a fare, stimolino a voler
fare, non spengano lo Spirito che anima le persone
zelanti ma le incoraggino e sostengano.
Per far ciò occorrerà che il Delegato "tutto fare"
compia un lavoro non facile di rieducazione apo-
stolica e di vero rinnovamento di mentalità, di
usanze, cli metodi e di linguaggio.
La grazia del Signore troverà in chi è "povero
in spirito" la disponibilità a compiere l'interiore
trasformazione.
D. G. FAVINI
DON ETTORE. Ufficio Missioni Salesiane, Torino • L. 500
«Basta n nome per ricordarlo a quanti lo hanno conosciuto•·
È Don Ettore Carnevale, ritornato al Signore 1"8 dicembre 1968. Fu sa-
cerdote di Dio nella semplice. amabile, fetvorosa fedeltà alla sua voca
lione sacerdotale salesiana missionaria.
A. L.ARCO
DON BERRUTI, L'ARISTOCRATICO DELLA BONTA
pp. 175 ELLE DI Cl Torino- Leumann • L. 900
t un pregevole condensato del bel volume Don Piecro Berruti, luminosa
figura di salesiano, di don Pietro Zerbino (SEI, Torino).

1.7 Page 7

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DON BOSCO Cl DÀ L'ESEMPIO NEL RENDERE
CORRESPONSABILI I GIOVANI E I COOPERATORI
GJ Agli inizi del primo Oratorio Don Bosco chiama
in aiuto laici e sacerdoti amici, piena fiducia e li
considera suoi primi Cooperatori. << Appena si inco-
minciò l'opera degli Oratori, nel 1841, tosto alcuni pii
e zelanti sacerdoti e laici vennero in afoto a coltivare la
messe 'Che fin d'al1ora si presentava copiosa nella classe
dc' giovanetti pericolanti» (Don Bosco - Introd. al
Regol. dei Cooperatori).
mTale era la compartecipazione dei giovani alla vita
dell'Oratorio che buona parte di essi parlava di << cosa
nostra>>, «le nostre opere•>, <1 le nostre missioni », e ve-
niva logico per non pochi mettere la veste o fare i voti,
o divenire catechisti deJl'Oratorio, o maestri d'arte,
senza porsi altro problema che questo: «restare con
Don Bosco >>.
Ai giovani Don Bosco chiede che lo aiutino a formare
gli altri giovani (<< divenire sale e luce alla moltitudine
di compagni >l - M. B. III 215).
Prima però li associa in un'altra responsabilità: <1 Ho
da dirvi una cosa di molta importanza ed è che mi aiu-
tiate in una impresa, in un affare che mi sta a cuore:
quello di salvare le anime vostre... Smza il vostro aiuto
non posso fare nulla. Ho bisogno che ci mettiamo d'ac-
cordo e che tra me e voi regni vera amicizia e confi-
denza>> (M. B. VII, 504).
I $Ìovani stessi si riunivano in gruppi che furono
l'iniz10 delle <1 Compagnie •>. Queste furono fondate da
collaboratori, da chierki con l'aiuto e la guida di Don
Bosco. Erano costituiti in modo tale da provocare la
iniziativa dei giovani stessi e delle presidenze elette
tra i soci. In più il passaggio da una compagnia all'altra
era determinato non dalla appartenenza a classe supe-
riore o a età più adulta, ma dalla maggior maturità e
capacità di sentirsi con i compagni responsabili degli
altri giovani, dei più discoli, dei ragazzi che frequenta-
vano l'Oratorio festivo per il catechismo.
Dette compagnie - che oggi sono denominate Asso-
ciazioni Giovanili Salesiane - per sua volontà sono
considerate «opere giovanili 1}. In esse entrano a far
parte coloro che spontaneamente lo desiderano e «lo
vogliono 1). Hanno le loro presidenze elette, svolgono
liberamente attività nella casa, e qualche compagnia
anche fuori casa per la cura dei poveri e de~li amma-
lati. Impegnano tutte le attività, e i Superiori sanno
che i soci sono e si sentono responsabili con loro di
tutto l'andamento dell'Oratorio.
Esse, dice Don Bosco stesso, e lo raccomanda poi
vivamente ai Direttori delle altre opere, si svolgono in
accordo con i Superiori, ma sono assistite e regolate
dagli stessi giovani. Per la compagnia dell'Immacolata
è acèertato che l'idea di fondarla fu tutta di Domenico
Savio, il quale, d'accordo con alcuni amici, ne scrisse
il regolamento che Don Bosco approvò senza toccarne
una parola. Le Compagnie erano un mezzo per il dia-
logo, per entrare in intima relazione con i Superiori,
poiché questi, nel grufpo, diventavano soci anch'essi,
impegnati alla pari ne raggiungere gli stessi scopi di
pietà e di apostolato.
[I] Ed è cosi che i giovani chierici di 22-25 anni for-
mano agli inizi il Consiglio Superiore deJla Congrega-
zione, a cui Don Bosco sottopone i problemi più im-
pegnativi, li interpella, li invita a dare il proprio voto,
accetta il loro parere, anche se contrario al suo.
Essi sanno di essere corresponsabili di anime, di
opere nuove, di una Congregazione.
Infervorati di spirito di Dio, ricchi di solo apostolato,
con la piena e personale fiducia di Don Bosco anche
quando le cose non andavano per il meglio nulla ti
tUTbi >>), essi assumono determinati incarichi e la di-
rezione di opere, con responsabilità di contatti con
le più alte personalità politiche e religiose, quando ap-
pena sono alle soglie della maturità.
@] Il Santo non abdica mai alla sua autorità, ma
non è mai autoritario: << Parlando o scrivendo familiar-
mente, soleva dire: "Questa casa, la nostra casa, la
casa dell'Oratorio". Cosi pure si esprime nel Regola-
mento dell'Oratorio. Tale linguaggio rispondeva me-
glio al suo progetto, che l'Oratorio fosse una famiglia,
nella quale egli era il padre. Un padre che teneva gli
occhi aperti su tutto e su tutti, e con gli occhi il cuore.
L'andamento della casa egli voleva che dipendesse per
intero dal suo cenno. Non già che legasse le mani ai
Superiori subalterni: lasciava anzi a ognuno piena li-
bertà d'azione, ma sempre nell'àmbito delle regole da
lui poste e nel senso delle direttive da lui tracciate•>
(Ceria, A11n11ali, I, 635).
157 È interessante il brano di una conferenza ai novizi coa-
iliutori salesiani di S. Benigno (1883). In essa Don Bosco
evidenzia che tipo di presenza tra i giovani domanda
ai Coadiutori: « Io ho bisogno di poter prendere alcuni
di voi e mandarvi in una tipografia e dirvi: - Tu pen-
saci e falla andare avanti bene. Mandarne un altro in
una libreria e dirgli: - Tu dirigi, sicché tutto riesca
bene. - Mandarne uno in una casa e dirgli: - Tu
avrai cura di quel laboratorio o di quei laboratori,
sicché camminino con ordine e non vi manchi nulla.
Provvederai che i lavori riescano come devono riuscire. -
Ho bisogno di avere in ogni casa qualcuno, a cui si
possano affidare le cose di maggiore confidenza, ma-
neggio di denaro, il contenzioso; che rappresenti la
casa ·all'esterno. In una parola voi non dovete essere
clù lavora direttamente o fatica, ma bensì chi dirige >>
(Ceria, Annali, I, 703).
(]] Ogni presente accenno, per essere compreso nel
suo valore vero va situato nella mentalità storica della
metà del1'8oo, in cui questo spirito era veramente un
capovolgimento di metodi.
Usare la parola << corresponsabilità •> nel parlare di
Don Bosco è una applicazione oggi facile per spiegare
quell'intuizione meravigliosa che egli ebbe nel dare fi-
ducia per sprigionare le energie personali di tutti. Allora
egli parlava cosl: «siamo una famiglia 1> - «siamo fra-
telli >> - «tutto ciò che è mio è vostro » - «io sono to-
talmente associato a voi>> - << Le opere salesiane sono
nelle vostre mani i> - (( l'oratorio è cosa vostra>>.
7

