BS 1930s|1933|Bollettino Salesiano Agosto 1933

Anno LVII - N. 3   10 AGOSTO 1933 (XI)

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

Sommario: Domenico Savio Venerabile! - Crociata Missionaria. - Pei Pellegrini dell'Anno Santo. - In famiglia - A zig-zag da l'Alpi al Mare - Da un Continente all'altro. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. - Dalle nostre Missioni: Care notizie dall'Equatore. - Lettera di D. Giulivo ai Giovani. - Per intercessione del Beato Don Bosco. - Necrologio.

Domenico Savio "Venerabile"!

Fulgida gloria del sistema educativo del Beato Don Giovanni Bosco.

Modello di purezza, di pietà, di apostolato alla gioventù dei nostri tempi.

ormai corsa la lieta notizia

La Domenica V dopo Pentecoste, 9 luglio u. s., nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano la Santità di Nostro Signore Pio Papa XI ha ordinato la lettura del Decreto che proclama la eroicità delle virtù del SERVO DI DIO DoMENIco SAVIO, giovinetto laico, discepolo, nell'Oratorio Salesiano, del Beato Giovanni Bosco.

Lo stesso Vicario di Cristo ha proposto l'angelico giovinetto come modello di purezza, di pietà e di apostolato alla gioventù dei nostri tempi. Sulla scorta de L'Osservatore Romano offriamo ai nostri Cooperatori la descrizione dettagliata della memoranda cerimonia.

La cerimonia si è svolta sotto la direzione del Prefetto delle Cerimonie Apostoliche, Ill.mo e Rev.mo Monsignor Carlo Respighi, e del Maestro delle Cerimonie Pontificie, Ill.mo e Rev.mo Mons. Giuseppe Ferretto.

Il Santo Padre, in rocchetto e mozzetta rossa giunse nella sala alle ore 11 e sedette in Trono avendo ai lati S. E. Mons. Cremonesi, Suo Elemosiniere Segreto, l'Ill'mo e Rev.mo Monsignor Arborio Mella di S. Elia, in funzione di Maestro di Camera, e circondato dalla Sua Nobile Anticamera Ecclesiastica e Laica.

Erano presenti nell'Aula le boro Eminenze Reverendissime i Signori Cardinali Camillo Laurenti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, e Alessandro Verde, Ponente della Causa; gli Officiali della Sacra Congregazione dei Riti: S. E. R.ma Mons. Alfonso Cariaci, Segretario della Sacra Congregazione dei Riti con gli Ill.mi e Rev.mi Monsignori: Salvatore Natucci, Promotore Generale della Fede; Luigi Traglia, Assessore e Sotto-Promotore Generale della Fede; Enrico Dante, Sostituto della Sacra Congregazione dei Riti.

Partecipavano alla cerimonia le Loro Eccellenze Rev.me i Monsignori: Salotti, Segretario della Sacra Congregazione di Propaganda Fide; Berrutti; i Vescovi Salesiani Olivares, Emmanuel e Cognata; S. E. Rev.ma Monsignor Boncompagni-Ludovisi, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa; S. E. il Dottor De Estrada, Ambasciatore dell'Argentina con la Consorte; S. E. il Conte Capello, Ministro del Nicaragua con la Contessa; il Marchese Talamo Atenolfi di Castelnuovo, Consigliere dell'Ambasciata d'Italia; i Monsignori Viganò, Borgia, Monticone, Iacchini, Vagni, Fontenelle; Mons. Stella in rappresentanza di S. F,. il Vescovo di Asti, diocesi del nuovo Venerabile e molti altri Prelati.

Assistevano poi il Rev.mo Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei Salesiani, con il Rev.mo Don Tomasetti, Procuratore Generale, e i R.mi Don Candela e Don Serié del Capitolo Superiore; gli Ispettori Salesiani R.mi Don Persiani del Piemonte, Don Festini di Roma, Don Simonetti di Napoli; Don Rubino, Salesiano, Ispettore Generale dei Cappellani della Milizia; Don Trione e tutti i componenti la Procura Generalizia; folte rappresentanze dei Collegi Salesiani di Roma, Torino, Napoli, Verona, Gualdo Tadino e Nazareth. Speciale la rappresentanza dell'Oratorio di Torino ove visse il Servo di Dio. Da Mondonio, paese ove morì Domenico Savio, era venuto il teologo Origlio, prevosto.

Foltissimo un gruppo di Suore di Maria Ausiliatrice cori la Ispettrice di Roma Rev. Suor Marietta Figuera e le Direttrici delle Case di Torino, di Roma e di Napoli.

Tra le personalità laiche intervenute il conte Salimei, Provveditore agli Studi di Roma; il comm. Padellaro, Provveditore agli Studi perle scuole del Governatorato di Roma; numerosi i cooperatori salesiani e gli ex allievi.

Speciale interesse suscitava la presenza del novantunenne Giovanni Ambré Roda, coetaneo e compagno di collegio di Domenico Savio, accolto dal Beato Don Bosco nell'Oratorio nel 1855, a 13 anni di età, e affidato alle cure fraterne di Domenico Savio.

Su invito del Prefetto delle Cerimonie, appressatosi al Trono Pontificio S. E. R.ma Mons. Carinci, Segretario della Sacra Congregazione dei Riti e ottenutone dal Santo Padre il consenso, faceva la lettura del Decreto che qui riportiamo nella traduzione italiana.

IL TESTO ITALIANO DEL DECRETO SULLE VIRTÙ ESERCITATE IN GRADO EROICO DAL SERVO DI DIO DOMENICO SAVIO, ADOLESCENTE LAICO

Quando si affacciano all'animo nostro gli atteggiamenti particolari delle virtù dell'amabilissimo adolescente Domenico Savio, spontaneamente ci torna alla memoria quel detto inspirato che si legge nel Libro della Sapienza (iv, 13) consummatus in brevi, explevit tempora multa. Poichè questo giovinetto trilustre appena, prevenuto dalla grazia di Dio, pure tra vari pericoli, mostrò tale splendore di innocenza di costumi, di fervente pietà e ardentissima carità verso il prossimo da far scorgere giustamente in lui un singolare esempio di santità nell'età più tenera.

La qual cosa sembra essere avvenuta per disposizione divina, affinché venisse confermata, come da testimonianza della benevolenza di Dio, quella eccellentissima opera per la cristiana educazione della gioventù fondata e sviluppata con tanto zelo e mirabile successo in questa nostra età dal Beato Giovanni Bosco e dai suoi figli i Salesiani.

Domenico Savio nacque in Riva di Chieri, in Piemonte, il 2 aprile 1842, e nello stesso giorno fu rigenerato a Dio col Santo Battesimo. Ebbe a genitori Carlo e Brigida Gaiato, cristiani esemplari, ma di modestissima fortuna, viventi del lavoro delle loro mani. Il fanciullo dotato di mitissima indole e di vivace ingegno, fin dalla più tenera età era talmente inclinato alla pietà e all'amore di Dio che, rarissimo esempio per quei tempi, fu ammesso non ancora settenne, sebbene con tutta prudenza, alla Santa Comunione. Confortato dal pane celeste l'angelico fanciullo cresceva in età e in grazia, caro ugualmente ai maestri e ai condiscepoli, amato da tutti per la sua dolcezza ed il suo candore. Ma nella sua Provvidenza Dio aveva già stabilito che un così eletto fiore di pietà spargesse più largamente il buon odore di Cristo tra i giovanetti che il Beato Giovanni Bosco con grande spirito di carità raccoglieva nel così detto Oratorio da lui fondato in Torino, dal quale, come da feconda e viva sorgente, si sparse per tutto l'orbe una così provvidenziale opera per la salvezza della gioventù.

Quell'insigne educatore accolse benignissimamente, secondo era suo costume, il nostro Domenico, che ingenuamente gli manifestava il suo vivissimo desiderio di farsi santo, comprendendo subito qual prezioso tesoro di virtù Dio gli affidava. In questa nuova palestra di educazione cristiana, dove Domenico Savio entrò nell'ottobre 1854, rifulsero in lui tutte le virtù di un perfetto alunno, sì da costituire per il nascente Oratorio Salesiano mirabile esempio ed ornamento. Osservantissimo della disciplina ed intento con grande profitto allo studio, splendeva di tale innocenza di costumi che anche coloro che più degli altri trattavano con lui per la consuetudine delle giornaliere vicende, mai ebbero a riscontrare nella sua condotta qualche cosa, anche minima, meritevole di riprensione.

Sembrava che l'angelico giovane spirasse la purezza dell'anima, nel volto, nel parlare, nel portamento.

Si interessava del bene del prossimo con tale ardore che appena si può credere in un tenero adolescente. Aiutava i compagni in tutto: consolare gli afflitti, correggere fraternamente gli erranti, indurre con dolcezza i più negligenti ad accostarsi ai Sacramenti, sopportare con pazienza quelli che lo molestavano, riappacificare coloro che s'erano bisticciati, era per lui cosa di ogni giorno e sapeva farla con industria così delicata e con tali amorevoli maniere che era facile vedere di quanto zelo fosse infiammato il piissimo fanciullo e con quanto ardore, come manifestò al Beato Don Bosco, anelasse al Sacerdozio. E queste eccellentissime virtù le difendeva colla continua mortificazione del corpo e le nutriva con l'orazione. Oltre le altre penitenze con cui affliggeva il suo tenero corpo, spessissimo si privava del companatico, che gli spettava, per regalarlo amorevolmente ai compagni, contentandosi per sè dei pezzetti di pane, di cacio, o di altro che trovasse dimenticato nella mensa o riuscisse a raccogliere in terra, ciò che faceva e per spirito di povertà e per amore di mortificazione. Il fervore dell'animo suo piissimo si indirizzava sopratutto verso il SS. Sacramento della Eucaristia, e verso la Beata Vergine Maria. Anelava al Pane degli Angeli, e gli fu concesso, derogando alla comune consuetudine di quei tempi, di accostarsi a riceverlo quotidianamente.

Se non ne era richiamato, rimaneva a lungo in orazione avanti al SS. Sacramento, coll'animo così raccolto e con tale aspetto nel viso, che l'avresti detto il discepolo diletto riposante nell'ultima Cena sul petto del Signore. Con soave affetto del cuore amava la dolcissima Madre Maria, e ad essa si votò tutto, insieme con alcuni altri piissimi alunni dell'Oratorio Salesiano l'otto dicembre 1854, nel quale giorno fu solennemente proclamato, dal Sommo Pontefice Pio IX, di santa memoria, il Dogma della Immacolata Concezione della B. V. Maria. Ed infatti sembrò che il purissimo giovine da Lei ottenesse quel niveo candore dell'anima ed una certa qual luce di santità. Le quali cose sembrano tutte ancor più mirabili se si consideri che questo candidissimo giglio di santità fiorì non nel recinto di un chiostro, come in un giardino ben chiuso, ma in mezzo ad una moltitudine svariatissima di giovani, fra i quali se ve n'erano alcuni per virtù sceltissimi, la maggior parte era tuttavia raccolta tra i ragazzi di strada, rozzi ancora d'animo e di costume: mentre invece il nostro Domenico Savio raggiunse questo apice della perfezione in quegli anni della puerizia, la quale quanto più suol essere debole di morale vigore, tanto più è incline a venir trascinata al male dagli impulsi delle nascenti passioni.

Ma avendo già diffuso in terra la fragranza soave della sua santità, il pio adolescente affrettava il passo verso il cielo. Caduto malato, per consiglio dei medici fu rimandato ai suoi che allora vivevano in Mondonio. Aggravatosi il male, contro l'aspettazione di tutti, confortato dagli ultimi sacramenti della Chiesa, dopo pochi giorni, con una morte placidissima, rese l'innocente anima a Dio. Morì, anzi, nacque al Cielo il nove marzo 1857.

La fama della sua santità, già grande in vita, crebbe mirabilmente dopo la sua morte. Per il che negli anni 1908-1909 il Cardinale Agostino Richelmy di f. m., Arcivescovo di Torino, colla sua propria autorità, fece eseguire le investigazioni richieste.

L'11 febbraio 1914 Pio X, di felice memoria, firmò di propria mano la Commissione dell'Introduzione della Causa. Indi, d'ordine dell'Autorità Apostolica, furono compiuti in Torino i Processi Incoativo e Continuativo. Nel frattempo furono pubblicati i decreti sugli scritti del Servo di Dio e sul non culto. Nel 1920 fu riconosciuta la validità dei Processi Ordinario e Apostolico. Sulle virtù si discusse, colla consueta severità, in tre Congregazioni: Antipreparatoria, Preparatoria e Nuova Preparatoria. Finalmente il 27 dello scorso mese, nella Congregazione Generale, tenuta dinanzi alla SS. di N. S. Pio Papa XI, il R.mo Cardinale Alessandro Verde, Ponente ossia Relatore della Causa, propose a discutere il dubbio: Se consti delle virtù teologali Fede, Speranza e Carità sia verso Dio, sia verso il prossimo, nonchè delle virtù Cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza e loro annesse, in grado eroico nel caso e all'effetto di cui si tratta.

I RR. Cardinali, Prelati ufficiali e Consultori esposero ciascuno il loro voto. Il Santo Padre ascoltò attentamente il parere di tutti. Rimandò tuttavia la manifestazione del suo giudizio ad oggi, Domenica V dopo Pentecoste, nell'Epistola della cui Messa quasi si descrive la vita piissima di Domenico Savio. Tutti unanimi, dice il B. Pietro, compazienti, amatori della fraternità; misericordiosi, modesti, umili: non rendendo male per male, nè maledizione per maledizione, ma al contrario benedicendo (I Petr. III, 8-9). Perfettamente Domenico si uniformò a questa norma divina. Perciò, dopo aver celebrato devotamente la S. Messa, chiamati a sè i RR. Cardinali Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, ed Alessandro Verde, Ponente ossia Relatore della Causa, nonchè il R. P. Salvatore Natucci Promotore Generale della Fede e me infrascritto, Segretario, pronunciò la sentenza che consta delle virtù teologali Fede, Speranza e Carità sia verso Dio, sia verso il prossimo, nonchè delle virtù cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza e loro annesse, del Servo di Dio DOMENICO SAVIO in grado eroico nel caso ed all'affetto di cui si tratta.

E ordinò inoltre di pubblicare questo Decreto e riportarlo negli Atti della Sacra Congregazione dei Riti in data 9 luglio dell'anno del Signore 1933.

CAMILLO Card. LAURENTI, Prefetto della S. C. dei R. ALFONSO CARINCI, Segretario della S. C. dei R. L. + S.

L' INDIRIZZO DEL RETTOR MAGGIORE

PREGHIERA, AZIONI., SACRIFICIO NELLA VITA DEL VENERABILE. - Terminata la lettura e baciato dagli Ufficiali dei Sacri Riti il Piede al Santo Padre, avvicinavasi al Trono il nostro Rettor Maggiore, Rev.mo Don Pietro Ricaldone - accompagnato dal Rev.mo Don Francesco Tomasetti, Postulatore della Causa, dall'Avvocato Mons. Della Cioppa e dal Procuratore comm. Melandri - e rivolgeva a Sua Santità il seguente indirizzo di filiale ringraziamento e di omaggio:

Beatissimo Padre,

La Famiglia Salesiana, prostrata ai piedi della Santità Vostra, gode di poter porgere i più fervidi ringraziamenti a Dio e al suo Vicario per la grazia or ora concessa con la promulgazione del Decreto che riconosce avere il giovane Servo di Dio Domenico Savio - alunno del Beato Don Bosco nell'Oratorio di San Francesco di Sales in Torino - praticato le virtù in grado eroico.

Quando si pensa alla perfezione raggiunta in tanto giovane età da Domenico Savio alla Scuola del nostro Beato Padre e Maestro c'è da sentirsi veramente consolati e confortati nella fatica quotidiana della modesta nostra opera educatrice, vedendo i preziosi effetti che nascono dal metodo educativo santamente iniziato dal Beato D. Bosco e lasciato in eredità ai suoi figli: effetti che risplendono di luce così vivida e piena nella persona di questo giovanetto, che di quel metodo è il frutto più esemplare e la sanzione più solenne.

I mezzi da Lui usati per far convergere il lavoro pedagogico allo sviluppo della vita soprannaturale nel fanciullo e nell'adolescente, come deve fare ogni educatore cristiano e com'è sapientemente lumeggiato dalla Santità Vostra nell'Enciclica Divini Illius, sono dunque atti non solo a produrre sicuramente frutti di ordinaria bontà, ma anche ad innalzare le anime giovanili a gradi eccelsi di santità cristiana. E vero che, in questo caso, concorsero sovranamente allo scopo i rari doni celesti largiti a Colui che era chiamato ad essere l'Apostolo della gioventù nel secolo XIX; ma non è men vero che egli segnò un cammino e che, rifacendo questo cammino con il suo spirito, si potranno pur sempre raggiungere le stesse mete.

Ma ancora sotto un altro punto di vista noi riscontriamo nel Discepolo giovinetto i fulgidi tratti della fisonomia paterna del Maestro.

