ANNO XIII - N. 5. Esce una volta al mese. MAGGIO 1889
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
SOMMARIO - Maria Ausiliatrice - Una conversione ottenuta per intercessione di Maria Ausiliatrice nel tempio a Lei dedicato in Torino - Novena e festa di Maria Ausiliatrice - Un'indegna truffa - Viaggio dei Missionarii per la Patagonia - L'Arcivescovo di Vercelli - I Riminesi a D. Bosco - Avviso ai Sigg. Sacerdoti - Elenco dei Cooperatori defunti nel Marzo e Aprile.
Il popolo soleva e suole designare la chiesa di Maria Ausiliatrice col nome di MADONNA DI DON BOSCO. Quanta giustezza in tale denominazione ! Don Bosco nella sua umiltà, tenerezza e confidenza in Maria SS. non osò mai chiamarla con altro nome diverso di quello di Maria Ausiliatrice, e in pubblico non insinuò giammai esser desso lo strumento per cui la Madonna voleva stabilito un nuovo santuario, fonte di grazie e di benedizioni. Ma il popolo col suo buon senso indovinò fin dal principio il mistero, e il nome di Maria SS. e di Don Bosco risuonarono sul suo labbro confusi come una cosa sola.
E infatti è così. La vita di D. Bosco non è spiegabile senza l'intervento e l'assistenza continua di Maria SS. col titolo d'Ausiliatrice. Chi era Don Bosco? Più volte ci siamo accompagnati con lui allorchè ritornava dalle sue varie peregrinazioni di città in città , nelle quali era stato accolto come in trionfo , specialmente quando nel 1883 rientrava in Italia dopo il viaggio fatto a Parigi, viaggio che destò nei generosi Francesi un entusiasmo tale da non potersi descrivere. Or bene, ritrovandosi finalmente solo, dopo un lungo silenzio nel quale sembrava distratto da un prepotente pensiero : - Chi è Don Bosco? esclamava con un gesto e con uno sguardo indefinibile : Don Bosco non è un santo, non è un uomo dotto, non è eloquente, non ha attrattive di persona o di spirito. Eppure tutta la gente gli corre dietro e i primi signori, la nobiltà più distinta, uomini famosi per scienza , per politica, per armi si credono fortunati di poterlo avvicinare, di avere un breve colloquio con lui, con lui che tante volte non sa che cosa rispondere. Se questi signori sapessero chi è Don Bosco, si meraviglierebbero e forse arrossirebbero di averlo onorato tanto. Nel 1827 chi si fosse recato sulla strada che da Castelnuovo conduce a Buttigliera, a destra, sopra una collinetta , avrebbe visto un plccolo tugurio e a mezza china in un prato, a custodia di due vacche, un villanello, scarmigliato, ignorante, povero , senza appoggi e senza conoscenze. Ecco, o signori, quegli è Don Bosco ! Nulla più di un povero e rozzo contadino ! - E poi ritornava nel silenzio di prima ; il suo labbro tremava per la commozione, due lagrime gli brillavano sugli occhi, abbassava il capo e diceva sottovoce: - Oh quanto buona è la Madonna !
Sì, perchè quanto egli fece, in tutta la sua lunga vita, di maraviglioso e di grande ha l'impronta della bontà della Regina del cielo. Fatevi ragione dei tempi, della condizione dell'uomo, e lo vedrete. Fin dal principio della sua missione sorgono difficoltà, ostacoli , guerre di ogni specie e da ogni fatta di persone, e si moltiplicano e si succedono, da abbattere qualunque animo più risoluto, quasi fino al terminar dei suoi giorni ; ed esso sempre sereno va ripetendo ai pusillanimi : - State tranquilli : tutto passerà. - E tutto passava, e le armi degli avversarii cadevano spuntate a' suoi piedi.
Egli di una timidezza straordinaria, come attestava il suo intimo amico , il teologo Borel, viene in Torino, fa il catechismo al primo ragazzo nella chiesa di S. Francesco d'Assisi il giorno dell'Immacolata, e in breve tempo raccoglie intorno a sè nell'Oratorio festivo migliaia di giovani, i più baldi e scapestrati della città, in modo da impensierirne la stessa autorità politica per la gran commozione che si destava.
Egli non ha di casa sua i mezzi per campar la vita e incomincia a raccogliere giovani abbandonati ed a mantenerli: al primo ne aggiunge dieci, sessanta, duecento, cinquecento, mille nella sola Torino e via via. Estendendo nell'Italia i suoi istituti, li spinge in Francia, li fa sorgere in Spagna, inette un piede in Inghilterra e in Austria; varca l'Oceano e pianta le sue tende sino agli ultimi confini della terra. . È un fuoco di paglia, si diceva sul principio, e presto si spegnerà. Don Bosco è un pazzo , tenta un'impresa che non può riuscire. - E l'impresa trionfa.
Le strette finanziarie sono talora dolorosissime ; i debiti aumentano in modo spaventoso, e quando non si sa più ove rivolgersi, beneficenze improvvise secondo il bisogno, e spesse volte senza la differenza di un centesimo , compiono il pareggio, lasciando ricominciare, al domani, una vita di sola fiducia nella Provvidenza. Quante volte D. Bosco esclamò : - Sono ormai quarant'anni che abbiamo incominciato, e non un giorno solo è mancato il pane a noi e a' nostri giovani ! -
La cattiva stampa era padrona del campo e così audace, che i buoni non osavano scendere a combattimento. E Don Bosco, il cui nome non era peranco conosciuto come scrittore, fonda le Letture cattoliche e nei primi dieci anni esso stesso prepara i fascicoli mensili. Più volte, non potendogli far deporre la penna, i suoi nemici tentano di togliergli la vita ; ma sfugge miracolosamente al pericolo. È costoso ricorrere all'opera di una tipografia, più costoso ancora fondare una tipografia propria ; ed esso a chi voleva dimostrargli l'impossibilità del secondo partito, risponde : - Vedrete ; avremo una tipografia, poi una grande tipografia e poi molte tipografie. - E così fu. E le copie delle sue opere cho si diffondono in tutto il mondo ascendono a milioni e milioni.
È solo ed ha bisogno di compagni. Sono anni nei quali da tutte parti vengono soppressi gli Ordini religiosi; lo stesso nome di sodalizio è in totale discredito, per le idee falsate delle moltitudini, sicchè sembra cosa ridicola istituirne uno. Sommi teologi interrogati, rispondono che egli è un visionario. Appena esso manifesta la sua idea, tutti gli amici gli sono contrarii e lo abbandonano. È allora che si rivolge a' suoi fanciulli, li invita, li esorta, li istruisce. A quante fatiche, avversioni, disinganni, ingratitudini va incontro ! Ma non importa. Esso deve crearseli i suoi coadiutori , e li crea ; crescono da lui nutriti, istruiti ed educati; salgono in poco tempo a centinaia, e col loro aiuto assicura l'esistenza delle sue fondazioni. - Non fermatevi con Don Bosco, si era detto le mille volte a questi fanciulli ; quando Don Bosco morirà, con lui scompariranno le sue opere e voi resterete senza una posizione sociale. Pensate al vostro avvenire. - Ma nei suoi fanciulli Don Bosco aveva trasfusa la propria fede e in brevissimo tempo la Pia Società di San Francesco di Sales, consacrata all'educazione della gioventù povera ed abbandonata, fondata, si può dire, e approvata dall'Angelico Pio IX, riceve il suo perfezionamento dal sapientissimo Leone XIII. Nella Chiesa nessun sodalizio ebbe inizi così singolari come quello di D. Bosco.