1.8 Page 8

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CORRESPONSABILITÀ:
TRAGUARDO
DA RAGGIUNGERE
L'Associazione Cooperatori è... dei
Cooperatori. - Un "modo nuovo" di
concepire e vivere l'essere Coopera-
tore. - Il Cooperatore "a fianco" del
Salesiano, non "sotto" il Salesiano.
Sono idee queste e non slogans pubblicitari. Fu-
rono dibattute all'ultima Riunione Plenaria del
Consiglio Nazionale, dai cui verbali riportiamo
alcuni interessanti interventi.
Ziino (Palermo): L'Associazione Cooperatori ha
una particolare natura che la diversifica da tutte le
altre associazioni di laici impegnati, in quanto si
tratta di una associazione inserita nel mondo sale-
siano come terza famiglia. Da tale natura trae fon-
damento il principio di una cooperazione e conse-
guente corresponsabilità, in quanto il cooperatore
riconosce come suoi superiori i religiosi salesiani
e, nella cooperazione e nelle proprie attività aposto-
liche, deve uniformarsi alle direttive formulate dai
religiosi.
La collaborazione e la corresponsabilità debbono
aversi non soltanto nella fase esecutiva, ma anche
nella fase deliberativa. Il cooperatore collabora con
i salesiani nel definire la "volontà" e nell'attuarla,
ma la sua è una collaborazione subordinata.
Don Bassi (Livorno): La corresponsabilizzazione
del Cooperatore è una azione combinata: del Coope-
ratore, il quale attraverso la presa di coscienza dei
suoi compiti e uno sforzo adeguato di formazione,
si rende capace di responsabilità; del Superiore Sa-
lesiano - o del suo Delegato - il quale, nel rispetto
della personalità del Cooperatore, delle sue capacità
soprannaturali e umane, dà al Cooperatore il pro-
cesso operativo, nell'ambito delle attività apostoliche
da lui promosse.
Don Buttarelli (Roma): La corresponsabilità trae
origine sia dalla identità di fini e ideali (tra Superiori
e CC.) che dal fatto che l'Assoc. CC. è d.ei CC.,
anche se diretta al vertice dalla Congregazione Sa-
lesiana. Quindi è necessario insistere perché i CC.
sentano l'Associazione come "cosa" propria e
s "affare" proprio.
Blasio (Bari): Si arriva alla corresponsabilità non
soJo avendo identità di ideali, ma anche conoscen-
dosi e soffrendo insieme gli stessi ideali. Quindi,
il Cooperatore singolo fa sua l'Associazione e di
conseguenza opera corresponsabilmente con parità
di doveri ma con distinzione di modi, affinché essa
cresca e si rafforzi.
Don Coin (Calabria): Quanto qui si dice riguarda
forse solo un terzo dei çoopcratori: quelli organiz-
zati e impegnati. E gli altri r Si risponde: pazienza!
Si fa quel che si può! Trovo che la via da seguire
è quella indicata da don Bassi; e cioè passare per
due momenti:
a) formazione del Cooperatore; b) il Superiore
si associa nella responsabilità (= corresponsabilità)
il Cooperatore formato.
Don Berretta: il principio di corresponsabilità
si basa:
a) sulla convergenza dei soci nello stesso ideale;
b) sotto la guida del superiore che salvaguarda
questa responsabilità vissuta verso l'ideale nei ter-
mini del carisma salesiano.
Quindi due fasi:
a.). periodo di formazione alla corresponsabilità;
b) vita di corresponsabilità.
Don Fiora: Quanto è stato affermato dal Consiglio
sulla corresponsabilità è vero, e corrisponde all'idea
di Don Bosco, che dimostrò di saper rendere corre-
sponsabili i giovani prima, i chierici e i sacerdoti
dopo. Non dimentichiamo che Don Bosco non ha
mai ab<Jicato alla sua autorità, ma non è stato mai
·autoritario: ha avuto sempre fiducia nel congoverno
della sua famiglia; tale corresponsabilità è la carat-
teristica dei salesiani. Proseguiamo per questa linea,
che la Chiesa ha ribadito come valida.