La vita del Beato D. Bosco fu vita di unione con Dio, vita di zelo apostolico, vita di totale immolazione. Ora è per noi argomento di edificante commozione il rilevare nel piccolo Domenico un tanto abituale spirito di orazione, un adoprarsi così industrioso per ritrarre dal male o far avanzare nel bene i suoi coetanei, e non essi soltanto, una generosità tanto invitta nel soffrire disturbi e molestie e financo mali trattamenti, pur di promuovere la gloria di Dio, combattendo il peccato e allontanando lo scandalo! Il programma racchiuso nelle parole: Preghiera, Azione, Sacrificio, che la Santità Vostra non si stanca mai di ripetere a quanti dal laicato consentono di mettere le loro forze al servizio della Gerarchia Ecclesiastica, come riassume a meraviglia il tenore di una vita sì breve e pur tanto feconda!

Ci stimammo sempre fortunati di aver potuto, fin dalla prima giovinezza, conoscere e apprezzare le virtù e gli esempi di Domenico Savio, anche dalla viva voce di chi gli era stato maestro nella scuola o compagno negli anni della sua permanenza nell'Oratorio: tutti concordemente lo proclamarono modello d'ogni più eletta virtù; ma oggi il nostro gaudio è pieno nel vedere la nostra ammirazione consacrata dall'augusta parola della Santità Vostra.

Permettete, o Beatissimo Padre, che, in una circostanza per noi tanto solenne, e cara, mentre a nome di tutti i Salesiani io ho l'onore di umiliare ai piedi della Santità Vostra i più devoti ringraziamenti per il segnalato benefizio, chiegga di poter formulare la promessa che noi ci terremo ognor più stretti a questo glorioso modello di fedeltà nel seguire le norme del nostro Beato Fondatore, con la confortante certezza che, calcando le orme di lui, noi procederemo sicuramente nelle direzioni tracciate dalla mano del Vicario di Gesú Cristo.

Con questi sentimenti io mi prostro a implorare su tutti i Salesiani, sui loro alunni, cooperatori, ex-allievi e sulla Famiglia delle Figlie di Maria Ausiliatrice l'Apostolica Benedizione.

IL DISCORSO DEL SANTO PADRE

A tale indirizzo il Santo Padre rispondeva con alcune parole che, mentre lumeggiano mirabilmente la figura dell'eroico Giovinetto, precisano gli insegnamenti che da quella cara vita promanano per l'ora attuale.

« Torna, dilettissimi figli, torna in mezzo a noi - incominciava Sua Santità - e proprio in questo luogo, la grande figura del Beato Don Bosco, quasi accompagnando e presentando, in persona e di sua mano, il suo piccolo, anzi grande alunno, il Venerabile Domenico Savio. E Ci pare rivederlo, il grande Servo di Dio, proprio come lo abbiamo veduto, - grande favore, questo, che mettiamo fra tutti quelli di cui la divina Bontà Ci ha elargito - proprio come lo abbiamo veduto, in mezzo ai suoi alunni ed ai suoi cooperatori ancora ».

Ed è veramente mirabile nei disegni di Dio, nei disegni, nelle preparazioni della Divina Provvidenza; è veramente mirabile - continuava l'Augusto Pontefice - questo ritorno del Beato Don Bosco, con questo frutto, tra i primi, fra i più belli, tra i primi il più bello, si può dire, il più squisito dell'opera sua educativa, dell'opera sua apostolica, poichè tutta la sua vita, tutta l'opera sua fu sempre un apostolato. Egli infatti, di spirito dell'apostolato tutta quanta pervase la sua esistenza, già permeata dello spirito che si esprimeva concisamente e completamente in quelle sue parole, in quella che fu la vera sua parola d'ordine, ereditata poi così fedelmente dai suoi figli: « da mihi animas, caetera tolle ».

PROVVIDENZIALE RITORNO DEL BEATO DON Bosco. - Provvidenziale veramente questo ritorno: quando si pensi alle condizioni nelle quali si trova oggi, si può dire in tutto il mondo, la gioventù; quando si pensi a tutti i pericoli ed a tutte le mali arti che insidiano la sua purezza; quando si pensi a questo turbinio di vita esteriore, a questa eccessiva cura - e lo dicono anche quelli che sono unicamente condotti da considerazioni di umana pedagogia - a questo culto del corpo, delle forze fisiche e materiali, del materiale sviluppo, della materiale, fisica educazione, come dicono, in questa così diffusa e, si può dire, proprio educazione alla violenza, a nessun rispetto di nessuno e di niente. Quando si pensi dunque a queste condizioni fatte alla gioventù odierna, a questi pericoli che ad ogni piè sospinto le si parano davanti; quando si pensi a questo sciagurato apostolato (se è lecito applicare tale parola) apostolato del male, tanto attivamente, e con così terribile e malefica industria condotto per mezzo della stampa, della facile stampa appropriata ad ogni condizione, ad ogni gradazione di età; a questo sfoggio continuo, generale, quasi inevitabile, per quelli che ci vivono in mezzo, a questo sfoggio di cose non solo inedificanti, ma veramente provocanti al male, allorchè si abusa anche delle più belle, delle più geniali trovate della scienza, che dovrebbero servire unicamente all'apostolato del bene, alla diffusione della verità, della bontà; quando si pensi a tutte queste cose ed al grado che hanno raggiunto proprio ai giorni nostri, allora veramente c'è da ringraziare Iddio, da ringraziare la Divina Provvidenza che suscita e mette in atto, in piena luce, questa figura così edificante del buono e santo giovanetto. C'è proprio da essere, in modo speciale, profondamente grati al Signore per questa santità di vita, per questa perfezione di vita cristiana in un giovanetto che non ha nessuno di quei grandi aiuti che tanto si confanno al compimento delle grandi cose: povero, umile figlio di modesta gente e di modestissima famiglia, non ricca che di aspirazioni cristiane, di vita cristiana, vissuta, sebbene nelle più modeste condizioni, nell'esercizio ordinario, nel compimento degli ordinari doveri di una vita comune; un giovanetto che non passa i suoi anni rinchiuso, come appunto il decreto accennava, in un orto particolarmente custodito; ma, prima in mezzo al mondo, e poi là dove la Provvidenza lo aveva collocato, e quindi in mezzo ad una gioventù che la grande anima del Beato Don Bosco, adunava e formava, e veniva formando, riformando, santificando, ma dove era tanta miscela di buoni e non sempre buoni esempi, di buoni e non sempre buoni elementi. Era, infatti, il segreto del grande Don Bosco, di mettere, talvolta, la mano proprio su elementi non buoni, con meraviglia di coloro che non avevano la sua fiducia in Dio e nella bontà fondamentale della creatura di Dio; era il segreto suo di mettere, allargare, allungare la sua mano ovunque, per trarre anche dal male il bene, proprio come fa la mano di Dio.

Ma, per tornare subito al nuovo Venerabile ecco la prima felice constatazione. Alla scuola del Beato Don Bosco, crebbe, al suo esempio soprattutto, in rapida ma breve corsa, questa vita di adolescente che, a 15 anni, doveva chiudersi; questa vita, come fu detto con piena verità, del piccolo, anzi del grande gigante dello spirito: a 15 anni! A quindici anni una vera e propria perfezione di vita cristiana, e con quelle caratteristiche che bisognavano a noi, ai nostri giorni, per poterle presentare alla gioventù dei nostri giorni, perchè è una vita cristiana, una perfezione di vita cristiana sostanzialmente fatta, si può ben dire, per ridurla alle sue linee caratteristiche, di purezza, di pietà, di apostolato; di spirito e di opera di apostolato.

PUREZZA, PIETÀ, APOSTOLATO. -- Una purezza veramente liliale, angelica, ispirata alla Santissima Vergine, Madre ispiratrice di ogni purezza; e circondata delle cure le più sollecite: dapprima le cure materne e paterne, poi le cure del grande Servo di Dio e dei suoi cooperatori; ma dal giovinetto custodita, sempre custodita, quasi si direbbe, con un vero istinto, con una vera continua aspirazione di purità, un bisogno nobilissimo; onde tutto quello che sembrava anche da lontano poter offendere questo candore, svegliava tutte le energie di quella piccola, anzi grande anima, alle più sollecite attenzioni, alla più fedele custodia. La purezza!; questa prima disposizione, premessa a tutti gli altri doni di Dio, dono delle più alte vocazioni; la purezza, questo amore di Maria, questo amore del Divino suo Figlio, del Divino Redentore; questo profumo al quale il Cuore di Dio si apre come a cosa graditissima; la purezza: quanto bisogno di elevare uno stendardo di questo splendore, di questo candore in mezzo alla gioventù di oggi!

Ma si direbbe proprio che il piccolo, grande Servo di Dio dicesse a sè stesso quelle parole che la Divina Sapienza inette in bocca appunto allo spirito che va in cerca della purezza: «Quando ho veduto e considerato, Dio mio, che senza l'aiuto Vostro io non potrei essere continente e puro, mi sono rivolto a Voi ed a Voi ho domandato questo tesoro ». Per questo la purezza del Ven. Domenico Savio veniva sempre assistita da un grande spirito di pietà; in lui era proprio la pietà alla custodia della purezza; una pietà fatta di preghiera, di devozione alla Santa Vergine, di devozione al Santissimo Sacramento, di ispirazione la più alta, di ispirazione ai più elevati coefficienti della purezza stessa. A questa pietà poi, a questa preghiera dello spirito, un'altra preghiera andava sempre congiunta, quella che ben si può dire la preghiera del corpo, la preghiera propria della carne, la preghiera del corpo, come fu ben definita, ravvivato dallo spirito, la pratica cioè della penitenza cristiana, che, quasi per istinto, sa e sente le possibili complicità del corpo e della materia, delle offese alla purezza, dei pericoli per la purezza; e corre al riparo, proprio come d'istinto: l'istinto dell'agnello che si difende dal lupo, dalla potenza nemica.

PREGHIERA E PENITENZA. - Una vita perciò quella di Domenico Savio, tutta di preghiera e di penitenza, quella penitenza che se non assurge alle asprezze che la storia della santità conosce, è proprio però penitenza vera: anzi è quella di più utile istruzione a noi tutti e specialmente alla gioventù nostra, perchè è una penitenza a tutti possibile; essa infatti si riduce alla sua migliore sostanza, consiste in un esercizio continuo di vigilanza, di dominio, d'impero dello spirito sulla materia, di comando della parte più nobile sulla parte meno nobile; nell'impero insomma dell'anima, di chi deve comandare, sopra la parte che deve obbedire a lei; uno spirito di penitenza preziosissimo che, da solo, allontana tanti pericoli, che, da solo, esercita nobilmente, fruttuosamente, le migliori energie dell'anima e dello spirito, che insegna al corpo, insegna alla parte meno nobile quello che anche essa deve fare e il contributo che deve offrire non a rendere più difficile la virtù, ma a renderne più agevole e meritorio l'esercizio e la pratica.

L'ARALDO DEL BENE. - E con tutto questo - proseguiva il Santo Padre, spiegando la triplice caratteristica del Venerabile - e come preparazione soprannaturalmente naturale, uno spirito d'apostolato che anima tutta la vita del felicissimo adolescente, tutta la vita di questo piccolo e grande cristiano. Appositamente Sua Santità aveva detto: una preparazione soprannaturalmente naturale, perchè, in fondo e in sostanza, è quella naturale tendenza del bene a diffondersi, a dilatarsi, a comunicare il più largamente possibile i propri benefici, specialmente là dove ne è più visibile il bisogno, la privazione, tendenza che grandemente si riscontra nel caro giovinetto.

Piccolo, ma grande apostolo, in tutte le occasioni: attentissimo a coglierle, a crearle, facendosi apostolo in tutte le situazioni, dall'insegnamento formale del catechismo e delle pratiche cristiane fino alla partecipazione cordiale ai divertimenti della prima età, allo scopo di portare dappertutto la nota del bene, il richiamo al bene.

Or ecco appunto la vera provvidenza per i nostri giorni. E quello che il Sommo Pontefice viene sempre proclamando e inculcando alla cara gioventù, che, con tanto nobile slancio, risponde, in tutti i Paesi del mondo - ed Egli si compiaceva di rilevarlo con vivissimo senso di gratitudine a Dio ed agli uomini - al Suo appello; questa cara gioventù che in tutte le parti del mondo risponde alla Sua chiamata; di schierarsi in favore, a servigio della Azione Cattolica, che non altro vuol essere, non altro deve essere che proprio la partecipazione del laicato all'apostolato gerarchico.

E appunto per essere tale, per poter entrare in questa linea, essa deve essere finanzi tutto una formazione più profonda, consapevole, squisita, di vita cristiana, di coscienza cristiana, e soprattutto nella purezza della vita, nello spirito della pietà, nella partecipazione innanzi tutto à questa grande pietà della Chiesa, alla incessante sua preghiera ed unione con Dio. Siffatta corrispondenza - ripeteva Sua Santità - è così vasta, e, nella sua abbondanza, così squisitamente preziosa, che veramente riempie il Suo cuore della pila alta riconoscenza, e schiude anche l'animo Suo alle più belle speranze, che non sono unicamente Sue, della Chiesa, della Santa Religione, ma, per felice necessità, sono anche le speranze, le promesse sicure per la famiglia, per la società, per tutta quanta l'umanità.

Lo ZELo PER LE ANIME. - È vero; il Papa li ha sempre chiamati questi cari giovani, sotto la gloriosa bandiera della preghiera, dell'azione, del sacrificio, perchè è con la preghiera e col sacrificio che si prepara l'azione, è con la preghiera ispirata alla pietà, con il sacrificio prima intimo, sacrificio personale, quel sacrificio che prende le sue radici sempre nello spirito, nella penitenza, nella mortificazione cristiana, è così, è unicamente così che ci si può preparare all'azione feconda dell'apostolato, una azione che non può compiersi con soli accorgimenti umani, per quanto altissimi, per quanto generosi, ma che ha bisogno essenziale dell'aiuto divino che non si può ottenere altrimenti. Ma, appunto per ciò torna di nuovo, ben a proposito, la figura del grande Servo di Dio, del Beato Don Bosco, Maestro del piccolo Venerabile Domenico Savio; torna ancora quella grande figura come il Santo Padre stesso l'ha veduta tanto da vicino e non per fuggevole ora, e proprio così, come il suo piccolo discepolo ce l'ha ripresentata nella sua vita, nei caratteri più cospicui della sua breve esistenza: un ardore incessante, divorante di azione apostolica, di azione missionaria, veramente missionaria, anche fra le pareti di un'umile camera; missionaria tra le piccole folle di bambini, di ragazzini, di adolescenti che continuamente lo circondavano; spirito di ardore, di azione; e con questo ardore uno spirito mirabile, veramente, di raccoglimento, di tranquillità, di calma, che non era la sola calma del silenzio, ma quella che accompagnava sempre un vero spirito di unione con Dio, così da lasciare intravvedere una continua attenzione a qualche cosa che la sua anima vedeva, con la quale il suo cuore si intratteneva: la presenza di Dio, l'unione a Dio. Proprio così. E con tutto ciò uno spirito eroico di mortificazione e di vera e propria penitenza, per la quale, anche nei termini i più solenni, sarebbe bastata quella sua vita continuamente prodigata al bene altrui, sempre dimentica di ogni propria utilità, di ogni anche più scarso riposo; una vita di penitenza, non soltanto mortificata, ma di vera penitenza, a forza di essere apostolica.

LA VERA VITA CRISTIANA. - Queste cose l'Augusto Pontefice aveva trovate un poco nelle rimembranze del Suo spirito, e, ben più ancora nelle suggestioni carissime della breve, ma nobilissima vita del Venerabile Servo di Dio Domenico Savio. Queste cose, questi esempi, queste grandi linee rimangono sempre le linee sostanziali, essenziali, anche della vita tracciata a linee le più gigantesche dalla mano di Dio; e questi elementi, in fondo, che cosa sono? Gli elementi della vita cristiana, della vita cristiana vissuta, non come che sia, come purtroppo tanti e tanti si riducono a fare, ma con generosa fedeltà ai principii, ma con delicata cura, e non con negligenza. Ora è proprio un'indegna cosa, servire negligentemente un Signore così buono, un Redentore così generoso; la vita cristiana, come lo stesso Santo Padre ebbe a dire or non è molto in presenza di alcuni devoti pellegrinaggi, deve essere vissuta non con una corrispondenza frammentaria, discontinua ai precetti, agli insegnamenti, agli esempi del Divino Redentore, del Divino Maestro e dei Suoi migliori discepoli, come quello che oggi contempliamo ammirando, ma con uno spirito di nobile precisione. Questa è vita cristiana, ed è già gran cosa poterla chiamare così perchè è inestimabile il tesoro che quel nome esprime; ma quanta vita cristiana vi è, oggi, con nessun senso di precisione, senza alcuna cura diligente, generosa, almeno un poco diligente, un poco generosa, corrispondente agli esempi, agli insegnamenti, ai desideri del nostro Divin Maestro!... Quanto bisogno invece di questi esempi proprio di precisione, di vite cristiane, diligenti, generose come il Cuore di Dio, il Cuore del Redentore le vuole. È questo un pensiero tanto più opportuno nel provvidenziale e magnifico consolantissimo svolgersi, al quale assistiamo, di questo Anno Santo della Redenzione, perchè il beneficio che noi celebriamo e ricordiamo con gratitudine dobbiamo anche con ogni diligenza, dopo diciannove secoli del gran fatto della Redenzione nostra, far in noi fruttificare, in noi appunto alimentando la vera vita cristiana, poichè essa è proprio la vita totale venutaci dalla Redenzione divina; è il grande dono datoci dalle braccia del Figlio di Dio distese sulla Croce.

