BS 1880s|1885|Bollettino Salesiano Agosto 1885

ANNO IX, N. 8.   Esce una volta al mese.   AGOSTO 1885

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32. TORINO

SOMMARIO - Il giorno onomastico del Nostro Santo Padre Leone XIII - La parola del Papa - S. Gregorio VII - L'onomastico del Cardinale Gaetano Alimonda - La parola dell'Em.mo Cardinale Gaetano Alimonda - Grazie di Maria Ausiliatrice - La festa di S. Giovanni Battista nell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Dal Collegio di S. Basilio - La Cattedrale e il Vescovo di Pinerolo - Conferenza - Divozione al sacro cuore di Gesù --Missionari Cattolici e missionari Protestanti - Il Collegio Convitto Valsalice - Bibliografia.

IL GIORNO ONOMASTICO del nostro S. Padre Leone XIII.

É commovente il nome dolcissimo di FAMIGLIA col quale Gesù benedetto appella la Chiesa cattolica nelle sue parabole: « È simile il regno dei cieli ad un PADRE DI FAMIGLIA, il quale andò di gran mattino a fermare dei lavoratori per la sua vigna (Matt. xx). Eravi un uomo PADRE DI FAMIGLIA, il quale piantò una vigna e la cinse di siepe e scavò e vi fece uno strettoio, e fabbricò una torre; e la diede a lavorare ai contadini, e andossene in lontano paese (Matt. xxi).

Esso è il padre, noi siamo i figli e il nome di figlio e di famiglia non esige solo rispetto, obbedienza, sottomissione, unione, ma di più confidenza, amore, tenerezza. La Chiesa infatti dall'istante nel quale venne fondata, presenta questo carattere del quale è priva ogni sètta, ogni eresia, ogni scisma. Essa é la famiglia di Gesù Cristo. Magnifico spettacolo che dovrebbe fare aprire gli occhi a tanti, che indeboliti nella fede, si lasciano sedurre dalle insidiose insinuazioni dei nemici della verità. Ma la paternità di Gesù Cristo è personificata nel Romano Pontefice, che nell'ascendere Esso al cielo, ha lasciato Capo della sua casa, suo vicario sopra la terra, centro dell'unità e dell'amore. Il Papa quindi è il padre e tutti i Cattolici sono i suoi figli, e figli veramente si dimostrano non solo colla venerazione alla sua autorità suprema, colla piena adesione ai suoi insegnamenti infallibili, coll' ossequenza ai suoi comandamenti; ma eziandio coll'amore. anzi con quella tenerezza di chi cerca guadagnarsi un sorriso, un amplesso dal proprio genitore. Si avverano continuamente le parole di Gesù Cristo. « Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli se avrete amore l'uno per l'altro.... Padre santo custodisci nel nome tuo quelli che hai a me consegnati, affinchè siano una cosa sola come noi. Che siano tutti una sola cosa, come tu sei in me, o Padre, e io in te; che siano anch'essi una cosa sola in noi, onde creda il mondo che tu mi hai mandato... Io in essi e tu in me, affinchè siano consumati nell'unita (Giov. xvii ). E Pietro è il fondamento dell'unità. Su questa pietra edificherò la mia Chiesa. »

Infatti lasciando a parte le glorie dei secoli passati, osservate ciò che omai da venti anni forma lo stupore del mondo e la rabbia dei nemici della Chiesa. Il papa non ha il prestigio esterno di civile potenza , nulla possiede di proprio per regalare i suoi devoti, non ha eserciti che circondino il suo soglio, milioni e milioni di Cristiani non lo hanno mai visto, eppure tutte le menti sono rivolte a Roma, tutti i cuori battono per il Pontefice, per il Padre di famiglia. Parlate del Papa perfino ai selvaggi convertiti dell'America e dell'Oceania, ai battezzati della Cina, del Giappone e dell'India ; da tutte parti vedrete in loro uno slancio irresistibile verso il Capo della Chiesa. Gli annali della propagazione della fede ce ne danno testimonianza. Se esso è povero, tra i fedeli sorge una gara generosa per soccorrerlo, che pone ai suoi piedi i milioni del danaro di S. Pietro, frutto in gran parte dei sacrifici e delle privazioni degli offerenti. Se è afflitto, si veggono moltiplicate in mille modi le significazioni di attaccamento e di devozione con sottoscrizioni, indirizzi, pratiche di pietà, concorsi alle Chiese ed ai Sacramenti, opere buone ìntraprese e tutto pel fine di richiamare il sorriso sul venerando suo labbro. Se è isolato, ecco muoversi a migliaia i pellegrini dalla Polonia, dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, dall'Inghilterra, dall'Italia, per stringersi attorno a lui, per acclamarlo, per ripetere in sua presenza che il loro cuore è tutto per lui.

Ma ciò non basta all'amore dei fedeli. Vanno continuamente cercando nuove industrie, nuove delicate invenzioni, nuove circostanze per infiorare lo spinoso cammino del Santo Padre. Ora sarà l'anno cinquantesimo della sua prima Messa o della sua consecrazione episcopale, ora sarà l'anniversario della sua elezione al Pontificato, ora il suo compleanno , ora il suo onomastico. E queste ricorrenze si vanno celebrando con un tripudio, con un accorrere di rappresentanti di ogni nazione, ceto, sodalizio, con espansione di affetti, offerte di doni veramente indescrivibile.

Chi dunque considerando lo spettacolo che dà di sè la Chiesa Cattolica non esclamerà: È simile il regno dei cieli ad un padre di famiglia ?

Questi sentimenti ci sgorgano spontanei dal cuore e ci muovono la mano a scrivere, approssimandosi la festa di S. Gioachino, giorno onomastico del Sapientissimo Pontefice Leone XIII, del Padre di famiglia nella Casa di Dio. Sono i figli che usano celebrare l'onomastico del padre loro. La festa di San Gioachino è una festa , direi , d'intimità famigliare, perchè riguarda non tanto la dignità, quanto la persona del Papa,. poiché dal punto che fu Leone XIII, cessò di chiamarsi Gioachino. Quindi nella festa di San Gioachino gli ossequii, i plausi, gli augurii dei Cattolici sono principalmente diretti al personaggio augusto che sortì questo nome, ai pregi della sua mente, alle virtù del suo cuore, a' suoi patimenti, a' suoi meriti, alle sue beneficenze ed a' suoi trionfi.

Noi dunque Salesiani, umili e poveri figli della grande, gloriosa, immortale famiglia, la Chiesa Cattolica, nel giorno della festa di S. Gioachino uniremo la nostra debole voce al plauso di tutto il mondo e offriremo un fiorellino, qual pegno del nostro amore al sapientissimo Pontefice, al gran Padre di famiglia.

Perciò noi invitiamo tutti i nostri Collegi ed Ospizi, tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici: 1. A festeggiare il giorno 16 Agosto coll'accostarsi degnamente alla Mensa Eucaristica, pregando secondo l'intenzione del sommo Pontefice.

2. A procurare coll'esempio, colla parola, e sovratutto colla preghiera incessante, di trarre a migliori sentimenti coloro che avessero incorsa la sventura di cagionar dolore al Vicario di Gesù Cristo.

3. Col formare una cosa sola con lui, sicchè ogni affetto nostro, ogni pensiero, ogni desiderio, ogni opera, sia conforme alla volontà del Padre della famiglia di Gesù Cristo. - Che siano tutti una sola cosa, come tu sei in me, o Padre, e io in te; che siano anch'essi una cosa sola in noi, onde creda il mondo che tu mi hai mandato.

SANTO PADRE BENEDITE I VOSTRI FIGLIUOLI !

LA PAROLA DEL PAPA,

Ecco l'importantissimo discorso che il Santo Padre pronunciò al Comitato Romano, promotore dei festeggiamenti per l'ottavo Centenario di san Gregorio VII, e alle Società cattoliche di Roma

« Lieti del filiale omaggio, che recentemente Ci resero i rappresentanti dell'Opera dei Congressi cattolici, venuti a Roma da molte parti d'Italia, accogliamo oggi con uguale compiacenza anche il vostro, figli carissimi. Come essi , così voi siete mossi dal desiderio di onorare in Noi e con Noi l'invitto Pontefice, la cui centenaria commemorazione venne testè celebrata qui in Roma per impulso del vostro zelo.

» Ed era giusto ché la memoria di Gregorio VII fosse particolarmente festeggiata in quest'Alma Città, di cui esso è veramente una delle glorie più grandi. Dal dì infatti che Ei fu chiesto e tratto alla Tiara Pontificia in mezzo alle unanimi acclamazioni del clero e del popolo romano , più viva da Roma irradiò sull'Europa l'efficacia del suo zelo apostolico, la maravigliosa forza del suo genio, la luce splendidissima delle sue virtù. Quivi Egli tenne le molte conciliali assemblee , d'onde uscirono quelle sapienti disposizioni che resero poi il suo splendore al clero e all'ecclesiastica disciplina il suo vigore. Quivi presero forza e vita gli alti suoi concepimenti , maturati già nella quiete del chiostro, per trasfondere di nuovo nella società la virtù rigeneratrice del cristianesimo.

» Da qui condusse le incessanti lotte per emancipare la Chiesa dalle ingiuste pretese delle terrene potestà, lotte memorande che produssero a suo tempo, anche nell'ordine politico, preziosissimi frutti.

» Ma , prima che questi fossero maturi , qual serie di procellose vicende, e singolarmente quante arti messe in opera dalla prevalente nequizia , a fine di sedurre la fedeltà dei Romani ! - Quando però fu maggiore il pericolo , i padri vostri non ascoltarono che la voce della coscienza e dell'affetto : e resterà ognor memorabile e benedetto quel vigoroso slancio di pietà, pur da voi poc'anzi ricordato, che li trasse concordemente a prosciogliere e liberar il Pontefice prigioniero. Essi fecero scudo de'proprii petti a difesa del loro padre comune, e restituendolo trionfalmente alla violata Basilica, col vitto protestarono che la prigionia del Papa non può giovare alla libertà dei popoli. -

» E fosse piaciuto al cielo che avessero tutti egualmente e costantemente perseverato in quella unanimità di propositi , e fossero rimasti sempre inaccessibili alle seduzioni del nemico! Avrebbero fase risparmiato alla toro città gli orrori di ostili invasioni ; o certo avrebbero diviso col loro Padre la gloria di aver sofferto fino all'ultimo per la giustizia.

» Corsero otto secoli , e i fortunosi tempi di Ildebrando , rinnovellati sott'altro sembiante, rimisero sovente alla prova i sentimenti di Roma verso i suoi Pontefici. Per non toccare che di casi recenti, Savona e Gaeta ricordano le luttuose vicende che strapparono Pio VII dalla sua sede, e costrinsero Pio IX ad esulare da Roma. Ma in ambedue i casi si vide come la devozione al Vicario di Gesù Cristo abbia in questa metropoli le più profonde radici : e le splendide dimostrazioni di ossequio con cui fu accolto al suo ritorno l'esule e il prigioniero sono registrate ad eterna e gloriosa rimembranza nella storia di Roma.

