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ANNO VIII . N. 11 .
Esce una volta al mese .
NOVEMBRE 1884
SALEINO BOLET
Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32. TORINO
SOMMARIO . - Ringraziamento di D . Bosco - La mis-
sione della Patagonia ed il nuovo vescovo Mons . Giovanni
Cagliero - La Chiesa Cattolica e la Carità - I Prote-
stanti ed il colera - Oratorio Salesiano della Spezia --
Conversione-Apostasia, matrimonio, morte d'una prin-
cipessa tedesca - Lettera argentina - Il Sacro Cuore di
Gesù - Avviso per la lotteria - Festa della santa infan-
zia - Pellegrinaggio spirituale a Lourdes - L'educato-
rio di S . Teresa in Chieri - Conservatorio delle vergini
in Trecastagni - Un grande Italiano onorato nell'anni-
versario della sua morte - Casa famiglia per giovani
studenti - Roma e il Papato .
LA MISSIONE DELLA PATAGONIA
ED IL NUOVO VESCOVO
MONSIGNOR GIOVANNI CAGLIERO
RINGRAZIAMENTO DI D . BOSCO .
D . Giovanni Bosco ringrazia cordial-
mente i Signori Cooperatori e le Signore
Cooperatrici delle preghiere pubbliche e
private che nella loro carità innalzarono
per la sua guarigione .
All' efficacia di queste preghiere egli
attribuisce l'aver ottenuto da Dio e dalla
Vergine SS . di poter riprendere una parte
delle sue antiche occupazioni . Quindi, per
testificare la sua riconoscenza, nel giorno
della Presentazione di M. V ., 21 Novem-
bre, celebrerà la S . Messa ed unitamente
coi suoi giovanetti pregherà il Signore che
li benedica, li prosperi e, in questi giorni
di calamità e di malore, tenga lontano da
loro ogni disgrazia .
La Sacra Congregazione di Propa-
ganda Fide fin dal novembre dello scorso
anno ha fondato un Pro-Vicariato apo-
stolico della Patagonia Settentrionale e
centrale ed una Prefettura Apostolica per
la Patagonia Meridionale e per le Terre
del Fuoco .
Il Santo Padre, nella udienza del 20
novembre stesso, approvando le determi-
nazioni di Propaganda e affidando i nuovi
distretti alla Congregazione Salesiana, e-
leggeva a Pro-Vicario Apostolico il Teologo
Giovanni Cagliero , a Prefetto Apostolico
il Sac . Giuseppe Fagnano, distinti Mis-
sionarii Salesiani . - Ora dobbiamo pub-
blicare un nuovo tratto di Pontificia be-
nevolenza accordato dal Santo Padre al
reverend .mo D . Giovanni Bosco ed al suo
Istituto nella udienza del 5 corrente . L'e-
gregio Teologo Giovanni Cagliero, uno dei
primi Missionarii esploratori delle selvaggie

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regioni della Patagonia , ha ricevuto la
nomina episcopale e fregiato della episcopale
consacrazione, ripartirà fra non molto per
la sua diletta Missione . Sarà accompa--
gnato da una eletta schiera di Missionar i i
Salesiani che vanno con lui a raggiungere
i loro confratelli per condividere con essi
le gloriose ed ardue fatiche dell'Aposto
la.toQundveràfisatlprenzci
faremo un dovere di notificarlo ai nostri
Cooperatori e alle nostre cooperatrici . La
carità colla quale essi provvedono allo
nostre Missioni sarà resa ad essi centu-
plicata da quel Dio di misericordia che
è fatto uomo per salvare le anime che
perivano .
il nuovo Vescovo Monsignor Giovanni
Cagliero è conterraneo di D . Bosco, essendo
nato nell'avventurato Castelnuovo d'Asti,
cd.,hieèGusnaptlCfDo
patriarca del clero piemontese , a D . Gio-
vanni Bosco ed a Monsignor Giambattista
Bertagna Vescovo Coadiutore dell' Em°
Card . Arcivescovo di Torino . Appena il ve
neradoD,Bscgetòlprimfondaet
della Congregazione Salesiana, che Monsi-
gnor Cagliero se gli diede per figlio, e come
tale fu sempre il suo abito, ed ora è la sua
consolazione .
LA CHIESA CATTOLICA
e la Carità .
Mirabile è lo spettacolo che diede sem-
pre ed ora dà al mondo intiero la Chiesa
cattolica coll'ardente zelo e la magnanima
carità dei suoi sacerdoti e delle sue mona-
che nell'assistere i colpiti dal morbo pesti-
lenziale . Marsiglia, Tolone, Spezia, Napoli,
Busca, Genova, Pancalieri , provarono in
questi giorni quanto sia potente lo spirito
benefico della Chiesa nello accendere e
spronare alle opere eroiche i suoi ministri
e le sue vergini . Dio è carità e questa ca-
rità improntando di speciale sigillo la fronte
del Clero cattolico, dimostra in quale campo
si trovi la vera Chiesa essendo in questa
la carità .
Non vi è paese dove il cholera non ab-
bia fatto la sua sinistra apparizione dal
quale non sia esaltata la caritatevole ed
indefessa opera del prete e della suora per
recare alle popolazioni da quello colpite
ogni sorta di materiale e morale sollievo .
Da tutti, anche dai meno favorevoli al cat-
tolicismo ed al Clero si enumerano con
parole di riconoscenza le opportune lettere
pastorali dei Vescovi e le loro generose
eiargizioni, le caritatevoli esibizioni degli
Ordini religiosi, le considerevoli raccolte
di sussidii dovute per lo più allo zelo ope-
roso dei parroci, e l'opera benefica ed in-
stancabile che i ministri della Chiesa han
prestato e stanno ancor prestando, col da-
naro, colla persona stessa dappertutto dove
se ne presenta il bisogno .
Noi qui non vogliamo ripetere i fatti che
tutti sanno : solamente ci contentiamo di
notare come l'ammirando spettacolo strappò
i plausi di quel giornalismo stesso che ha
la sventura di essere nemico della Chiesa
cattolica . Di questi plausi prendiamo nota
nelle colonne del nostro periodico, poichè
la carità fu ben evidente se riuscì a strappare
da queste penne inni che alcune volte riusci-
rono veramente sublimi .
Il Clero in generale.
Il Corriere della Sera di Milano e-
sclama
« Onore al Clero!
» È dovere d' imparzialità il constatarlo : in
mezzo all'arruffio prodotto da arbitrarie ed ille-
gali disposizioni di autorità che pare abbiano quasi
smarrito il ben dell'intelletto ; nella gara di or-
dini e d'ingiunzioni cervellotiche, date a casaccio,
inefficaci per la tutela della salute e rovinose per
gl'interessi dei cittadini , vi sono pure autorità,
le quali con calma , con discernimento , serena-
mente tranquille e perspicaci, hanno fatto sentire
la loro parola ai loro subalterni e si sono rese
benemerite del Governo e del paese , ai quali la
paura folle, lo sgomento irragionevole hanno preso
la mano .
» Queste autorità, bisogna dirlo ad onore del
vero, sono le autorità ecclesiastiche ; sono i Ve-
scovi e gli Arcivescovi , che nelle loro Pastorali
hanno opportunamente dato istruzioni ai parrochi,
ai curati, al Clero in genere, ingiungendo loro di
raccomandare la pulizia, l'igiene, le pronte chia-
mate dei medici nel caso d'indisposizioni sospette ;
la fiducia nei medici stessi . Vescovi ed altre au-
torità religiose hanno raccomandato ai loro dipen-
denti d'adoperarsi a sollievo del popolo , coadiu-
vando l'opera delle autorità e bandendo le diffi-
denze ed i pregiudizi dell'ignoranza , disperdendo
le suggestioni dei tristi sobillatori .
» Nè, per quanto si sappia, vi sono stati par-
rochi od altri inferiori che a queste ingiunzioni

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della superiore autorità ecclesiastica abbiano ri-
sposto . . . come i Senise ed altri della stessa farina
hanno, indirettamente , risposto alla prima circo-
lare Morana . Proprio no . Da quanto si annuncia
da ogni parte, « gli uomini dalla chierica, » per
dirla con una frase del Fanfulla, hanno serbato
la testa a posto e si sono con zelo adoperati a
sollievo delle popolazioni colpite dal morbo, sba-
lordite dalla paura, desolate dall'abbandono, dalla
prudente ritirata di molti, che avevano sacrosanto
dovere di restare al loro posto nell'ora della prova,
con una parte di quello zelo col quale non avranno
mai mancato di assistere a cento banchetti, a cento
inaugurazioni .
» Dal pergamo e dall'altare, in chiesa e al letto
del malato , la parola di preti e di parrochi ha
consigliato la fiducia nei medici ; ha provviden-
zialmente denunziato i malati ; ha sfidato l'ira
delle folle esasperate per la paura degli untori ,
degli avvelenatori - i medici ! . . . Che più? Molti
ecclesiastici hanno dovuto tranquillare i malati ,
ed infondere in loro la fiducia nei medicamenti, be-
vendone una parte, poiché i malati stessi li ri-
cusavano ostinatamente , credendoli destinati a
dar loro, invece della salute, la morte più solle-
cita .
» E diciamolo pure . Se molte autorità - e
prefetti, e sindaci, e assessori, ed altri consimili
funzionari - si fossero mostrati pari al loro cóm-
pito, e, invece di visite più o meno autentiche ,
fossero realmente andati nei luoghi infetti, e aves-
sero proceduto colla calma, della quale hanno dato
prova « gli uomini dalla chierica, » molti guai si
sarebbero risparmiati ! »
Il Prete.
Il Capitan Fracassa , dopo aver accen-
nato all'anarchia che in questo momento
dominava in gran parte d'Italia, prosegue
coll'ira di chi vede il trionfo della religione
nel trionfo della carità , ed è agitato da
passioni politiche .
« Di fronte a questi governanti che non sanno
più farsi ubbidire, sorge in questi tempi di prova
una grande , austera , terribile (sic) figura : il
prete .
» Vedetelo : esso entra animoso nella partita
suprema, e come posta vi mette la sua vita .
» Che importa il morire a costoro che lavorano
per l'avvenire e a guarentigia di questo hanno
upsnaecolti?dve
» Alla mollezza, alle paure essi oppongono un'a-
zione disciplinata, intelligente, instancabile . Non
possono stendere cordoni e disporre quarantene,
perché non hanno la potestà civile, ma accorrono
ai letti dei malati , soccorrendo , confortando , ai
morenti additando il cielo . Nel frattempo, sindaci
e sotto-prefetti scappano, e alla circolare Morana,
che vieta le quarantene comunali , qualche Muni-
cipio risponde collocando a guardia dei suoi con-
fini i carabinieri .
» Il prete ripiglia l'antico suo posto domina-
tore, non già per colpi di Stato, né per leggi o
decreti ; esso occupa tranquillamente gli uffici che
l'inerte Governo lascia vuoti .
» Dove si giungerà in questo modo?
» Il dove già si prevede
» Ecco : il contadino infermiccio , moribondo ,
rantola sul roz o giaciglio ,egualmntribo
dal morbo e dalla fame . Due uomini entrano nella
sua casupola .
» L'uno, l'esattore, viene ad avvertirlo che do-
manì quel tugurio sarà venduto all'incanto, perché
non si sono pagate tre lire d'imposta .
» L'altro uomo è un prete . Reca parole conso-
lanti, promesse divine ; reca qualche soccorso, che
è riuscito a strappare ai ricchi del luogo.Sealtro
non può, lascia al malato qualche buono per le
cucine economiche istituite dal circolo clericale ;
il disgraziato mangerà un po' di carne, un po' di
brodo .
» E voi pretendereste che egli ami l'esattore
e maledica il prete? Disingannatevi ; Cristo lo ha
detto, anche il Samaritano diventa fratello quando
nutre il famelico e unge le piaghe al ferito .
» Se il contadino crederà più al prete che a
voi, voi ne avete la colpa ; voi che lo avete spo-
gliato e abbandonato, mentre il sacerdote gli ri-
cordava, se non altro , qualche cosa che rende
uguali i ricchi e i poveri : la morte , e dopo la
morte ... chi sa?
E dopo la morte, diciamo noi , l'inferno
pei cattivi e il paradiso per chi muore in
grazia di Dio . »
La Suora.
Il Fanfulla , che pure è avvezzo allo
scherno, esce nelle seguenti magnifiche lodi :
« In un convoglio diretto a Napoli si vedevano,
due giorni fa, biancheggiare le candide tese, sim-
boldiqualcheosadilto,d'unapicolshiera
di suore .
» Venivano da Assisi, la patria del sublime po-
verello : e avevano chiesto in grazia, e subito ot-
tenuto , di correre là dove la morte mieteva e
miete tante vittime umane .
» Come il morbo che tanto c'impensierisce, così
la carità à contagiosa : e l'esempio delle suore di
Assisi sarà imitato, è già imitato da altre .
» Tutta la milizia si risveglia : lasciano i preti
per un momento l'altare, e fanno altare e calva-
rio alla santa missione il letto del coleroso . De-
pone il mitrato Arcivescovo di Napoli la porpora,
e se in tanta gravità di mali si reputasse oppor-
tuno affidare a lui la direzione suprema dei dolo-
rosi ospizi, dove tanta parte di popolo geme fra
gli strazi e muore fra le torture, forse l'immor-
tale storico della peste lombarda non sdegnerebbe
di avere scritte anche per lui queste parole
« Animava e regolava ogni cosa ; sedava i tu-
» multi, faceva ragione alle querele, minacciava,
» puniva, riprendeva, confortava, asciugava e spar-
» geva lacrime. »
» Il cardinale Sanfelice, arcivescovo di Napoli,
merita già un posto d'onore accanto a Federigo
Borromeo

