ANNO IX. N. 5. Esce una volta al mese. MAGGIO 1885
Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32. TORINO
SOMMARIO - Avviso - I mali presenti e Maria SS. Ausiliatrice - Novena di Maria Ausiliatrice - Grazia per intercessione di Maria Ausiliatrice - Bibliografia - Viaggio dei nostri Missionarii - Lettere Patagoniche I - II - Conferenza in Utrera - P. Ludovico da Casoria - Le vittorie di Maria Immacolata - Cooperatori e Cooperatrici defunti nel 1884.
In quest'anno la festa di Maria SS. Ausiliatrice, nella chiesa di Torino in Valdocco, è trasportata per concessione pontificia al giorno 2 di giugno, poichè nel giorno 24 maggio cade la festa di Pentecoste.
I nostri benevoli Cooperatori e Cooperatrici mostrarono viva sollecitudine per avere notizie di D. Bosco. Noi siamo lieti di poter annunziare che D. Bosco, visitate le case Salesiane della Francia e della Liguria, sarà di ritorno in Torino pel 6 del corrente maggio, assai migliorato in sanità.
Il succedersi frequente in questi ultimi anni di tante pubbliche e private sventure, il presentirne tante altre che rumoreggiano in lontananza è cosa che merita la più seria riflessione. Lasciamo agli stolti lo sragionare e il cercarne la causa nei fenomeni della natura. Saliamo direttamente alla prima causa. Essa è Dio.
Dio creatore e padrone di tutte le cose ha imposto all' uomo le sue leggi. Le ha scolpite nel cuore degli uomini, le ha promulgate sul monte Sinai innanzi a tre milioni di testimoni, le ha bandite nel Cenacolo il giorno della Pentecoste. In questo giorno la sua nuova Chiesa entrava in possesso del dominio mondiale. Dabo tibi gentes haereditatem tuam et possessionem tuam terminos terrae (Psal. II). Dio a queste sue leggi vuole assoluta obbedienza; obbedienza d' intelletto, obbedienza di volontà; che si creda tutto ciò che per mezzo della Chiesa ha rivelato, si operi tutto quello. che per mezzo della Chiesa impone. Dio legislatore non soffre ribellioni alla sua volontà. Leggete i libri sacri, considerate le storie profane e vedrete che Dio si armò sempre di flagelli contro gli insensati che contro di lui alzarono la fronte. Il peccato rende infelici i popoli. Miseros facit populos peccatum (Prov. xiv, 34.). La terra è infettata da'suoi abitanti, perché questi han trasgredita la legge, han cambiato il diritto, hanno sciolta l'alleanza sempiterna. Per questo la maledizione divorerà la terra , perché i suoi abitanti son peccatori. Terra infecta est ab habitatoribus suis; quia transgressi sunt leges , mutaverunt ius , dissipaverunt foedus sempiternum: Propter hoc maledictio devorabit terram, et peccabunt habitatores eius (Isaia xxiv, 5). Iddio nella sua giustizia rende premio e castigo fino all' ultimo quadrante non solo agli individui, ma eziandio alle società. Sugli individui rende giustizia nel tempo, ma la completa nell'eternità ; sulle società invece la compie tutta su questa terra, poichè su questa terra debbono esse finire.
Quale è adunque la causa dei mali presenti ? Si volgano gli occhi attorno e si miri come le umane generazioni si diportino verso Dio. Non è solo il peccato che trionfa ; vi è qualche cosa d' immensamente più grave ; è una sfida che fu gettata in faccia a Dio. Non vediamo tutti i giorni e in tutto il mondo continui assalti contro la sua Chiesa, una colluvie di romanzi e giornali blasfemi e immorali, un sistema ordinato per istrappare la fede dal cuore della gioventù, un imbaldanzire sempre più spietato e micidiale delle sette eretiche, un radunarsi di congreghe, per impedire perfino ai poveri moribondi che possano coi sacramenti rifugiarsi nelle braccia della misericordia di Dio, un risuonare di applausi a chi osa negare la Divinità del nostro dlvin Salvatore , un inneggiar ripetuto e pubblico a Satana portandone l'orrida effigie sulle aste delle bandiere ?
Ora Dio onnipotente indietreggerà forse innanzi alla ribellione dell'uomo ?
Esso stesso ha proclamato : Guai a voi che dite il male bene, e il bene male, e date per buio la luce e per luce le tenebre, e l' amaro date per dolce e il dolce per amaro (Isaia V. 20). Se voi non mi ascolterete e non adempirete tutti i miei comandamenti, se disprezzerete le mie leggi e non farete caso de' miei giudizii... Io vi castigherò prontamente... e spezzerò la superba durezza vostra. Che se voi vi metterete in arringo contro di me e non vorrete obbedirmi, accrescerò sette volte le vostre piaghe... Che se neppure per questo mi ascolterete , ma farete a me guerra, Io pure farò guerra a voi con furore da nemico... E non cesserà, e durerà la sua giustizia, dice il Signore, fino a tantochè i peccatori confessino le loro iniquità e quelle dei loro maggiori, colle quali hanno offeso me e mi han fatto la guerra, (Levit. XXVI).
Dio mandò Mosè a Faraone perché gli intimasse : « Lascia andare libero il mio popolo ! » Faraone superbamente rispose : « Chi è il Signore ond'io debba udire la sua voce e lasciar andare Israello ? Non so chi sia il Signore e non lascierò andare Israello. » Così fu dichiarata la guerra a Dio. Faraone im perversò più di prima. E Dio con dieci pia glie spaventose assalì la regione dell' Egitto e non cessò dal percuotere finché Faraone, dandosi vinto, e reso onore a Mosè, non disse: « Andate, immolate ostie al Signore, e partendo pregate per me. »
Ecco adunque la causa, non solo dei flagelli che ci hanno percosso, ma secondo la parola del Sommo Pontefice, di quelli molto maggiori che ci sovrastano.
Quale scampo resterà dunque all' uomo,. cum exarserit in brevi ira eius ? Cessare dalla ribellione, rimettere in Lui tutta la confidenza nostra. figliale; e per ottenere questa collo scampo, porci sotto la protezione di Maria SS. Beati omnes qui confidunt in eo (Psal II). È per questo che la voce del Vicarìo di Gesù Cristo per ben tre volte già si fe' udire fino alle più remote regioni della terra, invitando i credenti a ricorrere alla celeste Madre, invocandola specialmente col titolo di Aiuto dei Cristiani. Abigaille , Giuditta , Ester sono le splendide figure scritturali che ci additano la potenza d'intercessione da Dio concessa a Maria SS. La Santa Chiesa Cattolica la proclama : Madre di misericordia ! nostra vita nostra dolcezza, nostra speranza. Noi siamo figli, essa è la Madre nostra. Ma nello stesso tempo è Madre vera di Gesù Cristo, del fonte di tutte le grazie e di tutte le misericordie. di Colui che è via, verità e vita.
Per questo fine noi invitiamo tutti i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici a celebrare, con ispecial divozione, la festa e la novena di Maria SS. Ausiliatrice. Da essa dobbiamo aspettarci ogni aiuto, ogni soccorso , ogni difesa. Essa è la città di rifugio, la torre di David. il porto sospirato della nostra volontà. La nostra indegnità non deve ritrarci dal confidare in lei, « O Maria, dice S. Bo naventura, il peccatore, quand'anche divenuto ei fosse il rifiuto del mondo intero, non vi fa punto orrore ; ma voi l'accogliete con tenerezza materna, e non lo abbandonate finchè non lo avete riconciliato col suo tremendo Giudice » (In Psalt).
Ammirazione , adunque, lode, benedizione sempiterna a Dio, che ha dischiuso alla nostra miseria un asilo così prezioso. Confidenza, confidenza totale, confidenza costante in Maria, pregandola a tener lontani dal nostro capo i divini castighi.
Diamo qui l'orario delle sacre funzioni durante la Novena, e nel giorno della Solennità, e intanto invitiamo i Cooperatori e le Cooperatrici della divota città di Torino a prendervi parte, ad onore dell'Augusta Regina del cielo.
A quelli poi che non possono intervenirvi, raccomandiamo che vogliano celebrarla privatamente, recitando per nove giorni qualche speciale preghiera, o compiendo qualche altra pratica di cristiana pietà. A questo scopo giova un apposito libretto intitolato :Nove giorni consacrati all'Augusta madre di Dio. Contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno, ed è molto acconcio alla circostanza (2).
(2) Si vende nella Libreria Salesiana di Torino al prezzo di cent. 20 la copia.
La Novena comincia il 24 maggio, festa della Pentecoste, e vi predicherà ogni sera il M. Rev. Canonico Orlandi della provincia Romana.
In ciascun giorno, lungo il mattino sino alle ore 11, vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione.
Nel mattino dei giorni feriali alle 5 1/2 ed alle 7 1/2 Messa e Comunione con particolari esercizi di pietà; e nella sera alle 7 canto di una lode sacra, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.
Nei dì festivi, come sono il primo e l' ottavo della Novena, l'ordine delle funzioni cangia come segue
Al mattino, alle ore 7, Messa e Comunione generale; alle 10 1/2 Messa solenne; alla sera verso le 3 1/2 Vespri, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.
Tutte le pratiche religiose, compresa la Messa delle ore 7, le Comunioni e le preghiere dei due giorni festivi che occorrono durante la Novena, sono offerte a Dio secondo la pia intenzione dei Benefattori e delle Benefattrici della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, e delle altre opere Salesiane.
In un giorno, che fisseremo e renderemo noto ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane di Torino per mezzo di apposita circolare, avrà luogo la solita Conferenza nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Intanto raccomandiamo ai nostri cari Direttori e benemeriti Decurioni, che vogliano avere la bontà di tenere la Conferenza che il regolamento prescrive, nell'occasione della prossima festa di Maria .Ausiliatrice. Per radunare e radunarsi occorrerà qualche sacrifizio e di tempo e di comodità; ma questo sacrifizio è ricompensato dalla Indulgenza Plenaria, che per questa opera pia il Santo Padre concede ai Cooperatori e Cooperatrici che si trovano in grazia di Dio; è ricompensato dalla consolazione che si prova nel vedersi molti insieme animati dal medesimo desiderio di fare del bene; è ricompensato eziandio dal vantaggio grande che si arreca al benessere dell'intiera nostra Associazione.
In fine ricordiamo che questo è il mese di Maria; e perciò se per detta Conferenza vi è qualche noia e disturbo da soffrire, soffriamolo ad onore e per amore di questa nostra dolcissima Madre e Regina, ed essa sarà ricompensarcene. Eziandio non dimentichiamo che in mezzo a tanto addensarsi di sventure pubbliche e private, dobbiamo procurarci un diritto di più alla protezione di Maria SS.
Il prodotto della questua della Conferenza sarà a totale benefizio della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma. La sacrestia e la navata di mezzo della Chiesa ormai si può dire ultimata, e dell'Ospizio furono gettate le fondamenta. Come si può arguire, sono grandi le spese che ancora debbonsi fare per condurre l'opera a compimento, ma la Provvidenza di Dio non mancherà.
LUNEDI' 1° GIUGNO.
Alle ore 6 1/4 pom. Primi Vespri, Predica e Benedizione col SS. Sacramento.