» Pur nondimeno uopo è riconoscerlo , all'ora presente grandi sono i pericoli, numerose le insidie di potenti nemici. Onde a meglio cansarle vi conviene , diletti figli , ora più che mai raddoppiare la vigilanza su voi medesimi, e sopra tutto, come abbiamo pur dichiarato in un recente documento, star saldi nella piena e schietta sottomissione a questa Sede Apostolica, la quale tiene da Dio il mandato d'illuminarvi e guidare i vostri passi a salute.

E siavi ancora in particolare maniera raccomandato di tenervi lungi dalle discordie, feconde troppo spesso per il male, sterili sempre per il bene. Ponete mente che alla santa e nobile causa, virilmente sostenuta da Gregorio VII, nocque forse più che altro la disunione degli animi e l'ira delle fazioni. Senza queste , men faticoso sarebbe stato il combattimento, più spedita e facile la vittoria.

» Deh voglia il Signore mantenere in voi e accrescere con la sua grazia questo doppio spirito di docilità e di concordia fraterna , e concedervi altresì i suoi più eletti favori. Dei quali vi sia pegno la benedizione apostolica che a tutti voi, diletti figli di Roma, e alle vostre famiglie, come pure al degno Pastore di Salerno qui presente, e a quei che lo seguirono, con effusione di paterno affetto impartiamo. »

S. GREGORIO VII.

A spiegazione delle parole del sommo Pontefice noi diamo un brevissimo cenno della vita di quel gran Papa che fu S. Gregorio. VII detto prima Ildebrando. Fu eletto al governo della Chiesa nell'anno 1073.

Fin dai suoi primi anni presagì la sua futura grandezza ; imperocchè ignaro affatto di lettere , scherzando nella bottega di un falegname con trucioli, cioè con quelle sottili falde che trae la pialla in ripulire il legname, formò queste parole : « Comanderai da un mare all'altro. » Fattosi religioso benedettino a Cluny, venne poscia nel monastero di s. Paolo presso di Roma, ove la sua dottrina, santità, perspicacia e fermezza gli meritarono la dignità cardinalizia, e in tutta realtà fu sotto i cinque pontefici suoi antecessori un valido sostegno della santa sede. Più volte si aveva tentato di innalzarlo alla sedia papale , ma egli umilmente sempre ricusò, finchè venne suo malgrado costretto ad accettarla nel 1073. Egli comandò realmente da un mare all'altro, e qual sole sparse i benefici suoi raggi a pro di tutta la Chiesa. Rivolse ogni sollecitudine ad estirpare il vizio della simonia, a confondere gli eretici , riformare la disciplina ecclesiastica , e difendere i diritti della sede apostolica. Spiegò grande zelo verso Enrico IV, dissoluto e crudele re di Germania , il quale consumava le rendite della Chiesa in bagordi e in paghe alle milizie arruolate contro la religione ; imprigionava ed uccideva que' sacerdoti e quei vescovi che si erano opposti alla sua crudeltà e a' suoi sacrilegi. Contro di lui s. Gregorio mantenne ferma ed immobile l'immunità ecclesiastica; lo scomunicò, lo depose, e sciolse tutti i suoi sudditi dal giuramento. Dopo questo fatto i seguaci di Enrico ed i complici delle sue scelleratezze furono in modo sensibile colpiti dalla divina giustizia. Enrico stesso, da tutti fuggito, venne dal proprio figliuolo spogliato dell'impero, e finì i suoi giorni di morte improvvisa.

Questo incomparabile pontefice, dopo di avere colla scienza e colla pietà fatto cangiar faccia al mondo, per iscansare le trame dell'empio Enrico, da Roma ritirossi a Salerno, dove cadde in grave malattia. Prima di spirare promise , che quando per li meriti di G. C. fosse salito al cielo, tutti avrebbe vivamente raccomandato a Dio. Poscia pronunziò queste parole: « lo amai la giustizia, odiai l'iniquita, e per questo muoio in esilio. » Riposava nel Signore il 25 maggio del 1085, dopo dodici anni di luminosissimo pontificato. Dio confermò la santità di lui con molti miracoli , tra i quali il seguente. Mentre esso disputava con uno il quale negava di essere reo di simonia, gli comandò di confermare la sua asserzione colla recita del Gloria Patri. Quegli lo cominciò tre volte , ma non potè mai pronunciare quelle parole et Spiritui Sancto, perchè era colpevole dei delitti imputatigli. Celebrando un giorno la santa Messa, fu veduta una colomba, la quale, scesa dal cielo e posando sulla destra di Gregorio, gli adombrava colle ali il capo. Col segno della santa croce spense un terribile incendio avvenuto in Roma. Cinquecent'anni dopo che fu morto, il suo corpo trovossi ancora intero cogli ornamenti pontificali.

L'ONOMASTICO del Cardinale GAETANO ALIMONDA.

Il giorno 7 di Agosto ricorre la festa di San Gaetano, onomastico dell'Eminentissimo Cardinale Alimonda, nostro veneratissimo Arcivescovo. A Lui che accoglie in cuore tutta la dolcezza di San Francesco di Sales e che tanta tenerezza nutre per Maria Santissima, vorremmo fare un rispettoso augurio, che avvalorato dalle preghiere di tante migliaia dei nostri giovanetti, avverandosi, possa essere il suo conforto e la sua gloria.

Ecco l'augurio:

« Allorché Betulia venne liberata dall'ossidione degli Assiri colla morte di Oloferne, il sommo sacerdote degli Ebrei si portò da Gerusalemme in questa città per vedere Giuditta , stupenda figura di Maria Santissima. Appena l'ebbe innanzi la benedisse e con tutti gli anziani esclamò: - Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d'Israele, tu onore del popolo nostro. Tu sarai in eterno benedetta.

Alla voce del grande Pontefice tutto il popolo rispose: - Così sia, così sia. - E tutti gli uomini erano in festa colle donne e colle vergini e coi giovani, suonando organi e cetre. »

Il nostro amatissimo Pastore ha consacrato alla Vergine benedetta la mente , il cuore , le labbra. È un cantico continuo, soave, ricco di modulazioni che esso innalza alla gran Madre del Salvatore Gesù, e abbiamo udita l'armonia inarrivabile della sua parola nella festa della Madonna Consolata. Esso manifestava per Maria una tenera vivissima confidenza , e nello stesso tempo una profonda mestizia piena d'amore verso coloro, che allontanandosi dalla fede si allontanano da Maria.

Faccia dunque il Signore che tutti quei del suo popolo, nessuno eccettuato, rispondano al suo invito : - Cosi sia, così sia - e intorno a lui tripudino di gioia, riconoscendosi figli della Regina del cielo e della terra.

LA PAROLA dell' Em.mo Cardinale GAETANO ALIMONDA.

Nell'ultimo N° del Bollettino abbiamo promesso ai nostri lettori di presentar loro un brano della stupenda Omelia letta dall' Em.mo nostro Arcivescovo Cardinale Alimonda , nel santuario della Consolata, nel cinquantenario della liberazione di Torino dal Coléra. Abbiamo scelto la seconda parte, perchè dimostra il bisogno urgentissimo che ha il mondo dell'aiuto di Maria.

« Oh, diletti, ascoltate, vedete! Io non ho maledizioni, non anatemi da vibrare ad alcuno, ma si ho delle lacrime da versare.

» La presente età è facile di conoscere come proceda idealmente e religiosamente. Ella è venuta trascorsi i grandi secoli della fede; e venne svogliata, tentata da Satana : si risente dell'apostasia di Lutero e porta su le labbra la beffa del Voltaire : è infetta di molti increduli. Osservate l'educazione privata e pubblica, l'officina, la scuola, la stampa, i governi : vi accorgete di uomini che vivono senza preghiera , senza adorazione , senza altare, senza Dio. Si capisce perché tanta guerra sia mossa alla Chiesa : ci è l'ateismo che cammina innanzi...

» E guardiamo alla nostra cara Italia. E fatta ancor essa intristire di miscredenza e fremere di ateismo. Una generazione giovane vien su allevata a non più conoscere Dio, a deriderlo anzi e detestarlo. Uno scrittore che pur non è della nostra fede, confessò : Il sovrannaturale è la sfera propria dell'anima (Lo SCHOBRER): ma l' incredulità non tiene altra sfera che il naturalismo e il mondo. Ebbene, l'anima della generazione giovane è messa ad annegare in cotesta sfera polverosa e piccola. Poveri i nostri figliuoli ! L'Italia ce la dànno per nazione grande e libera ; ma se non vi sono più stranieri da cacciare o vincere, ecco che sul nostro capo e su quello dei figli tiriamo con le nostre mani ciò che gli stranieri hanno di peggio ; tiriamo il razionalismo germanico , il materialismo franccse , l'ateismo di tutte le genti corrotte. Adunque richiamiamo i barbari in casa nostra. E ci devastano meglio che come i dolci campi in antico ; ci scagliano palle più infuocate che non quelle dei fucili e dei cannoni, onde i comignoli dei paterni tetti andavano scassinati. Ah ! ci guastano, ci ammazzano le idee belle , sante e nobili , di che furono sempre ricchi i cervelli italiani; ci devastano la coscienza. E per giunta , mentre l' affanno e l'invilimento soffriamo , ci è forza intendere di mezzo a noi la voce allegra di chi si augura la società senza Chiesa e la patria senza Dio.

» Tal è la presente Europa, tale l'Italia.

O Maria, consolateci, perchè noi versiamo in gravi bisogni.

Mirate come in tanta avidità di sapere, in tanto sfoggio di conoscenze nuove si perda il gusto della fede divina e si faccia lo scarto della scienza cristiana : mirate come superbi i recenti maestri, come vanitosi, come nel ripudio che e' fanno dei principii religiosi, pieghino il capo alle goffe teoriche, alle ipotesi vergognose. Negata la divina origine dell'uomo, lui dicono figliuolo della bestia. Muovetevi a pietà. Voi che dell' immacolato calcagno premeste il serpente dell' Eden , venite a schiacciare la bestia di questi pubblici insegnamenti.

» Mirate come gli uomini che tanto parlano di progresso e così poco lo intendono, si lancino contro a noi per impedirci il progresso religioso e cattolico : mirate come gli affocati predicatori di tolleranza mal sappiano tollerare le gioie e le vittorie della Chiesa ; come i moderni genii della libertà si studino di aggiogarci. Pietà , Signora , pietà dei servi vostri e del popolo credente. Voi che donaste al mondo il Liberatore degli schiavi, il vindice della giustizia eterna, state vigile guardiana del nostro morale avanzamento, dei nostri diritti e dalla nostra libertà.