Il mondo non la conosceva questa vita; conosceva la vita pagana, con tutti i suoi errori ed orrori; appena iniziata, la vita cristiana subito si svolse con una meravigliosa fioritura di celesti bellezze, di celesti preziosità; sin dai primi momenti, da quei fanciulli che il Divino Redentore carezzava e abbracciava Egli stesso, fino ai Tarcisi di tutti i tempi, sino a questo nuovo Venerabile Servo di Dio.

IL TESORO DELLA REDENZIONE. - Ecco il dono, il grande dono, il completo dono della Redenzione; essa è sempre la stessa cosa portata ai diversi gradi di perfezione ai quali la mano di Dio sa portarla; poichè è proprio la perfezione divina, per quanto irraggiungibile nella sua pienezza, quella che ci viene proposta; e tale perfezione è la vita cristiana, quella che ci si presenta nell'umile fedele, nella più modesta misura anche dell'ultimo fedele, fino alle più alte figure, alle più magnifiche, alle più gigantesche figure della agiografia, della santità di tutti i secoli; è la vita cristiana, grande, immensa, ricchezza che noi portiamo dall'istante stesso del dono del santo Battesimo, poichè è in quell'ora benedetta che noi abbiamo cominciato a vivere questa vita, e quale preziosissimo tesoro noi la portiamo dentro le anime nostre, nei nostri corpi. È dunque perciò di continuo immanente in ciascuno e proprio incessante il richiamo: approfittare di questo grande dono e non lasciarlo inerte, negletto, scoperto con le nostre imprecisioni; approfittare, invece, con precisione, di questo tesoro magnifico, di questo tesoro di cui abbiamo una misura adeguata proprio in quel Sangue che, quale prezzo, il Divino Redentore, ha pagato: il prezzo appunto del Sangue suo, della Sua Vita, della Sua Croce.

Detto questo, concludeva Sua Santità, Egli voleva innanzi tutto rallegrarsi con la famiglia, anzi con le famiglie del Beato Don Bosco, là così degnamente e largamente rappresentate, così largamente e meritoriamente rappresentate, si può ben dire, in tutte le parti del mondo - anche ieri Egli leggeva di alcuni tentativi, di nuovi conati dell'apostolato salesiano in regioni ancora impervie e non mai penetrate - con queste due famiglie, e con tutti quelli che ne vivono le opere e le aiutano, e con le preghiere e con i soccorsi ancora, Egli voleva felicitarsi. Passava poi ad impartire di lutto cuore la Benedizione Apostolica a tutti quanti i presenti, a tutti, a ciascuno, a ciascuna, e poi ancora a tutto quello, a tutti quelli, cose e persone, che ciascuno e ciascuna portavano nel proprio pensiero, nel proprio cuore col desiderio che fossero benedetti insieme con loro.

Terminato il Suo dire l'Augusto Pontefice impartiva la Benedizione Apostolica, e riceveva, offertaGli dalla Postulazione, una copia del Decreto letto.

Quindi il Santo Padre discendeva dal Trono e, ossequiato devotamente dai Cardinali, Prelati e Religiosi presenti, lasciava la Sala tra vivisime acclamazioni.

DEGNA CORONA - Mentre a Roma il Vicario di Cristo esaltava l'eroicità delle virtù di Domenico Savio, a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, l'Em.mo Card. Arcivescovo Fossati ordinava 35 novelli sacerdoti e 40 suddiaconi della nostra Società. Deo gratias!

CROCIATA MISSIONARIA

BORSE COMPLETE

Borsa CORTEMILIA a cura della Sig. Zarri Paolina (iniziata nel settembre 1928) - Somma prec., 19644 - Giamello Luigia, 25 - Rabina Delfino, 18 - C. G. io - R. G. io - Destefanis Concezina (p. g. r.), 5 - Chiola Giovanni, io - Reina Luigi, io - Viglino Carmelina, 15 - Miretti Marianna, io - Zarri Pierino, 5 - Zarri Natalina, 5 - Biscia Noemi, io - Berri Giuseppina, 20 - A. Luigia, 40 - R. P. implorando grazie, 5o - Raccolte da Mò Ferdinanda, 9o - R. Elena implorando grazie, io - C. R. io - Dotta Giovanni e Giovanna, io - Dotta Carolina e Giuseppe, 15 - V. C. io - G. T. io - Dotta Michele e Rosita, io - Offerte varie 152 - Tot. L. 20.204.

Borsa "CANICATTÌ" raccolta dai Canicattinesi della colonia di New York e offerte al concittadino prof. comm. Don Antonio Fasulo in occasione della missione compiuta nel Nord-America per incarico del Rettor Maggiore dei Salesiani.

BORSE DA COMPLETARE

Borsa ANIME DEL PURGATORIO (2a) -Somma prec., 10714,60 - Accamo Agnese, 5o - Bonomi Avv. Carlo, 20 - Cangini Dolores, 5 - Folghera A., io - G. S., Casale Monf. 200 - De Magistris Eraclio, 40 - Matteazzi Carlo, 5 - Savio Maria, io - Taburoni Maria, ioo - Taricco Don Giovanni, 25 - Tondi Maria, 5 - Momberti Campus Antonietta, ioo - Tot. L. 11284,60.

Borsa BEATO DON BOSCO (16a) - Somma prec., 17743,35 - Alesso Nina, Racconigi, 25 - Buprola Giacomo, io - Clelia Scotti, io - Fusarini Giuseppe, 5o - Ing. Cornagliotti, 5o - Maria Rosa, 70 - Marchetti Teresita, 20 - Martinetto Giuseppina, 100 - Maria Drago e Gallo, ioo - Bianconi Bice, Sannazzaro dei Burgandi, 104 - Sorelle Alladio, 7 - Tot. L. 18289,35.

Borsa BELTRAMI DON ANDREA a cura della casa di Borgomanero - Somma prec., 6628 - Cenltti Zanetta Teresa, 25 - Colombo A. Rabaglino, 5o - Martelli Giovanni, 15 - Raccolte alla festa, 220 - Tot. L. 6938.

Borsa BINI VITTORIO, a cura della Sig.ra Reghezza Maddalena Ved. Baralis - L. ioo.

Borsa BUON PASTORE - Somma prec., 1400 - Rossi Linda, 30 - Tot. L. 1430.

Borsa COSTAMAGNA MONS GIACOMO (2a) - Somma prec., 585 - Famiglia Marucco, io Tot. L. 595.

Borsa DIVINA PROVVIDENZA - Somma prec., 3615,50 - Gesualda F., io - Mariani Armando, 23 - Pagliotti Clara, 5 - Tot. L. 3653 50. Borsa DON BOSCO EDUCATORE (30) - Somma prec., 944,85 - Visconti, Castelletto Scazzoso, too - Raa. Guido Betta, io - Tel. L. 1054,85.

Borsa DON BOSCO PROTETTORE DEI GIOVANI - Somma prec., 1663 - Ferrari Don Giovanni, 10 - N. N., Canton Ticino, 3 Repossi Carolina, 25 - Rossi Ilda, 25 - Sorelle Figini, Milano, 5o - Teol. Cocito Don Secondo, io - Tot. L. 1786.

Borsa DON BOSCO SALVATE I NOSTRI FIGLI - Somma prec., 6510,50 - N. N., Londra, 360 - Costanzo Cipriano, 5o - Famiglia Spini, 25 - A. M., 5o - Tot. L. 6995i50.

Borsa ETERNO PADRE - Somma prece. 992 - Giuseppina Ligotti, 25 - Ghirardi Anna, 70 - Tot. L. 887.

Borsa EUCARISTICA DEL PICCOLO SERAFINO G. BRUNI (6a) - Somma prec., 5715,28 - Giulio Contursi (p. g. r.) 5o - Natalina, 5o - E. Spiteri e Maria Carbone (p. g. r.), 13 - Rissone M. 250 - Don Arnoldo König, parroco di Schroenan Bzkölu (Germania), Enrico Fass e Lorenzo Mahlberg, 155,55 - P. Adelina, io - Corrado G. C. e Giuseppina C., 20 -Ghiglione Carlo, ioo - Dott. Marcina Pietro, ioo - M. S. e Maria Mazzetti, io - Lorenzo e Nicolò P., 11o - Paolina T. e P. P., 15 - Don Giuseppe Matta, 130 - Tot. L. 6728,83.

Borsa GESÙ - MARIA AUSILIATRICE - DON BOSCO (2a) - Somma prec., 8023 - Cogolato Antonietta, 5o - Enrica Cappuccini, 15 - Gallotti Virginio, io - Massidda Anna, 5 - Mazzini Pierina, 15 - Sac. Peano Giovanili, 200 - Toneguzzo Antonia, 240 - Tot. L. 8558.

Borsa GARNERO CESARE - Somma prec., 1767,80 - Scuole Profess. D. Bosco, S. Benigno Canavese, 5o - Tel. L. 1817,80.

Borsa GESÙ NEL PRESEPIO - Somma prec., 292,30 - N. N., io - Tel. L. 302,30.

Borsa GIRAUDI DON FEDELE (2a) - Somma prec., 1729 - Don Michele Ceccobelli, 136,25 - Rosa Aldi, 15o - Gemma G., 200 - T. Dalla Vedova, ioo - Tot. L. 231525.

Borsa GIUBILEO E RICONCILIAZIONE - Somma prec., 3095 - Dott. Casalbore Francesco, 30 - Tot. L. 3125.

Borsa MADONNA DELLE GRAZIE - Somma prec., 4033,50 - Sorelle Filippa, 5o - M. F., 25 - Genta Caterina, 1 - Trucco Carola, 25 - Tol. L. 4134,50.

Borsa MADONNA DI POMPEI - Parodi Teresa, 25.

Borsa MAMMA MARGHERITA (2a) - Somma prec., 81o - Una mamma, 30 - Tot. L. 840.

Borsa MARIA AUSILIATRICE (25a) - Somma prec., 505 - Antonietta Anna, Beinasco, 5o - Boglione Francesco, 5o - Cav. Giuseppe D'Ambrogio, 103,30 - Cavinato Antonietta, 5o - Cavalleri Antonietta, 5o - Clara Sartorio, 25 - Della Bina Carolina, 15 - Manusardi Ilio, 20 - Massidda Anna, 5 - Martinetto Giuseppina, 10o - Masante Carlo, 25 - Musso Rina, io - N. N., Artogne, 5o - Perico Erminia, 25 - Pardo Prof. Michele, 52 - Rossi Ilda, 25 - Rossi Luigi, 200 - Severina Narduzzo, io - Tot., L. 1370,30.

Borsa MARTIRI GIAPPONESI - Somma prec., 10517,60 - Don Carlo Prandi, 5o - Totale L. 10567,60.

Borsa MOSCATO - Somma prec., 4000 - Paolina Moscato, 4000 - Tot. L. 8000.

Borsa NOGARA MONS. GIUSEPPE, Arcivescovo di Udine - Somma prec., 9026,45 - N. N., io - N. N., 5 - Don Antonioli Prof. Francesco di Gorizia, 5o - In occasione della commenda a S. E. l'Arcivescovo Mons. Nogara, un gruppo di ex-allievi dell'Unione di Udine, 33 - Per la stessa circostanza un gruppo di Cooperatori salesiani, 57 - Raccolte nello studio dell'Avv. Botto, 17,20 - Ada e Ida Cantarutti in morte dott. Pietro Someda, 20 - Idem, Avv. Annibale Botto, 10 - Clara Someda, 100 - Tot. L. 9328,65.

Borsa PARROCCHIALE MARIA AUSILIATRICE (2a) - Somma prec., 9355,45 - Dalle cassette del Santuario 351 - Tot. L. 9706,45.

Borsa PICCOLI AMICI DI DON BOSCO - Somma precedente, 2166 - Lucia Vernier, 23 - Cassis Emilia, 5 - Carlo Astori, 5 - Tot. L. 2199.

Borsa PIO XI (2a) - Somma prec., 104 - Cassis Elisa, 50 - Tot. L. 154.

Borsa PISCETTA DON LUIGI - Somma prec., 14176,20 - N. N., 90 - N. N., 250 - Margherita C., 3,35 - Mulassano Dory e Andrea, 5o - Michele Genta, 1 - T. Graziano, 25 - Giuseppina Zolla, 5o - Sara Bolognini, 16 - N. N., i - Lina Ocelli, i - Rita Racca, i - N. N., i - Lucia Berardo, 0,50 - Em. Milone, 0,50 - N. N., 2 - Giuseppe Bassignana, io - Rasetti Santina, 35 - Giacobini Ernesta, 5 - N. N., 2 - Gola Francesca, 2 - Bongiovanni Caterina, 2 - Gorrea Lina, o,6o - Conti Delfina, i - N. N., i - Dclinero S., 2 - Bassignana Caterina, 0,70 - N. U. Ing. Leone Roero di Monticello, 500 - De Silvestri, io - Rava Clelia, 2 - Callabione, 5 - Laugeri, 5 - Toscano Margherita, i - Giannone, io - N. N., 2 - N. N., lo - N. N., 2 - Tot. L. 15276,85.

Borsa REGINA DEL SOGNO - Somma prec., 4002 - Vella Gino, 32 - Charlotte Refalo, io - Vella Antonio, 216,40 - Tot. I,. 4260,40.

Borsa RICALDONE DON PIETRO (3a) - Somma prec., 1942 - Coniugi Pasquini, 60 - Baroni Amelia, 5,50 - Tel. L. 2007,50.

Borsa RICCARDI DON ROBERTO - Somma prec., 16043,30 - N. N., io - Tot., L. 16o53,30.

Borsa ROCCA DON LUIGI, a cura della casa di Alassio - Somma prec., 9500 - Notaio Zoppi Giuseppe, 500 - Tel. L. 10.000.

Borsa ROSINA SAVODI di Castelnuovo Don Bosco - Somma prec., 3000 - N. N., (p. g.), 5o - N. N., 5o - Contessa Felicita Schiari Riccardi Guasco di Bisio, 100 - Tel. L. 3200.

Borsa SACRA FAMIGLIA - Somma prec., 1711 - Margherita Lora ved. Gilardi, Zoo - Gallotti Virginio, io - Tot. L. 1821.

Borsa S. CUORE DI GESÙ CONFIDO IN VOI (2a) - Somma prec., 12167,59 - Assunta Marseglia, 10 - A. G. G. Torino, 5o - Coniugi D. L. G., 5o0 - Giromini Luida, io - Giuseppina Pisano, 15 -- Massidda Anna, 5 - Marchetti Lina, 95 - Pagliotti Clara, 5 - P. F., 5o - Scapinelli Ines, 5 - Tot. L. 12842,59.

Borsa S. FILOMENA - Somma prec., 14910 - N. N., 300 - N. N. 300 - Tot., L. 1551o.

Borsa S. MARGHERITA DA CORTONA -somma prec., 5632,80 -- Valeri Angelo, 150 - Tol. L. 5782,30.

Borsa S. TERESA DEL BAMBINO GESÙ (10a) - Somma prec., 16632,20 - Berra Virginia, 60 - Mannelli Maria, io - Roletto Ernesta, 5o - Gallotti Virginio, io - Raffaela Heibsti, io - Tot. L. 16772,20.

Borsa S. RITA DA CASCIA - Somma prec., 2420 - Protti Giuseppina, io - Tel. L. 2430.

Borsa VANGELO DI GESÙ - Somma prec., 17497,30 - T. I. N. R., 150 - N. N., riconoscente pel Vangelo unificato, 200 - Alcune bambine in occasione della prima Comunione, 23 - M-C- C., io - B. C., 2 - Maestro P. C., ringraziando pel Vangelo unificato, 33 - Tot. L. 17915,30.

Borsa VENERABILE CONTARDO FERRINI - N. N., Cava Manara, 15o.

Pei Pellegrini dell'Anno Santo.

Ricordiamo ancora ai nostri Cooperatori che i Salesiani custodi delle insigni Catacombe di S. Callisto, sulla Via Appia Antica, in Roma, sono ben lieti di accoglierli e di guidarli nella pia visita. Per degnamente riuscire vi hanno destinato diversi Coadiutori che parlano complessivamente 18 lingue.

Vi è ampia comodità per i RR. Sacerdoti di celebrare la S. Messa nelle cripte più insigni e pei fedeli di assistervi.

I Sacerdoti, che volessero celebrare la Messa alle suddette Catacombe, converrebbe ne dessero preavviso in tempo (Telef. 70.485). Tutti poi, dandone preavviso, potranno trovare pronta una colazione calda.

L'Istituto Pio XI, Via Tuscolana 361, Roma (140); Telefono 760-620, dispone abitualmente di oltre una ventina di camerette per ospitare i Pellegrini. Durante le vacanze poi, anche di ampi dormitori per comitive. Per le condizioni scrivere al Direttore.