Qui non è tutto il meraviglioso. Don Bosco doveva innalzare una chiesa in Torino a Maria SS. Ausiliatrice. Questa aveva sempre vagheggiata nel pensiero fin dal 1844. Nel 1864 incominciò il suo monumento alla gloria di Maria. In quel giorno nel quale si incominciarono gli scavi per le fondamenta non era in casa altra somma che otto soldi. L'estimo della fabbrica fissava la somma di oltre 500,000 lire. Dove trovare i danari necessari ? - Si incominci ! - disse Don Bosco. - E la chiesa non tardò a torreggiare sublime. Le grazie che la Vergine concedeva ai fedeli oblatori si moltiplicavano. Ogni mattone, ogni pietra che andava sovrapponendosi era un effetto di nuovi portenti, e quando la chiesa fu ultimata, tutte le spese erano coperte. Lo stesso è a dirsi della chiesa di San Giovanni Evangelista in Torino e di quella del Sacro Cuore di Gesù a Roma.
Vi è ancora di più. Don Bosco non intendeva che le sue opere restassero isolate nell'umana società, ma volle che queste fossero legate con vincolo stretto e con essa immedesimate. - Vedrete, aveva detto ai suoi giovani nel 1875, vedrete nell'anno venturo alcuni avvenimenti meravigliosi, dei quali l'eco risuonerà in ogni parte della terra. - E l'anno seguente istituiva l'opera dei Cooperatori Salesiani, che non tardavano ad ascendere al numero di 80,000 , e gli furono non solo benefattori, ma amici cordiali , sostenitori delle sue opere in un modo sorprendente. Nello stesso anno , per provvedere alla deficienza di clero in molte diocesi, a dispetto delle contrarietà di molti, fondava l'Opera dei Figli di Maria, destinata ad accogliere gli adulti che si sentissero chiamati allo stato ecclesiastico, ed ora di questi più centinaia già sono sacerdoti. È circa in questo tempo che per sua ispirazione sorgeva eziandio l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l'educazione delle fanciulle , le quali alla sua morte per numero di Case e consorelle gareggiavano coi Salesiani.
Non ho ancora detto tutto. Una idea fissa lo dominava fin da quando era studente di morale nel Convitto di S. Francesco d'Assisi. Le Missioni ! Queste formavano parte integrale del suo programma. Ma e dove trovare le somme ingentissime, il personale necessario, mentre sono così urgenti i bisogni nell'Europa e si è privi di tutto ? È una follia, si andava ripetendo da chi non conosceva Don Bosco. Ma egli rompe ogni indugio; dice a D. Cagliero : - Parti ! - Esso parte, altri lo seguono, le spedizioni succedono alle spedizioni, e ognuno conosce a qual punto siano ora le cose in quelle lontane regioni.
Ora, riepilogando, diciamo : Chi ha fatto tutto questo ? l'uomo ? Non è possibile ! Chi dunque ? Oh quanto è buona la Madonna ! E la sua bontà non si adombra che imperfettamente in queste poche linee, ognuna delle quali richiederebbe un grosso volume per spiegare la potenza e misericordia di Maria SS. Ausiliatrice. E notisi che molte cose non indichiamo, operate da Don Bosco, più stupende ancora di quelle già dette, non essendo qui luogo di parlarne, e delle altre che da queste si svolgeranno nell'avvenire certe, certissime, perchè hanno la caparra del passato. In un sol motto diciamo tutto. Ogni volta che D. Bosco si accingeva ad una impresa, parlava come se vedesse chiaramente tutto lo svolgimento più o meno fortunoso di ciascuna, e aspettava gli avvenimenti come un capitano di nave che viaggia in acque conosciute, avendo d'innanzi le carte marine che gli indicano le sirti, gli scogli a fior d'acqua, i vortici, le correnti, le isole, e conosce tutta la sua strada prima ancora di partire dal porto. Oh quanto buona è la Madonna
A lei adunque leviamo dal più profondo del cuore un inno di ringraziamento, ricordando che tutti i desiderii di D. Bosco anelavano alla costruzione della chiesa di Maria Ausiliatrice. Di questa predicava continuamente la divozione e assicurava la valevole protezione a tutti i suoi devoti. E in nome e per virtù di questa operò tante meraviglie da rendere il suo nome celebrato in ogni parte della terra. Non fu il suo zelo operoso che lo rese grande : fu la mano di Maria che predisponeva le circostanze, fu la voce di Maria che quasi degnavasi di farsi eco al nome del suo servo.
La chiesa di Maria Ausiliatrice fu il principio, il fine, il mezzo per cui Don Bosco potè condurre a compimento quanto gli era stato indicato. E non per lui solo, ma principalmente pel bene dei Cristiani volle la SS. Vergine aprire sulla terra un nuovo fonte copioso di grazie.
Ciò è dimostrato all'evidenza dalle con tinue e stupende benedizioni, conforti, favori e dirò anche miracoli straordinarii che si ottennero, e continuamente si ottengono, da chi invoca Maria sotto il bel titolo di Ausiliatrice, da chi ricorre al suo tempio in Torino. Le grazie temporali, delle quali noi teniamo registro, sbalordiscono chiunque ne esamini il numero e l'importanza; ma le spirituali, e specialmente le conversioni in punto di morte sono così meravigliose e istantanee, che strappano lagrime di tenerezza verso questa celeste Regina così ardentemente ansiosa per la salute delle anime. Quante povere madri desolate, vicino al letto di un loro caro figliuolo morente, traviato o dall'errore , o dal vizio, o dal rispetto umano, agonizzavano sulle sorti eterne di lui che rifiutava i sacramenti o più non era capace di riceverli. Per una madre che ha fede son ben spaventosi questi momenti e terribili per l'angoscia ed il timore che l'accompagna per tutto il tempo della sua vita : - Forse mio figlio è perduto per sempre! - Ebbene; quante volte, fallita ogni fiducia nei mezzi e nelle persuasioni umane, brillò d'innanzi ai loro occhi un lampo di speranza, invocarono Maria Ausiliatrice, posero sotto il capezzale del morente una sua medaglia, incominciarono un triduo od una novena, promisero di cooperare allo splendore del suo tempio, e all'improvviso l'infermo si commosse, divenne affettuoso, volle esso stesso fosse chiamato il sacerdote che lo riconciliava con Dio, e passava all'eternità, lasciando alla madre la dolce e certa speranza che un giorno si sarebbe con lui ricongiunta in paradiso.
Oh quanto buona è la Madonna ! Ricorriamo adunque fiduciosi a Lei in ogni nostra necessità colla confidenza di figli, celebriamo la novena che precede la sua festa con un vero slancio d'amore nelle pratiche di pietà e di carità verso il prossimo, festeggiamo il giorno 24 maggio coll'accostarci ai SS. Sacramenti della confessione e della comunione , e Maria Santissima Ausiliatrice, che desidera vivamente di aiutarci in ogni circostanza della nostra vita, saprà appagare tutti i nostri giusti desiderii.
Specialmente voi, nostri carissimi Cooperatori e Cooperatrici, ricordatevi che avete uno speciale diritto alla sua protezione, perchè foste e siete sempre i sostenitori dell'opera sua. Ed Essa, siatene certi, nulla dimenticherà del vostro zelo e dei vostri sacrifizi e spargerà di gioie e di fiori il vostro cammino verso l'eternità.