1.9 Page 9

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LINEE PER
Pubblichiamo, per comune conoscenza, i principi
che regolano il funzionamento del Consiglio Na-
zionale Cooperatori.
UNO STATUTO
PREMESSA
L'istituzione di un Consiglio Nazionale vuole es-
sere un tentativo per corresponsabilizzare maggior-
mente i Cooperatori, assumendoli - per quanto
possibile e compatibilmente con lo spirito e la na-
tura deU'Associazione - nella dirigenza della stessa,
il cui superiore è, per regolamento, il Superiore sa-
lesiano, a tutti i livelli.
.
Le presenti linee di statuto, anche dopo l'aù-
torizzazione della CISI a proseguire l'esperimento,
hanno carattere provvisorio e sperimentale, ma di-
ventano obbliganti per il tempo previsto nell'au-
torizzazione.
Il Consiglio Nazionale CC., volendo essere
un organo di servizio, si propone le seguenti
finalità e relativi compiti:
approfondimento delle idee e dei problemi del-
1'Associazione;
propulsione apostolica;
legame associativo tra le varie regioni ;
scambio di esperienze;
rappresentanza, a livello nazionale, presso la Con-
sulta generale dell'Apostolato dei Laici, e rapporti
con la CISI, le Commissioni CEI e altri organismi
nazionali e internazionali;
apporto alla programmazione annuale;
preparazione e offerta di sussidi formativi e orga-
nizzativi;
organizzazione, a caratterè nazionale, di iniziative
particolari, già programmate, come celebrazioni, con-
vegni e "imili;
collaborazione agli organi di stampa (Bollettino S.,
A.N.S. e simili), e rapporti con la stampa in genere;
cura della Scuola di formazione dell'Associazione.
Struttura del Consiglio
a) Membri:
il Delegato Nazionale;
i componenti la Giunta esecutiva;
rappresentanti dei Consigli Ispettoriali (un ele-
mento per ogni Consiglio);
un rappresentante per ogni commissione dei De-
legati ispettoriali;
due Delegati ispettoriali;
un Sacerdote Cooperatore, rappresentante il Clero
diocesano (Direttore diocesano e parrocchiale);
una rappresentante dell'Istituto Volontarie Don
Bosco.
b) Nomina:
i Membri della Giunta vengono designati dal
Delegato Nazionale ed eletti dal Consiglio Nazionale;
il rappresentante del Consiglio Ispettoriale viene
eletto, tra i propri membri, dal Consiglio stesso, che
successivamente lo accredita presso il Consiglio Na-
zionale;
i Delegati ispettoriali sono scelti dai componenti
le diverse commissioni ;
le Delegate ispettoriali sono nominate dalle Supe-
riore competenti;
il rappresentante del Clero diocesano è nominato
dalla CISI, su proposta del Delegato Nazionale, il
quale sentirà il Vescovo competente;
la rappresentante dell'Istituto V.D.B. è nominata
e accreditata dai Superiori dell'Istituto stesso.
e) Durata:
I membri dureranno nell'incarico 3 anni.
Vita e funzionamento
Gli stessi membri del Consiglio si daranno un
regolamento interno.
Provvisoriamente si stabilisce quanto segue:
due riunioni plenarie ali'anno, in date e con or-
dine del giorno concordati all'interno del Consiglio.
La Giunta Esercizi si riunisce periodicamente su
convocazione del Segretario del Consiglio, d'accordo
con il Delegato Nazionale.
Il Consiglio e la Giunta, per l'espletamento dei
propri compiti, potranno avvalersi dell'opera di ele~
menti qualificati delle Federazioni Exallievi ed Ex-
allieve salesiani, della Pastorale giovanile salesiana,
di "Terra Nuova" e d_i organizzazioni similari, e
di persone (Cooperatori o no), in qualità di esperti.
Il Consiglio si servirà, come orgaIJ.o di stampa,
del Bollettino Dirigenti.
Il problema del reperimento dei fondi per la vita
del Consiglio Nazionale e per il funzionamento di
una efficiente sua segreteria sarà affrontato nel pre-
visto Regolamento interno.
g