MARTEDI' 2 GIUGNO. Solennità di Maria Aiuto dei Cristiani. Mattino.
Alle ore 7 Messa e Comunione generale. Alle ore 10 Messa Solenne Pontificale.
Sera.
Alle ore 6 Vespri Solenni, Panegirico detto dal M. Rev. Can. Orlandi, Tantum Ergo e Benedizione col Santissimo Sacramento.
Il Canto in questo giorno verrà eseguito dai giovani dell'Oratorio Salesiano, coadiuvati da distinti professori. Nella Messa il Kyrie, il Gloria, il Credo sono dell' Haydn , il Sanctus, il Benedictus, l'Agnus Dei, del Cherubini.
Nei Vespri il Domine sarà quello del Galli; il Dixit Dominus dell'Aldega, il Laudate pueri del Cav. Capocci ; i salmi Laetatus sum, Nisi Dominus, Lauda Ierusalem, l'inno Saepe dum Christi, e l'antifona Sancta Maria da eseguirsi dopo i Vespri, sono composti da Mons. Cagliero. Il Magnificat é opera del Raymondi; il Tantum Ergo di Mons. Cagliero.
MERCOLEDI' 3 GIUGNO.
Alle ore 7 1/2 Messa, Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime dei defunti Cooperatori Salesiani, e dei Confratelli dell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice.
NB. Chi desidera farsi iscrivere nell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, troverà persona appositamente incaricata nella sacrestia della chiesa.
Ad onore di Maria e per edificazione dei fedeli pubblichiamo una delle moltissime grazie che si ottengono quotidianamente, per la sua potente intercessione.
MOLTO REVERENDO SIGNORE,
Viva Maria ! . . . Questo grido mi erompe spontaneo dal cuore per essere stato testimonio di una segnalatissima grazia ottenuta ad intercessione di Maria Ausiliatrice.
Or saranno 25 giorni un fanciullino di poco più che due anni venne assalito da repentino malore che in poco d'ora lo ridusse agli estremi. Costernati i pii genitori nel veder tornare inutile ogni soccorso suggerito dall'arte medica, si rivolsero pieni di fiducia al Medico celeste, a Maria Aiuto dei Cristiani, con promessa di fare inscrivere nell' ottimo Bollettino la grazia, quando questa si fosse ottenuta.
Non ebbero appena finita la loro fervorosa preghiera che il bambinello incominciò tosto a migliorare sensibilmente , e in pochi giorni fu intieramente ristabilito in salute. Pieni di riconoscenza i fortunati genitori adempirono ora la fatta promessa, col pubblicare la grazia ottenuta; e la madre che è eziandio zelante Cooperatrice Salesiana, ben volentieri si priva di un anello d'oro con diamante, per farne un presente alla celeste Liberatrice del suo amato bambino.
La riverisco con vera stima.
Caprino Veronese, 23 Aprile 1885.
Dev mo Servitore ARDUINI P. ANGELO Coad.
Cooperatore Salesiano
OSSIA S. Gregorio VII e i nemici della Chiesa.
Uno dei più vivi desiderii di Don Bosco e de' suoi figli si è di promuovere l'amore, il rispetto, la venerazione dei cattolici verso il Successore di S. Pietro, mediante la diffusione della buona stampa.
A questo fine noi abbiamo colta di buon grado la propizia occasione dell'ottavo Centenario di San Gregorio VII, che sarà solennemente celebrato il 25 del corrente Maggio, per pubblicare una Vita popolare ad onor suo; e ci consola il pensiero che la sua lettura non solamente farà concepire un' alta idea del gran Santo, ma ecciterà nel tempo stesso i cuori ben fatti ad amare ed obbedire il degno suo Successore Leone XIII, il quale (come riflette l'autore nella sua dedica ) nei cimenti e nelle lotte si mostra viva imagine di S. Gregorio VII.
Ora, per ottenere più efficacemente quest'intento, noi abbiamo bisogno dell'opera dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici. Per la qual cosa ci raccomandiamo alla loro carità, sollecitudine e zelo, e li preghiamo che ci prestino la mano a diffondere il libretto annunziato.
Lo acquistino dunque per sè e per le loro famiglie, lo facciano conoscere ai loro parenti ed amici, procurino che sia letto nelle proprie case e nei loro paesi, cooperino insomma che si sparga da un capo all'altro d'Italia.. In tal modo essi concorreranno lodevolmente ad accrescere quaggiù la gloria di S. Gregorio VII, e a far conoscere ed ammirare le grandezze della Romana Sede.
Se ogni Cooperatore e Cooperatrice acquistasse anche solo una o due copie dell' operetta, noi ci considereremmo grandemente ricompensati della nostra fatica, e sarebbero abbastanza soddisfatti i nostri desiderii.
Prezzo del libro cent. 50 per ogni copia, e L. 4 per ogni dieci. In carta fina L. 1 ogni copia ; L. 8 ogni dieci.
Rivolgersi alla Libreria Salesiana, via Cottolengo, 32, Torino.
Giudizio dell'UNITÀ CATTOLICA sull'operetta IL LEONE E I LUPI.
« Sotto questo titolo è uscito dalla Tipografia Salesiana di Torino una vita popolare di S. Gregorio VII, del quale l'Italia cattolica sta preparandosi a celebrare l'ottavo Centenario del felice passaggio dai travagli della guerra alle gioie della pace, dal combattimento al riposo, dalla vittoria alla corona. È scritta dal Sacerdote Salesiano Don Giovanni Bonetti, già noto nella repubblica letteraria per altre opere dal pubblico molto apprezzate, tra le quali la vita di S. Teresa, di cui in pochi mesi furono sparse in Italia oltre a 50 mila copie.
« Il chiarm° Autore in questo suo lavoro seppe trattare la vita di S. Gregorio VII ed esporla con uno stile così vivace, che mentre ci dà il fedele ritratto del Santo, ci fa come assistere di presenza ai grandiosi fatti, che si svolsero sotto il glorioso suo pontificato. Le cose da lui operate prima che salisse alla Cattedra Romana, le sue relazioni coi principi di Europa, le sue ordinazioni e decreti contro i simonìaci e scismatici d'allora, le sue controversie, indi le lotte con Enrico IV re di Germania per cagione delle investiture, e varie sue lettere piene di sapienza, e di fortezza formano la sostanza dell' operetta. Vi si trovano pure qua e là savie osservazioni dell' autore molto acconcie ed opportune, non che autorevoli sentenze di celebratissimi storici; così nello scorrere le 200 pagine del libro, il lettore non solamente va crescendo nella stima verso il santo Pontefice e si convince che egli è un Grande, degno d'imperitura memoria; ma impara éziandio la storia di quel periodo di tempo, s'infervora nell'amore alla Sede Apostolica da lui così luminosamente illustrata, si sente felice di essere cattolico e altamente nobilitato nell'obbedire ed ossequiare il Papa.
« Giudichiamo pertanto che la diffusione di quest'operetta sia mezzo efficacissimo per ben preparare il popolo al prossimo Centenario del 25 Maggio, il quale deve tornare non solo ad onore di Gregorio VII, ma a gloria della Chiesa, e ad incremento di obbedienza ed ossequio dei fedeli al sapiente ed invitto suo successore Leone XIII. Ne raccomandiamo perciò l' acquisto ai nostri lettori. »
(Unità Cattolica, N. 90 del 16 aprile 1885).
Oceano Atlantico a poche leghe da Montevideo, 11 Marzo 1885.
Viva S. Giuseppe.
M. REV. E CARmo SIG. DIRETTORE,
Deo gratias ! Poche ore ancora e poi la macchina del nostro vapore, La Bourgogne, ci farà sentire il fischio più bello che siasi mai sentito nei 25 giorni del suo viaggio ; fischio ansiosamente aspettato da tutti, perché annunzierà il suo arrivo nel porto di Montevideo. E vero che Montevideo non è ancora Buenos Aires, ma poco importa; e poi per alcuni confratelli destinati alla Republica dell' Uruguay, come anche per Monsignore che ha deciso di prender terra e fermarsi in Colon per alcuni giorni, il viaggio è proprio finito. Agli altri basteranno poche ore per arrivare alle spiaggie del Rio de la Plata. Sono 16 giorni che non vediamo terra, e potrà ben credere che grande è la nostra ansietà di vederla un' altra volta e più ancora di mettervi il piede, e provare se è ferma, o mobile, come il nostro mobilissimo Bourgogne.
Ma che ho mai di bello da contarle in questa seconda parte di viaggio? Molte cose avrei, le quali mi sono fatto un dovere di notare nella cronaca; tuttavia mentre aspetto qualche giorno per finirla e mandargliela, mi sta a cuore contarle minutamente una solennissima festa che abbiamo celebrata a bordo. E prima Le dirò che nulla accadde di particolare per vari giorni, dopo la nostra partenza da S. Vincenzo. Continuò il bel tempo, e per conseguenza si fecero tutti i nostri esercizii di pietà; la Comunione, la meditazione, i catechismi ; e si celebrò la santa Messa. Non più faccie scolorite, non più silenzi forzati, no; ma fronti ilari ed allegre, spontaneità nelle conversazioni, allegria schietta. I burloni ripresero le loro facezie, gli studiosi i loro studii, i meditabondi le loro meditazioni, e nulla restava a desiderare, se un' atmosfera di fuoco non avesse incominciato a molestarci. Ma era cosa prevista ed attesa ; perciò non ci colse all'improvviso, e ci trovò propensi a soffrire. Arrivò il sabato, ultimo giorno del mese di Febbraio, e Monsignore per guadagnar tempo, e per timore che qualche contrarietà distruggesse i suoi disegni, volle si confessassero i ragazzi e le ragazze che eransi mostrate assidue al catechismo e così distribuire loro la santa Comunione all'indomani (domenica), ed amministrar la S. Confermazione a chi ne fosse ancora privo. Incominciammo con le fanciulle, ed alcune donne che si presentarono opportunamente. Dopo il pranzo, verso le 5 1/2 era l'ora fissata pei fanciulli. Più diligenti dei confessori questa volta furono i penitenti. Di quando in quando un messaggio arrivava: un uomo chiede confessarsi; subito dopo due altri uomini vogliono confessarsi : eppoi mandarono la stessa supplica vari giovanetti ecc. ecc. Discesero quattro confessori per fare le cose più prestamente, tanto più che sebbene fosse già calato il sole, il calore era soffocante. In pochi istanti il nostro salone si trovò pieno zeppo di bambini, giovani ed uomini. I confessionali erano le nostre stesse cabine , una sedia, un Crocifisso, e null'altro. Ma più facevasi notte, e più crescevano i penitenti. Noi eravamo maravigliati, e non sapevamo darci ragione di un concorso sì straordinario. Due altri Confessori incominciarono subito a dividere le fatiche coi primi quattro. Monsignore piantò il suo confessionale in un angolo del ponte, essendo piena la sala. Fino alle 9, senza il più piccolo intervallo, si confessò da sei Sacerdoti e furono tutti giovani ed uomini quelli che si confessavano. Credevamo aver finito, quando un ultimo messaggio arriva ; un gruppo di donne, chiedevano di essere ascoltate in Confessione : quindi si ricominciò di bel nuovo, e quando si finì erano le 10 1/2. Noi eravamo proprio ammirati. Chi ci mandava tutta quella gente ? Chi guidava i passi di tutti quegli uomini tanto più ben preparati, quanto maggiore era la spontaneità colla quale venivano? Era quello che chiedevamo a noi stessi, senza poter trovare una risposta soddisfacente. Forse la vista di quei bambini, che venivano ai nostri catechismi, impressionò i loro padri e madri, che furono i primi a decidersi; forse gli uni comunicavano le loro impressioni agli altri amici, conoscenti, compaesani ecc, e così ci fecero una vera improvvisata.