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» La battaglia, come il fuoco , purifica ; e in
questo accendersi di carità che infiamma il sacer-
dozio, in questo bello e commovente apostolato di
cui gli episodi modesti, ma gloriosi , si svolgono
in ogni ospedale, in ogni lazzaretto, stavo per dire
in ogni casa dove il fatal morbo penetra, il conso-
latore degli afflitti obbedisce serenamente alla voce
del dovere . Accorrono i Vescovi, i preti, le suore
dove c'è da alleviare una fisica sofferenza, c'è una
parola di conforto e di consolazione da porgere .
» Prendiamone esempio tutti...
» Noi così detti forti, noi che facciamo pompa
della nostra esosa virilità, voltiamo commossi uno
sguardo a queste donne sublimi che lasciarono gli
agi della casa , che rinunziarono volontarie (su-
blime sacrifizio fra tutti) alla soave carezza ma-
terna, e che da ogni punto d'Italia domandano di
poter correre nei lazzaretti .
» Sono giovani quasi tutte, e la delicatezza della
fibra muliebre l'hanno già agguerrita e martel-
lata nei luridi noviziati degli ospedali, dove noi
entriamo arricciando il naso .
» Quelle loro mani gentili si piegano ora ai
servizi più immondi, asciugano il sudore agli a-
gonizzanti , apprestano i farmachi a chi combatte
ancora fra la morte e la vita. Vanno rapide , si-
lenziose, senza far rumore, da un letto all'altro,
da una corsia all'altra ; prevengono i desiderii ed
i bisogni, aiutano medici ed infermieri, fanno da
cuoche e da farmaciste, provvedono a tutto, pen-
sano a tutto .
» Perchè è un fatto che le suore sono negli
spedali il raggio ricreatore del sole, sono il sim-
bolo della speranza , sono la vita dello spirito ,
anco se l'abnegazione sublime sia impotente a sal-
vare la vita del corpo . Esse hanno quel non so
che di etereo e di sorvolante, quella dolcezza di
movimenti, quella voce melodiosa , quell'acutezza
che si rivela nei più minuti espedienti che occorre
prendere ad ogni momento , nella dolente casa
della malattia e della morte .
» Non dimenticherò mai una parola uscita un
giorno dalle labbra d'una gentildonna, che visitava
una corsia di ammalate nello spedale .
» Una cara bambina, convalescente dopo una
lunga malattia, aveva ricevuto da quella signora
qualche grazioso balocco, e ringraziandola con ef-
fusione, diceva che le avrebbe voluto quasi tanto
bene quanto ne voleva a suora Giuseppa . Poi do-
mandò, con accento di domestichezza infantile
» - Ma tu , che sai tante cose, mi sai dire
perchè le suore di carità non si sentono mai cam-
minare e, sono sempre dappertutto ?
» - È facile, bambina mia - rispose la si-
gnora, dopo aver pensato un momento - non si
sentono camminare, perchè son gli angioli che le
portano e le sorreggono .
» Gli occhi della malata s'illuminarono di gio-
ioso stupore, e la buona signora non sospettò mai
d'aver detto una cosa poeticamente vera e di su-
blime bellezza . »
Il Vescovo .
Il Bersagliere, giornale pentarchico e
anti-clericale , così scrive intorno ai pro-
digi di carità in Napoli del cardinale San
Felice .
« Voi state girando per osservare tutte quelle
miserie , gli occhi s'impregnano di lagrime , la
vista rifugge da uno spettacolo che vi desola, voi
state sul punto di voltare le spalle e fuggire per
non vedere più tanta desolazione, quando una
forza ignota a voi stesso , costringe a fermarvi .
Che cosa è ? Tutta quella povera gente , quegli
sventurati corrono, si dirigono a un punto, dove
è arrivata una carrozza , dalla quale scende un
uomo, intorno al quale tutti si affollano ; e quel-
l'uomo conforta, soccorre, benedice .
» A tal vista voi correte pure, e ammìrate e
osservate attentamente quell'uomo che subito ri-
conoscete pel nostro Cardinale Arcivescovo ! Oh !
le lagrime vi salgono di nuovo agli occhi , ma
non sono più le lagrime di prima, che vi costrin-
gevano a fuggire ; sono lagrime che vi costringono
a rimanere e ammirare lo zelo, l'amore, la carità
di questo angelo in umana carne . La carità è la
sua parola prediletta, e la carità si vede scolpita
nel suo petto , la carità si vede dipinta nel suo
volto, la carità lo fa camminare, la carità gli dà
forza. Ed egli entra in un tugurio, benedice, am-
ministra il Sacramento della Cresima a qualche
ammalato, lascia un soccorso, consola con la sua
parola inspiratagli dalla carità, benedice di nuovo
ed esce di lì . . . Ma credete voi che si metta in
carrozza per tornare al suo palazzo ?
» No, uscito da quel primo tugurio , entra in
un altro e poi in un altro ; e dopo visitati questi
tugurii corre ad un ospedale, e di lì ad un altro
ospedale, e tutto questo per carità .
» I tempi di S . Carlo Borromeo si rinnovano! »
Il Papa .
Mettiamo da parte questi giornali . Par-
liamo del Vicario di Gesù Cristo, del Padre di
tutti i fedeli .
In mezzo a tanti miracoli d'eroismo cat-
tolico il Sommo Pontefice , obbligato dalla
forza degli avvenimenti a star chiuso in
Vaticano, mentre applaudiva e benediceva
allo slancio generoso di quelle anime elette
che, dopo Dio, solo esso può dire essere sue,
piangeva sulla sventura delle popolazioni a
lui tanto care, e sentivasi pur tratto dal suo
nobile cuore a dividere coi figli suoi il pe-
ricolo ed i meriti . Esso con molte migliaia
di lire ha soccorsi nelle varie città un nu-
mero grande di infelici . Ma ciò non gli
bastava . Quindi, meditato un grande pro-
getto , così scriveva al cardinale Ludovico
Jacobini, segretario di Stato .
« Signor Cardinale,
» Il terribile flagello del morbo asiatico che
prima apparve nella vicina nazione francese, come
già si temeva, ha colpito anche molte parti del-
l'Italia settentrionale e meridionale : e se quasi
per tutto ha serpeggiato e serpeggia tuttora len-

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tamente, nella popolosa città di Napoli semina
stragi e rovine .
» La Provvidenza fino a questo giorno ha ri-
coperto di una speciale protezione la città di Roma,
campandola dal flagello . Della quale misericordia
Noi coi sentimenti dell'animo profondamente rico-
noscente e devoto abbiamo reso e continuamente
rendiamo umilissime grazie alla bontà divina : e
con tutto il fervore del Nostro spirito innalziamo
ogni dì al Padre delle misericordie la voce e le
mani supplichevoli , afinché,perl'intcsoe
potente della Gran Vergine e dei gloriosi Pro-
tettori, storni dalla Nostra Roma il flagello e la
salvi .
» Ma pur troppo e per le molte iniquità che
muovono a sdegno la divina giustizia, e per la vi-
cinanza dei luoghi invasi dal morbo non siamo
senza timore per questa Nostra Città che Noi
amiamo con affetto speciale : nè Ci è possibile ri-
manercene indifferenti di fronte al pericolo . Quindi
Ci rivolgiamo a Lei, signor Cardinale, con questa
lettera, per comunicarle su tal proposito le Nostre
intenzioni e per commettere a Lei la cura di man-
darle ad effetto .
» Sappiamo che con lodevole premura e con
saggio accorgimento si sono già presi da chi am-
ministra la pubblica cosa molti ed opportuni prov-
vedimenti affinchè l'invasione del temuto morbo ,
qualora avvenisse , non cogliesse la città alla
sprovvista .
» Ma Noi altresì, desiderosi di trovarci prepa-
rati al soccorso del nostro diletto popolo di Roma,
abbiamo stabilito di aprire, allestire e mantenere
a tutte Nostre spese un ampio spedale nelle vici-
nanze del Vaticano, dove Ci sia facile dì accedere
anche personalmente per visitare e confortare i
malati . Questo spedale sarà aperto a vantaggio
principalmente dei Rioni a Noi più vicini di Borgo
e di Trastevere.- L'Amministrazione di esso vo-
gliamo sia affidata al Nostro Maggiordomo, e la
direzione ai due distintissimi periti dell'arte sa-
lutare che Ci assistono , il pref. Alessandro Cec-
carelli e il dottor Ruggero Valentini : i quali ,
conformandosi alle norme già opportunamente sta-
bilite, potranno associarsi anche altri, ove ne sia
d'uopo, nell'assistenza dei colerosi .
» A tale scopo, quantunque difficili siano le pre-
senti condizioni Nostre, pure, fiduciosi nella Prov-
videnza e nella generosità del mondo cattolico ,
abbiamo già stanziato la somma di un milione .
» Sarà sua cura, signor Cardinale, di far sì che
con la maggior possibile sollecitudine e nella più
utile e soddisfacente maniera abbia effetto questa
Nostra volontà, ispirataci da quella carità cristiana
che sull'esempio del Divino Maestro giunge anche
a dare la vita a vantaggio dei proprii fratelli .
» Che se poi, il che Dio tenga sempre lontano,
il flagello anche tra noi si propagasse e si aggra-
vasse, Ci riserviamo di disporre all'uopo anche
del Nostro Pontificio Palazzo del Laterano in
quella misura che sarà possibile ed opportuna .
» Riceva intanto a pegno dei sincerissimo af-
fetto che abbiamo per Lei la Nostra Apostolica
benedizione .
» Dal Vaticano, 10 settembre 1884 .
« Leo PP . XIII . »
I veri seguaci di Gesù Cristo .
A questa esposizione dei trionfi della ca-
rità quali osservazioni aggiungeremo noi?
Una sola . La parola di Gesù Cristo ! -
« Nessuno ha maggiore carità di colui che
dà la vita per i suoi amici . » E S . Giovanni
Evangelista nella prima sua lettera quasi a
commento aggiunge ; « Da questo abbiamo
conosciuto la carità di Dio, perchè Egli ha
posto la sua vita per noi ; e noi pur dob-
biamo porre la vita per i fratelli . »
Ora io domando : in questi giorni dolo-
rosi chi fu l'amico vero de' suoi fratelli?
Nella parrocchia di S . Chiaffredo in quel
di Busca, il curato D . Giuseppe Bianchi,
colpito violentemente dal cholera, moriva,
mentre con zelo assisteva gli infermi . Ces-
sava pur di vivere in conseguenza del
morbo contratto assistendo i suoi fedeli lo
zelante missionario D . Bartolomeo Tonello,
parroco di Castelletto di Busca . Alla Spezia
tre ministri dell'altare morivano pel loro
zelo infaticabile . A Napoli ben settantotto sa-
cerdoti cadevano ammalati di cholera com-
piendo il sacro loro ministero a fianco dei
colerosi per confortarli nell'ora dell'estrema
dipartita, e sedici di essi soccombevano vit-
time della carità .
L' egregia Discussione denunziava alla
venerazione del popolo italiano i nomi di
questi eroi , ed aggiungeva : « Queste a-
nime sante e benedette ora raggianti in-
nanzi al trono di Dio, implorano la Divina
Misericordia perchè salvi la travagliata
Napoli dal nefasto morbo di cui essi furono
vittime . Il Clero napoletano, che si ispira
nel coraggio veramente angelico del suo
pio Cardinale Arcivescovo San Felice , è
superbo di additare in questi suoi fratelli
morti sul campo del sacro ministero un in-
citamento maggiore a perseverare nel di-
vino loro ufficio . Sia requie a questi glo-
riosi sacerdoti defunti . »
L'esercito delle Vergini consecrate a Dio
ebbe pure le sue eroine morte per la ca-
rità, e il telegrafo ne diede la nuova a
tutto il mondo , mentre i sindaci si pre-
stavano a dare a quelle salme benedette
speciali funebri onori e sepoltura a parte .
Fra queste soccombettero la Superiora delle
Suore di Carità all'Ospedale delle Maddalene
a Napoli ed a Castelnuovo Garfagnano suor
Ignazia Mettraux , superiora delle stesse
suore . Di quest'ultima scriveva un giornale