1.10 Page 10

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LA LEGGE SUL DIVORZIO
CHE FAREBBE DON BOSCO?
Una cosa è sicura: non incrocerebbe le braccia in
attesa della manna del cielo; che anzi se le rimboc-
cherebbe e si darebbe da fare.
Ma che cosa?
Pochi uomini come Don Bosco hanno sentito il
bisogno della famiglia e hanno operato per creare
autentiche famiglie. Sarà perché restò orfano a due
anni o perché la sua mamma, Margherita, ci teneva
tanto alla famiglia, o perché proprio nella sua fa-
miglia aveva tanto sofferto per colpa del fratellastro
Antonio; fatto sta che in tutta la sua opera altro
non fece che portare lo spirito di famiglia, creare
"case" (non tanto "istituti"), e dare una famiglia
a chi - orfano o abbandonato - ne era privo.
Proprio lui che non si era sposato, che non aveva
messo su casa...
Don Bosco raccoglieva i frutti di famiglie disse-
state, oggi diremmo "sfasciate" ; li portava avanti
fino a maturazione facendone degli «onesti cittadini
e buoni cristiani)). Tutto qui Don Bosco: un po'
di calore a tutti. << Don Bosco vi farà da padre;
la Madonna da madre )). << Chiamatemi padre e mi
farete felice! i>. Che cuore grande, che paternità
gigante!
Allora la domanda «che farebbe Don Bosco ?>>
una risposta ce l'ha. Nel r970 Don Bosco, a Torino,
a Milano come a Roma, a Napoli o a Palermo,
si metterebbe ancora in maniche di camicia (il suo
gergo!) e parlerebbe dai tetti; visiterebbe ancora
Rattazzi, Crispi e Farini e anche qualche card. An-
tonelli; lancerebbe le sue << Letture Cattoliche)) a
volenti e a nolenti. Col suo fare persuasivo (andava
al cuore e alla mente insieme), mostrerebbe a tutti
che grave danno sarebbe per un'Italia che conserva
ancora, tra tanta miseria, un buon capitale di fa-
miglia sana, un divorzio non atteso ,né voluto dal
popolo, fondamentalmente sano; propugnato invece
da rappresentanti di elettori che mai intesero dare
la delega per un voto divorzista al Parlamento, e
che oggi si vedono frodati nella loro fiducia. Parle-
rebbe di figli divisi tra lui e lei, privi di una vera
famiglia, quella naturale, e quindi del calore vero
che è vita; parlerebbe di attentato al vero amore
eh.e implica perennità e donazione totale; di disegno
divino infranto, quindi di vera "disgrazia", ché così
chiamava il peccato. Ma tutto questo Io direbbe
e ripeterebbe fino a consumarsi; senza far crociate
o campagne, senza organizzare "fronti", d'accordo;
ma con modi umani, democratici, adatti ai tempi,
suadenti e simpatici, proprio come sempre ha fatto;
non si riposerebbe fino alla vittoria sull'ignoranza,
sulla "buona e sulla malafede.
E a fianco dei Vescovi e del Papa, che sempre
1o amò e venerò, illuminerebbe, istruendo e documen-
tando, tutti i suoi Cooperatori sui gravi e irrimedia-
bili mali del divorzio; li esorterebbe a fare anche
loro quanto e come egli stava facendo. Si moltipli-
cherebbero allora le bocche per parlare, le penne
per scrivere, le cattedre per insegnare.
Diamo una mano a questo grande figlio della
Chiesa che vive ancora oggi, col suo spirito, in noi
Cooperatori.
M. A.
Divorzio-Mozione
Il Consiglio Nazionale Cooperatori Salesiani
riunito in adunanza plenaria a Roma-Frattocchie
(27-30 dicembre 1969),
- udito l'intervento del Delegato dell'Ispettoria
milanese, sul tentativo di introdurre la legislazione
in favore del divorzio anche in Italia;
- uditi gli interventi che ne sono seguiti, e consi-
derata realisticamente la situazione psicologica de-
terminata dall'approvazione - da parte della Ca-
mera dei Deputati - della proposta di legge Fortuna
e dalla probabilità che la proposta stessa trovi ac-
coglienza anche in Senato:
- valutate come disastrose le conseguenze di ca-
rattere morale e sociale che una tale legge porte-
rebbe (profanazione della parola di Cristo; disgrega-
zione dell'organismo familiare, la cui indissolubi-
lità è base di ogni civile convivenza; dispersione
del frutto dell'amore, i figli, che hanno acquisito
nel nascere un diritto all'unione perenne dei due
genitori),
- esprime il vivissimo dolore provocato dall'attentato
alla stabilità del matrimonio;
- si ·impegna e impegna tutti i Centri e i singoli
Cooperatori:
- à sostenere in e nel proprio ambiente il prin-
cipio dell'indissolubilità matrimoniale,
- a tendere con tutte le forze verso un'azione di-
gnitosa e consapevole, che metta in moto ogni più
nobile energia rivolta a illuminare e a risvegliare
le coscienze assopite, al fine di determinare - in
sede di referendum, al quale si dovrà pervenire -
la più plebiscitaria e autorevole delle proteste e il
conseguente annullamento di una legge in favore
del divorzio.
In pari tempo il C.N.C. si impegna ad appoggiare
quanti, nelle competenti sedi, si adoperano per la
formazione e l'attuazione di una politica familiare
più rispondente ai diritti sia dei coniugi che dei figli.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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IL CELIBATO
SACERDOTALE
-
Per Don Bosco ogni desiderio del Papa era un co-
mando. Paolo VI, la domenica 1° febbraio, ha espresso
chiaramente la sua volontà che sul celibato sacer-
dotale neppure si discuta. Questo articolo del card.
Daniélou, che riportiamo da L'Osservatore Romano,
ci conferma nella nostra convinzione che si tratti so-
prattutto di fedeltà alla Chiesa e al Papa e che sia
necessario che il Popolo cristiano - e quindi tanto
più la nostra Terza Famiglia - « si stringa attorno al
Papa per difenderlo contro coloro che vorrebbero
trascinare la Chiesa alla decadenza ».
C'è un problema pastorale che può essere preso in
considerazione; questo: se in determinate circostanze e
per rispondere a precise necessità, la Chiesa possa con-
ferire il sacerdozio ad uomini sposati. Ci sono stati dei
precedenti nella storia della Chiesa, anche se spesso
ci si dimentica cli cure che durante il Mectioevo, nella
Chiesa latina occidentale, a questi uomini sposati cli-
ventati sacerdoti veniva richiesto che da quel momento
osservassero la continenza. Ma anche quest'ultima non