Anche l'Istituto Sacro Cuore, Via Marsala 42, Roma (121), Telefono 40-777 può disporre durante le vacanze di un po' di ospitalità in dormitori comuni. Rivolgersi al Direttore.

L'onomastico del Rettor Maggiore.

Fu celebrato con una serie di cordiali manifestazioni in cui Direttori Diocesani, Decurioni, Cooperatori e Cooperatrici gareggiarono coi Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Allievi ed Ex-allievi in proteste di affetto e di devozione. Accenniamo le principali:

Il Convegno annuale dei Direttori Diocesani e Decurioni dell'Archidiocesi di Torino e Diocesi di Susa.

Sì può dire che ha aperto il ciclo perchè si tenne nell'Oratorio di Valdocco il 26 giugno u. s. Fu onorato dalla presenza dell'Eccellentissimo Vescovo di Susa, Mons. Umberto Ugliengo, dall'Ecc.mo Mons. G. B. Pinardi, Direttore effettivo dei Cooperatori dell'Archidiocesi di Torino e da S. E. Rev.ma Mons. Perrachon, delle Missioni della Consolata, ex-allievo salesiano, e chiuso dall'Eminentissimo Cardinal Arcivescovo di Torino, Maurilio Fossati. Il Regolatore, Don Fasulo, dopo brevi parole di ossequio e di ringraziamento, ai numerosi intervenuti, invitò il direttore del nostro Istituto di Avigliana, D. L. Nano, a dar lettura del verbale del convegno precedente. Pregò quindi il Rettor Maggiore ad avviare colla sua autorevole parola la trattazione dei vari temi. Ed il sig. Don Ricaldone, premesso un fervido ringraziamento alle LL. EE. ed a tutti i venerandi Sacerdoti convenuti, con tocchi magistrali, in rapide frasi scultoree, illustrò all'assemblea lo scopo del convegno: quello di attingere al Pensiero ed al cuore di Don Bosco le norme di uno zelo prudente e fervoroso per l'Azione salesiana a cui rivendicò tutta l'ampiezza di significato che intendeva il Beato Don Bosco, cioè Azione Cattolica con spirito salesiano.

Il sig. Don Trione colse la palla al balzo per dimostrare l'ottima collaborazione che i Cooperatori possono dare al Clero nelle opere parrocchiali, secondo il loro regolamento e lo spirito del Beato. Il Can. Gili di Torino intrattenne poscia l'uditorio sulla carità di Don Bosco nell'esplicazione dello zelo per la salvezza delle anime. Il ven. Mons. Rho, arciprete del Duomo di Chieri, prese a rievocare gli anni passati dal Beato nella cittadina piemontese, studente di ginnasio e seminarista, per trarne esempi di edificazione.

Arrivò frattanto l'Em.mo Card. Arcivescovo Maurilio Fossati che l'assemblea acclamò entusiasticamente Direttore Diocesano Onorario dei Cooperatori dell'Archidiocesi. Seguendo quindi il programma del convegno, il Teol. Anselmetti, prevosto di Borgone, rilevò alcune particolari benemerenze del Beato Don Bosco presso il Clero dell'Archidiocesi torinese e quello della Diocesi di Susa. Commoventi i rapporti del Beato con Mons. Rosaz, vescovo di Susa, che è omai avviato verso la stessa glorificazione.

Poscia S. E. Mons. Pinardi, come Direttore Diocesano, presentò gli omaggi dei Cooperatori all'Em.mo Card. Arcivescovo ed al Rettor Maggiore anche gli auguri di buon onomastico.

Chiuse il convegno l'Eminentissimo accogliendo l'acclamazione a Direttore Onorario ed eccitando, con affettuose parole, la collaborazione dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori coi Vescovi e col Clero per la salvezza delle anime in quell'unità di fede e quella passione per le anime che aveva affratellati i due santi del giorno, Giovanni e Paolo, quos eadem fides et Passio vere fecit esse germanos! Infine, formulando i migliori voti per la canonizzazione del Beato Padre, invitò i Vescovi presenti ad impartire con lui la pastorale benedizione.

L'omaggio delle Dame Patronesse: Arredi sacri per le Missioni.

La vigilia di San Pietro fu la volta del Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle Opere del Beato Don Bosco che convenne all'Oratorio per presentare al Rettor Maggiore coi più fervidi auguri pel suo onomastico, anche l'annuale omaggio di arredi, paramenti, lini sacri, indumenti ecc. a favore delle Missioni salesiane.

I cospicui doni, disposti nella sala dell'Esposizione, sotto la direzione personale della zelantissima Presidente Marchesa Carmen Compans di Brichanteau-Challant, facevano magnifica mostra e documentavano eloquentemente l'attività del Comitato Centrale ed il generoso concorso di parecchi altri Comitati d'Italia: Catania, Genova, Gorizia, La Spezia, Marsala, Napoli, Novara, Palermo, Pordenone, Soverato ecc.

La solerte Segretaria, sig.na Contessa Maria Teresa Camerana, nell'offrirli, a nome del Comitato, al venerato Rettor Maggiore, insieme agli auguri di buon onomastico, diede ampia relazione del lavoro compiuto nei mesi decorsi: ben 100 pianete, qualche paramentale completo, parecchie cassette-altari, oggetti sacri e materiale sussidiario in gran copia.

Il sig. Don Ricaldone accolse l'omaggio con commossa gratitudine ed ebbe parole di alto encomio per l'attività straordinaria impressa, in quest'anno di eccezionali necessità, dall'abilità e dal fervore della nuova Presidente Marchesa Compans e dallo zelo della infaticabile Segretaria Contessa Camerana. Confidò cordialmente preoccupazioni e pene insieme alle gioie del suo cuore paterno ed assicurò speciali continue preghiere secondo le intenzioni di tutte e singole le Dame Patronesse.

Poscia il missionario Don Terpin, delle Missioni del Siam, disse la parola della riconoscenza particolare dei missionari che beneficiano di tanta preziosa attività e diede care notizie delle nostre Missioni. Infine Don Trione, segretario generale dei Cooperatori, mise in rilievo il concorso generoso degli altri Comitati che, sull'esempio del Comitato Centrale, zelano nei vari centri questa nobile forma di cooperazione missionaria.

L'Accademia tradizionale.

La sera dello stesso giorno il salone-teatro si gremiva di illustri Cooperatori, Ex-allievi ed amici dell'Opera salesiana. La Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice„ Madre Luisa Vaschetti intervenne col Consiglio Generalizio, varie Ispettrici e Direttrici.. Notammo parecchi Ispettori e Direttori: salesiani, l'Istituto Teologico Internazionale al completo, rappresentanze degli Istituti viciniori, interni ed esterni dell'Oratorio di Valdocco, ecc. L'ingresso del Rettor Maggiore fu salutato da vivissimi applausi e dall'Inno d'occasione: musica dell'impareggiabile M.° Cav. Dogliani, diretta dal M.° Scarzanella. Accompagnavano il Rettor Maggiore, S. E. Rev.ma Mons. F. Guerra, arcivescovo salesiano, i Superiori del Capitolo ed il Grande Uff. Don Michelangelo Rubino.

Don Trione, con brio giovanile, lesse le adesioni e fece la presentazione dei doni. Seguì l'omaggio dei giovani studenti, artigiani ed alunni dell'Oratorio Festivo; poi quello dell'Istituto Teologico Internazionale Don Bosco, della Scuola Agricola Internazionale di Cumiana e dell'Istituto Professionale Internazionale «Conti Rebaudengo ». L'eco dei Missionari giunse attraverso l'anima e la voce di Don Terpin, delle Missioni del Siam. Pei Cooperatori ed Ex-allievi parlò Alberto Giugni. La festa fu coronata da due telegrammi da Roma, che annunziavano il buon esito della Congregazione Generale per l'eroismo delle virtù del Servo di Dio Domenico Savio e la data della lettura del decreto, fissata al 9 luglio. Quando il Rettor Maggiore ne diede comunicazione, dopo affettuose parole di ringraziamento, l'assemblea fu presa da vivissima commozione e proruppe in entusiastiche, interminabili acclamazioni. Il giorno 29 il Rettor Maggiore celebrò la Messa della Comunione Generale nella Basilica e, dopo le funzioni del pomeriggio, impartì la solenne benedizione. Fu proprio una festa di cuori!

Gara artigiana.

Fra gli avvenimenti che recentemente destarono particolare interesse nell'Oratorio, va certamente annoverata la Gara Artigiana di lavoro indetta fra allievi artigiani delle Case Salesiane d'Italia.

La Direzione Generale delle Scuole Professionali Salesiane, con circolare del 12 febbraio, invitava a mezzo dei Direttori delle singole Case, gli allievi artigiani degli ultimi corsi di tirocinio professionale - meritevoli per buona condotta - a concepire ed eseguire, in tempo non eccedente le 20 ore, un saggio di lavoro determinato, lasciando però ad ogni gareggiante la più ampia libertà di concezione.

Le sezioni o mestieri invitati erano 11: stipettai e falegnami; fabbri e meccanici; elettrotecnici; scultori decoratori in legno; tipograficompositori; tipografi-macchinisti; litografi stampatori; legatori-doratori; sarti di confezione e taglio; calzolai di confezione e taglio.

Scopo della gara non era soltanto di promuovere una sana emulazione fra gli allievi, ma, soprattutto di abituarli alla ricerca di nuove forme dei prodotti dell'arte propria e di meglio allenarli a divenire abili e moderni artigiani secondo le aspirazioni preveggenti della benemerita Federazione dell'Artigianato d'Italia.

L'esito della gara è stato quanto mai lusinghero. Delle 19 Case aventi Scuole Professionali in Italia, ben 17 vi presero parte con un complesso di 418 saggi e cioè

Torino - Orat. S. Frane. di Sales con 61 saggi id. - Ist. Conti Rebaudengo » 12   »

Bari    » 16 »

Catania   »   3   »

Firenze   » 9

Genova-Sampierdarena   » 42

La Spezia   » 38 »

Lugo . .   »   i   »

Marsala   9 »

Milano   > 33   »

Napoli    > 6

Novara    » 11

Palermo    » 1 i   »

Roma    » 47 »

San Benigno Canavese » 45 '> Venezia . » 29 » Verona .   » 45   »

Totale N.° 418 saggi

Ogni saggio era accompagnato dal relativo disegno o modello e da una scheda, scritta dall'allievo, indicante l'anno di corso, l'età, il tempo impiegato. Ogni scheda era controfirmata dal Capo d'arte e dal Direttore dell'Istituto.

I saggi pervenuti furono esaminati, con ogni attenzione e colla più scrupolosa imparzialità, dal 25 al 3o maggio, da apposite Sottocommissioni composte di periti di ogni singola arte; e, ad ogni saggio (tenendo conto dell'età del gareggiante, dell'anno di corso, del tempo impiegatovi) furono assegnati due voti, espressi in decimi, uno di concetto (cioè disegno, forma, inventiva) l'altro di esecuzione tecnica. La sufficenza per meritare la lode era 12-20. Ai voti più elevati erano destinati i premi.

Dopo l'esame delle Sotto-commissioni, il giorno 31 maggio, si riunì in assemblea, sotto la presidenza del Direttore Generale delle Scuole Professionali Salesiane, rev.mo sig. D. Candela, la Commissione generale aggiudicatrice dei premi.

Era composta delle varie Sotto-commissioni e da spiccate personalità del campo artigiano, come: il Cav. G. Eliseo, Ispettore dell'Artigianato del Piemonte, in rappresentanza dell'On. V. Buronzo, Commissario Governativo dell'Artigianato d'Italia, dell'Ing. Negro, Capo Nazionale dei falegnami ed ebanisti, del Prof. Carlucci direttore della rivista « l'Artista moderno», il Comm. G. Caccia, il Prof. Rozès, ecc. Fungeva da segretario, il segretario delle Scuole Professionali Salesiane.

Questa Commissione, prendendo in esame tutto il lavoro delle Sotto-commissioni, assegnò ad ogni sezione, secondo il merito, i premi che erano stati preannunziati e cioè: il premio Don Bosco offerto dal Rettor Maggiore;

»   »   Artigianato offerto dalla Federazione Gen. Fascista Artigiani d'Italia;

«   Direzione Gen. offerto dalla Direzione Gen. delle Scuole Professionali Salesiane.

A parità di merito si estrasse a sorte il premiato e agli altri si assegnò sul diploma l'exaequo.

I saggi premiati furono 57; 333, furono dichiarati meritevoli di lode; 28 insufficienti o fuori gara.

Le Case che più si distinsero furono:

VERONA - con 16 premi e 28 diplomi di lode;

TORINO: Oratorio S. Francesco di Sales - con 14 premi e 47 diplomi;

S. BENIGNO CANAVESE - con 12 premi e 32 diplomi di lode;

ROMA - con 4 premi -e 43 diplomi di lode;

MILANO - con 3 pregni e 25 diplomi di lode;

TORINO: Istituto Conti Rebaudengo - con 3 premi e 12 diplomi di lode;

GENOVA-SAMPIERDARENA - Con 2 premi 39 diplomi di lode;

NOVARA - con 2 premi e 9-diplomi di lode;

LA SPEZIA -Con i premio e 32 diplomi di lode.

La Direzione Generale delle Scuole Professionali Salesiane, assecondando un pensiero dell'Ispettore dell'Artigianato, assegnò pure Diploma d'onore di 1°, 2°, 3° grado alle Scuole che ebbero maggior numero di saggi premiati o meritevoli di lode.

La Gara Artigiana, per l'unanime consenso dei periti e di quanti ne furono a conoscenza, è riuscita una vera e geniale affermazione di vita e di energia intelligente ed artistica; ma soprattutto, di stimolo sano per gli allievi artigiani che vi presero parte e che per molto tempo ne sentiranno il benefico influsso.

A ZIG-ZAG DALL' ALPI AL MARE

ROMA - Omaggio dell'Istituto Pio XI ai novelli Vescovi dell'Asia.

il 31 maggio n. s., Genetliaco di S. S., accolto in speciale udienza coi rappresentanti dei singoli corsi delle Scuole Professionali dell'Istituto Pio XI e della Scuola Agricola del Mandrione, il Direttore Don Rotolo ha umiliato al Santo Padre gli auguri dei Salesiani e degli alunni ed ha offerto a S. S. cinque Canoni, finemente legati in pelle e decorati dello stemma pontificio, per i nuovi Vescovi che il Sommo Pontefice consacrò poi personalmente l' 11 giugno nella Basilica di San Pietro. Il Santo Padre si è particolarmente compiaciuto di questo dono, e si è degnato di rimettere Egli stesso i singoli Canoni nelle mani delle LL. EE. Rev.me Mons. Giuseppe Attipetty, arciv. tit. di Gabula, Coadiutore con diritto di futura successione dell'Arcivescovo tit. di Verapoly nel Malabar (India); Mons. G. B. Tonfi, vesc. tit. di Sozopoli, Coadiutore con diritto di futura successione del Vicario Ap. di Phat-Dièm (Annam); Mons. Giuseppe Fan, vesc. tit. di Pafo, Vicario Ap. di Tsining nella Mongolia; Mons. Giuseppe Ts'Oei, vesc. tit. di Tana, Vicario Ap. di Yungnien; Mons. Matteo LyYun-Ho, vesc. tit. di Tlos, Vicario Ap. di Yacow, nello Szechwan (Cina Meridionale).

I novelli Presuli hanno vivamente gradito il modesto dono del nostro Istituto, ricevuto dalle auguste mani di S. Santità; ed il 16 giugno si degnarono di visitare le nostre Scuole Professionali e di esprimere personalmente al Direttore ed agli alunni la loro gratitudine.

Togliamo dalla cronaca dell'Istituto la decrizione:

« Il giorno dopo il Corpus Domini l'Anno Santo ci procurava la graditissima sorpresa ed insieme l'alto onore della visita dei pellegrini Cinesi venuti dall'Estremo Oriente a Roma, alla Casa del Padre, per l'acquisto del Santo Giubileo e per assistere alla consacrazione che Sua Santità tenne in San Pietro, la domenica della SS. Trinità, dei Vescovi loro connazionali.

I cinque illustri Vescovi indigeni, col Delegato Apostolico, S. Ecc. Rev.ma Mons. Costantini ed altri quattro Vescovi francesi residenti in quelle lontane missioni, davano maggior lustro alla comitiva vestita nel suo caratteristico costume.

Tra le ragguardevoli persone del pellegrinaggio vi era il figlio dell'insigne nostro benefattore Lo Pa Hong, verso il quale tutta la grande famiglia Salesiana nutre un profondo riconoscente affetto; ed anche quel cinese di cui hanno parlato tutti i giornali, che, quasi presago del grande avvenimento dell'Anno Santo, ha compiuto, a piedi in due anni, il viaggio dalla Cina a Roma.

Gli illustri ospiti, per quanto presi dal denso programma di tutta quella loro giornata, si compiacquero di visitare minutamente tutti i locali, soffermandosi con particolare interessamento nei vari reparti di lavoro. Li accompagnavano nella visita il Direttore e gli altri Superiori della Casa, insieme con tre nostri alunni della Pontificia Università Gregoriana che facevano da interpreti.