M. REV. Sig. D. RUA,
Mi sento in dovere di rìferirle una segnalatissima grazia ottenuta da Maria Ausiliatrice per intercessione del compianto Don Bosco di venerata memoria. Ed a gloria di Maria ed onore di Don Bosco bramerei se ne desse pubblicazione sul caro periodico il Bollettino Salesiano.
Eccole senz' altro il fatto consolantissimo.
Mio fratello che aveva felicemente conseguita la laurea di dottore, in quest' ultimo anno di pratica, venne colto da grave malanno, che andava lentamente consumandolo,, ed in meno di 11 mesi lo ridusse al termine di vita. Si prodigarono tutte le cure che l'arte e la scienza suggerirono, ma invano ; ci dovette soccombere. A me, come alla famiglia tutta, non tanto rincresceva la perdita della vita dell'amato fratello, quanto la perdita dell'anima sua. Giacchè avendo nei suoi studii incontrati compagni scapestrati, l'avevano deviato dal retto sentiero, allontanato dalle pratiche religiose ; ond'è, quel che è peggio, durante la sua malattia non gli si poteva parlare di riconciliarsi con Dio. La mamma, che continuamente l' assisteva, tentò ogni via per indurlo a ricevere i santi Sacramenti, ma tutto inutile, anzi il povero malato s'indispettiva e s'infuriava fortemente. Per questo, immersa nella più intensa afflizione, io mi portai all' Ospizio salesiano, e pregai il Direttore che facesse innalzare calde suppliche alla Beata Vergine Ausiliatrice, affinchè toccasse il cuore al mio povero fratello e lo convertisse. Il Direttore, mosso a compassione per l'infelice stato sì fisico che morale di quel caro giovane che ben conosceva, m'assicurò che avrebbe pregato egli, ed avrebbe raccomandato ai numerosi suoi alunni di pregare pel povero infermo. Inoltre mi consegnò una medaglietta di Maria Ausiliatrice ed una coroncina, che erano state nelle venerate mani di Don Bosco defunto, e mi disse che con viva fede ponessi la medaglia e la corona sotto il guanciale dell' infermo, senza che se ne accorgesse, poichè egli non lo avrebbe permesso. Mi esortò eziandio a pregare Maria Ausiliatrice, interponendo l' intercessione del compianto Don Bosco, che sì svisceratamente amava e cer cava le anime, specialmente della gioventù, sicuri che otterremmo la grazia della sua conversione.
Avuti questi consigli e quel sacri pegni, volai al letto dell' infermo , ed avvisata la mamma, tutto eseguimmo fedelmente e colla più viva fede, e questa ci meritò la grazia. Infatti non erano passate che poche ore, quando l' infermo mutò di animo, e da frenetico divenne mansueto come agnello. Egli pensa e medita, e poco dopo dice alla madre: Mamma, procurami un confessore, giacché voglio riconciliarmi con Dio.
Il miracolo era compiuto : Maria Ausiliatrice per intercessione di Don Bosco ci aveva esauditi ; quell'anima era salvata. In mezzo alla crudele desolazione, immagini chi può, il conforto che si ebbe il mio cuore, quello della mamma e della famiglia tutta !
Senza indugio si cercò d'un confessore, e l'infermo tosto detestò le sue colpe con tale compunzione da strappare le lagrime a chi ebbe la ventura di ascoltarlo. Ricevette indi il SS. Viatico con edificazione degli astanti e commozione generale, tanto era l'ardore con cui egli si preparò e ricevette il suo sacramentato Signore. Dopo questa vittoriosa conversione visse ancora otto giorni, tenendosi di continuo unito a Dio sì fervorosamente , da consolare le pie persone che lo circondavano. In questo frattempo tenne sempre quella benedetta coroncina fra le mani e non volle più lasciarla , e la medaglia al collo, baciandola ad ogni istante, e dicendo spesso colla massima effusione del cuore Maria , a voi debbo la indicibile pace che gode il mio cuore : desidero di venirmene presto in Cielo con voi.
Il giovedì santo diceva : Domani, o Vergine benedetta, è il giorno in cui morì il vostro divin Figlio, desidero di morir anch'io. Chiamò inoltre al suo letto tutti i parenti ed amici ed a tutti voleva narrare i prodigi di Maria. Ai fratelli ed al padre, che volle intorno a sè diceva : Non posso descrivere la gioia che prova il mio cuore nell' essere unito con Dio ! Ah! sì, tenetevi sempre con Dio. Riconciliatevi spesso, frequentate i SS. Sacramenti. Non vi lasciate illudere dalle chimere del secolo , dalle massime perverse. Seguite la Chiesa, i suoi insegnamenti. È dolce il vivere con Dio, penoso il vivere col mondo.
Ed alla mamma non cessava di domandare perdono, raccomandandole di educare bene la famiglia, di non fare sfarzo nel suo funerale, ma invece di distribuire delle elemosine ai poverelli. Inoltre la confortava, dicendole che dal Cielo , ove aveva fondata speranza di andare , l'avrebbe rimunerata delle tante fatiche che aveva sostenute per lui col pregare l'Altissimo a spargere le celesti benedizioni sopra di lei e sopra tutta la famiglia.
Prima di lasciare la presente vita volle riconciliarsi ancora una volta e ricevere la santa Comunione nel modo più divoto, indi in compagnia di Gesù si addormentò , facendo la morte del giusto, lasciando edificati tutti gli astanti ed il paese intiero.
Una Cooperatrice Salesiana.
Diamo qui l'orario delle sacre funzioni durante la Novena e del giorno della solennità di Maria Ausiliatrice e intanto invitiamo i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino a prendervi parte.
A quelli, che non possono intervenirvi, raccomandiamo che vogliano celebrarla privatamente, recitando per nove giorni qualche speciale preghiera, o compiendo qualche altra pratica di cristiana pietà. A questo scopo giova un apposito libretto intitolato: Nove giorni consacrati alla augusta Madre di Dio. Contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno ed è molto acconcio alla circostanza (1).
La Novena comincia il 15 maggio.
In ciascun giorno lungo il mattino sino alle ore 11 vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione.
Nel mattino dei giorni feriali alle 5 1/2 ed alle 7 1/2 Messa e Comunione con particolari esercizi di pietà; e nella sera alle 7 canto di una lode sacra, predica e Benedizione col SS. Sacramento.
Al 19 Domenica l'ordine delle funzioni cangia come segue : Al mattino, alle ore 7, Messa e Comunione generale; alle ore 10 Messa solenne; alla sera verso le 3 1/2 Vespri, predica, e Benedizione col SS. Sacramento.
Tutte le pratiche religiose, compresa la Messa delle ore 7, le Comunioni e le preghiere del giorno festivo che occorre durante la Novena, sono offerte a Dio secondo la pia intenzione dei Benefattori e delle Benefattrici della Chiesa e delle Opere salesiane.
In uno dei nove giorni si terrà pure la Conferenza pei Cooperatori e per le Cooperatrici Salesiane nella Chiesa di Maria Ausiliatrice; di che si manderà poi particolare invito a' Cooperatori della città e dei dintorni.
Il prodotto della questua della Conferenza sarà per la decorazione della Chiesa di Maria Ausiliatrice.
Giovedì 23 maggio.
Alle ore 6 1/4 pom. del 23 maggio, vigilia della festa, vi saranno i primi Vespri, la predica e la benedizione col SS. Sacramento.
Venerdi 24 maggio.
SOLENNITA' DI MARIA AIUTO DEI CRISTIANI.
Mattino. - Alle ore 7 Messa e Comunione generale. - Alle ore 10 Messa solenne.
