ANNO XIII, N. 8 Esce una volta al mese. AGOSTO 1889
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Sommario : I Salesiani al Sommo Pontefice per il 9 Giugno 1889, - A S. S. Leone XIII ed al Card. Gaetano Alimonda nel giorno loro onomastico - Riconoscenza ed amore - Primo congresso catech. a Piacenza - Le feste al Sacro Cuore di Gesù nella nostra Chiesa in Roma - Moncrivello e le Suore di Maria Ausiliatrice - Grazia ottenuta per intercessione di Maria Ausiliatrice e di D. Bosco - Notizie delle nostre Case d'America - Collegi Salesiani - Elenco dei Cooperatori defunti nel mese di Giugno e Luglio.
È mirabile l'accordo del mondo Cattolico nel cercare ogni maniera onde resti consolato il cuore del Sommo Pontefice in mezzo a tante lotte che deve sostenere per la verità. Che Dio sia benedetto! Come nei primi tempi della Chiesa, i veri cattolici sono di un cuor solo e di un'anima sola col Vicario di Gesù Cristo. E ne diedero un'altra splendida prova nei mesi scorsi, quando in Roma, come sfida alla S. Chiesa Cattolica, trionfo dell'eresia, minaccia di aperta persecuzione, si vide innalzata una statua a chi aveva rinnegata la fede e calpestati i suoi voti religiosi. Il dolore del Santo Padre ebbe un'eco nel cuore dei figli; alle sue preghiere si unirono le preghiere di questi, e alle sue proteste risposero le proteste di tutti i credenti. Da ogni parte giunsero lettere al Vaticano, nelle quali si ripeteva: - Santo Padre, siamo con Voi ! - Ed anche l' Oratorio di S. Francesco di Sales mandava al Sapientissimo Pontefice le espressioni di sua affezione ed obbedienza figliale.
Un monumento , il più iniquo che s'incontri nella storia delle aberrazioni umane, sta per incalzarsi costì sotto i Vostri occhi. La personificazione di Satana, nelle sue tre più luride esplicazioni dell'orgoglio, dell'odio e della dissolutezza, sta per ricevere le adorazioni de' suoi satelliti.
Quanti dolori, o Padre Santo, quante ambascie al Vostro paterno seno ! Oh! perchè non è dato a' Vostri figli di correre tutti costì a' Vostri piedi, stringersi attorno a Voi, che siete il Vicario infallibile di Gesù Cristo, a Voi che avete le parole di vita eterna, e con Voi in questa dolorosa circostanza soffrire, con Voi pregare, con Voi piangere? E poichè non mi è data questa felice sorte, permettete,
Beatissimo Padre, che ultimo de' Vostri figli, ma non ultimo per devozione e affetto alla Vostra Sacra persona, io adempia almeno da lungi, in ispirito, a questo dovere di fede e di amore. Successore, benché indegno, del mio amatissimo D. Bosco, di colui che ancora morendo lasciò come in testamento a' suoi figli la devozione più illimitata, l' attaccamento più fermo ed assoluto all'infallibile Cattedra di San Pietro, in Voi redivivo, io vengo, Padre, Santo, a nome mio e di tutti i Salesiani e loro alunni a rinnovare a' Vostri piedi questa devozione, questo attaccamento. Sì, ripeto ancor io che le Vostre pene sono le nostre, nostri i Vostri dolori, nostre le Vostre lacrime.
Confesso altamente che fo ancor io miei i sentimenti di fede, di amore e di venerazione verso l'Apostolica Sede del mio Patrono S. Francesco di Sales e del mio padre e fondatore D. Bosco, dichiarando che io e tutti i Salesiani accoglieremo sempre prontamente, rispettosamente e con semplicità di mente e di cuore non solo le decisioni Vostre circa il dogma e la disciplina, ma il Vostro parere, le Vostre sentenze , i Vostri desideri medesimi , anche nelle cose puramente disputabili, lietissimi ogni qualvolta questi desideri potremo pur prevenirli.
Possano queste parole, povere sì, ma ispirate dall'amore e dalla fede, portar qualche sollievo alle Vostre grandi amarezze di questi giorni ! Possano le preghiere, le comunioni, che Salesiani ed alunni faranno per la Santità Vostra, domenica 9 corrente, nel modo più fervoroso che sarà loro possibile, recar qualche refrigerio a' Vostri dolori. Voglia il Cuor di Gesù consolarvi con la conversione di tanti infelici, quante sono le lacrime che versate per loro ! Voglia sopratutto (e ne abbiamo tanto bisogno) continuar per molti anni il miracolo della Vostra conservazione, pur di mezzo a tante lotte, a tante fatiche, a tanti dolori.
Ed ora beneditemi, o Padre Santo, e con me benedite pure a' miei confratelli ed alunni, costì prostrati in ispirito al bacio del Sacra pìede.
Benedite all'umile Congregazione de' Salesiani e delle Figlie di Diaria SS. Ausiliatrice, sicchè devoti_ anche a costo della vita, a cotesta solidissima pietra, al Vostro infallibile magistero, fermi alle tradizioni del nostro Don Bosco di carissima memoria troviamo in questa devozione e in questa perseveranza lo spirito della vera vita e possiamo assicurare nel tempo e nell'eternità la salvezza nostra e della povera gioventù a noi affidata.
Della Santità Vostra Torino, 6 giugno 1889.
Obb.mo edd U.mo figlio in G. C.
Sac. MICHELE RUA
A S. S. LEONE XIII
CHE SIEDE VIGILE SENTINELLA D'ISRAELE
AL TIMONE DELLA GLORIOSA BARCA DI S. PIETRO
ED È PER SAPIENZA
DI CHERUBICA LUCE UNO SPLENDORE
CHE NOVELLO MOSÈ
SOFFRE, COMBATTE E PREGA
RIPORTANDO OGNI DÌ VITTORIE
INTEMERATE, PACIFICHE, PIENE DI CELESTE AMORI
E COME SUOL DIO
BATTERE AL CUORE DELL'ANIME NEGHITTOSE
PER RISVEGLIARLE
ED INEBRIARLE DI CONSOLAZIONE E DI PACE,
EGLI AMOROSO E SUPPLICHEVOLE
TUTTO SERAFICO IN ARDORE
ILLUMINANDO I CIECHI
FA PRESSA AL CUORE DEI TRAVIATI
SPETTACOLO AL CIELO ED ALLA TERRA
DI ZELO, MANSUETUDINE E FORTEZZA,
I SALESIANI
NEL SUO DÌ ONOMASTICO
CON I VOTI DI LUNGA E PROSPEREVOLE VITA
PREGANO CON TUTTO IL MONDO
PERCHÉ DIO COMPIA I SANTI DI LUI CONSIGLI
ED UN'ERA FELICISSIMA DI RELIGIONE
BRILLERÀ DI NUOVO SULLE GENERAZIONI UMANE.
A S. EMINENZA R.MA
IL CARD. GAETANO ALIMONDA
ARCIVESCOVO DI TORINO
CHE CULTORE INFATICABILE
DELL'ANIME REDENTE DEL SIGNORE
CON SAPIENZA, VIRTÙ E NOBILI FATICHE
LA SEDIA DI S. MASSIMO ONORA
DI CUI EMULANDO L'ELOQUENZA E LA RELIGIONE
RINNOVA TRA DI NOI I GLORIOSI ESEMPI
I SALESIANI
MEMORI DELLA CARITÀ SUA PATERNA
IN PEGNO D'ILLIMITATA RICONOSCENZA
NEL DÌ SUO ONOMASTICO
FANNO VOTI SINCERI DI VITA, DI PACE E DI CONSOLAZIONE.
RICONOSCENZA ED AMORE.
Come abbiamo annunciato nel Bollettino di giugno u. s., i Salesiani di Torino e i loro Cooperatori nei giorni 22, 23 e 24 di detto mese inauguravamo la nuova cappella eretta sulla tomba di D. Bosco, celebravano una festa in onore di D. Michele Rua e facevano una solenne commemorazione del benedetto fondatore dell'Oratorio e della Pia Società Salesiana.
E 22 pertanto alle 3 pomeridiane si radunavano presso la tomba del loro caro padre ed amico nel Collegio di Valsalice.
Benchè alcuni lavori della cappella non fossero ancora terminati, causa le pioggie quasi continue; tuttavia il grazioso altare, i vetri elegantemente colorati di ventiquattro finestre, la Pietà dipinta dal valente pennello del maestro Rollini sopra l'altare, gli ornamenti della duplice scala per la quale si ascende dalla tomba alla cappella, il basso rilievo al naturale che ritragge somigliantissima la salma come fu collocata nella bara, incastrato sulla facciata del sarcofago, opera dello scalpello del distinto artista Piai Pietro e dono delle case salesiane d' America , il busto di D. Bosco posto sulla porta d'entrata alla cappella, formavano di quel tempietto un vero gioiello.
Alle 3 e mezzo incominciò la religiosa funzione. I due cortili del collegio presentavano un colpo d'occhio magnifico. Ne' larghi viali del cortile inferiore, ombreggiati da numerosi platani, di fronte alla nuova cappella, seggono di mezzo i molti cooperatori e cooperatrici accorsi al desiderato invito, ed a ciascun lato disposti in bell'ordine più di quattrocento gìovanetti, studenti ed artigiani dell' Oratorio di S. Francesco di Sales ; in capo a questi da una parte è schierata la banda musicale dell' Ospizio di S. Benigno Canavese, dall' altra quella dell'Oratorio.
Vicino ai portici presso l'entrata alla tomba sopra un di. elevato palco sta un centinaio e più di giovani cantori. Essi dovevano eseguire il mottetto intitolato : L'ultima preghiera di D. Bosco, composto per questa occasione dal maestro Suttil Gerolamo. Fu un'idea felicissima ispiratrice di una musica che scende al cuore. D. Bosco sul rovescio dell' ultima immagine di Maria Ausiliatrice che aveva mandata in dono ad un cooperatore aveva scritto
Maria Mater gratiae Dulcis parens clementiae Tu nos ab hoste protege Et mortis hora suscipe.
E queste parole aveva ripetute poco prima di entrare in agonia.
Nel cortile superiore si vedevano i centocinquanta appartenenti al collegio delle missioni e i giovani del collegio annesso alla Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino. detti i figli di Maria Ausiliatrice. D. Rua Michele, gli altri superiori, i rappresentanti di varie case di Francia e d'Italia e molti altri sacerdoti avevano preso posto vicino alla cappella.
Quando Mons. Basilio Leto in abiti pontificali, preceduto dalla croce e accompagnato da numeroso clero, comparve sul terrazzo e andò a sedersi in faccia alla cappella, la banda dell'Oratorio salesiano suonò una mesta e soave sinfonia. Quindi incominciò il sacro rito per la benedizione del tempietto. Il canto solenne dei salmi era alternato tra la folla del cortile superiore e quella del cortile inferiore. Mons. Leto recitate le ultime preghiere scendeva per le scale interne sotto i portici ove gli era stato preparato un seggio, mentre la banda dell'Oratorio di S. Benigno suonava una magnifica marcia funebre.