è una legge assoluta. La Chiesa contemporanea ha con-
cesso che dei pastori protestanti coniugati, una volta
diventati sacerdoti cattolici, praticassero una vita ma-
trimoniale normale. Pertanto ci sono dei casi definiti
nei quali la questione può essere posta legittimamente'.
Ma la_ questione posta dal Consiglio pastorale olan-
dese è d1 tutt'altra natura. Noi siamo costretti a pren-
dere atto che si tratta cli un aspetto della più vasta crisi
che pervade attualmente una parte della Chiesa. Non è
casuale il fatto che in quei medesimi ambienti si con-
testi non solo il celibato dei sacerdoti, ma lo stesso
valore specifico del sacerdozio ministeriale, si prati-
chino delle intercomunioni e intercelebrazioni che sot-
tintendono il misconoscimento della realtà dell'Eucaristia,
si metta in 9.uestione l'autor~tà del Sommo Pontefice e
in generale J'1Stituzione divina della Gerarchia, si tenda
a una secolarizzazione progressiva della vita della Chiesa.
Nes~uno contesta che esistano dei problemi connessi
col celibato sacerdotale; ma ciò che conta è di non in-
grandirli. Nei nostri Paesi sono innumerevoli i sacer-
doti fedeli al loro impegno. È pur vero che ci sono
crisi e defezioni. Ma quando un corpo è malato, le so-
luzioni sono due: quella di lasciarlo perire o l'altra di
ridargli la salute. Ora non si può negare che la que-
s!Jone del celibato sacerdotale, nel suo contesto attuale,
S!a. legata a una cris_i _di Fede.e di vita spirituale. La
risposta vera alla cns1 della vita sacerdotale, è quella
cli Paolo VI, quando afferma che il rinnovamento del
sacerdozio è legato alla riscoperta del valore eminente
del celibato consacrato da parte dei sacerdoti. Il celibato
sacerdotale è in rapporto stretto con l'ardore della fede e
lo slancio della vita spirituale. Il sacerdozio darebbe un
ben triste esempio se nel momento nel quale i cristiani de-
vono lottare strenuamente per mantenersi fedeli aJlaverità
e alla vita cristiana, si presentasse con una tale deiezione.
Oltre_ tutt~, le ragioni che si pretendono cli portare
contro il celibato sacerdotale sono menzognere. C'è la
ragione storica: ci vengono a cure che alle origini del
cristianesimo i sacerdoti erano sposati. Ma è un modo
sbrigativo di risolvere una questione assai controversa.
È cosa certa che questa non è mai stata la regola ge-
nerale e che fino dalle origini il celibato consacrato
dei sacerdoti ha avuto una grande importanza. Non solo
in Occidente a partire dal secolo IV il celibato è legge
generale, ma il Concilio di Cartagine del 390 ne parla
come di una tradizione apostolica. Si ctimentica di dire
che in Oriente, se è stata conferita l'ordinazione ad uo-
mini sposati, non si sono mai autorizzati preti celiba-
tari a sposarsi. Donde si può concludere che se il celi-
bato sacerdotale non è mai stato una regola assoluta,
è tuttavia sempre apparso come espressione di una tra-
dizione originale e in Occidente come la norma ordinaria.
D'altronde, si ctirà, il celibato sacerdotale oggi è
contestato anche da parte del Popolo cristiano. Si .Pub-
blicano a questo proposito un certo numero cli inchieste.
Ma come non vedere che queste consultazioni sono,
nella massima parte, espressione cli gruppi determinati?
Esse non corrispondono al pensiero dell'insieme del
Popolo cristiano. L'inchiesta della SOFRES, fatta in
Francia, ha ctimO$trato che gli ambienti cattolici sono
in maggioranza contro il matrimonio dei preti. Inoltre,
queste consultazioni sono fatte in quei territori atlan-
tici, dov'è in corso una crisi di fede e di vita spirituale.
Ma questi Paesi non rappresentano tutta la Chiesa,
anche se pretendono di esserne l'ala marciante. Lo si
è visto bene al Sinodo, dove i Vescovi dell'Europa
orientale, d'Asia e d'Africa hanno espresso posizioni del
tutto diverse. Non è un caso che la prima voce levatasi
contro le proposte della Chiesa d'Olanda sia stata
quella del Cardinal Bengsch, della Germania dell'Est.
La Francia per parte sua ha scelto. I Vescovi fran-
cesi, riuniti in assemblea plenaria a Lourdes nello
scorso ottobre, hanno dichiarato solennemente che non
chiameranno al sacerdozio che dei giovani decisi a con-
durre una vita di celibato consacrato.
Certamente la stampa non ha dato a questa ctichia-
razione lo stesso rilievo riservato a quelle dell'assemblea
olandese. Ma è una dichiarazione chiara e decisiva.
L'Episcopato francese in questa questione si è stretto
intorno al Sommo Pontefice. Bisogna che i fedeli lo
sappiano, in maniera che se loro avvenga di sentire o
leggere qualcosa cli diverso, siano in grado di prote-
stare. Abili manovre stanno avvolgendo la questione in
una sorta di polverone. Sono manovre che verranno
moltiplicate. E il Popolo cristiano lascerà che piccoli
gruppi di pressione facciano la legge ? Abbandonerà i
suoi Pastori per correre aJ seguito di maestri cli falsità ?
Voglio aggiungere un'ultima cosa. Per taluni dei suoi
promotori, Ia campagna contro il celibato sacerdotale
non è che un falso scopo: ciò che vogliono colpire per
suo tramite è l'autorità del Sommo Pontefice. Noi ve-
ctiamo affiorare una manovra che consiste nel contrap-
porre a Paolo VI la collegialità episcopale. Abili appelli
sono indirizzati all'episcopato mondiale, perché soli-
darizzi con gli olandesi. Si cerca con questo di scuotere
l'autorità del Papa, cli esercitare su di essa un accer-
chiamento riduttivo e poi di sopprimerla.
Ciò che sta al fondo di tutte le campagne che si SllC-
cedono è in sostanza l'avversione alla autorità cli Roma.
E i più sbalorditi, ctirei addirittura i più scandalizzati,
sono talvolta i nostri fratelli ortodossi e protestanti,
che riconoscevano la forza rappresentata dall'autòrità di
Roma per tutta la cristianità. Roma non si lascerà scardi-
nare. Ma bisogna che di fronte a questa ondata di contesta-
zione, il Popolo cristiano si stringa intorno al Papa, proclami
la suafedeltà, glimanifesti la suafiducia, per difenderlo con-
tro coloro che vorrebbero trascinare la Chiesa alla decadenza. 11