Prima che essi si accomiatassero, i nostri alunni improvvisarono in loro onore un'affettuosa riverente manifestazione intrecciando gli evviva e le acclamazioni alle note festose della banda. Ed un alunno a nome di tutti, Superiori e compagni, lesse un fervido indirizzo, rivolto particolarmente ai cinque Vescovi consacrati da Sua Santità.

L'indirizzo, tradotto dagli interpreti, fu accolto dai pellegrini con segni di vivissima soddisfazione, e Sua Ecc. Rev.ma il Delegato Apostolico rispose per tutti ringraziando, col cuore riboccante di affetto. Quindi, tra la nostra più profonda commozione, i cinque Vescovi, tutti assieme, mentre uno di essi pronunziava la formula, alzarono la mano e ci impartirono la santa Benedizione ».

DA ROMA A TORINO - Il pellegrinaggio cinese all' Oratorio.

I pellegrini Cinesi raggiunsero Torino il 19 giugno, ed il giorno seguente scesero a Valdocco per rendere omaggio a Maria SS. Ausiliatrice ed al Beato Don Bosco. Li precedette di qualche ora S. E. Rev.ma Mons. Simone Tsu, Vicario Ap. di Haimen, il quale si fece loro incontro col Rettor Maggiore e coi Superiori alla porta della Basilica di Maria Ausiliatrice e li accolse benedicendo. Poscia il Rettor Maggiore li condusse nella Basilica ove, fatta la visita al SS. Sacramento, venerarono divotamente la Madonna di Don Bosco ed il nostro Beato Padre. All'uscita erano schierati tutti i giovani, artigiani e studenti, colla banda, a salutarli con vivissime acclamazioni. Festeggiatissimi, con S. E., furono specialmente il sig. Lo Yin Kung, figlio del nostro benefattore, Comm. Lo Pa Hong, che guidava personalmente il pellegrinaggio, ed il Vice-presidente dell'Azione Cattolica Cinese. Poichè disponevano di tempo limitato, dovendo ripartire per la Francia, visitarono soltanto le camerette di Don Bosco, la cappella Pinardi e quella di S. Francesco, e, dopo un modesto lunch, lasciarono l'Oratorio colle più grate impressioni.

IVREA: Istituto Missionario "Card. Cagliero". - Fraternità...

Da alcuni mesi il castello di Bollengo, poco lungi da Ivrea, ospita i gloriosi Figli di Sant'Ignazio, esuli dalla Spagna. Sono circa 200 tra Novizi e Carissimi, figli di distinte famiglie spagnole, che continuano la loro formazione religiosa ed i loro studi sotto il nuovo tetto che la Provvidenza ha loro sollecitamente offerto. La carità di Nostro Signore Gesù Cristo, avvicinando così i Figli di Sant'Ignazio coi Figli del Beato Don Bosco, ne ha fusi immediatamente i cuori, sviluppando fra le due case la più dolce atmosfera di fraternità. Se n'ebbe la viva sensazione in uno scambio di viste lo scorso maggio. Il giorno 12 furono i Figli di Sant'Ignazio ad accogliere con cordialità squisita i nostri Aspiranti Missionari dell'Istituto Card. Cagliero nella loro casa di Bollengo ed a prodigarsi in mille cortesie per moltiplicare la letizia di quelle ore di svago e di santa fraternità.

Il giorno 23, vigilia di Maria Ausiliatrice, ebbero i nostri la gioia di ospitare i Figli di Sant'Ignazio nell'Istituto Missionario « Card. Cagliero » e di ricambiare, modestamente, ma con grande affetto, le feste ricevute a Bollengo. Il nostro stesso Rettor Maggiore volle dividere la gioia comune e, raggiunta Ivrea verso mezzogiorno, trascorse coi buoni Padri, Novizi e Carissimi, qualche ora di intimo scambievole conforto. La lingua spagnola e l'italiana ser virono ugualmente all'effusione dei cuori che rigurgitavano dell'amore di Cristo. Discorsi e brindisi, prosa e poesia, musica e canto protestarono ai cari esuli dalla madre patria l'ammirazione, la venerazione e l'affetto dei Figli di Don Bosco in quel bel lembo di terra italiana.

E fervide preghiere salirono all'Altissimo per la pacificazione e la prosperità della Spagna cattolica.

SCHIO: Oratorio Salesiano. - Solenni festeggiamenti pel XXX della Società "Concordia".

La commemorazione, preceduta da una settimana Sociale di A. C. tenuta nel teatro Salesiano da Mons. Ettorre, V. Ass. Generale della G. C. I., ebbe il suo epilogo il giorno 14 maggio u. s. con l'intervento del Rev. Sig. D. P. Ricaldone, del Comm. Ciriaci, dei dirigenti dell'Azione Cattolica di Vicenza, del Comm. De Mori e di una folla di 4000 e più giovani delle Associazioni dell'Alto Vicentino.

Nel Duomo di Schio l'Arciprete Mons. Gerolamo Tagliaferro benedisse la nuova bandiera della « Concordia » e quella delle giovani e degli uomini cattolici.

Particolarmente interessante la Mostra d'Arte Sacra allestita nell'Oratorio, indetta e promossa dalla Società «Concordia» fra i giovani artisti delle Ass. G. di A. C. della plaga. L'iniziativa riuscì pienamente ed ebbe lusinghiere parole d'incoraggiamento da artisti e competenti. Dopo una dotta conferenza del Prof. D. Stocchiero di Vicenza venne costituito in seno all'Associazione stessa il gruppo: «Amici dell'arte cristiana».

Le giornate scledensi del Sig. D. Ricaldone si chiusero col Convegno dei Decurioni Salesiani della Diocesi di Vicenza. Sua Ecc. Rev. Mons. Rodolfi onorò con la sua presenza la numerosa adunata nella quale il Sig. D. Trione illustrò da pari suo il tema: Cooperazione Salesiana alle opere diocesane e parrocchiali.

Mons. Vescovo chiuse con paterne parole suggellando i voti fatti e i propositi presi con la sua pastorale benedizione.

Alla modesta colazione il Sig. D. Ricaldone ringraziò S. Ecc. della sua partecipazione, il Rev. Mons. Arciprete dell'appoggio cordiale che dà all'Oratorio Salesiano di Schio, i Decurioni della benevolenza che dimostrano verso l'Opera Salesiana; e su tutti invocò la protezione del B. D. Bosco.

PALERMO - All'Orfanotrofio Salesiano.

Festa veramente solenne pel sentimento di religione e di Patria che tutta la pervase fu quella di mercoledì 24 maggio all'Orfanotrofio Salesiano di Palermo.

Alle ore 15,30 alla presenza di S. Em. il Cardinale Luigi Lavitrano, di S. E. il Sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni, di S. E. il Prefetto, del Podestà, di tutte le Autorità di Palermo, nonchè del Sig. Ispettore dei Salesiani di Sicilia, al suono delle patetiche note del « Piave » verme scoperta una stele marmorea in memoria dei gloriosi Caduti i cui figli sono stati ricoverati nell'Istituto.

Quando poi le Autorità ebbero preso posto sul palcoscenico, S. E. Mons. Genuardi, Vescovo Ausiliare, benedisse la nuova sala del teatrino, stipata di oltre un migliaio di intervenuti e quindi S. E. l'On. Prof. Salvatore Di Marzo tenue il discorso ufficiale nel quale mise in rilievo la bellezza del giorno scelto per la ce rimonia, i sacrifizi di sangue di coloro che combatterono per la grandezza della Patria e la gloria che ora la circonda specialmente per la conciliazione con Roma Cattolica. Chiuse esortando i giovani a formarsi alla scuola del B. Don Bosco, degni di Dio e della Patria.

Con questa solenne cerimonia l'Orfanotrofio Salesiano di Palermo che, sorto per educare ed istruire gli orfani della grande guerra, ha poi steso le braccia a varie altre categorie di orfanelli, ha potuto finalmente realizzare il sogno di avere accanto alla maestosa e monumentale chiesa, che forma gli alunni alla più soda pietà, una vasta sala di divertimento per dare loro il sollievo necessario al compimento della loro educazione e formazione.

MOGLIANO VENETO - Feste Cinquantenarie.

Sono trascorsi cinquant'anni dal giorno in cui da Torino un piccolo drappello di Salesiani, ricchi... dì povertà di mezzi, ma pieni di fiducia nella parola di Don Bosco, partì per fondare a Mogliano nel Veneto la seconda Opera Salesiana di quella importante regione.

Il capo della comitiva era Don Mosè Veronesi, fino allora catechista dell'Oratorio, un giovane ed animoso prete, che Don Bosco soleva chiamare il suo braccio destro, e che apparteneva al numero eletto di quei primi figli che il Beato aveva personalmente formato per lanciarli, primi banditori del suo pensiero, alla conquista delle anime giovanili in tutto il mondo.

A Mogliano la Provvidenza aveva ispirato una pia e generosa benefattrice, la signora Elisabetta Bellavite ved. Astori, ad erogare le sue sostanze a vantaggio della gioventù in un'opera offerta a Don Bosco, e da questi accettata con la rapida decisione dell'uomo abituato a leggere nel futuro. Perchè il Beato vide certamente fin da quegli anni - gli ultimi della sua vita mortale - il florido sviluppo dell'Istituto nascente e il grande bene che da esso si sarebbe irradiato per tutta la regione veneta.

Quello sviluppo e quel bene che, a cinquant'anni di distanza, vide e constatò con animo commosso il Rettor Maggiore sig. Don Ricaldone, presente con altri antichi superiori, alle riuscitissime feste cinquantenarie. Esse culminarono il 7 maggio u. s. nel Convegno degli Ex-allievi, accorsi da ogni parte della regione a documentare con la loro parola e la loro fervida pietà l'opera dei cinquant'anni e a ringraziare Don Bosco, vivente nel suo quarto successore, del bene che Egli aveva operato sulle loro anime, per mezzo de' suoi figli.

Con l'intervento di S. E. Rev.ma Mons. Andrea Giacinto Longhin, Arcivescovo-Vescovo di Treviso, che eloquentemente mise in rilievo la statistica gloriosa dei sacerdoti educati alla Diocesi e alla religione dal Collegio di Mogliano, si notò pure l'intervento delle autorità civili, militari e scolastiche, alla cui presenza si procedette alla inaugurazione di una lapide-ricordo tra il vibrante entusiasmo dei numerosi convenuti.

Funzioni solenni nell'artistica cappella del Collegio, gaia e schietta allegria di convittori ed ex-convittori, affratellati a banchetto, squillo di musiche, fervore di discorsi e di applausi diedero alla giornata, un po' grigia per la pioggia, il fresco colore di quella eterna giovinezza che nei collegi di Don Bosco, anche dopo cinquant'anni, non sbiadisce mai.

MILANO - L'Istituto Salesiano in pellegrinaggio a Maria Ausiliatrice.

Banda in testa, il 18 giugno u. s., i 400 alunni dell'Istituto Sant'Agostino, sono giunti a Valdocco in pio pellegrinaggio a dire alla Vergine Ausiliatrice ed al Beato Don Bosco il loro affetto e la loro venerazione. Interprete ufficiale davanti al monumento del Padre fu uno di essi, ma tutti parlarono col fervore della loro pietà e coll'entusiasmo del loro spirito salesiano. Ebbero le più cordiali accoglienze dai superiori e dai giovani dell'Oratorio che che ne serbano ancora il più vivo ricordo.

AREZZO - Feste ed Azione Salesiana.

Entusiastici furono i festeggiamenti che i Cooperatori Salesiani, parrocchiani di S. Gemignano, e i giovanetti dell'Oratorio Salesiano « D. Bosco » fecero quest'anno al B. D. Bosco.

Al mattino alle 8,30 S. E. Mons. Vescovo diocesano celebrò la Messa. Erano presenti molti giovanetti dell'Oratorio e dell'Ass. Giov. Catt. « B. Gregorio X ». Alla Comunione Mons. Vescovo parlò di D. Bosco ispirandosi alla Messa del Beato.

La Messa cantata, alle 10,30 la celebrò il Rettore del Seminario Diocesano, Can. Dott. O. Tinti.

Alle 15 incominciò un vero pellegrinaggio alla reliquia del Beato D. Bosco.

Dopo i Vespri solenni, il salesiano Don Peri tessè un bel panegirico dell'Apostolo della gioventù, ed in devoto corteo la reliquia del Beato fu portata in trionfo per le vie della Parrocchia. Prestò servizio la Banda della Pia Casa gentilmente concessa dal Commissario Prefettizio.

Anche la festa di M. A. venne celebrata nella parrocchia salesiana di S. Gemignano con gran concorso di devoti. Un bel numero di giovanetti fecero la loro prima Comunione.

Alla sera alle ore 19,30 il predicatore del mese Mariano P. Parisi S. I. tenne in Duomo la Conferenza ai Cooperatori Salesiani e tratteggiò meravigliosamente la vita del B. D. Bosco. Ai presenti fu distribuita la lettera -testamento del

B. D. Bosco.

ANCONA - Fervore consolante!

Anche in Ancona gli umili Figli del Beato Don Bosco lavorano con immutato zelo e ostante attività da circa trent'anni.

L'opera conta una Parrocchia, tra le più vaste della città, un Oratorio quotidiano e festivo con le relative Associazioni tutte fiorentissime. Ha inoltre iniziato un Istituto per interni ed ha già in efficenza le prime classi ginnasiali.

Annesse alla Parrocchia sono pure le Associazioni femminili di Azione Cattolica che svolgono una preziosa attività.

Presentiamo ai nostri lettori un gruppo dei giovani Oratoriani intorno a S. E. Mons. Mario Giardini, zelantissimo Arcivescovo di Ancona, in occasione della visita pastorale. Indice eloquente del fervore della pietà che anima tutta la parrocchia è il numero delle S. Comunioni che, il solo giorno della festa di Maria Ausiliatrice, superarono le 5000. Alla processione della sera si calcolavano oltre 50.000 persone.

PERUGIA - Decennio dell'Opera Salesiana.

Perugia ha celebrato il decennio dell'Opera Salesiana. I festeggiamenti culminarono nella festa di Maria Ausiliatrice che si svolse con solennità straordinaria, intesa a palesare il lavoro di feconda spiritualità compiuto dai Salesiani in questo primo decennio sotto l'impulso e la prima direzione dell'infaticabile compianto Don Vanella.

Il Borgo S. Angelo che ospita il nostro modesto Istituto era asservito al socialismo, così che quando nel 1923 uscì da esso la processione colla statua di Maria Ausiliatrice fu uno stupore generale; e anche dai buoni si gridò all'imprudenza e alla temerità. Ma ognuno ebbe a ricredersi quando nel corso di pochi anni il paziente, ma energico apostolato dei Salesiani convertì alla pratica della fede quella intera popolazione, e quando le processioni nella festa di Maria Ausiliatrice, crescendo ogni anno di fasto e devozione, assursero ad un'avvenimento di importanza cittadina.

Perchè Maria SS. aperse la strada a Gesù Sacramentato che riebbe finalmente, dopo il 1870, i suoi trionfi di fede e di amore.

Organizzate da due Comitati di cospicui personaggi sotto la presidenza onoraria dell'Arcivescovo, S. E. Rev.ma Mons. G. B. Rosa, e dell'Ill.mo Podestà Comm. Buitoni, le feste decennali ebbero davvero una splendida riuscita, specie per la generale partecipazione della popolazione che gremì la vasta chiesa di S. Agostino nelle funzioni del triduo e in quella di chiusura, offrendo un vero spettacolo di fede e di pietà col numero incalcolabile delle S. Comunioni.

Il massimo entusiasmo era però riserbato alla processione del tardo pomeriggio, quando col concorso di tutte le associazioni, del seminario, del clero, di autorità, la statua di Maria Ausiliatrice fu portata in trionfo per le vie principali della città, fra continuo gettito di fiori, luminarie, cantici sacri, armonie di bande, acclamazioni di una marea di popolo all'Ausiliatrice e a Don Bosco. Al ritorno nella piazza Fortebraccio S. E. Mons. Arcivescovo rivolse a quell'immenso stuolo di figli la sua vibrante parola di compiacimento e di benedizione, trasmessa dagli altoparlanti.

Un ricco Numero unico illustrato viene monumento-ricordo indovinatissimo del decennio, e la magnifica pesca di beneficenza con regali di valore offerti dai cittadini, manifesta la loro stima e riconoscenza affettuosa per l'Opera Salesiana.

Onore a Perugia augusta!

SOVERATO MARINA - Pro Missioni Salesiane.

Da parecchi anni i Cooperatori e le Cooperatrici di Soverato Marina hanno costituito un'Associazione missionaria, per aiutare le Missioni salesiane. Con offerte, lotterie e lavori di libero concorso vien preparata una Mostra annuale di arredi sacri, indumenti, biancheria ed oggetti diversi. La circostanza è sempre la festa di Maria Ausiliatrice.

Anche quest'anno la Mostra è stata fatta ed anima di questa bell'opera di fede e di civiltà sono le Zelatrici Sig.ra Baronessa Marineola Teresa, Sig.ra Maestra Pisani Fiorentina e Sig.na Fogli Maria, le quali promovono, dirigono e mettono in azione le forze veramente vive, per aiutare i Missionari salesiani a diffondere il Regno di G. Cristo e la civiltà nel mondo.