Questa finita, Monsignore si alzò e manifestò i sentimenti che il suo cuore aveva provato in quel momento solenne. Parlò di quell' altare che aveva benedetto, del santo sacrifizio che sovra di esso ogni giorno si sarebbe compiuto, e delle benedizioni che questo avrebbe fatto piovere dal cielo sovra i salesiani e sovra i loro benefattori ; additò la tomba di D. Bosco, ed accennò alle sue opere che dimostrano che cosa possa un uomo che corrisponde alla chiamata del Signore; disse finalmente essere Egli venuto a compiere quella funzione mandato da sua Eminenza, il Cardinale Gaetano Alimonda, e a dare in nome suo a tutti la benedizione pontificale.
Circa duemila persone allora, che tanto erano, piegarono le ginocchia e ricevuta la benedizione, D. Michele Rua salì un piccolo palco e con forbita parola, fece commemorazione e tributò ringraziamenti a tutti quei valenti artisti, antichi allievi dell' Oratorio, i quali avevano concorso o col lavoro solo delle loro mani, o col lavoro e colla spesa insieme ad erigere quella tomba e quella cappella, come monumento perenne del loro affetto al caro D. Bosco. Fece speciale menzione del pittore Rollini e degli impresarii costruttori fratelli Buzzetti. Passò quindi in rassegna le ragioni per le quali fin da' primi tempi della Chiesa era invalsa l' usanza di innalzare altari sulle tombe di coloro che dormivano il sonno dei giusti in aspettazione del suono dell' angelica tromba, facendo rilevare quali vincoli di carità stringano nella Religione Cattolica i fratelli viventi con quelli defunti, la Chiesa militante colla chiesa trionfante e quella purgante, il tempo coll'eternità, e come Gesù Cristo stesso vegliasse a custodia delle ossa de' suoi fedeli. Ricordò poscia le virtù di D. Bosco invitando i salesiani e i giovanetti ad imitarle; raccomandò quella grande anima alle preghiere comuni, conclu dendo non doversi cessare dai suffragi, quantunque la nostra ferma persuasione sia che D. Bosco trovisi già tra i beati del paradiso : e perchè i giudizi di Dio non sono conosciuti dagli uomini e perché D. Bosco stesso si era raccomandato, acciocchè la stima che aveasi di lui non lo defraudasse di quelle preghiere sulle quali poggiava le sue speranze di presta liberazione dal purgatorio.
Queste parole, che partivano da un cuore commosso, erano ascoltate con profondo silenzio. Furono interrotte, è vero, dalla pioggia; ma tutta l'assemblea ritiratasi sotto i portici continuò colla medesima attenzione ad ascoltare il nostro caro D. Rua, il quale con piacere ci intrattenne ancora per circa mezz' ora. Il disturbo della pioggia fece mutare il programma, che doveva essere tutto eseguito nel cortile. Si ascese però, dopo alcuni istanti d'interrompimento, alla cappella del Collegio ove i cantori eseguirono il caro e veramente artistico mottetto del Maestro Suttil, L'ultima preghiera di D. Bosco ; quindi la benedizione solennemente impartita col SS. Sacramento diede termine alla funzione.
Alle 5 mattutine del 23, Domenica, D. Rua Michele, assistito da un certo numero di chierici, celebrava a Valsalice la prima messa sull' altare della nuova cappella in suffragio dell'anima di D. Bosco. A lui certamente apparteneva il caro diritto di dar principio a quella serie di sacrifizi divini, che saranno tutti i giorni continuati sulla tomba di chi spese tutta la sua vita nel far dai fedeli amare, adorare, ricevere il SS. Sacramento dell' altare. Gesù in Sacramento entrava sempre in tutti i suoi ragionamenti, e la frequente comunione era la base del suo sistema educativo., il sostegno di tutte le sue opere, il mezzo inculcato per ottenere dal cielo ogni sorta di favori.
Nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, stipata fin dalle prime ore del mattino da moltissime persone della città e dei paesi vicini, si celebrava solennissima la festa del santo Protettore dei fanciulli, Luigi Gonzaga. La comunione generale di tutti i giovani della Casa si fece per D. Bosco e per D. Rua. Alla messa solenne, come in tutte le altre feste, si notò la precisione e maestria dei giovani cantori diretti dal maestro Dogliani.
Verso le 2 e 1/2 pomeridiane, preceduti dalla propria banda musicale, muovevano verso Valsalice i giovani dell'Oratorio festivo, annesso alla Casa di Valdocco. Erano circa cinquecento. Questa passeggiata era stata decisa lungo la settimana se si fosse annunziata la domenica precedente il numero avrebbe Superato i 700
Verso le 3 e mezzo erano tutti inginocchiati avanti alla tomba. Oh ! come D. Bosco avrà esultato nel vedersi intorno tutti quei figli del popolo, artigianelli di ogni mestiere, che rappresentavano il principio delle sue fatiche, l'esordio delle sue intraprese, che esso aveva sempre amati e protestò di amare con uno specialissimo affetto.
Dopo breve preghiera, presero un istante di riposo conservando l'ordine delle file, e ascesi nella cappella del Collegio dopo il Tantum ergo in musica fu loro impartita la benedizione col SS. Sacramento.
Nel cortile erano aspettati dai chierici del Collegio e da tutti i giovani dell'Ospizio di di S. Benigno Canavese, venuti anche essi per prendere parte alla festa del Rettor Maggiore D. Rua e per onorare D. Bosco.
Distribuita a' giovani esteri una piccola merenda, si vide una scena di fraterna amorevolezza : i chierici, gli allievi di S. Benigno, i giovani esteri grandi e piccoli mescolarsi gli uni cogli altri, formar gruppi, giuocare insieme, come se fossero amici d'antica data. Ed era la prima volta che si vedevano.
Dopo circa un' ora di piacevole trattenimento, tutti si ordinarono innanzi alla tomba; la banda suonò una marcia funebre, e questa finita, il signor Avvocato C. D., zelante e assiduo catechista di questo oratorio, rivolse la parola a quella così numerosa e vivace assemblea che pur stava immobile ed in profondo silenzio. Diamo un breve sunto di ciò che esso disse.
Giovani carissimi,
Nel mese di Ottobre dell' anno precedente noi avevamo esaudito uno dei più ardenti desiderii del nostro cuore ; ai piedi di questo avello, circondato dal compianto, dalla universale venerazione, deponevano una corona, omaggio del nostro affetto, dei sentimenti di gratitudine, di fede verso Colui che fu l'Apostolo della gioventù, il Protettore degli orfani, dei fanciulli poveri.
Oggi vivamente commossi da una dolce mestizia, inspirati dall'amore, dalla fede abbiamo pregato innanzi alla tomba di Lui che fu simbolo di pace, di carità, di Lui che dalla confidenza in Dio solamente gridato e da un cuore nobile, ardente di santo zelo, operò nell' indifferenza di questo secolo miracoli d'amore, di Lui che piangono centomila figli, ricordanti il sorriso paterno; l'amorevole parola dell'Angelo della beneficenza.
La Storia racconterà gli eroi ed i martiri della politica libertà; il secolo XIX annovera pure i martiri della Fede; non è martirio di sangue; è martirio di lacrime, tortura di cuore; quando l'indifferenza, il cinismo più stolto ed impudente, larvati sotto la maschera di una audace e falsa libertà filosofica, corrompono le coscienze dei giovanetti, cercando schiantare ogni principio morale, colui che affronta questa indifferenza, che inalbera il vessillo della redenzione morale della gioventù, che soffre l'odio, la malignità, lo scherno, l'ingiuria dei reprobi, che vede al piombo micidiale di un settario esposta la sua vita e non si spaventa, non ha un istante solo di sfiducia, ma frena le la crime, non ascolta il dolore, anzi nei più secreti penetrali del cuore lo racchiude, è tranquillo, dolce, soave nei giorni abbeverati di fiele, in quelle ore nelle quali lo spirito compresso dai malvagi agonizza pel bene, colui è martire; questi è D. Bosco.
Giovani carissimi, gli Oratorii Festivi sono la più splendida creazione del Venerato Fondatore dei Salesiani, costituiscono una delle gemme più fulgide che adornano la sua corona di gloria celeste.
Ah ! voi bene ne conoscete l'importanza, voi che li frequentate. La conoscono i vostri padri che a noi vi affidano, le. famiglie vostre che nella parola della Fede trovano il mezzo più valido, l'usbergo più sicuro perchè siate protetti contro le insidie degli empii, perché siate un giorno uomini onesti, ottimi cittadini, perchè possiate essere di esempio ai tiepidi cristiani, conforto, sostegno, aiuto della famiglia, della società.
Oh! noi siamo ben dolenti di non avere la mente, lo zelo, il cuore del nostro compianto Padre, ma abbiamo il suo esempio, le sue virtù per guida; noi procureremo di esserne fedeli, esatti discepoli, e nell' amore per voi, o giovani carissimi, confortati da Dio, dalla soave memoria di D. Bosco compendieremo l'ultimo sospiro della vita, l'ultimo palpito del cuore.
Giovani carissimi, sopra tutti noi aleggia lo spirito di D. Bosco, dal Cielo Egli vi vede, vi protegge, vi benedice, ed invoca sopra di voi il più beato sorriso di N. S. Ausiliatrice, lo sguardo più dolce del Divin Suo Figlio.
Promettete adunque innanzi a questa tomba santificata dal ricordo, dal fervore della preghiera, innanzi ad essa dove si effondono sospiri di dolore, secreti imperscrutabili di umane coscienze, promettete di non abbandonare mai l'Oratorio festivo, perchè i figli non possono abbandonare la casa del padre ; la vostra promessa sia solenne come un giuramento! Ricordatevi, giovani carissimi, che D. Bosco vi guarda dal Cielo, sia scolpita nei vostri cuori la promessa, come la scrivono in questo momento gli Angioli nei libri celesti.
Come ebbe finito, tutti s'inginocchiarono, e recitate alcune preghiere per il caro defunto, dopo una funebre sinfonia, ritornarono in città. Nell'Oratorio si era fatto in quel frattempo dai giovani interni la solenne processione colla statua di S. Luigi Gonzaga e le altre funzioni di uso.
Verso le 8 1/2 pomeridiane nell'ampio cortile dell'Oratorio bellamente addobbato e illuminato incominciò una grandiosa accademia musicale, letteraria in onore di D. Michele Rua.
Molti Signori Cooperatori e Cooperatrici vollero non solo con doni ed offerte rendere omaggio al Successore di D. Bosco, ma di presenza pigliarono parte a quella festa. Bello e patetico riuscì l'inno musicato dal Maestro Dogliani, eseguito dai giovanetti ed accompagnato dal suono della banda dell'Oratorio. Con questa alternava scelti pezzi di musica la banda di S. Benigno Canavese. Molto pregiati furono i componimenti in prosa ed in verso, recitati dai Salesiani e dai giovanetti, e il nome di D. Rua s'intrecciava sempre con quello di D. Bosco. Tutto l'apparato, l'illuminazione, i doni esposti, coloro che sedevano ne' posti d'onore, la moltitudine dei giovani ai quali si aggiungevano gli allievi di S. Benigno e di S. Giovanni, ricordavano quei giorni nei quali D. Bosco era in mezzo di noi. Sulla seggiola un tempo occupata da D. Bosco sedeva l'amatissimo nostro D. Rua.