Ma spuntò l' alba della Domenica (10 Marzo) e alle 5 si disse la 1a Messa. Era deciso che la 1a Messa sarebbe per la nostra piccola comunità : ma non fu possibile. I più mattinieri dei confessati alla vigilia erano già in piedi, e visto il prete all'altare, discesero per ascoltare la Messa, e fare la loro Comunione. Si dovettero mettere due dei nostri alla porta d'entrata sul ponte, per impedire che scendessero altri; il salone era già pieno.
I comunicati in quella 1a Messa, contando i nostri, furono una sessantina. Si dovette subito sgombrare la piccola cappella improvvisata, per far luogo ai molti che chiedevano di entrare. I primi montarono sul ponte, per fare il loro ringraziamento all'aria aperta, e ne discesero altri. Erano tutti uomini. Uno dei nostri chierici li preparò alla santa Comunione, leggendo egli e ripetendo essi gli atti in preparazione alla santa Comunione che si trovano nel Giovane Provveduto. Settanta furono i comunicati in questa 2a Messa. La celebrò lo stesso Monsignore, e pieno d' entusiasmo per quello che vedeva, non poté trattenere uno sfogo del suo cuore. Terminata la santa Messa, e sebbene il sudore grondasse dalla sua fronte, così grande era il calore in quel sottoponte, che ci ricordava le catacombe dei nostri primi cristiani, si voltò, e « bravi, disse loro ; bravi i miei compaesani, bravi i miei Italiani: siete degni di questo nome. Lo slancio di pietà che avete dimostrato or ora mi ha vivamente commosso. Non me l'aspettavo davvero; mi avete fatto una bella e cara sorpresa. Che il Signore vi benedica e vi conservi nelle disposizioni nelle quali vi trovate adesso. Tenete costantemente alta la bandiera della vostra fede, della vostra Religione, là in quei paesi che saranno la vostra seconda patria. Ma ricordatevi che la vostra fede sarà provata forse duramente. Tenetevela cara, e promettete che giammai rinunzierete ad essa, qualunque sia il prezzo con cui si voglia pagare il vostro sacrifizio, il che sarebbe una vera apostasia. La vostra fede, la vostra anima vale quanto l'America tutta, vale quanto cento e mille Americhe ; conservate la prima, salvate la seconda, e mentre coi sudori della vostra fronte vi sforzerete di mettere insieme un piccolo capitale che servirà a sostenere le vostre famiglie eppoi la vostra vecchiaia, formatevi anche colla pratica delle opere buone il vostro capitale, che deve mettervi in possesso di tutta una eternità felice. E questo l'unico pensiero che vi lascio; imprimetevelo profondamente e nella mente e nel cuore, e che il Signore vi benedica ».
Fu breve e doveva esserlo ; là dentro, quantunque non fossero che le 6 1/2 del mattino si soffriva; e poi alla porta molti altri aspettavano si permettesse loro di entrare. Quindi fu sgombrata la sala, e fu riempiuta di bel nuovo. Si celebrò una 3a Messa, ed in questa si distribuirono sessanta Comunioni all' incirca tra uomini e donne. Come nell'antecedente si lessero le preghiere di preparazione e poi di ringraziamento. Così il calcolo delle Comunioni fatte in quella mattina fu da 180 a 190. Durante queste tre Messe, sopra il ponte si lavorava con tutta lena, per preparare gli addobbi e l'altare per la Messa di tutta la comunità viaggiatrice. La celebrò il più anziano dei nostri preti, D. Savio. Monsignore vi assisteva attorniato dai preti vestiti di rocchetto, dai chierici, dalle Suore; in seguito l'uffizialità come nella domenica anteriore, vestita in gran gala, e poi tutti i passeggieri. Tranquillissimo era il mare, e fu una fortuna; le menti erano più raccolte, più disposti i cuori alla preghiera ; e poi la funzione doveva essere assai lunga, e la calma ci era di assoluta necessità. Durante la Messa vi ebbero suoni e canti : non erano i suoni maestosi del nostro organo di M. Ausiliatrice , nè le note divine della Messa del Cherubini ; di queste cose ha il privilegio assoluto il nostro Oratorio di Torino; .... ma in fine.... qualche cosa si fece ; e poi Dio si contenta di poco, quando si fa quello che si può e nel modo migliore che si può ; gli Angeli che sicuramente circondavano l' altare per adorare il loro Re, avranno fatto il resto. Terminati i divini uffizi, tutto era già preparato per l' amministrazione del Sacramento della Confermazione. Divisi in differenti gruppi vicino all'altare, si trovavano i giovani assistiti dai nostri Chierici, e le giovani assistite dalle nostre Suore. S'incominciò dai giovani, tra cui scorgevansi uomini fatti e padri di famiglia. A quelli cui mancava il Padrino suppliva il Sig. Comandante, come era stato combinato da Monsignore. Poi toccò alle bambine, e qui pure non mancavano le adulte. La moglie di un protestante o razionalista o cosa simile, donna sui quaranta anni e buona cristiana, che la mattina aveva fatto le sue divozioni, fece da Madrina. Fu strano il caso che successe a questo spregiudicato. In sul principio, quando si trattò di permettere ai suoi figli e figlie di prender parte ai catechismi, si era opposto con tutta la sua autorità di padre; ma poi dopo un breve colloquio con uno dei nostri sacerdoti, subito si arrese e i suoi figli furono sempre i più diligenti. Anche quando si trattò di permettere alla moglie che si confessasse e ricevesse la santa Comunione, voleva creare difficoltà ed impedirnela, ma poi concesse di buon grado ogni cosa. Se il Signore continuasse l'opera incominciata, gli toccasse vivamente il cuore , e finisse coll'abiura de' suoi errori, che grazia sarebbe mai la sua, e che bel trionfo il nostro ! Lo speriamo ! Lo speriamo : i suoi figli innocenti ancora, e la sua moglie di una fede e di una virtù rara, gli otterranno questa grazia o più presto o più tardi, sa egli non se ne renderà indegno colla sua ostinazione. Il numero dei cresimati in quella mattina fu di ventisette. Assai più sarebbero stati, se il rispetto umano non ne avesse trattenuto molti. Ma Monsignore non stimò bene di concedere loro questo favore, non credendoli ancora sufficientemente istruiti, e non essendosi essi presentati per il catechismo, secondo il convenuto. Terminata questa cerimonia, Monsignore rivolse ancora poche parole agli astanti per lasciar loro un buon pensiero. « Ecco qui, disse, un terzo Sacramento amministrato nella nostra Chiesa fluttuante. Molti di voi colla Penitenza lavarono le loro anime nel Sangue Preziosissimo di G. C. , e poi le alimentaste e fortificaste colle sue Divìne Carni. Adesso molti altri, come vedeste, vennero a vestire la livrea del Signore, a giurare di seguire e difendere il suo glorioso stendardo, e ad ottenere quelle grazie particolari cha li rendono perfetti cristiani.
Sit Nomen Domini benedictum. Ricordatevene tutti : e voi che nella vostra fanciullezza foste segnati in fronte col sacro Crisma, e voi che otteneste adesso questo favore, voi tutti siete e dovete essere perfetti cristiani. Non sia mai che vi vergogniate del nome di cristiano ; gloriatevene al contrario; andatene alteri, se volete esser degni del nome che portate. Ma io debbo aggiungere una parola: questo Sacramento or ora amministrato è il compimento del santo Battesimo ; è importantissimo ma trascuratissimo ai giorni nostri, non solo in Europa, ma anche molto più in America. Eppure è uno dei sette Sacramenti istituiti da N. S. G. C. , e non si arriva ad esser perfetto cristiano se non dopo averlo ricevuto. Ogni cristiano è un soldato che ha nemici da combattere, ostacoli da vincere ; ma è col Sacramento della Confermazione che si conoscono questi nemici e s'impara a combatterli valorosamente; é con questo che si conoscono i pericoli, e allo stesso tempo si ottengono dallo Spirito Santo i lumi necessarii per superarli senza inciampi; è con questo in fine che s' impugnano le armi spirituali e s' impara a maneggiarle. E a voi, o padri o madri di famiglia, che raccomando di non trascurare questo vostro sacro dovere, di far cioè ricevere per tempo a' vostri cari piccolini il Sacramento della Cresima. I vostri figli sono buoni e puri ancora, ma sono deboli, ed è necessario che entrino nel campo del combattimento per dare prova del loro valore. Usciranno essi vittoriosi o vinti ? Ricordatevi che da questo combattimento dipende la loro eterna felicità, o la loro eterna sventura. Quindi armateli, non potendo voi procurar loro questa forza, queste armi delle quali abbisognano, portateli alla Chiesa, nostra buona madre, parche li prepari alla battaglia, e loro assicuri la vittoria. E un delitto privarli di questi soccorsi spirituali ; è un delitto del quale i genitori trascurati daranno conto terribile a Dio un giorno davanti al suo tribunale». E finì coll' impartire a tutti la pastorale benedizione. Fu in quel momento in cui tutti stavano col ginocchio e la testa e la fronte inchinata davanti al Pontefice funzionante, e che questi stava con ambe le mani alzate per benedire, che si tentò di ottenere la fotografia di quel magnifico gruppo; ma fosse per la troppa oscurità, o per l' umidità delle lenti, o per altra ragione sconosciuta, la fotografia non riuscì. Così finì questa prima parte della giornata dedicata al Signore, e che a giudizio di tutti fu la più bella del nostro viaggio.
La seconda parte di questa festa era anche ansiosamente aspettata da molti. In quel giorno si dovea passare la linea equatoriale e si parlava del battesimo da darsi a tutti appena entrati nell' Emisfero Meridionale, cioè nel nuovo mondo. Questo divertimento segna epoca nel viaggio , e cagiona viva gioia e grasse risa, specialmente nei marinai. Ben minchionati però restarono quei che credettero buonamente di dover vedere in mezzo al mare un lungo solco, o una linea reale o un gran fosso da saltare; per quanto tenessero lo sguardo fisso nelle onde, pure non videro nè linea nè fosso. Si erano mostrati troppo creduli i poveretti e furono gabbati. In quanto al battesimo nuovo da compiersi fu questione più seria.