» Io Pastore di questa subalpina chiesa ho molti figliuoli afflitti del morbo spirituale dell'età nostra, solcati di piaga nell'anima. Ho dei cari che già sentono il dubitare nelle cose della fede; altri ne ho che affatto vacillano : ho dei tiepidi che più e più si rilassano e poco si accostano alle sorgenti della grazia che sgorga in vena sensibile dai sacramenti : ho dei paurosi che seguono in lontananza Gesù Cristo, lo amano ancora i miserabili, ma più non ardiscono di manifestarsi. Ah sono prossimi allo spergiuro di Pietro! In questa adunanza medesima che festeggia a voi e compone il vostro trionfo , non ci saranno forse uomini offesi dalla malattia morale ideologica ? L' educazione avuta , un resto di fede, l' istinto del bene che mai non muore nell'anima, li traggono ai vostri cancelli ; ma eglino (io temo) hanno già bevuto al calice del dubbio miscredente , e in quella che vi onorano ancora, accampano sofismi contro alla Chiesa. Mia divina Signora, pietà. Se non che, fuori di questo tempio, lontano di qui, non conto io per avventura figliuoli che più non conoscono il Padre celeste, al postutto pervertiti e degeneri? Oh non sono io amareggiato di apostasie? Non debbo lamentare i colpi , che danno al cattolicismo i persecutori? Gl'invasori stranieri , i redivivi barbari ci hanno posto un duro assedio e si sono introdotti nelle nostre famiglie. E manifesto lo scempio che fanno delle credenze del popolo e gl'insulti che mandano al cielo.

» O Maria, consolateci, perchè versiamo in gravi bisogni.

» E ricordato con tenerezza dai torinesi, come sarà sempre cantabile da tutte le lingue dei credenti , il miracolo del cieco di Brianzone. E colui su queste sacre spanne di terra inginocchiato e supplice, ricuperava il vedere. « Deh , beatissima Consolata , perché non ripeterete il miracolo coi ciechi della nostra città, coi ciechi del nostro secolo? E quel poveretto non vedeva dalle pupille del corpo, si vedeva con l'anima; ché avea poderosa la fede, e voi eravate, o Maria, il dolce obbietto della sua visione. Costoro , più infelici , non vedono dell' anima. Ah! ripetete , aggrandite il miracolo , che ce ne d'uopo. Illuminate i pensatori scettici, che inaridiscono lo spirito e sciupano le intellettuali forze nella scuola del dubbio assoluto. Illuminate della mente gli atei , che negano la realtà di Dio per gettarsi nei misteri desolanti del nulla. Illuminate i triviali psicologi, che disdicono l'immortalità dell'anima e la vita eterna. Illuminate i briachi cultori del progresso, che più non sanno progredire con la religione e retrocedono alla salvatichezza, al feticismo dell'antro. Illuminate gl'immoderati amanti della libertà , che la libertà barattano con la licenza. Oh riaccendete nelle anime umane la lampana della fede , sicchè rivivano a quel chiarore la scienza , la fratellanza , la pace delle nazioni, la coltura e la civiltà!

»Avessi tutta raccontata la moral tristezza dei nostri tempi ! Egli ci è altro : l' uomo , guasto dell'intelletto, ha facilmente guasti gli affetti e i costumi.

» E fa stordire la via che percorre, il pronto termine a cui giunge la scostumatezza odierna.

» Vizi, corruttele, infamie furono in ogni età chi lo nega? I padri nostri e i padri dei padri se ne dovettero addolorare per fermo. Se non che, il mal costume procedeva d'ordinario in sembianza orrida, era ruvido e feroce e suscitava l'indegnazione degli animi. Che è presentemente il vizio ? E tutt'altro che ruvidezza a vederlo : oggi il vizio è bellezza, è rosa, è profumo, è stella, è suono, è morbidezza, è bacio, è incanto di amore. Sotto a cotali forme gaie e amiche immensamente rabbellite, cammina il mostro della depravazione ; e gli uomini non più spaventati , bensì affascinati , corrono su le sue peste: corrono alla lettura del romanzo , alla commedia , all' adunanza geniale , alla cicalata del professore, alla passeggiata, allo spettacolo; corrono per tutte le strade della città e della villa nè di correre si cessano nei penetrali del proprio abituro.

» Ora il mostro è sempre mostro checchè ne paia alla comparenza : egli vestito alle gentili fogge del secolo XIX, egli musico, ballerino, mimico, gazzettiere , romanzesco , maneggiante luci elettriche, spargente pioggie di fuoco, corridore a fulmine, è sempre quel desso: ruota attorno le mani micidiali e mena vittime.

» O Maria, consolateci, chè versiamo in gravi bisogni.

» Anticamente scoppiavano quelle immani e spietate pestilenze, da cui scorgemmo disertare contadi, castelli e province intere. E gli uomini impallidivano, tremavano , fuggivano. Nei dì nostri scoppia la pestilenza del mal costume, le nazioni invade e l'uomo sorride. Sorridono i voluttuosi ? Sì, così al primo nello stendere in collo al mostro le braccia ; ma quando il fiato avvelenatore ne hanno ricevuto in petto e veleno soffiano , si sentono precidere i nervi della vita , languiscono e sono miserrimi. Avevano detto : Il piacere è l' accordo di armonia o di melodia che nasce dalla combinazione dell'anima e del corpo. Avevano detto : Il piacere è l' ondulazione lasciata da Dio alla materia viva nell' escire dalle sue mani (Il MANTEGAZZA, Fisiologia del piacere.). Bellissimo questo : ma quando il piacere sregolato e rodente si addensa tutto nell'amore fisico , la combinazione dell' anima e del corpo è perturbata, l' accordo di armonia o di melodia svanisce: la cetra di Dio si spezza fra le dita del contaminato. La materia viva piomba su l'anima e la sotterra. Allora i depravati si mettono a lamenti. Allora il Sennancourt scrive:

Perchè la terra non offre più incanti agli occhi miei? Io trovo da per tutto il vuoto : il fastidio mi opprime, l'affanno mi abbatte. Ed un altro soggiunge: Io più non mi avvedo dell' esistenza mia se non per un profondo sentimento di noia (Il GOETHE, Memorie.). Allora i depravati , fatti disperati , si spengono. Ecco il mostruoso crescere dei suicidi.

» O Maria, consolateci perchè versiamo in gravi bisogni.

» Nelle passate pestilenze era un addoppiare di preci ai vostri altari, era un gridare misericordia, e la vostra pietà commovevasi e traeva a sollievo dell'uomo infestato. Ditemi : Nessuno, o Vergine, nessuno dei presenti scostumati vi muove supplica, nè v'invoca ? Ebbene io, Padre di tutti questi miei, quasi novello Aronne collocato tra i vivi e i morti, v' invoco per loro , grido pietà per questi miei poveri morti. Svelatevi , o Bellissima, con tanto fulgore di santità, che la vostra luce penetri sin dentro alla tomba dei lor cuori e ne scuota le ceneri e ne ravvivi lo spirito, cavandolo illuminato fuor delle tenebre della carne. Inteneritevi a chi piange su i propri morti, a chi ne solleva la lapide dell'avello spirituale e vi dice: Erano miei, costoro sono ancora i miei figli, o meglio sono i figli vostri, o Maria. Morirono. Anime verginali, ma incaute , non ressero all' assalto della corruzione: il giglio non resiste al peso dello sparviero, il giglio casto e delicato che appena sostiene le gocce della rugiada. Creature giovanette, di animo e di corpo belle , sentirono chiamarsi per nome , adescarsi dalla sirena ; si volsero, ascesero il colle dei fiori, ci era l'urna apparecchiata per essi, tradirono l'onestà: ed ora, cadaveri seppelliti, s'incoronano di cipressi. Morirono adunque , ma la risurrezione attendono. E chi potrebbe operarla se non la potenza , se non la vostra pietà? Verrebbero forse a salvare i morti, i conoscenti, gli amici? Eh l'amicizia del mondo, la carne inferma...! O sarebbe a sperare che li ricatti dall' obbrobrio e li risusciti il sentimento innato dell'onore? L'onore, strozzato una volta dall'uomo, aspetta esso la mano di Dio che lo semini di nuovo e lo ricrei. L' onore! l'ultima lampada in un tempio devastato (Il VIGNY).

» Sono gravi , sono orrendi i bisogni nostri consolateci, o Vergine.

» Sancta Maria Dei Genitrix Virgo, et Consolatio nostra: intercede pro nobis.

» Una voce che manda il suono dell' imprecazione, e che ha pure l'assenso di tutti i savi, di tutti gli onesti e di tutti i magnanimi, fu proferita nell' antichità ed anche oggidì si ripete: Tu nominerai quanto vi ha di piè abbominando quando nominerai l' uomo ingrato: Omne dixeris maledictum cum ingratum hominem dixeris (SIRIO, Mimiambi.).

» Ma noi non abbiamo bisogno del fulmine per risvegliarci. Oh no, non è di sasso il nostro cuore, non di ferro temprata la nostra anima : sentiamo la gratitudine. E dopo i benefizi stupendi ed incessanti che Maria profuse tra gli avi; dopo riconosciute le grazie che ella comparte a noi , potremmo non saperlene grado? potremmo non amarla, non benedirla? Solamente consci dell'infermità nostra, istruiti da Cristo che senza il divino aiuto non possiamo far cosa che veramente valga, domandiamo forza superiore alla nostra per isfogarci del cuore; ci rivolgiamo a Lei, che è la vergine pietosissima, per isdebitarci con Lei: onde la nostra terza invocazione: O Maria consolateci , affinché possiamo consolar Voi.

» È chiaro che un soave e ineffabile diletto ci toccherà e noi saremo consolati, quando sapremo di render lieta dal canto nostro, contenta di noi la santissima Madre. Piuttosto è da intendere e da spiegare quando Maria a nostro rispetto si terrà consolata. Ecco che le moviamo incontro, portati dal dolce senso della gratitudine; ecco che le vogliam bene e la celebriamo: basta questo ? basta a consolarla di noi ?

» Una parola ultima nel tripudio dell'amore.

» Osservate il fine della creazione. Dio, che è bontà, crea l'uomo perché egli sia buono alla propria volta , perché lo riconosca, lo adori e in sé lo ritragga. Ciò all'uomo dice l' ordine dell' universo, dice la luce, dice l'aura, dice il fiore, dice ogni cosa che gioconda e regge l' umana vita Vedi in te riflettere l'immagine del Padre celeste, amalo e fa di essere a lui somigliante. Lo dice più eloquentemente Dio stesso per la bocca dell'evangelista agli uomini tutti : Siate perfetti, come perfetto è il nostro Padre nei cieli (S. MATTEO, cap. V, vers. 48 ).

» Il medesimo accadde nella divozione a Maria: accadde di un peculiar modo nel festeggiare la Consolata : dobbiamo ritrattarne le virtù , specchiarla nella nostra vita. Avrà gioia la celeste Genitrice ; sarà adempiuto il fine del culto verginale, dove ella sfavilla con tanta potenza di braccio, con tanta effusione di cuore: dove moltitudine di anime tira a sé. Ella è santa, e vuole le anime sante.

» Adunque, Maria, consolateci, affinché possiamo consolar voi.