Fra i doni quello che riuscì carissimo a D. Rua fu un autografo di D. Bosco del quale sta bene qui fare un breve cenno. Nel 1847 essendo andato D. Bosco a S. Ignazio sopra Lanzo per gli esercizi spirituali, sopra un piccolo foglio di carta aveva scritto da un lato i suoi proponimenti e dall'altro alcune massime. I proponimenti erano questi : - 1° Ogni giorno visita al SS. Sacramento. 2° Ogni settimana una mortificazione e confessione. 3° Ogni mese leggere le preghiere della buona morte; Domine, da quod jubes, et jube quod vis. Le massime: Il Sacerdote è il turibolo della Divinità (Teod.) È soldato di Cristo (S. Gio. C.) L'orazione del Sacerdote è come l'acqua al pesce, l'aria all'uccello, il fonte al cervo. Chi prega è come colui che va dal Re.
Questo foglietto D. Bosco avevalo messo per segnacolo nel suo breviario e venuto a Torino un bel giorno lo smarrì nel cortile. Un giovanetto lo vide, riconobbe il carattere, e siccome tutto ciò che era di D. Bosco si riguardava dagli allievi come un tesoro, lo ritenne per sè come preziosa memoria e lo custodì fino al maggio 1889. E in questo anno pensò di consegnarlo agli archivii della casa, e chiuso fra doppio vetro in una piccola cornice indorata, fu presentato a D. Rua come all'erede dello spirito sacerdotale di D. Bosco.
Il giorno 24 il Comitato per la dimostrazione figliale al caro e compianto D. Bosco, circondato da un buon numero di aderenti, si trovò alle 9 precise alla porta dell'Oratorio Salesiano. Di qui si recò in corpo, preceduto dalla musica istrumentale dell'Oratorio stesso, in apposita sala, dove fu pregato di venire il degno successore di D. Bosco.
Il distinto Prof. A. Fabre così parlò
La Commissione per l'annua dimostrazione di figliale riconoscenza degli antichi Allievi dell'Oratorio al venerando Fondatore di esso, quando fu dal Signore chiamato a sè il nostro sempre carissimo Padre D. BOSCO, si radunava per deliberare se dovesse ancora continuare oppure interrompere la bella usanza di festeggiare con un dono gentile il suo Onomastico, e deliberò unanime di seguitare verso il Successore di Lui quel piccolo tributo di un grande affetto, e che, pur dirigendo coll'intenzione e col cuore alla venerata memoria del Grande Estinto la nostra Dimostrazione, questa in pari tempo facessimo dinanzi a.
Lei, ottimo Sig. D. RUA, che di D. Bosco ci richiama al pensiero la virtù, la benefica missione, i saggi insegnamenti, gli esempi opportunissimi e salutari.
Questo deliberava l'anno scorso la nostra Commissione; ed ecco che quest'anno, primo in cui ciò si manda ad effetto, essa Commissione incaricò me suo Segretario, a presentarle, ottimo e sempre caro Signore, a nome dell'intiero nostro Sodalizio, i sentimenti del nostro cuore, il piccolo, ma cordialissimo tributo del nostro povero obolo. Ed io accettai questo incarico con grandissima gioia, e Dio volesse che, così come ne avrei l'intenzione, potessi esprimere a dovere ciò che pensiamo tutti noi, ciò che sento io pel primo verso D. Bosco, verso di Lei, suo degno Successore, e verso l'intiera Casa Salesiana, della quale ci professiamo sempre devoti confratelli ed amici.
Noi sentiamo nel fondo dell'animo che a D. Bosco, di santa memoria, dobbiamo in tutto o in parte la nostra educazione religiosa e civile, il pane del corpo per molti anni, la formazione del carattere e le virili costumanze che ci accompagnano nella vita; molti di noi, anzi quasi tutti, gli dobbiamo l'avviamento agli studi, alle civili o militari od ecclesiastiche o professionali carriere, che ci danno un pane onorato e saporito, perchè dovuto all'onesto lavoro e condito dalla lieta coscienza di una vita con Lui cominciata e per Lui continuata cristianamente operosa. Noi sentiamo tutti che la memoria di quel sant'uomo ci sostiene e rinfranca nelle traversie della vita, ci fa talora vergognare nei nostri traviamenti, o nella pusillanimità che ne sorprende di fronte alle difficoltà che ci si oppongono sul sentiero della virtù e del dovere.
Noi sentiamo tutti che per una grande bontà del Signore abbiamo incontrato nel nostro cammino un uomo, che, cintisi i lombi di virtù e di scienza e di pazienza lunganime, e fattasi una prima eletta di coadiutori e seguaci a cui tenner dietro le centinaia di altri del pari affezionati e zelanti, s'applicò ad educare noi ed altri mille simili a noi per trarli dalle vie della volgarità e forse del delitto e farne degni cittadini della patria prima e poi del cielo. Noi siamo dunque affezionati e riconoscenti a D. Bosco, e veniamo e verremo a dirglielo qui per molti anni ancora, come andremo ad affermarlo più solennemente fra un'ora sulla tomba cara e venerata di Lui, dove colle nostre offerte di quest'anno abbiamo posto una modesta lapide a ricordo perenne dei nostri sentimenti verso l'insigne nostro Benefattore.
Noi tutti inoltre sentiamo che l'opera benefica di un tal uomo e della sua Istituzione, non che venir meno alla sua dipartita di quaggiù, si è fatta anzi più stabile e più larga. Noi sappiamo che, mercè i saggi principi e la salda base datagli dal Fondatore e gli aiuti d' ogni maniera che il Cielo le prodiga per mezzo della Chiesa e dei Cooperatori zelanti, ma in special modo per la virtù grande degli attuali Capi del Salesiano Oratorio e più che tutti di Lei, ottimo e carissimo Signor D. Rua, che sì degnamente rappresenta il primo padre di questa Casa, essa Casa e le cento figliali, che in Italia, in Francia, in Ispagna, in Inghilterra, nell'Austria, nelle due Americhe già sono diffuse, perpetueranno i meriti di D. Bosco benedetto e rallegreranno vie meglio noi, che degli umili principi fummo testimoni e partecipi, e che ora ne condividiamo la gloria quasi di cosa in parte nostra, non foss'altro per la simpatia e per i caldissimi voti.
Gli è per ciò che noi, dopo aver detto quello che sentiamo per D. Bosco, diciam quello che della Casa tutta quanta dei Salesiani e di Lei in particolar modo che la rappresenta e la dirige sentono tutti i Salesiani, tutti i Cooperatori in generale ed in ispecie noi antichi e sempre nuovi figli del Salesiano Oratorio.
Se al padre ci lega amor di figliuoli, all'Oratorio ed a Lei ci stringe dilezione di fratelli e di amici sinceri ; se di D. Bosco ci protestiamo scolari e seguaci, di Lei e dei Salesiani siamo condiscepoli e commilitoni, e quella simpatia e quell'affetto che più non ci è dato mostrare direttamente a Lui, a Lei ed a' suoi vogliamo costantemente serbare nel cuore ed eternamente significare con tutti quei mezzi che ci saranno concessi.
E quest'anno avremmo voluto fare all'Oratorio ed a Lei un dono corrispondente al nostro desiderio ed a' meriti suoi, ottimo Sig. D. Rua ; ma, avendo saputo come si allestisse la cripta funeraria sulla tomba del ben amato nostro D. Bosco, abbiamo voluto avere la nostra parte in questo omaggio del cuore, ed abbiamo procurata, e fra un'ora anderemo ad inaugurare, una lapide graziosa e modesta, che resti a perpetuo ricordo della nostra devozione verso di Lui.
Di essa lapide Le presentiamo qui il disegno, nel quale, oltre le parole che dovrebbero nel modo più semplice ricordare i nostri sentimenti verso D. Bosco, V. S. M. Rev. potrà scorgere che vi sono bellamente scolpiti da un lato dei fiori e dall'altro una lampada accesa e al di sopra un Crocifisso. I fiori simboleggiano le virtù molte e olezzanti di cui era adorno il nostro buon Padre, e quelle in. che vorremmo poterlo e saperlo imitare noi suoi affezionati figliuoli. La lampada ricorda la fede viva di Lui e la carità ardentissima per la saluto delle anime e per la gloria di Dio ; fede e carità che noi tutti vorremmo coltivare nel cuor nostro per amore di Lui, come vorremmo che la non mai spenta fiamma di quella lampada dicesse in perpetuo a D. Bosco e a chi ne visiterà il mausoleo, che gli antichi Allievi dell'Oratorio gli serbano imperituro il loro affetto e la ben dovuta riconoscenza. A tutto sovrasta il Crocifisso, in nome del quale tutto pensò, tutto sofferse, tutto fece D. Bosco e in nome del quale tutto vogliamo pensare, soffrire e fare noi per essergli ora e sempre degni discepoli e figliuoli.
Ecco il nostro dono per la festa di San Giovanni, a cui non Le sarà discaro di sapere, ottimo Sig. D. Rua, che abbiamo deciso di aggiungere come appendice l'inaugurazione pel 15 Agosto prossimo venturo di un'altra lapide, di cui è già data la commissione e qui riprodotto il disegno, e che porremo sulla casa ove nacque e molti anni abitò il nostro caro padre D. Bosco, perchè rimanga segnalato ai contemporanei ed ai posteri il luogo dove prima palpitò per Dio e per gli uomini il cuore di quel Grande che del suo nome delle sue virtù, delle sue istituzioni ammirabili doveva riempire più tardi l'Europa, anzi il mondo (1).
Gradisca, o caro Signor D. Rua, il nostro semplice omaggio e ci confermi e ci conservi la sua affezione, e ci ricordi qualche volta nel santo Sacrifizio al Signore, a quel modo che noi Lei ricordiamo sempre con grande venerazione ed amore, come la persona in cui più vasta orma di suo spirito virtuoso e benefico lasciava il santo Fondatore del Salesiano Oratorio.
Ciò detto, si lesse l' elenco degli aderenti a quella dimostrazione e poi D. Rua li ringraziò dell' affetto da essi dimostrato a D. Bosco ed a lui ed all'intiero Oratorio; li assicurò che esso intendeva imitare D. Bosco nel ricambiare tutti in generale e ciascuno in particolare, sia amandoli nell'interno del cuore, sia col pregare per essi e per le loro famiglie, sia col giovarli in tutto che le sue forze e quelle de' suoi fratelli lo consentissero. Da ultimo disse che intendeva si continuasse la bella usanza, per la quale D. Bosco soleva invitare tutti gli antichi allievi dell'Oratorio, che si ricordavano di lui e gli continuavano la loro affezione, ad un fratellevole banchetto per godere alcune ore della piacevole compagnia degli antichi e sempre cari suoi figli ed amici.
Ringraziato e salutato cordialissimamente D. Rua, il Comitato e gli altri si avviarono, preceduti già dalla musica, alla tomba, di D. Bosco in Valsalice. Giunsero alla 11 precise; secondo il convenuto, i musici precedettero la comitiva e, tutti compresi di dolci e melanconici sentimenti ed affetti, entrarono in quella cripta dove stanno le ossa venerate del loro buon Padre educatore ed amico. Ivi ciascuno pregò qualche momento in religioso silenzio e quindi il Prof. Fabre, presenti i chierici del Collegio, lesse il seguente affettuoso discorso:
Difficile incarico, eppure onorifico molto ed al mio cuore soprammodo carissimo, mi avete dato voi tutti, i quali, come me, aveste la bella sorte di godere per molti anni il consorzio, la disciplina, gli esempi ammirabili di quell'uomo pari ai grandissimi, le cui spoglie mortali sono qui da un anno e mezzo composte in pace sotto il sorriso di Dio, aspettanti dal tempo e dall' autorità competente della Chiesa quell'aureola, di che il comune voto di chi lo conobbe già gli circonda le veneratissime tempia.