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di quella città : « Era scesa dalle aspre
vette della Savoia , per darci a conoscere
le virtù degli angeli ; ed ora, abbandonate
le spoglie mortali, volò in cielo per pla-
care lo sdegno dell'Altissimo . Addio, o a-
nima generosa . »
Conclusione .
Sono splendide come il sole queste opere
di carità, e il Clero e le Suore, cessato il
pericolo, continueranno indefessi nella loro
missione divina, ma in modo meno patente
agli occhi del mondo , benchè non meno
efficace ; e il mondo, ossia coloro che ap-
partengono a quel mondo pel quale Gesù
Cristo non pregava, dimenticheranno fa-
cilmente i loro inni e riprenderanno la
guerra contro i benefattori dell'umanità .
Noi però non dobbiamo meravigliarcene .
Le persecuzioni , gli insulti , le calunnie
debbono anzi riuscire a conforto dei cre-
denti, perchè sono una perenne conferma
della Divinità di nostra Religione, essendo
un avveramento continuo della profezia di
Gesù Cristo . - Se il mondo vi odia, sap-
piate che prima di voi ha odiato me . Se
voi foste cosa del mondo, il mondo ame-
rebbe una cosa sua : ma perché non siete
del mondo, ma io vi ho eletti di mezzo al
mondo, per questo il mondo vi odia . Ri-
cordatevi di quella parola che vi dissi
« Non si dà servo maggiore del suo pa-
drone . Se hanno perseguitato me, perse-
guiteranno anche voi , se (malignando)
hanno osservata la mia parola, osserve-
ranno anche la vostra . Ma tutto questo lo
faranno a voi a causa del nome mio ; per-
chè non conoscono Colui che mi ha man-
dato... Vi ho detto queste cose affinchè,
venuto quel tempo, vi ricordiate che io ve
le ho dette » (IOAN ., XV, xvi) .
Il Clero cattolico, memore di questa so-
lenne profezia , sicuro dei suoi futuri de-
stini e dell'aiuto e presenza di Gesù Cristo
sino alla fine dei secoli , cammina per
una via segnata da continue battaglie che
sono continui trionfi . Esso , come or ne
diede prova solenne , soffre , piange sui
traviati, e amando porge loro la mano per
guidarli al cielo, ricordando il precetto di
Gesù Cristo : « Amate i vostri nemici, fate
del bene a coloro che vi odiano, e pregate
per coloro che vi perseguitano e vi calun-
niano . Affinché siate figli del Padre vostro
che è nei cieli, il quale fa che si levi il
suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi e
manda la pioggia pei giusti e per gli ini-
qui » (MATT . V) .
I PROTESTANTI E IL COLERA .
Molto opportunamente l' Osservatore Cattolico
rammenta i seguenti fatti
« Nell'Annuario Napolitano del 1880, a pagina
328 , troviamo in Napoli una Chiesa evangelica
metodista a S . Anna di Palazzo, che ha per mi-
nistro il rev . Jones , ai Bianchi Nuovi e a Ma-
gnacavallo una Chiesa evangelica valdese che ha
per ministro Pons ; nella piazza del Plebiscito una
Chiesa evangelica battista indipendente ed il conte
Osvald Papengouth ne è il proprietario . Poi altre
Chiese evangeliche battiste a Largo San Domenico
ed alla salita Museo Nazionale coi reverendi mi-
nistri Colombo Giuseppe e Landels Guglielmo ; una
Chiesa cristiana libera col rev . Luigi Cocchi mi-
nistro ; una Chiesa metodista episcopale in istrada
Magnacavallo col rev . Ravi Vincenzo ed una Chiesa
evangelica metodista inglese, vico Tiratoio a Sant'-
Anna di Palazzo, che ha per ministro il rev . Go-
mez . Ed una Chiesa anglicana a vico San Pasquale,
che ha per ministro il rever . Baiff, ed una Chiesa
francese,vc.eiodalPCrt
una Chiesa scozzese vico Capella, col rev . Gor-
don Gray , ecc . Ma di tutti costoro e delle loro
chiese, dopo che è scoppiato il colera, non si parla
più . Eppure era questo il momento di provare la
loro carità evangelica, giacchè evangelici si chia-
mano . Che sia avvenuto a Napoli ciò che avvenne
nel 1543 in Ginevra e nel 1831 in Dublino?
» Nei registri del Consiglio di stato della Re-
pubblica di Ginevra si legge la seguente dichia-
razione che i ministri protestanti fecero al Consi-
glio il 15 Luglio 1543 : « Sarebbe nostro dovere
di recarci al letto degli appestati, ma nessuno di
noi ha bastante coraggio per farlo ; epperciò pre-
ghiamo il Consiglio a perdonare questa debolezza
non avendoci Dio data la grazia di affrontare il
pericolo col necessario coraggio » . E poiché in
Dublino imperversò il colera e si videro i ministri
protestanti fuggenti in fretta e i preti cattolici
portare perfino sulle braccia gl'infermi agli ospe-
dali e i morti al sepolcro, l' Arcivescovo prote-
stante Whately, per giustificare se medesimo e i
ministri, con lettera del 4 maggio 1832, dichiarò
che i principii dell'anglicanismo non esigevano da
loro che mettessero a repentaglio la propria vita
per soccorrere l' altrui . Questa lettera scandalosa
venne tradotta in tutte le lingue per dimostrare
che il protestantesimo non conosce la carità » .
Qualcuno interrogherà : Che cosa fanno dunque
i Protestanti in questi tempi calamitosi ? - Noi
risponderemo che essi hanno altra impresa per le
mani ove la vita non corre pericolo .
Alcune persone che visitarono l' Esposizione di
Torino ci hanno rimessi opuscoli che tutti i giorni
ricevevano nell'entrare a visitarla . Sono opusco-
letti bianchi con una figura nel mezzo, e per in-
gannar meglio , portano l' indicazione di Roma ,
Società editrice di pubblicazioni popolari, oppure
Tipografia popolare . Eccone alcuni titoli : - Voi,
io o qualsiasi altra persona - Riscattato col san-
gue - Il pedaggio pagato - La storia di Giu-
seppe - Il tentato Suicidio ecc.

1.7 Page 7

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Questi opuscoli sono diffusi dai protestanti . Co- nome nostro, rinnovandogli i sensi della nostra
minciano sempre con una parabola od un racconto, inalterabile devozione .
col quale si viene ad esaltare il beneficio della
Il Signore conservi la S . V ., della quale mi
Redenzione . Il veleno sta qui, che mentre la ve- sottoscrivo
rità si è che noi dobbiamo guadagnarci il paradiso
Spezia, 6 ottobre 1884.
per la via apertaci dal Signore , colle opere no-
Affmo in Gesù Cristo
stre vivificate dai meriti del Signor Nostro Gesù
D . LEVERATTO G .
Cristo, essi invece insegnano che a nulla contano
le opere nostre, ma che ci salviamo colla SOLA
fede nel Redentore .
Da ciò discende poi la comoda ed orrenda dot-
CONVERSIONE
trina di Lutero : Crede firmiter et pecca fortiter,
che messa in pratica cangerebbe il mondo in le-
tamaío di ciacchi, ed in una boscaglia di uomini-
Nell' Unità Cattolica del 20 luglio 1884 si
leggeva
« Il Principe Enrico di Hanan, della famiglia di
belve .
Assia, si è convertito al Cattolicismo . La Gazzetta
di Assia aveva scritto che scopo di questa con-
versione del Principe era d'agevolare il suo matri-
monio con una delle figlie della regina Isabella .
ORATORIO SALESIANO DELLA SPEZIA .
Ora il principe ha pubblicato la seguente dichia-
razione : « Io non ho avuto bisogno di consiglio
Desiderosi di soddisfare alle ansiose domande di
molti amici, ci affrettiamo a pubblicare la seguente
lettera
VEN .MO SIG . D . RUA,
Avendo il morbo pestilenziale cessato di deso-
lare questa povera città , colgo il primo mo-
mento di respiro per darle una notizia che le
riuscirà carissima . - Nessuno di noi fu colpito
dal cholera . - La Vergine SS . Ausiliatrice ci ha
difesi col materno suo manto .
Quali giorni dolorosi però abbiamo passati noi
in mezzo alla strage che la morte menava tutt'in-
torno alla nostra casa! Di quanti dolori, di quante
de' miei per passare alla religione Cattolica . Per
contrario, io ho celato loro questa mia risoluzione
fino all'ultima ora, per non mettermi da me stesso
degli ostacoli inutili . Dico inutili , giacché nulla
al mondo mi avrebbe potuto trattenere dall' ab-
bracciare la religione di S . Elisabetta, alla quale mi
sentiva inchinato dopo averla lungamente studiata . »
Il 5 settembre lo stesso giornale annunciava
« Il Principe di Hanan, figlio del defunto Principe
d'Assia, dopo essersi convertito alla religione Cat-
tolica durante la sua dimora a Parigi, ha risoluto
di ritirarsi in un monastero di Benedettini per
compiervi gli studi di Teologia . »
miserie , di quante lagrime , di quante agonie
fummo spettatori ! Ad ogni levar di sole pre-
sentavisi alla mente l'idea che forse non ne a-
vremmo più visto il tramonto, ed al cadere della
Apostasia, matrimonio, morte
d'una principessa tedesca .
luce il cuore rimaneva oppresso per tante vite
che avevamo viste a spegnersi . Tuttavia non ci
Alcuni giornali esteri , or son due mesi ave-
mancò il coraggio, e anche senza il cordone mi- vano il seguente dispaccio
litare non avremmo abbandonato il nostro posto . « Berlino, 12 agosto. La conversione della con-
I tempi di pubbliche sventure sono anche i tessa Ellinor di Henckel Donnersmarck, che apostatò
tempi di grandi misericordie, e quindi il sacro dal cattolicismo per poter unirsi in matrimonio
ministero ci diede molto da lavorare , come la
S . V . può facilmente immaginarsi .. Le funzioni di
Chiesa più frequenti , l'indefessa assistenza reli-
giosa di giorno e di notte al capezzale dei poveri
col principe di Carolath Beuthen, ha commosso
vivamente il mondo cattolico in Germania, che non
novera molte famiglie tanto ricche e di sì gran
fede come gli Henckel . L'atto della giovane con-
colerosi , l' assiduità al confessionale assiepato tessa, il cui fratello si segnalò fra i più zelanti
sempre dai penitenti , non ci lasciava un istante
di requie . Ma la carità di Gesù Cristo, la com-
passione per l'aggravarsi di tanti mali sui nostri
frateli,'mbespiodabngzech
membri del Centro cat olico nel Reichstag, si spiega
per la circostanza che il suo fidanzato ha fatto di-
vorzio, e siccome il divorzio non è ammesso a Roma,
la giovane coppia avrebbe dovuto rinunziare al
ci dava il ff. di parroco canonico D . Giovanni Bat- matrimonio religioso, se non avesse abbracciato la
tista dei Baroni D . Isengard, e tutto il Clero, ci religione del suo futuro consorte . »
erano di conforto e di stimolo in questa opera di- Negli stessi giornali si leggeva alquanto tempo
vina . In mezzo a tanta sventura non ci mancarono dopo un altro telegramma da Berlino, 25 agosto,
tuttavia grandi consolazioni, e potrei narrarle varii così concepito
episodii che sarebbero di molta edificazione, se
avessi tempo per metterli in carta .
Intanto la ringrazio infinitamente per le pre-
ghiere che hanno fatte per noi . Ringrazii pure
D . Bosco dei consigli, degli aiuti, che ci ha man-
dati per animarci e spronarci nell'adempimento
generoso dei nostri doveri . Gli baci la mano in
« Una dolorosa notizia ha colpito di dolore la
nostra aristocrazia . La giovane e bella contessa
Ellinor di Henckel Donnesmarck , fidanzata del
principe Carolath Beuthen, è morta improvvisa-
mente nel castello di Polnisch Krawarn . È noto
che la contessa recentemente si era convertita al
protestantesimo . Alcuni giornali avevano canzonato

