ANNO IX. N. 3. Esce una volta al mese. MARZO 1885
Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32. TORINO
SOMMARIO - Avviso - Civiltà e Religione - Missionarii Romani in partenza - Missionarii Salesiani in partenza: Preparativi per la partenza - Conferenza dei Cooperatori Salesiani - Un incendio - Festa di S. Francesco di Sales nell'Oratorio - I Giornali Cattolici di Torino l'invito per la Festa della partenza dei Missionario e l'appello alla pubblica carità - La partenza - Don Bosco e Mons. Cagliero - Conferenza a Genova - Da Genova a Nizza Marittima - Luttuoso avvenimento - Un fiore sulla tomba di Monsignor Postel - Da Nizza a Marsiglia - Una lettera di D. Bosco - Addio - Modo pratico per concorrere all'erezione della Chiesa del Sacro Cuore in Roma, al buon esito della Missione dei Salesiani ed all'incivilimento delle Tribù Patagoniche - Errata Corrige - Elenco dei Cooperatori defunti nel 1884 - Annunzi.
D. Bosco prega i Cooperatori e le Cooperatrici che ai tanti atti di grande carità e di sincera benevolenza, che gli hanno usato finora, vogliano aggiungere quello di smerciare presto i biglietti della Lotteria per le opere intraprese presso la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma, ed inviargliene il prezzo, qualora non l' avessero ancora spedito. In questi critici momenti tutte le sue speranze sono riposte in questo unico mezzo. Il buon Dio ne li ricompenserà tutti largamente.
CIVILTA' E RELIGIONE.
Oggi giorno si fa un gran parlare della conquista e dell'incivìlimento delle tribù Africane. A Berlino si tengono conferenze fra i rappresentanti delle principali potenze Europee per la spedizione di colonie nel Congo. Nel Sudan risuona il fragore delle armi, colla peggio degli Inglesi, e negli arsenali dell'Inghilterra è un continuato febbrile lavoro per imbarcare uomini, armi e munìzioni in soccorso della civiltà combattuta dal Madhi. Per lo stesso fine in Roma, a Napoli, a Genova , alla Spezia s' impartiscono ordini, si allestiscono e si armano flotte , si scelgono compagnie e reggimenti, si eleggono capi e si acclama e si applaude e si parte pel mar Rosso.
Se si guarda al fine di queste imprese proclamate dai governanti delle varie nazioni, certamente che si merita lode, e il soldato può vantarsi di partecipare ad un' impresa gloriosa. Era una vergogna che vicino a noi esistessero da tanti secoli popoli così brutali. Dove la natura e la dìgnità umana è oltraggìata in tanti modi e specialmente colla tratta degli schiavi con tutte le sue orribili conseguenze, l' intervento del potente in favore del debole e dell' oppresso è di diritto e di dovere per legge naturale. Se l' intervento porta la guerra è questa una delle cause giuste per guerreggiare, e se la guerra ottiene la conquista, questa sarà il premio di chi si è levato in arme per difesa della giustizia.
Le armi sole però distruggono, uccidono, sterminano, perchè la redenzione dei popoli non sta sul filo delle spade, nella bocca dei cannoni, sulla punta delle baionette. Queste, coll'ordine materiale, esterno, che stabiliscono non sono la civiltà, sibbene in certi casi sono il mezzo per rovesciare gli ostacoli che la malizia degli uomini oppone ai progressi della medesima.
Ma vera civiltà non si può dare senza vera religione, anzi civiltà e religione sono sinonimi. Occupato un paese, questo non si riduce a costumi civili col dare ad esso un governo di qualunque forma esso sia, leggi, pulizia, ferrovie, telegrafi, scuole, teatri, giornali. Questa vernice di civiltà non si riduce ad altro che a maggior raffinatezza di corruzione e a barbarie di costumi più colpevole ancora. L'India conquistata dagli Inglesi si chiama incivilita, ebbe in abbondanza tutto ciò che forma il patrimonio delle presenti nazioni Europee, eppure non ha fatto progresso nella morale perchè manca la vera religione , e quei popoli sono pronti ad ogni istante a ribellarsi ai loro padroni. Moralità vuol dire benessere e tranquillità nei popoli.
Solamente la vera religione trionfa efficacemente dei popoli. Colla persuasione s' impossessa delle intelligenze, poichè essa è la ragione suprema ; colla grazia divina s' impossessa dei cuori e fa cessare le antiche passioni; colla carità dei suoi luminosi esempi commuove, edifica, stringe a sè le moltitudini, e col nome di Gesù Cristo crocifisso loro insegna ad amare, a soffrire volentieri ed a sperare in quella patria celeste ove ogni dolore sarà mutato in gaudio.
Ne viene quindi per conseguenza che le armate han bisogno della religione per incivilire i popoli assoggettandosi esse stesse ai divini dettami di questa, ma la religione non ha bisogno delle armate per compiere la sua missione. Essa da sola, senza nessun favore mondano, a dispetto di tutte le potenze del mondo, anzi perseguitata terribilmente da esse e col sangue di tanti milioni dei suoi figli , ha civilizzato l'Impero Romano, e quindi le altre nazioni della terra. I suoi Apostoli, non dando la morte, ma morendo essi stessi, hanno trionfato della barbarie, del vizio, della schiavitù, dell'Idolatria.
Giunti a questo punto del nostro ragionamento noi ci chiediamo: Le armi della civilizzazione dell'Africa chiameranno in loro soccorso la Religione Cattolica? Dalla risposta affermativa o negativa dipende l'esito felice o infelice di questi conati, che d'altra parte si dovrebbero dir generosi, e ai quali certamente coo perano molti che da generosi sentimenti sono animati. La Chiesa Cattolica invece in qualunque condizione si trovi o di pace o di persecuzione, di ricchezza o di povertà, di applauso o di ignominia e abbandono per parte degli ingrati, non ha bisogno del mondo per compiere la sua divina missione, ma procede continuamente appoggiata alla potenza di Dio nelle sue conquiste per l'eternità.