Chi stava per il si, chi per il no. I primi adducevano come argomento in loro favore che, entrando in un nuovo mondo, abbisognava un nuovo battesimo ; che certe costumanze, lecite ed approvate dall' uso, debbono conservarsi ecc. ecc. Ma tacevano il meglio: si facevano difensori del battesimo niente altro che per la soddisfazione di avere un buon bagno in quella giornata di fuoco , e di divertirsi a spese altrui. I secondi per lo contrario oppugnavano l'idea dei primi , chiamandola strana e bizzarra...; appoggiavano il loro asserto dicendo che il battesimo, Sacramento dei morti, come quello, che imprime il carattere, non poteva e non doveva conferirsi se non una volta sola; che del resto , essi battezzati in Europa , anziché lasciarsi battezzare una seconda volta, preferivano vivere come Ebrei in America , dopo di essere vissuti come cristiani in Europa ; ma anche questi non dicevano tutto. L'idea di presentarsi, agli occhi di molti curiosi, bagnati dalla testa fino ai piedi come pulcini gettati a nuoto , loro non piaceva; è per questo che peroravano ora con vivacità per la soppressione di certi usi. La questiona così agitata fu portata davanti al tribunale supremo ; Monsignore era stato eletto dall'autorità competente giudice supremo; la sua sentenza sarebbe inappellabile; ed egli dopo di avere udito i differenti pareri, sentenziò par il no; quindi con certo rincrescimento di pochi, e con grande allegria di molti, la funzione del così detto battesimo del mondo nuovo, questa volta non ebbe luogo. I primi aveano perduta l'opportunità di un buon bagno gratis; i secondi non ebbero il fastidio di discendere a cambiarsi; sebbene molti non l'avrebbero potuto fare anche volendolo perché non avevano vestiti: a meno che avessero voluto sostituire ai leggeri panni di estate, i pesanti d'inverno da poco tempo lasciati.
Anche a tavola si festeggiò il passaggio della linea. Vi regnò più allegria del solito, più vive e gioviali furono le conversazioni; e l'idea che entravamo in un altro mondo, da tanto tempo sognato, del quale tanto si era parlato negli scorsi . mesi, gradiva a tutti. Alla sera si ebbero fuochi artifiziali (reali); fuochi di bengala accesi sulla parte più alta del ponte illuminavano a giorno il bastimento. Si organizzò improvvisamente una piccola banda musicale dai Napoletani, ed i canti popolari italiani crebbero in numero e in forza. L'allegria era universale; non eravamo più Europei; respiravamo già arie nuove, eravamo Americani.
La funzione della Domenica svegliò molti neghittosi, fece strabiliare i maligni , e servì a noi di grande incoraggiamento. I catechismi giornalieri continuavano , crebbero di numero e si protrassero assai più del solito. Non è la fede che manca nei cuori dei nostri Italiani, specialmente delle provincie meridionali , ma han bisogno di un risveglio ; è piuttosto l' ignoranza che li accieca e li fa parere più cattivi di quello che siano in realtà. Se questa gente viene ad essere istruita, colla fede avrà le opere, e si avranno cristiani di nome e di fatto. E per questo che crebbero e si protrassero i catechismi. Colle bambine vennero molte giovani in sul fior dell'età e molte donne attempate. Le Suore, con ammirabile coraggio, si frammischiavano colla turba magna di quei di 3' Classe, esortando le une, incoraggiando le più timide e facendo giornalmente nuove e belle conquiste. Molti libri immorali o pieni di errori furono tolti e gettati in mare. Non si aspettò più la Domenica per le confessioni e Comunioni ; ma vista la buona disposizione delle allieve, Monsignore stesso le confessava e preparava per la santa Comunione da farsi nel giorno seguente. Avemmo così una trentina di Comunioni distribuite nei quattro primi giorni di Marzo. Le nostre speranze però erano sulla domenica futura o sull' ultimo giorno del nostro viaggio. Molti infatti ci avevano dato parola di venire a fare le loro divozioni in uno di questi giorni ; ma poi tutto andò in fumo, senza colpa però di nessuno. Un terribile pampero ci colse la sera del venerdì (7 Marzo) e continuando con più o meno violenza fino ad oggi, distrusse tutte le nostre speranze. Di nuovo senza Messa, senza Comunione, senza preghiere e meditazione in comune; di nuovo i giramenti di capo, le rivoluzioni di stomaco, un mal essere in tutti. Pazienza. Si dovette troncare una bellissima opera incominciata da più giorni dalle Suore , ed era una visita tutti i giorni alle ammalate che si trovavano a bordo. Discendevano nei loro dormitorii, si sedevano al loro capezzale, s'informavano del loro stato di salute, dei loro bisogni, e poi con dolci e cristiane parole si sforzano di consolarle , animarle a soffrire tutto con rassegnazione e santa pazienza e ad unire i loro patimenti a quelli di G. C. che soffrì tanto per noi. Ben si può supporre che la loro opera non era senza frutto, ed anche questo lo distrusse il mal tempo. Pazienza ancora.
Ho finito ; e qui a nome di Monsignore, di tutti i Salesiani e di tutte le Suore ho bisogno di tributare nuove e meritate lodi al cortesissimo signor Comandante Allemand ed a tutta l' Ufficialità di bordo, per tutto quello che fecero per noi durante questo nostro viaggio. I poveretti soffrivano con noi durante i giorni del mal tempo , provvedevano a tutti i nostri bisogni e prevenivano persino i nostri desideri. Il Signor Comandante poi, come buon cristiano che è, avrebbe voluto che preparassimo per la Confessione e Comunione sei dei suoi giovani marinai; ce li condusse in fatti un giorno, e noi incominciammo ad istruirli ; ma poi giunse subito il mal tempo, ed anche quest'opera santa non poté condursi a buon termine. Il Signore gli paghi ogni cosa, e quello che ha fatto e quello che desiderava di fare.
Addio, carissimo signor Direttore ; presto Le scriverò di nuovo dandole contezza del nostro arrivo, del ricevimento di Monsignore ecc. Saluti per Monsignore e per noi tutti il carissimo Padre D. Bosco, tutti i Confratelli, tutti i Cooperatori, tutte le Cooperatrici , e ringrazii tutti per le preghiere che fanno per noi. Si ricordi sempre nelle sue preghiere del suo
Aff.mo Figlio D. EvAsio RABAGLIATI.
I nostri lettori osserveranno come in questa relazione siensi ommessi alcuni periodi. Ciò avvenne per ragioni di prudenza e per rispetto verso qualche autorità civile in quelle regioni, tanto più meritevole di tale riguardo in quanto che i malintesi, sorti a turbar la missione, sembra siano stati appianati.
REV.mo SIG. D. Bosco,
Giudico far cosa gradita alla S. V. Reverendissima col mandarle fedele relazione dell'ultima mia missione nelle terre Patageniche
I.
Partenza - Coronel Pringles - Abuso di potere - Battesimi e sofferenze degli indigeni.
Era il 28 Agosto 1884, quando, fatti i dovuti preparativi, io partivo per la detta Missione, accompagnato da un catechista e da un soldato che ci faceva da guida. L'oggetto di questa Missione era di ammaestrare nella dottrina Cristiana e di battezzare, come altre volte, gli infedeli che ancora si trovano sulle due spiaggie del Rio Negro finn a Reca, secondo accampamento della frontiera situato sul margine sinistro dello stesso fiume; e di poi prendere la direzione del Simay , e spingere i nostri passi sino al lago Nahuel Huapi , dove abitano in varii punti gruppi di selvaggi non ancora rigenerati alla grazia ...
Giunto a Coronel Pringles presi a catechizzare i ragazzi e le ragazze, onde prepararli alla Comunione... e il giorno 4 di settembre, dopo celebrata la Santa Messa e distribuita a quei fedeli la Santa Comunione , partivo per Patagones , indi per Viedma.
Il cammino da quel punto fino al paese misura la distanza di circa settanta miglia. Può la S. V. immaginare che buon passeggio. Eppure venne fatto nello stesso giorno e con un solo cavallo,, giungendo a destinazione in sull'imbrunire. Ma ciò che forse farà maraviglia a più d'uno degli Europei, è per gli Americani e specialmente pei Pa-tagóni la cosa più ordinaria. Nella Missione data con Monsignor Espinosa, più volte percorremmo 60 e talvolta anche 70 miglia al giorno; e nell'ultima Missione a Balcheta, non trovando acqua nel cammino, fui obbligato a percorrere, nello spazio di 14 ore, 114 miglia. Ad un certo punto i cavalli sfiniti per l'eccessivo calore, per la fatica e per la sete, si gettavano al suolo, sbuffavano, tanto da farci grandemente temere di non poter giungere sino all' acqua e di dover perire di sete.
Giungemmo a Viedma ...
Alcuni giorni dopo . . . pensammo di eseguire, nondimeno il piano della nostra Missione. D. Daniele col compagno D. Andrea Pestarino continuavano a stare in Viedma, facendo scuola ad una trentina di alunni e funzionando nella cappella del Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice. Pertanto, conforme agli ordini del Superiore, partivo nel campo, onde proseguire la Missione interrotta. Giunto a Coronel Pringles alle 10 del mattino del 21 di settembre , per essere giorno di Domenica mi diressi subito alla cappella per suonare la Messa, ma vengo avvisato essermi proibita l' entrata in chiesa. La gente che già sapeva come andasse quella facenda, stava sull' uscio delle abitazioni osservando che cosa avrei fatto in tale contingenza. Era digiuno ed aveva fatte 20 miglia per dare a quel popolo la comodità di udire la S. Messa, ma il demonio ridusse a nulla il mio progetto. Malgrado i giusti reclami di quei Cristiani, i quali non iscorgevano in ciò altro diritto che quello della forza, la cappella continuò a star chiusa al Missionario che domandava di celebrarvi i divini misteri ed amministrare i santi sacramenti, quantunque si aprisse ai curiosi di visitarla. Chiesti mi furono consegnati gli arredi sacri apparterenti alla Missione : ma la patena essendo rimasta inosservata in sacrestia la reclamai più volte, e non l' ottenni che dopo tre giorni e fui per ciò impedito di celebrare la S. Messa. . . . Malgrado queste opposizioni, continuai la mia missione per otto giorni, celebrando la Santa Messa nella casa di un privato per nome Tommaso Deacon , uomo di molta pietà e caldo di entusiasmo pei Missionarii Salesiani.
Nel mese di settembre dello scorso anno il Rio Negro faceva una grande crescenza e straripando in più punti, ne allagava i campi più bassi in grande estensione. Ciò fu causa che si dovette traslocare la tolderia, o tende degli Indiani, a un miglio distante dal luogo abitato prima, sopra una piccola collina quasi sterile di vegetazione. Ora due volte al giorno andava pure tra quei selvaggi, già quasi tutti Cristiani, ma tuttavia molto bisognosi di religiosa istruzione ; ne radunava quanti poteva , e li ammaestrava confermandoli nella fede. Alla fine ne battezzai una ventina, ed autorizzai quattro matrimonii. Quando il Missionario sta per partire da una Indiata, o raccolta d'Indii, per traslocarsi in altra , suole distribuire medaglie, croci ed altri oggetti di religione ai novelli cristiani, e spesse volte dà pure abiti e calzari ai più diligenti e bisognosi. In simili circostanze , è difficile evitare lo scontento di alcuni indiscreti. Talora succede udirli esclamare : « Per questo solo farsi cristiani . . . ? Non valeva la pena incomodami tanto col venire ad apprendere le cose del cristiano » E non manca chi dica :.« Non ci verrò più ». Il sacerdote allora, lungi dal mostrarsi offeso, deve trattarli con molta carità e pazienza e nell' atto di lasciarli, dir loro qualche parola di conforto. Cosi mi toccò pure di fare con alcuni pochi di quei poveretti.