» Il guardo mi corre attorno di questo santuario ; miro all'altare e mi avvengo in una miriade di segni in argento, in oro, in tela stornata, posti a raccontare i prodigi di lei, Donna Consolatrice. Vedo in cotali segni, in cotali testimonianze tornati a fior di vita i morenti, raddirizzati i zoppi, fermati dal fatal colpo i cadenti, i naufraghi tratti a riva , salvate dall' incendio ,divampanti donne, salvati giovani e fanciulletti. E un tesoro di sensibili grazie : perchè tali grazie? Bella imitatrice di Cristo, il quale guariva i corpi per adescare i miseri alla guarigione delle anime, Maria guarisce e salva corporalmente i suoi diletti per salvarli spiritualmente.

» Ebbene, noi abbiamo inteso, o dolcissima Vergine: ci renderemo santi. Presi come per mano da voi, che ci schiudete innanzi la via del paradiso, gettiamo il bastone delle nostre brutte infermità, gettiamo le grucce, usciamo dall'incendio di Sodoma, ci caviamo dai gorghi delle acque peccatrici che tentano di nabissarci ; guardiamo di non cadere, come corpi morti, nella voragine: oh é profonda e malefica la voragine dei dannati! Vogliamo ascendere, vogliamo volare. Lassù è il paradiso: ce lo additate, ci date le ali dei santi, ci aprite il sentiero sul vostro velo dell'innocenza. Bene: a che più la terra? Paradiso, gloria sempiterna, osanna perpetuo, beatitudine, Dio ! Siamo angeliche farfalle. Vogliamo volare.

» O Maria, consolateci , affinché possiamo consolar voi.

» Risolviamo d' infrangere tutti i fili di colpa che ci tennero avvinti al mondo , d' infiammarci alle passioni dei generosi , di emulare i migliori, di superare noi stessi e di aspirar sempre alle cose perfette. Promettiamo di non più tradirvi, ma di ubbidire a voi irrevocabilmente. E bello, è splendido questo tempio, ove si decanta la vostra bontà: lo hanno adornato i padri; e noi, figli, ve lo abbiamo pure con l'arte preparato augusto. Ebbene, più bello, più splendilo sarà il tempio interno del nostro cuore, ove voi sopra tutto amate di abitare e formar le vostre delizie. Qui dentro, nel nostro cuore sarà la reggia veramente augusta che intendiamo di edificarvi. Noi ereditammo dagli antenati la fede, la pietà verso Dio, il zelo della religione; ma tanto ci sentiamo in voi rapiti, che gli antenati quasi più non ci vengono sufficienti. Non ci piace di arrestarci allo studio delle copie , ma sì d'improntarci nell'originale modello. Laonde perdonateci se ardiamo dichiarare di voler essere gli eredi vostri. Vogliamo ripristinare per poco in meglio il testamento dei padri e far cose novelle: ereditare da voi la sublimità dei pensieri, la purezza degli affetti, lo splendore degli esempi, la santità della vita. E, doviziosi delle vostre virtù, queste vogliamo trasmettere vive e ardenti in petto ai nepoti.

» Si dice che un imperatore latino, così famoso per libidine come per tirannide, lasciasse per voto un serpe a ciascun figliuolo del popolo; e, morendo, invocasse Fetonte che col suo carro infiammato bruciasse Roma.

» Noi che detestiamo il serpente, facciamo voto che nei figliuoli del popolo si allevino le miti ed innocenti agnelle della vostra greggia , o Maria facciamo voto che nelle donzelle si allevino le colombe innamorate di voi e pronte sempre a svolazzare intorno ai vostri celesti tabernacoli : facciamo voto che nelle femmine e nei giovani si allevino anche leoni spiranti l'ardore della battaglia sacra per combattere vittoriosi sotto al vessillo della croce. Sicché docili fanciulletti, amorosi fratelli, care sorelle, virtuose mogli e fedeli consorti, eccovi la famiglia delle belle anime che bramiamo di lasciare per testamento, deliziosa offerta a voi e primizia del lieto avvenire.

» Che se, ricordando l'empietà del Cesare latino, si potesse da noi correggerla o cancellarla, il sospiro del nostro cuore è questo : Via Fetonte e il suo carro, via la favola dei pagani : spunti invece il sole che dall' altissimo scaturisce , oriens ex alto; spunti con novelli calori nel secolo XIX !, il sole divino Gesù Cristo; corra a passi di gigante il nostro cielo, ci divampi della sua carità benedetta e ci abbruci. Lo partoriste voi il sole del sempiterno amore, o Maria : degnatevi di ridonarlo a noi, allontanatici già tanto dal Calvario per abitare in Babilonia ; a noi, poveri vostri figliuoli, ai quali si fa notte insoffribile innanzi sera.

» Così posso io, prima di andarmene dal secolo, sentirmi felice dell' amoroso miracolo , veder tra le immortali fiamme di Gesù Cristo andare purificato il mondo.

» Sancta Maria, Dei Genitrix Virgo, et Consolatio nostra: intercede pro nobis ».

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE.

Rev. SIG. D. Bosco,

Viva Maria Ausiliatrice; viva in eterno ! Sono queste le parole che prima di ogni altra mi corrono alle labbra. Maria SS. Ausiliatrice è davvero la dispensatrice delle grazie. Quando ricevetti il suo viglietto col quale mi assicurava che avrebbe fatto pregare secondo la mia intenzione, mio nipote avea perduta la vista e mia cognata correva pericolo di morire per etisia. Ma ad onore e gloria di Maria SS. e a consolazione de' suoi divoti debbo ora manifestarle che le nostre preghiere furono esaudite. Maria ha ridonata la vista a mio nipote e la sanità a mia cognata.

Mio nipote era già stato spedito dai medici i quali aveano dichiarato l' arte medica più nulla potere in suo vantaggio. I suoi genitori immersi nel più profondo dolore si decisero di toglierlo dall' ospedale della nostra città, dove lo avevano collocato , per condurlo a Milano e tentare l' ultima prova di una nuova operazione. Ora nel giorno 23 di Maggio, vigilia della festa di Maria Santissima Ausiliatrice, giorno nel quale spedii la lettera all'Oratorio per raccomandare a Maria il ragazzino e mia cognata, alle ore 7 e 1/2 antimeridiane io mi recava all'ospedale col mio cognato per prendere il fanciullo e condurlo a Milano.

Entrato appena nella corsia dell' ospedale ,gli ammalati che si trovavano vicino al letto di mio nipote si mettono a gridare: - Adesso ci vede; adesso ci vede. -

Mi avvicinai col cuore in tumulto al povero bambino che facea festa mentre mi appressava, e dopo avere esaminato i suoi occhi senza proferire parola, finalmente lo interrogai : - Enrico ; è vero che ci vedi ?

- Si ; ci vedo , ci -vedo. - rispose tutto allegro.

Lo feci vestire , lo presi per mano e già stavamo per uscire dalla sala, quando mi si presenta la suora coll' infermiere e quindi il medico. La suora voltasi al medico così gli disse : - Signor Dottore; questo ragazzo ci vede; sa in quale stato esso era nei giorni passati ; or bene, ieri mattino all' improvviso si alza e si mette a gridare : ci vedo , ci vedo. Noi dubitando che fosse una suo illusione, o che scherzasse, gli mettevamo innanzi agli occhi diversi oggetti piccolissimi, ed egli ad uno ad uno ce li indicò con esattezza. - Il medico volle allora esaminare bene gli occhi del fanciullo e con grande sua maraviglia dichiarò che realmente era guarito.

Pensi con quanta gioia lo ricondussi a casa , e quanta maggior allegrezza provai dopo tre giorni quando mi vidi comparire innanzi la cognata.

- Come tu qui? le dissi.

- Sì, Battistina , mi rispose ; la Madonna mi ha fatta la grazia. La tosse che era così forte è totalmente cessata, non sento più alcun dolore; quella febbricina continua è svanita ; di notte sto bene e riposo, e adesso mi sento una gran volontà di mangiare. Bisogna adunque che pensiamo il modo per testimoniare la nostra riconoscenza a Maria.

Questa è la grazia che io le espongo in tutta la sua semplicità. Non avea ragione di esclamare: Viva in eterno Maria SS. Ausiliatrice?

Lo ringrazio adunque delle preghiere e della benedizione. Iddio lo conservi lungamente in vita per il bene di tanti giovanetti che sono ricoverati nei suoi oratorii. Le spedisco intanto l'offerta promessa alla Madonna, perchè Essa ci dia molte grazie spirituali, delle quali teniamo come caparra quelle temporali, che ora ci son causa di tanta allegrezza.

28 giugno 1885.

B. STEFANaZZI.

LA FESTA DI S. GIOVANNI BATTISTA nell'Orat. di S. Francesco di Sales. (Dal Corriere di Torino).

Una commoventissima festa aveva luogo all'Oratorio Salesiano il giorno di S. Giovanni Battista per l'onomastico del venerando D. Bosco.

Già fin dalla vigilia erasi cominciato a celebrare con lieta pompa e con affettuosa accademia la cara solennità. La sera poi della festa , dopo le funzioni religiose, un'imponente riunione aveva luogo in uno dei vasti cortili dell'Istituto.

Da un elegante padiglione D. Bosco, circondato da illustri forestieri , tra cui il principe Czartoriski, e da egregi suoi figli ed amici torinesi, dominava la grandiosa e simpatica adunanza , composta di più migliaia di persone.

Vennero letti a D. Bosco molti componimenti in prosa ed in versi ed in varie lingue, italiana, francese, latina , greca , tedesca , ungarica , spagnuola, portoghese, inglese... e persino in ebraico.

Numerosi mazzi di fiori , tra cui alcuni di dimensioni colossali, e tutti splendidi per artistico lavoro, furono presentati al carissimo festeggiato. Si lessero lettere giunte da lontano, tra cui una affettuosissima dell' ottimo monsignor Cagliero , della quale ecco il tenore

Buenos Ayres, 23 maggio 1885. VIVA S. GIOVANNI!

REV.MO ED AMAT.MO PADRE,

I suoi figli in questo giorno del suo Onomastico guerreggiano e gareggiano tentando di superarsi l' un l' altro in santi trasporti di figliale affetto , di lodi , di benedizioni , di promesse e di viva cento e cent' anni per chi è loro Superiore , Benefattore e Padre ! Invidiabile gara , nobile tenzone e giusto tripudio dei figli, dei fratelli e di tutta la Salesiana famiglia !

Pel suo primogenito e per i suoi figli d' America (oh come lontana !) non resta, in questo giorno, di santa e non comune esultanza, che il dolce ricordo del passato, e che vorremmo convertire in un dolcissimo presente, per dimostrarle ancor noi che in petto abbiamo valore e nel cuore abbiamo sentimenti al pari di ogni altro! Quantunque lontani però , abbiamo con noi , in noi e dentro di noi stampate le parole DON BOSCO - ORATORIO - VALDOCCO e MARIA AUSILIATRICE ! capaci a stuzzicare più che prosa , poesia e musica ed a saziare ogni desiderio del nostro cuore!

Ed i nostri fratelli d'Europa ed i Beniamini di Torino si godano pure le belle feste , esultino e tripudino , ma non ci vinceranno mai in amore, riconoscenza e sacrifizio per Colui, che ci fu dato da Dio per guida, maestro, pastore e padre.