Sera. - Alle ore 6 Vespri solenni, panegirico, Tantum ergo e benedizione col SS. Sacramento.
In questo giorno si eseguirà dai giovani dell' Oratorio Salesiano la seguente classica musica: C. GouNoD, gran Messa a quattro voci detta di Santa Cecilia;
HAYDN, Dixit e Magnificat; Mons. Giov. CAGLIERO, Laetatus sum e Nisi Dominus; GALLI, Lauda Jerusalem, Inno e Tantum Ergo.
Sabato 25 maggio.
Alle ore 7 1/2 di mattino Messa, Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime dei defunti Cooperatori e Cooperatrici e dei Confratelli e delle Consorelle di Maria Ausiliatrice.
N.B. Chi desiderasse farsi iscrivere nell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, troverà persona appositamente incaricata nella Sacristia della chiesa.
(1) Si vende nella Libreria Salesiana di Torino al prezzo di cent. 20 la copia.
Dalla Lomellina ci scrivono una lettera che annunzia una truffa che si va impunemente commettendo a danno delle persone benevole all'Oratorio. Ecco un estratto di quella lettera indirizzata a Don Rua:
« Stamattina venne qui in paese ed anche in casa mia una giovine che disse essere di Moncalieri e mandata da V. S. Rma per riscuotere offerte ad onore di Maria SS. Ausiliatrice. Disse essere stata mandata in giro da Lei con altre otto persone, una delle quali faceva da direttrice e riceveva le offerte sia in denari che in roba per trasmetterle all'Otatorio. Ripetè inoltre che esse non accettavano niente per sè, perchè pagate e spesate da V. S. medesima, e tante belle cose simili. Solo richiedeva la limosina di una Messa da ogni persona che si fosse ascritta in un libro apposito ch'ella teneva seco, dicendo che con tale offerta ogni persona partecipava ad una Messa ogni sabbato, celebrata appositamente nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. - Abbiamo 25 giorni da girare, disse, per adempiere ad un lascito di Don Bosco , e siamo mandate da Don Rua suo successore. - A tutti quelli che si ascrivevano dava una corona che diceva essere l'ultima memoria che donava Don Bosco ai divoti di Maria SS. Ausiliatrice e una cartina con cera toccata al corpo di S. Biagio. Aveva pure con sè il ritratto del defunto D. Bosco vivo e morto , il ritratto di V. S. Revma e quello di Monsignor Cagliero... »
Ora il Revmo. Don Rua Michele ci incarica di avvertire i nostri Cooperatori, come esso giammai diede incarico a persona di fare collette per la chiesa di Maria. Ausiliatrice o per scopi somiglianti. Per mezzo del Bollettino o con apposita circolare esso suole far appello alla carità dei benefattori e non altrimenti. Ciò serva per mettere in avviso le anime generose contro questi scrocconi, che abusano della buona fede della gente per i loro fini perversi.
Dopo la commovente funzione celebratasi in Maria Ausiliatrice il 7 gennaio, Monsignor Giovanni Cagliero con alcuni compagni s'avviava per terra alla volta di Barcellona, visitando in pari tempo le nostre Case di riviera. Alla sera del 21 gennaio giungeva in quella città, ove era atteso con impazienza da' nostri confratelli e da' Cooperatori, a' quali doveva tenere una conferenza il 25 dello stesso mese.
Monsignor Cagliero ai Barcellonesi - Partenza da Barcellona - Un telegramma.
Verso le 3 1/2 pom. di detto giorno il maestoso e vasto tempio di Nostra Signora di Bélen era gremito di gente, la maggior parte nobili e colti signori, bramosi d'udire la parola della carità cristiana dalle labbra del Missionario Salesiano. Dopo il canto di un mottetto, eseguito da' giovanetti del nostro Collegio di Sarrià, e la lettura prescritta dal Regolamento de' Cooperatori in simili occasioni, compariva sul pulpito l'Apostolo della Patagonia.
Cominciò col dare un giusto tributo di lode ai Barcellonesi, che, superando l'aspettazione, erano accorsi tanto numerosi. Prese quindi a dimostrare la necessità che vi è di educare cristianamente la gioventù, specialmente ne' tristi tempi che corrono; per conseguenza quanto sia conveniente l'aiutare l'opera rigeneratrice della società che ha fondata Don Bosco. A grandi pennellate dipinse l'immensa carità che questi nutriva per la gioventù, le grandi fatiche che ha sostenute per essa, e quell'ardente zelo che lo mosse ad intraprendere le Missioni della Patagonia e della Terra del Fuoco.
Monsignor Cagliero fu sublime parlando del Padre con cuore di figlio.
Commosse poi all'estremo quando da profondo conoscitore tratteggiò i tristi quadri della vìta de' selvaggi.
Esortò quel Cooperatori ad essere pronti e generosi nell'aiutare quest'opera sì grande della civilìzzazione di quelle lontane regioni; e conchiuse colle parole che Don Bosco ne lasciava dal letto di morte, ricordando loro la ricompensa promessa in nome di Maria Ausiliatrice a chi soccorre le nostre Missioni.
La funzione terminava col Tantum ergo in musica cantato da' professori di Barcellona e da' nostri giovanetti.
I Barcellonesi furono molto soddisfatti di quella bella funzione. Ancor ricordano con piacere la cara visita di Monsignor Cagliero e la sua animata parola tutta improntata a carità, e fanno voti al Cielo perchè l'opera di D. Bosco prosperi ognor più nella città e nella patria loro.
Intanto il bastimento la Duchessa di Genova, che aveva a bordo la numerosa squadra di Mìssionarii per la Patagonia, s'avvicinava a Barcellona, ed il 26 ancorava all'entrata del porto. I Missionarii s'affrettarono a scendere a terra per visitare i confratelli e le consorelle stabilite in quella città ; ed alla sera risalivano sulla nave insieme con Monsignor Cagliero. La nobile signora donna Dorotea Chopitea de Serra, insigne benefattrice delle Opere Salesiane, volle colla famiglia accompagnare a bordo le Suore.
Il comandante coll'uffizialìtà fece le più liete accoglienze a Monsignore, e lo accompagnò nella spaziosa e ricca cabina per lui solo destinata.
Poco prima che quel magnifico vapore levasse le ancore, con gentile pensiero il marchese Durazzo da Genova augurava a Monsignore ed a' suoi compagni, per mezzo di telegramma, un felice viaggio. E Dio, esaudendo questi voti e le preghiere de' Cooperatori e de' confratelli, lo diede loro eccezionalmente felicissimo, come ricavasi dalla seguente lettera
MOLTO REV. SIG. DIRETTORE,
Monsignore m'incarica di darle notizie del nostro viaggio.
In questa le dirò solo qualche cenno di ciò che si compiè sul nostro piroscafo. In altra le parlerò dei luoghi e delle cose vedute.
Il nostro viaggio fu felicissimo, tanto che tutti i passeggieri e marinai confessarono non averne mai passato uno eguale con un mare sì tranquillo, con un cielo tanto sereno, con una salute a bordo sì perfetta. Ne siano rese grazie al Sacro Cuore di Gesù, a Maria Santissima e, diciamolo, anche a D. Bosco, che non furono sordi alle preghiere dei confratelli ed a quelle dei benemeriti Cooperatori e Cooperatrici. Secondati così dal cielo e dal mare, muniti di ogni comodità sul bastimento potevamo noi star mesti?