A tutte e singole un plauso di cuore e l'augurio di sempre più fervida azione.

DA UN CONTINENTE ALL'ALTRO

STATI UNITI - Don Bosco nel delta del Mississipì.

Ai primi di settembre i nostri Confratelli assumevano la direzione di un'importantissima Opera di beneficenza, intitolata « Hope Haven »

(« Porto di Speranza »), in New Orléans La., il grande emporio commerciale del Sud degli Stati Uniti.

Essa sarà un « vero porto di speranza » per un 200 orfanelli che, oltre all'istruzione elementare, potranno dedicarsi ad apprendervi un'arte meccanica od agricola.

Sarà la prima e, certamente, non l'ultima attuazione di questo punto fondamentale del nostro programma negli Stati Uniti.

L'espressione in denaro dell'istituzione è di quattordici milioni di lire di carità pubblica raccolte dal Rev.mo Don Pietro Wynhoven, il piccolo Don Bosco della Louisiana, ed investite in una serie di edifizi che soddisfano a tutte le esigenze moderne.

Per una coincidenza provvidenziale egli si trovò alcuni mesi fa col nostro Ispettore dell'Est degli Stati Uniti, e fin dal primo incontro tanto lui, come il venerando Arcivescovo di New Orléans, Mons. Shaw, si manifestarono convintissimi che lo spirito di Don Bosco avrebbe rianimato la vita di « Hope Haven ».

La formazione meccanico-agricola degli orfanelli è ancora un problema da risolvere colà in tanti Orfanotrofi, in cui la generosità pubblica ha effuso ed effonde delle somme ingenti.

« Hope Haven » sarà il primo passo di una lunga via per i figli di Don Bosco.

In tutti gli altri aspetti dell'educazione cristiana della gioventù, dalla Scuola elementare all'Università, lo sforzo associato dei clero secolare e regolare ha ottenuto dei risultati massimi in quella Repubblica. Il che, naturalmente, non vuol dire che pure in questo campo non vi sia ancora e molto da fare anche per i nostri confratelli.

Ma il campo quasi vergine e meravigliosa mente fecondo per noi negli Stati Uniti sarà l'allenamento di migliaia di giovanetti alla vita coll'avviamento al lavoro manuale.

In questo senso « Hope Haven », sulle sponde del Mississipì, avrà l'importanza di una pietra angolare.

Voglia Don Bosco edificarvi sopra un vasto e solido edifizio!

Don Bosco nell' "Ora Cattolica" degli S. U.

« L'Associazione di Uomini Cattolici » organizzò da oltre un'anno l'Ora Cattolica della Radio, in cui mensilmente si trasmette a milioni di uditori degli Stati Uniti e Canadà uno svariato programma, con una conferenza di attualità a carico di qualche eminente oratore.

La figura di Don Bosco fu prospettata dal Dott. Paolo Furfey, professore di Sociologia all'Università Cattolica di Washington, nella « Catholic Hour » del 21 dello scorso maggio, in un succinto, ma denso sommario del suo apostolato tra la gioventù.

Il Dott. Furfey visitò alcuni anni or sono Valdocco e ne riportò un'impressione profonda. Fin d'allora prese a studiare la figura, il programma, il metodo educativo del Beato Don Bosco. L'« Ora Cattolica » gli offrì per certo una bella occasione di esporre in sintesi il frutto del suo studio. Mai un panegirico di Don Bosco ebbe tanti uditori.

La bella conferenza fu inoltre riprodotta da vari periodici cattolici del Paese.

FORTIN MERCEDES - Visita del Prefetto Generale della Società Salesiana.

Fu un avvenimento di eccezionale importanza per questa casa di formazione, che, dopo circa 4o anni di esistenza, ebbe per la prima volta la ventura di ospitare il Prefetto Generale, in visita straordinaria alla vasta regione patagonica.

L'accoglienza fu solenne come esigeva la dignità del visitatore. I lunghi preparativi, intensificati con il febbrile ardore dell'attesa, trasformarono la casa, già suggestiva per la sua ubicazione sulle tranquille sponde del Colorado e nella corona pittoresca di verde e d'azzurro, in una festa di colori. L'ampio viale d'ingresso e la piazzetta del Santuario presentavano un magnifico colpo d'occhio di grande effetto con due archi trionfali ed enormi festoni di verde a mo' di ampio pergolato.

Quando l'amato Superiore apparve sorridente, l'entusiasmo non ebbe più limiti e la dimostrazione di affetto fu commovente e spontanea. Il corteo con i superiori, chierici e i giovani aspiranti nell'appariscente divisa bianco-azzurra, inquadrati dietro le insegne patrie, al suono delle trombe accompagnate dal rullo dei tamburi e scortati da piccoli cavalieri e da paggetti in costume medioevale, proseguì fino alla gradinata del santuario, dove l'Ispettore Don Manachino diè il benvenuto, salutando Don Bosco nella persona del suo rappresentante. Poi il sig. D. Berruti impartì la Benedizione Eucaristica.

Ì due giorni seguenti non furono che un succedersi di solenni funzioni, accademie, benedizione di un nuovo grande salone refettorio, indice dello sviluppo progressivo dell'Opera Salesiana in queste terre, e una imponente adunata di 50o alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice, venute da Bahia Blanca a rendere omaggio alla Vergine di Fortín.

Il sig. Don Berruti, sempre affabile, diresse frequentemente la sua parola di affetto, di ringraziamento, di sprone e di augurio, ascoltato sempre con vivo desiderio, lasciando in tutti i cuori le più soavi impressioni di bene e il proposito di lavorare con sempre maggiore ardore per conservare e guadagnare alla Chiesa di Gesù Cristo le popolazioni di queste terre aperte ad un grande avvenire.

VIENNA - Il Nunzio Apostolico alla festa del Beato Don Bosco.

Il nostro Istituto « Ss. Angeli Custodi », che ospita in un bel pensionato numerosi studenti delle pubbliche scuole, accanto ad un fiorentissimo Oratorio quotidiano, ha celebrato con speciale solennità la festa del Beato Don Bosco il 7 maggio u. s. Lo stesso Ecc.mo Nunzio Apostolico, Mons. Enrico Sibilia, tenne pontificale ed accrebbe la gioia dei figli di Don Bosco con dimostrazioni di paterno affetto. Ricordò con viva commozione come proprio a lui fosse toccato celebrare la Messa funebre per la morte del Beato nel 1888, mentre S. E. si trovava in Colombia, addetto a quella Nunziatura; e si disse ben lieto di potere pontificare in suo onore ora che la Chiesa l'ha elevato alla gloria della beatificazione.

L'affluenza alle sacre funzioni fu straordinaria e la devozione dei fedeli al Beato Don Bosco veramente edificante.

DALLA LITUANIA - Vocazioni Salesiane.

Sulle sponde del Baltico, tra la Lettonia, la Prussia Orientale, la Russia e la Polonia, per una superficie di 58954 kmq. si estende la giovane Repubblica Lituana che nel 1918 ha acquistato la completa indipendenza staccandosi dalla Repubblica dei Soviets. Ha per capitale Kaunas e conta oggi 3 milioni e mezzo di abitanti.

Formava anticamente un principato che, costituitosi nel secolo XIII, raggiunse nel XIV il massimo splendore della sua gloria sotto la dinastia dei Jagelloni, i quali, dal 1386, furono contemporaneamente Re di Polonia e Principi di Lituania. Nel secolo XVIII, seguendo le sorti della Polonia, venne annesso alla Russia conservando tuttavia un governo speciale nell'immenso Impero degli Czars. Grazie all'azione di ottimi nostri Cooperatori ed alla propaganda del Bollettino Salesiano che si stampa in lingua Lituana dal 1927 ed esce ormai in 20.6oo copie, sono sbocciate, in un decennio, oltre cinquanta vocazioni alla vita salesiana, che fanno concepire le migliori speranze. Sette hanno già raggiunto il sacerdozio, 36 chierici vi sono avviati; e di questi, due frequentano l'Università Gregoriana a Roma, 5 il nostro Istituto Teologico Internazionale della Crocetta in Torino, 4 il nostro Studentato Teologico di Farnières (Belgio) e due i nostri corsi di filosofia in Francia. Sette coadiutori compiono in Italia i corsi di perfezionamento professionale. Intanto un'altra ventina di giovani Lituani, aspiranti alla vita salesiana, si stanno preparando, nel nostro Istituto di Perosa Argentina, presso Pinerolo, ad ingrossare le file, in attesa che la Provvidenza apra la via allo stabilimento di qualche istituto nella loro Nazione.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Le feste di Maria Ausiliatrice ci hanno affollato lo scrittoio di splendide relazioni che, evidentemente, non possiamo passar tutte ai lettori. Basti un'eco di qualcuna di esse a confortare la nostra divozione. Ormai non v'è parrocchia od istituto che non abbia il suo giornalino e questo è sufficente alla pubblicità locale per l'edificazione dei buoni. Del resto il periodico Maria Auliatrice, creato espressamente per la diffusione del culto alla Madonna di Don Bosco, si presta ben volentieri a più ampie descrizioni.

ROVIGNO D'ISTRIA: Incoronazione della statua di Maria Ausiliatrice. - Dal 25 al 28 maggio Rovigno ha vissuto delle giornate di intenso fervore attorno alla Madonna di Don Bosco. Ospite graditissimo giunse il 25 maggio da Trieste S. E. Rev.ma Mons. Luigi Olivares, salesiano, Vescovo di Nepi e Sutri. Il ricevimento ebbe luogo sul sagrato del Duomo, presenti il Preposito col Clero, il Podestà, il Segretario Politico ed altre autorità cittadine, con le quali S. E. si intrattenne molto cordialmente mentre una moltitudine di gente acclamava il Vescovo Salesiano. Dopo la Messa, con breve, ma commovente cerimonia, S. E. incoronò la bella statua di Maria Ausiliatrice e raccomandò ai devoti di amare tanto la Mamma celeste. Reggevano le corone i bambini del prof. Basilisco, portava lo scettro il figlio del signor L. Benussi, che con squisito atto di generosità sostennero le spese dell'incoronazione.

Alle ore 16 si svolse grandiosa la processione mariana. Vi presero parte tutte le associazioni civili e religiose, autorità e popolo. Prima della benedizione eucaristica S. E. parlò al popolo esaltando le glorie dell'Ausiliatrice e congratulandosi coi Rovignesi per la prova di fede e di attaccamento ai Salesiani data così spontaneamente. Mons. Vescovo radunava poi i Cooperatori e le Cooperatrici-salesiane per una breve conferenza nel salone « Don Bosco », nel cui atrio veniva inaugurata una lapide per i grandi benefattori dell'Oratorio. Venerdì 26 maggio Mons. Vescovo, assistito dal Preposito, consacrò il nuovo altare di Maria Ausiliatrice e vi celebrò la S. Messa: la cappella era gremita di fedeli. Tutte le sere del triduo tenne egli stesso la predicazione mariana ed il concorso dei fedeli, nonostante il cattivo tempo, fu sempre consolante. Il 28 fu l'ultimo giorno delle feste. Alle 7, prime Comunioni.

Ottime Cooperatrici e Donne Cattoliche, assecondando il desiderio del parroco, prepararono oltre 30 vestiti per i fanciulli poveri, acquistati con le offerte dei buoni. Alle 10 S. E. tenne solenne pontificale con Omelia e subito dopo amministrò la S. Cresima. Alle 16,30 giunse in città S. A. R. il

Duca d'Aosta ricevuto da S. E. il Sottosegretario di Stato alle Finanze, da S. E. il Prefetto dell'Istria e da altre autorità. All'arrivo del Principe la banda salesiana suonava la Marcia reale. S. A. si diresse subito verso la sede del Dopolavoro per la inaugurazione. Benedisse i locali S. Em. Mons. Olivares che poi chiuse in Duomo il ciclo delle feste.

NIZZA MONFERRATO: Un trionfo dell'Ausiliatrice. - Uno spettacolo dei più suggestivi è quello che offre Nizza Monferrato per le feste di Maria Ausiliatrice.

La sera del 23 Maggio, verso le 21, cominciano ad affluire i fedeli: il cortile che si stende dinanzi al Santuario di Maria Ausiliatrice è vivacemente illuminato da lampadine multicolori che, coi loro effetti di luce, dànno un aspetto fantastico al Santuario e alle sue immediate adiacenze.

Dalle 22 alle 24 si succedono rapide le due ore di Adorazione predicata; seguono poi le S. Messe che continuano ininterrotte fino al mattino. I Confessionali sono continuamente affollati; numerosissime le S. Comunioni.

Il 24 Maggio, alle 10,30 il Santuario è gremito di popolo, e la cittadinanza con tutte le sue autorità, partecipa alla S. Messa. Quest'anno fu celebrata dal Vicario Don Pietro Lana, con assistenza Pontificale di S. E. Mons. Delponte, Vescovo di Acqui. In presbitero il gonfalone del Municipio e le bandiere di tutte le Associazioni cittadine rendevano omaggio alla Vergine.

Nel pomeriggio, alle 15 si svolse la funzione caratteristica della « Benedizione dei bambini », commovente nella sua semplicità. S. E. Mons. Delponte parlò ai bimbi con ineffabile paternità; ascoltò la loro « Consacrazione a Maria Ausiliatrice », quindi impartì la Benedizione Eucaristica.

In seguito si snodò la processione, ordinata e devota per la città, e la statua della Vergine passò trionfalmente per le vie di Nizza, acclamata dai migliori suoi figli.

Quando il corteo rientrò all'Istituto, da un altare appositamente preparato in un ampio cortile, poichè il Santuario è assolutamente incapace di contenere tutta la folla accorsa, S. E. Mons. Delponte rivolse calde parole di esortazione ed impartì la Benedizione Eucaristica.   (Continua).

DALLE NOSTRE MISSIONI

Care notizie dall'Equatore.

Due lettere di Mons. Comin. Amatissimo Padre,

Mi trovo da una decina di giorni in questa mia missione di Gualaquiza. Alla fine di dicembre u. s. sono stato pure qui in compagnia dell'Ispettore, il quale venne per fare la sua visita. Stavolta vi venni io solo per dettare gli Esercizi a Salesiani e Suore. Terminarono il 18 marzo u. s., e, grazie a Dio, si fecero bene e ne spero frutti buoni e duraturi. Mi dispongo a tornare a Cuenca per recarmi di là a Mendez e a Macas per farvi ciò che ho fatto qui in Gualaquiza, sempre che le forze non mi lascino. Vedo bene che gli anni aumentano e questi viaggi lunghi e faticosi mi stancano più che mai.

Ad ogni modo non li tralascio quando la gloria di Dio e il bene delle anime me lo domandano. Mi benedica e preghi per me perchè continuino in me queste disposizioni.

Devo dirle che in questa missione si lavora con lena perchè non lasci di dare frutti di bene. E questi frutti sono visibili. I Kivaros vengono in buon numero, specie le domeniche, e assistono volentieri e con divozione alle funzioni di chiesa. Mi fu caro il constatare che molti non vengono più solo per avere qualche regalo: vengono per ascoltare la santa Messa e ricevere l'istruzione catechistica. Le Suore hanno alcune Kivarine che ormai si diportano come buone cristiane. Se ne stanno volontieri nella missione, dove attendono ad imparare colla dottrina cristiana anche i lavori domestici. «Vedrete che brave donne avrete più tardi - dissi ad un gruppo di Kivaros, - se manderete le vostre figliole alla missione! Impareranno a cucire gli abiti per sè e per voi; sapranno tenervi pulita la casa, cuocervi i cibi per bene, e soprattutto saranno buone, rispettose verso i loro genitori e fratelli e più tardi buone spose e buone madri, non vi pare? ». Non stentarono ad ammetterlo. Speriamo e preghiamo perchè non restino deluse le nostre speranze. Affretto col pensiero l'entrata in questi boschi dei bravi giovanotti che ci mandò dall'Italia. Il poco tempo che passai con loro m'ha fatto concepire belle e care speranze. Essi avranno più comodità ed anche più capacità, essendo giovani, d'imparare la difficile lingua kivara, colla quale il lavoro apostolico sarà efficacissimo come lo vedo, con grande consolazione, a Macas e a Mendez.

In questa missione si accentua ogni dì più la necessità di stabilire bene un'opera importantissima. Le ho già scritto altre volte sull'esistenza, tanto tempo ignorata, dell'infanticidio. Molte creaturine sono inesorabilmente condannate a morire appena nate. A ciò spinge la numerosa prole o la volontà del marito crudele o certe deformità di nascita, od anche la illegittimità...

Furono già salvate quattro di queste povere creaturine. Le brave Suore fanno prodigi di carità per surrogare le madri snaturate. E i piccoli vanno crescendo e speriamo ci consolino più tardi colla loro corrispondenza.

S'è dovuto quindi pensare a una casa apposita diretta dalle suore con personale di servizio ad hoc. Il Signore ci continui il suo aiuto per poter salvare dalla morte tutti questi poveri bambini.

L'impresa ci costa assai anche perchè le donne snaturate, che si disfanno in modo così barbaro delle loro creature, sanno sfruttare la nostra carità e pretendono di essere ancora pagate quando ci consegnano i bambini che hanno già destinato a morire. Ed è necessario accontentarle con vestiti e regali.