Stando per partire da Coronel Pringles, alcuni di quelli indigeni mi fecero sapere che temevano due mali, cioè che si sviluppasse tra loro il vaiolo per non essere ancora vacinati , e gli effetti del calore eccessivo dell' estate , nel caso che li sorprendesse in quel sito privo di ombra e lontano dalle acque. Povera gente ! mi facevano compassione, ed avrei volentieri fatto qualunque sacrifizio onde migliorare la loro sorte ; ma era impossibile nelle attuali circostanze, giacché le autorità locali tennero in poco conto la petizione che il Missionario fece in loro favore. In fatti dopo due mesi, e al fine di novembre che qui è piena estate, li trovai ancora nello stesso luogo molto sofferenti.
II.
Missione a Cubanea. - Seconda Angostura. - Colonia Eustachio Frias. - Conesa.
Da Coronel Pringles passai alla diritta del Rio e venni 18 miglia verso Viedma a una piccola popolazione formata di famiglie quasi tutte italiane, che conservano tuttora la fede dei loro padri. La colonia conta più di venti anni di esistenza e porta il nome di uno de' suoi primi abitanti , chiamato Cubanea. Vi celebrai la S. Messa in varie case, e durante otto giorni insegnai la dottrina a grandi e a piccoli. La Missione in questo punto ha dato per risultato 35 confessioni, 30 comunioni ed un battesimo.
La seconda Angostura è situata al Sud del Rio Negro ed è popolata da molte famiglie , nella maggioranza indigene. Feci colà 5 battesimi , e preparai per la prima volta una quindicina di giovanetti ai sacramenti della Penitenza e Comunione. '
A poche leghe più in su si trova la Colonia Tenente Generale Eustachio Frias, dove, in casa di un Indo fatto cristiano detto Giovanni Paileman , battezzai 11 Indiani adulti e due bambini , e benedissi 5 matrimonii. Giovanni Paileman è uno dei primi abitanti di quel territorio. Ancora infedele era acerrimo nemico de' suoi compatriotti ladroni. Siccome avea il grado di capitano, così in più circostanze fu visto impugnar la lancia, e seguito da alcuni de' suoi servitori ed amici, marciar dietro agli Indi malfattori, detti volgarmente malones, assaltarli con intrepidezza, vincerli, metterli in fuga, e far restituire vacche e cavalli ai proprii padroni. Resosi cristiano si distingue tra suoi paesani per le sue buone opere. Non si conosce povero che avanti sua casa stenda inutilmente la mano o indarno gli domandi un favore. Il Missionario trova quella casa degna di confidenza, ed è trattato con particolare attenzione. Non meno degna di encomio è Donna Rosa Pichu. Sebbene assai ricca, va vestita con molta semplicità ed alla moda delle sole paesane. Allegra ed affabile protesta sempre che per ricompensa di sua carità non pretende altra cosa che il Cielo.
Il 28 ottobre giunsi a Conesa, dove mi fermai otto giorni, percorrendo i varì punti delle due spiaggie. La Missione ivi diede per risultato 8 comunioni di minori, 14 battesimi, dei quali 4 di indigeni, un bambino e tre adulti. Si autorizzò pure un matrimonio.
III.
Missione a Castre. - Un buon giovanetto. - Missione a Balcheta. - Parole di due Cacichi.
Il 5 di novembre cominciai la Missione di Castre per la prima volta. Finora non si era giunti in questa terra per essersi popolata da poco tempo. Col nome di Castre si dinota la spiaggia al Sud del Rio Negro, che dalle vicinanze di Conesa s'estende sino a Choele-Choel, con una lunghezza di circa 110 miglia. Le case sono disseminate qua e là pel campo e regolarmente sul margine del fiume. V. S. Rev.ma può figurarsi le difficoltà che presenta la Missione in queste circostanze, e quanto sia cosa ardua evangelizzare gente impiegata alla custodia del bestiame in qualità di garzoni e massari, tanto più quando non possiede neppure le più elementari nozioni del cristiano. Allora è mestieri che il sacerdote scelga un luogo centrale, e di lì percorra le case che hanno più necessità del suo ministero. Così fu praticato a Castre, e la Missione fruttò 27 battesimi, di cui 12 di Indi adulti, e 8 matrimoni.
Stando in Castre mi successe il seguente episodio. Un giorno galoppando sotto i raggi di un sole cocente, in un campo privo di ombra e lontano dalle case, un giovanetto, che poteva avere 15 anni , vedutomi di lontano, abbandona il suo gregge e sciogliendo le redini al suo brioso cavallo, in cinque minuti mi sopraggiunge e silenzioso camminava al mio fianco. Lo mirai ed il suo aspetto mi persuase essere un fanciullo buono e sempliciotto. Perciò gli dimandai in sua lingua se mi conosceva e che volesse. L'Indio mi guardò e mi diede una risposta indecisa. Allora feci rallentare il passo al cavallo, e gli parlai in confidenza, facendogli intendere chi fossi e l'oggetto della mia Missione in qualità di Ministro di Dio. Gli diedi un'idea generale di Dio, della SS. Trinità, delle Persone Divine, dell'Incarnazione di Gesù Cristo e della necessità di ricevere il santo battesimo per salvarsi e andare in cielo dopo morte. Dopo queste brevi nozioni l' interrogai : Credi tu in un solo Iddio creatore del cielo e della terra e di tutto quanto in essa si contiene ? - Sì, Padre, credo - Credi che in Dio vi sono tre Persone realmente distinte, Padre, Figliuolo e Spirito Santo - Sì, Padre - Credi che il Figlio di Dio Gesù Cristo é morto sulla croce per salvare gli uomini ? - Lo credo - Chi non è cristiano può andare al Cielo dopo morte? - No , Padre - Vuoi tu farti cristiano? - Sì, Padre - Ma quando? -- Adesso - Ma non vedi che non c' è nè casa, nè ombra dove fermarci, e neppure chi ti faccia da padrino? - Non importa niente; gettami acqua sulla testa, lavami e fammi cristiano. Può essere che tu (1) non passi più da queste parti ed io mi resto infedele - La franchezza con che parlava , il sembiante suo modesto , che rivelava la candidezza del suo cuore, facevano una dolce violenza alla mia volontà , ed avrei senza dubbio soddisfatto i suoi desideri, se avessi previsto l'impossibilità di meglio prepararlo e battezzarlo di ritorno dalla Missione.
Il 10 di novembre alle 3 di sera, accompagnato dal mio catechista e dal soldato di guida, intraprendeva la salita della traversata, che dal fortino di Casire si estende sino alla valle di Balcheta. Misura una lunghezza di 30 leghe ossia 90 miglia, ed è priva di acqua e di ombra ; quindi il viaggiatore deve procurare di farla in un solo giorno, per evitare la pena della sete per sè e pel cavallo. Per compierla , per così dire , di un fiato noi dovevamo viaggiare tutta la notte e buona parte dell'indomani. Nei tempi di pioggia la traversata è meno malagevole, perchè è facile trovare qua e là bacini formati dalla stessa natura e serbatoi di acqua. Al giungere in cima della collinetta si osserva una pianura, in cui l' occhio si perde , non vedendo che cielo e terra con alcune prominenze poco elevate. Il suolo pare abbastanza fertile , perchè è regolarmente coperto di pascoli. Alla metà della traversata s' incontra un tratto di cammino di circa 30 miglia, detto Passo di Gualicho (gualicio) ossia passo del diavolo. La ragione si è che vi sono monti , burroni, terreno sabbioso , boscaglia e luoghi difficili ed aspri , per dove passando è raro che non si lasci, quale insegna, un pezzo di vestito sopra i gli spinosi rami di qualche cespuglio. Giunti alla discesa, la nostra vista si rallegrava spaziando in una valle assai estesa, dove si osservavano laghi di acqua, e dove avremmo voluto giungere tosto per liberarci dalla sete che ci angustiava. Ma il soldato che ci accompagnava ci disse che quell'acqua è salata, e non si poteva bere; a cinque leghe più basso nella valle troveremo acqua dolce, soggiunse. Erano le due dopo mezzodì ; il sole era cocentissimo , ed alcuni dei nostri cavalli stanchi e divorati dalla sete si gettavano al suolo e sbuffavano da far compassione ; nè v'era ombra dove rifugiarci per prendere un poco di riposo. Che fare? Ci raccomandammo alla Divina Provvidenza e continuammo la marcia. In viaggi così lunghi e in luoghi mancanti di acqua, malgrado delle precauzioni che si prendono, perchè nulla manchi di ciò ch'è più necessario, è tuttavia impossibile che il cuore non venga ad essere in preda a certe ambascie e non sperimenti certi timori di non so che debba o possa succedere di sinistro. In effetto la tradizione dice che alcuni sono stati vittima della sete. Laonde, umanamente parlando, è necessario un grande coraggio , e spiritualmente una grande confidenza in Dio, per tirare innanzi allegramente.
Arrivati a Balcheta, mi posi d'accordo col signor tenente Carlo Gavina, ufficiale di quella piccola fortezza, sollecitando la sua cooperazione. Il buon tenente si arrese ai miei desideri , mi alloggiò sotto la sua capanna, mi fe' sedere a sua mensa, e ogni giorno mi accompagnava alla tolderia o abitazione degli Indi, e me gl'inviava per l'istruzione religiosa. Vi sono due tolderie appartenenti ai due Cacichi D. Andrea Pichalao e D. Giovanni Saccomatra. Questi Indi, per la loro indole pacifica ed alquanto laboriosa, sono dei più ricchi in bestiami, che finora io abbia conosciuto. Ma come tutti gli altri conoscono poco o quasi nulla l' agricoltura. I loro toldi, formati di pelli di guanaco, sostenute con pali fissi nel suolo, sono ordinariamente ovali, ed aperti da una parte. I letti consistono in un cuoio steso sul nudo terreno con una gran quantità di coperte di lana, tessute dalle loro donne con mille disegni e con raffinata perfezione. Non hanno nè armadi , nè bauli o simili , ove riporre il vestiario , perciò le loro masserizie pendono qua e là da una pertica nell'ambito del toldo. Cucinano all'aria aperta , e mangiano con piatti e cucchiai di legno ch'essi stessi fanno.
Mi fermai colà una settimana, e potei colla grazia di Dio prepararne gran numero al santo battesimo, mediante la cooperazione del signor tenente che me li radunava ogni giorno , perchè potessi catechizzarli. Di 180 Indi appartenenti alle due toiderie si battezzarono 110, in maggior parte adulti, e si benedissero 17 matrimoni. Memorabili sono le parole che pronunziarono i due Cacichi, Andrea Pichalao e Giovanni Sacomatra, la vigilia di mia partenza da Balcheta ; e perché le giudico di qualche utilità, le riferisco almeno in parte.