Ho detto onorevole incarico ; e quanto non dev' essere ambito quello di porgere solennemente il primo fiore della gratitudine e dell' amore di tutti i già discepoli del Salesiano Oratorio a quel D. BOSCO, di che ci vantiamo tutti e sempre gli affezionatissimi figliuoli ? Incarico che fu a me, non ad altri cento, di me più capaci e meritevoli di assumerlo, conferito, non per altro forse, se non perchè parve toccarmi per debito dell'ufficio di Segretario che di recente mi si volle accollare; o forse , con pensiero di che sono riconoscente molto a' miei compagni nella Commissione, per darmi un'occasione di affermare una volta di più i teneri vincoli di gratitudine e d' amore che mi legarono e legano al venerato Padre e Maestro.
Ma se onorifico ed ambito è questo cómpito, quanto non mi riuscirà difficile lo sdebitarmene degnamente ? ! Che non si è detto già e da me varie volte alla buona, e da altri con eleganza e calore ? e che si potrebbe ora dire che ciascuno
che mi ode non risappia più e meglio intorno alle virtù ed ai meriti singolari di quel modesto Sacerdote, che dai più umili principi saliva grado grado a tale di potenza e di fama, che i potenti e i famosi del mondo lo desideravano a gara consigliero ed amico, le città lo acclatnavano e gli recavano in abbondanza il tributo di ammirazione e di tesori per le sue opere gigantesche, e le migliaia di paesi il richiedevano li facesse partecipi dei vantaggi di sue istituzioni educatrici e benefiche verso ogni ordine di persone?
Tutto fu detto già, Lui vivo, per molti anni, e l'anno scorso principalmente in occasione della sua, per noi, dolorosissima dipartita. La povertà de' suoi natali, la precocità dell' ingegno e della pietà meravigliosa congiunte con una gaiezza di spirito ed un' agilità di corpo simpaticissime ; la maturità di quel senno trilustre che gli faceva radimare i compagni ad un preludio di Oratorio sul battuto del suo casale nativo, dove, catechizzar e divertito più dozzine di monellucci suoi coetanei, li conduceva da ultimo ad una chiesa e li rinviava alle lor case, lieti della santificata domenica ed alacri ai lavori campestri per la intera settimana.
Tutto fu detto già. - E fu lodata le mille volte l'esemplarità della sua vita di studente e di chierico, e lo zelo e la dottrina del nuovo Sacerdote, e gli esordi dell'Oratorio Salesiano nella sacrestia di S. Francesco d'Assisi, con quelle primizie della Casa che sono il nostro Presidente della Dimostrazione Carlo Gastini, e i Gaspardone, e i Castagno, e i Falchero, e i fratelli Carlo e Giuseppe Buzzetti e poi. i D. Reviglio e i Don Bellia, e i D. Rua ed altri ed altri molti che noi conosciamo ed amiamo come fratelli.
Già fu detto della semplicità e della poesia del primitivo convitto Salesiano e dei primi tempi che chiameremmo eroici di questa istituzione, che doveva così in fretta ascendere la curva della sua grandezza e giganteggiare benedetta da Dio e dalla Chiesa e dai paesi tutti della terra che sì gran bene se ne ripromettono in presente e nel più remoto avvenire. E lodati già furono gl'incrementi successivi dell'Oratorio, e lo sciamare delle cento case, e i molteplici lavori di quell'uomo infaticabile, e i molti ministri da Lui dati al santuario, e le centinaia di Missionari alle Americhe, e le migliaia di Suore alla società e il bene infinito dei cento mila Cooperatori e le meraviglie della sua vita intima, e il posto grande che occuperà nella storia del suo secolo ecc. ecc. ecc. - Tutto fu detto già.
Che dovrei io dire adunque che portasse il pregio d'essere ascoltato ? - Nulla. Mi restringerò dunque a rallegrarmi con quanti presero parte a questa festa soave e commovente del cuore. Dimostrazione importante e significativa soprammodo è questa vostra, di centinaia cioè di sacerdoti e di laici che usciti da più o meno tempo dalla Casa di Don Bosco, serbano a Lui ed alla Casa stessa una riconoscenza vivissima del pari che giusta. Lode a voi tutti, o generosi, che tenete alta la bandiera del Salesiano Oratorio ; Voi che proclamate ogni anno col fatto come vi rechiate ad onore d' appartenere a quel drappello di dispregiati talora ed osteggiati dal mondo che non vi conosce, i quali, serbando fede alle discipline ed agli esempi di Don Bosco, attendono, ciascuno nel posto in cui lo chiamava il Signore, alla propria santificazione e all'edificazione del suo prossimo.
Non abbiate timore ; taluno vedendovi frequenti alla chiesa, assidui alla preghiera e ai Sacramenti, vi chiamerà per avventura, come molti chiamavano il grande Saluzzese, di cui di questi giorni appunto festeggiasi il centenario, pinzoccheri o bacchettoni; ma poi vedendo che la vostra bacchettoneria non solo non impedisce ma giova mirabilmente a fare di voi buoni figliuoli, buoni padri di famiglia, buoni cittadini, integri magistrati, valenti professionisti, onestissimi negozianti, istruiti e zelanti ministri del Signore e così via via, a lungo andare si ricrederà del suo avventato giudizio, e l'essere uscito dal Salesiano Oratorio sarà per tutti, come già è ora per molti un vero diploma di onore, una garanzia per la società nella quale vi sarà dato di vivere.
Serbiamo fede agl'insegnamenti ed agli esempi del nostro Padre venerando, ed oltrechè non ci può fallire la beata méta dei giusti, anche nel mondo avrem parte di quella fama che già circonda e vie maggiore circonderà fra non molto la memoria del caro nostro Don Bosco.
E qui permettete, o amici, che io vi confidi come mi sembri essere diventato facile e felicissimo profeta... Io scorgo in un avvenire non troppo lontano un giorno in cui questa tomba modesta, divenuta uno splendido mausoleo, sarà visitata da miriadi di fedeli, ammiratori, come noi, delle virtù del sant'uomo ; e qui verrà da tutte le patrie dei venti il mondo cristiano ad un pellegrinaggio di fede, di onore, di amore. Qui verranno le madri cristiane a deporre la spregiata loro lacrima sui traviamenti dei figliuoli, cui il fiotto del mondo avrà travolto ne' suoi gorghi, e cercheranno lume alla mente e fuoco alla materna e cristiana loro carità per trovare le vie di quei cuori inaccessibili alle materne preghiere ed ai proprii rimorsi. - Qui verranno i dotti e i filantropi, che, volenterosi di adoperare al bene de' lor fratelli il censo avito e l'ingegno e l'ardore dell'anima generosa, s'ispireranno sulla tomba, divenuta un'ara, del grande Educatore torinese , e impareranno come si ottengano con minimi mezzi i grandissimi effetti dell'educazione de' fanciulli. - Qui verran gli uomini di chiesa e attingeran da quell'esemplare di Sacerdote lo zelo per la santificazione delle anime, la devozione alla Vergine. al Pontificato, ai consigli evangelici, la vivace a un tempo e pur mite parola dell'apologista cattolico, che, snebbiando le menti della caligine dell'errore, accende i cuori agli eroismi della virtù e della fede, sì nello splendore degli esempi, sì nel sacrifizio delle missioni lontane, sì nell'opera incessante del ministero sacerdotale, sì nella perseveranza del predicare colla viva parola e coi libri popolarissimi. - Qui verrà l'eterodosso di buona fede, il quale, accolto in cuore il primo dubbio sulla verità delle dottrine da lui professate fin là, vorrà studiare la sua religione, paragonarla colla cattolica, togliersi le dubbiezze e gli ostacoli che gli oppongono i pregiudizi della mente, le passioni del cuore, gl'interessi del mondo, le falso tenerezze de' suoi più cari, e qui troverà la luce che tutto gli rischiari il mistero dell'anima, la energia che tutti conquida gli sforzi dell'inimico per impedirgli la conversione. - Qui verranno i giovanetti a pigliar lena nella lotta contro le nascenti e rinascenti passioni, e lume per l'avvenire dei loro studi e della loro vocazione ; qui i vecchi ad attingere serenità, le vergini pudibonde a pigliar forza di tenere accesa la lampada e sveglie le assonnate palpebre fino al sopravvenire dello Sposo. - Qui, insomma, il popolo tutto cristiano troverà qualche cosa da imparare per avverare quella così faceta e pur così saggia parola che spesso correva alla bocca del buon Sacerdote : « Facciamo in guisa di star bene sempre in questo mondo e nell'altro! ...»
Rallegriamoci adunque che qui rimanga questa modesta lapide a ricordare a quei mille, a quei centomila, a quei milioni di visitatori della tomba di Don Bosco, come tanta e tale fosse la bontà del Grand'uomo, che per molti lustri serbavano i suoi antichi Allievi una devota riconoscenza pel bene che a loro Ei faceva.
Sì, o caro Don Bosco, tu ci hai amati come un padre amoroso e tutta la tua vita ponevi pe' tuoi diletti; ma anche noi ti amavamo e ti amiamo come devotissimi figliuoli; e « la cara e buona immagine paterna » portiamo scolpita nel cuore, come quella che ci è conforto nello avversità, sprone al ben fare, ritegno dalle azioni men che doverose ed oneste ; ed a quella mirando, e quella tentando, alla meglio, secondo la propria pochezza, di imitare, veniam migliorando la nostra vita presente per poterti essere compagni nella futura. Di ciò ti preghiamo, o caro amico dell'anime nostre, che ti faccia avvocato presso Iddio benedetto e verso la sua Santa Madre, di cui tanto zelavi la gloria nella tua vita mortale.
E voi, o aspiranti al levitico ministero, voi che qui crescete trepida speranza non pur della Chiesa ma e della civile società ; come quelli dai quali la patria e la Chiesa attendono esempi ed aiuti al bene, sostegno e lustro novello nelle opere della carità e dell'ingegno, temprati entrambi ai forti dettami del Vangelo a voi commentati dagli insegnamenti e dagli esempi del comune Padre di questa pia Casa ; voi che crescete all' ombra di questo, che sarà, fra non molto, il santuario del dilatato nome salesiano, voi custodite il sacro deposito di queste spoglie carissime, ed a quanti verranno visitatori nostrani o stranieri, mostrato col vostro contegno, colla fama che di voi suonerà pei mondo, se la saprete meritare, mostrate di che frutti fecondo fosse il sente gittato nel suo Istituto dal suo Fondatore benedetto e pregate intanto per noi tutti, i quali sparsi pel mondo, abbiamo più di voi nemici da paventare; pregate, dico, voi, che più tempo ne avete e più ascoltati siete in cielo per l'illibatezza della vita ; voi pregate che, per l'intercessione di quel Don Bosco che certo è già tra i beati posseditori di tutta la bontà e la potenza del suo Signore e della SS. Vergine aiuto dei Cristiani, noi tutti, così antichi come recenti Allievi del Salesiano Oratorio, possiamo rinnovare e perennare nei secoli eterni la figliale Dimostrazione di gratitudine e di affetto al grande Padre Don Bosco in seno a quel Dio, alla cui gloria Egli dedicò, con tanto zelo, l' infaticabile sua vita. Ed a far sì che di questo pietoso ufficio, che noi vi accolliamo, possiate ricordarvi di spesso, qui lasciamo, alla vostra custodia affidata, la modesta lapide che ricorda il nostro affetto per Don Bosco. Essa, a voi ed a tutti, co' suoi fiori ricordi le virtù di cui vorremmo ornarci per onorare la memoria di Lui, che tutto ne era infiorato ed olezzante, ed a quelle voi iniziava; e colla sua lampada rappresenti la nostra fede in tutto quello ch' Ei c'insegnava di credere, e il nostro ardente affetto per tutto quello ch'Ei ci esortava a praticare, come pure il perpetuo ricordo che in cuore portiamo per la sua santa memoria, che voglia Iddio fare gloriosa e benedetta per tutti i secoli dei secoli. - Così sia!...