E difficile invece che s'adattino a lasciar nella missione per un po' di educazione gli altri figli che vogliono conservare in vita. Si disse ad uno di lasciar la figlia presso le Suore che gliel'avrebbero poi restituita bene educata. «Sta bene, rispose; e quanto mi date? ». « Ma non vedi, gli si fece osservare, che si fa già un gran bene a te e ad essa? Vuoi ancora essere pagato? ».

Ma il poverino non capiva e non si volle rassegnare. « Cosa irragionevole! - brontolava - lasciar qui la mia figliuola senza ricevere un compenso! ». E bisognò accontentarlo!

La formazione cristiana della donna è di troppa importanza perchè noi non ci adattiamo a qualsiasi sacrificio.

E quanta miseria dobbiamo ancora rassegnarci a vedere tra questi poveri selvaggi!

Un Kivaro portò un bambino ammalato. La Suora vide subito che il poverino era moribondo e s'affrettò a dire che lo si doveva battezzare.

« Se col Battesimo mi assicuri che il mio bambino riavrà la salute - disse il Kivaro - permetterò di battezzarlo; se no, no! ».

« Non vedi, dissi, che il bambino sta per morire? » Erano evidenti i segni della morte... Ma il Kivaro a prendere il polso della creaturina e dire: « Il sangue corre, senti come corre; no, non morrà! ». E la vecchia nonna a protestare: « Perchè deve morire? ha forse ucciso qualche Kivaro? » Secondo essa solo chi ha ucciso altri merita di morire. La morte naturale non l'ammettono.

E il poverino morì. Si fece appena in tempo, abilmente, a versar l'acqua sul suo capo, pronunciando le parole della forma.

Che pianti, che urli! Durarono tutta la notte. «Non verrò più alla Missione; - gridava, come pazza, la povera mamma - non verrò più, non verrò più! ».

Tornerà certamente, ma lascierà passare molto tempo. Il marito invece s'avvicinò, dopo sotterrata la creaturina, e disse: « Il piangere è delle donne: io, uomo, non piango, perchè tu mi hai detto che mio figlio ora è lassù! », e segnava il cielo. E si confortò col pensiero che il Battesimo glielo aveva aperto.

Carissimo Padre: ci benedica, ci benedica sempre e preghi per noi. Torno, come ho detto, a Cuenca. Dio mi conceda un viaggio senza contrattempi, e meno disagiato di quello fatto per giungere qua. Nel venire sono caduto bruscamente dalla mula, in luogo assai pericoloso. Si ruppe una cinghia della sella e fui gettato su un mucchio di pietre. Al rialzarmi sentii forti dolori alla schiena e alla mano destra. Continuai tuttavia il viaggio soffrendo assai. Passai varie notti agitate pei forti dolori. Grazie a Dio però la caduta non ebbe conseguenze più gravi. Così pure devo benedire il Signore perchè, al momento della caduta, il carissimo D. Haro, che viaggiava a pochi passi da me, potè accorrere a prestarmi aiuto. Le cure usatemi in Gualaquiza mi rimisero quasi interamente in salute, cosicchè potei attendere subito alle mie occupazioni...

Gualaquiza, 21 marzo 1933.

La Pasqua fra i Kivari.

Domenica scorsa ho potuto distribuire la S. Comunione ai nostri Kivari di Santiago di Mendez. Fu per essi un giorno d'immensa allegria, allegria vera, espansiva, come non l'hanno e non la possono avere nelle loro capanne.

Invitati da tempo a venire alla Missione per fare la Santa Pasqua, ubbidirono volentieri ed ebbi la consolazione di riceverli io stesso e dar loro, la mattina del giorno 7, il Pane degli Angeli. Si comportarono bene, molto bene. E ci diedero una consolazione che possiamo bene annoverare fra le più grandi pel nostro cuore: in tutti i giorni di permanenza tra noi tennero in iscacco continuamente il triste demonio della vendetta. Pensi che fraternizzarono e si trattarono con vera amicizia Kivaros separati l'uno dall'altro da ragioni o pretesti di terribile inimicizia. Venuti qua per unirsi col Dio della pace, dimenticarono le loro guerre. Voglia Gesù conservare in loro le disposizioni che in questi giorni ci manifestarono. Ai rimasti la sera del giorno, raccomandai, nella buona notte, di pregare il buon Dio pei loro fratelli che se n'erano andati alle loro capanne, affinche conservassero nei loro cuori la buona semente che Dio vi aveva deposto. Speriamo!

La Santa Pasqua fu preceduta da un ritiro di tre giorni. Il Missionario D. Ghinassi, che è ormai ben destro nel parlare la difficile lingua kivara, li preparò convenientemente con conferenze pubbliche e conversazioni private coi singoli. Il frutto del suo lavoro apostolico lo si vide nel contegno devoto che tennero tutti alla Santa Messa.

Dopo il pranzo, distribuzione dei regali. Tanti vestitini mandatici dai nostri buoni benefattori d'Italia coprirono i corpi dei nostri Kivaros mentre i loro cuori si riempivano di gratitudine verso chi fu buono e generoso con loro. Alle famiglie kivare cristiane diedi, come negli anni scorsi, un po' di denaro che servisse, come altre volte, per l'acquisto d'attrezzi per lavorare i loro campi. È uno stimolo per conservarli nei sani principi che insegniamo. Negli anni passati si soleva dar loro gli stessi attrezzi. Oggi i Kivaros conoscono il denaro, godono immensamente nel poter comperare a loro scelta gli oggetti più conformi ai loro gusti. Prima dovevano accettare l'oggetto che si regalava loro, oggi possono scegliere e ciò li mette fuor di sè dalla contentezza. Bisogna vedere come sanno contare bene il denaro! Or non è molto il loro calcolo non andava più in là delle dita; oggi contano, e bene, le decine.

Il leggere è per loro impresa assai difficile; ma s'applicarono bene e riuscirono a distinguere un biglietto dall'altro e una moneta dall'altra. Alcuni impararono a cercare oro nei fiumi e sanno farlo rendere assai bene. La ricerca dell'oro l'hanno imparata non da noi, che siamo e saremo sempre cercatori di anime, ma dai cristiani che vennero numerosissimi dalla regione inter-andina, spinti dalla crisi economica, a cercare l'oro per cambiarlo in pane.

Il Kivaro non è però troppo portato dall'auri sacra fames. Se ne va di mezzo, come accade, la salute, alla quale dà assai più importanza che all'oro, lascia andare gli altri alla ricerca, ed egli mette al sicuro la sua salute.

Prima che questi Kivaros ci lasciassero, mostrammo loro il suo bel ritratto, amatissimo Padre, spiegammo loro che era lei il successore del nostro gran Fondatore che i Kivaros ormai conoscono e venerano. Si disse, come era nostro dovere, che da lei ricevono tutto quel bene di cui godono e che quindi le dovevano gratitudine da manifestarsi col pregare Dio perchè le dia tante benedizioni.

Alcuni guardavano quel grosso pastrano chi lei indossava mentre le facevano il ritratto e non riuscivano a capire perchè lei avesse freddo: la loro mente non arriva più in là dei Tropici.

Un'altro Kivaro, molto buono e che è d'esempio agli altri, al sentirmi dire che lei era molto buono e che voleva un gran bene ai Kivaros, rispose, il matacchione, così: « Istatje, istatje; lo vedrò, lo vedrò ». Ho riso un po', ma poi l'assicurai che mi poteva credere, senza necessità di fare egli altra esperienza che quella che avevo fatta io.

Sì, lei è stato ed è buono con noi, amatissimo Padre; ci continui la sua benevolenza pregando per noi e mandandoci molti e buoni operai a lavorare in questa porzione della Vigna di Cristo dove, come può vederlo da quel che ho scritto, si comincia a raccogliere qualche frutto che piacerà sicuramente a Dio e farà onore alla nostra cara Congregazione.

dev. in G. C.   + DOMENICO ComiN,

Vic. Ap. di Mendez e Gualaquiza. Santiago de Mendez, 10 maggio 1933.

Lettera di Don Giulivo ai Giovani.

A nobili imprese ! Carissimi,

Il 24 maggio scorso, festa solennissima del Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, in mezzo al turbinio di tanto popolo che si mollava anche all'esterno del Santuario, destavano ammirazione alcuni ardimentosi giovani i quali, di propria iniziativa, avevano impiantato un banco di propaganda per le Missioni Salesiane del Giappone. Avevano saputo organizzarsi assai bene e, facendo cortese appello ai passanti, raccoglievano al pio loro intento copiose offerte.

Chi erano dessi? Erano bravi studenti, che, leggendo il Bollettino Salesiano e Gioventù Missionaria, si eran entusiasmati delle relazioni del valoroso Don Cimatti, Capo delle Missioni Salesiane del Giappone, e messisi in relazione con lui, ne erano divenuti e ne sono tuttora ardenti propagandisti. Ecco un bellissimo esempio da imitare!

Anche voi, carissimi amici, fate altrettanto. Scegliete anche voi qualcuna delle svariate Missioni Salesiane, mettetevi con essa in corrispondenza epistolare, inviando le prime lettere pel tramite del Sig. Don Ricaldone, successore del Beato D. Bosco, Via Cottolengo 32 - Torino (109) per un recapito più sicuro, e poi subito industriatevi in più modi a favore della Missione scelta.

Se questa opera di mirabile zelo può compiersi in qualunque tempo, più agevolmente si può compiere nei mesi delle vacanze scolastiche.

Animo adunque alle nobili imprese! Incominciate da giovani a fare delle opere egregie e a zelare l'estensione del Regno di N. S. Gesù Cristo fra tutte le genti.

Addio.   Aff.mo Don GIuLIvo.

P. S. Se non sapete quale Missione scegliere, scrivetene a me e ve ne farò io la scelta. Attendo la vostra domanda. Riceverete poi dalla Missione scelta delle affettuosissime risposte, con interessanti relazioni, fotografie, francobolli e altre varietà.

PER INTERCESSIONE DEL BEATO D. BOSCO

Giovane vita conservata all'amore dei suoi cari. Il 27 Novembre 1932 la bambina Valeria Cardinali educanda nell'Istituto e Maria Ausiliatrice » di Milano - Via Bonvesin de la Riva 12 - si rivelava improvvisamente affetta da bronco-polmonite acuta. La violenza del male opprimeva gli animi, per il serio timore di perdere la cara piccina, che aveva il cuore stanco per la lotta con la malattia. Nell'angustia dell'ora, ci rivolgemmo con la fede più viva, all'intercessione del Beato Dare Bosco. L'Ispettrice, collocò sul capo febbricitante della piccina un fazzoletto che era stato accostato all'Urna del Beato, e tutte le Suore e bambine dell'Istituto unirono la loro fervida preghiera.

Quando le speranze parevano tutte perdute, Valeria cominciò a migliorare così che, prima del termine della Novena, era completamente fuori pericolo. Con grande riconoscenza, soddisfiamo alla promessa fatta al Beato, e rendiamo pubblica la grazia ottenuta, perchè altri possa esperimentarne la protezione.

Milano, 16 Maggio 1933.   La Direttrice.

La stessa Direttrice, Sr. Teresa Graziano, con grande riconoscenza rende grazie al Beato Don Bosco per aver scongiurato un pericolo di malattia grave a una sua piccola educanda: Piantanida Emma.

Il suo stato di salute una sera impensieriva e preoccupava seriamente e, l'indomani mattina, grazie all'intercessione del Beato Don Bosco, tutto scomparve.

Felice esito operatorio grazie all'intercessione del Beato D. Bosco. - La mia carissima mamma, già da anni afflitta da gravi emorragie, per serio rincrudimento del male, che ormai esigeva l'intervento operatorio, il 20 settembre dello scorso anno, fu portata d'urgenza a una clinica di Roma.

Siccome il caso era gravissimo, più che confidare nei mezzi umani, sentii il bisogno di ricorrere all'intervento soprannaturale. Ricorsi perciò con grande fiducia all'intercessione del Beato Don Bosco, in onore del quale incominciai una Novena, recandomi ogni giorno al suo altare nella chiesa salesiana del Sacro Cuore al Castro Pretorio. Anche la mamma ammalata, dal suo letto di dolore univa le sue preghiere alle mie.

La notte precedente l'operazione parve all'ammalata di vedere un prete a capo scoperto con un libro in mano aggirarsi per la stanza.

L'atto operatorio riuscì perfettamente, e dopo un solo giorno di febbre la cara mamma entrava in convalescenza. Quando mi recai la domenica al suo capezzale, all'udire la narrazione di quanto era successo, le presentai un'immagine del Beato Don Bosco, ed essa vi riconobbe il prete che aveva visto passeggiare nella camera.

D'allora in poi la sua salute è ottima; dal 10 ottobre è tornata in famiglia e può attualmente disimpegnare le sue faccende domestiche che da anni ormai aveva tralasciate a causa del malanno persistente.

La buona mamma riconoscente al Beato Don Bosco, all'intervento del quale attribuisce la sua guarigione, ne diffonde ora la devozione in paese.

In compimento della promessa fatta inviai un'offerta per le Opere Salesiane, ed ora faccio pubblica la grazia.

MARIO PLACIDI.

Roma, Piazza della Pilotta, 35.

Altre anime riconoscenti al Beato D. Bosco:

Volpati Coniugi (Cassolnovo) trovandosi nel gennaio scorso in gravi angustie perchè la loro piccola Ines, di 21 mesi, affetta da bronco polmonite, correva pericolo anche di meningite, consigliati dalle Figlie di M. Aus. del locale Oratorio, invocarono con fede viva il Beato D. Bosco e posero una sua reliquia sul petto della malatina. Oh prodigio! Al contatto della reliquia la bimba che sembrava ormai morta, ebbe un immediato sollievo e poi migliorò costantemente sino a guarigione perfetta. Riconoscenti fanno l'offerta promessa.

Orlando Verga Mariannina (Vizzini) nell'agosto 1932 avendo il padre in fin di vita perchè colpito da carcinoma della prostata, complicato con alte febbri uricemiche alle quali s'aggiunsero anche fatti polmonari, si rivolse con fiducia al Beato Don Bosco per implorarne la guarigione. Dopo quattro mesi di suppliche e di speranze ebbe il conforto di vedere il caro infermo entrare in convalescenza donde uscì in breve perfettamente guarito.

Tornotti Mariella (Cassolnovo) da parecchi anni preoccupata per una causa che le stava a cuore, pregò con fede e anche con perseveranza Maria Ausiliatrice e il Beato D. Bosco per ottenere una felice soluzione ed ora rende pubblica la grazia e porge tenue offerta.

Casalone Illuminata (Ronsecco) essendo con certa frequenza assalita da forti crisi di cuore, si era rivolta al Beato D. Bosco e, dopo aver tanto pregato e pianto ai piedi dell'urna che raccoglie le sue gloriose spoglie, aveva ottenuto la guarigione e promesso la pubblicazione della grazia. Ma poi non mantenne la promessa. Passarono 14 mesi e fu improvvisamente assalita da una nuova crisi, d'inaudita violenza, che durò ben cinque ore: 180 pulsazioni al minuto. Chiese umilmente perdono al Beato del mancato adempimento e rinnovò la promessa. Essendo ormai trascorsi 3 mesi senza aver sofferto altri attacchi, rende pubblica la grazia.

D. M. (Montevarchi) ringrazia il Beato D. Bosco per due grazie ottenute e promette eterna riconoscenza.

C. R. (Borghetto Borbera) essendo stata colpita da forti febbri e da polmonite sinistra invocò il Beato D. Bosco e in breve tempo guarì perfettamente.

Frola Bertinetto Margherita (Torino) umilmente e devotamente prostrata presso l'urna del Beato D. Bosco con tutta l'effusione del cuore lo ringrazia per averla tempestivamente liberata da un grave pericolo finanziario, che le avrebbe cagionato incalcolabili danni morali.

Abbiati Don Pietro (Dovera) ringrazia il Beato D. Bosco di averlo guarito da due gravi malattie - polmonite e pleurite - che lo colpirono successivamente.

Costa Pietro e Maria (S. Stefano Roero) avendo il figlio Giuseppe ridotto in uno stato pietoso, causa alte febbri, e non riuscendo i dottori a identificare la malattia, ricorsero fiduciosi al nostro Beato, affidando a Lui la guarigione del piccolo malato. Al principio di una seconda Novena di preghiere la febbre diminuì e in seguito scomparve completamente. Esultanti di gioia rendono vive grazie all'Amico e protettore della gioventù.

P. B. M. (Torino) pose ogni sua speranza nell'aiuto del Beato D. Bosco e ottenne rapida guarigione da una fastidiosa malattia agli occhi e la sistemazione d'una difficile impresa finanziaria.

Marocchino Carlo (Borgosesia) si rivolse con filiale fiducia al nostro Beato e potè evitare una grave malattia.

M. C. B. (forino) ringrazia il Beato D. Bosco che prima del termine di una Novena l'ha guarito da forti febbri reumatico-intestinali.

Botta Maria (Saletta di Costanzana) a scioglimento di promessa per grazia ricevuta dal nostro Beato e chiedendo continua assistenza, porge tenue offerta per le Missioni salesiane.