Disse il Cacico Andrea Pichalao : « Ci rallegriamo sommamente per la bella sorte di aver avuto in questi giorni tra noi un personaggio messaggiere di Dio, il quale a suo nome c'insegnò ad una volta il cammino del Cielo e della vita civile ; che sobbarcandosi a duri sacrifizi di viaggio e di vita mortificata, s'introdusse in mezzo a noi per farci comprendere le cose del Cristiano. Che pretende egli con ciò ? Null'altro che il nostro ben essere: correggere i nostri costumi e dare ai nostri figliuoli buona educazione. Io gli sono grato come la mia gente. Ma specialmente ne saranno riconoscenti questi fanciulli , che un giorno potranno godere con maggior frutto dei suoi benefizi. Che ritorni presto altra volta e resti con noi l'uomo di Dio, affinché viviamo felici. Io sono vedovo, e siccome mi son fatto cristiano, desidero contrar matrimonio secondo la legge cristiana ; lo che spero di poter effettuare al ritorno del ministro di Dio. »
Giovanni Sacomatra parlò così : « Dobbiamo essere assai grati al ministro di Dio, che seppe vincere grandi difficoltà per giungere sino ai nostri toldi. E la prima volta che abbiamo avuto per vari giorni la felice sorte di udire cose , che o ignoravamo affatto, o conoscevamo solo in parte e assai confusamente. Animo dunque, fratelli miei, imprimiamo bene nelle nostre menti la dottrina che c'insegnò l'uomo di Dio. Egli non parlò per se, ma per noi altri e pei nostri figli: c'insegnò il fine pel quale ci ha creati Iddio, e perchè Gesù Cristo suo Figlio è morto crocifisso ; il premio che ci aspetta in Cielo dopo morte se saremo buoni, il castigo che ci darà Dio. se saremo cattivi. Ci disse che l' anima nostra al separarsi dal corpo andrà a godere con Dio per sempre, oppure sarà gettata nei tormenti dell'inferno, dove penerà eternamente coi demoni. » Fin qui son sue parole. Disse pure molte altre cose che per amore di brevità ometto.
Giovanni Sacomatra è sui 40 anni, ha fratelli, sorelle, e numerosa famiglia. Il sembiante lo appalesa appartenente ad una delle prime famiglie del deserto. Parla con molta eloquenza , affascinando mirabilmente l'attenzione degli uditori. Conosce a perfezione l' idioma Thuelche , che usano gli Indi del Sud della Patagonia, la cui natura è del tutto differente dalla lingua pampa o chilina, con una pronunzia simile a quella degli Inglesi.
(1) L'Indo nel suo idioma dà del tu a tutti.
IV.
Missione interrotta a Choele - Choel. - Arresto del Missionario. - A Bahia Bianca. - Conclusione.
Terminata la Missione in Balcheta, ripartii per Castre , e scorsi il margine Sud del Rio Negro fino a rimpetto di Choele-Choel. Giunto in questo accampamento il 22 novembre, mentre stava battezzando alcuni bambini , mi si annunzia ... l'ordine di abbandonare immediatamente quella località ; il che non essendo possibile, per non a vere in pronto i cavalli, ottenni dal comandante di quel posto la proroga fino al domani. Sparsasi l'infausta notizia, la gente si approfittò di quelle poche ore per fare battezzare i loro bambini ; ma urgeva l' ordine di partire , sicché fui obbligato ad interrompere quella Missione e ritornare a Patagònes.
Avendo camminato tre giorni continui, arrivai in un sito detto il Turco, dove contava fermarmi due giorni, tanto per riposare, quanto per battezzare 8 o 10 persone in quel vicinato. Ma ecco che ancor qui il demonio mise la coda, imperciocchè appena ne aveva rigenerata una , che mi sorpresero gli agenti di polizia, i quali avevano l'ordine di cercarmi per ogni dove ed accompagnarmi a Viedma. A questo effetto il capitano di Coronel Pringles avea spedito due squadre di soldati , una al Sud e l'altra al Nord , ed alla testa di quest' ultima si pose egli stesso. Al vedermi in tali strettezze, quei buoni popolani tremavano forte temendo per me ; ma io esaminai la mia coscienza, e per grazia di Dio non avendo trovato di aver commessa azione alcuna, che mi facesse reo di colpa e degno di quel trattamento , mi esibii di buon grado al capitano, disposto a far ciò che lui ordinasse; e da quel momento mi riguardai privo della libertà personale e in balia della forza.
Alle 4 pomeridiane del 25 di novembre partimmo da Turco , ed al tramontare del sole dei giorno seguente giungemmo a Patagònes. La notte dal 25 al 26 la passai in un albergo di Coronel Pringles , grazie all' indulgenza del Capitano. Il giorno 26 venendo da Pringles a Patagònes , in una fermata, stanco dal lungo cavalcare, presa la refezione di carne e di vino , di quel puro che corre nel Rio Negro, entrai dentro un folto arboreto di salici, alla cui ombra riposai sul fresco ciglione d'una laguna. Secondo che mi raccontarono i compagni, i miei bravi soldati che erano tutti Indi, dopo un breve sonno si svegliarono, e guatando per ogni banda e non vedendomi, sospettarono che avessi alzato il tacco, onde cominciarono a bisbigliare fra loro, facendosi la dimanda l'un l'altro : Cheu mloquey ta patiru? Dove starà il padre? - Chuchemay, rispose uno ; chi lo sa? Il capitaneco (grado che tra gli Indi corrisponde a quello di capitano tra noi), si conturba e dà ordine ai suoi di montare a cavallo e cercarmi in quei d' intorni. Le loro grida e il calpestio dei cavalli mi svegliano, pongo attenzione e vengo a conoscere che la loro inquietudine era stata originata dalla mia assenza; per il che uscii tosto di là , e mi presentai ai loro sguardi. Al rivedermi si calmò in loro ogni timore e si contentarono di dirmi: - Cheu amufuimi? dove era andato?-Stava qui vicino riposando all'ombra di un albero. - Cùmelecay, cúmelecay, bene, bene, borbottò il capitaneco. Indi montai a cavallo e partimmo.
Come già dissi, all'imbrunire del giorno arrivammo a Patagònes dopo la discreta marcia di 54 miglia. Io era stanco, e le membra del corpo e specialmente lo stomaco, dopo tanti scuotimenti, reclamavano il loro tributo , ma questo non era concesso nè alle une nè all'altro.
Salutato di passaggio il Superiore D. Fagnano, e datogli contezza dell'accaduto, traghettammo il fiume ed eccoci a Viedma. Debbo notare che da Coronel Pringles io mandava un telegramma a D. Fagnano per informarlo del mio arresto; ma il telegramma gli veniva recapitato un'ora dopo il mio arrivo.
Io credeva che trovandomi innocente, mi avrebbero mandato pei fatti miei. Ma non fu così, imperocchè fattomi passare in un salone del tribunale, si rimando l'affare all'indomani. Là, come in mia prigione, mangiai e dormii. In quanto a me, era tranquillo, perchè già mi era quasi abituato a tali miserie e tribolazioni; ma mi affliggeva il pensiero che i confratelli e le Suore penavano per causa mia. Essi, non potendo altro, pregarono per me con grande ardore ed affetto , e le loro preghiere fecero sì che all'indomani alle 9 1/2 antimeridiane si procedette all'interrogatorio, alla presenza di due testimoni.
Così mi parlò il giudice : 1° Con quale autorità Ella va pel campo a dar Missioni, battezzando, ed autorizzando matrimoni? 2° E perchè autorizza unioni tra soldati ?
Da queste dimande capii tosto che due erano i capi di accusa contro di me: 1° Per esser partito in Missione senza passaporto del Governo; 2° Per aver violato la legge militare che prescrive « non doversi autorizzare unioni matrimoniali, senza il consenso del proprio Cacico. » Laonde in quanto alla prima dimanda, risposi che era andato in Missione, questa volta come tutte le altre, autorizzato da Mons. Arcivescovo di Buenos Aires e dallo stesso Governo della Repubblica, il quale non solamente autorizza il Missionario al compimento del suo Ministero in favore dei selvaggi , ma passa persino ai Salesiani un piccolo sussidio per facilitare la Missione. Alla seconda interrogazione risposi che in questa ultima Missione non avea legittimato nissun matrimonio tra soldati, e che se altre volte l'avea fatto, era sempre andato d'accordo cogli ufficiali del luogo, dove mi trovava. Queste parole vennero scritte in un foglio, che venne firmato da me, dal giudice di pace, e da due testimoni. . . . Allora fui messo in libertà, ma ricevetti l'ordine di ritirarmi sull'istante dal territorio della Patagonia. Lasciando a Dio e agli uomini di buon conto il portare giudizio sull'equità di tale sentenza, la eseguii prontamente, abbandonai Viedma, e passai a Patagones, dove la mia presenza rasserenò gli animi de' miei cari Confratelli Salesiani
Dopo alcuni giorni il mio Superiore D. Fagnano giudicò bene che io passassi a Buenos Aires , e così ho fatto. Qui l'Ispettore D. Giacomo Costamagna mi stabilì per dimora la casa di Nostra Signora della Misericordia, dove mi trovo assai, bene, perchè mi vi tiene l'ubbidienza.
Nel cammino da Patagònes a Buenos Aires passai a Bahia Bianca , dove mi fermai a celebrare la festa dell'Immacolata Concezione. Alcuni italiani, avendo saputo che io era di loro nazione, mi pregarono a restarmi un giorno di più, per udire le loro confessioni. Accondiscesi al loro pio desiderio e l'indomani, che era giorno di domenica, si accostarono alla santa Comunione circa 40 persone, la maggior parte uomini. Sebbene tal numero paia poco a noi, per quei di Bahia è molto; ond'è che il signor parroco ne fu lietissimo, e disse esser la prima volta che aveva visto tanti uomini alla Comunione. Oh ! quanto bene potrebbero fare i missionari italiani nei differenti paesi di questa provincia, dove molti cristiani ancor buoni vanno di piano in mano perdendo la fede, per non esser chi li istruisca, e li ascolti in Confessione ! Certamente questo bisogno non sfugge alla mente del nostro zelantissimo Arcivescovo Mons. Federico Aneiros, il quale appunto usa tutte le industrie del buon pastore , a fine di provvedere alle sue pecorelle disperse nel campo ; ma molte volte gli mancano i soggetti adattati. I sacerdoti poi , perchè sieno atti a compire il loro ministero a profitto delle anime, dovrebbero non solamente sapere l'italiano, ma aver anche un po' di pratica dei differenti dialetti di nostra penisola , almeno dei principali , come del piemontese, del genovese, del napoletano, del lombardo e veneziano; la qual cosa non è sempre facile.
Conchiudo questa mia relazione col metterle sott' occhio in questo specchietto quel poco , che colla grazia di Dio e sotto la protezione della Beata Vergine Ausiliatrice, fece questo inutile suo figlio nell'ultima sua Missione, e col pregarla a volerne ringraziare con me il Misericordioso Signore.
Battesimi Matrimoni Comunioni
Coronel Pringles . . . 19 4 14 Cubanea 1 » 30 2' Angostura - 5 » 12 Colonia Eustachio Frias 13 6 » Conesa Sud e Nord 14 1 8
Castre 27 8 »
Balcheta 119 17 »
Choele-Choel 10 1 »
Totale . . 208 37 64
Mi raccomando in fine alle sue orazioni, o carissimo padre, e pregandola a voler gradire i miei
rispettosi ossequii godo di professarmi con grande stima ed affetto Di V. S. Rev.ma
Buenos Aires, 20 febbraio 1885.
Umilissimo figlio in G. C.