1.8 Page 8

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il dolore dei cattolici per la defezione di essa ; pos-
sono ora mettere in canzone il loro dolore ancora
più grande . » Il fatto è terribile ! Cadere nelle
mani del Dio vivente dopo averlo rinnegato !
LETTERA ARGENTINA
16 ottobre 1884 .
MIO VENERATISSIMO PADRE D . Bosco,
Ho ancora una promessa da compiere, e sebbene
l'umiltà vorrebbe che io tacessi di certe cose ,
pure l'obbedienza la vince , e sono qui per com-
piere quanto promisi .
Di' a tutti i nostri benemeriti Cooperatori e
Cooperatrici, mi diceva Ella in quei brevi mo-
menti che ho avuto il bene di passare con lei al
mio ritorno dall'America, di' a tutti, per mezzo
del Bollettino Salesiano, quanti frutti di vita e-
terna producano le loro generose largizioni e in
modo particolare parla loro del Collegio di San
Nicolas, così poco conosciuto ai nostri Coopera-
tori dell'Italia e dell'Europa.
Carissimo Padre, ho ripensato le sue parole, le
ho più volte meditate durante questi miei lunghi
viaggi, e sebbene mi ripugnasse in sul principio
il dovere impostomi, pure adesso, a mente calma,
riconosco che ha tutte le ragioni . Il Collegio di
S. Nicolas de los Arrojos fu il primo fondato in
quelle remote regioni dell'America del Sud ; là
si piantarono le prime tende Salesiane, là i suoi
figli sparsero i primi sudori e raccolsero ben anco
i primi frutti . . . e là sono già nove anni che essi
coltivano la vigna del Signore . Eppure pochis-
simo si scrisse di S . Nicolas, e son certo che ben
pochi dei nostri Cooperatori ne sanno l'esistenza,
mentre Buenos-Aires , Montevideo, Rio Janeiro ,
la Patagonia , ecc . , ecc . sono nomi molto noti
perchè ripetuti .
Vengo adunque all'argomento , e sarò breve
quanto mi sarà possibile . Non dirò nulla della
fondazione del Collegio, nè dei suoi principi , dei
suoi primi trionfi, delle prime prove e persecuzioni
sotenute;crdohetusiaocrtneipm
anni ; dirò bensì, che mai decadde nella stima gene-
rale che i nostri ebbero fin da principio, malgrado
la guerra che in differenti circostanze loro si mosse
dai cattivi ; la qual cosa non deve recare maravi-
glia , se si riflette che nemici del prete ve n'ha
in tutte le parti, in un secolo così calamitoso . In
questo tempo si aumentò di molto il fabbricato ,
si aumentarono le scuole, i cortili di ricreazione ,
secondo le necessità ; e presentemente ogni locale
è ben disposto, ed il Collego di S . Nicolas è ca-
pace di un centinaio di alunni interni, senza con-
tare i semi-convittori e gli esterni che sono sem-
pre i più numerosi , specialmente nelle classi
inferiori . E ben vero, e questa è una mia opi-
nione , e come opinione privata potrebbe essere
errata, è ben vero, dico, che il Collegio S . Ni-
colas non fu mai fiorentissimo, perché si trova in
circostanze tali che non poteva esserlo, e non po-
trà esserlo mai ; ma è però sempre vero che si
sostenne anche di fronte ai collegi che si fonda-
rono in anni successivi col fine unico di privarci
dei ragazzi che frequentavano le nostre scuole ; e
che si fece del gran bene a quella povera gio-
ventù, che, mandata ogni anno per imparare la
scienza profana , vi imparava eziandio la scienza
della virtù e della religione, tanto più importante,
quanto più negletta . Quanti poveri giovani do-
vranno un giorno benedire quei maestri dalle cui
labbra impararono a conoscere Iddio che non co-
noscevano ancora, ed i comandamenti del Deca-
logo, dei quali non avevano nozione alcuna ! Quanti
di loro ameranno la nostra santa religione, e con
nobile e santo ardire la difenderanno nell'ora della
persecuzione , mentre forse senza i Salesiani non
l'avrebbero mai conosciuta, e forse anche l'avreb-
bero sprezzata e combattuta colle armi degli empi,
l'insulto, la beffa, il sarcasmo ! In quest'anno poi
si è fatto più vasto il nostro campo, e le dirò il
come . Era da molto tempo conosciuta la necessità
di fondare in S . Nicolas un Oratorio festivo per
attendere al bene spirituale di tanta povera gio-
ventù, la quale, perchè priva di mezzi materiali,
o perché trattenuta in famiglia dai parenti, affine
di sollevare col lavoro la loro indigenza, non po-
teva accorrere alle nostre scuole, e viveva perciò
ignorante di ogni scienza, principalmente della più
importante, la divina . La necessità di quest'Ora-
torio si faceva sentire ogni dì più ; ma la distanza
che ci separava dal caseggiato, la strettezza del
sito, e più ancora la scarsità del personale, erano
difficoltà quasi insormontabili . Ma adesso la di-
stanza disparve perché abbiamo a pochi passi la
stazione della ferrovia ; quindi accorrono in gran
numero i giovani per sollazzarsi . Il personale fu
accresciuto di molto, si provvide anche al locale ;
quindi l'impianto dell'Oratorio non poteva più
protrarsi . Fu il nostro amatissimo superiore P . Co-
stamagna che in una sua visita troncò ogni diffi-
coltà, e che suscitò l'entusiasmo tra i nostri ; e
fu il mio carissimo direttore P . Tomatis che si
adoperò con tutta la sua buona volontà, perché fosse
messo in pratica il piano proposto dal superiore .
Fin dalla prima domenica, poco meno di una cin-
quantina di giovani di ogni età , di ogni condi-
zione, accorse al Collegio, alcuni tratti dalla no-
vità , altri dalla curiosità , altri ancora condotti
dai proprii parenti . Il Signore benedì la buona
volontà dei superiori, e quei loro primi sforzi ;
ed ogni domenica che passava, cresceva pure il
numero dei ragazzi ; così che prima che io par-
tissi in agosto, erano più di settanta gli ascritti
e gli assidui all'Oratorio Salesiano ; numero che
adesso, mercé lo zelo e costanza dei catechisti, e
le attrattive che si preparavano, avrà certamente
toccato il centinaio .
O carissimo D . Bosco, quanta ragione avevano
i superiori di credere assolutamente necessaria la
fondazione di quell'Oratorio ! Io li ho visti quei
poveri giovani interrogati dal catechista, p . es .,
chi è Dio, quanti Dei vi fossero, chi li avesse
messi al mondo, ecc ., ecc ., ed essi, se più timidi,
abbassare la fronte vergognati e nulla dire, per-
ché nulla sapevano ; oppure, se più franchi, dire
strafalcionicheavreberostrapatolerisaalpiù
serio uomo del mondo , se non si avesse dovuto

1.9 Page 9

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versare lagrime su tanta ignoranza . Poveretti!
E che colpa ne hanno essi se nessuno mai pensò,
nè provvide al loro bene, perchè l'ignoranza di
molti parenti è uguale o maggiore dei loro figli?
Che colpa ne hanno quei poveri giovani braccianti
che, obbligati a passare in una bottega tutta in-
tiera la settimana, e molti anche la domenica,
non potevano frequentare le scuole municipali dove
loro si sarebbe insegnato un po' di catechismo ?
Poveri giovani, condannati forse ad ascoltare con-
tinuamente bestemmie, o discorsi immorali ! A-
desso, è a sperarsi, non sarà più così ; le famiglie
di S . Nicolas presto avranno i loro figliuoli più
obbedienti e meno dissipati, perchè l'Oratorio fe-
stivo li avrà fatti più virtuosi e più cristiani .
Altro campo , pieno di spine si , ma che pro-
dusse già copiosi frutti, è la prigione che a pochi
passi sta di fronte al Collegio . Da sei anni, credo,
uno dei nostri sacerdoti, il P . Galbussera, è mae-
stro instancabile di quei poveri disgraziati ; e
devo aggiungere che è questo un benefizio insi-
gne che il Governo della nazione Argentina con-
cede generosamente a chi ha avuto la disgrazia
di cadere nel delitto . La nessuna istruzione , la
mancanza quasi assoluta di religione nella gente
della campagna è forse la causa principale dei
continui furti, aggressioni ed omicidii che sì com-
mettono in queste regioni . Quindi non mancano
mai numerosi prigionieri nelle carceri dello Stato .
Perciò il Municipio di S . Nicolas offrì ai Sale-
siani la religiosa istruzione nella carcere pubblica, ed
essi accettarono di gran cuore , per il bene che
si sarebbe potuto fare ; e le loro speranze non re-
starono deluse .
« Carissimo D . Bosco, le scriveva pochi giorni fa
lo stesso P . Galbussera in quella lettera che Ella
volle che io leggessi, e che fu la prima inspira-
zione di questa relazione ; carissimo D . Bosco, le
mie più grandi consolazioni io le trovo nella car-
cere pubblica dove faccio scuola ogni mattina .
Molti di questi uomini sono gente di sangue, che
hanno grandi delitti sulla coscienza , eppure mi
vogliono un gran bene . Soffrono se una qualche
volta mi trovo nell'impossibilità di andare alla
prigione per fare loro la scuola . Desiderano assai
che io loro parli di religione , detestano il male
che han fatto, e tutti vengono alla conclusione
che se furono ladri o assassini , si fu perchè non
conoscevano il gran male che facevano ; ed io son
certo che è così . Se qualcuno di loro ricupera la
libertà, non manca mai di venire al Collegio per
dirmi almeno un grazie per il bene che da me
ha ricevuto , quasi benedicendo il tempo passato
nella prigione, perchè in essa potè imparare quei
doveri di buon cristiano e di buon cittadino che
non avrebbe mai imparato altrove . Se poi ven-
gono trasportati in altre prigioni, allora mi scri-
vono lettere , nelle quali esprimono sentimenti
così delicati e cristiani che mi commovono . Lo
ripeto, le mie più grandi consolazioni io le trovo
nella prigione . »
Ed è tutto verissimo, o caro D . Bosco ; ed io
purelihovstqugmin,pradtone
alle loro famiglie, stringere con effusione e ba-
ciare con tenerezza quella mano che aveva con
tanta pazienza e carità sgombrato gli errori dalla
loro mente, e guarito le piaghe del loro cuore .
Ho visto pure quelle lettere , e mi pareva im-
possibile, se non ne fossi stato certo, che fossero
scritte da una mano che già aveva col pugnale
squarciato il petto di un suo nemico, e le avesse
dettato un cuore già quasi totalmente guasto dai
vizi . Eppure è così ; sono questi i prodigi che sa
fare la nostra santa religione;dietuonsa
lodato il Signore .
Il bel giardino però dove si raccolgono e fiori
e frutti i più abbondanti, è la numerosa colonia
italiana che frequenta la nostra chiesa . Non po-
trei dirle qui il numero fisso delle famiglie che
la compongono ; quello che posso dire si è che
tutte sono schiettamente cristiane . Tra quei po-
polani havvi una fede che quasi potrebbe dirsi dei
primi tempi del cristianesimo ; una religione che
tutta la malizia e le burle degli empi non pos-
sono in nessun modo menomare , ma che al con-
trario cresce ogni dì più . Religione pratica, lo
dirò con venia dei molti Italiani là emigrati, in
generale ve n'ha poca, ma ve n'ha molta tra i nostri
Genovesi che formano la colonia di S . Nicolas . E
mi è sommamente caro dar qui questo pubblico
testimonio della fermezza di quei cari nostri com-
patrioti , che, in mezzo alla depravazione quasi
generale, sanno tenersi saldi nei loro principii
santi della lor credenza ; che sanno amare il Si-
gnore, dove il Signore è dai più sconosciuto o
disprezzato, e che si tengono la loro fede come il
più caro tesoro del loro cuore , e il più prezioso
patrimonio per i loro figli . É là , o caro D . Bo-
sco, è tra di loro dove si parla molto di lei, dove
si prega molto per lei, dove vi sono cuori che
davvero l'amano, cuori generosi che sanno all'uopo
fare grandi sacrifizi pecuniari, quando si tratta di
aiutare D . Bosco nelle sue grandi e molteplici
imprese . Sono essi veri Cooperatori salesiani, sono
essi che ci aiutano, essi che all'uopo ci difendono,
essi che ci appoggiano in tutte le nostre imprese .
Accorrono assiduamente alle pratiche di pietà che
hanno luogo nella nostra cappella ; alla S . Messa,
alle prediche, ai vespri, alla benedizione ; frequen-
tano con una divozione che incanta i SS . Sacra-
menti della Confessione e della Comunione ; breve,
sono essi la nostra più grande consolazione , per-
chè vediamo nei loro rapidi progressi nella per-
fezione cristiana, che il Signore benedice le no-
stre fatiche, e che fa crescere quei germi di virtù
che la mano salesiana getta nei loro cuori . Oh
quanto li ho amati e li amo e li amano tutti i
Salesiani di S . Nicolas quei cari nostri Coopera-
tori! E quanto ci hanno amati e ci amano essi !
Che il Signore li benedica , e che mi perdonino
questo sfogo del mio cuore , che son certo of-
fenderà la loro generosa modestia . Ma per par-
lare di loro, io doveva parlare così ; era una ne-
cessità per me, ed ho compito un dovere .
Con un'altra colonia si sono messi in relazione i
Salesiani di S . Nicolas, ed è la colonia Irlandese,
assai numerosa nei dintorni della città . Già fin
dal principio di quest'anno si cominciò a visitare
questa colonia, confessando gli ammalati , festeg-
giando solennemente il giorno del loro Patrono

1.10 Page 10

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S . Patrizio con messa in musica e panegirico in
inglese ; celebrando la S . Messa nelle loro estan-
cias convertite in cappelle, ecc ., ecc .
Queste relazioni non sono ancora intime, ma ho
tutto a credere che si stringeranno molto più forti
non appena il nostro Patrizio O'Grady sarà prete,
e potrà dedicarsi, se non esclusivamente, almeno
in modo particolare , al bene spirituale dei suoi
compatrioti che già l'amano tanto . Anche Mons .
Pietro Ceccarelli , degno parroco di S . Nicolas,
trova un aiuto nei Salesiani del Collegio ; anche
le Suore della Misericordia hanno l'assistenza che
abbisognano .
Ecco quanto ho creduto bene dover scrivere
per obbedire a lei, amatissimo Padre, e per dire
ai nostri Cooperatori di Europa che cosa facciano
i Salesiani di S . Nicolas .
Mi benedica , carissimo D . Bosco , e mi abbia
sempre per il
Suo aff.mo figlio in Gesù Cristo
P . EVASIO RABaGLIATI .
IL SACRO CUORE DI GESÙ .
Abbiano riportato nel Bollettino antecedente la
relazione di una festa e di una accademia religiosa
celebrata ad onore del Sacro Cuore di Gesù nel
Collegio di Alassio . Quei buoni allievi avevano
stabilito di testificare il loro affetto a questo sa-
cratissimo Cuore col donare una vasca di marmo
per l'acqua benedetta al tempio che D . Bosco va
costruendo in Roma al Castro Pretorio . E così
fecero nell'occasione di questa festa . Non sarebbe
da desiderarsi che altri Collegi ed Istituti seguissero
questo nobile esempio con qualche . dono anche pic-
colo, ma avente lo stesso fine? Non sarebbe da
proporsi ai Cattolici padri di famiglia che con una
simile offerta mettessero sotto la cara protezione
di questo amabilissimo Cuore quei loro figli che
mandano agli studi? Quanto vantaggio ne ripor-
terebbero i Collegi e i giovanetti studenti se questo
Sacro Cuore prendesse possesso delle loro anime
e fosse sempre in cima ai loro pensieri, oggetto
dei loro affetti e dei loro studi? Quante benedizioni
scenderebbero dal cielo a rendere felici le famiglie
e la società tenendo lontano quel soffio d'incredulità
che oggi giorno spira glaciale in tante scuole,
sulle anime ardenti della gioventù !
Contro questo spirito del male che vorrebbe
escluso Gesù Cristo dall'insegnamento, il Professore
D . Nespoli lesse un forbito ed erudito discorso
nella sopradetta accademia di Alassio . Noi lo pub-
blìchiamo certi di far cosa gradita ai nostri lettori .
Gesù Cristo, la scuola e gli studi .
Perchè Gesù Cristo non è più nominato nelle
scuole, nelle scuole nostre, nelle scuole che pur
si dicono di cristiani ? Bisogna confessarlo ,mie
fratelli : mentre a Gesù Cristo si fa una guerra
atroce dai suoi nemici, e questi si vantano di pren-
der il nome dai loro maestri di empietà , Gesù
Cristo è abbandonato dai suoi, e questi hanno per-
sin vergogna di nominarlo . Gesù Cristo è esigliato
dalle scuole , se pure non vi è insultato, calpe-
stata la sua dottrina , vilipesa la sua religione ,
che pure è l'unica, la sola che sia fondata sulla
verità . Gesù Cristo anche i buoni non lo rice-
vono, o a stento e come per grazia, nelle scuole .
Temono forse di mescolare le cose sacre alle pro-
fane ? Ma perché allora dicono che la scuola è
come un luogo santo, un secondo santuario , san-
tuario della verità? Che Severino Boezio potesse
scrivere il suo trattato De Tr initate e che poi nel
De Consolatione Philosophae non parlasse mai ,
e neppur nominasse Gesù Cristo, arrivo a inten-
derlo : il suo era ancora un secolo di contrasto
tra la civiltà, l'arte, la letteratura pagana e cri-
stiana ; e secondo che si seguiva l' inspirazione
de' vecchi modelli, o di quelli del cristianesimo,
un uomo solo parea due . Ma dopo cessato tale
contrasto tra le due civiltà, dopo solenni esempi
di grandi , anzi di sommi ingegni i quali addita-
rono che la civiltà nostra, la civiltà cristiana ri-
sulta da due correnti , l'una , grande e copiosa ,
della Bibbia, del Vangelo, della dottrina di Gesù
Cristo, e l'altra, minore e purificata, delle sparse
e frammentarie verità degli antichi popoli pagani,
verità galleggianti in un mare tempestoso di er-
rori ; e che per questo la letteratura nostra , la
letteratura cristiana deve essere l'espressione di
questo ordine nuovo di cose, ritrarre cioè nella
sostanza non meno che nella forma esterna, e nel
colorito, dalla Bibbia, dal Vangelo, dalla dottrina
di Cristo in proporzione più grande, e in minore
dagli scrittori pagani ; e dopo che questi sommi
ci mostrarono come fare questo contempera-
mento , e che questo era il solo modo conve-
niente ai tempi ; il vedere ancora molti inse-
gnare e scrivere, come se Gesù Cristo non esistesse,
come se letteratura e religione siano due ordini
di cose tra loro separate, fa pietà, fa fremere
e piangere . Per chi nella letteratura non vede
se non un modo convenzionale di esprimersi,
un repertorio di frasi vane e sonanti , per
uno che disgiunge il pensiero dalla forma ,
questa pietà , questo fremito e questo piangere
parrà per lo meno inopportuno . Lo credo , ma
non per colui che in essa ravvisa una delle più
sublimi missioni che Dio abbia dato agli uomini,
una missione sacra, sacerdotale, quale è quella di
essere fra i proprii fratelli luce di verità , eco
della divina parola , inspiratrice dei nobili senti-
menti . Perché dunque bandire dalla letteratura,
dalla istruzione, dalla scuola Colui da cui è ogni
sapienza, ogni scienza, ogni verità ? Perché sepa-
rare la religione dalla istruzione classica, la let-
tura degli scrittori sacri da quella degli scrittori
pagani ? Perchè restringere Gesù Cristo nelle
chiese? Perchè considerare la nostra religione
solo come un complesso di pratiche, e non anche
comeunagrdistzone,ugraftoilpù
grande avvenimento che la storia ricordi , come
una vasta scienza, un perfetto corso di dottrina?
E questa società non sarà lecito a me mostrarla
in iscuola, paragonarne le leggi, la forma, la co-
stituzionedivinaeimortaleconquelaterena
delle società fondate dall'uomo? Perchè questa

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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scienza, questa dottrina non la potrò io almeno
confrontare con quella degli uomini , con quella
di Platone, di Cicerone? Diviso è adunque, gri-
derò con la indignazione dell'apostolo Paolo , di-
viso è adunque Cristo? Si, è diviso pur troppo
e questa divisione, questa separazione, questo di-
mezzare è quello che ci alleva nelle scuole uo-
mini dimezzati, incompiuti, incerti ; è quello che
dà la semiscienza, la scienza vana, terrena, inu-
tile, non la vera , la cristiana , quella insegnata
da Cristo, predicata da Paolo e dagli altri Apo-
stoli, consacrata col loro sangue , col sangue dei
martiri, svolta dai Padri e Dottori della Chiesa,
dai Santi . Cristo è dimezzato , cioè non è cono-
sciuto interamente ; non si conosce o non si rico-
nosce il suo dominio in tutto e su tutto . Cristo
deve regnare non solo in chiesa, ma anche fuori,
nella vita sociale, nella vita domestica, nella vita
individuale, nel cuore e nella mente, in tutto . Ma
per ottener questo, per volere che l'istruzione che
nelle scuole si imparte, non sia leggera, presun-
tuosa e più di danno che di bene, bisogna fermarsi
in mente questa verità : che Gesù Cristo è il cen-
tro di tutto e di tutti . Per esso e in esso furono,
dice l'apostolo Paolo, create tutte le cose ; esso
è avanti a tutte le cose, le quali, come in lui fu-
rono create, in lui sussistono . Quoniam in ipso
condita sunt universa in coelis et in terra omnia
in ipso et per ipsum creata sunt . Et ipse est
ante omnes, et omnia in ipso constant . Egli è ,
continua l'Apostolo Paolo, il primogenito d'ogni
creatura, il Principio, quel Principio in cui, come
scriveva Mosè e come spiegano i Padri della
Chiesa Dio Padre creò il cielo e la terra . E
come Gesù Cristo è il principio , così anche è
il fine di tutto . Tutto viene da lui , si rimane
in lui e a lui ritorna . Ego , così Gesù Cristo
parla nella Apocalisse, principium et finis . Egli
è l'erede di tutte le cose, affinchè, conchiude
l'Apostolo Paolo , in omnibus sit ipse prima-
tum tenens . Omnia et in omnibus Christus . (1)
Da queste solenni parole dell'Apostolo Paolo si
vede come la materia e lo spirito, la natura e la
storia , l'individuo e la società , la Chiesa e le
nazioni , l'industria e la civiltà , la letteratura e
il dogma, la scienza e l'arte, il volere e l'inten-
dere , l'Angelo e Satana sono per il Sacramento
o mistero di Cristo, come è detto nei Libri Santi
il Verbo incarnato, la seconda Persona della San-
tissima Trinità discesa in terra a umanarsi . Gesù
Cristo è il centro, l'unità, l'armonia, il significato
di tutto l'universo ; senza di lui non vi è che dis-
ordine, divisione, ignoranza, corruzione : senza di
lui niente si intende, laddove tutto l'universo per
lui si intende e si spiega, « perchè tutto o è se-
gno di Cristo, o sospiro a Cristo, e Cristo è la
verità e la ragione di tutto . » (V . Fornari, Vita
di Gesù Cristo . Proemio) .
Questo è quanto è incluso nelle parole dell'A-
postolo Paolo ; e le parole di Paolo trovano la
loro conferma in tutto il Vecchio Testamento, nei
libri di Mosè, nei Profeti, nei Salmi ; e le parole
(1) Colos . I, 15, 16, 17 . 18 ; II. 10; III. 11; Apoc. I, 5,
8 ; Haebr . I, 2 ; 1 Cor. XV, 10, 20 ; I, 30 ; Eph. 1, 23 .
di Paolo trovano la loro conferma nelle tradi-
zioni, nella civiltà, nella letteratura di tutti i
popoli .
Cristo si rivela nella natura : e la natura è
segno, è simbolo di Cristo . Così, quando io vedo
il seme, caduto in terra e mortificato, risorgere
nella spiga e un sacrificio precedere sempre alla
gloria, e alla gioia il dolore, io vedo allora Cri-
sto , e l' abbassamento della divinità , e la pas-
sione del crocifisso, e l' infinito onore del risorto
(V . Fornari Idem) .
Cristo mi è rivelato dalla storia , non dico solo
dalla Storia Santa, tanto sublime e tanto disprez-
zata dalla semiscienza moderna e che pure è il
fondamento di tutte le storie , e l'unica storia
dove tutto è verità, ma Cristo mi è anco rive-
lato dalla storia profana dei popoli . Per Cristo ,
dice Paolo, furono creati i secoli (Heb . 1, 2), cioè
tutte le vicende e gli avvenimenti di tutti i tempi
e di tutti i luoghì mirano a Cristo, a Cristo ten-
dono tutte le nazioni, che, secondo la profezia di
Davide, sono sua eredità (Ps . Il) . Ninive, Babilo-
nia, la Grecia , Roma erano una preparazione al
regno di Cristo ; lo volle rivelato Iddio medesimo
nei Libri Santi per Daniel Profeta . Tutta la ci-
viltà, o meglio coltura pagana, non solo di Gre-
cia e di Roma, ma di Egitto , India e Persia e-
rano uno sforzo supremo della umanità a Cristo ;
e tutta la letteratura pagana io la concepisco
come l'espressione di questo affannoso tendere
dell'umanità, sedente nelle tenebre, a Cristo, vero
oriente dall' alto . Questo sforzo fu vano , è vero
ma dimostra sempre come l'uomo voleva andare
a Cristo , ma non poteva . Quindi deduco l'insuf-
ficienza della civiltà, della filosofia, della lettera-
tura pagana ; imparo a non venerarla ciecamente,
a non stimarla come l'estrema perfezione ; imparo
ad amar Cristo che, somma bontà, vedendo che
l'uomo a lui non poteva andare, discese esso al-
l'uomo ; imparo a conoscere come la sua dottrina
è la vera, l'unica completa . E l'avere uno scrit-
tore pagano meglio sentito ed espresso questo bi-
sogno di Cristo, questa necessità di elevare a Dio
la decaduta umanità , per me è il criterio per
giudicare di sua grandezza ed eccellenza , e non
la dizione pura, non la forma splendida , non la
frase vibrata, non i periodi ben architettati, non
le retoriche figure : cose tutte le quali , a chi
ben mira, deducono ogni lor pregio dall'avere sen-
tito l'autore profondamente e fortemente . Quindi
io stimo ed amo Eschilo, che nel Prometeo dipin-
gendomi un Dio il quale , per voler del Dio . su-
premo, soffre confitto e quasi crocifisso da duro
supplizio e soffre per amor degli uomini, mi ri-
corda il mio dolce Salvatore . Stimo ed amo So-
focle che in Edipo, il quale, dopo una serie fatale
di sventure e di delitti , trova finalmente pace
nella riconciliazione con la Divinità , mi dipinge
lo stato infelicissimo della umanità, che travolta
in abissi di miserie e di delitti trova pur la sua
salute in Cristo . Stimo ed amo quell' anima me-
ditabonda e affettuosa di Virgilio, che raccogliendo
le sparse tradizioni e le speranze ognor più vive
di tutti i popoli in un vicino e aspettato Libera-
tore desiderava di poterlo co' suoi occhi vedere

2.2 Page 12

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e celebrarlo con più alti carmi . Stimo ed amo e
credo non solo grandi, ma grandissimi Platone e
il suo maestro Socrate, che meglio di tutti espres-
sero il sospiro a Cristo con quel dolce ed insieme
affannoso grido : Quando , quando mai arriverà
quel Maestro divino , che c' insegni la vera pre-
ghiera, il vero sacrifizio, a Dio piacente (Alc . II,
sub . fin .) e che nel formarsi l'ideale del perfetto
giusto dicevano, senza sapere che la loro era
una profezia, che tale sarebbe uno il quale tutta
la sua vìta impiegasse nel beneficare gli uomini,
ma da questi venisse odiato, calunniato , e infine
crocifisso (De Rep .) . E coi nominati io stimo
ed amo anche Pindaro, Tacito, Cicerone , ma in
quanto mi dimostrano il tendere a Cristo . Per
me questi scrittori sono grandi, ma al loro tempo,
nel loro posto ; non gli togliamo dal loro vero
posto , che diventerebbero ben piccoli e meschini .
Io gli studierò questi scrittori, ma per apprez-
zare il merito di esser nato cristiano e ringra-
ziarne Dio . Capirò così come la loro grandezza
non sta nella forma, nelle parole, nelle frasi, ma
nell'esser stati uomini del loro tempo e del loro
paese , nell' averne espresso i sentimenti , gli
usi, la religione : sta nell'aver afferrato qualche
verità, o nell'averla presentita ; ma che questa
è tutta e intiera nella dottrina di Gesù Cristo .
Intenderò come uno scrittore ai dì nostri , per
esser utile, deve fare come fecer quelli , esser
cioè uomo del proprio tempo, della propria na-
zione, e non greco o romano ; esprimere la pro-
pria religione , i proprii usi , costumi , affetti e
sentimenti e non la religione di Omero e di Ari-
stofane, non gli usi, i costumi di Atene e di Roma,
non gli affetti e i sentimenti pagani .Questaèl
sola, la vera imitazione degli scrittori di Grecia
e di Roma , così si diventa utile al proprio paese,
così fece Dante e un altro, (e lo credo il solo da
Dante ai giorni nostri,) Alessandro Manzoni, i quali
congiunsero lo studio della Bibbia e del Vangelo
con quello degli scrittori classici del paganesimo,
e da quello derivarono nelle loro opere la cor-
rente maggiore non solo per la sostanza, ma an-
che per la forma, per la espressione . Imperocchè è
un mentitore, è un traditore colui che vi dice
che la Bibbia , che il Vangelo , che i Padri e
DotoridelaChiesasonbarbariperlaforma ;
che hanno grandi idee, grandi concetti, e non più .
Posto anche che non avesser altro , e che altro
loro mancherebbe ? non sarebbe già questo una
stimolo a studiarli ? E il mondo fu forse rinno-
vato da Platone, da Aristotele, da Cicerone , da
Seneca, o non piuttosto da questi giganti del li-
bero pensiero cristiano , che , perchè santi , sono
da tanti meno stimati ? (1) . Ma non è vero che
manchi loro la forma , la vera forma , conve-
niente ai loro concetti, la forma cristiana , solo
l' idolatria della forma pagana potè muovere
tali accuse , solo la falsa scienza , che solo
quanto è dotto con le espressioni di Cicerone
crede ben detto , potè far credere e inculcare
(1) GIBRON, (Stor . della dee . dell'imp . rom .) dice come
S. Bernardo è scrittore grande per quanto glielo permet-
teva la qualità di santo.
opinione si torta nelle tenere menti dei gio-
vani e in questo modo tradirli , sotto colore
di istruirli . A questi venditori di parole , come
gli chiamava Agostino, dolente di aver imparato
nelle loro scuole a stimare più Giove che Cristo,
più Giunone che Maria SS ., a questi pagani ri-
nati chiederà Iddio ragione di tante menti stra-
volte, di tanti ingegni soffocati, di tanti che nelle
loro scuole impararono a credere che l'istruzione è
fine a sé stessa, che si studia sol per sapere
mentre la scuola è ordinata non a fare dei saputi,
non dei poeti di occasione ma a fare degli uo-
mini di carattere , de' buoni cittadini , de' buoni
cristiani .
Colui pertanto che studia la natura , studia la
storia, la letteratura, senza vedervi Cristo, senza
vedervi il disegno di Dio, tremi per sè stesso e
guardi se per caso non tiene una via falsa : si
ricordi di quella massima di Bacone, che lo stu-
dio superficiale, la scienza leggera non lascia ve-
der Dio, allontana da Dio, dove la profonda e
vera dottrina a Dio conduce . E quando un gio-
vane, studiando i classici pagani , si sente dimi-
nuire l'affetto alla pietà cristiana, a Cristo, creda
che i suoi studi non sono retti :,e quando un gio-
vane, studiando la storia antica dell'Oriente , di
Grecia e di Roma, non conosce il disegno, rive-
lato nei libri santi, che Dio ebbe nello susci-
tare quei grandi imperi , sappia che non conosce
che la superficie della storia, non l'intimo signifi-
cato che è Cristo .
A Cristo pertanto miri il nostro pensiero , il
cuor nostro, a Cristo miri la vita nostra, a Cristo
tendano i nostri studi . La divisa nostra sia quel
motto di Paolo : - Christus omnia et in omnibus
- cristiani nel cuore e nella mente - nei concetti
e anche nella espressione - bando al paganesimo
nei pensieri - bando al paganesimo nella forma,
che per noi cristiani è convenz ione, ipocrisia, fal-
sità . Studiamo pure a fondo la n atura e la storia
esse così studiate ci renderanno testimonianza dî
Cristo . Ai giudei , che con diffidenza lo ascolta-
vano, Cristo rispondeva : « Scrutate le scritture
sono esse che rendono testimonianza a me . »
E noi, che se per religione siamo , come dice
Paolo Apostolo, innestati agli Ebrei, per la di-
scendenza siamo figliuoli dei popoli pagani, acco-
stiamoci con animo sincero, puro e umile allo studio
delle Scritture non solo, ma degli scrittori pagani .
Se nelle prime troveremo disvelatamente e senza
mescolanza di errori Gesù Cristo, nei secondi an-
che troveremo tali vestigi, che, ben seguiti , ci
condurranno ugualmente a Cristo . Con questi cri-
terii studiarono i primi cristiani, fecero scuola i
primi cristiani, scrissero i primi cristiani : così
sorse la celebre scuola cristiana di Alessandria ,
diretta da Pantenio ; così sorse la vigorosa, e sem-
plice letteratura dei Padri greci e latini del III e
IV secolo : letteratura così grande e profonda, che
i tiranni, che sostenevano il morente paganesimo,
ne ebber paura e cercarono soffocarla . Ma i cri-
stiani, dice Gregorio di Nazianzo , eran pronti a
perder tutto e la roba e la vita, ma non la loro
letteratura . Certo che Giuliano l'Apostata non si
adombrerebbe, se vivesse, delle scuole nostre , al