Con Monsignore alla testa, che colla sua ilarità darebbe la vita ad un morto, circondati di tutte le più tenere cure degli uffiziali e comandanti, padroni per il nostro grande numero non solo di quasi tutti i posti di 1a e 2a classe, ma direi anche di tutto il bastimento, trovandoci sempre tutti raccolti e alla Messa e a tavola e alla ricreazione e nelle cabine, noi dobbiamo confessare che il nostro viaggio fu un'allegria continua, allegria santa, ben s'intende , ma pur sempre allegria.
Fortunatamente quasi tutti i sacerdoti potemmo dire la nostra Messa ogni mattina sopra altari fatti preparare dalla bontà del signor Capitano. Il trovarci tra cielo ed acqua, lontani da tutti i nostri cari, in balìa di un mare che in un attimo poteva spalancare le sue fauci ed ingoiarci vivi, e potere tuttavia offrire al Signore il Sacrifizio di propiziazione e di pace, l'Ostia del perdono e dell'amore, lo creda, signor Direttore, che fu per noi la più grande consolazione, la grazia che più ci ha inteneriti e che ha ricolmi i nostri cuori dei più vivi sentimenti di lode e gratitudine verso il buon Dio che di tanto ci favoriva. Ma molte altre furono le nostre consolazioni. Tre grandi solennità potemmo celebrare sul bastimento : la festa di S. Francesco di Sales, l'anniversario della morte di D. Bosco e l'amministrazione del Sacramento della Cresima a molti poveretti che non l'avevano ancor ricevuta.
La festa del Patrono e l'Anniversario del Padre a bordo.
La sera del 26 gennaio, al partir da Barcellona, noi davamo uno sguardo mesto mesto a quell'ultìma terra europea, e negli occhi di tutti si leggeva il tacito, ma commovente addio che le si mandava. Il giorno 27 e 28, dispersi nel mare , avevamo la mente ed il cuore a Torino , al caro Oratorio , e si pensava con un po' di invidia alla bella festa di S. Francesco di Sales, e ci accontentavamo di pigliarvi parte col cuore, essendo ben lontani dallo sperare di poter pur noi solennizzare a bordo il nostro Patrono. Invece, per l'iniziativa di Monsignore, la festa si fece e si fece assai più solenne di quello che ci permettesse la nostra situazione. Si addobbò un bell' altare nella gran sala da pranzo nel modo più splendido che si potè, e con le tendine, coi damaschi, coi fiori freschi, col numero delle candele , riuscimmo ad avere un vero altare da cattedrale. Mon signore ci disse la Messa a tutti insieme, e da quel giorno la continuò a dire, con nostra grande consolazione, per tutto il viaggio, alle 5 1/2 antim., ed era la Messa della comunità, alla quale si recitavano a chiara voce le orazioni e quindi si faceva meditazione. Dopo la Messa Monsignore ci diresse alcune parole piene di zelo e di carità, come è suo solito. Ci animò a ringraziare Dio, S. Francesco e la Madonna del felice viaggio, a camminare con fermezza nella nobile via intrapresa, a non dimenticare il sublime nostro fine ed il gran premio che sta preparato a chi sa ben combattere e vincere , e conchiuse coll'inculcarci di far rivivere D. Bosco nei nostri cuori, nelle nostre opere, con la carità e con la gran sete della salute delle anime.
Il signor Comandante a pranzo ci passò una pietanza ed un bicchierino di più che agli altri, e così la festa riuscì assai superiore alla nostra aspettazione.
Un'altra funzione assai commovente, tenera e cara per noi fu l'anniversario di Don Bosco. Non saprei perchè; ma invece di lutto, duolo e pianto, essa c'inspirava gioia, consolazione e dolcezza. Sul volto di ciascuno si leggeva una malinconia dolce e soave , ripiena di pace e confidenza; sì che sembrava si celebrasse non un anniversario, ma bensì una grande solennità. Monsignore cantò la Messa, ed al pronunciare quelle parole ut anima famuli tui Ioannis... in coelesti sede gloriosa semper exultet, la sua voce si fe' tremola e fioca e fece inumidire più di un ciglio. Le Suore con le loro voci angeliche ci davano un'idea della vera festa che avranno fatta gli angeli al riposo del giusto e santo nostro Padre. E se debbo confessare il vero, quei Requiem soavi soavi, quel Dies irae implorato benigno dai figli sul più tenero dei padri, mi hanno commosso e non potei frenare alcune lagrime non di dolore , ma di conforto. Monsignore pure era commosso, ed il silenzio che tenne dopo la Messa ci fece troppo intendere la sua grande venerazione verso un tanto padre, del quale egli è certamente il figlio più affezionato.
Il Catechismo - La prima Comunione e la Cresima.
Nel giorno 5 febbraio si celebrò sul bastimento il passaggio della linea equatoriale. Due giorni dopo celebrammo la terza solennità che da molti non sarà dimenticata per tutta la vita , vo' dire la festa della Cresima e prima Comunione. Il catechismo in terza classe l'avevamo incominciato lo stesso giorno di S. Francesco. Anche in mezzo a quella brava gente il Signore ci aveva preparato delle grandi consolazioni.
Eravamo solo dodici gli eletti a fare il catechismo, tra catechisti e catechiste, ed avevamo potuto far relazione con tutti i mille passeggieri. È mirabile il rispetto e l' affezione che ci portavano. Al nostro passaggio tutti si alzavano in piedi, si toglievano il berretto, ci pregavano a regalarli o di una medaglia o di una benedizione; i ragazzini correvano a lavarsi ed a pulirsi e ci seguivano sul ponte di comando, luogo che il signor Comandante aveva messo a nostra disposizione per il catechismo, come aveva pur messo a nostra disposizione il suo camerino per la Messa in terza classe e per le confessioni. Al catechismo intervenivano un centinaio di persone, perchè il ponte non ne capiva di più ; e come era bello il vedere nelle classi dei ragazzi, giovanotti e uomini con tanto di baffi, vecchi quasi venerandi che ci stavano ad ascoltare col loro berretto in mano , con un'attenzione meravigliosa e con una emulazione nelle risposte da veri scolaretti. Ve ne erano di tutti i paesi d'Italia, e le loro risposte raccoglievano tutti i dialetti, ma sapevamo farci intendere, e sebbene alcuni, poveretti non sapessero neppure nè il segno della croce, nè l'Ave Maria, tuttavia per il giorno 7 potemmo prepararne alla Cresima tra giovani e vecchi una sessantina ed una ventina alla prima Comunione. La festa fu davvero imponente e solenne. Il giorno prima tre sacerdoti con Monsignore alla testa si erano messi a disposizione dei confessandi e dalle 2 dopo pranzo la durarono fin verso le 8 di sera. Alle tre del mattino della festa il signor Comandante, il Capitano ed il Commissario con tutta la gente di bordo erano affaccendati a dar ordini, a pulire, ad aggiustare per l'apparecchio dell' altare che riuscì compitissimo. Occupava per metà la tolda di terza classe in forma rettangolare. Un lungo e prezioso tappeto copriva il pavimento. Ricche tendine e grandi bandiere ne formavano le pareti ed il tetto. Grossi vasi di fiori con alberi d'aranci e limoni servivano di balaustra ai lati dell'altare , il quale fabbricato appositamente dal nostro maestro falegname a bordo , basato su due gradini, dominava tutta la improvvisata cattedrale e raccoglieva a sè tutta l'attenzione dei fedeli. Disposte così le cose, la nostra funzione non poteva a meno che riuscire splendida ed imponente. Ed era un vero spettacolo il vedere quell'immensa folla dei passeggieri di terza classe, assiepata dietro una bella corona di ragazzi ben puliti e raccolti, che racchiudevano nel loro semicircolo un bel numero di signori e signore delle prime classi, non che i loro padrini e le loro madrine ; e tutti prostrarsi riverenti alla benedizione di Monsignore il quale , circondato da' suoi Sacerdoti assistenti, seguito da tutta la ufficialità del bastimento in grande tenuta bìanca, dava principio alla funzione. Tutto procedette con un ordine ed un raccoglìmento ammirabile. Il Comandante con tutta la ufficialità ed i marinai in divisa assistettero a tutta la funzione e questo fece certamente ottima impressione su tutti. Monsignore, con quel suo cuore veramente paterno, tenne due fervorini, il primo per le 20 prime comunioni, nel quale con l'esempio di Napoleone ricordò ai comunicati esser quello il più bel giorno di loro vita. La descrizione di un esempio tanto comune la seppe fare sotto caratteri così nuovi , con particolarità così esatte, che certo rimarrà scolpita nella mente e nel cuore di tuttì. Nel secondo fervorino fatto per i 60 cresimati parlò della necessità della Cresima, e del bìsogno straordinario che si ha di tal Sacramento, specialmente da quelli che vanno in America, terra corrotta e corrompitrice ; infine animò tutti alla perseveranza ed al buon esempio.