Firmato: Sac. DOMENICO MILANESIO.
MOLTO REv. SIG. D. Bosco,
L'Arcivescovo mi ha nominato Parroco di Viedma capitale della Patagonia. Il governatore Lorenzo Winter nutre per noi sentimenti amichevoli. Fui a visitarlo. Mi accolse cordialmente e mi offerse la sua protezione e il suo aiuto in ogni occorrenza. Le medesime disposizioni dà a divedere per tutti i Salesiani. Ieri mi consegnò le chiavi della Cappella provisoria e si assunse l'incarico di condurre al punto di essere officiata la chiesa parrochiale incendiata l' anno scorso; e ciò per il giorno 25 Maggio, festa solennissima della patria. Si puo quindi sperare che il giorno 24 dello stesso mese avremo la consolazione di festeggiare nella stessa chiesa la nostra Santissima Madre Maria Ausiliatrice.
Evidente è la necessità grande che abbiamo tutti noi d' una assistenza specialissima del nostro Signore. Quindi voglia impegnarsi, o Caro Don Bosco, affinchè in Europa vi siano molti che preghino per noi, e in particolare i nostri Confratelli, i nostri giovanetti, le Suore, i figli di Maria Ausiliatrice e tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici, al fine che il Signore ci conceda molta pietà, prudenza e zelo, cosicchè noi possiamo perfezionare noi medesimi, edificare e convertire gli altri.
Viedma, 12 febbraio 1885.
Sono il suo affm° figlio in G. e .M.
Sac. TADDEO REMOTTI
1 Aprile 1885
MOLTO REV. E CARO PADRE SIG. D. Bosco,
Benedetto sia il Signore nella sua infinita bontà e misericordia, perchè in quest' anno, non ostante la nostra estrema povertà di personale, abbiamo potuto ordinare una novena a S. Francesco di Sales e festeggiare il suo giorno così solennemente, come forse non si fa in altra casa della Congregazione ; e sia pur lode agli ottimi e benemeriti Cooperatori e Cooperatrici che tanto ci aiutano e in tutti i modi, sicchè si può dire che la festa di S. Francesco di Sales in Utrera è tutta opera di essi.
La novena fu predicata da tre zelantissimi Parroci della vicina Siviglia, tanto più degni di tutta la nostra gratitudine in quanto che non dubitarono di approfittare dei pochi momenti, che era loro possibile sottrarre alla cura della parrochia, per venire a cantare le lodi dell'amabilissimo Pastore di Ginevra. Essi. portaronsi da Utrera alle loro case il nostro affetto e la nostra sincera riconoscenza. Il nostro Santo Patrono però saprà ben più degnamente ricompensare il loro zelo e i loro sacrifizii.
Il concorso alla nostra chiesa fu sempre grande, a dispetto del cattivo tempo. Tuttavia quando arrivammo al giorno 28 , giorno in cui dovevamo avere fra noi il nostro angelo tutelare, quegli che così bene sa compensare il nostro cuore per la lontananza da lei, nostro caro Padre, il veneratissimo e amatissimo Vescovo di Coria, Monsignor D. Marcello Spinola, il cielo fin dal primo mattino divenne sereno , un popolo immenso occupò la chiesa dando così una nuova prova dell'amore e rispetto che nutre per questo zelantissimo Pastore e Cooperatore insigne. Io non le dirò l' affetto, il desiderio con cui noi lo raccogliemmo in casa, perchè è impossibile contraccambiare l'amore che egli ci dimostra, l' affabilità con cui ci tratta, e la famigliarità con cui vuol essere trattato. I nostri sentimenti erano quest'anno resi più vivi della particolare circostanza, che questa era senza dubbio l'ultima visita che il buon Pastore ci faceva in Utrera, poichè fra troppo brevi giorni dovrà lasciare Siviglia per recarsi nella sua nuova sede, la diocesi di Coria. Assai perde Siviglia, moltissimo una infinità di pie associazioni, e instituti di cui egli è la vita, e non meno perdono i Salesiani che in lui trovavano sempre il padre, l'amico, il consigliere e l'aiuto in qualunque frangente. Voglia il Signore rimunerarlo di tutto il bene di cui ci fu largo e fare che fruttifichi in noi la memoria de' suoi esempi di eminente virtù e di spirito veramente Salesiano ! Infaticabile sempre nell' apostolato ministero , Monsignore predicò alla vigilia con quell' unzione che gli è propria sempre, specialmente però quando parla di S. Francesco di Sales. Il giorno 29 confessò, diede la S. Comunione, e giunta l'ora del Pontificale cominciata la Messa e prima del Credo, seduto nel bel mezzo del Presbiterio , con in mano il baston pastorale e in capo la mitra, disse il panegirico del Santo; piena la chiesa di fedeli, fissi tutti nell'uomo di Dio che dava sfogo al suo cuore. Non si udiva che la sua voce, non si vedeva che la soddisfazione che animava tutto il popolo e il desiderio che non così presto passassero le dolcezze di quel momento.
Finita la funzione Monsignore andò a visitare gli alunni che incominciavano il loro pranzo e, augurato loro buon appetito e avutene le infantili e semplici grazie, si recava alla modesta agape preparata dalle buone Cooperatrici, dolenti di non poter fare quello che avrebbero desiderato perchè la frugalità del buon Pastore avea posti limiti alla loro generosa ospitalità. Appena finito il pranzo, il degno Prelato aspettava in chiesa buon numero di confirmandi, e amministrato il Sacramento della Cresima a quelli che si presentarono, incominciò
la conferenza ai Cooperatori. Principiò il suo dire dando una idea chiara ai Cooperatori dei doveri e dei favori che essi avevano con questo titolo; passò quindi ad esporre di quanti modi fosse o potesse essere la loro cooperazione, e come per questa venissero a partecipare di tutto il bene che con la grazia del Signore fanno i Salesiani; proseguì con restringere e riassumere i loro doveri nella limosina ed orazione, mezzi efficaci e indispensabili per propagare il bene; invitolli a diportarsi, sempre generosamente con il Signore, e finì con impartire ad essi la sua santa benedizione, come caparra di quella che, con le buone opere, si meriteranno dal Signore tutti i Cooperatori fedeli alla loro missione. - Dopo poco più di un' ora di riposo incominciava la funzione della sera, come conclusione della solennità. Il Vescovo parlando della fedeltà del Santo nel servizio di Dio fino alla morte e nella morte , conchiuse animando il popolo alla divozione di S. Francesco di Sales, divozione che egli vorrebbe vedere ridotta alla vera pratica, coll'imitazione di sue belle virtù. L' umiltà e la dolcezza colla quale parlava Monsignore rapì i cuori e li accese di vero entusiasmo. Diede quindi la benedizione con il SS. Sacramento e così coronò una festa le cui rimembranze inondano l'anima di vera consolazione e i cui frutti speriamo siano stati molti e di lunga durata.
Ecco, caro S. D. Bosco, un poco di frutto delle nostre povere fatiche. Tutto noi lo riconosciamo dalle preghiere sue con cui ci sostiene, mentre noi facciamo altrettanto per Lei nella nostra povertà. Il Signore ci favorisce come favorisce specialmente la Diocesi di Siviglia, che preservata prima dal colera, fu pure ora preservata interamente dalla catastrofe del terremoto. Non è questa benedizione speciale ? Oh! preghi per noi, per tutti R. S. D. Bosco, che possiamo corrispondere alle sue speranze, mostrarci veri Salesiani e rimediare con i nostri buoni esempi alla necessità spirituale di questi popoli; preghi per me che più di tutti ne ho bisoguo. Sono il più indegno ma non sono il meno riconoscente e affettuoso de'suoi figli in Gesù Cristo ;
ERNESTO OBERTI Sac.
Volendo fare un degno panegirico al testè defunto P. Ludovico da Casoria, basta enumerare le imprese grandissime e sublimi alle quali dié mano, recandole a compimento.
Nacque egli in Casoria nel 1814, ed ancor giovinetto entrò nell' Ordine dei Riformati di San Pietro ad Aram in Napoli; apprese e poi insegnò matematiche e fisica terrestre.
Compiuti i suoi studii e consacrato sacerdote, si adoperò e riuscì ad impiantare una infermeria nel convento di S. Pietro ad Aram.
L' anno dopo comperò le case di Scarpa e del barone Pellegrino alla Conocchia e, sempre coll'obolo della carità, le trasformò in ospedali per monaci e preti poveri.
Valicato il mare, di propria iniziativa, fece il riscatto dei mori in Africa, ove si recò per ben tre volte, e ne condusse seco ben ottanta, tra maschi e femmine, in Napoli, ove fondò alla Palma il Collegio dei Moretti, affidando i riscattati ai Monaci riformati e alle Monache stimmatine, secondo il sesso.
Al tempo dell'invasione colerica del 1854 sentì il bisogno di fondare un'altra casa di beneficenza per gli orfani, raccogliendo in questa circa un 800 fanciulli come risulta da una memoria scritta à quei tempi dallo stesso P. Ludovico, con generale edificazione.
Poscia si studiò e venne a capo, in men di tre mesi, d'impiantare un Collegio agrario a Sorrento, nel rione detto Deserto, per educare gli orfani e gli indigenti all'agricoltura.
Un'altra casa impiantò a S. Raffaele a Materdei, raccogliendovi fanciulli poveri per istruirli nell'arte della musica, della tipografia e dell'intaglio.
Col medesimo indirizzo, fondò in Assisi un ospizio pei ciechi e sordo-muti : ospizio che precedette forse in Italia tutti gli altri per il metodo didattico applicato a quegli organismi ammalati.
A Roma fondò un altro ospizio, che tenne finora aperto a pubblica scuola.
Fece fabbricare all'emiciclo di Capodimonte due case per le suore Stimmatine e per le Elisabettine, le quali raccolgono orfane, e le educano e redimono.
Da qualche anno aveva fondato l'Ospizio svarino a Frisio, nel cui ambito erano raccolti vecchi marinai e fanciulli scrofolosi, ed ora attendeva a fabbricare, accosto all'ospizio, un'altra casa per i moretti, la quale può dirsi già terminata. La Comunità religiosa dei frati Bigi fu istituita da lui.
Nella faustissima ricorrenza del VII anniversario secolare della nascita del Poverello d'Assisi, inaugurò il grandioso monumento a Frisio, presso l'Ospizio surriferito, e dette a cinque mila poveri un lauto desinare, radunandone a mensa, nel gran cortile dello stabilimento a S. Raffaele, un centinaio al giorno per circa un mese e mezzo.
La sola carità di Gesù Cristo forma uomini così meravigliosi, il cui nome è destinato eziandio su questa terra, a risuonar glorioso attraverso il succedersi dei secoli.