2.2 Page 12

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VITA DELL'ASSOCIAZIONE
Esperienze
NOVARA - Giornate cli studio
«... La macchina comincia a muoversi, ogni dome-
nica onnai abbiamo due o tre centri che fanno la loro
giornata di studio. In tale modo avremo ai convegni
dei Consiglieri l'esperienza di questi convegni locali... •·
Così don A. Biffis, Delegato ispettoriaJe della No-
varese.
Da una circolaie del Consiglio l spettoriale, sempre di
N()f)ara, riporliamo: • Questo primo contatto che av-
viene tra noi è causato da un argomento di somma im-
portanza per ogni centro. Si tratta di realizzare la gior-
nata di studio, o convegno sLraordinario, che viene
proposto dal Bollettino Dirigenti... Entro il 15 gennaio
fare riunione del Consiglio per definire data e moda-
lità; avvisare subito il Consiglio Ispettoriale perché
fiss i un Consigliere che sia presente al vostro convegno
e sia di aiuto allo svolgimento dei temi proposti... Vi
raccomandiamo la massima cura per realizzarli.•. ».
Ci sembra che così facendo si è proprio sulla giusta
strada. Se tutti i 600 centri faranno la loro t giornata »,
realizzeremo una chiarificazione di idee uniforme e
contemporanea.
NAPOLI - Due iniziative da segnalare
Inizio .della Scucia di Formazione all'apostolato (for-
mula A per gruppi). Si tratta di un concorso di meto-
dologia catechistica, autorizzato daJ Ministero della
P.I. e riconosciuto dalla Curia, valutabile nel punteggio
di concorsi magistr.ali ;
Co,ivegno annuale dei Co11siglieri locali, che ha avuto
il carattere di studio programmato per tutte le regioni.
Tre temi 'in 3 gruppi di studio: Ch.i è il Cooperatore
(natura); cosa fa il Cooperatore (finalità); come opera
il Cooperatore (spiritualità). Parteciparono circa 70 Con-
siglieri, alcuni Delegati e, da Roma, don Buttarelli.
Gli incontri tra Delegati e Consiglieri si stanno
svolgendo ormai in tutte le Regtoni. Segnalatici quelli
di Sicilia (Catania, Messina); Liguria (Genova-Quarto),
Adriatica (Loreto, Forll, Perugia).
A ROMA, TORINO, MILANO, N APOLI si sono
riunite le Commissioni Delegati ispettoriali per uno
scambio di idee sui temi rispettivamente Giovani Coo-
peratori, formazione spirituale, programmazione e strut-
12 ture, mezzi di comunicazione sociale.
È questo un dialogo necessario per una circolazione
e una verifica conlinua delle idee che ci interessano.
Il Direttore generale don Fiora fu presente a Roma
e a Torino.
Presenza giovani: è un ciclostilato di collegamento
per i gruppi giovanili CC. che senza molte pretese
vuole essere un crocevia di esperienze giovanili e una
piattaforma per ic.lcc-suggerimenti-animazione.
I D elegati e Consiglieri che desiderano riceverlo ne
facciano richiesta.
VI RICORDIAMO
Conferenza sulla famiglia, possibilmente a marzo.
Il tema potrà essere il seguente: • Le ragioni umane,
soci.ali, religiose per cui ci opponiamo alla legge sul di-
vorzio».
Sarà mandato uno schema di conferenza, ma ogni
centro potrà anche orientarsi su altre tracce.
Importante è che tutti i nostri Cooperatori:
t) si convincano essi - 2) convincano altri della gra-
vità del momento.
La faciloneria va bandita del tutto nella preparazione
dell'incontro, che va esteso al maggior numero di per-
sone possibile. Si faccia parlare un laico ben preparato,
o una coppia di giovani sposi. L'incontro si concluda
con un dialogo tra i presenti.
Ritiri pasquali - È stata indicata a suo tempo una
linea improntata a serenità e sostanza. È proprio ora
il tempo propizio per seguirla.
Giornate di studio - Sia quelle per i centri che la
<t due giorni» per tutti i Consiglieri, dovrebbero essere
svolte entro maggio. L'estate non faciliterebbe il com-
pito. Si utilizzino gli schemi a suo tempo inviati.
Capitoli speciali, locali e ispettoriali. I Salesiani si
studiano per migliorarsi.
Mentre con La preghiera i CC. seguiranno i lavori di
queste importanti assise, i D elegati si facciano porta-
voce dei voti e delle esigenze dell'Associazione, sensi-
bilizzando i confratelli a non trascurare questo saJesia-
nissimo settore.
« Cantare giovani » è uscito. L'attesa raccolta di
canti liturgici-sociali è finalmente a disposizione dei
centri.
240 canti tra i più recenti e validi - L. 300. - Chie-
dere aJ Delegato I spettoriale o all'Ufficio Nazionale -
c.c.p. 1-52186. L'edizione è di sole ~ooo cop ie.

2.3 Page 13

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I COOPERATORI SI RINNOVANO
TRE INCONTRI IN VISTA
Ci conosceremo in tanti. - Pregheremo e studieremo insieme. - Cercheremo modi nuovi di camminare
sulla via di sempre.
-
DELEGATE ISPETTORIALI DELLE F.M.A.
Delegate aggiornate e coscienti della loro missione tra i CC. e ricerca di nuovi metodi per
rendere più vivi e operanti i centri: questi i temi che verranno studiati.
L'incontro sarà presieduto dalla Consigliera Superiore Madre Letizia Galletti, incaricata del
settore Cooperatori.
( Roma - Istituto Internazionale, 24-26 febbraio c. a.).
GIOVANI COOPERATORI: GROTTAFERRATA - Il
Tema dell'incontro: I giovani ci attendono (a servizio dei giovani con Don Bosco) .
Riprendendo e sviluppando il discorso fatto nel primo incontro (Grottaferrata 1967), i giovani
approfondiranno questi aspetti :
- Cooperatore chi è? - Un modo, uno stile, un carisma per andare ai giovani: quello di Don
Bosco - Assumiamoci le nostre responsabilità.
Criteri di partecipazione:
- Dai centri giovanili già costituiti e operanti, il maggior numero possibile di partecipanti;
- dai centri in via di formazione è auspicabile che partecipino almeno 2-3 elementi;
- i centri "adulti" che pensano di poter costituire un gruppo giovanile facciano partecipare
almeno un giovane che possa essere punto di partenza per un gruppo giovanile.
I _Partecipanti siano possibilmente espressione dei centri più che "a titolo personale". Età 18-28
circa.
- Sede: GROTTAFERRATA (Castelli Romani, a 18 Km dalla Capitale).
- 19-21 marzo: inizio ore 9 - termine ore 14.
È conveniente raggiungere la sede la sera del 18.
CONSIGLIERI ISPETTORIALI - TERZO INCONTRO NAZIONALE
Sono attesi tutti i Consiglieri ispettoriali e coloro i quali, a giudizio dei Delegati ispettoriali,
hanno interesse a studiare particolari problemi in vista di un incarico specifico nel Consiglio.
A RICCIA (Roma) 1-3 maggio - Inizio ore 9 - Termine ore 14 - È bene raggiungere la sede la
sera del 30.
Tutti i Cooperatori saranno aiutati nel rinnova-
mento .e nella presa .di ..coscieAZa ancbe mediante
la·Giornata di studio programmata quest'anno,
per ogni centro, su temi ben definiti e a suo
tempo comunicati.
La due giorni per consiglieri locali comple-
terà questo urgente lavoro.
Delegati e relativi Consigli hanno già program-
mato, e alcuni attuato, quest i insost ituibili in-
contri di studio.
Lo ripetiamo ancora: è meglio omettere alt re ini -
ziative che tralasciare quest e giornate d'impegno.
PROPOSTA DI VERIFICA
accolta all'unanimnà dal Consiglio Nazionale
Il Consiglio Nazionale CC., preso atto della necessità
di una verifica della situazione reale degli iscritti all'As-
sociazione. anche allo scopo di consentire una mag-
giore presa di coscienza da parte dei medesimi e una
maggiore conoscenza della realtà da parte dei Dele-
gati, e per meglio definire la funzionalità dei vari centri
locali e ispettoriali, impegna i Consigli ispettoriall ad
awiare una verifica, in forma decentrata, della reale
consistenza dei Cooperatori, in base anche al loro im-
pegno attivo di apostolato, nei modi che verranno in
seguito definiti, e nel periodo gennaio 1970 - settem-
bre 1971.
----------------· 13

2.4 Page 14

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"ESTATE '70
Il
CON I GIOVANI COOPERATORI
Il programma campi si sta definendo. Possiamo intanto dare qualche anticipa-
zione di massima, anche se non definitiva.
Molise: CUPONE DI CERNO (Campobasso) abitanti 1500 circa.
Campo di particolare impegno a favore di una vallata con una diecina di frazioni - un mese
circa - colonia estiva - servizio di economia domestica - lavoro manuale per un'opera
di pubblico interesse, ancora da definirsi.
Sicilia : PALMA MONTECHIARO (Agrigento) abitanti 22.000 circa.
Costruzione di un ambiente per un circolo giovanile ( ?) - cura di bambini - prestazioni
domestiche - ripetizioni gratuite - un mese circa.
RIESI (Caltanissetta) abitanti 20.000 circa.
Cura della gioventù (Gruppi giovanili) - ripetizioni - prestazioni domestiche - gruppi
di casalinghe - lavoro manuale da definirsi - uri mese circa.
Sardegna: URZULEI (Nuoro) abitanti 1500 circa.
Colonia estiva - ripetizioni - lavoro manuale da definirsi - un mese circa.
TALANA (Nuoro) abitanti 1500 circa.
Colonia estiva - ripetizioni - economia domestica e puericoltura - lavoro manuale: ri-
finitura della sopraelevazione dell'asilo fatta l'estate scorsa e lavori per approvvigionamento
idrico ( ?) a una zona del tutto sprovvista - un mese circa.
Ancora non siamo in grado di darvi precisazioni sul progettato campo all'estero. Speriamo
farlo prossimamente.
Stando così le cose, se si effettueranno 6 campi, avremo la possibilità di far fare l'espe-
rienza a circa 180 giovani per un mese di « tirocinio salesiano».
Per ora interessa:
a) preparare (e farli lavorare) i campi di appoggio. .Abbiamo bisogno infatti di persone va-
lide e di soldi;
b) precisare a chi chiede di partecipare che i nostri campi non possono per ora essere aperti
a tutti i giovani.
L'intenzione è questa: a 3 campi parteciperanno solo giovani Cooperatori; ad altri 3 campi
organizzati e animati dai giovani CC., potranno partecipare anche quei giovani che, pur
non essendo tali, sono interessati all'Associazione e si orientano verso di essa. Quindi gio-
vani che sanno in partenza a che cosa vanno incontro, in che spirito vivranno, quale am-
biente troveranno (ma su ciò ritorneremo in appresso). Non si perda però di vista quello
che è l'aspetto proprio dei nostri campi: lavorare per i giovani, con il metodo di Don Bosco.
Chi sa di non essere fatto per questo, rinuncia ai nostri campi.
14

