cesso per questo caso si viene ora discutendo nel
tribunale delle nostre Assise con gran rumore .
» Il Parrini , uomo di svegliato ingegno, di
buon cuore e di non comune coltura, occupava un
grado elevato nella Massoneria fiorentina, era no-
torio corrispondente della Gazzetta d'Italia e
scrittore del Fieramosca , giornale massonico di
questa città . Che il Parrini fosse o volesse appa-
rire consumato nello spirito anticristiano della
setta, prova il testamento che fece due anni sono,
del quale ecco la copia letterale :
Firenze, li 13 marzo 1882 .
Al Venerabile ed ai Fratelli Massoni
della R .* . L .*. la Concordia,
Sano di mente e di corpo, questo dì 13 marzo 1882,
dichiaro essere mia volontà
1° Che nessun sacerdote, di qualunque siasi culto
o rito, entri nella mia camera quando, per avventura,
dovessi cadere ammalato a morte ;
2° Che dal letto, ove io sarò morto, non voglio es-
sere messo nè in bara, nè accompagnato al sepolcro
da nessuna Congregazione religiosa, Arciconfraternita,
prete, ecc ., ma soltanto dai miei fratelli, amici e co-
n; oscenti
3° Che sul patrimonio, che sarò per lasciare mo-
rendo, siano prelevate lire 500, le quali saranno di-
stribuite come crederà meglio il Venerabile della
L .* . Concordia, fra le vedove e gli orfani di Fratelli
rimasti privi di mezzi di fortuna ;
4° L'esecuzione di queste mie volontà è affidata al-
l'Oriente della L .*. Concordia, nel cui archivio se-
creto desidero sia conservata quest'espressione della
mia ferma volontà .
CESARE PARRINI .
La mattina del 18 luglio 1884 , prima di an-
dare sul terreno per battersi all' ultimo sangue
col signor De Witt , il Parrini scrisse un altro
testamento, tutto dispositivo del suo patrimonio,
con legati o ricordi a varii amici . Ma in questo
secondo nulla era che abolisse , pel caso di sua
morte, quanto avea prescritto nel testamento pre-
citato .
E noto come, dopo sedici o più assalti , egli
finalmente cadesse mortalmente trafitto . Nell'atto
che, steso sopra una materassa, era portato nella
casa attigua alla villa Torrigiani per la medica-
tura, egli disse al medico che gli stava accanto
- Bada che quando vi sia pericolo, voglio es-
serne avvertito, perchè ho gravi faccende da ac-
comodare . -
Due giorni appresso , peggiorando sempre il
male, con atroci strazi del povero infermo, tra i
chiamati vicino a lui fu un rispettabile signore ,
di sentimenti cristiani, col quale egli era legato,
quasi fin dall'infanzia, in cordiale amicizia . Questo
signore, inteso lo stato del Parrini , che già era
di disperata guarigione , riconobbe cogli altri a-
mici la necessità di non fargliene più mistero . Si
sa che questo ufficio di notificare la gravità del
male ad un amico è sempre penoso ; pure il me-
dico lo fece col miglior garbo del mondo .
Il Parrini avea già dichiarato di non voler fare
testamento, poiché lo aveva fatto poco innanzi .
Quali erano dunque le gravi faccende che egli de-
siderava accomodare prima della morte? Furono
manifeste non appena ebbe udito che il pericolo
di morire ci poteva essere . Immantinente , con
accento risoluto, disse ad una gentildonna sua co-
noscenza , che era corsa in quella villa ad assi-
sterlo : - Chiamatemi subito un prete ; voglio il
prete . Ve lo promisi , lo sapete , e tengo la pa-
rola . Voglio il prete . -
Tutti si allontanarono dal suo letto , intanto
che si spediva un espresso a chiamare in tutta
fretta il rev . signor don Luigi Miccinesi, vicario
spirituale della chiesa parrocchiale di Santa Maria
a Quinto . L'ora era ardente, verso il tocco dopo
mezzogiorno . E, siccome qualche tempo ci voleva
pure per l'espresso a portare la chiamata ed a
venire col Vicario, perciò il Parrini, come impa-
ziente di non veder presto il sacerdote arrivare,
si sfogava con quel buon signore, vero suo amico,
il quale lo confortava , ricordandogli che in ogni
caso Dio vedeva la sua buona volontà , e facen-
dogli intendere che un sincero atto di contrizione
avrebbe supplito alla impossibilità di avere il mi-
nistro del Sacramento delle divine misericordie .
In questo dire entrò il signor Vicario , che il
Parrini accolse come un messo del cielo . Trascorsi
alcuni istanti, il Vicario, che era rimasto solo con
lui si affacciò all'uscio e domandò due testimoni .
Quel signore , che non lasciò mai la casa dell'a-
mico, si offerse e fu chiamato l'unico uomo che
vi si trovasse allora con lui, ed era un inserviente
dello spedale , ricercato perché visitasse ed aiu-
tasse l'infermo .
Alla presenza di questi due, il Vicario lesse una
formladitzone,chabrivtuo
quello che era necessario, per un uomo il quale
si era illaqueato nelle censure ecclesiastiche , a-
vendo dato il nome alla setta ed essendosi bat-
tuto in duello , e tanto avea scritto contro la
Chiesa e la fede cattolica . Letta la formola , il
Parrini, col Crocifisso al petto , dichiarò di fare
questa ritrattazione , ed aggiunse : Perdono a
tutti, come desidero che Dio perdoni a me . L'atto,
firmato dai due testimoni , si conserva in questa
Curia arcivescovile . Ciò fatto , si confessò , e si
apprestarono le cose necessarie per l'amministra-
zione del Sacro Viatico . In questo frattempo , il
povero infermo , divenuto molto sereno e tran-
quillo, non faceva altro che abbracciare e baciare
il Crocifisso, che si teneva stretto nelle mani, e
pregava raccomandandosi con intenso affetto a quel
Gesù che riconosceva per unico consolatore ed u-
nica speranza che gli rimanesse al mondo .
Gli fu detto : - Cesare, come mai tu che sei
stato quel che sai, ora preghi così pentito il buon
Gesù ? - Amico, rispos'egli, in un modo si vedon
le cose quando si vive, ed in un altro si vedono
in faccia alla morte . - Ricevette il Viatico con
tali dimostrazioni di fede a di pietà , che gli a-
stanti piangevano di commozione ; ed un signore
d'altra religione, che era fra essi , non poté fre-
nare le lagrime ed i singhiozzi . Prima di dargli
l'Estrema Unzione , il Vicario fu consigliato ad