Dal Comandante fu apprestata a sue spese una lautissima colezione per tutti i ragazzi della funzione , furono innalzate sul bastimento tutte le bandiere in segnale di festa, si distribuirono dai padrini e dalle madrine medaglie ed immagini ai loro figliocci, e con la benedizione di Monsignore si pose fine a quella bella festa che fu l'ultima delle cose più memorabili compiute sul bastimento.
Lode e ringraziamento
Qui faccio punto. In un' altra mia, a Dio piacendo, le darò notizie del ricevimento avuto dai nostri confratelli, che non poteva essere più affettuoso , e di tutto il resto del nostro viaggio.
Amatissimo Sig. Direttore, noi il nostro Te Deum l'abbiamo già cantato, e lascio al suo tenero cuore l' immaginare con quale trasporto e con qual commozione. Siamo nell'America, meta dei nostri sospiri; ci siamo arrivati con tutte le benedizioni del Signore. Oh sia adunque il Signore lodato e ringraziato in eterno! Lo faccia ringraziare da tutti i nostri confratelli , da tutti i giovani e da tutti i Cooperatori Salesiani, e le loro preghiere ci continuino le benedizioni celesti , germoglio e principio di tutto il bene che al Signore piacerà di operare per mezzo di questi vilissimi istrumenti quali siamo noi. Le benedizioni che il Signore ci volle prodigare nel viaggio noi le ricorderemo sempre, e ricorderemo con esse la benignità di tutti quei signori del bastimento che con tanta affezione e disinteresse si prestarono e si studiarono di appagare in tutto e per tutto i nostri desiderii.
Se ella desidera conoscerne e farne conoscere i nomi, essi sono : il comandante Maschazzini Tullio , il capitano Ghigiolfi ed il commissario Ciolfi Percivale. Dicendo che non potevano per noi fare di più di quello che hanno fatto, si dice ancor poco, ed io certo non saprei come dare una idea esatta di tutte le cure che hanno avuto per noi, per le Suore e specialmente per Monsignore tutti e tre, ma in particolare il sig. Comandante. Che il Signore li rimuneri e dia loro dei viaggi felici come fu il nostro e con tanti missionarii quanti eravamo noi.
Si ricordi di pregare e di far pregare per tutti noi ed anche un po' per chi si dice
Buenos Ayres, 27 febbraio 1839.
Suo aff.mo in G. C.
D. AGOSTA FRANCESCO.
Una perdìta gravissima ha fatto la Chiesa in Piemonte. Il Venerato Arcivescovo di Vercelli Mons. Celestino Matteo Fissore moriva il mattino del 5 Aprile in seguito ad un colpo di apoplessia. Egli primeggiava fra i pastori delle diocesi subalpine per fortezza apostolica ed esperienza. Per diciasette anni e pochi mesi resse la sede di S. Eusebio con grande intelligenza e sommo amore.
Mons. Fissore apparteneva a ragguardevole famiglia di Bra, nell' Archidiocesi di Torino, dove era nato il 2 giugno 1814. Compiuti glì studi Teologici e legali nell' università di Torino, Mons. Luigi Fransoni, che ne ammirava le belle doti, lo chiamava presso di sè a prestar l'opera sua come Avvocato fiscale generale della Curia arcivescovile ; quindi nella qualità di suo provicario generale, mentre era ascritto fra i canonici del Capitolo della Metropolitana. Alla morte del canonico Filippo Ravina nel febbraio 1858 lo eleggeva suo Vicario generale.
Mons. Fransoni condannato all' esilio dopo il 1850 , e ricoveratosi a Lione, non poteva essere più fedelmente coadiuvato nel resistere alla guerra mossa alla Chiesa, poichè nel canonico Fissore si vide rivivere la fortezza dei più illustri propugnatori delle franchigie ed immunità ecclesiastiche. Per la qual cosa il can. Fissore venne grandemente stimato e lodato da quel grande Pontefice che fu Pio IX, il quale nel 1871 lo nominava alla sede di Vercelli rimasta vacante per la morte di Mons. D'Angennes. Il suo Episcopato fu pieno di opere sante; e la sua morte cagionò un vivissimo dolore non solo ai fedeli della sua diocesi, ma a quanti ebbero - la fortuna di avvicinarlo e di conoscerlo. Era uomo che amava ed era amato.
Per noi Salesiani la morte di S. E. Mons. Fissore fu una grave perdita, poichè Egli fu sempre l'amico di D. Bosco e delle opere sue. La stupenda lettera che Egli scrisse a D. Rua, come seppe della morte di D. Bosco, svela tutto il suo bel cuore. La riproduciamo qui per intero.
Vercelli, 7 febbraio 1888. Rev.mo Signor Vicario,
» Non ho parole per esprimere il dolore con cui ho appreso la perdita dell'ottimo D. Bosco. La notizia non mi tornò inaspettata, ma l' animo mio non fu meno straziato. Io fui dei primi a conoscere i saggi di sode virtù sacerdotali che diede il compianto fin da quando studiava nel Convitto ecclesiastico di San Francesco d'Assisi. Ebbi sempre occasione di vederne progressivamente lo sviluppo nella vita privata e pubblica, ed oso mettermi pure fra i primi a deplorarne il vuoto che lascia in terra, ma a crederlo già premiato subito dal Signore.
Ella, signor Vicario della Congregazione Salesiana , che gli fu sempre ai fianchi, ne prese lo spirito e ne divise le apostoliche fatiche e sollecitudini , si conforti per la protezione dall'alto che D. Bosco le compartirà alla direzione dell'immensa famiglia , alla prosecuzione delle Opere di Carità.
Abbiasi la espressione de' miei sentimenti per D. Bosco, per Lei, per tutti i Salesiani e Cooperatori. Io unirò per tutti le mie preghiere.