2.3 Page 13

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vedervi con professorale serietà spiegate le fole
mitologiche, e taciuti gli esempi di Cristo, della
Vergine, dei Santi . Così non fecero i primi cristiani,
così non fecero i Padri della Chiesa . Essi riguar-
davano le lettere profane precisamente come una
rivelazione naturale del Cristo fra i gentili, le ri-
guardavano come una introduzione alla dottrina
della Bibbia e del Vangelo : questa dovea fornire
la materia, la sostanza, i frutti ; quelle doveano
al più dare qualche foglia, qualche ornamento .
Così pensarono Clemente Alessandrino e S . Basilio
Magno tra i greci, S . Gerolamo, e S . Agostino tra
i Padri latini . E queste dottrine essi le aveano
attinte dall'Apostolo Pietro, il quale , vicino a
morte, scrivendo ai cristiani la sua ultima lettera,
si consolava di aver nella sua vita studiato e spie-
gato non le dotte favole, ma la potenza e la pre-
senza di Gesù Cristo . Le aveano apprese dall'Apo-
stolo Paolo, che non voleva che il suo discepolo
Timoteo attendesse alle stolte e impure favole ,
degne solo di vecchie, e alle interminabili genea-
logie delle false divinità . Non erano dunque, come
pure si vorrebbe far credere da alcuni , prudenti
più secondo la prudenza del mondo, che quella dei
figliuoli di Dio , non erano dunque troppo severi
e stretti nel loro pensare i Padri della Chiesa
essi ben sapevano, e tanti, come Agostino , ave-
vano, per propria esperienza, provato il danno che
proviene dal separare le lettere profane da Cristo,
dal non raddrizzare, completare le massime degli
scrittori pagani, con la dottrina di Cristo .
A Cristo pertanto, lo ripeterò di nuovo, a Cristo
la nostra mente, il nostro cuore, la nostra vita, i
nostri studi - guerra al nemico di Cristo, al paga-
nesimo . E in questa guerra giovani e vecchi, let-
terati e idioti, sacerdoti e cittadini, tutti abbiamo
il dovere di combattere ; la guerra è ben definita
- o per Cristo o contro di Cristo - non vi è
via di mezzo - bisogna scegliere, e fin d'ora che
siamo ancor seduti sui banchi della scuola - sce-
gliere ora, per entrare freschi e ben scegliere fin
da giovani, dai primi anni, scegliere addestrati nel
combattimento - che ci darà, secondo la scelta,
la morte o la vita, Satana o Cristo .
AVVISO
Per la lotteria a beneficio della Chiesa ed Ospizio
consacrato al Sacro Cuore di Gesù in Roma .
Le spese enormi sempre crescenti per
l'erezione di questo sacro e caritatevole e-
dificio ci spingono a porgere umile pre-
ghiera ai nostri Cooperatori e alle nostre
Cooperatrici, che hanno ricevuti i biglietti
della lotteria, acciocchè abbiano la bontà
di adoperarsi a procurarne lo spaccio fra
i conoscenti, ed amici che trovano di-
sposti a secondare le intenzioni del Sommo
Pontefice. Nello stesso tempo li suppli-
chiamo a volerci spedire i valori raccolti
accìocche si possano proseguire senza in-
terromperli i lavori incominciati . Il Sacro
Cuore di Gesù saprà ricompensare chi con
tanto zelo promuove la sua gloria e i fan-
ciulli raccolti nell'Ospizio, colle loro pre-
ghiere , otterranno dal Signore perenni
grazie per i loro Benefattori e per le loro
B. enefattrici
FESTA DELLA SANTA INFANZIA.
Riceviamo da Nichelino la breve descrizione
della festicciola dell'Opera della S . Infanzia che
dovevasi celebrare in Luglio, e venne trasportata
nella 3 a domenica di ottobre pel pericolo del Cho-
lera . Noi ben volentieri la pubblichiamo .
« Domenica 19 ottobre ebbe luogo in questo paese
la solenne funzione della S . Infanzia . Verso le tre
pomeridiane un centinaio e più di fanciulli d'ogni
condizione, nei loro più belli abiti festivi, radunati
nel locale dell'Asilo infantile partivano alla volta
della Chiesa parrocchiale disposti a due , a due .
Quattro di questi sorreggendo il Simulacro del Divin
Infante seguivano gli altri, ed entrati in Chiesa lo
deposero vicino alla balaustra in luogo destinato .
I bambini parte occupavano il mezzo della Chiesa,
parte rimasero fuori della soglia . Cominciò la fun-
zione col dialogo . Quella porzione di fanciulli ri-
masti fuor della porta rappresentanti i chinesi,
domandavano con voci flebili e piangenti aiuto . . . .!
aiuto . . . .! a cui rispondevano dall'interno della Chiesa
li rappresentanti i cristiani : venite . . . siam fra-
telli . . . : Finito questo dialogo ed aperta la porta
tutti entraron cantando in Chiesa . I fedeli accorsi
erano in grandissimo numero e si videro persone
commosse sino alle lacrime .
Quindi il Reverendissimo D . Betti Giuseppe
dell'Oratorio Salesiano , dotato di quello squisito
sentore che fa sue le sventure altrui, parlò della
S . Infanzia . È impossibile descrivere la emozione
provata dal popolo al sentire quei fatti orribili
che succedono in quelle lontane regioni di cui l'o-
ratore ne fu già testimonio oculare e di cui ne
dovrà fra poco nuovamente esserlo, fatti che riem-
piono i cuori ben fatti di una santa indignazione .
Tutti pendevano dal suo labro al punto da non poter
trattenere il pianto . Finita la predica mentre si
eseguiva da quelle infantili bocche l' inno della S .
Infanzia, quattro fanciulle si diedero a girare per
la divota adunanza onde ricevere le offerte che fu-
rono abbondanti . Dopo ciò si impartì la Benedizione
del SS. Sacramento . Il Tantum Ergo del Teol .
Cagliero fu cantato dalli stessi fanciullini i quali
chiusero la commovente funzione con un' ultimo
cantico di ringraziamento al Signore . Poscia in or-
dine rientrarono nel medesimo locale dell'Asilo dove
venne loro data una piccola refezione . Così ebbe
termine la pia festa e sia ad majorem Dei glo-
riam et ad salutem animaru m .

2.4 Page 14

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Se tutto procedette con precisione , decoro e
pietà è dovuto alle Rev . Suore di Maria Ausilia-
trice che organizzarono e diressero questa festa
in onor di Gesù Bambino . »
PELLEGRINAGGIO SPIRITUALE A LOURDES
Il Pellegrinaggio Spirituale a Lourdes di pre-
ghiere alla Vergine Immacolata per la Chiesa e
Del S . P . Leone XIII è riuscito totalmente splen-
dido da superare ogni umana previsione .
Dai luoghi , ove la notizia di esso era giunta ,
ci arrivano lettere che narrano la gara ed il fer-
vore dei cattolici di ogni condizione nel pregare
la Vergine Immacolata secondo l' intenzione del
loro amato e Venerato Pontefice Leone XIlI .
La notizia poi che il S.Padresibunto
in ispirito a tanti suoi figli celebrando la S . Messa
la mattina del 24 festa di Nostra Signora della
Mercede ha destato dovunque un vero entusiasmo .
La mattina del 24 il R . P . Corrére Superiore
dei Missionari dell'Immacolata, che hanno in cu-
stodia la Basilica e la Grotta delle Apparizioni,
telegrafava alla Commissione promotrice di Bolo-
gna : - « Concorso prodigioso , feste splendidis-
sime » .
Il 25 corrente il R . P . Sempé Superiore ge-
nerale dell'Ordine che si era recato appositamente
a Lourdes, trasmetteva alla Commissione suddetta
il seguente telegramma che riproduciamo tradotto
nella nostra lingua
« Il Pellegrinaggio Spirituale del 24 sarà uno
degli avvenimenti più memorabili di Lourdes .
« Ci sono giunte migliaia e migliaia di lettere di
adesione da ogni parte . Erano qui presenti die-
« cimila pellegrini di Mende, Tours , Evreux ,
Vannes , Lorient , Libourne ecc . Assistevano i
« Vescovi di Tarbes e di Mende . Il Vescovo di
« Mende presiedeva e con eloquenza ispirata pre-
dicòalemotuinbedzalprode
Papa, e tutti giurarono fedeltà al Pontefice e alla
« Chiesa . Le processioni di giorno e quelle della
notte colle fiaccole furono immense, magnifiche .
Le preghiere furono ferventissime alla Grotta e
non mai interrotte . Ebbero luogo diverse guari-
gioni istantanee e straordinarie che svegliarono
« entusiasmo di gratitudine a Dio, alla Vergine e
« al S . Padre, benedicendo tutti questa bella ma-
nifestazione ispirata e promossa dalla pietà dei
cattolici d'Italia .
« SEMPÈ, miss . »
L'EDUCATORIO DI SANTA TERESA IN CHIERI
ed un caro incoraggiamento .
Riceviamo da un Cooperatore salesiano di To-
rino la lettera , che qui pubblichiamo di buon
grado
Molto Rever endo Signore,
Leggendo nell'ultimo numero del Bollettino Sa-
lesiano pel mese di ottobre l'enumerazione ed il
programma degli Istituti di D . Bosco, vi feci su
alcune mie riflessioni , le quali ora mi prendo la
libertà di esporre alla S . V . Mentre sono molto
conosciuti e ricercati gli istituti maschili di Don
Bosco, pare a me che non lo siano abbastanza
quelli per le fanciulle da lui fondati e diretti dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice . La causa n'è forse
l'essere questi fondati da pochi anni ; ma credo a
più forte ragione perchè non sì fecero sufficiente-
mente conoscere dalla stampa cattolica e dal Bol-
lettino Salesiano medesimo ; e si sa che ai nostri
giorni le cose anche ottime, se non son fatte pub-
bliche, restano ignorate , mentre trionfano e si
fanno strada le nulle ed ancor le cattive, perché
pubblicate ai quattro venti da chi v'ha interesse .
Eppure quanto è necessario che siano conosciuti
e stimati quegli istituti, che rispondono così bene
ai bisogni del tempo ! L'educazione delle fanciulle
è divenuta un punto capitale ai dì nostri, per le
maggiori esigenze della vita civile, e particolar-
mente perché i tristi, già quasi padroni della gio-
ventù maschile, mirano ora con più accanimento
e doppiezza ad impadronirsi della gioventù fem-
minile, e scassinare così le basi della famiglia e
della società .
Come Cooperatore salesiano deve starmi a cuore
l'incremento di ogni opera salesiana : come padre
di famiglia debbo la più viva riconoscenza a chi
educa civilmente e cristianamente la famiglia
come cittadino devo cercare il bene e la vera ci-
viltà cristiana della mia patria . Come tale trovai,
e ne ringrazio il Signore, negli istituti femminili
di D . Bosco il mio ideale, e le mie speranze non
furono deluse . Conosco varii di questi istituti
di D . Bosco a Nizza Monferrato ed a Bordighera :
so che altri sono aperti in Sicilia : ma io debbo
speciale riconoscenza a quello sotto il titolo di
Santa Teresa aperto nella bella e cospicua città
di Chieri . Qui si educa la gioventù femminile
come il bisogno del tempo richiede . Qui si mira
a dare una istruzione compiuta , si educa le
fanciulle ad una virtù soda e veramente cri-
stiana ; si istruisce e si educa la fanciulla in tutto
quello che forma il complesso di una vita cri-
stiana e casalinga, in modo da rendere alle fami-
glie figliuole ben addestrate ai lavori domestici e
capaci di tenere in assetto una casa ; fanciulle
che possano riuscire buone e saggie madri di fa-
miglia . Il mio cuore di padre gode nel poter ren-
dere questa testimonianza , e vorrei che simili
istituti si moltiplicassero ; vorrei che i padri e le
madri di famiglia provassero per loro esperienza
la sincerità del mio asserto ; e quindi faccio voti
perché l'Istituto di Chieri in particolare possa
procurare a molti quelle consolazioni che procac-
ciò a me stesso ed alla mia consorte.
Mi perdoni la mia libertà, e raccomandandomi
alle sue preghiere, mi segno
Di V . S .
Umilissimo e riconoscentissimo
GALVAGNO GIUSEPPE .
Torino, 7 Ottobre 1884 .