Benedica i suoi figli di America ed il suo primogenito

+ Giovanni Vescovo di Magida.

Tra i doni presentati fu molto ammirato un ritratto della piissima e compianta madre di Don Bosco, offerta in cui è da lodare del pari il pensiero gentile e la squisitezza dell'esecuzione.

La lettura dei componimenti e la presentazione dei doni fu intrammezzata da bellissime suonate e da cori stupendi, eseguiti colla consueta perizia dai giovani dell'Oratorio. La bella festa fu poi ancora a più riprese rallegrata dalle graziose trovate di uno dei primi e più antichi allievi di D. Bosco, il sempre faceto e simpatico signor Gastini, il cui genio inventivo non lascia sfuggire occasione alcuna per dimostrare all'ottimo Padre e benefattore la comune tenerezza e gratitudine filiale.

Mentre tutto questo avea luogo , l'ampio cortile si andava come per incanto illuminando da mille fiammelle a diversi colori e disposte nella

più vaga guisa ; e così tra quella luce , tra quei fiori , tra quei concenti , simbolo delle armonie , della fragranza e dello splendore che D. Bosco ed i suoi figli spargono in tutto il mondo colle loro opere e colle loro virtù, aveva termine la bella festa, coronata da famigliari ed affettuose parole di D. Bosco e dalla benedizione apostolica mandata dal Santo Padre allo stesso D. Bosco ed annunziata dal Reverendo D. Dalmazzo Francesco, curato della chiesa del Sacro Cuore in Roma.

L'Em.mo card. Alimonda, venuto a visitare don Bosco verso le ore 4 pomeridiane, non potendo assistere di persona alla cara riunione, vi assistette col cuore, e volle che il Padre stesso dai Salesiani benedicesse i suoi figli in suo nome.

Quanto sono belle queste feste della gratitudine, dell'amore, della pietà filiale fra persone d'ogni età e condizione, tutte unite nei vincoli più soavi della carità di Gesù Cristo. »

Due circostanze resero più bello questo giorno. Al mattino verso le ore 9 un gran numero degli antichi giovani, ora sacerdoti, padri di famiglia , posti in ogni condizione onorata della vita sociale, preceduti dalla musica entravano nell' Oratorio e salivano agli appartamenti di D. Bosco per offrirgli gli attestati della loro riconoscenza. Il M. R Teologo Antonio Berrone leggeva un magnifico indirizzo d'occasione.

Alla sera poi in sul finire delle feste erano presentate a D. Bosco lettere provenienti da tutti i Collegi d'Europa e di America colle quali si dimostrava coree tutti i cuori dei Salesiani e dei giovanetti ricoverati battessero pel Padre delle loro anime. Noi fra queste ne scegliamo due pubblicandole, per alcune notizie non dispregievoli che contengono sulle nostre missioni.

Buenos Ayres, 19 maggio 1885.

MOLTO REV. PADRE ,

Sebbene lontano non posso dimenticare i benefizi da lei ricevuti prima come allievo e poi come Salesiano. Della S. V. M. R. mi ricordai sovente nelle pìù angosciose circostanze della mia vita , durante la missione di America e particolarmente della Patagonia. Mi ricordavo di lei nel tragitto d'immensi mari, nel traversare estesissimi deserti, nel varcare monti altissimi, nel trattare con gente di cui ignorava la favella. Ricordo con grata memoria la benedizione che V. S. M. R. impartiva a bordo del Savoie l' anno 1877 ai Salesiani , ed alle Suore, e l' ultimo sventolare del suo bianco fazzolletto nell'atto che un promontorio. interponendosi ci privava di così grata vista. Dopo di allora oh quante vicende ! furono tante, che se mi fossero state rivelate prima, io dubito che sarei svenuto oppresso da tanto peso. Nelle mie pene, dopo Dio, ciò che mi confortava era la considerazione delle peripezie di D: Bosco nel fondare l'Oratorio e la Congregazione Salesiana.

Tuttavia mi consola anche molto il buono andamento delle nostre missioni. Da pochi giorni è giunto D. Fagnano dalla Patagonia e recò notizia che i nostri collegi prosperano in quelle parti. Tanto le Suore come i Salesiani educano un bel numero di giovanetti e giovanette Patagoniche. Siccome però non si danno rose senza spine, i debiti di quelle povere case ascendono a dodicimila scudi; se è vero però che chi ha debiti ha credito, dobbiamo congratularci della nostra buona riputazione presso i banchieri e gli impresari. La Chiesa della Boca già sta a buon punto ; si è dietro a metter su il tetto. Non si può negare che Don Bourlot abbia fatto mirabilia. Questa confessione usci dalla bocca di uno dei membri della Commissione, il quale asseriva l'erezione di quel tempio doversi alle fatiche del suo parroco.

Io con altri due preti siamo di casa presso la cappella Mater Misericordiae. Le debbo dire che qui la Vergine SS. si dimostra proprio quale è Madre di Misericordia, imperocché, sono migliaia i fedeli che durante il tempo Pasquale vengono a purificare le loro anime nel sangue del Divino Agnello Gesù, per mezzo dei santi Sacramenti. - Questa chiesa è assai povera, disse Monsignor Cagliero il giorno di Pasqua , povera di redditi ed ornamenti, ma è ricca di divozione. - Ogni domenica una turba di uomini e di giovanetti circonda regolarmente due ed anche tre confessori. I tre confessionali destinati per le donne sono pure assai frequentati e ci reca dispiacere non potere attendere a queste nelle principali solennità dell'anno, per la moltitudine degli uomini che viene a confessarsi. E neppure si poté ascoltare tutti quelli che si presentarono nel giorno di Pasqua, sebbene fossimo sei confessori e si stesse tutto il mattino nel santo tribunale. D. Savio passò la settimana alla Plata, nuova capitale della provincia e dice che fu grandissimo il concorso degli Italiani al suo confessionale. Attesa la grande quantità d' Italiani emigranti in questa repubblica , quanto sarebbe necessario promuovere le missioni di sacerdoti italiani. In questi paesi, per udirne le confessioni con profitto delle anime, non basta sapere l' italiano, ma bisogna ancora saperne i differenti dialetti. Questa cognizione difficilmente si può conseguire dai sacerdoti Argentini o Spagnoli, quando si danno allo studio della lingua Italiana col fine di poter ascoltare le confessioni dei nostri connazionali. Perciò quale benedizione sarebbe , se D. Bosco potesse mandare più numerosi i suoi figli in mezzo a questi popoli. Con quanta gioia verrebbero accolti da molti e molti che sarebbero pronti a lasciarsi guidare per la via della salute eterna, ma che non trovano chi li intenda nel loro linguaggio. Ho visto più d'uno il quale in Europa vivea trascurante dei suoi doveri religiosi , all'udir qui il dialetto del proprio paese sulle labbra di un Sacerdote Salesiano, parergli di veder personificato in lui quanto avea un giorno di più caro, padre , madre , fratelli e amici , rompere in lagrime, arrendersi alla grazia di Dio , e divenire buon cristiano.

Una prova di ciò che io dico è l'affluenza degli Italiani alle nostre Chiese. Mons. Cagliero, il giorno dell'Ascensione, venne a celebrar messa e a dar la Cresima in questa nostra Cappella detta degli Italiani. Le Comunioni furono assai numerose, poiché furono più di trecento quelli che si comunicarono alla sola sua Messa. I cresimati furono cento cinquanta. Monsignore, vedendo tanta e divota mol - titudine, non poté contenere il suo zelo facendo due bei fervorini , di quelli che sa produrre la sua facondia quando il cuore é commosso. La sera predicò sul mistero di quel giorno , dipingendo con accalorate espressioni i motivi che muovono il Cristiano ad innalzare il suo cuore al Cielo , dove al dire di San Paolo sono i veri gaudii , i quali Gesù Cristo fece nostri colla sua gloriosa morte. Più tardi Monsignore assistette all'assemblea della Confraternita. I soci, entusiasmati dalla presenza del caro Vescovo, determinarono di raccogliere elemosine per erigere in detta cappella un altare più degno dell' attuale. La colletta di quella sola sera ascese a 4390 lire. Deo gratias.

Che cosa ora mi resta più a dirle? Spero che questo mio foglio arriverà in tempo per augurarle buone feste nel suo Onomastico, giorno del quale desideriamo il ritorno ancora per molti anni. Vorrei in questa occasione offrirle qualche dono come tributo e pegno del mio affetto, ma non so che cosa offrirle perché nulla possedo. Se lo gradisce, le ricorderò le migliaia di Indi che i suoi figli battezzarono nel corso di più anni nella Patagonia , fra i quali alcune centinaia di bambini già passati alla gloria del Cielo e che ricorderanno in eterno il suo nome innanzi al trono di Dio, come causa dalla loro salvezza. Ciò sarà pel suo buon cuore motivo di grande consolazione; il pensare che il buon Dio già incominciò a coronare i suoi sacrifizi, mediante le missioni della Patagonia.

Intanto prima di lasciarlo e rinnovando i miei cordiali auguri, le domando umilmente la benedizione, promettendole che mi adoprerò in tutto ciò che potrò per cooperare al bene delle anime, all'incremento di nostra Santa Religione e specialmente in ciò che spetta la salute dell'anima mia.

Se avrà occasione di vedere la mia cara madre la saluti per parte di colui che si dice con tutta l' anima

Aff.mo ed umilissimo figlio

Sac. DOMENICO MILANESIO.

II.

S. Nicolas de los Arroyos, 1 giugno 1885. M. R. ED AMaTISSIMO PADRE ,

Mi unisco di tutto cuore ai miei fratelli di queste terre lontane per esprimerle il mio affetto e la mia divozione , ed augurarle con tutto l' ardore dell'anima mia una buona e felice Festa, seguita da molte altre ancora. Sì, caro ed amatissimo Padre, i voti più ardenti che un figlio possa fare per un Padre diletto, io li faccio per Lei. Che il Signore La colmi delle sue più elevate benedizioni! É questa la preghiera che esce spontanea e ben sovente dalle mie labbra , come è quella , senza dubbio, di tutti gli altri suoi numerosi figli spirituali.

Ella sarà lieto, caro Padre, di sapere che mi trovo benissimo qui , felice di mia vocazione e nella speranza di perseverarvi colla grazia del Signore. Non dimentico, no, a chi devo dopo Dio, un tale favore, una tale felicità.

Vorrei, mio carissimo Padre, poterle esprimere tutta la gratitudine di cui mi sento animato verso di Lei; ma veramente non trovo parole per farlo. Spero però di provarlo in altra maniera cioè coi fatti , procurando di essere un vero Salesiano e suo degno figlio. Eppoi nel Cielo io La ringrazierò per tutto quanto Ella fece per me : e Dio benedetto e la nostra Santa . Madre sapranno ricompensarnela.

La leggera cognizione che ho della lingua francese mi giova assai qui , e la lingua inglese ancor più.

Abbiamo in questo Collegio 15 studeuti in più che l' anno scorso , e son tutti miei connazionali (Irlandesi), i quali non vi sarebbero mai entrati, se ivi non avessero trovato un irlandese tra i Salesiani. Eglino son tutti d'un carattere così dolce e così docile, che è un vero piacere educarli. Sono la consolazione dei superiori e il buon esempio e l'edificazione dei loro condiscepoli. Abbiamo la ferma fiducia di vedere il loro numero duplicato pel venturo anno; il che li farà più numerosi degli stessi fanciulli del paese , e con tutta ragione questo Istituto potrà allora meritare il nome, che già pensiamo di dargli , di Collegio IrlandeseArgentino.

Se noi avessimo sufficienza di professori , potremmo aprire un Collegio o Seminario a parte , destinato unicamente agli Irlandesi. E questo il desiderio ardentissimo di questa brava gente. Anzi ce ne parlarono già, e son pronti a fornirci una bella casa.

Credeva, caro Padre, che qualcheduno de' miei compagni Le avesse procurato il piacere di darle una relazione della Festa da noi qui celebrata in onore dell' Apostolo dell' Irlanda. Era questo il desiderio del signor Direttore D. Tomatis ; ma pare che le occupazioni di colui che n'era incaricato , ne lo abbiano impedito. Il R. Direttore D. Tomatis , D. Durando e tre Chierici , fra i quali l' umile suo servitore , sono andati in una Colonia Irlandese distante circa 30 chilometri da S. Nicolas , e vi cantarono la Messa di Maria Ausiliatrice , con grande consolazione dei coloni , che furono poi trasportati dall' eloquenza del Direttore, nel panegirico cha egli fece sul santo loro Patrono. Questo rimarchevole discorso venne pubblicato nel Giornale Cattolico Inglese , e da tutti gl' Irlandesi qui residenti ricevuto , per cui ciascun d'essi avrà potuto leggerlo ed ammirarlo.

D. Rabagliati, accompagnato da D. Angelo Piccono e da me, diede una piccola Missione in questi giorni ad una Colonia Irlandese. Speriamo, colla grazia del Signore , che alcuni dei nostri allievi diverranno nostri confratelli nella Congregazione Salesiana; cosa che è pur tanto desiderata dai loro parenti.

Non mancherebbero altri dettagli interessanti, o caro nostro Padre , e su questa Casa e sulla nostra Missione; ma ne lascio l' incarico a penne più capaci della mia, e pel momento mi contenterò di questa letterina scritta in tutta fretta , ben lieto di potermi sottoscrivere di Lei carisssimo ed amato Padre

Aff.mo Figlio in N. S.

Ch.co PaTRIZIO O' GRADY. DAL COLLEGIO DI S. BASILIO,

Randazzo, 1° luglio 1885.

REV.MO ED AM.MO SiG. DIRETTORE,

Credo far cosa gradita alla S. V. dandole breve ragguaglio delta festa di S. Basilio, celebrata la domenica del 21 giugno passato in questo Collegio. Sebben lontani dall'Oratorio di Torino , ne segniamo le tradizionali usanze. Per infondere nei giovani nuovo entusiasmo, e dar loro nuovo slancio per la pietà, siamo soliti celebrare di quando in quando nell'anno qualche solennità con istraordinaria pompa. E splendidissima riuscì quest'anno la festa dì S. Basilio, patrono e titolare del Collegio. Quello però che contribuì non poco a crescerne il lustro e la religiosa pompa fu l'intervento del Vescovo di Lipari monsignor Mariano Palermo, il quale, annuendo con singolar degnazione all'invito del sig. Direttore, la vigilia della festa giungeva in Collegio, ove era accolto fra gli evviva e le acclamazioni dei giovani schierati in due ale. Assiso Monsignore in apposito seggio, i cantori intuonarono un inno scritto e musicato dal nostro maestro di musica ch. Attilio Soffientini ; quindi un alunno a nome de' compagni s'avanzò a dare il benvenuto all'illustre ospite , e lesse un breve discorso per esprimergli la comune esultanza per avere in mezzo a noi un tanto personaggio.

Il mattino seguente, giorno della festa, la comunione generale offrì uno spettacolo assai commovente, che fe' versar lagrime di consolazione a molti parenti dei giovani, che vi assistevano, ed a noi fece dimenticare per poco i. fastidi e le pene, che troppo spesso s'incontrano nell'educazione della gioventù.

Usciti dalla chiesa, avemmo la, grata sorpresa delta banda musicale del paese, la quale volle pure generosamente concorrere a rendere più solenne la nostra festa, e rallegrarci col farci udire maestose marcie e dolci sinfonie.

La presenza del Vescovo , e più la divozione che i buoni Randazzesi hanno per l'inclito Patriarca dei monachisrno orientale, S. Basilio Magno , li trasse per tempo in gran numero alla chiesa per assistere alla Messa pontificale. Monsignore, verso le ore 10, accompagnato dal clero, entrava in chiesa per celebrarvi la Messa solenne. Riesce difficile descrivere la maestà di quella funzione. La chiesa era stata splendidamente addobbata con una pompa che non si ricorda la maggiore. In mezzo a preziosi arazzi e ricchi festoni campeggiava la figura del Santo che parea sorridere dall'alto ed invitare tutti al cielo. Al contemplar la ricchezza degli apparati , lo splendor dei sacri indumenti tutti rifulgenti d'oro, all'udir le argentine voci dei fanciulli che eseguivano con mirabile vivacità la Messa della S. Infanzia, non si poteva a meno di sentirsi rapire dalla terra al cielo a contemplare per un istante la magnificenza e la gioia della celeste Gerusalemme.

Al dopo pranzo, col medesimo concorso di popolo, si cantarono i vespri solenni , a cui tenne dietro l'Orazione panegirica del Santo recitata dall'esimio oratore can. Panissidi Vincenzo di Randazzo. Ei ci dipinse S. Basilio qual luminare di sapienza e di santità mandato dal cielo a diradar le tenebre che l'eresia avea sparso sull'oriente nel iv secolo della Chiesa, e lo propose ai giovani qual modello di cristiana fermezza in questi tempi, in cui il mondo congiurò coll'inferno a danno dell'incauta gioventù, per trarla nella via dell'errore e del vizio, e strapparle dal cuore il tesoro preziosissimo della fede. Chiudeva la sacra funzione la benedizione solenne col SS. impartita da S. E. Reverendissima.

E a credere che una solennità così bella ed imponente lascierà nel cuore dei nostri giovani indelebile e cara rimembranza, che li terrà sempre affezionati alla religione ed agli esercizi del divin culto.

Volendo poi onorare come meglio per noi si poteva l'eminente Prelato, che diede tanto lustro alla nostra festa, alla sera vi fu la solita rappresentazione drammatica. Gli attori erano pressochè tutti novelli, dovendo gli anziani prepararsi ad un'altra recita , per loro più importante , voglio dire agli esami di licenza ornai imminenti. Tuttavia , mercé la solerte ed instancabile pazienza del direttore del teatrino D. Angelo Lovisolo , quegli attori improvvisati fecero meravigiie, e si meritarono gli applausi dei numerosi spettatori , e specialmente di Monsignore, che, facendosi piccolo coi piccoli, mostrava vivissimo interesse per le loro rappresentazioni.

Il lunedì seguente Monsignóre ebbe ancor la degnazione di amministrar la cresima ad una ventina di convittori , ed in quell'occasione volse a tutti i giovani calde parole d'incoraggiamento a perseverar nel bene, a conservar nel mondo quella pietà e religione che avean mostrata in quei giorni, ed a portar mai sempre alta la bandiera della loro fede.

Monsignore rimase con noi tutto quel giorno. Lo accompagnammo a visitare le rarità di Randazzo, degne invero di essere visitate. Tra queste primeggia la Chiesa Matrice di S. Maria costrutta interamente di massi di lava riquadrati e ricca di pregiatissimi dipinti di celebrati artisti. Visitò l' asilo infantile sì bello e ben ordinato , che a giudizio delle autorità scolastiche provinciali e di persone competentissime, gareggia con quelli delle principali città dell' isola. In fine fummo a visitare il Museo di Archeologia del cav. Paolo Vagliasindi, ricco di svariatissimi oggetti di antichità , vasi , urne funerarie , figure , statuette, armi, anelli di tutte le epoche : fenicia, cartaginese, greca, romana, araba e normanna.

Finalmente martedì Monsignore , con nostro rincrescimento, si dispose a ripartire, e verso le nove prendeva commiato da noi e da tutti i giovanetti, schierati sotto il grande porticato per ricevere ancora una volta la sua benedizione. Egli, vivamente commosso , espresse il suo dispiacere di dover lasciar così presto un luogo così caro, mi assicurò che, lontano di corpo, col cuore sarebbe sempre rimasto in mezzo a noi, e dopo averci esortati alla pratica dei nostri doveri ed all'amore di Gesù Cristo, c'impartiva la sua benedizione , pregando Iddio che ci rendesse tutti fermi ne' santi propositi, e facesse sì che un giorno avessimo a trovarci tutti in paradiso a quella festa celestiale che non avrà mai fine.

Egli partiva lasciando in tutti la più soave rimembranza della sua visita, e due giorni dopo , come per dar sfogo all'esuberante bontà del suo cuore scriveva da Maleto al sig. Direttore l'acchiusa lettera che ha il difetto di essere troppo benevola e lusinghiera.

Come vede, signor Direttore , anche in questa isola le nostre fatiche sono benedette dal Signore, ma oh quanto maggior bene potremmo fare se fossimo in maggior numero , e potessimo aprir nell'isola altre case ! Supplichi per noi l'amatissimo Padre D. Bosco perchè voglia presto esaudire i nostri voti e quelli di tanti buoni padri di famiglia che desiderano affidare ai Salesiani l'educazione dei loro figli.

Gradisca intanto i sensi dell'affettuosa stima , con cui, raccomandandomi alle sue preghiere, mi pregio sottoscrivermi,

Della S. V. Reverendissima

Dev.mo servo ed aff.mo in G. C. Sac. DOMENICO BRUNa.

LA CATTEDRALE E IL VESCOVO DI PINEROLO.

Riceviamo da monsignor Filippo Chiesa, vescovo di Pinerolo, la bella lettera, con cui fa appello alla diocesi per i restauri della sua Cattedrale, la quale, a dir vero ne ha grande bisogno. Nota lo zelantissimo Prelato che i restauri si eseguiscono in base « ad un progetto conosciuto da buona parte della popolazione, esaminato ed approvato da circa dieci anni da apposita Commissione, e più tardi dall'onorevole Municipio , dalla Deputazione provinciale e dallo stesso Ministero di Sua Maestà il Re. Ed , anche prescindendo da tali e tante approvazioni, basterebbe sapere che questo progetto è opera del rinomatissimo conte Mella di f. m., di quel grande ristoratore delle cattedrali antiche, che disegnò e diresse i restauri delle Cattedrali di Alba, Alessandria, Casale, Vercelli e di tante altre chiese , le quali formano oggidì una vera gloria delle rispettive città ; basterebbe il sapere che l'esecuzione del disegno si compie da persone perite sotto la direzione di valenti ingegneri , i quali hanno tutto l'impegno di fare in modo che i ristauri riescano d'onore al conte Mella ed anche al proprio loro nome. »

Per incoraggiare i suoi figli a coadiuvarlo nell'impresa assunta , prosegue così: « Vorrei invitarvi a dare uno sguardo ai protestanti istessi. Voi lo sapete come questi si professino avversi al culto esterno, eppure volgete i vostri occhi attorno e vedrete come i protestanti si mostrino zelanti pel decoro dei loro templi. Cominciate da Pinerolo e percorrete, se vi aggrada, le diversi valli circostanti, e segnatamente portatevi nella valle di Luserna e d'Angrogna, e vedrete come nessuno dei loro tempii si trovi in istato così miserabile come la nostra Cattedrale. Eppure noi professiamo la necessità del culto esterno, noi professiamo di credere alla reale presenza di G. C. nelle nostre chiese! Ah V. F. e F. C., procuriamo di dimostrare colle opere la nostra fede e di non essere da meno dei protestanti nel provvedere al decoro del massimo tempio della diocesi. »

Noi speriamo che l'appello di monsignor Chiesa troverà risposta nella diocesi , ed anche da altre parti d'Italia giungeranno offerte al benemerito Prelato , che, seguendo le tracce del venerato suo antecessore, monsignor Vassarotti, di s. m., vuole arricchire la sua citta vescovile di una nuova opera religiosa e civile. Una chiesa é non solo la casa di Dio , è pure la casa del popolo, dove esiste solo quell' eguaglianza che i rivoluzionari predicano a parole e negano a' fatti. Gli oblatori godranno speciali vantaggi spirituali.

Sebbene, a tenore delle fatte convenzioni, l'amministrazione delle offerte, come la direzione dei Ristauri sia oggidì devoluta al solo Vescovo , tuttavia , allo scope di procedere colla massima regolarità ed ovviare ai molti inconvenienti che Porta seco una sì grave contabilità tenuta da un solo, mi sono indotto a creare l' apposito Consiglio d'amministrazione, composto di un consigliere, di un tesoriere e di un segretario , ed ho scelto a consigliere il reverendissimo signor canonico Martin teologo Gio. Pietro, delegato vescovile pei Ristauri - a tesoriere il reverendissimo signor canonico penitenziere Luigi Valletti - a segretario il reverendissimo signor canonico Lantelme teologo Gio. Battista. La Commissione, così composta , terrà esatto conto di tutte le offerte che le provengono dalla città e dalla diocesi, e pubblicherà annualmente il risultato tanto attivo che passivo di sua gestione ». (Dall'Unità Cattolica).

CONFERENZA.

REV. SIGNORE,

Nella certezza che torni assai grato al di Lei cuore l'aver notizie dei Cooperatori Salesiani, le dirò qualche cosa della nostra Associazione in San Martino Stella.

Nel giorno 24 di maggio u. s. festa dello Spirito Santo ebbe luogo l'adunanza dal regolamento prescritta, adunanza tenuta in privato, ma cui presero parte tutti i Cooperatori.

Accondiscendendo al desiderio dei buoni Cooperatori che aspettavano da me, come sacerdote e decurione capo, qualche parola, dissi loro alla buona come Maria chiamata Ausiliatrice si dimostrò sempre aiuto vero e potente dei Cristiani e che tale ancora si dimostrerà verso di noi, purché noi ci dimostriamo veri seguaci del suo Divin figliuolo Gesù Cristo signor nostro.

Il giorno 7 giugno poi, domenica fra l'ottava del Corpus Domini, si celebrò nella chiesa Parrocchiale un po' di festa ad onore di Maria Ausiliatrice. La popolazione, cui era stata annunciata detta festa nella precedente domenica , vi prese grande parte coll'accostarsi numerosa al tribunale di Penitenza ed al Banchetto Eucaristico ed alle sacre funzioni. Fu cosa veramente consolante il vedere i Cooperatori Salesiani tutti in massa accostarsi al piedi dell'altare a ricevere il loro Sacramentato Gesù, per così presentare fin dal mattino una preziosa corona a Maria e meritarsi il di Lei potentissimo aiuto.

Alle 10 alcuni bravi giovani vollero cantare la messa ed eseguirono quella detta di Maria Ausiliatrice composta da Monsignor Cagliero.

Alla sera con maggior solennità del solito si cantarono i Vespri, finiti i quali salito sul pulpito il M. R. D. Giuseppe Iubia (Economo spirituale di questa Chiesa Archipresbiterale resa vacante per la morte del compianto M. R. Giacomo Picconi affezionatissimo ai Salesiani) con belle ed affettuose parole tessé le lodi di Maria.

Finito il discorso e cantate con dolce e soave armonia varie strofe di bella e commovente lode a Maria, si finì la modesta sì ma cara funzione col canto del Tantum ergo e colla benedizione del Venerabile.

Data la benedizione si radunarono ancora una volta i Cooperatori per fare la loro offerta che arrivò a L. 34,84. Tenue è per vero la nostra offerta, ma è da tenersi conto che i Cooperatori sono gente di campagna che lavora da mane a sera per guadagnarsi di che vivere.

Gradisca i miei figliali rispetti e non dimentichi di pregare per i Cooperatori Salesiani e la popolazione tutta di S. Martino Stella.

8 luglio 1883.

Sec. SIMONE CAVIGLIO Dec.ne.

DIVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESÙ

Fra gli Indiani nelle Montagne Rocciose (Dalla Civiltà Cattolica).

La Chiesa degli Indiani, Cuori di Lesina, è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Quasi tutti gli adulti appartengono all' apostolato della preghiera e al sodalizio del Sacro Cuore. Sono esattissimi in recitarne le preci giornaliere e molti non solo il primo venerdì d' ogni mese vengono da. lungi per accostarsi alla sacra Mensa, ma non lasciano passare settimana senza che il venerdì facciano un tale atto di riparazione verso questo divin Cuore, così amante degli uomini e tanto da essi offeso ! Quelli poi che non possono, perchè lontani o molto occupati, venire il venerdì, ricevono la Santissima Eucaristia nella prima domenica del mese. Non appena seppero della Comunione riparatrice , che si presentarono sette persone per fare la santa lega e comunicarsi una per giorno , affine di riparare gli oltraggi di che è fatto segno Gesù nel Sacramento del suo amore. Quindi ne nacque in molti una santa invidia ; ed avendo domandato di costituire altri settennarii di Comunioni riparatrici, si stimò bene appagarli.

La festa del Sacro Cuore, benchè ricorra pochi giorni dopo quella del Corpus Domini , celebrata con grande pompa in tutte le missioni , è solennissima fra i Cuori di Lesina, e quanto dir si può devota. Il capo manda molti giorni prima suoi messi alle tribù vicine, come ai Nasiforati, agli Spokàni , a Kalispelem ed anche agli Sgoyelpi , che distano di là un centocinquanta miglia , per invitarli a venire a De-Smet (così chiamasi il loro villaggio) e prender parte alla gran festa del Sacro Cuore. Molti accettano l'invito, e, celebrata nella loro riduzione la festa del Corpus Domini , se ne vengono colle famiglie a De-Smet ; donde ne segue che il villaggio si popola per quei giorni di più migliaia di persone. E vi traggono pure gli infedeli , de' quali non manca mai chi si converta , e anche una turba di bianchi ; i cattolici tirativi da devozione , e i protestanti per ammirare la pietà dei Cuori di Lesina. I capi e maggiorenni delle altre tribù sono ricevuti ed albergati nelle case, laddove gli altri piantano le tende accanto al villaggio.

In questa ricorrenza si fa la questua pei poveri. Il capo manda attorno il suo banditore, il quale, percorrendo le pubbliche strade , invita ad alta voce a far la limosina. Allora uomini e donne in gran numero escono dalle case e vanno a quella del capo. Chi porta una coperta, chi un cappello, chi un soprabito, chi un paio di calzoni o una camicia ; gli uni recano della farina, o carne secca, o patate, o altre cose mangerecce, e altri offrono del danaro , giacchè al presente corre anche tra loro la moneta americana , nè vi manca perfino chi vi faccia limosina d'un cavallo o d'un vitello. E qui non è a tacere che l'anno scorso fecero , per consiglio di Monsignore l'Arcivescovo d'Oregon, una colletta anche pel Papa, la quale, avuto riguardo alla loro condizione, riuscì assai copiosa. E pur bello il vedere questi poveri selvaggi che aiutano col frutto delle loro mani il Padre comune spogliato dai nemici di Gesù Cristo.

Ora , ritornando alla festa del Sacro Cuore , ecco in qual modo si solennizza quel faustissimo giorno. La mattina confessioni e comunioni in gran numero ; poi Messa cantata in musica , indi prediche in varie lingue indiane, e dopo il meriggio una solenne processione col Santissimo Sacramento. Dalla gran piazza dinanzi la chiesa conducono gl'Indiani con festoni di fiori e d'altre erbe odorifere per un viale che passa davanti al Conservatorio delle Suore, e di là costeggiando la strada maestra del villaggio va a sboccare nel collegio dei giovanetti e nella casa dei Missionarii , finche mette capo nella china. Per mezzo ad esso passa la devota processione. L'apre uno scelto drappello di soldati del Sacro Cuore a vessilli spiegati : quindi s'avanzano raccolte e in modesto abbigliamento le donne della tribù coi loro stendardi, seguite dalle educande, tutte figlie di Maria, e precedute anch'esse dalle proprie insegne. Un gran tronco di croce portato da un capo dei Cuor di Lesina va innanzi ai giovanetti del collegio, i quali, preceduti anch'essi dalla loro bandiera, incedono con modestia ed ordine mirabile. Vengono appresso, gli uomini della tribù, distinti secondo i gradi di ciascuno ; e poi, quasi contrapposto a quella loro austera gravità, ecco inoltrarsi i piccoli chierici indiani , in una sottana rossa con bianchissime cotte, cinti ai fianchi di una fascia violacea. Alcuni portano in mano accesi doppieri, altri agitano fumanti turiboli, mentre alcune fanciulline, bianco vestite e raccolte in candidissimi veli, vanno leggiadramente spargendo di fiori la via innanzi allo Sposo delle loro anime innocenti. Presso al Santissimo portato dal Superiore della residenza , o dal Superiore generale delle missioni, e qualche volta dal Vescovo , incedono i pochi Missionarii che poterono venire dalle vicine riduzioni. Reggono le aste del baldacchino quattro capi di quattro tribù ; e finalmente chiude la processione o il gran capo e i suoi ministri con cerei in mano , o gli ufficiali della milizia. I soldati del Sacro Cuore tutti in gala corteggiano la processione a cavallo; e quando in chiesa si dà la benedizione, in segno di grande e pubblica letizia, sparano i loro fucili.

Ecco con quanta devozione, e con che splendore di culto celebrano le sacre funzioni i poveri Indiani delle Montagne Rocciose, pochi anni fa abbrutiti selvaggi !