Quindi fu consegnata la lapide che portava la seguente iscrizione
GLI ANTICHI ALLIEVI DEL SALESIANO ORATORIO DI TORINO
AL VENERATO E CARO D. GIOVANNI BOSCO
CHE FU A LORO PIU' CHE PADRE AMOROSO PEGNO DI GRANDE IMPERITURO AFFETTO
PONEVANO ADDI' XXIV GIUGNO
MDCCCLXXXIX
Allora il Rev. Teol. Reviglio diresse le preghiere rituali dei defunti. - Da ultimo il Teol. G. Barberis, Direttore del Collegio delle Missioni di Valsalice, prese la parola dicendo, fra le altre belle e buone cose, che per corrispondere alla fiducia che gli antichi allievi dimostravano verso di lui e dei suoi alunni, egli prometteva di fare in guisa che tutti i giorni uno fra i più buoni de' suoi chierici venisse a bella posta ad inginocchiarsi sulla tomba di D. Bosco a pregare in loro vece e in favor loro a seconda dei desiderii espressi dall' Oratore. La musica aveva intramezzate con gentile pensiero suonate funebri e suonate festive con le quali si dovevano esprimere e i mesti sentimenti dell'animo afflitto della perdita di D. Bosco, e la lieta speranza che già Egli sia nel consorzio dei Santi, e la santa gioia di tutti gli antichi suoi figli nel dargli quel cordialissimo omaggio di gratitudine e di affetto. E così terminò la cara Dimostrazione.
Alla sera pose termine a queste varie funzioni un'accademia musicale e letteraria ad onore di D. Bosco, che riuscì commoventissima. D. Rua presiedeva circondato da tutti gli altri superiori e da moltissimi Cooperatori e Cooperatrici. Come nella sera precedente, il ritratto di D. Bosco campeggiava sotto un bel padìglione. La banda dell.' Oratorio interno alternava i suoni colla banda dell' Oratorio esterno. Si ripetè l' inno della sera precedente. D. Rua, finita ogni cosa, disse alcune brevi parole. Ringraziò tutti quelli che avevano cooperato alla riuscita di quella testa. Lodò grandemente coll' approvazione di tutti le due scuole musicali di suono e di canto sia dell'Oratorio interno, come dell'Oratorio esterno, disse essere troppo fortunato che si fosse stabilito di congiungere il suo nome di Michele con quello di Giovanni, e fini col parlare delle Missioni, dell'aiuto costante che ci prestano i buoni Cooperatori ai quali non sa come rendere adeguate azioni di grazia, del bisogno che si ha di operai evangelici, e della gloria di chi obbedisce alla chiamata di Dio pel suo santo servizio e per la salute delle anime.
(1) Le due lapidi, opera del solerti scultori Poli Celso e Gastini. Vincenzo, via Tarino, furono condotte con tutta squisitezza; e quella specialmente che fu inaugurata in Valsalice è un vero gioiello artistico. Da un fondo grigio cupo, in cui campeggiano delle crocette in oro di stile lombardo, si stacca una cornice ornata da una parte di una bella corona di fiori e dall'altra da una lampadetta simbolica, il tutto sormontato da un crocifisso, e nel mezzo, su fondo nero, l'epigrafe semplice ed affettuosa.
In quest'anno nei giorni 24, 25, 26 del settembre prossimo si terrà nella città di Pìacenza il primo Congresso Catechistico. Il Sapientissimo Leone XIII mandò già la sua benedizione a questa assemblea alla quale prenderanno parte persone illustri e per dottrina e per esperienza. Ne è ispiratore, anima, moderatore Mons. Scalabrini che il Santo Padre chiamò il Vescovo dei catechismi . Siamo lieti di notificare ai nostri Cooperatori così fausto avvenimento, ricordando che l'Opera dei Catechismi fu per D. Bosco il fine ultimo di tutte le sue apostoliche fatiche.
Roma, 5 luglio 1889,
Il Bollettino Salesiano del mese di Giugno ultimo scorso annunziava ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiane le grandiose feste che da ogni parte i buoni Cattolici stavano preparando pel primo centenario della pubblica manifestazione della divozione al S. Cuore di Gesù, invitandoli a volervi ancor essi prender parte a renderle più splendide. Se altri si tennero obbligati di corrispondere a tale invito, i Salesiani di Roma non dovettero restare addietro nel buon esempio; essi che si trovano presso l'augusto santuario che l'indimenticabile D. Bosco, a costo di fatiche, dolori e sacrifizi di ogni genere, volle edìficare qui nella capitale del Mondo Cattolico perché restasse monumento imperituro della divozione sua e dei suoi figli Salesiani a questo divin Cuore. Le feste centenarie qui celebratesi furono solenni e splendide, ed io penso che i Cooperatori Salesiani, in grazia dei quali D. Bosco potè erigere questo Santuario, ne gradiranno un cenno, e così vedranno i salutari frutti della loro generosa carità.
Le feste durarono solo quattro giorni, cioè dal 27 al 30 Giugno compresi , ma vi si era premessa una conveniente preparazione di tutto il mese. Il valente oratore Canonico Baldazzi aveva saputo attirarsi ogni giorno più la simpatia dell'uditorio, che, malgrado la stagione assai calda, accorse sempre nu meroso a sentirlo esporre con tanta unzione le divine misericordie. Furonvi non poche sere in cui la chiesa era zeppa di gente, e sensibile ne fu il frutto di divozione negli ultimi giorni al sacro Tribunale di Penitenza e alla Sacra Mensa. Cogliendo la propizia occasione il mattino del Giovedì si fece la consacrazione di tre altari ultimati poco tempo prima, e S Em. za Rev.ma il Card. Parrocchi, Vicario di S. S. e nostro Protettore, consacrò Egli stesso il grazioso altare di S. Francesco di Sales, ch'Egli volle generosamente edificare ed adornare a proprie spese. Alle ore 6 pom. ebbero luogo i primi vespri in musica, cantati dai giovanetti dell'ospizio. Chi li sentì, persone competenti, ebbero a fare le più alte meraviglie che una trentina di ragazzi potessero eseguire con tanta precisione, robustezza e sicurezza d'intonazione, musica che presenta difficoltà gravi anche per provetti artisti. Nè ciò è punto esagerazione, se si pone mente chi fossero gli autori di quei cinque salmi, cioè Casali, Pitoni, Terziani, celebri maestri della grande scuola romana. Tutti i cinque salmi sono concertati a quattro voci, nei quali si vede il pensiero religioso svolto in tutta la sua maestosa gravità, sì che ti pare esser trasportato in quei secoli di fede quando, secondo lo spirito di Santa Chiesa, al soave e melodioso canto dell'orchestra si alternava il numeroso coro dei fedeli. Ai vespri seguì l'inno del Sacro Cuore, e in fine il Tantum Ergo del Palestrina, solito a cantarsi nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Il mattino del venerdì disse la Messa della Comunità l'Em. Card. Melkers, distribuendo di sua mano la S. Comunione per più d'un'ora ai fedeli accorsi fin da buon mattino a ricevere Gesù Sacramentato. Durante la s. Messa e Comunione i musici fecero sentire le soavi melodie del Clementi, Aldega, Terziani, Meluzzi e Cappocci cantando, come pure nei giorni seguenti, una scelta di mottetti dei sullodati autori adatti alla circostanza. Alle 10 solenne pontificale con Messa in musica a quattro voci del Maestro Pietro Terziani. In questa composizione tutto è grandioso, nè sapresti se più ammirare la severa unità di concetto, o la scorrevolezza della melodia, o la sublimità delle fughe, o la giusta interpretazione del pensiero, mentre che se nelle parole sue la Chiesa prega, egli ti fa pregare, se la Chiesa esulta, ti riempie il cuore di santo giubilo, se piange, ti scuote le più intime fibre e ti cava le lagrime. Il tutto coronato da una perfetta esecuzione davvero straordinaria in ragazzi di quella età e di quella istruzione.
Le funzioni dell'altare erano pur servite dai giovanetti del piccolo clero. Era la prima volta che il vasto presbitero compariva ornato di un bel numero di giovani chierichetti in sottana rossa, anch'essi primizie di tanti e tanti teneri cuori, che in avvenire formeranno la più gradita corona al Sacro Cuore di Gesù.
Siccome il triduo delle feste centenarie era pure indirizzato allo scopo di riparazione per l'orribile scandalo dell'orgie bruniane avvenute giorni prima, così alle tre ore pomeridiane si fece l'esposizione del SS. Sacramento, ed il popolo fedele accorse numeroso a presentare al Sacro Cuore di Gesù le sue proteste di amore e di rincrescimento per le molte offese fattegli. Alla sera il Canonico Baldazzi parlò del Sacro Cuore di Gesù, unico rimedio ai gravi mali che affliggono la presente società e scampar dai più gravi ancora che ne minacciano, invitando in fine tutti a rifugiarsi in quest'arca di salvazione che, come già l'arca di Noè, scamperà tutti coloro che a Lui ricorreranno.
Il mattino del Sabato, giorno dei gloriosi Apostoli Pietro e Paolo, il popolo libero dalle occupazioni della settimana accorse ancora più numeroso. Si ripeterono le medesime funzioni del Venerdì, ed i musici eseguirono altra grandiosa Messa a tre voci dell'istesso Terziani. Subito dopo si diede la Benedizione col SS., e così a mezzogiorno terminarono tutte le funzioni per dare libero campo ai fedeli di accorrere alla sera al solenne atto di riparazione nella Basilica di S. Pietro in Vaticano.