C. G. (Vignale) ringrazia il Beato per grazia segnalata che gli ha concessa e si permette ricordargli che ne attende altre.

Un avvocato di Torino ringrazia ancora il Beato D. Bosco, perché, con la sua potente intercessione, potè felicemente superare gravi difficoltà in altri due gravissimi frangenti e lo prega di continuargli la sua assistenza.

Robasto Catterina (Racconigi) in clima caduta riportava una grave contusione alla mano destra. Poichè il dottore curante dava poche speranze di guarigione, si affidò alla bontà e potenza del Beato D. Bosco che accolse benignamente le sue suppliche e le ridonò l'uso perfetto della mano.

Coniugi Cagna (Torino) porgono vive grazie al nostro Beato per la particolare assistenza a loro prestata in occasione di una gravissima malattia.

De Fermo Giselda (Loreto Aprutino), dovendo una sua nipotina subire una delicata operazione alla gola l'affidò al Beato D. Bosco e l'operazione ebbe esito felicissimo. Riconoscente fa offerta in favore delle Missioni salesiane.

Nave Angelo (Bassano del Grappa) causa grave scottatura riportata al dito medio della mano sinistra doveva sottoporsi all'amputazione del medesimo: ricorse fiducioso al nostro Beato e non solo potè evitare la mutilazione, ma ebbe la perfetta guarigione del dito.

Gagliardi Riccardo (Figline Valdarno) porge un grazie vivissimo al Beato D. Bosco, che l'assistette prodigiosamente il 7 giugno u. sc. in un grave accidente stradale, salvandolo da certa morte. In segno d'imperitura riconoscenza offre un cuore d'argento all'altare del Beato.

Moro Rosina fu Giuseppe (Ivrea) ringrazia pubblicamente il nostro Beato per la segnalata grazia concessale.

Veglio Zecca Alfonsina (Diano d'Alba) porge vive grazie al Beato D. Bosco che la consolò con una grazia tanto attesa

Scotti Caterina (Osio Sopra) causa un grave malore era ridotta in fin di vita. Avuta da persona amica una immagine del nostro Beato a Lui affidò la guarigione, che ottenne in breve tempo. Riconoscente porge offerta per le Missioni salesiane.

De Paoli Pavisani Luisa (Cesena) ringrazia il Beato D. Bosco per la speciale protezione accordata ad una bimba, di soli dieci mesi, che avendo ingoiata una spilla da nutrice, ne fu liberata dopo ventisei giorni, senza ricorrere ad atti chirurgici. Riconoscente e commossa fa offerta per la Causa di Canonizzazione.

Cimetto Amabile M. Rampin (Maserà) madre di quattro bambini e sofferente da lungo tempo per grave cistite alla vescica si raccomandò con viva fede al nostro Beato, applicando al suo corpo, quasi incadaverito, una reliquia di Lui. Oh, potenza e bontà di D. Bosco! L'inferma riebbe la salute allietata dalle gioie della maternità.

N. N. (Maserà) affetta da tonsillite acuta con pericolo di morire soffocata, si raccomandò al Beato D. Bosco e, applicata una sua reliquia alla parte ammalata, in breve tempo ottenne la sospirata guarigione.

Crivellare Valeria (Terradura) gravemente inferma con minaccia di spinite, coll'intercessione del Beato D. Bosco di cui baciava devotamente la reliquia, in pochi giorni guarì perfettamente.

NECROLOGIO

Salesiani defunti.

BIANCO ARRIGO Ch. da Cuorgnè (Aosta), † a Cuorgnè l'8-v-1933. A 17 anni, nel pieno fervore della sua vocazione, fu colto dal Signore al quale tendeva con generoso slancio di vita interiore.

BRAVO TRINITÀ, Coad. da San Martin Texmelúcan, Puebla (Messico), † all'Avana (Cuba) il 21IV-1933. Aveva 27 anni. La sua breve vita religiosa fu di grande edificazione per pietà profonda, umiltà sincera e rara modestia.

DE MARTINI D. RINALDO, Sac. da San Francisco (California), † a Los Angeles (California) l'11-V-1933. Un attacco cardiaco ne stroncò improvvisamente la vita che una solida divozione a Gesù Sacramentato ed a Maria SS. congiunte ad una rara abilità nell'insegnamento catechistico ed un grande amore al lavoro, rendevano assai preziosa nelle nostre parrocchie della California.

GRIFFA D. FORTUNATO, Sac. da Vinovo (Torino), † a Santiago (Chile) il 24-III-1933. Partito giovanissimo per le Missioni nel 1886, fu prima un apostolo negli oratori festivi e poscia prezioso collaboratore di Mons. Fagnano nell'Opera salesiana di Puntarenas. Lo zelo missionario consumò anzi tempo la sua fibra robusta. Gli ultimi anni passati nelle sofferenze furono una scuola continua di rassegnazione e di intensa pietà.

TOSI D. GIOVANNI, Sac. da Chiari (Brescia), † a Pavia il 27-IV-1933. Don Bosco stesso gli aveva preannunziato una vita di lavoro e di sacrificio nelle lontane Americhe e partì infatti per la Patagonia dove spese circa quarant'anni operando innumerevoli conversioni. A lui si deve la fondazione e lo sviluppo della nostra casa di Bahia Bianca, nell'Argentina.

SEMERIA DOMENICO, Coad. da Pontedassio (Imperia), † a Piossasco (Torino) il 2 giugno 1933

Crebbe a fianco del fratello Prevosto di Bestagno fino a conseguire la licenza magistrale. Durante la guerra, mentre prestava servizio come marinaio nell'arsenale di La Spezia sentì la vocazione salesiana e generosamente vi corrispose prodigandosi nell'insegnamento che vide ogni anno coronato da ottimi risultati.

Cooperatori defunti.

S. E. REV.MA MONS. GIUSEPPE BALLERINI, Vescovo di Pavia. Un grave lutto per la Chiesa la morte del piissimo Vescovo di Pavia! Grave lutto anche per la scienza religiosa cui l'acutezza dell'ingegno, la sodezza di dottrina e la vastità di cultura dell'Ec.mo Presule assicurarono mirabili trionfi. La Santità di Pio X riconobbe ufficialmente a Mons. Ballerini un posto eminente fra i dotti del clero italiano quando elogiando la sua « Breve Apologia », si espresse così: « Fra i personaggi del Clero d'Italia, eminenti per sapere e cultura, meritamente sei tu pure annoverato, che hai costume di prestare l'opera tua grande ed utilissima a sostegno e difesa della sana filosofia e delle verità della fede! ». Ed il S. Padre Pio XI, che l'ebbe compagno di studi nel Pontificio Seminario Lombardo a Roma, gli rinnovò ancora ultimamente, in occasione del suo Giubileo d'Oro sacerdotale, le attestazioni della più alta stima. Filosofo ed apologista cristiano, insorse contro gli errori contemporanei, nel campo della teologia, della filosofia e della sociologia, fin dalle prime avvisaglie, colla sicurezza del guerriero cui non difettano le armi, nè l'abilità strategica. Quanti volumi, tante vittorie! Ma il cuore era sempre il cuore del Pastore che, combattendo l'errore, correva alla salvezza degli erranti. Illustrò la Cattedra di Pavia colla santità della vita e con lo zelo pastorale illuminato e generoso.

Per Don Bosco e per l'opera sua ebbe il cuore aperto a vivissimo affetto.

S E. REV. MA MONS. NICOLA AUDINO, Vescovo di Mazara del Vallo. Era nato a Vallelunga Pratameno il 15 ottobre 1861. Raggiunto nel 1885 il sacerdozio, fu pochi anni dopo elevato all'episcopato e destinato a reggere la Diocesi di Lipari, donde nel 1903 venne traslato a quella di Mazara.

Qui 3o anni di attività pastorale, sorretta da una grande fede ed ispirata da uno zelo ardente per la salvezza delle anime ed il fervore della disciplina ecclesiastica, hanno procurato al venerando Pastore il conforto di una magnifica fioritura di vita religiosa. Divotissimo della Vergine, fece del culto della Madre di Dio un costante mezzo di pietà e di santificazione pel suo popolo; anima profondamente eucaristica promosse la vita eucaristica con slancio serafico e preparò memorabili trionfi a Gesù Sacramentato.

Cooperatore affezionatissimo, la sua memoria vivrà in benedizione in mezzo a noi. Requiescat in pace!

CONTE PANIERI MASSIMILIANO CALLORI DI VIGNALE. Nato a Torino il 22 Marzo 1856 dal conte Federico e dalla contessa Carlotta Balbo Bertone di Sambuy, la celebre dama di Palazzo di S. M. la Regina Maria Adelaide di Savoia, il conte Ranieri venne educato nel Collegio dei P. P. Gesuiti a Bressanone, e, giovanissimo, fece parte della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli.

Nel 1881 sposò la contessa Emanuela Beccaria Incisa di S. Stefano, che lo fece padre di dieci figli (otto tutt'ora viventi).

L'Azione Cattolica e Civile Italiana lo ebbero valoroso pioniere e dirigente apprezzatissimo, per parecchi anni.

Era il Decano dei Camerieri di Cappa e Spada di S. S. facendone parte fin dal Pontificato di Pio IX nel 1877; senza interruzione servì fedelmente cinque Papi; Pio X lo chiamava « il nostro fedel servitore ».

Questa nobile figura di cristiano e di italiano, che una fulminea polmonite ha tolto di vita il 6 giugno 1933 in Torino, ebbe per Don Bosco e per le Opere sue quella intimità di affetto e quella generosità di soccorso che fu una delle nobili tradizioni di Casa Callori. La famiglia Salesiana ne serberà imperitura la memoria, insieme a quella dei suoi Genitori ed invita tutti i Cooperatori a copiosi suffragi.

CONTESSA FILOMENA PORTA IN LUCANGELI. Insigne benefattrice dell'Opera Salesiana di Porto Recanati, chiuse nel bacio del Signore la sua vita preziosa nel giugno u. s. Siamole larghi dei nostri suffragi.

DOTT. CA V. UFF. NOB. CAMILLO RASORI. Ha lasciato il suo posto di medico nel Comune di S. Pancrazio (Parma) dopo 45 anni di instancabile operosità. Era per la popolazione non solo il medico amorevole, e lo studioso indefesso, ma il vero amico di ogni famiglia, cui prodigava generosamente le cure dell'arte e la bontà del cuore.

PROF. GIUSEPPE DE MAGISTRIS. Si è spento serenamente il primo giugno p. p. in età di 83 anni, nove giorni dopo la morte della sua signora Bartolomea Sotto. Fu uno dei sette giovani guariti miracolosamente da Don Bosco a Lanzo il 29 maggio 1869. Don Bosco giunse in quel giorno a Lanzo per la festa della premiazione, e venne a sapere che sette alunni erano infermi per vaiolo. Si recò tosto a visitarli e quelli, appena lo videro lo supplicarono tutti ad una voce: - O Don Bosco, ci benedica e ci guarisca! - Avete fede nella Madonna? - chiese D. Bosco: - Sì, sì! - risposero tutti. - Allora recitiamo insieme un'Ave Maria! - Quindi li benedisse e: - Ora, se avete fede, alzatevi! - disse. Uno solo dubitò della grazia e rimase a letto finchè la malattia non ebbe fatto il suo corso. Gli altri si alzarono tutti e scesero, fra la sorpresa di tutti e specialmente del medico curante, ad assistere alla premiazione. Guarigione istantanea e completa! Il De Magistris non dimenticò più il fatto prodigioso. Ebbe sempre nella sua lunga carriera d'insegnante una profonda venerazione per D. Bosco, al quale dispose che si erigesse un monumento nella sua terra di Malesco, ove egli volle essere sepolto col figlio e la signora che lo precedettero nella pace di Cristo. Lasciò la sua villetta all'Istituto Salesiano per le Missioni, legando così il suo ricordo alla riconoscenza di tante anime.

CAMPLUNGHI MARIA, si spense in Alassio il 12 giugno 1933. Zelante Cooperatrice dell'Opera Salesiana. Diede le migliori energie della sua giovinezza all'Azione Cattolica. Offrì al Signore i patimenti della sua lunga malattia per la salvezza delle anime. Volò al cielo serena, confidando nella protezione di Maria Ausiliatrice e del B. Don Bosco.

MARCONI NARCISO, da Caprino (Verona). Uomo d'antico stampo e di fede invitta, seppe affrontare, con fortezza cristiana, i dolori della vita e la sua morte fu un vero olocausto a quel Dio che tanto aveva amato.

Devotissimo del Beato D. Bosco, ne sosteneva le opere col suo modesto, regolare obolo, e regalava al buon Padre anche uno dei suoi figlioli.

Altri Cooperatori defunti:

ALBRY Teol. Avv. Cav. MAURIZIO, Decur. Stupinigi. ALMICI MAZZOCCHI VITTORIA, Coccaglio (Brescia). AMADESI MARIANNINA Ved. CALZOLARI, Bologna. BADUINI BASILIO, Gonzo (Bergamo). BARGERO FELICE, Alessandria.

BALDI D'UBALDO, S. Romano Garf. (Lucca). BENINTENDI FRANCESCO, S. Giovanni Bianco (Berg.) BENSO MARIA Ved. RUBINO, Vinovo (Torino). BERUDI GIUSEPPE, Chironico (Svizzera). BESTONE MARIA, Torino.

BLENGINO D. G., Vicoforte (Cuneo).

BIZZOZZERO MELCHIORRE, Gallarate (Varese). BRUNETTI GIUSEPPE, Faenza (Ravenna).

BUTTI MARIA, Ved. CASTOLDI, Busto Garolfo (Milano). CAMPAGNOLA CATERINA, Marano Valp. (Verona). CARRE' ANGELA, Vinovo (Torino). CASAZZA CARLO, Vigevano (Pavia). CERRATO FRANCESCO, Agliano D'Asiz (Alessandria). CHIAMBERLANDO LORENZO, Giaglione (Torino). CHIAPASCO LUIGIA, Torino. CHIAVAZZA GIUSEPPE, Bra (Cuneo). CLERICO CLARA, Torino.

COLOMBATTO ROSA, Torino.

COMINAZZINI Mons. Cav. STEFANO, Miasino (Novara) CONCINA SERENA, Confienza (Pavia). CONSIGLI VIRGINIA, Livorno. CORAGLIOTTI PIETRO, Montanaro (Torino). COSTANZO GENTILE EMILIA, Enna. CRESPI PIETRO, Bareggio (Milano). DE GAETANO ANGELA, Campo di Calabria (Reggio C.) DEL DOTTORE PIETRO, Gaeta (Roma). DELMASTRO ROSA, Pralormo (Torino). DETTONI ADELE, Casorate Sempione (Varese). DUELLA ANTONIO, Vergano (Novara). FANTAPPIE' LIVIA Ved. GUARNIERI, Firenze. FISSORE FRANCESCA, Bra (Cuneo). FORMENTI GIOVANNI, Leno (Brescia). GARDENGHI MARIA, Piacenza. GIAMBASTIANI ISOLA, Los Angeles (Stati Uniti). GILio Suor TEODORA, Genova. GRASSO REGINA, Muggia (Trieste). MANDELLI ROSA, Brugherio (Milano). MANFREDI VITTORINA, Biella (Vercelli). MARTINI MARGHERITA, Vinovo (Torino). MATTEI D. RICCARDO, Trento. MICHELI AMELIA, Lizzana (Trento). MIGLIERINA GENOVEFFA, Gavirate (Varese). MIGLIETTI GIUSEPPE, Torino. MISTRAI,I ALICE in NADOTTI, Calestano (Parma). MORETTI DAVIDE, Codognè (Treviso). MORETTI GIOVANNI, Bosconero (Torino). NARDI Mons. GIOVANNI

OGLIETTI D. LUIGI, Crova (Vercelli). OLIVIERi GIUSEPPINA, Verona.

PANIZZA ELISABETTA, Manerbio (Brescia). PAOLUCCI GIUSEPPINA, Roma.

PERETTI Can. Teol. GIACOMO, Asti (Alessandria). PEROTTI MARIA, Casellette (Torino).

PRESTI CARMELA Ved. PIRELLI, Favara (Agrigento). PRINCIPINI GIUSEPPINA, Roma. RAMELLA MARGHERITA, Bosconero (Torino). REVERENA MARCO, Braggio (Vicenza). ROCCA RINA, Torino.

RUGUETTI AMABILIA, Melezzole (Terni). SARDO CATERINA, Bra (Cuneo). SCAGLIA GIOVANNI, Dorzano (Vercelli). SCHIAVETTI TERESA, S. Giorgio Canavese (Aosta). SOLA GARELLI IRENE, Torino. STEINER Prof. CARLO, Torino. TAMBUTO SANTINA, Cosola (Alessandria). TARICONI MARGHERITA, Roma. TIRELLI LUIGI, Verolavecchia (Brescia). TREVISI ERMELINDA

TROSSARELLO VITTORIA, Bra (Cuneo). TURATI AMBROGINA, Milano.

ZAMBIANCO Avv. Dott. ANTONIO, Asolo (Treviso).

Li raccomandiamo tutti caldamente ai suffragi dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici.