ANNO XIII - N. 6. Esce una volta al mese. GIUGNO 1889
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Sommario: Il S. Cuore di Gesù-La commemorazione di D. Bosco e la festa di D. Rua - La Tomba di D. Bosco - Maria Ausiliatrice e i Protestanti - Dal Rio Negro - Bibliografia - Elenco dei Cooperatori defunti nell'Aprile e Maggio.
Non è per anco cessata l'eco soavissima delle splendide feste al S. Cuor di Gesù, celebrate primieramente nel 1875, rinnovate poscia tre anni or sono, che altra nuova e non meno grandiosa ci si presenta in quest' anno stesso. Come è mai grande nella sua bontà e sapienza la Provvidenza di Dio! Quando i figli delle tenebre si danno attorno con violento orgasmo per commemorare il primo centenario della Rivoluzion francese, che è quanto dire il trionfo dell' orgoglio e dell'odio insieme congiurati, essa, la Divina Provvidenza, per mezzo della Chiesa Cattolica e dell'infallibile suo Capo, il Romano Pontefice, pone innanzi ai figli della luce il secondo centenario della prima pubblica e solenne glorificazione del Cuor di Gesù , vale a dire la personificazione dell'umiltà e della mansuetudine, elevate al più alto grado. E poichè Comitati e periodici si adoperano qua e colà con tanto zelo a questa festa di fede e di amore, vogliamo anche noi dirne qualche cosa ai nostri cari Cooperatori e alle nostre buone Cooperatrici, persuasi di far loro cosa gradita e salutare.
Che s'intende adunque per questo nuovo centenario, e che cosa dobbiamo noi fare per celebrarlo con frutto?
Era il principio dell'anno 1689, e la B. Margherita Alacoque, l'apostola del Divin Cuore, desiderosa nell' ardor del suo zelo, che il culto al SS. Cuore di Gesù, che già aveva pigliato felice incremento, venisse dalla Chiesa rassodato e universalmente diffuso in una maniera solenne e perpetua, pregò vivamente il Vescovo di Langres nell'Alta Marna, per mezzo di zelanti cooperatori, a coadiuvare quest'opera. Il pio e dotto Prelato aderì di buon grado a queste sante istanze, e mandò al Santo Padre, che era allora Innocenzo XI, una supplica, colla quale lo pregava di permettere che si celebrasse pubblicamente nella Chiesa universale la solennità del SS. Cuore di Gesù. La risposta non venne nè così presto, nè così pienamente, quale si desiderava, perchè la Chiesa suol procedere nei suoi giudizi e nelle sue decisioni con molta prudenza e lentezza. Infatti la S. Congregazione de' Riti, a cui il Papa deferì l'esame della domanda presentata, pur commendando lo zelo dei postulatori e incoraggiandoli a perseverare, rispose che non era ancora il momento opportuno per accordare l'approvazione ad una Messa e festa particolare al SS. Cuore di Gesù nella Chiesa universale. Però il Card. Alderano Cibo, Segretario di Stato, che aveva pigliato sopra di sè il patrocinio di così santa causa, aggiungeva nella sua risposta alla Superiora delle monache della Visitazione di Roma che non bisognava punto scoraggiarsi per questo indugio ; cominciasse la nuova festa a stabilirsi pubblicamente qua e colà nelle Diocesi coll' approvazione dell'Ordinario e dopo qualche tempo si rinnovassero le istanze, che allora. più facilmente sarebbero state esaudite; tale essere la massima costante della Chiesa.
Comunicata questa risposta a Paray le Monial e a Dijon, la Superiora della Visitazione di quest'ultima città, uniformandosi a queste sapienti prescrizioni, supplicò l' Ordinario della Diocesi, il già nominato Vescovo di Langres, a permettere che si celebrasse nel monastero della Visitazione una festa pubblica e solenne al Cuor di Gesù. Imperocchè è da ricordare che Digione (antic. Divio, ora Dijon) fece parte dell' antichissima Diocesi di Langres (antic. Lingonae) fino al 1731, in cui ne fu staccata da Clemente XII per formarne una Diocesi a sè.
Avutane dunque dal piissimo Prelato risposta favorevole, si fissò d'accordo con lui a questo scopo il venerdì seguente alla Domenica in Albis di quell'anno 1689, che cadeva allora ai 22 aprile. Mons. Vescovo volle egli stesso presiedere a questa festa, per la quale le ferventi Figliuole del S. Cuor di Gesù, come meritarono di esser chiamate le Salesiane del santo Vescovo di Ginevra, avevano fatto i più splendidi preparativi. Si recò pertanto processionalmente nel dì stabilito insieme col Capitolo ducale della santa Cappella alla chiesa della Visitazione, dove si cantò in musica la prima Messa, espressamente composta, ad onor del SS. Cuore di Gesù. Vi fu esposto per tutto il giorno il SS. Sacramento e vi si eresse una Confraternita per l'adorazione perpetua del SS. Cuore di Gesù. Gli Annali della Visitazione di quell'anno ci parlano con santo entusiasmo del concorso straordinario di popolo e dell'affluenza ai SS. Sacramenti in quell' occasione, e ci ricordano illustri e potenti personaggi della città che andarono a gara per far pur essi la loro ora di adorazione davanti al SS. Sacramento. Tutti poi corsero a farsi inscrivere alla Confraternita del S. Cuore , la prima di quelle migliaia e migliaia di Confraternite, che ora sono sparse per tutto il mondo; sicchè si riempirono ben sei registri di associati, fra i quali era bello vedere le più ragguardevoli persone di Digione e de' suoi dintorni.
Fu questo veramente uno splendido trionfo del Cuor di Gesù, felice presagio di quei mille altri trionfi, di cui doveva essere testimonio il mondo nel corso de' secoli. Poichè invano vi si opposero, primieramente lo scandalo farisaico degli uni, poi l' eresia degli altri, da ultimo il filosofismo più o meno incredulo de' molti. La pia divozione, combattuta, calunniata di novità , mentre pure è antica nella sua sostanza quanto il Cristianesimo , perseguitata in mille guise, continuò il suo corso, lentamente sì, ma incessantemente , .fino ai nostri giorni, in cui la vediamo sotto svariate e ingegnosissime forme signoreggiar il mondo col suo dolcissimo impero, caldeggiata e propagata dappertutto da Pio IX, di s. m. e dal sapientissimo suo successore Leone XIII. Dio lo voleva, e ai voleri di Dio non vi ha potenza umana che possa resistere. Eran giunti i tempi predetti, circa sei secoli sono, da s. Giovanni a s. Geltrude, allorchè questa chiedendo nella sua estasi al prediletto discepolo di Gesù, perchè mai nel suo Vangelo non avesse fatta menzione de' tesori del divin Cuore , ne ebbe in risposta che una cognizione più intima e piena di questi tesori sarebbe stata data ai fedeli in un tempo in cui, raffreddati i cuori degli uomini, si sarebbero per mezzo di questa cognizione riaccesi nell'amor di Gesù Cristo. Difficilissimi tempi, in cui non sai se sia maggiore l'aberrazione delle menti o il guasto dei cuori, lo spirito di orgoglio o il fango della dissolutezza. E fra questo immondo imperversare, ecco Dio personalmente combattuto ; ecco Gesù Cristo, Dio e Uomo , cacciato dalla famiglia , dalla scuola, dalla società, detta per istrazio civile; ecco Satana trasfigurarsi in nuovi più seducenti modi nell' opera sua di perdizione e divenir l'idolo d'infelici apostati. Ma viva Dio, che la vittoria, come fu in passato e come sarà sempre in avvenire, così sarà anche ora nostra, o meglio di Gesù Cristo e della sua Chiesa. Ben altre battaglie ha questa combattuto e ben altre ne combatterà ancora fino a quel giorno, in cui Gesù Cristo sconfiggerà gli ultimi nemici della Chiesa, descritti nell'Apocalisse : Hi cum Agno pugnabunt et Agnus vincet illos (xvii, 14).
Non dobbiamo quindi per nulla smarrirci, nè perdere la fiducia nell'esito finale della lotta ; no mai. Gesù Cristo è anche oggi quel ché fu ieri e quel che sarà per tutti i secoli, sempre padrone del campo, sempre invincibile nella lotta : Christus heri et hodie ; ipse et in saecula (Hebr. xiii, 8).
Ma bisogna da parte nostra lavorare, lavorare , lavorare , e rafforzar la nostra fede di cristiani con la preghiera e la frequenza alla SS. Comunione. E poichè a questo scopo è efficacissima la divozione al Sacro Cuore di Gesù, amiamola questa cara divozione e diffondiamola con santo zelo, e soprattutto facciamola ben conoscere se vogliamo che sia ben praticata, e porti abbondanti frutti di salute e di rigenerazione. Qui sta il punto principale. È necessario, scrive un pio e dotto autore (1), è necessario amare più ferrentemente Gesù, e non contentarsi d'un amore qualunque di sensibilità, ma aspirare ad un amore generoso che tolga ad osservare diligentemente le leggi di Gesù, che sia capace di tutti quei sacrifizi che l'amore impone, e soprattutto che ci faccia ricopiare le virtù di Gesù, la sua umiltà, la sua obbedienza, la sua carità, il suo zelo ; insomma che ci faccia diventare vive immagini di Gesù Cristo. Così l' intendeva pure il nostro Don Bosco di sempre dolcissima memoria. Caro D. Bosco ! Ci pare ancora di vederlo questo nostro buon Padre, cadente dagli anni e dai malori, peregrinar mendicando di porta in porta l'obolo per la chiesa del S. Cuor di Roma. Nè l'Italia gli basta; percorre la Francia, visita la Spagna. Quanti dolori, o mio Dio, quanti patimenti, quanti sacrifizi d'ogni genere perchè il Cuor di Gesù avesse tempio, avesse casa nella capitale del mondo cattolico. Certo possiam dire che la sua vita gli si è abbreviata fra tanti strapazzi, che parranno un giorno incredibili, e pur da lui sostenuti perla glorificazione del Divin Cuore. Ma il Papa lo desidera, il Papa ne lo incarica, e i desiderii del Vicario di Gesù Cristo sono comandi pel buon servo di Dio, che nella piena e intera sottomissione all'infallibile successor di s. Pietro ha posto tutto quanto se stesso e la Società Salesiana da lui fondata.
Coraggio adunque, o cari Cooperatori e buone Cooperatrici; siamo fedeli e perseveranti in questa amabilissima e potente divozione. Pratichiamola con particolar ardore in questo suo mese; ma pratichiamola con quello spirito, con quella costanza, con quella generosità, che c'insegnò Don Bosco e con lui c' insegnano tante pie e sante persone. Sarà questo un mezzo sicuro perchè si avveri anche per noi quello che Gesù Cristo medesimo promise ai divoti del suo Divin Cuore, cioè che egli sarebbe stato il loro rifugio in vita e specialmente nell'ora della morte.
(1) Il Clero ed il Cuore SS. di Gesù, Trattatello del P. Secondo Franco d. C. d. G.
Il mese di giugno per circa quarantaquattro anni andava segnalato per la festa di San Giovanni Battista, che solennissima si celebrava nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Benchè il Santo del quale D. Bosco portava il nome fosse s. Giovanni Evangelista, tuttavia avendo i giovani dell' Oratorio festivo incominciato nei primitivi tempi a portare i loro mazzolini di fiori in questo giorno, così egli finchè visse lasciò che i suoi figli continuassero la tradizione. Ed ora che D. Bosco non è più su questa terra taceranno le musiche e i canti, più non saranno raccolti i fiori, le turbe dei giovanetti più non si raduneranno per applaudire all' amatissimo padre ? Ah no ! questo mese sarà per noi sempre memorabile. Gli antichi allievi verranno sempre ad offrire il loro omaggio e i loro doni alla sua memoria e i Salesiani coi loro giovanetti, guidati da D. Michele Rua, si raduneranno intorno alla sua tomba pregando pel riposo di quell' anima grande.
Ciò però non deve bastare alla nostra affezione. Il giorno 24 di giugno si terrà sempre la splendida accademia in onore di D. Bosco, perpetuando così le gioie e gli affetti dei tempi passati.
E siccome l'onomastico di D. Michele Rua cade nel mese di settembre, nel qual tempo mancano non pochi allievi ed i Salesiani non sono ancora stabiliti ai loro posti, correndo le ferie autunnali, così la festa della riconoscenza e dell'amore figliale verso l'amatissimo Rettor Maggiore si celebrerà alla vigilia della festa di S. Giovanni Battista. D. Bosco stesso aveva designato per suo successore D. Michele Rua , uno dei primi giovani che s' incontrò in lui nel 1845, suo compagno fedele per tanti anni, suo sostegno, suo confidente, e finalmente suo Vicario. Quindi è ben giusto che le due feste, i due nomi, si confondano insieme e con una cara illusione e per reali virtù si veda in D. Rua redivivo D. Bosco.
Questo mese avrà luogo a Valsalice una speciale funzione. Una leggiadra cappella fu innalzata sulla tomba di Don Bosco e sarà benedetta il giorno 22 giugno. La funzione comincerà verso le 3 pomeridiane e vi prenderanno parte i nostri collegi più vicini. I signori Cooperatori e le signore Cooperatrici sono invitate ad intervenirvi.
Sicuri di far cosa graditissima a tutti i benefattori ed amici di Don Bosco, offriamo loro un disegno che presenti un' idea complessiva dell'edicola eretta a tomba e la sua relativa posizione col fabbricato del Seminario delle missioni.
Trovasi questa nostra casa nell'amena collina di Valsalice, sulla strada vicinale messa testè in comunicazione diretta col corso Vittorio Emanuele. L' edifizio si eleva su due distinti piani, che lo rendono grandioso e variato ; sul più alto si innalza maestoso il corpo di fabbrica principale che ripiegandosi in due ali chiude a porticato un' area rettangolare messa a giardino, e questo fu il sito prescelto a riposo della salma del nostro D. Bosco. Prolungansi i due avancorpi di fabbrica in due altri bracci più aperti in guisa che i primi fronteggiano liberamente e con molto effetto, e sorgendo i secondi dal piano sottostante cingono similmente a porticato un assai più vasto cortile. Desso è ombreggiato da numerosi platani, disposti a lunghi filari, che lo rendono ameno e molto atto a ricreare lo spirito. Chiudono il fronte dell'intiero edifizio giardini, vasche e locali varii, i quali, mentre soddisfano ai bisogni della comunità, conciliano insieme varietà ed eleganza. Mancarono sinora i mezzi per completare la simmetria del sinistro fianco che prospetta a ponente, ciò che sarebbe richiesto dall'estetica, ma più dalla ristrettezza in cui vive il numeroso personale, che pur va ogni anno crescendo.
Il modesto mausoleo, che si erige nel luogo sopra descritto, non fu veramente condotto coll' idea di riprodurre fedelmente uno stile qualsiasi, ma, prendendo per lontana norma le diverse manifestazioni dello stile gotico italiano, si cercò di armonizzare le disposizioni generali , le sagome ed i fregi , sì architettonici che decorativi, in modo da ottenere un tutto ordinato e confacente allo scopo che gli amorosi figli di Don Bosco vollero dargli, destinandolo a racchiudere la salma del caro loro Padre. Esso si compone di due piani : l'inferiore contiene l'urna funeraria e la salma di Don Bosco, il superiore una cappelletta con altare in marmo, arricchita di un affresco sul piccolo abside a semicerchio, che rappresenta una Pietà, opera dell'egregio pittore Giuseppe Rollini , nostro antico alunno.
Un'ampia scala dal portico del cortìle sottostante mette adito al piano della tomba, la quale in corrispondenza della nicchia più internata, contenente la salma , porta scolpito sulla faccia anteriore l'effigie del venerato defunto, rivestito degli abiti sacerdotali e disteso come entro si ritrova. Più sotto vi è scolpita sul basamento a finto porfido l' iscrizione che nel nostro disegno abbiamo riportata. All' infuori del bassorilievo della salma, tutto l'assieme che vedesi di prospetto in questo piano è imitazione di marmi, maestrevolmente condotta nel laboratorio omai celebre De-Maria e Comp. Due rampe laterali di scala a ciascun lato conducono alla cappella soprastante, situata al piano del terrazzo , che limita il fronte del cortile superiore, e dal quale apresi un secondo accesso di facciata alla cappelletta medesima. Dessa trovasi per tal guisa aperta a ciascun lato da due arcate che riposano leggiermente su due graziose colonnine a mensola. Due di coteste aperture, le prossime all'altare, sono protette da balaustrata, che corre colle due scale laterali di discesa. Sì in queste balaustrate, come nelle vaghe movenze dell'altarino e nei pavimenti dei varii piani tu ravvisi graziosi motivi d'ornamentazione a traforo, ad intaglio od intarsio che danno un tutto ben appropriato ed armonioso. Due cancelli in ferro battuto, eseguiti parimenti con disegno analogo, sono lavoro dei nostri alunni dell'Oratorio e della vicina casa di S. Benigno Canavese : essi chiudono i due accessi dai due diversi piani. Le due ali dell'edifizio contenenti le scale di comunicazione fra i medesimi piani sono ricinte di muri traforati da 24 aperture, fornite di graziose vetriate a colore, che ben si addicono al luogo per la scelta sì dell'ornato che delle tinte.
Cotesti due lati sono ricoperti a terrazzo, mentre la cappella è ricoperta a volta a botte, ed in tale rispettiva proporzione di altezza, che la cornice d' imposta corre ad ornare all' intorno i soffitti quadrangolari dei due corpi laterali. Ciò che rilevasi poi all' esterno di elegante e maestoso appartiene al piano superiore. L' avancorpo d' ingresso alla cappella decorato da graziose, colonnine, a somiglianza dei quattro angoli dell'edificio, si eleva con un frontone a curva e controcurva, decorato a fogliame, che sviluppasi in alto a guisa di croce. Nella lunetta di quest'arco campeggia un busto in marmo che ritrae con verisimiglianza le sembianze del caro estinto è dono dell'egregio sig. Villata. Da ultimo non taceremo una cosa che interesserà certo il pio visitatore : fu praticato un sotterraneo ambulacro a cui si accede dalla facciata in pian terreno per due aperture laterali, coll'intento dì preservare il luogo da umidità, e più specialmente la cripta ove riposa la salma. Desso infatti la circonda e la separa per più d'un metro dal suolo.
Ma con quali mezzi fu innalzato questo monumento ? Colle elemosine dei Cooperatori e principalmente col concorso di valenti artisti, i quali generosamente vollero prestarsi all'opera pietosa di onorare la memoria di Colui, che tanto aveva faticato per istruire ed educare nella religione e nelle arti migliaia di artigiani. Noi di questi benemeriti Signori vogliamo qui far memoria per dar loro un segno della nostra viva riconoscenza.
Bernasconi cav. Giuseppe, fabbricatore di organi, di Varese, donava lire 500.
La ditta Piola e Padrini, scalpellini, donava lire 200.
Giacomo Cucco geometra, capo-mastro della chiesa del Sacro Cuore in Roma, lire 200.
I fratelli Monetti di Torino regalarono lire 72 pel pavimento fatto sopra il terrazzino della cappella.
Loro Luigi, stuccatore, il quale fece in cemento frontone, archivolti e cornicione esterno, lasciò una vistosa elemosina.
I. Giacoma, asfaltatore di Torino, condonò la spesa del suo lavoro pel valore di L. 100.
A. Gariboldi di Torino non volle essere retribuito per la decorazione.
Sartoris e figlio, lattai di Torino, danno gratuitamente la loro mano d'opera.
A. Barbetta e Comp. di Torino, ha fatto dono dei vetri delle finestre della cappella.
Giudici e del Bò, cesellatori di Milano, un servizio in ottone di croce , candelieri, lampade per l'altare.
Bianchi Angelo e figli, meccanici e fonditori di campane, una campana.
Bernardo Casabella, marmorista di Mondovì Breo , lasciò la metà dell' importo del suo lavoro.
La ditta fratelli Repetto, fu G. e figli, di Lavagna, donò tutte le lastre in marmo alle 24 finestre e il gradino della predella dell'altare.
Rollini, pittore, la Pietà da lui dipinta sopra l'altare e il progetto di decorazione interna.
L'ingegnere arch. Carlo Maurizio Vigna cavaliere, il disegno, i dettagli e la direzione dei lavori.
I fratelli Carlo e Giosuè Buzzetti, capimastri impresari di Torino , per ciò che riguarda tanto i materiali, quanto la mano d'opera e per la tomba e per la cappella, intendono farne un completo dono in ossequio al venerato defunto. La loro generosità va a pari con l'affetto che hanno sempre portato a D. Bosco. Giovanetti pochi giorni dopo la festa dell'Immacolata del 1841 s'incontrarono con D. Bosco nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi e formarono il primo nucleo degli Oratorii festivi. Colla loro attività, ed onestà, dimostrarono che il volere è potere. L'aiuto da essi prestato a D. Bosco loro meritò le benedizioni di Dio, perchè essi alla loro volta divennero i benefattori di chi aveva fatto loro del bene. Il nome dei fratelli Buzzetti non può essere disgiunto da quello di Don Bosco nella sua storia, perchè essi furono i costruttori della Chiesa di Maria Ausiliatrice, di quella di S. Giovanni e di tutti gli edifizi che D. Bosco innalzò nel Piemonte a vantaggio della gioventù.
Nel mese di novembre dell'anno scorso il nostro Superiore D. Michele Rua spediva una lettera circolare, in forma di appello, per raccomandare alle persone caritatevoli le nostre Missioni di America, specialmente quelle della Patagonia e della Terra del Fuoco, alla cui volta stava per fare vela una numerosa schiera di operai evangelici guidati da Mons. Giov. Cagliero e da D. Giuseppe Fagnano. Egli faceva sperare le benedizioni di Dio e la protezione di Maria Ausiliatrice a tutti coloro, i quali avessero concorso all' opera eminentemente cristiana.
Una copia di detta Circolare andò pure nelle mani di un protestante di Londra , il quale non contento di non fare la carità, che s'implorava a vantaggio spirituale e materiale di tanti poveri selvaggi dell'America, scrisse una lettera al prelodato D. Rua, nella quale combatteva la divozione dei Cattolici verso la SS. Vergine e il titolo che le diamo di Aiuto dei Cristiani, adducendo , secondo il solito, non delle ragioni, ma dei ridicoli pretesti.
Non tanto per lagnarsi del rifiuto della carità ad un' opera affatto evangelica ed umanitaria, qual è quella delle estere Missioni, quanto per difendere l'onore della gran Madre di Dio , Don Rua non ostante le sue gravi occupazioni giudicò di rispondere all' eretico anglicano, e questi avendo replicato, egli diede una seconda risposta, confutando trionfalmente nell'una e nell'altra i cavilli dell'avversario ed obbligandolo al silenzio.
Crediamo pregio dell' opera pubblicare qui le due risposte suddette, affinchè tornino alla maggior gloria della Vergine Ausiliatrice, ed anche a maggior incremento della divozion nostra verso di Lei.
PRIMA RISPOSTA.
Torino, 15 marzo 1889.
Stimatissimo Signore,
Ho ricevuto la vostra lettera in data del 2 corrente, nella quale mi dite di non poter coscienziosamente aiutarmi nelle Missioni della Patagonia, perchè voi credete solamente nel Simbolo di Atanasio, nel Niceno e degli Apostoli, dove non si contiene nè anco una parola che Maria, nostra Benedetta Signora, sia l' Aiuto dei Cristiani. Inoltre scrivete che Essa non ha alcuna autorità o potere di aiutarci, e che noi, ricorrendo a Lei ed onorandola, facciamo disonore a Dio ed a Gesù Cristo. Che più? Dite altresì che noi adoriamo la Benedetta Vergine come Dio, mentre non è che una creatura umana. Queste sarebbero in sostanza e in breve le ragioni, per cui voi vi credete in coscienza di rifiutarmi il vostro caritatevole soccorso. Giudico di rispondervi alcune parole pel bene dell'anima vostra.
Anzitutto nel mio Appello non si trova parola, che dia ragione al vostro diniego. Nel mio scritto tratto delle Missioni della Patagonia da promuoversi alla maggior gloria di Dio, alla salute delle anime e al bene della civile società. Dico che i Missionari in quella regione fanno conoscere la Religione ai numerosi selvaggi, che ancor non sanno chi li ha creati e redenti, a migliaia di Indii, che non hanno ancor mai udito a predicare che vi è un Dio Creatore , un Dio Redentore , un Dio che tien loro preparata un'eterna felicità. Ricordo le promesse del S. Vangelo a chi compie opere di carità, ed esorto i cuori ben fatti a voler cooperare alla salute di tante persone, che giacciono tuttora nell'abbrutimento e nella barbarie, e che pur sono sì care a Dio e costano il sangue del suo Divin Figliuolo. Essendo così, come potete convincervene rileggendo il mio Appello, mi pare che voi come cristiano avreste potuto aiutarmi in tutta coscienza e farvi un merito presso Dio. Ma lasciamo questo a parte e veniamo all'esame delle ragioni, che adducete, ricavate non già dal mio Appello, ma di mezzo alle solite difficoltà degli eretici le mille e mille volte combattute, e disciolte dai controversisti Cattolici.
In quanto al Simbolo, comincio dall'osservare che vanno credute le verità che si contengono nei Simboli da voi citati, perchè da Dio rivelate, ma non tutte le verità divinamente insegnate sono contenute nei prefati Simboli, i quali sono solamente un compendio delle principali, ivi raccolto allo scopo di meglio segnalarle ai fedeli in quei tempi, nei quali venivano più audacemente negate dagli eretici. In fatti gli stessi dissidenti anglicani ne credono non poche, le quali non trovansi nel Simbolo Niceno , nè di Atanasio, nè degli Apostoli. Basti accennare che credono e praticano i Sacramenti, di cui non si parla in detti Simboli; credono che si debba ogni settimana consacrare a Dio un giorno astenendosi dalle opere servili , e ritengono che tal giorno, invece che il Sabato, debba essere la Domenica; eppure di queste verità non si trova alcun cenno e nè anco una piccola allusione nei Simboli soprannominati.
Ma, scendendo ad una risposta più diretta, dico che se i Simboli non fanno parola di Maria, come Aiuto dei Cristiani, e non insegnano che si debba ricorrere a Lei e onorarla, questo viene chiaramente insegnato nel S. Vangelo ed approvato dalla retta ragione. Premetto che la dottrina cattolica non insegna già che sia necessario di ricorrere a Maria e che senza il suo aiuto non possiamo salvarci, giacchè nostro Mediatore necessario presso il Padre è solamente Gesù Cristo; ma insegna solo che è lecito ed utile il farlo. Epperchè non sarà lecito ed utile ricorrere alla Benedetta Madre del Salvator Gesù Cristo, mentre Iddio medesimo comandò ai tre amici del pazientissimo Giobbe, che ricorressero a quest' uomo se volevano essere perdonati per non aver parlato rettamente? (Giob. Cap. 42). Perchè non sarà lecito ed utile raccomandarsi all'intercessione di Maria, mentre vediamo l' Apostolo Paolo ricorrere alle preghiere dei primi Cristiani ? (Rom. 15, 30). Perchè non sarà lecito ed utile invocare la Vergine in nostro favore, mentre leggiamo al Cap. I del Profeta Zaccaria che un angelo pregava pel popolo israelitico gemente nella schiavitù babilonica, e ne riceveva dal Signore parole di consolazione Forsechè la Madre di Gesù è da meno di Giobbe , dei primi Cristiani, di un Angelo ? Forsechè sarà lecito ricorrere ad esseri di minor dignità e condizione, ed illecito far ricorso a Maria benedetta fra tutte le creature?
In quanto all'onore è fuori di dubbio che la S. Scrittura insegna esser lecito l'onorare la Benedetta Signora, poichè la onorò l'Angelo Gabriele , salutandola rispettosamente piena di grazia e benedetta fra tutte le donne (Luc. Cap. I, 28); la onorò Elisabetta, proclamandosi felice nel riceverla in casa sua (ivi) ; la onorò quella donna evangelica, che di mezzo alle turbe disse a Gesù : Beata colei che ti fu e ti fece da madre (Luc. 11, 27). E poi come spiegate voi quelle parole di Maria medesima, colle quali annuncia che tutte le generazioni la chiamerebbero beata? (Luc. I , 48) Non vi pare che con queste parole la Vergine Benedetta dal Cielo ispirata inviti tutte le generazioni ad onorarla per la sublime dignità, alla quale il braccio dell'Onnipotente l' aveva innalzata? Non vi pare che di queste generazioni profeticamente predette facciano parte i cattolici e non i protestanti, i quali sì poco s' interessano dell'onor di Maria e tutt' al più le tributano un onore teoretico e non pratico? È poi affatto contrario al vero che l' onor dato alla Madre torni in detrimento dell'onore dovuto al Figlio; imperocchè tutte le feste e solennità celebrate nella Chiesa cattolica ad onor della Vergine Maria hanno lo scopo di attirare gli uomini alla cognizione ed all'amor di Gesù Cristo, e sempre si inculca ai fedeli che il miglior modo di compiacer Maria si è di non offendere, ma di amar Gesù.
Che poi la Benedetta Nostra Signora abbia ricevuto autorità e potere di aiutare i Cristiani è chiarito altresì dalla S. Bibbia là dove dice che Essa perorò la causa degli sposi di Cana di Galilea e che col solo esporre a Gesù il loro bisogno ottenne che fossero consolati (Giov. Cap. II°). E se Iddio volle servirsi del ministero di Maria per dare al mondo il Salvatore e con lui ogni benedizione; se Gesù volle servirsi di Maria per comunicare precocemente al suo precursore la grazia della santificazione, perchè mai ora che è in Cielo non si potrà più credere che del ministero di Lei voglia giovarsi ancora per continuare a spargere le sue misericordie sui poveri mortali? Avete voi mai letto quello che scrive San Paolo nella lettera agli Ebrei Cap. I vers. 14 in riguardo agli Angeli , che cioè sono mandati al ministero in grazia di coloro, i quali acquistano la eredità della salute ? Ora se Iddio si giova degli Angeli a vantaggio dei Cristiani e ciò senza far torto alla bontà sua e alla mediazione del suo divin Figliuolo, perchè non si potrà credere che si serva altresì del ministero della Madre sua a questo nobile fine, e Le abbia conferito autorità e poteri a tal uopo?
Vi aggiungo ora alcuni dettami della ragione. Ciò che è saviamente ragionevole presso gli uomini non può non esserlo anche presso Iddio. Ora è secondo la retta ragione che sia onorata una persona innalzata dal Re a sublime dignità; è secondo la retta ragione che un figlio re, lungi dall' adontarsi che la madre sua sia onorata dai sudditi, ne provi anzi piacere; è ancora secondo la retta ragione che la madre di un potentissimo principe abbia ed eserciti una qualche autorità nel regno di lui, e che egli mededesimo si compiaccia di favorire coloro, che a lei si raccomandano nei loro bisogni. E se ciò è conforme alla ragione, e niuno di mente sana vi trova di che criticare, perchè sarà disdicevole che si pratichi egualmente da Colui, che crea ed illumina tutte le umane menti ?
Potrei aggiungere che il fatto e la esperienza contraddicono alla vostra osservazione, che Maria non abbia autorità nè potere di aiutarci. Senza appellarmi ai fasti dei passati secoli, senza ricorrere ai fatti moltissimi attestati ancora oggidì da persone degnissime di fede di ogni nazione e paese, che furono e sono testimoni oculari di favori segnalatissimi ottenuti dopo aver .invocata la Benedetta Vergine, io e più migliaia de' miei colleghi abbiamo veduto coi nostri occhi, abbiamo toccato colle nostre mani che Maria ha autorità e potere di soccorrerci, perchè pregata ci aiutò visibilmente, e ci costrinse, per così dire, a credere che in Cielo ad una materna bontà congiunge una potenza grandissima. Se voi aveste avuta la sorte che ebbi io di stare per 40 anni ai fianchi del compianto D. Bosco, vi sareste convinto della verità che vi asserisco, e forse meglio di me l'avreste annunciata alle cinque parti del mondo ; imperocchè i pregiudizi anche più inveterati non possono resistere alla eloquenza dei fatti le cento e le mille volte ripetuti.
Finalmente in quanto all' adorazione, vi rispondo nettamente che noi non adoriam Maria, come voi dite, e presso di noi lo sanno fin anche i bambini. Noi sappiamo che Maria non è sempre stata, che non ha creato il mondo, sappiamo che è una creatura umana, sappiamo insomma che non è Iddio; epperciò La onoriamo bensì, ma non Le tributiamo un culto divino. Consultate la nostra liturgia e nulla troverete che vi autorizzi a chiamarci adoratori della Vergine. Osservate la differenza che passa tra la preghiera che noi facciamo a Dio e a Gesù, e quella che volgiamo alla Vergine Benedetta. Prendete le cosidette Litanie alla mano, che noi Cattolici siamo soliti a cantare in Chiesa e nelle processioni, e voi troverete che quando noi ci volgiamo al Padre, al Figliuolo, allo Spirito Santo, alla SS. Trinità, diciamo: Miserere nobis, cioè abbi pietà di noi. Lo stesso facciamo con Gesù Cristo dicendo : Cristo , esaudiscici ; Agnello di Dio, perdonaci e via dicendo, riguardando G. C. come nostro Padrone e Signore. Ma quando poi ci rivolgiamo a Maria Vergine, diciamo invece Ora pro nobis, prega per noi. Lo stesso divario voi noterete osservando il Padre nostro e la Salutazione angelica, cioè l' Ave Maria. Nel primo noi diciamo : Padre nostro... dacci oggi il nostro pane quotidiano... ; nella seconda: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi.
Avrei ancora più cose a dire , ma mi accorgo che la mia risposta è già fin troppo lunga. Aggiungo solo un riflesso sull' asserzione che voi fate sulla fine della vostra lettera, che cioè scrivete come cattolico e non come protestante. A questa confessione rispondo semplicemente che, se voi siete cattolico, la vostra istruzione sulla dottrina cattolica è imperfettissima. Per la qual cosa: amandovi grandemente come fratello in G. e bramando la vostra eterna salute , io prego che vogliate studiare meglio la notra Santa Religione , raccomandarvi eziandio a qualche buon Sacerdote cattolico di Londra, e pregarlo che abbia la bontà di compiere la vostra istruzione a viva voce, oppure indicarvi qualche buon libro, da cui possiate attingere tutta e limpida la cattolica verità.
Sebbene poi non abbiate voluto aiutarmi nello spandere la cognizione e l'amor di Dio e Gesù Cristo in mezzo ai selvaggi della Patagonia, tuttavia, io intendo di aiutar voi col pregare e col far pregare eziandio i miei orfanelli , affinchè un bel giorno possiamo unirci in cielo, conoscerci e vivere insieme congiunti coi vincoli dolcissimi di perpetua amicizia.
Credetemi in N. S. Gesù Cristo.
SECONDA RISPOSTA.
Torino, 4 aprile 1889.
Egregio Signore,
Quantunque mi trovi occupatissimo, la carità di N. S. Gesù Cristo mi anima a rispondere all' ultima vostra lettera, che mi avete indirizzata da Londra in data del 23 dello scorso Marzo in risposta alla mia del 15 del medesimo. Dico che vi rispondo animato dalla carità di Nostro Signore, perchè mentre scorgo in voi un buon cuore, mi duole altamente che abbiate il velo sugli occhi della mente, che non vi lascia vedere la verità, anche quando risplende candida e limpida.
Mettiamo la questione in termini chiari. Voi pretendete che noi Cattolici Romani ricorriamo all'aiuto e alla mediazione di Maria Vergine, come se per la nostra eterna salute non bastasse l' aiuto e la mediazione di Gesù Cristo, Uomo-Dio; e io vi rispondo che voi errate. Noi Cattolici Romani non invochiamo l'aiuto di Maria, come necessario alla salute, ma solo come cosa buona ed utile e consentanea alla S. Scrittura e alla retta ragione, a norma della dottrina del Concilio di Trento (Sessione 250 De invocatione etc. Sanctorum). Voi giudicate che Maria non possa aiutarci, ed io vi provai che può e in conferma vi citai il Cap. 2° del Vangelo di S. Giovanni, dove la Vergine Benedetta col solo esporre al Divin Figlio, che mancava il vino , ne ottenne da lui miracolosamente, quantunque non fosse per anco venuta l' ora di fare il miracolo. Volendo sminuire il peso di questo fatto biblico, voi mi domandate in qual versicolo si legga che la Vergine insistesse perchè il Figlio facesse il miracolo per assecondare il desiderio di Lei. Vi rispondo che non dissi che la Vergiue abbia insistito , ma che col solo esporre a Gesù il bisogno degli sposi ottenne che Egli li consolasse. Qui aggiungo che Maria, la quale conosceva meglio di noi il Cuore del Figlio, nonostante la risposta di Lui apparentemente dura, fu nondimeno così certa che Egli avrebbe provveduto, che disse ai servi : Fate quello, che Ei vi dirà. (vers. 5°). Ora dimando a voi : Perchè mai Gesù avanti che facesse il suo primo miracolo in prova di sua divinità dinanzi ai discepoli dispose che Maria ne lo richiedesse? E se Maria mal si diportò ad interessarsi di quella bisogna, perché mai Gesù, Uomo-Dio, fece a norma del desiderio di Lei ? Per meglio conchiudere questo punto domando ancora: È vero sì o no che al Cap. 2° del Vangelo di S. Giov. vers. 3°, Maria dice a Gesù, che si mancava di vino, e che dalla risposta di lui al vers. 4° si scorge che la Vergine Benedetta desiderava che Egli vi provvedesse con un miracolo? Basta leggere i due versetti 3° e 4° perchè debbasi rispondere di sì. Domando ancora : È vero sì o no che nonostante la risposta di Gesù apparentemente sfavorevole, tuttavia la Vergine ritenne che Egli avrebbe assecondato il suo desiderio ed avrebbe provveduto al bisogno, come avvenne infatti ? Sì e lo confermano le parole che Essa al versicolo 5° volse ai servi dicendo: Fate quello, che Ei vi dirà. Or di tutto questo non risulta forse chiaramente che la Bibbia autorizza a credere che Maria può aiutare e ottiene da Dio favori ai poveri mortali?
Ma voi soggiungete: Posto anche che la Vergine Benedetta mentre era ancora in terra avesse qualche influenza sul Figlio, qual prova abbiamo noi che l'abbia ora che è in Cielo? - Vi rispondo con una domanda L'aver influenza sul cuor del Figlio in terra era un bene od un male ? Se era un male , perchè mai Gesù accondiscese a questo male, facendo il citato miracolo nelle nozze di Cana a norma del suo desiderio? Se era un bene, perchè mai non avrà Essa più questo bene in Cielo, luogo di tutti i beni? Ma sembra che voi poniate in dubbio che Maria in Cielo, possa udire le nostre preghiere e conoscere i nostri bisogni; se di ciò dubitate, leggete la S. Bibbia ed essa vi assicurerà che i beati comprensori in Cielo conoscono le cose degli uomini in sulla terra. Di ciò abbiamo una bellissima prova nel Vangelo di S. Luca al capo XV vers. 7 e 10, dove il Divin Salvatore ci dice, che gli Angeli in cielo fanno più festa per un peccatone che fa penitenza, che non per 99 giusti che non ne hanno bisogno. Or se gli Angeli fanno festa per la conversione dei peccatori, dunque conoscono le cose che ci riguardano; e se le conoscono gli Angeli, per qual ragione le ignorerà la Madre di Gesù ?
Voi dite ancora : Anche supponendo che Maria conosca i nostri bisogni e possa otte nerci favori da Dio, sarà forse suo desiderio che noi ce ne approfittiamo e ne invochiamo la potenza? E rispondete enfaticamente no. Ma perdonatemi, mio caro signore, se vi fò una domanda forse un po' troppo ardita : Vi ha Iddio forse o la Vergine chiamato a parte de' suoi consigli, o vi ha rivelato quali siano i desideri del suo cuore? In quanto a me con maggior ragione di voi affermo che Maria desidera che noi ci approfittiamo della sua potenza, perchè di questa Ella medesima si giovò presso Gesù a vantaggio altrui mentre era in terra; affermo di sì, perchè è cosa ragionevole che una persona di buon cuore e piena di carità, come è la Vergine, desideri di aiutare chi è miserabile ed abbisogna di aiuto; affermo ancora di sì, perchè sono migliaia di persone che attestano anche con giuramento essere state da Maria aiutate.
Il dire poi che per più secoli dopo la età apostolica non si trovi veruna traccia della credenza intorno alla intercessione di Maria, fuorchè in una setta di eretici, come voi asserite, è un ignorare affatto la Storia di nostra S. Religione. Abbiate la pazienza di mettervi a studiare i fasti della Chiesa dei primi tempi, leggete le opere dei ss. Padri dei quattro primi secoli, e se vi torna comodo, andate a Roma e visitate le catacombe, e troverete che i primi Cristiani adoravano Gesù Cristo, come Dio, e prestavano eziandio un culto speciale alla Vergine, sua Madre , e facevano assegnamento sopra la sua intercessione. E poi, erano forse eretici i Padri del concilio Efesino che contro Nestorio definirono solennemente che Maria era e doveva chiamarsi Madre di Dio, perchè Madre di Gesù Cristo, nella cui divina persona sono unite le due nature divina ed umana? Erano forse eretici i fedeli di Efeso, che con fiaccole ardenti andarono incontro festosi ed accompagnarono alle proprie abitazioni i Vescovi, perchè avevano preso la difesa della Vergine contro l'empio bestemmiatore?
E poichè vi ho accennato i Padri dei primi secoli, mi piace di riferire qui un passo di S. Gregorio Nazianzeno, il quale scrivendo di una vergine del secolo III, chiamata Giustina , dice chiaramente , che sentendosi essa tentata al peccato , invocò supplichevole la Vergine Maria che le portasse aiuto nel pericolo (Orat. 18, n. 19).
Che poi nei primi secoli non una setta di eretici , ma i veri seguaci di Gesù Cristo credessero alla intercessione dei Santi in Cielo e li invocassero , abbiamo altresì la bella testimonianza di Cipriano martire, del III secolo, il quale in una lettera a Cornelio Papa scrive tra le altre queste parole : - « Ricordiamoci a vicenda e preghiamo sempre l' uno per l'altro in questa terra, e qualora l'uno di noi per la divina bontà precedesse l'altro nella morte, continui la nostra amicizia dinanzi al Signore, e presso la Misericordia del Padre non cessi la sua preghiera pei nostri fratelli (Epist. 57) ».
Vi ho pur fatto parola delle catacombe romane; ebbene vi ripeto che in quei secreti penetrali dei nostri fratelli dei primi secoli si scopersero e si conservano delle pitture , nelle quali la Beata Vergine viene rappresentata seduta in trono elevato e col capo cinto di aureola, segno di alta venerazione. Or oserete voi chiamare una setta di eretici quegli eroi dei primi secoli, che per amor di Gesù davano il sangue e la vita, e intanto presentavano un culto speciale alla Madre sua?
Nelle catacombe medesime si leggono tut-. tora sui sepolcri dei defunti dei primi secoli delle iscrizioni, le quali attestano chiaramente la credenza dei Cristiani nella intercessione dei Beati del Cielo a pro dei mortali. In questa si dice ad un figlio : Prega pei tuoi genitori; in quella : Il tuo spirito riposi in Dio e tu domanda grazie per la tua sorella; in un' altra : Prega per noi, perchè sappiamo che ti trovi con Cristo; ed altre ed altre moltissime dello stesso tenore.
Non è punto vero che nel Messale Romano e nei Breviarii antichi non si faccia parola sulla credenza dell' intercessione di Maria ; imperocchè è un fatto indubitato che le più antiche liturgie, taluna delle quali attribuita agli Apostoli, fanno cenno della Vergine Maria e ne invocano la intercessione.
Per amore di brevità basti il citare le parole della liturgia attribuita a S. Giacomo , che era già in vigore nei 3 prìmi secoli della Chiesa, le quali dicono così : - Precipuamente facciamo memoria della santa e gloriosa sempre
Vergine, beata genitrice di Dio. Ricordati di Lei, Signore Iddio, e per le pure e sante sue orazioni perdonaci ed abbi misericordia di noi ed esaudiscici. Che cosa volete di più per convincervi? Quindi i Cattolici romani, francesi e spagnuoli, che secondo voi paiono più entusiasmati verso la SS. Vergine, non sono punto promotori di una credenza nuova e contraria alla Chiesa ; essi, come i Cattolici romani di tutto il mondo, non fanno che continuare la catena di quelle generazioni, che nella sua mente illuminata la Vergine Santa aveva veduto o meglio udito chiamarla Beata, fin dal giorno che beata la proclamava Elisabetta : Beata te , che hai creduto.... Ecco che da questo punto beata mi chiameranno tutte le generazioni (Luc. Cap. I, 45 e 48).
Nella mia lettera del 15 Marzo per avvalorare la mia asserzione, che cioè era lecito invocare la Vergine, e che tale invocazione non faceva punto disonore a Dio e al Mediatore Gesù C. , io vi addussi tre esempi Scritturali, quali sono Giobbe, intercessore pei suoi amici, i primi Cristiani, alle cui preghiere si raccomandava S. Paolo, ed un Angelo, che nella profezia di Zaccaria prega Dio per Gerusalemme e per le altre città di Giuda. Di questi tre esempi voi non fate alcun conto , li chiamate uno stentato paragone, e ve ne sbrigate dicendo che i citati intercessori erano persone viventi sulla terra. Ma comincio dire : Se non facevano torto nè disonore alla bontà ed onnipotenza di Dio le preghiere e la intercessione di persone viventi sulla terra, per qual ragione gli faranno torto e disonore le preghiere e la intercessione di persone viventi con Lui nel regno dell'amore? Forsechè a Dio tornavano più gradite le preghiere di un Giobbe pei suoi amici, e a Gesù le preghiere dei primi Cristiani per l'Apostolo Paolo, che non quelle di Maria, creatura da Lui così amata e privilegiata? E poi l'Angelo che prega Dio per Gerusalemme era forse una persona vivente su questa terra? No di certo. Eppure la S. Bibbia ci dice chiaramente che Egli pregava Dio, e Iddio lungi del provarne disgusto lo esaudì e come dice il Sacro testo, gli rispose buone parole, parole di consolazione (Zac. I.13). Da quanto pare questo fatto ultimo vi deve aver colpito più degli altri, perchè nella vostra risposta fate cenno dei due primi e tacete affatto su quest'ultimo, e ciò mi farebbe supporre che voi temete di guardare in faccia alla verità, per non doverne essere rapito a seguirla e professarla. E questo vostro contegno mi affligge grandemente e mi fa innalzare a Dio una più fervida preghiera, perchè vi usi misericordia.
Mi recò poi molto stupore il leggere quello che voi scriveste nella citata vostra lettera, che cioè il N. Salvatore Dio è ora perduto di vista nelle chiese cattoliche romane in molte parti, e che la Madonna è a Lui sostituita; anzi aggiungete, che noi indirizziamo a Lei le stesse parole che rivolgiamo alle persone della SS. Trinità,- dicendole : Io ti adoro - Mi rincresce assai che voi non pratichiate le Chiese Cattoliche Romane delle varie parti del mondo, perchè se le frequentaste coll' intenzione di conoscere la verità , non tardereste a persuadervi che la Madonna non vi è punto sostituita al Salvatore Gesù, e vi convincereste invece che tutte le feste che vi si fanno in. onor della Madre hanno per fine principale di condurre le anime alla cognizione e all' amore del Figlio. In quanto all'adorar Maria, vi sfido a citare un solo dei Rituali, Messali, Breviarii Cattolici Romani, che vi autorizzi a ripetere questa asserzione ; giacchè in nessuno dei libri adoperati dalla Chiesa Romana trovasi un' espressione diretta alla Vergine Maria la quale indichi una adorazione quale si tributa a Dio, a Gesù Salvatore, alle Persone della SS. Trinità. Nella mia lettera del 15 Marzo vi ho mostrato la differenza che passa tra le preghiere da noi rivolte a Dio ed a Gesù, e quelle rivolte alla Vergine ; le prime indicano la credenza ch' Eglino possano esaudirci senza altro intermediario , le seconde esprimono una potenza di semplice intercessione, una potenza dipendente e subordinata a Dio medesimo, quindi le diciamo : Maria, ora pro nobis : prega Dio per noi.
Lascio più altre osservazioni, che potrei ancor fare sulla vostra risposta del 23 Marzo, per non essere troppo lungo e non mutare una lettera in un trattato di controversia ; ma per quella carità che tutti ci deve unire in Gesù Cristo, vi esorto di voler meglio studiare la dottrina Cattolica Romana, e, se avete retta intenzione di conoscere la verità per seguirla, non potrete a meno di convincervi che nella condotta dei Cattolici Romani verso la Vergine Benedetta, nulla vi ha che contrarii la S. Bibbia nè la sana ragione.
Siccome poi dalle vostre due lettere mi sembra di scorgere che voi siate fuori della Chiesa di Gesù, e che stante la posizione che occupate, non potete non avere almeno qualche dubbio sulla eterodossia della vostra dottrina, così fo' ardenti voti che pensiate seriamente alla terribile conseguenza che ne avverrebbe qualora sbagliaste, poichè si tratta degli interessi dell'anima immortale. Riflettiamo alle parole del Divin Salvatore (Vangelo di S. Matteo Cap. XVI , 26) : Che giova all'uomo di guadagnare tutto il mondo, se poi perde l' anima ? In quanto a me , cattolici e non cattolici mi assicurano che posso operare la mia eterna salute nella Chiesa Romana ; ma in quanto a voi, se siete fuori dal suo seno, avete bensì favorevole il sentimento dei vostri correligionarii , ma avete contrario il parere dei Cattolici romani di tutto il mondo, che non son pochi, i quali ritengono che non potete salvarvi, se siete in mala fede. In cosa di tanta importanza, prudenza vuole che voi scegliate la via più sicura, ed abbracciato la dottrina pura e semplice della Chiesa Cattolica Romana-, come hanno fatto e vanno facendo molti dotti anglicani. Dio ve ne conceda la grazia e ci faccia ritrovare insieme riuniti in terra nella stessa Religione, per esserlo nella pace dei giusti.
Credetemi in Gesù Cristo
Vostro affez.mo amico Sac. MICHELE RUA.
Progressi della Missione.
UNA NUOVA CHIESA.
Diamo qui una lettera inviataci dal nostro confratello D. Angelo Savio, direttore della Casa di Patagones, e a lui scritta da D. Milanesio Domenico, addetto alla Mis sione del Rio Negro, donde si possono vedere i progressi che quella missione va facendo. Chos-malal, 7 novembre 1888.
CARISSIMO D. SAVIO,
Ho ricevuto la sua ultima lettera sul finire di Ottobre mentre ritornavo. da una missione. Ma quanto ritardo ! Impiegò sei mesi per venire alle mie mani.
Io desiderava ritornare a Patagones, ma finora fui incagliato da tali difficoltà, stretto da circostanze di tal natura che. non mi permisero di svincolarmi. Ma grazia a Dio ed a Maria Aiuto dei Cristiani e Protettrice nostra, gli ostacoli omai sono superati e io respiro la chiesa e la casa sono finite. L'altro giorno finalmente ci fu dato di traslocarci nelle stanze annesse alla piccola chiesuola. Deo gratias. Speriamo che da queste costruzioni ne verrà gloria a Dio e profitto spirituale delle anime.
La festa di tutti i santi ho celebrato la prima messa in questo luogo; il concorso fu straordinario e si udì risuonare per la prima volta il divoto cantico del sanctus , sanctus , sanctus Dominus Deus Sabaoth che i Chileni sanno modulare con grande entusiasmo.
Adesso vorrei ritornarmene tranquillo e contento, ma D. Panaro mi trattiene e dice : - Giacchè si è fatto trenta si faccia trentuno ! - E vorrebbe che mi fermassi qui per celebrare con più solennità la festa di Maria SS. Immacolata, per benedire la Chiesa e per approfittarci di così bella occasione onde dare in Chos-malal una missione. Perciò a Dio piacendo giungerò a Roca verso il fine di gennaio e di là annunzierò il mio arrivo per telegramma. Verranno con me due giovanetti assistenti catechisti con 12 cavalli.
Prima però di partire voglio salutare la nostra vecchia casa nella quale abitammo per 14 mesi. Oh! ella è pur degna d'essere ricordata ! Quell'unico camerone è situato sovra di una piccola collina e fa parte del quartiere che costruirono le forze Argentine l'anno 1880. L' altro giorno un amico che venne a visitarci nel corso della conversazione ci fece una vivace storia di quel locale, che dapprima quartiere di soldati, poi ospedale, quindi prigione, ed in seguito, essendosi ritirate le truppe più al sud presso a Norquin, destinato a serraglio (coral) di pecore, finì con servire a noi di dormitorio, cucina, chiesa, e sala di ricevimento.
Il suo aspetto aveva qualche cosa di terribile. Era senza porta, ma pur si entrava per una bassa apertura; era senza finestre, ma pur brillava la luce per una fessura del tetto; non aveva camino ma vi si faceva fuoco sovra il suolo in un angolo; perciò pareti e tetto per l'azione del fumo erano negri e lucidi, come il fondo d'una pignatta. Perciò divennero anche nere e abbrustolite le nostre vesti e le nostre persone ; spesse volte gli occhi avevamo gonfi e lagrimosi.
La nuova Chiesa o cappella è lunga 21 metri, larga 6, alta 5. Vi sono annesse quattro camere, più la sacrestia, con 100 metri di muro di cinta, che cìrconda il cortile ed il terreno per l'orto. I lavori per detta Chiesa durarono otto mesi , perchè mancavano i mezzi e gli uomini, e si dovette aprire una nuova strada di trenta leghe per condurre il legname dai boschi. Per affari riguardanti questa nuova chiesa io dovetti fare due viaggi al Chilì. Impiegai poi quattro mesi nel dare una missione, percorrendo parte del territorio in cerca di anime, e per dare ai fedeli comodità di riconciliarsi con Dio. Intanto D. Panaro era rimasto a Chos-malal per l'assistenza dei lavori. La spesa di questi ascese a 4000 scudi.
Il governatore l'altro giorno venne a visitare la Chiesa e la Casa. La missione poi va dando sempre, grazie a Dio, buoni risultati e va aumentando pure di anno in anno il fervore dei fedeli e il loro impegno nel ricevere i santi Sacramenti. A dispetto degli ostacoli di un inverno assai freddo e piovoso con abbondanza di neve, la gente faceva più leghe a piedi, perchè i cavalli eccessivamente magri, per la scarsezza di erba, erano inutili per le lunghe cavalcate. Questi buoni cristiani venivano in gran numero per ricevere i sacramenti con segni di profonda pietà.
Ecco qui frattanto notate le distanze dei luoghi in cui feci stazione in quest'ultima mia missione.
Malbarco dista da Chos-malal 30 leghe. Invernada vieja 27
Mallin-malal 22
Agua caliente 20
Arilea 19
Reinileo 18
Callanto 15
Curileo . . . . 12
In tutte queste stazioni , comprendendo Chos-malal si sono fatti complessivamente Battesimi 176
Matrimoni 51
Confessioni 1900
Comunioni 1800
Sia ringraziato Iddio che vuole servirsi di noi per operare questo bene, e che anche in mezzo a' travagli, agli stenti ed alle privazioni ci conserva in prospera salute.
Quando ha occasione di scrivere in Europa, si ricordi di salutare per noi il nostro carissimo D. Rua che Dio ci ha dato per padre in luogo del compianto Don Bosco. Saluti ancora i nostri cari confratelli di Patagones. Riceva i saluti di D. Panaro, e preghi per il suo
Aff.mo Confratello
Sac. DOMENICO MILANESIO
Panem nostrum quotidianum da nobis hodie.
- Tre Sermoni del Cardinale ALFONSO CAPECELATRO agli alunni del suo Seminario. Nuova edizione. Torino , Tipografia e Libreria Salesiana. Prezzo, lire 0,60.
Ecco un' Opera, quanto piccola di mole, altrettanto grande pel suo contenuto e sommamente salutare negli effetti, che è destinata a produrre. Vi si vede, vi si sente, per così dire, l'anima soavissima di quel degno emulo di san Francesco di Sales, che è il Cardinale Capecelatro, nel quale non sai se più sia da ammirare la profondità della dottrina o la chiarezza ed efficacia dell' elocuzione, animate sempre e come imparadisate da una vera e schietta umiltà e dolcezza. Benchè scritti per gli alunni del suo Seminario, questi Sermoni del dottissimo Arcivescovo di Capua fan per tutti, piccoli e grandi, giovani e vecchi, ecclesiastici e laici. Ma sono poi un vero tesoro alla mente ed al cuore dei chierici studenti, di queste care e trepide speranze della religione e della società. Come son mai belli, come retti e salutari gli ammonimenti che dà loro per dirigerli negli studi ! « Ditemi, carissimi giovani (domanda loro con affetto paterno l'Em.mo Capecelatro) qual è il fine pel quale principalmente studiate? Io temo (seguita egli) che parecchi di voi , se dovessero rispondere ora stesso, schiettamente dìrebbero : - Non lo sapete l Noi si studia per ottenere una patente ginnasiale o liceale ; e poi avere un qualche ufficio nella società civile. - Or bene, questo fine degli studi di per sè è buono, e non lo riprovo ; ma è basso, è gretto, è povero d'idealità vera, e non mi appaga pienamente. Se questo fine riuscirà a prevalere in Italia e a signoreggiare tutte le menti, sarà un miracolo se si arriverà ad aver uomini mediocri nel sapere, e meno che mediocri nel carattere e nel sentimento della propria dignità. Eleviamoci più in alto noi, o figliuoli; ricordiamoci della nobiltà della nostra origine e dell'ultimo fine a cui si indirizza tutta la nostra vita di cristiani. Pensiamo che il Cristianesimo rende religiosa, morale e, dirò anche, pia, qual si sia opera umana, dal peccato infuora... In alto, o figliuoli, leviamoci in alto con la nostra mente e col nostro cuore ; poichè questa forza di levarci in alto tutti la sentiamo in noi stessi ; e chi si sforza di togliercela, è nostro nemico, e almeno qui, tra noi, spero che faccia opera vana. »
Ma basti così, chè a volerne rilevare tutte le bellezze bisognerebbe addirittura trascriverli, dalla prima all'ultima riga, questi cari e sapienti Sermoni. Aggiungeremo solo che al pregio intrinseco dell'Opera risponde mirabilmente il valore estrinseco dell'arte, giacchè la Tipografia Salesiana, che fece recentemente così splendida figura alle Esposizioni Vaticana di Roma, Internazionale di Bruxelles, Italiana di Londra ed Universale di Barcellona, vi ha messo quella vaghezza di caratteri, squisitezza di carta e correttezza di stampa onde si è resa così universalmente apprezzata.
(Dall' Unità Cattolica).
1 Avanzini Maddalena - Bienno (Brescia ).
2 Alvigini Amalia - Tortona (Alea. sandria).
3 Aliguani Giovanna - Castelguidobono (Alessandria).
4 Antonelli D. Luigi Can. Decano - Guastalla (Reggio Emilia).
5 Accomazzi D. Luigi Pievano - Carboueri di Montiglio (Alessandria).
6 Baiurdo Antonietta - Genova.
7 Brucellario Giuseppe- Mombaruzzo (Alessandria).
8 Bassani Teresa nata Gianozzi - Vicenza.
9 Belsere Delfina - Morsasco (Alea' sandria).
10 Bosinelli Laura - S. Pietro Iucariauo (Verona).
Il Bealesio D. Giulio Arcipreto - Castellino Tanaro (Cuneo).
12 Can Giacomo - Catania.
13 Centola Teresina - S. Marco in Lamis (Foggia).
14 Campigli Pietro - Castelfranco disotto (Firenze).
15 Caneto Cav. D. Luigi - Savona. 16 Calvi Maria - Lu Monferrato (Alessandria).
17 Cominetti D. Antonio Parroco - Taino (Come).
18 Clarisia D. Clemente - SSa Annunziata di Salerno.
19 Coresa Rosina - Cortabbio (Coito). 20 Caldonazzo Lucia - Vicenza.
21 Cavallero Felicita - Mombercelli (Alessandria).
22 Castellani D. Bartolomeo - Monigo (Treviso).
23 Coleghiu D. Pio - Venezia.
24 Di Castagneto Conte Cesaro Sonat. del Regno - Torino.
25 Dotti Maria Michelina - Modena.
26 Dotti-Rossi Teresa - Gottasecca (Cuneo).
27 Franceschini D. Francesco - Mezzana (Udine).
28 Fadda Fraucesco - Terralba (Cagliari).
29 Ferrero D. Matteo Prevosto - Ley-ni (Torino).
30 Gardini Mors- Camillo - Rimini. 31 Gavarrone Antonio, Comaud. della Maddalena (Isola di Sardegna). 32 Giustiniani Conte Giacomo - Venezia.
33 Guerrieri D. Carlo Canon. -Modica (Siracusa).
34 Gillio-Arrosso Manette negoziante - Ivrea (Torino).
35 Gaubli Hercolani Conto Giulio - Forlì.
30 Giachiuo Pietro - Sparone (Torino). 37 Guasti Cav. Comm. Cesare profeas. - Firenze.