Domenica, chiusura del mese di Giugno e delle feste centenarie, fu ancor più solenne. Fin dalle prime ore del mattino si notò un affluire straordinario di fedeli. La sacra mensa fu occupata ad ogni tratto e per più ore di seguito. La Messa della Comunità fu detta dall'Em.mo Card. Macchi. Alle 10 pontificale solenne, in cui i musìci ripeterono la Messa a quattro voci del Terziani. Stante lo scopo a cui erano indirizzate le feste, non si poterono cantare i Vespri, quindi alle sei pom., recitato il S. Rosario, salì in pulpito il prelodato Can. Baldazzi e con gentile pensiero s'intrattenne a parlare del Papa. Era troppo evidente che lo scandalo bruniano era stato diretto eziandio ad insultare il capo dei fedeli, l' augusta persona del Sommo Pontefice. Laonde egli con affetto di figlio che parla del padre comune ai fratelli mostrò percorrendo la storia i grandi meriti del Papato, i benefizi che in ogni tempo ed ora sopratutto profonde sopra tutta la società, e la riconoscenza che questa gli dovrebbe. Quindi con caloroso appello invitò tutti ad un solenne atto di riparazione. Egli lo lesse ad alta voce e l'immenso popolo accorso con. un cuor solo ed una sola voce lo ripetè parola per parola. Fu proprio un momento solenne che commosse sino alle lagrime.
Dopo l'atto di riparazione i musici cantarono per l'ultima volta il bell'inno del Sacro Cuore musicato dal cav. Salvatore Meluzzi, maestro della Cappella Giulia di S. Pietro in Vaticano, e che ci offrì da eseguire per la circostanza. È una composizione che pienamente interpreta e svolge il delicatissimo concetto che la Chiesa propone a considerare nell'inno. Di quest'insigne favore dobbiamo le più sentite grazie al valente Maestro, che, non contento di averci procurato per le nostre feste centenarie quanto di meglio seppe trovare nell'archivio di S. Pietro in Vaticano, degnossi ancora incaricare il proprio figlio Andrea Meluzzi, Maestro della Cappella del Gesù, a lui coadiutore e futuro successore nella direzione della Cappella Giulia, a venire a sentire le prove dei nostri musici e dirigerne in persona l'esecuzione.
A tutto pose termine la solenne Benedizione del SS. compartita da S. Eminenza il Card. Parrocchi. In quel momento solenne quante grazie non avrà profuso il Sacro Cuore di Gesù a tanti suoi devoti, come egli solennemente promise alla Beata Margherita Alacoque. Mai non si vide nella nostra chiesa tanto slancio, tanto affluire di popolo da riempirla letteralmente tutta quanta. Di tutto sia ringraziato il Sacro Cuore di Gesù e i nostri benemeriti Cooperatori Salesiani.
Sac. A. F.
Persona autorevole ci scrive e in ossequio alla medesima pubblichiamo la seguente relazione:
Al laboratorio e scuola elementare femminile privata inaugurata da due anni nella casa dei Salesiani in Moncrivello, diretta dalle Suore di Maria Ausiliatrice, si aggiunse in quest'anno, per la generosa carità di un ragguardevole Benefattore, una scuola-asilo pei bambini dai 3 1/2 a 6 anni, il cui numero già si avvicina al cento, sebbene la maggior parte non si ammetta che a pagamento; e chi nelle ore pom. della domenica 23 giugno ultimo scorso si è trovato presente al primo pubblico saggio, ha certamente gustato i dolci frutti di una proporzionata istruzione e retta educazione che ponno dare anche i teneri fanciulletti.
Preparatosi in cortile avanti la scuola un modesto padiglione, da cui pendevano l'augusta effigie di Leone XIII, del Re, della Regina col ritratto del compianto D. Bosco, all'ora stabilita intervennero numerosi parenti colla signora Marchesa Ersilia di Moncrivello-Borromeo, accompagnata dalla sua casa e da altri notabili del paese; e, quando ognuno pensava che la Rev.da Maestra prendesse il comando per dar principio al saggio, che giusta il programma doveva raggirarsi intorno ai primi rudimenti di religione e storia sacra, di lettura e scrittura, nomenclatura, esercizi di memoria, ginnastica e canto, ecco invece uscire dai banchi dell'elegante scaglione e comparire sulla sua gradinata una vispa ed amabile bambina poco più che cinquenne, la quale, dato con franca e gentil parola un rispettoso saluto a tutti, e chiesta la debita venia, pregò la sua maestra non volesse più oltre stancarsi e lasciasse a lei, tuttavia piccina, tutta l'impresa della direzione del saggio. Ottenutone dalla Maestra l'assenso unito a belle parole d'incoraggiamento , salita una piccola cattedra , prese il comando, e, colla serietà di una maestra provetta unita ad una infantile dolcezza, diresse tante domande e tanti fece eseguire esercizi, canti e movimenti, che, essa sola costituiva una meraviglia, e sopra di sè traeva lo stupore universale. I suoi piccoli allievi, rinfrancati da una sì abile maestra della loro stessa età ed altezza, per più di un'ora si mantennero in continua disciplina ed azione, senza sbagliare di un punto anche nei più complicati esercizi del programma fino al termine. Fu a questo punto specialmente che tutti eruppero in una fragorosa ammirazione per quello che mai prima si era visto in questo paese, e per le Suore ed i bambini che tanto seppero fare, in soli nove mesi dacché si è stabilita la nuova scuola. I babbi e le mamme palesavano tanta emozione che avrebbero voluto senza più indugiare raccogliersi dai banchi i proprii fanciulletti per baciarli con maggior amore, contenti sempre più dei piccoli sacrifizi fatti per tenerlì alla scuola, e sempre più grati agli insigni benefattori alla cui disinteressata carità si deve la nascente istituzione, apportatrice di tanto bene morale e fisico ai bambini, e di tanta comodità e vantaggio a quest'agricola popolazione. Si è appunto a tal riguardo che l'egregio professore cav. D. Valleris disse eleganti e stringenti parole nel discorso che si è degnato rivolgere alla folla spettatrice, dissipando con forbite maniere ogni difficoltà che qualcuno meno benevolo potesse ancora avanzare.
Però chi scrive, interprete dei sentimenti dei suoi compatrioti, gli rende il dovuto omaggio di un sincero ringraziamento, fiducioso che non cadrà inutile la sua parola, e si potrà tardi o tosto compiere i comuni voti per l'erezione di una nuova e 2a classe, onde tutti i bambini del paese dai tre ai sei anni possano godere egual beneficio, e tutte le famiglie siano meglio sollevate nella custodia ed educazione dei pargoletti.
Non fu però qui chiusa la festa; viene adesso la parte più gaia ed allegra quale naturale conseguenza del bene che si è compiuto.
Le fanciulle adulte, allieve della scuola elementare privata, quelle stesse che col loro armonioso canto concorsero a rendere più solenne il saggio, si ebbero dalle mani dei loro parenti eleganti ed utili premii di studio e di lavori femminili , ed ai bambini venne presentato un copioso assortimento di bambole, trombette, sonagli ed altri gingilli e balocchi, per cui ne nacque all'improvviso tale un allegro gridìo di fanciulli e generale movimento, che, posto a confronto colla disciplina e serietà poc'anzi ammirata, rese completo il bel quadro del saggio. E qui era anche più bello vedere la sullodata signora Marchesa , nella sua matronale figura e benignità materna, distribuire di sua mano i gingilli e le trombette, compiacendosi di sentire una musica di ben nuovo genere ; e dipoi nel cortile, circondata da un mondo di gente, accarezzare i suoi piccoli protetti e regalarli di confetti , accompagnata sempre dalla bambina Maestra fregiata della medaglia che la stessa Marchesa le aveva posto alla spalla nella sua apoteosi subito dopo il saggio. Quest'ultimo atto di una illustre matrona che sa farsi piccola coi piccoli, e quasi una loro madre , ci ha convinti ancor una volta della grandezza del suo animo per cui i presenti non sapevano bene, se più era da ammirarsi la semplicità dei bambini o l'amabilità della nobile donna.
Non devo poi dimenticare la bella mostra che si fece dei lavori femminili eseguiti lungo l'anno dalle scolare e damigelle del laboratorio diretto da apposita Maestra, i quali esposti in bell'ordine e simmetria nella più ampia ed elegante sala della casa, furono ripetutamente visitati, riscuotendo approvazione per l'abile Maestra ed incoraggiamento per le fanciulle, dalle signore intelligenti nella materia, e riconoscendo anche in questo un gran vantaggio al paese, se le figliuole e le madri di famiglia sapranno ben compiere i lavori del loro stato, tanto necessarii nel domestico casolare. Trassero singolarmente l'attenzione un lenzuolo ed un copribusto riccamente lavorati con abilità e pazienza dalla damigella V. I
Insomma una festa unicamente destinata a far conoscere ai parenti il profitto dei loro bambini, è diventata una festa del paese; e dopo ciò il paese non dimenticherà mai il patriottismo della signora Persico nel disporre della sua ampia ed igienica casa perchè tornasse di così gran vantaggio alla gioventù e di ornamento al comune, incominciando un'epoca novella per Moncrivello; come non dimenticherà quelle illustri persone che le hanno data generosa la mano per l'impianto della scuola-asilo, di cui si sospira il compimento.
Sia ora data la ben meritata lode a queste venerande Suore, veri angeli della patria, le quali con sorprendente abilità, assiduo lavoro ed affettuosa pazienza tanto bene sanno operare. Nessuna meraviglia che il paese intiero le circondi, fin dal loro arrivo fra noi, dì religioso rispetto, stima ed affezione: tutto ben si meritano. Si abbiamo pure una pubblica testimonianza della nostra profonda gratitudine.
Alle condizioni richiesto da Santa Chiesa, e senza pretendere che si presti altra fede che quella, la quale si merita un fatto riferito da persona, che ne fu testimonio, e pregati dalla medesima, pubblichiamo quanto segue
ILL.MO E REV.MO SIGNORE.
Un sentimento di gratitudine verso il benemerito e compianto D. Bosco mi muove a rivolgermi a Lei, Rev.mo Signore, per chiederle un favore.
Nell'estate decorsa un padre di famiglia , mio unico e carissimo fratello , si ammalò gravemente , tanto da far disperare di sua guarigione. In prima fu colto dal mal di petto, quindi sopraggiunse il tifo, con altri malori dolorosi e gravi.
Molte preghiere s'innalzarono al Signore, alla Vergine SS. ed a varii Santi, per ottenere la grazia della conservazione di una vita tanto preziosa, ma niuna speranza ci veniva fatto di concepire, poichè il male progrediva nel suo corso.
Allora fu che mi venne il pensiero d'invocare Maria SS. sotto il titolo di Ausiliatrice, ed insieme implorare l'intercessione dell'anima cara di D. Bosco. A questo pensiero un raggio di speranza riapriva il mio cuore; fiduciosa di essere esaudita esclamai: Se D. Bosco vuol essere santificato, deve ottenermi la grazia, ed io non mancherò di pubblicarla. Promisi anche di aiutare la sua opera con offerta speciale; e la grazia tanto desiderata fu ottenuta.
Prima che partisse per le missioni l' ultima carovana, io mandai alcuni arredi sacri al Direttore del Collegio Salesiano in questa città pregandolo d'inviarli costà. Con tale offerta però non ho soddisfatto il mio debito con D. Bosco che a metà ; quindi mi rivolgo a V. S. per soddisfarlo intieramente, pubblicando nel Bollettino Salesiano questo favore che io ritengo ottenuto per sua intercessione.
Firenze, 7 febbraio 1839.
Sua Umil.ma Serva A. C. CooPERATRIcE.
Dalla Patagonia Meridionale.
Un aiuto alla Missione dell' Isole Malvine. - Il primo frutto della Terra del Fuoco assicurato.