2.5 Page 15

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STAMPA CATTOLICA
M.12 - Avviso alle rivendite
MERIDIANO 12 dal numero di dicembre si è rinnovato e si presenta in una veste nuova.
Completamente trasformato e potenziato, è strutturato in due fascicoli mensili: il primo
(attualità e cultura) di 164 pagine, e il secondo (fatti che contano) di 68 pagine. Ai
titolari della rivendita verranno perciò inviati due fascicoli ogni mese.
Il prezzo di copertina della rivista è:
MERI OIANO 12 "Attualità e Cultura" - 164 pagg. - L. 200
MERIDIANO 12 "Fatti che contano" - 68 pagg. - L. 100
Alle Rivendite sarà mantenuto il prezzo complessivo di L. 250, con lo sconto del 25%.
AVVENIRE è il nostro Quotidiano
Avvenire parla cattolico
Avvenire quindi domanda di essere letto.
Quote di abbonamento:
Un anno
sei mesi
tre mesi
a 6 numeri
L. 18.000
L. 9.350
L. 4.850
a 5 numeri
L. 15.000
L. 7.800
L. 4.100
da versare sul c.c.p. n. 3-14908
intestato a:
Nuova Editoria Italiana S.p.A.
Piazza Duca d'Aosta 8-8 20124 MILANO
POPOLI E MISSIONI è il nuovo titolo di CROCIATA Missionaria. Non
cambia solo il titolo ma il contenuto, /'impostazione, la presentazione. È la rivista
delle PP. Opere Missionarie in Italia.
Prezzo di abbonamento:
Ordinario L. 1000
da indirizzare: Via Propaganda, 1 - 00187 ROMA - c.c.p. 1-2261
- - DON BOSCO PREVIDE-------------------=
« Don Bosco aveva preveduto come la scuola e la stampa - cose eccellenti
in sé - sarebbero divenuti inevitabilmente i m_ezzi più potenti, di cui si sarebbe
valso. il demonio per disseminare il male e l'errore in mezzo alle moltitudini.
Cosi egli risolse, e fu costante impegno di tutta la sua vita, di educare la gio-
ventù e il popolo anche con i libri buoni. E cominciò ad applicarsi a scrivere
per dare alle stampe... Il tavolino della sua stanzetta era ingombro di quaderni
e di fogli, zeppi di note, che andava diligentemente raccogliendo su argomenti
sacri e profani. Con queste preparava la materia per i molti libri, che andava
ideando e dei quali l'opportunità e l'eccellenza sarebbe stata provata dalle mol-
teplici edizioni e dai giudizi favorevoli di personaggi illustri».
(Don Lemoyne nelle Memorie Biografiche, citato da Rodolfo Vignate in Stampa
veicolo di idee).
15

2.6 Page 16

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
SI pubblica il 1• del mese per i Cooperatori Salesiani; il 15
del mese per i Dirigenli dei Cooperatori
S'invia gratuit;lmente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore responsabile Don Pietro Zerbino
Autorl:z. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
Per inviare offerte servi,si del e.e. Postale n. 2-1365
intestato a: Dlraz. Generale Opere Don Bosco - Torino
Percambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente
UN
VIAGGIO
IN
TERRA
SANTA
NELLE
VACANZE
Partenza da Roma: sabato 21 marzo, ore 15.
Ritorno a Roma: lunedl dopo Pasqua, ore 12 (in tempo utile per riprendere le
proprie occupazioni).
ITINERARIO: Te/ Aviv - Natanya - Haifa - Monte Carmelo - S. Giovanni d'Acri -
Nazareth (due giorni) - Tabor - Cana - lago di Tiberiade - Nablus - Sicar -
Gerusalemme (4 giorni interi - Tutte le località più importanti) - Betania - Mar
Morto - Betlemme - Emmaus.
FUNZIONI LITURGICHE della settimana di Passione nei luoghi storici corri-
spondenti - Via Crucis alle ore 15 del Venerdl santo - Veglia notturna della Ri-
surrezione - Ritiro spirituale al Tabor.
CONDIZIONI: passaporto individuale per Israele - Certificato di vaccinazione
antivaiolosa (data non anteriore ai 3 anni) - Alberghi di 18 categoria (camera
a due posti con bagno) - Aerei di linea - Trasporti a terra con ottimi pullman -
Servizi di assistenza logistica, turistica e spirituale.
PASQUALI
VIA
AEREA:
QUOTA: lire 165.000, da Roma a Roma, tutto compreso: viaggio aereo - escur-
sioni in pullman - vitto (escluse bevande), albergo - guida - mance - tasse
(supplemento per camere singole lire 18.000).
Quota pagabile anche a rate.
Per ogni informazione e per l'iscrizione rivolgersi al proprio Delegato lspet-
toriale Cooperatori Salesiani o alla Segreteria della scuola (Viale Salesiani, 9 -
00175 ROMA - c.c.p. 1-52186 - Te/. 74.80.433) .
21-30
MARZO
1970
16
le iscrizioni, fino a esaurimento dei posti disponibili, si fanno mediante do-
manda su apposito modulo e versamento dell'acconto di L. 20.000 entro feb-
braio. Saldo entro il 10 marzo.
Chi per motivi particolari dovesse ritirarsi dal Pellegrinaggio, riavrà la somma
versata (detratto il 15%) se si ritirerà entro il 10 marzo. Nulla sarà dovuto a chi
non si presenterà alla partenza e non parteciperà.
iii
la presenza di numerose Comunità salesiane faciliterà il soggiorno in Israele.
la situazione politica locale non deve affatto creare situazioni d'allarme, parti-
0
.u,:;
colarmente nel periodo pasquale.
i
Cl
l 'assistenza religiosa sarà curata da esperti Sacerdoti salesiani delle Case
e
"il
di Israele.
fo