I
Un giornale di Parigi, che costava un soldo e valeva anche meno, dava quest'avviso importante: « Chi volesse vedere miracoli, vada le sere di giovedi e domenica dalle ore 7 alle 8 nella chiesa di N. S. delle Vittorie. » Un signore, vecchio associato, sorpreso di quest'annunzio , si fa premura la sera d'un giovedì di recarsi in quel Santuario per vedere i miracoli. Era il mese di maggio 1879. Il parroco predicava sulla misericordia di Maria, speranza dei peccatori, e la Madonna trionfa del cuore di quell'infelice, che da moltissimi anni era vissuto lungi da Dio ! Dopo il sermone il nostro vecchio signore andava in sacristia, e rivolgendosi al buon sacerdote che aveva predicato, « Voi, disse, vi vedete innanzi un vecchio increcredulo ; il giornale La Lanterne annunziò che qui si facevano dei miracoli : venni per curiosità, ascoltai le vostre parole di salute e di pace , e N. Donna delle Vittorie ha vinto : voglio confessarmi. »
« Dopo che egli fu riconciliate con Dio, si rivolse al curato, dicendogli : « È tanto il gaudio che io provo, che voglio fare un'offerta alla Madonna ; parlate: sono agiato, sono, pronto a qualunque dono come omaggio di riconoscenza verso Colei che mi ha salvato. » « Una sola cosa desidera da voi la Madonna (rispose cortesemente il sacerdote): voi foste menato qui per l'avviso del giornale La Lanterne; conducetemi domenica il redattore di quel giornale. » « Impossibile (soggiunse tosto quel signore); non voglio più associarmi al pessimo giornalaccio, quindi non conserverò più relazioni col direttore.
« Eppure (insistette il buon prete) N. Signora vuole da voi una tale conquista. » Il curato non aggiunse altro, e lasciò indeciso il nostro novello convertito, il quale però, sentendo un forte stimolo al cuore, per ringraziare in qualche modo la sua celeste Liberatrice , si portò l'indomani all'ufficio della Direzione del giornale.
« Giungete a tempo (dissegli tosto il redattore); sto appunto qui scrivendo la cronaca. Che notizie avete da darmi?
« La notizia più importante è questa, che ieri sera fui alla chiesa delle Vittorie secondo il vostro annunzio. - Benissimo, parlatemi subito dei miracoli, pettineremo bene i preti. - I miracoli ci sono (aggiunse con gravità il convertito) - ma desidero che li vediate anche voi, e domenica sera favorite di aspettarmi , verrò a prendervi alle 7. - Il redattore cercò di scusarsi, protestando l'impossibilità di disporre la serata in tal modo; ma, vedendo l'insistenza dell'associato, cedette; alle 7 e mezzo della domenica entrava con lui nel Santuario. Passò i primi momenti a guardare qua e là, ascoltò i canti , mirò l'altare , e disse al compagno: « Tutto va bene, la musica è buona, la chiesa è di buon gusto; ma i miracoli dove sono ! - Pazientate ancora alcuni minuti, e poi vedrete, gli disse l'amico.
« Ed ecco salire sul pergamo il sacerdote : a quella vista il valente redattore si rivolge al compagno e gli dice : « Non ci manca altro che la predica adesso... buona sera, me ne vo... forse ritornerò più tardi. - No, aggiunse tosto il compagno, « rimanete qui, perchè i miracoli si fanno nel tempo della predica. » - Quegli ritirossi allora in un cantuccio più per gentilezza che per convinzione. Le prime parole del curato furono ascoltate sbadatamente, poi con attenzione ed avidità, poi in lagrime ! Un'ora dopo era ai piedi del predicatore a confessare le sue colpe. Da quel momento non impiegò la sua penna che per la causa della Chiesa, entrando come collaboratore del giornale L' Univers. - Ne sia lode a N. S. delle Vittorie, che è la speranza e la salvezza dei peccatori. »
609 Rossi D. Giovanni Batt., rettore - Citille (Firenze).
610 Rossi Teotista - Ventimiglia.
611 Rossi D. Giovanni, parr. - Ossana (Tirolo).. 612 Rovaglio D. Luigi - Cremona. 613 Roersi D. Luigi, can. - Reggio Emilia. 614 Roersi D. Gio. Batt. , arcipr. - Volta di Mantova.
615 Roviglio D. Giuseppe - Pordenone (Udine).. 616 Rozio D. Giuseppe, can. - Finalborgo. 617 Sabaini D. Domenico, cooperatore - Garda ( Verona).
618 Sabina Mizzettini Montico - Udine.
619 Saju D. Antioco , vic. parr. - Pannosfanadiga (Cagliari).
620 Sala Giuseppe - Carpenedolo (Brescia) 621 Sandrini D. Simone - Romeno Austria. 022 Santia Giuseppe - Saluggia (Novara). 623 Santelli D. Stanislao - Nesso (Como).
624 Sandri Clara, super. delle Mariane - Trezzo Tinella (Cuneo).
625 Sartori D. Quirino, parr. - Fontanella (Bergamo).
626 Sasso D. Antonio - Rollo (Genova).
627 Scappaticci D. Luigi, arcidiac. - Frosinone (Roma).
628 Scatena Elvira - Lucca.
629 Sciamengo Maria - Racconigi.
630 Scoccia D. Argeo - Castel S. Maria (Macerata).
631 Sbaretti Enea, cardinale - Roma.
632 Scolari D. Federico - Soave (Verona). 633 Scolari Serafino - Soave (Verona).
634 Schiatti D. Francesco, prev. - S. Sepolcro (Milano).
635 Scrosoppi P. Luigi - Udine.
636 Secondelli Giuseppe - Lu (Alessandria).
637 Selva Maria - Cortabbio (Como). ! 638 Semini Vittorio - Alassio (Genova). 639 Semprini D. Gaudenzio, parr. - Cerobolate(Forlì).
640 Sensi D. Luigi , canon. cattedr. - Pergola (Pesaro).
641 Serafini chier. Francesco - Udine.
642 Serena Seras Luigia - S. Benigno Canavese. 643 Serra D. Filippo - Albanese (Mortara). 645 Seria D. Giuseppe , parroco - Bonareado (Cagliari).
646 Serravalle D. Giovanni - Viscone (Austria). 644 Serci D. Giuseppe, rettore - Villa Greca (Cagliari).
647 Sguario D. Giuseppe, parr. - S. Pietro di Barbozza (Treviso).
648 Sicca D. Giuseppe, arciprete- Piobesi (Cuneo). 649 Sigalotti Maddalena - Bagnarola (Udine). 650 Soardi D. Domenico, parr. - Fraine (Brescia). 651 Solaro cav. Iginio - Monasterolo (Torino). 652 Soldati Tholozan Onorina - Torino. 653 Solera Margherita - Torino. 654 Sozzi Fanti mons. Nicola, vesc. - Pistoia. 655 Speranza D. Luigi, parr. - Andrea dell'Ansa (Forlì).
656 Speranza D. Francesco, parroco - Veggiano (Forlì).
657 Stoppa Maria - Caraglio (Cuneo).
658 Strazzi Adele - Pieve di Coriano (Mantova). 659 Suor Secondelli Agostina - Lu Monferrato. 660 Suor Croria Annetta - Torino. 661 Suor Gerolama Battistelli, clarissa- Urbino 662 Suor Giovanna Francesca, Orsolina - Nizza Marittima.
663 Tabamini D. Giovanni, can. - Ceneda (Treviso).
664 Tagliaferri D. Gio. Batt., parr. - Cunardo (Como).
665 Tatuanti Rosa - Cunardo (Como).
666 Tana Giovanna - Cavaglià (Novara).
667 Taraschi D. Domizio , arcipr. - Scorzarolo (Mantova).
668 Tarizzo Copazzo Marianna - Torino.
669 Tavoso D. Remigio, confessore - Tregnago (Verona).
670 Tensi cav. Antonio - Torino.
671 Termi(non Carlotta - Torino.
672 Testolin D. Gio. Batt., arcipr. - Corte San Tommaso (Padova).
673 Testolina D. Paolo, parr. - Bovolone (Padova).
674 Ticozzi D. Pietro, parr. - Trivulzi (Milano). 675 Timossi D. Gio. Batt., vic. for. - Rivalta Bormida (Alessandria).
676 Tizzoni D. Cesare - Sacconago (Milano). 677 Toffoli D. Giovanni - Porcia (Udine).
678 Tondini D. Giovanni, parroco - Valsecca (Bergamo).
679 Torneri Lasagna - Volvera (Torino).
680 Torra Cecilia - Lu (Alessandria).
681 Tossi D. Giuseppe, rett. - Castiglione (Firenze).
682 Traversa Maria Giacinta - Napoli.
683 Trabucco D. Filippo - Cuorgnè (Torino). 684 Triceri Giuseppe - Cuorgnè (Torino).
685 Trinchero Carlotta ved. Elia - Cuorgnè (Torino).
086 Trivero Maria ved. di Michele - Saluggia (Novara).
687 Troia Rosalia - Guarene (Cuneo).
088 Troncati D. Bartolomeo , parr. - Corteno (Brescia).
689 Trossarelli Margherita n. Buffo - Torino. 690 Uberti Teresa ved. Bruna - Nizza Monferrato.
691 Vaccari D. Angelo , curato - Felette (Vicenza).
692 Vagnozzi D. Pietro, parr. - Pieve di Velezzo (Pavia).
693 Valentini D. Carlo - Como.
694 Valentini Maria ved. Turati - Busto Arsizio (Milano).
695 Vancini Orsolina - Cento (Novara). 996 Vanni Marianna - Coriano Forlì. 697 Varetto Berta Clotilde - Torino. 698 Vasesio Clara - Tonco (Alessandria) 699 Weber D. Domenico - Trento.
700 Verolfo D. Felice, rettore - S. Benigno Can. 701 Vescia D. Antonio - Barletta. 702 Vesio Savino - Salto Canavese. 703 Vespignani Rossi Adelaide - Rimini.
704 Vicino Pallavicino nob. Angelo - Palermo. 705 Viganò D. Ercole, curia arcivesc. - Milano 706 Vilata Giacinta - Torazza (Novara). 707 Villa D. Martino , parr. - Conte di Pietro (Bergamo).
708 Villagrossi D. Pietro, arcipr. - Costigliole di Mantova.
709 Villa D. Leopoldo, parr. - Brancaccio (Palermo).
710 Vinco D. Antonio - Verona. 711 Vit D. Giovanni, rett. - Udine. 712 Vitali Amabile - Este (Padova).
713 Vitale D. Luigi , vicario - Castel S. Venanzio Camerino.
714 Vitti Angelo - Trento.
715 Volontieri D. Giuseppe, - Desio (Milano). 716 Volpini Giovanni - Porto Recanati (Macerata).
717 Zanni D. Domenico, arciprete - Palagano (Modena).
718 Zanni D. Antonio - Fornello (Modena) 719 Zanolli D. Domenico - Castellano (Trento). 720 Zanella D. Gio. Batt., can. arcip. - Trento. 721 Zanardi P. Alberto, carmelitano - Forli. 722 Zardo D. Gius, arcip. - Nervosa (Treviso). 723 Zei D. Carlo, can. - Firenze. 724 Zezzi Maria - Aprica (Sondrio).
725 Zozzoli D. Paolo, arcipr. - San Giorgio in Valle (Forlì).
726 Zotti D. Domenico, priore vic. for. - Masera (Novara).
727 Zuccardi-Merli Elvira.
728 Zulberti D. Gerolamo, rett. Sem. - Trento.
Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip. San Vincenzo de' Paoli, Sampiordarena1885.
In corso di stampa:
I PANEGIRICI
DEL CARDINALE
GAETANO ALIMONDA Due eleg. volumi in -16' grande