2.5 Page 15

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NB. Mentre porgiamo i più vivi ringraziamenti
a chi ebbe la bontà di esprimerci questi senti-
menti, facciamo notare che in quest'anno l'isti-
tuto di Chieri venne ampliato e reso capace ad
accogliervi un maggior numero di fanciulle . La
pensione ordinaria è di lire 24 mensili, e l'inse-
gnamento abbraccia le 4 classi elementari . Chi ne
desiderasse il programma, si rivolga alla Direttrice
dell'Istituto di S . Teresa in Chieri od al Direttore
dell'Oratorio di S . Francesco di Sales in Torino .
CONSERVATORIO DELLE VERGINI IN TRECASTAGNI
diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Per accondiscendere al desiderio di alcuni illu-
stri Cooperatori salesiani della Sicilia, i quali vor-
rebbero fosse maggiormente conosciuto nella loro
isola questo educatorio diretto dalle nostre Suore,
pubblichiamo il seguente
Programma .
In Trecastagni è aperta una casa di educazione
per fanciulle, in grandioso locale situato in deli-
ziosa e saluberrima posizione .
Lo scopo è di dare l' insegnamento morale e
scientifico in modo che lasci nulla a desiderare per
una giovanetta di onesta e cristiana famiglia .
Insegnamento .
L'insegnamento è dato da maestre approvate
dal Governo . Esso abbraccia le quattro classi ele-
mentari . vale a dire corso di lingua italiana, cal-
ligrafia, aritmetica, sistema metrico e tenuta dei
libri per uso domestico . La declamazione, la gin-
nastica ed uno speciale esercizio nello stile episto-
lare fanno eziandio parte dell'insegnamento . Si
dànno pure lezioni di lingua francese e di piano-
forte, ma a richiesta e a carico dei parenti delle
allieve .
La religione e la moralità essendo ritenute
come parti fondamentali della buona educazione ,
sarà dato l'insegnamento religioso sul Catechismo
e sulla Storia Sacra .
Al termine di ogni anno scolastico si dà l'esame
finale colla distribuzione dei premii e delle men-
zioni onorevoli .
Nel convitto ciascuna allieva fa uso della lingua
italiana .
Lavori domestici,
I lavori domestici consistono nel fare gli abiti
proprii, secondo la condizione delle allieve, lavori
a maglia, calze, camicie, rappezzare, soppressare,
ricamare e tutti i lavori più ordinari d'una onesta
famiglia .
Per avvezzare le fanciulle alle occupazioni ca-
salinghe, le maggiori di anni dodici fanno per turno
il servizio del refettorio, per quanto è conciliabile
cogli altri loro doveri .
La gestione dei lavori è tutta a carico ed a
favore dell'Istituto.
Condizioni generali di accettazione.
1 . Ogni allieva nel suo ingresso deve esser mu-
nita della fede di Battesimo, certificato di vacci-
nazioedsfrtvaiuol,edrcmpiuta
l'età di anni 6 .
2 . La casa è aperta tutto l'anno . Se i parenti
lo desiderano, e se le alunne lo meritano per lo-
devole condotta disciplinare , si concedono alle
allieve alcuni giorni di vacanza tra settembre ed
ottobre, ma per tal tempo non si fa riduzioni
sulla pensione. Fuori di questo tempo e fuori del
caso di malattia, non si permette alle allieve di
uscire coi loro parenti . Possono i parenti , o chi
per essi, venire a visitare le loro figlie ogni set-
timana .
Queste visite sono concedete più spesso in caso
di malattia.
3 . Ogni trimestre i parenti ricevono informa-
zioni della sanità, condotta morale e del profitto
fatto dalle allieve nelle rispettive classi .
4 . Il Collegio s'incarica di fare bucato mediante
L . 2,50 al mese .
5 . Per medico e chirurgo , soppressatura , in-
chiostro, lume e caloriferi per l'inverno provvede
l'Istituto, ma per questo si corrispondono in prin-
cipio dell'anno lire 20 . Di queste spese nulla si
restituisce a chi stesse nell'Istituto anche solo
piccola parte dell'anno .
Le altre spese accessorie, come sono libri, carta,
posta, medicinali, vestiario , viaggi e simili sono
a carico dei parenti .
6. La pensione deve pagarsi a trimestri antici-
pati . Il mese cominciato si paga metà : oltrepas-
sata la metà si paga intiero .
7 . Le allieve non possono tener danaro presso
di sè per minuti piaceri, ma avendone dai loro
parenti lo devono depositare presso la Direttrice,
che ne farà loro regolare distribuzione .
Condizioni speciali.
Le alunne pensionanti sono divise in tre classi
rispetto al vitto .
Classe 1a
Pensione di L . 400 annue.
Due sorelle L . 700 .
A colazione - Pane, latte e caffè o frutta .
A pranzo - Tre piatti , cioè pasta , una pie-
tanza di carne ed una verdura o uova, pane a pia-
cimento, vino, frutta .
Carne ogni giorno tranne i dì vietati .
A merenda - Pane e frutta .
A cena - Un piatto, pane a piacimento, vino,
frutta .
Classe 2a
Pensione di L . 300 annuo .
Due sorelle L . 500 .
A colazione - Pane, latte e caffè o frutta .
A pranzo - Due piatti , cioè pasta , carne o
pesce o uova, pane a piacimento, vino, frutta .
Carne non meno di tre volte la settimana .
A merenda - Pane .
A cena - Un piatto, pane a piacimento, vino,
frutta .
Classe 3a.
Pensione annua L . 200 annue.
Due sorelle L . 350 .
A colazione - Pane e frutta .

2.6 Page 16

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A pranzo - Due piatti, cioè pasta , una pie-
tanza di carne o pesce o uova, pane a piacimento,
vi.no
Carne due volte la settimana .
A merenda - Pane .
A cena - Un piatto e pane a piacìmento .
NB . La 3a sorella di ogni classe pagherebbe
L . 50 meno della 2a .
Avvertenza .
Le domande si possono fare al Signor Presidente
della Fidecommissaria Cav . Dep . Giuseppe Bonaiuto
odalDiretcdlConsrvati,lquedarà
eziandio le opportune norme riguardanti il corredo .
Il prezzo , sebbene il libro raggiunga quasi le
200 pagine, è mitissimo, cioè di 30 centesimi la
copia . Vendibile alla Tipografia Salesiana di To-
rino e presso i principali librai . - Una consimile
pubblicazione in lingua francese, ma più copiosa,
col titolo : Les splendeurs de l'Ordre Franciscain
et la restauration sociale, trovasi vendibile, presso
le Librerie Salesiane, al prezzo di 50 cent . Si
vendono pure separatamente, l'Enciclica Auspicato
concessum e la Costituzione Misericors Dei Filius,
al prezzo di cent . 5 . ed il Cerimoniale del Terz'Or-
dine a cent . 10 .
(Unità Cattolica, 4 ottobre 1884 .)
UN GRANDE ITALIANO ONORATO
nell'anniversario della sua morte
Sotto questo titolo, nel giorno di S . Francesco
d'Assisi l' Unità Cattolica pubblicava il seguente
articolo
« Oggi, festa di quel grande italiano, di quel-
l'eroe del cristianesimo che fu S . Francesco d'Assisi,
siamo lieti di annunciare una recentissima pubbli-
cazione fatta in suo onore . Essa porta per titolo
La democrazia cristiana e la ristorazione sociale
secondo lo spirito di S. Francesco d'Assisi. Esordisce
con un confronto fra la falsa e la vera democrazia
appoggiandosi al magistrale discorso , tenuto nel
1883 sull'importante argomento dall'eminentissimo
cardinale Gaetano Alimonda nel Congresso Fran-
cescano di Napoli, ed alle parole dell'illustre P .
Lodovico da Casoria, il quale non esitava a così
parlare del Terz'ordine Serafico : « Il Terz' Ordine
laicale di S. Francesco è la vera democrazia cri-
stiana che creò e santificò i sommi Italiani e fuse
in uno le menti ed i cuori della nazione fecondò
le più grandi glorie d'Italia, ed accese l'amore
della fede e della patria, quell' amore che fece
leoni i prodi di Pontida e partorì i trionfi di Le-
gnano e di Lepanto . »
Il libro si divide in due parti . Nella prima fu-
rono diligentemente raccolti i molteplici discorsi, .
Encicliche, Lettere ecc . del Santo Padre Leone XIII
intorno a S. Francesco d'Assisi ed alle sue Istitu-
zioni ammirabili e massime intorno al Terz'Ordine .
E nella seconda, con copiosissime citazioni e memorie,
si commentano le auguste parole del Supremo Ge-
rarca, toccando degli uomini insigni che onorarono
le serafiche divise, e mettendo in luce le glorie
ed il bene immenso che non solo in Italia ma in
tutta la cattolicità apportò per il corso di circa
sette secoli, e continua ad apportare lo spirito del
Serafico d'Assisi, del perfetto imitatore di Nostro
Signore Gesù Cristo, che avvicinando le diverse
classi sociali in Santa armonia, ricondusse, secondo
l'espressione di Leone XIII, « gli animi alla libertà,
alla fraternità, all' eguaglianza : non quali va so-
gnando assurdamente la setta massonica, ma quale
Gesù Cristo recò al mondo, e Francesco ravvivò .
Questa pubblicazione è utile a tutti i ceti di per-
sone . E noi facciamo voti che si diffonda largamente
in mezzo al popolo .
CASA FAMIGLIA PER GIOVANI STUDENTI .
Egli è con piacere che annunzìamo che questa
utilissima istituzione entra nel suo quarto anno
di vita .
La morte immatura del suo fondatore presidente
cav . ing. Carlo Peretti, aveva messa in forse la
sua esistenza, ma i suoi colleghi nella pia intra-
presa vollero onorare la sua memoria sforzandosi
di tenere in vita questa opera a lui si cara e nello
stesso tempo di tanto aiuto alle famiglie cristiane .
Che l'opera dia buoni frutti lo provarono gli esami
di chiusura dello scorso anno scolastico, ove spe-
cialmente gli studenti della Università riportarono
splendidi voti, i quali mentre fanno fede della loro
buona volontà negli studi tornano pure ad onore
della istituzione presso cui dimorano .
Le famiglie cristiane che avessero figli allievi
dei corsi superiori liceali, tecnici od universitarii
sanno di poterli affidare alla Casa famiglia, ove
per l'ammissione si ricerca ottimi attestati di mo-
ralità e promessa di voler praticare la religione .
Per informazioni dirigere la domanda alla Dire-
zione della Casa famiglia per studenti . Piazza
S. Giulia, 36 Torino .
Con permesso dell'Aut . Eccl . -FERRARI GIUSEPPE gerente respons .
Tip. San Vincenzo de' Paoli, Sampierdarena 1884.
ROMA
E
IL PAPATO
DI
AUGUSTO NICOLAS
UNICA VERSIONE ITALIANA
APPROVATA DALL'AUTORE
S. Pier d'Arena, Tipografia e Libreria S. Vincenza : Torino
Libreria Salesiana 1884.
Un elegante volume in-16° grande di pag. 20 lire 1,70 .