Mi pregio dichiararmi con profonda affettuosa stima
» Di V. S. Rev.ma
+ CELESTINO Arcivescovo. »
A questa lettera faceva seguito, due giorni dopo, un biglietto, recato dalla signora damigella Antonia, sorella a S. E. Rev.ma, con le seguenti parole anche di pugno dell'istesso Rev.mo Monsignor Celestino Fissore , Arcivescovo di Vercelli: « Al Rev.mo Signor D. Rua Michele, Vicario della Congregazione Salesiana, in soccorso dei bisogni che questa possa avere nella dolorosa circostanza della perdita dell'egregio suo fondatore Don Giovanni Bosco , offre l' obolo suo in L. 1000. Lire mille. »
Questo fatto parla eloquentemente da sè. E qui dobbiamo aggiungere che tra i più insigni benefattori delle molteplici opere del compianto nostro D. Bosco primeggiò sempre l'illustre famiglia Fissore.
Perciò mentre raccomandiamola bell'anima del venerando Arcivescovo ai suffragi dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici, presentiamo le nostre condoglianze all' illustre suo fratello professore medico cav. Giuseppe Fissore, ricordando sempre con profonda gratitudine le cure assidue, affettuose, generose colle quali assistè il nostro caro D. Bosco nella sua ultima malattia. Speriamo che egli nel suo gravissimo cordoglio troverà una qualche consolazione nel saper condivisa la perdita che lo ha colpito da quei moltissimi che da lui furono beneficati, i quali non cesseranno mai di pregare per il riposo dell' anima benedetta del defunto Arcivescovo, e per tutta la famiglia Fissore.
Il funerale, fattosi a Rimini da quel buoni Cooperatori in suffragio dell'anima del nostro caro Padre Don Bosco, nel di anniversario del suo decesso, per la singolarità sua si merita che noi facciamo una eccezione sopra tutti gli altri , e che ne diamo una distesa relazione, quale ci venne trasmessa dal Vice-Parroco di S. Giovanni Battista di detta città, D. Giovanni Massari.
RIMINI.
Ai 31 gennaio 1889 nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, al sobborgo di Porta Romana, per cura del zelante Arciprete di detta parrocchia , il molto reverendo sig. D. Angelo Bilancioni, e di alcuni Cooperatori Salesiani, si è celebrato con gran pompa il 1° anniversario della preziosa morte del Servo di Dio Giovanni Bosco, sacerdote torinese , cotanto benemerito della religione e della società.
La vasta e bellissima chiesa era tutta addobbata a lutto. Nel mezzo di essa, dirimpetto alle due cappelle maggiori laterali, ergevasi un magnifico ed elegante tumulo alto dieci metri, simile ad un tempietto di forma esagona. La cupola veniva sostenuta da sei colonne, e sul culmine della medesima era collocata una statua rappresentante la Fede, simbolo di quella fede per la quale D. Bosco operò cose tanto meravigliose. Nell' interno del tempietto vedevasi una tomba, e sovr'essa un Angelo seduto, in atto di additare ai devoti l'immagine di Don Bosco posta sul piedestallo della Medesima tomba. Sulla base del tumulo dal lato della porta maggiore della chiesa erano altri due Angeli, che sostenevano le vesti sacerdotali, il breviario ed una ghirlanda con questo motto : I giovanetti dell'Oratorio di S. Francesco d'Assisi a Don Bosco.
Questo tumulo o monumento, che ebbe l'ammirazione e la lode dell'intera città, fu disegnato ed eseguito dall'abilissimo addobbatore della stessa parrocchia, sig. Giuseppe Galvani.
Sulla porta maggiore della chiesa leggevasi la seguente iscrizione
AL SERVO DI DIO
GIOVANNI BOSCO SACERDOTE TORINESE PRODIGIO DI EVANGELICA CARITA OGGI 31 GENNAIO ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE IN QUESTO TEMPIO SACRO AL SANTO DEL SUO NOME ESEQUIE SOLENNI
Ai sei lati nel basamento del tumulo erano queste epigrafi
I.
DEVOTISSIMO ALLA VERGINE LEI EBBE ADIUTRICE NELLE SUE GRANDI OPERE
II.
AMO' DI TENERO AMORE I FANCIULLI E SI FECE LORO PROVVIDO PADRE E MAESTRO
III.
PIO E LABORIOSO MOSTRO' ALL'OPERAIO CHE DOLCE È IL LAVORO DALLA RELIGIONE SANTIFICATO
IV.
VOLSE LO SGUARDO AI MISERI SELVAGGI E MANDO' LORO INTREPIDI MISSIONARII
V.
RESE PERPETUO IL SUO APOSTOLATO ISTITUENDO LA PIA SOCIETÀ SALESIANA
VI.
LA SUA MEMORIA VIVRÀ NELLA BENEDIZIONE DEI POPOLI E LA STORIA NARRERÀ AI POSTERI LE EROICHE SUE VIRTU'.
Intorno al medesimo tumulo ardevano molti ceri sopra sei candelabri in forma di piramidi.
Alle ore 4 1/2 del mattino i fedeli, come in giorno di grande solennità, cominciarono ad affollarsi al Tribunale di Penitenza. Alle 7 1/2 il Rm°. sig. Don Francesco Venturìni, Canonico della Cattedrale e Direttore dell'Oratorio di S. Francesco di Assisi, amministrò la Comunione generale, infiammando i devoti con analoghi fervorini. La Comunione fu numerosissima. Vi presero parte anche i molti chierici esterni , che frequentano le scuole del Seminario ed i giovanetti del suddetto Oratorio ammessi alla prima Comunione.
Durante il mattino molti sacerdoti della città e della diocesi intervennero ad offrire al Signore il s. Sacrifizio per l'eterno riposo di Don Bosco.
Alle ore 10 1/2 il Rm°. Canonico sig. Don Gaetano Borghesi, Cancelliere vescovile, celebrò la solenne Messa di requie con musica, diretta dal M. R. sig. D. Pasquale Paolizzi, Arciprete di S. Ansovino, ed eseguita dal migliori artisti cittadini, dei quali la maggior parte sacerdoti, alcuni chierici del Seminario ed un coro di giovanetti.
Sua Ecc. Monsig. Alessandro Chiaruzzi, Vescovo della stessa città , fece l'assistenza dal trono appositamente innalzato.
Terminata la Messa il Rev. Sig. D. Giovanni Nicoletti, già allievo di Don Bosco ed ora Cappellano Curato dell' Ospedale Civile di Rimini , lesse un bellissimo elogio, nel quale diffusamente espose le molteplici opere fatte da Don Bosco col solo aiuto della divina Provvidenza. Quindi Sua Eccellenza vestito degli abiti pontificali fece l'assoluzione al tumulo.
Alla Messa solenne prese parte il Clero della città ed in gran numero quello pure della diocesi; la nobiltà cittadina e moltissimi del popolo. Assistevano in cotta i chierici delle due camerate maggiori del Seminario ed i chierici esterni : intervennero pure i giovanetti dell'Oratorio di S. Francesco di Assisi ed i fanciulli dell'Asilo infantile.
Nelle ore pomeridiane si avvicendarono a pregare in chiesa i varii Istituti femminili colle fanciulle affidate alla loro educazione.
Alle ore 4 la chiesa era stipata di popolo. Si visitò solennemente la Via crucis collo Stabat Mater in musica, eseguita da diversi sacerdoti , chierici e giovanetti. Da ultimo, esposto il SS. Sacramento e cantato il Tantum ergo in musica del M. R. Sig. D. Agostino Balducci, Arciprete di Montecolombo, fu impartita la benedizione.