Puntarenas, 25 gennaio 1889. CARISSIMO E MOLTO REV. D. RUA,
Le abbiamo dato notizia del nostro arrivo a Puntarenas e dei preparativi che stavamo facendo per la Missione. Adesso io le posso dire di più che D. Del-Turco è già partito per le Isole Malvine, anzi che è già a tener compagnia al nostro carissimo D. Patrizio Daimond. Che belle notizie mi comunica di là! Più di venticinque conversioni di protestanti alla nostra santa Religione : grande entusiasmo nel voler fondare un Collegio pei figli dei cattolici e molto fervore in tutti. Deo gratias di questo bene.
Appena D. Beauvoir, che trovasi dando missioni, mi indicherà la sua dimora, gli manderò pure un Sacerdote a compagno nelle apostoliche fatiche.
Il giorno 8 del corrente mese rendeva l'anima a Dio la nostra carissima India Luigia Fueghina, munita di tutti i conforti di nostra santa Religione.
Povera figliuola ! Raccolta da me nella Terra del Fuoco dopo l'uccisione di suo padre, condotta a Puntarenas, e di là sul fine del 1887 venuta in Italia in compagnia di due suore di Maria SS. Ausiliatrice, era stata presentata da Mons. Cagliero a D. Bosco come primo fiore di quella lontanissima Missione. Qual viva gioia essa manifestò quando fu alla presenza di quell'uomo che aveva mandato in America i suoi salvatori ! Quante preghiere essa fece quando seppe D. Bosco gravemente ammalato; quante lagrime sparse alla notizia della sua morte. E fu condotta a vedere la sua salma, assistette al suo funerale, fu presente alla sua sepoltura.
Ritornata in America, rammentava sempre ciò che aveva visto e udito di D. Bosco; e declinando la sua sanità per i tanti strapazzi sofferti nella sua infanzia, il Signore la chiamava in cielo per farla partecipe del premio dato al suo benefattore.
E veramente la sua morte fu quella di un angioletto. Conservò sempre perfetta cognizione fino all' estremo momento. Chiese essa stessa di confessarsi, ricevette con molta devozione Gesù Sacramentato, l' Olio santo e la benedizione papale. Alcuni giorni prima di morire aveva regalato un' immagine a ciascuna delle Suore ed alle Indie sue compagne di casa, e s'era raccomandata loro perchè pregassero per lei : essa da parte sua avea promesso di pregare per tutti quando sarebbe giunta al Paradiso.
L' ultimo giorno di sua vita volle che io stessi sempre accanto al suo letto; e se per qualche istante me ne allontanava, volgevasi subito alla Suora, che l' assisteva, e dicevale: - Presto, presto, chiama D. Fagnano perchè io muoio. - Ma la morte non la spaventava, anzi ne parlava sovente molto volontieri. Si confortava tutta poi quando le si dicevano parole della Madonna, di Gesù, del Paradiso.
Mezz' ora prima di spirare mi disse : - Padre, ho tanto freddo... - Io l' animai a soffrire anche questo per amore di Gesù, per farsi maggiori meriti; e mentre le andava aggiustando le coperte attorno la persona, e le asciugava il sudor freddo che grondavale dalla fronte : - Andrai, mi soggiunse, a cercare mia mamma, i miei fratelli : li battezzerai, perchè possano anch'essi venire in Paradiso con Gesù. - Sì, le risposi io molto commosso ; quando arriverai in Paradiso, prega Gesù affinchè ci dia la grazia di convertire tua mamma, i tuoi fratelli e tutta la tribù che abita quel bosco. Saluterai poi la Madonna per me, per le Suore... saluterai anche Padre Bosco. - Mi rispose : - Sì, padre; adesso sono tanto stanca... - Dà un bacio al . Crocifisso e riposa- soggiunsi io; e le presentava il Crocifisso. Di lì a un poco sento il rantolo dell' agonia : m' affretto a suggerirle alcune giaculatorie ed a recitarle il Proficiscere. A metà la preghiera essa esalava l' ultimo respiro. Le chiusi gli occhi e piansi di consolazione. Che santa morte ! Ecco assicurato il primo frutto della nostra Missione alla Terra del Fuoco. Fermamente credo che or sia in Paradiso ad intercedere pei suoi fratelli.
Il suo cadavere, che fu esposto tutto il giorno 9, prese un colorito sì bello da far dire a chiunque andava a vederla: - Essa è un angioletto ! - Il dì seguente le si fece la sepoltura. Si cantò Messa solenne da requie, presente cadavere; quindi si portò al Cimitero seguita dalle sue buone maestre e compagne, le quali non poterono allontanarsi dalla sua tomba, senza prima versare calde lagrime su di lei, che tanto sapeva farsi amare.
Oh! voglia Iddio per la santa morte di questa Fueghina far progredire la nostra Missione a prode' suoi compatrioti ! A tal fine preghi anche lei, amatissimo D. Rua, e voglia benedire al suo
Obbl. figlio e confr.
Sac. GIUSEPPE FAGNANO.
Le famiglie, le quali hanno figli da mettere in educazione, bramano di conoscere gli Istituti che porgono loro comodità e sicurezza per collocarveli a suo tempo. Per la qual cosa noi diamo qui breve cenno di alcuni Collegi Salesiani d'Italia , nei quali si fa quanto occorre per guarantire agli allievi moralità, scienza e sanità, e ai quali i nostri Cooperatori e Cooperatrici possono indirizzare con tranquillità di coscienza quei giovanetti che intendessero di percorrere la carriera degli studi.
Oltre l' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena, l' ospizio della Croce in Lucca, quello di S. Paolo alla Spezia, la Colonia Agricola di Mogliano Veneto, l'ospizio di Maria Immacolata a Firenze, quello di S. Benigno Canavese e quello di S. Fran cesco di Sales a Faenza, vi sono i Collegi di Este, di Borgo S. Martino, di Penango, di Lanzo Torinese, di Varazze, di Alassio e di Randazzo in Sicilia.
In questi Collegi l'insegnamento comprende il corso Elementare e Ginnasiale, ed è impartito da maestri e professori patentati, e secondo i programmi governativi. Nel Collegio di Alassio vi è pure il corso Liceale.
Riserbandoci di parlare più sotto del Collegio di Este diamo qui degli altri in seguito nominati un cenno circa la lor posizione relativa alla rete ferroviaria.
Borgo S. Martino è un paesello della Diocesi di Casale Monferrato, sulla linea di Alessandria-Vercelli, con stazione a pochi passi dal Collegio.
Penango è pur esso della Diocesi Casalese, posto sopra amena collina presso Moncalvo, colla stazione propria sulla linea Asti-Mortara.
Lanzo dista dodici miglia da Torino, a piè delle Alpi, e vi si va per ferrovia con più corse al giorno.
Varazze, Diocesi di Savona, trovasi sulla linea Genova-Ventimiglia, e si arriva da Genova in un'ora e mezzo di ferrovia.
Alassio, Diocesi di Albenga, trovasi sulla stessa linea Genova-Ventimiglia.
Randazzo, posta sopra un ameno altipiano del monte Etna, è come un centro della rete e delle vie provinciali di Messina, Catania, Nicosia, Mistretta. La stazione ferroviaria più vicina a Randazzo è quella di Piedimonte sulla linea Messina-Catania.
In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensili ; la seconda L. 24 a 30.
Per avere i relativi programmi, e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori dei singoli Collegi, oppure al Sac. Michele Rua, via Cottolengo, n. 32. Torino.
Raccomandiamo ai genitori questo nostro Collegio. Sono dieci anni che fu aperto presso la città di Este, durante il qual tempo si acquistò bel nome sia per la cristiana educazione degli alunni, sia per l'ottima riuscita nei loro studi. Quest'anno poi, desiderando di dare ad un maggior numero di giovani comodità di attendere tranquillamente allo studio e vivere lontano dai molti pericoli di corruzione che li circondano, abbiamo accresciuto di nuove fabbriche il locale, e in pari tempo anche dìminuita la pensione annuale. Per noi fu un vero sacrificio; ma vi ci siamo assoggettati volentieri, confidando di potere così fare più largo bene alla maggior gloria di Dio.
I nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici vogliano ricordarsi anche del nostro Collegio Manfredini e suggerirlo in un co' Seminarii e altri Istituti cristiani a quei genitori che avessero figliuoli da collocare in Collegio.
Adoprarsi per allontanare dai pericoli la, gioventù e procurarle cristiana educazione è, massime in questi tempi, l'opera di maggior merito presso Dio.
La pensione è fissata a lire 35 mensili: essa comincia dal giorno stabilito per l'ingresso e si paga a trimestri anticipati. Inoltre ogni convittore deve pagare lire 30 di entrata. Questa per più fratelli si condona.
Quanto al vitto, a colazione si dà caffè e latte ; a pranzo, minestra, pietanza, frutta o cacio, vino ; a merenda, pane ; a cena, minestra, pietanza o frutta e vino. A pranzo e a cena il pane e la minestra sono a volontà. Qualora occorresse caso speciale di miglior trattamento, si potrà trattarne col Direttore del Collegio.
La città di Este ha stazione sulla ferrovia Monselice-Legnago-Mantova; inoltre un servizio di omnibus, in coincidenza con tutte le corse, la congiunge colla stazione di Sant'Elena sulla ferrovìa Venezia - Bologna.
Oltre ai mentovati collegi pei giovanetti, vi sono pure sei Educatorii per le fanciulle, il primo nella città di Chieri, sotto il titolo di Santa Teresa ; il secondo in Nizza Monferrato, sotto il nome della Madonna delle Grazie; il terzo al Torrione di Bordighera, e il quarto, il quinto, il sesto nelle ridenti saluberrime colline circostanti l'Etna, a Bronte, a Mascali, e a Trecastagne in Sicilia, diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Scopo di queste Case di educazione si è di dare l' insegnamento scientifico e morale in modo, che lasci nulla a desiderare per una giovanetta di onesta e cristiana .famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili, e informarla a quei principii di civiltà, che sono richiesti dalla sua condizione.
Se la cristiana educazione dei ragazzi è ai giorni nostri di massima importanza, non di minor momento si è la buona istituzione delle fanciulle. Una figlia saggiamene istruita e cristianamente educata riesce una benedizione, un angelo, un sostegno, una sorgente di prosperità e di pace per una famiglia ; guai invece se la giovinetta crescerà incolta ed ignorante, peggio poi se verrà guasta nelle idee e corrotta nel cuore ! Non vi male peggiore che una donna cattiva.
Essendo precipuo scopo dei Salesiani la cristiana educazione della gioventù, noi verremmo meno ad una parte del nostro dovere, se non inculcassimo ai nostri Cooperatori e Cooperatrici di aver massima cura delle fanciulle delle proprie famiglie, e di quante altre sono in loro potere.
Perciò cogliamo di buon grado questa propizia occasione per raccomandare loro i sopradetti Istituti di Chieri, di Nizza e di Bordighera-Torrione, e ai Siciliani quello di Bronte, Mascali e Trecastagne. Se qualcuno avesse giovanette da collocare in Casa di educazione, oppure gli venisse il destro di porgere a qualche famiglia un opportuno consiglio, veda di approfittare di questi Educatorii, e :farà un' opera da vero Cooperatore Salesiano.
La città di Nizza Monferrato è una delle principali stazioni della ferrovia tra Alessandria e Cavallermaggiore.