MISSIONARI CATTOLICI E MISSIONARI PROTESTANTI

La Gazzetta Generale della Germania del Nord ha inserito nel suo volume una relazione di un protestante, signor Bulow, intorno all'azione dei missionari cattolici e dei missionari protestanti,, nell'isola Samon, e vi leggiamo queste preziose confessioni : « Come nelle contrade del vecchio mondo, la Chiesa cattolica si distingue anche qui dalle confessioni protestanti col disciplinare costantemente i suoi fedeli, avendo sempre in mira i loro interessi spirituali, senza trascurare la loro educazione fisica e materiale. Essa dimostra anche in questi paesi la sua grande potenza di ordinamento e di influenza sugli uomini. Essa a primo sguardo vide dove sta la radice del male, cioè la straordinaria accidia degli indigeni e si studia di arrecarvi rimedio promovendo il lavoro, iniziando piantagioni e insegnando l'agricoltura. E in questa maniera che le Missioni cattoliche amministrano tutto il paese delle isole Fatura, Alofa, ecc.

« Del tutto diversa è l'azione delle Missioni protestanti. I missionari, tirati su in fretta in un Seminario qualunque, giungono qui pieni d'orgoglio ; ma in fondo non sanno nulla e non si distinguono per altro che per essere assai grossolani. Questi signori non si contentano dei loro onorari, i quali son pure sufficienti , ma cercano d'aumentarli. Con tutti i mezzi si studiano di arricchire e formano a poco a poco una Missione indipendente senza curarsi dei poveri pagani. Nei momenti più difficili questi signori chiedono prima di tutto d'essere pagati avanti di rendere alcun servigio agli indigeni. »

Dopo aver dimostrato come i protestanti trascurano gli interessi religiosi degl'indigeni, fino a chiudere gli occhi sopra i vizi più scandalosi dei capi di tribù, il sig Bülow continua così : « I missionari delle sètte protestanti curano prima le loro case, e non pensano che dopo alla costruzione della chiesa ; è precisamente il contrario di ciò che fanno i cattolici, i quali dapprima costruiscono una bella e solida chiesa, senza pensare alle loro personali comodità. Da una parte la speculazione e lauta vita, dall'altra l'abnegazione per una grande causa. Gli indigeni protestanti non hanno alcun carattere cristiano. Non può essere questione di idee e di convinzioni religiose. Nulla è cambiato. La moralità del popolo è peggiore che mai. I preti cattolici invece incominciano, ed hanno tutte le ragioni, a coltivare la gioventù, e impediscono l'immoralità colle loro scuole e congregazioni. I protestanti cercano sì di imitare queste opere, ma le loro scuole sono veri centri di corruzione   »

COLLEGIO CONVITTO VALSALICE PRESSO TORINO

PROGRAMMA

CORSO ELEMENTARE, GINNASIALE E LICEALE,

Il Collegio Convitto Valsalice, situato sopra un'amena collina a poca distanza dalla città di Torino, presenta ai giovanetti di nobile o civile condizione ogni opportunità per una completa educazione religiosa, intellettuale e civile. L'aria pura che si respira nell'ampio ed elevato edifizio appositamente costrutto, reso più ameno dai numerosi e lunghi portici, dai vasti cortili e giardini contorniati da viali ombrosi, la ricca palestra di ginnastica e le ampie vasche natatorie per la stagione estiva formano un luogo incantevole ed igienico , e favoriscono sensibilmente lo sviluppo fisico degli alunni, mentre la quiete, che vi regna, concilia non poco lo studio. La vicinanza poi d'una grande città qual è Torino offre non pochi vantaggi, tra cui quello notabilissimo di avere all'uopo ottimi e zelanti Professori, i quali piglino a petto la coltura intellettuale e morale dei giovani alunni.

Numerosi tramvays dal centro della città e dagli scali ferroviari conducono in pochi minuti presso il ponte in ferro sul Po ai piedi della dolce salita che mena al Collegio.

Istruzione.

L'insegnamento ha per base fondamentale l'educazione religiosa e civile degli allievi. Abbraccia il corso Elementare , Ginnasiale e Liceale , che viene impartito a norma dei Programmi Governativi da Professori approvati. Oltre le materie richieste dai programmi havvi un corso di lingua Francese in tutte le classi, la scuola di declamazione e di .buona creanza. Il Collegio possiede un ricco gabinetto di Fisica, ed un copiosissimo museo di Storia Naturale e di Chimica per l'insegnamento pratico di queste scienze.

L' età richiesta è dai sei ai quattordici anni e non si ammettono giovanetti espulsi da altro Collegio.

DOCUMENTI RICHIESTI. Ogni allievo nella sua entrata deve essere munito

I° Della fede di Battesimo ;

2°   »   di vaccinazione o sofferto vaiuolo.

3° Di un attestato della classe percorsa e di un certificato di buona condotta per chi uscisse da altro Collegio.

Le domande di ammissione si fanno al Sac. Dottore Cesare Cagliero Direttore e Preside del Collegio, oppure al Rev. Sac. GIOVANNI Bosco.

Pensione.

La retta mensile è di Lire 50 pel corso Elementare

»   »   60   »   Ginnasiale

»   »   »   80   »   Liceale.

Ogni convittore deve inoltre pagare per diritto di entrata L. 80 (senza rimborso).

Per due fratelli si fa una riduzione di L. 200 annue e di L. 300 se saranno tre.

La pensione comincia dal giorno fissato per l'entrata e si paga a trimestri anticipati.

I signori Genitori che volessero ritirare i figliuoli dal Convitto, dovranno darne avviso al Direttore , almeno un mese prima, e non avranno diritto al rimborso del trimestre anticipato.

Vitto.

Gli allievi hanno quattro refezioni al giorno

A COLaZIONE : caffè e latte o frutta.

A PRANZO : minestra, due pietanze, vino, frutta

o cacio.

A MERENDA : pane.

A CENA : minestra , pietanza , vino , frutta o

cacio.

Mediante la retta suindicata , il Collegio somministra ancora letto elastico, materasso e guanciale, copertina bianca e gli altri oggetti di camera e s'incarica delle piccole rimendature della biancheria, non che delle spese pel parrucchiere.

Sono pure comprese le spese del culto, la musica vocale e la ginnastica.

Gli oggetti somministrati dal Collegio dovranno restituirsi tornando l'allievo in famiglia.

Sono a carico de' Genitori le rimendature dei panni, i libri di testo, gli oggetti di cancelleria ed i corsi liberi:

1° Di disegno a L. 5 mensili.

2° Di musica istrumentale a L. 12 mensili ; pel nolo del Piano a L. 6 mensili.

3° La scherma e la equitazione a prezzo da concertarsi secondo il numero delle dimande.

4° Le rotture, i guasti volontari, le spese pel dentista, i consulti medici e le cure straordinarie in caso di gravi malattie.

5° Le spese di bucato e stiratura a L. 5 mensili.

Corredo.

Ogni allievo deve recare con sè il seguente corcontrassegnato col numero che verrà dato in Collegio.

1° Posata e bicchiere di argento o di Cristophle. 2° Lenzuola paia    N. 3 3° Coltre di lana (catalogna) . . . . » 1

4° Coltrone (trapunta)    » 1

5° Camicie    » 12

6°   »   da notte    » 3

7° Stivaletti paia    » 3

8° Asciugatoi    » 6 9° Tovaglioli . . » 6 10° Tovaglia lunga metri 2,50, larga 1,50 che resta al t ollegio    » I

11° Fazzoletti    » 12

12° Calze paia    » 12

13° Mutande    » 6 14° Corpetti di lana per l'inverno . . . » 3

15° Flanelle o camicie di lana . . . . » 4

10° Guanti paia 2 di pelle e 2 di lana   » 4

17° Cravatte, di cui una di seta nera .   » 6

18° Mute di abiti per casa   . . . . » 3 19° Uniforme (dalle 60 alle 80 lire). 20° Mantello d' uniforme.

21° Gli oggetti di toeletta cioè spazzole, pettine, pettinetta, saponette, ecc.

L'uniforme deve essere fatto secondo il modello, .ed il corredo in ottimo stato.

Dichiarazioni.

1° I convittori sono tenuti in Collegio tutto l'anno. A richiesta de' parenti possono tuttavia passare in famiglia tutto od in parte il mese delle vacanze autunnali ; ma pel tal tempo non si fa riduzione alcuna sulla pensione del trimestre.

2° Gli allievi segnalati in condotta potranno avere l'uscita coi parenti ogni due mesi nel giorno e nell'ora stabilita dal Direttore.

Fuori di questo tempo non si permette l' uscita dal Collegio , tranne che per motivi di salute.

4° I signori Genitori possono visitare i loro figliuoli dire volte la settimana, cioè il Giovedì e la Domenica nelle ore fissate ; nel caso di malattia in qualunque ora del giorno.

5° Non si permette ad alcuno di visitare gli allievi senza uno speciale permesso de' Genitori.

6° Le lettere saranno viste dal Direttore.

7° Non è permesso agli allievi di tener danaro, orologi, coltelli od oggetti di valore. Per le piccole occorrenze o per minuti piaceri si potrà far deposito di qualche somma presso il Prefetto.

8° Al termine d'ogni mese i Genitori saranno raggu figliati dello stato sanitario, della condotta, del profitto scolastico de' loro figliuoli in ogni ramo d'insegnamento.

9° Pei Genitori che desiderassero un prezzo complessivo si è stabilito:

Annue L. 1400 pel corso Liceale.

»   » 1000 pel corso Ginnasiale.

»   » 900 pel corso Elementare.

Questo prezzo comprende le provviste e riparazioni di abiti tanto per uso di casa quanto per la uscita, la prima copia dei libri di testo, carta, penne, bucato e stiratura ed ogni altra cosa, compresa nella pensione mensile, tranne la calzatura, i corsi liberi e i dizionarii.

BIBLIOGRAFIA.

AGLI AMANTI DELLA BUONA STAMPA,

Tra i molti periodici che si stampano in Italia, non ne conosciamo uno il quale si possa avere più a buon mercato ed interessare anche i lettori, specialmente ecclesiastici, come il seguente:

L'eco del Clero, e in ispecie delle Parrocchie d'Italia, è un periodico (per ora) mensile, religioso scientifico , amministrativo , legale e di annunzi gratuiti.

Questo Periodico , il più importante e ad un tempo il più economico, (L. 1,50 all'anno, di 16 pagine, carta e formato pari al nostro Bollettino) encomiato da molti Prelati e Vescovi, tra cui li Em.mi Parrochi ed Alimonda , ed ultimamente benedetto dal santo Padre Leone XIII , caldamente lo raccomandiamo ai R. R. Sacerdoti, specie ai Parroci.

Ne è Direttore un zelante parroco della poverissima e piccolissima parrocchia di N. S. della Neve in Savona, dalla quale, sendo l'unico sacerdote ivi esìstente , cerca colla buona stampa far al di fuori tutto quel po' di bene che gli è possibile : per questo non abbisogna che di abbonati. - Rivolgersi al M. R. Sacerdote Luigi Cav. Prof. Caneto direttore dell'Eco del Clero - Savona - Il Caneto è già conosciuto nella repubblica letteraria per aver dato alle stampe vari opuscoli scientifici.