Queste funzioni riuscirono commoventi e decorosissime : il concorso è stato veramente straordinario non solo dei cìttadini, ma anche dei campagnuoli. Era un continuo dimandare l'immagine di Don Bosco, o come molti dicevano il Santo : e sebbene la chiesa vestita di nere gramaglie ispirasse lutto, nondimeno i devoti uscendo da essa esclamavano : Oh che bella festa si è fatta a Don Bosco ! a somiglianza dei giovanetti degli Oratorii salesiani, i quali, accompagnata un anno fa la salma di Don Bosco, nel ritorno dicevano tra di loro : « Oggi si è fatta una bella festa. »
È necessario concludere, che Don Bosco è molto amato ed ammirato anche dai Riminesi, sempre memori della graditissima e desideratissima visita , che quell' Uomo delle Provvidenza, per consiglio del Santo Padre fece, pochi anni sono, alla loro città, nella quale circostanza celebrò la s. Messa nel monumentale tempio Malatestiano e nel santuario della prodigiosa Immagine Regina Mater Misericordiae, ove fece un consolantissimo discorso sul modo di educare cristianamente i giovanetti nel mezzo ad una società pervertita e pervertitrice. Questo poi si farà sempre più manifesto se si aggiunga la sin cera gratitudine, che i Riminesi professano a quel grande Servo di Dio per i molti loro giovanetti che del continuo vengono ricevuti, educati ed istruiti nelle Case salesiane ed il vivo desiderio che nutrono di aver ben presto nella loro città i Figli di D. Bosco.
Facendo seguito alla nostra Circolare, spedita come supplemento al Bollettino Salesiano di gennaio 1889, spettante all'opera del Biamonti La Storia Biblica , rendiamo noto ai MM. RR. Signori Sacerdoti nostri Cooperatori, che la medesima, alle condizioni accennate nella stessa Circolare si può pure acquistare mediante celebrazione di Sante Messe celebrate secondo l'intenzione del nostro Superiore Signor D. Michele Rua.
Per loro norma l'elemosina di caduna Messa viene da noi valutata a Lire UNA.
1 Adobatti D. Antonio, - Alla Cà Bianca (Bergamo).
2 Ambrosi D. Lorenzo, Telve di sopra (Austria)
3 Arrosso Giovanna nata Bertolotti (Torino)
4 Angelini Ernesto - Rovereto (Austria)
5 Antognini Carolina - Magadino (Svizzera)
6 Albertini D. Mariano - Brenta (Cbmo)
7 Brun D.Domenico -S. Felice (Verona) 7 bis Bacchialoni Angela - (Torino) 8 Barini Rosa - Fumane (Verona) 9 Bertomini Agnese - Calcinate (Bergamo)
10 Botteri-Casanova Adelaide-(Parma) 14 Bravo D. Giuseppe - Tezzè (Vicenza)
12 Brosio Lodovica n. Giacchetti - (Torino)
13 Buranel Elisabetta - Cordovado
(Udine)
14 Bussi Teol. G. Batt. - Caresana (Novara)
15 Bonitti D. Pietro Udine
16 Bozzetti D. Giovanni -Domodossola (Novara)
17 Bergamini Antonio - Pescantina (Verona)
18 Biasiolo D. Francesco - Creazzo (Vicenza)
19 Cavallini Paolina V.va Contezza - Villa S. Lorenzo presso Lugo
20 Cerruti D. Costanzo - Pagnano (Como)
21 Calosso Dott. Luigi - Torino 22 Cornelia Angelina V.va Baroni Cento (Ferrara)
23 Cristanto Teresa- Cordovado (Udine) 24 Corti D. Bassiano - Lodi
25 Duca Giovanni - Rovereto (Austria) 26 Dazzi D. Valdimiro - Parma 27 Do Lucca D. Emidio - Costei di Sangro (Abruzzo ult.)
28 Dalla Bona D. Giuseppe Maaerada (Treviso)
29 Domini D. Gaetano - S. Pietro (Firenze)
30 Ferrari D. Domenico - Vestola (Parma)
31 Ferrero Angela - Vigevano (Pavia) 32 Fissero Mons. Celestino Arciv. - (Vercelli)
33 Fabiani D. Tommaso - Cozzano (Arezzo)
34 Goldaniga D. Luigi Emilio - (Codogno) Milano
35 Germano Cav. Candido Prof. - Ivrea
36 Giannozzi Teresa in Bassani - Firenze
37 Gazzani M.a Angelica - Terzorio (P.to Maurizio)
38 Gasparini D. G. Batt. - Pr. d. Massa Metropol. di Genova
39 Guacchiarotti D. Gioachino - Carmignano (Firenze)
40 Gattemberg Cont.ssa Loredana n.
Morosiui - S. Stefano (Venezia)
41 Grioni Luigi - Lodi
42 Krolter D. Mattia - S. Stefano
(Belluno)
43 Iussigh D. Giuseppe - Udine
44 Isonni Maria - Pisogne (Brescia). 45 lucci D. Gabriele - Rieti (Perugia). 46 Lei D. Agostino- Terralba (Cagliario 47 Lombardi D. G. Batt. Leone -Terzorio (P.to Maurizio)
48 Lena Maddalena- Cordovado (Udine) 49 Lena Luigia - Cordovado (Udine) 50 Larca D. G. Batt. - Lavagna (Genova)
51 Martinotti Felicita - Torino
52 Minelli D. Raffaele - Baccaresca
(Perugia)
53 Maggioli Oliva - Borghi (Forlì)
54 Marchetti Maria fu Gius. - Bolbeno
(Austria)
55 Martinelli D. Giulio - Castagnara
(Pavia)
56 Martignoni Antonia - Vira Gamb°.
(Svizzera)
57 Masega Carolina - Cordovado (Udine)
58 Mandrile Gio. - Bernezzo (Cuneo) 59 Moreschi Mons. Gius. Vesc. - Città
di Castello
60 Meini Alessandro - Pistoia
61 Nicola D. Carlo - Mortara (Pavia) 62 Novelli D. Serafino - Postua (Novara)
63 Ortalli Cav. Mattia - Parma
64 Pitra Cardinale Gio. Batt. - Roma 65 Polati Rosa - Cavalo (Verona) 66 Polati Domenica - Cavalo (Verona) 67 Paifas Domenica - Rovereto (Austria)
68 Pasquali Stefano - Rovereto (Austria)
69 Pippolo Giuditta - Cordovado (Udine)
70 Peregalli D. Giuseppe - Crovenna (Milano)
71 Porro D. Gio. - Valtravaglia (Como) 72 Palloni D. Eliseo Cancell. Gen. areiv. - Camerino
73 Paoletti D. Giov. - Marzia (Ascoli Piceno)
74 Pizzolato Bonaventura - Magri (Vicenza)
75 Paoli D. Francesco - Isola di Carturo (Padova)
76 Regazzi Annunziata - Vira Gamb°. (Svizzera)
77 Sismondi Giaciuto -Igliano (Cuneo) 78 Seita D. G. Andrea - Barbania (Torino)
79 Stara Mariangela - Ales. (Cagliari) 80 Stocchiero D. Antonio - Sossano (Vicenza)
81 Sartori D. Pietro - Cison Valmorino (Treviso)
82 Savio Giacomo - Courgnè (Torino) 83 Tassinari D. Giacomo - Cento (Ferrara)
84 Tonegazzo Marianna - Cordovado (Udine)
85 Tallone D. Domenico - Caraglio (Cuneo)
86 Turrinl D. Gaetano - Zevio (Verona)
87 Tavusso D. Gius. - Pianezza (Torino)
88 Visetti Margherita V.va Wenck - Torino
89 Venturini Gaetano - Fumano (Verona)
90 Vige Gaspare - Paderno di Asolo (Vicenza)
91 Zardi D. Pietro - Zevio (Verona)