Quella di Chieri ha comunicazione diretta colla ferrovia Torino-Chieri, e con le linee Torino-Alessandria, Torino-Cuneo, TorinoSavona, con fermata a Troffarello.
Quella di Bordighera è sullo stradale della marina che da Ventimiglia conduce a Bordighera, luogo ameno e di dolce soggiorno agli Inglesi nella rigida stagione d'inverno.
Per norma di tutti diamo qui in disteso il programma del Collegio di S. Teresa in Chieri, che è eguale a quello degli altri sopra citati.
PROGRAMMA.
Nella Città di Chieri, in locale situato in deliziosa e saluberrima posizione, è aperta una Casa di educazione per fanciulle. Lo scopo si è dì dare l' insegnamento morale e scientifico in modo, che lasci nulla a desiderare per una giovinetta di cristiana e civile famiglia.
INSEGNAMENTO.
L'insegnamento è dato da maestre approvate in conformità dei programmi governativi. Esso abbraccia tutto il corso elementare e comprende la Lingua italiana, Storia, Geografia, Disegno, Calligrafia, Aritmetica, Sistema metrico e tenuta dei libri per uso domestico. Vi è aggiunto un corso complementare o di perfezionamento. La declamazione, la ginnastica, ed uno speciale esercizio nello stile epistolare fanno eziando parte dell'insegnamento. Si danno pure lezioni di lingua francese e di piano-forte; ma a richiesta e a carico dei parenti delle allieve.
Ritenendo la religione e la moralità come parti fondamentali della buona educazione, nell'insegnamento religioso si hanno per libri di testo il Catechismo e la Storia Sacra con riflessioni e pratiche applicazioni.
Vi sono due esami, semestrale e finale. Al termine di quest'ultimo ha luogo la solenne distribuzione dei premii e delle menzioni onorevoli, e la esposizione dei lavori femminili eseguiti dalle allieve durante l' anno scolastico sotto la guida e la vigilanza delle maestre.
Nel Convitto ciascuna allieva fa uso della lingua italiana.
Si assicurano le più vive sollecitudini , affinchè nulla manchi di quanto può contribuire al vantaggio morale, fisico e letterario di ciascuna allieva.
Ogni bimestre i parenti ricevono informazioni sulla sanità, sulla condotta morale e sul profitto fatto dalle allieve nelle rispettive classi.
LAVORI DOMESTICI.
I lavori domestici consistono nel fare gli abiti proprii, secondo la condizione delle allieve, lavori a maglia, calze, camicie, rappezzare, soppressare, ricamare, e tutti i lavori più ordinarìi di onesta e civile famiglia.
Per avvezzare le fanciulle alle occupazioni casalinghe le maggiori di anni dodici fanno per turno il servizio del refettorio, per quanto è conciliabile cogli altri loro doveri. La gestione dei lavori è tutta a carico ed a favore dell'Istituto.
CONDIZIONI DI ACCETTAZIONE.
1° Ogni allieva nel suo ingresso deve essere munita della fede di Battesimo, certificato di vaccinazione o di sofferto vaiuolo, ed aver compiuta l'età d'anni 5. Non si accettano fanciulle che fossero state espulse da altri Istituti, nè quelle che avessero difetti fisici o abitudini che potessero nuocere alle compagne.
2° La pensione ordinaria è di lire 24 al mese.
3° Si hanno tutti i riguardi, affinchè i commestibili siano sani e adatti all' età e condizione delle allieve. A colazione, pane, caffè e latte, o frutta.
A pranzo, pane a piacimento, minestra, una pietanza, vino e frutta.
A merenda, pane.
A cena, pane a piacimento, minestra, vino, pietanza o frutta.
4° Oltre a questa vi è pure, in via eccezionale, un'altra pensione di L. 32 mensili per quelle allieve, i cui parenti la desiderassero, dietro intelligenza con la Direttrice. In essa, oltre al vitto sopra indicato, si dà una seconda pietanza a pranzo, e pietanza e frutta a cena..
5° Quando sono due o più sorelle od anche cugine della stessa famiglia, la pensione di L. 24 si riduce a L. 20 per ciascuna, e quella di L. 32 a L. 30
6° Il mese incominciato si paga metà ; oltrepassata la metà si paga intiero. Non si fa riduzione per chi stesse fuori dell'Istituto meno di quindici giorni.
7° La musica vocale, la cura del medico e chirurgo, bucato, soppressatura, inchiostro, lume e caloriferi sono a carico dell'Istituto. Per queste spese si corrispondono in principio dell' anno lire 20, le quali non si restituiscono ancorchè si stesse nell'Istituto una piccola parte dell'anno.
Le altre spese accessorie, come sono di libri, carta, posta, medicinali, vestiario, viaggi e simili sono a carico dei parenti.
8° Le allieve non possono tener danaro presso di sè per minuti piaceri, ma, avendone dai loro parenti, lo devono depositare presso la Direttrice, che ne farà loro regolare distribuzione.
9° L'Istituto è aperto tutto l'anno. Se i parenti lo desiderano, si concedono alle allieve alcuni giorni di vacanza dal 1° Settembre al 1° Ottobre. Fuori di questo tempo e fuori del caso di malattia non si permette alle allieve di uscire coi loro parenti. Possono i parenti o chi per essi venire a visitare le loro figlie una volta la settimana.
Queste visite sono concedute più spesso in caso di malattia.
10° Le allieve che rimangono in Collegio anche nelle vacanze hanno frequenti passeggiate per sollievo del corpo e dello spirito, ed ogni giorno qualche ora di scuola per meglio abilitarsi nello studio e nel lavoro.
L'entrata delle allieve è fissata pel 15 Ottobre, col qual giorno comincia l'anno scolastico. Dal detto giorno, per la necessaria regolarità, comincia pure a decorrere la pensione arche per quelle che venissero dopo.
CORREDO.
L'Istituto provvede lettiera in ferro e pagliericcio. Le allieve si devono provvedere il materasso di m. 1, 75 in lunghezza, e m. 0,80 di larghezza; guanciale, lenzuola, coperta da notte per l'estate, e per l'inverno, più il copriletto bianco.
È pure prescritto l'abito di uniforme, e questo abito sarà unico per l' estate e per l'inverno. Affinchè poi sia eseguito secondo il modello comune, sarà provvisto dall' Istituto a carico dei parenti. Ogni oggetto deve essere notato col numero d' ordine fissato nell'atto di accettazione. Quanto al corredo personale dovranno essere provvedute del necessario occorrente.
AVVERTENZE.
Le domande si possono fare alla Direttrice dell'Istituto di Santa Teresa, via palazzo di città , Chieri ; od al molto Rev. Sig. D. MICHELE RUA, Oratorio di San Francesco di Sales, Via Cottolengo, 32, Torino.
1 Alfano D. Pasquale - Baronissi (Salerno).
2 Amalberti Sebastiano - S. Biagio della Cima (Porto Maurizio).
3 Angelini D. Giovanni Curato - Antrodoco (Aquila degli Abruzzi).
4 Bailo Lucia Fona -Malonno (Brescia).
5 Barberis Don Giovanni - Oropa (Novara).
6 Bertello Giovanni mugnaio Sangano (Torino).
7 Bianchi Teresa nata Iuva - Torino.
8 Bonardo D. Giacomo Prov. Vicario For. - Sanfront (Cuneo).
9 Bortolozzi D. Isaia - Rovigo.
10 Bosio Eugenia - Ventimiglia (P.° Maurizio).
11 Bronzo Maria maestra - Pavone Canavese (l'orino).
12 Bruno D. Giuseppe V. Cur. - Saluzzo (Cuneo).
13 Camelli Gaspare - Rosate (Milano).
14 Cervio Mons. Giuseppe Cani or' di S. S. Prevosto- Vigevano (Pavia).
15 Chiara D. Giuseppe Coad. Titolare Coli. - Varallo (Novara).
16 Clivio D. Antonio - Penna Infer. (Corno).
17 Chiuminatti-Pelazza - Carmagnola (Torino).
18 Damerini Don Raffaello Parroco - Tizzana (Pistoia).
19 De Carli Maria vedova - Ventimiglia (Porto Maurizio).
20 Terrari nobile Camilla - Tortona (Alessandria).
21 Ferrazzi D. Iacopo - Bassano (Vicenza).
22 Folcheri (P.) proposito Congregaz. Oratorio - Mondovì Breo (Cuneo). 23 Fontana D. Giuseppe prevosto - Travaccò (Pavia).
24 Frola Rosa - Verolengo (Torino). 25 Gagliardi D. Deodato Rettore -Traghetto (Ferrara)
26 Giannoni D. Andrea Prevosto di Osseglia - Comuneglia (Genova). 27 Guffani Luigia nata Sforza-Fogliani - Rovescala (Pavia).
28 Kerbaker D. Gaetano Priore - Rosta (Torino).
29 Luzzi Monsig. Eugenio Vescovo - Todi (Perugia).
30 Maccentelli D. Pietro Parroco - Cereglio (Bologna).
31 Mariotti-Bianchi Bartolomeo - Malonno (Brescia).
32 Moreschi Maria Giulia - Id. Id. 33 Martinoli D. Giovanni Batt. Parr. - Ludiano (Svizzera).
34 Masenti Raimondo R. Notaio - S. Niccolò d'Arcidano (Cagliari).
35 Mattiassi D. Antonio - S. Silvestro (Verona).
36 Mazzoli Eurichetta - Monticelli (Firenze).
37 Miglio Marietta vedova Secchia - Vai-allo (Novara).
38 Michelangoli D. Luigi - Potenza Picena.
39 Miller Fanny - Cles (Austria).
40 Montaldo D. Giuseppe - Ventimiglia (Porto Maurizio).
41 Moretti D. Giuseppe Parroco - Belfiore (Arezzo).
42 Mostauro D. Francesco Arcipr. - Spaccaforno (Siracusa).
43 Musso Teresa - S. Desiderio (Alessandria).
44 Muzio D. Guglielmo Parroco - Rovegno (Pavia).
45 Padre Damiano dei Min. Oss. Cappellano Ospedale SS. Trinità - Vavallo (Novara).
46 Mons. Pedecini Francesco Vescovo - Bari.
47 Perugini vedova Teresa - Trento (Austria).
48 Probst vedova Luigia - Id. Id. 49 Raffoni D. Serafino Parroco - Bagnacavallo (Ravenna)
50 Rinzi D. Pietro Parroco - Meda (Milano).
51 Sales D. Stefano Cav. Prevosto - Settimo Torinese (Torino).
52 Savino Domenico - San Gottardo (Genova).
53 Scarparo Cav. Eug. colonnello - Spezia (Genova).
54 Santaroni D. Giuseppe Canonico - Esanatolia (Macerata).
55 Santolini D. Nicola Canon. - Cal. darola (Macerata).
56 Sismonda Mons. Teologo Vincenzo Abate Vicario Generale - Alba (Cuneo).
57 Stefani Don Giacobbe - Magasa (Austria).
58 Storti Lucia nata Linati - Pavia. 59 Spagnolo Mens. D. Gio. Paolo Arciprete Cani. di S. S. - Vigodarzero (Padova).
60 Veneroni Siro - Scaldasole (Pavia). 61 Viotti D. Enrico Canonico - Alba (Cuneo).