Infatti mentre in Italia, in Inghilterra, in Germania e, aggiungiamo pure, eziandio in Francia pel Tonchino, ha luogo tanto tramestio e tanto clamore per propagare la civiltà, in Roma e in Torino si stavano preparando pacificamente due spedizioni di altro genere, ma certamente di più nobile, di più sicuro, di più utile risultato, la partenza cioè di due valorose schiere di Missionarii. Esse non portano la guerra, portano la pace e l'amore. Di costoro ha detto il Profeta Isaia. Quam pulchri super montes pedes annuntiantis et praedicantis pacem; annuntiantis bonum, praedicantis salutem, dicentis Sion: Regnabit Deus tuus ! - Quanto son belli i piedi di colui il quale sui monti annunzia - e predica la pace! Di colui che annunzia ogni bene, di colui che predica la salute e dice a Sionne: Il Signore Iddio tuo regnerà! (LII, 1. ) E S. Paolo ripete degli stessi nella lettera ai Romani : Quam speciosi pedes evangelizantium pacem, evangelizantium_ bora. - Quanto son belli i piedi di coloro che evangelizzano novella di pace, che evangelizzano novella di felicità (x, 15).
Queste parole dello Spirito santo contengono lo splendido elogio delle spedizioni evangeliche, e nella solenne promessa Il Signore Iddio tuo regnerà, vi è la caparra del trionfo del nostro Signor Gesù Cristo e della sua Chiesa Cattolica in tutto il mondo. Volgetevi ai secoli passati meditate i tempi presenti : la Chiesa procede sempre a nuove conquiste. Dopo la prima spedizione di Missionaria uscita dal Cenacolo, innumerevoli altre furono mandate dal Vicario di Dio in ogni angolo della terra che ovunque stabilirono o accrebbero il regno dei cieli. Noi pertanto rivolgendoci alle due schiere che partono per annunziare il Vangelo nella Cina e nella Patagonia diciamo all'una e all'altra Rallégrati ! I tuoi sacrifizi, le tue fatiche, i tuoi patimenti finiranno col trionfo e col premio : Il Signore Iddio tuo regnerà
Il giorno 5 febbraio alla sera partiva da Roma la missione italiana, a capo della quale è il reverendo Giulianelli.
Essa si dirige a Brindisi, dove s'imbarcherà sopra un vapore della peninsulare. Partono col Giulianelli il giovane sacerdote romano Francesco Scalzi, che appartenne al Circolo S. Pietro della Gioventù Cattolica di Roma, e il missionario reverendo Tangarelli dell'Alta Italia. Questa missione , iniziata da due Romani, è sostenuta dal Collegio dei Santi Pietro e Paolo, fondato da Pio IX di s. m. per le Missioni estere , e si dirige al Chen-si meridionale. Quando essa sarà stabilita in quella provincia cinese, altri giovani missionari partiranno dallo stesso collegio per la medesima destinazione. È assegnato alle loro fatiche apostoliche il territorio meridionale della nominata provincia con quattro milioni di abitanti: territorio che era affidato sino ad ora ai Padri Francescani, i quali vi avevano alcune migliaia di cristiani. I Missionari Romani, che ora si recano nella Chen-si, vi rimarranno, almeno durante un anno, sotto la direzione dei Francescani e alla dipendenza di Monsignor Amato Pagnucci, vicario apostolico di tutto l' intiero Chen-si. Procedendo poi bene le cose , come si ha ragione di sperare, i Missionari Romani saranno costituiti in Missione indipendente. Questa spedizione verrà aggiunta da altri tre missionari italiani , già partiti dall' America, e sono i reverendi PP. e Mattia, De Romanis e Bottinelli.
Notisi la circostanza nella quale essi partono. La Cina bolle di odio contro gli Europei e quindi contro la Religione Cristiana, causa l'invasione dei Francesi nel Tonchino. Già moltissimi villaggi Cristiani furono dati alle fiamme. Pauroso si presenta l' avvenire di quelle missioni. Pel passato l' essere missionario Cattolico era in quei paesi delitto capitale : eppure questi Romani banditori del Vangelo si arrischiano soli , senza umani appoggi a penetrare in quelle regioni, pronti a dare la vita per la salute eterna delle anime. E questo un vanto unicamente riservato ai Cattolici. I missionarii protestanti vanno pure nei paesi infedeli, ma seguiti dalle loro famiglie, procurandosi tutte le comodità della vita, e coprendo collo spaccio delle bibbie il mestiere di mercanti col quale accrescono le loro ricchezze. Ma nell'ora della persecuzione fuggono, perchè nulla importa ad essi della salute delle anime. In questo caso li troverete al sicuro dietro alla culatta dei cannoni della gran Brettagna. I soli missionarii Cattolici marciano avanti intrepidi, diceva un uffiziale Inglese dell'ultima spedizione Anglo-Franca in Cina. Se sfortuna coglie il missionario protestante nelle sue escursioni esso muore come scopritore di terre , come vittima dell'amore alla scienza, come soldato della sua patria, ma non muore per Gesù Cristo, per la fede, per le anime. Onore adunque e gloria ai Missionarii Romani !
Nello stesso tempo i missionarii Salesiani si preparavano essi pure a mettersi in viaggio alla volta dell' America del Sud e della Patagonia per acquistarla alla religione ed alla vera civiltà. E questa l'ottava spedizione che va non solo per rinforzare le file di coloro che già si trovano in quelle lontane regioni , ma per spingersi avanti in quelle lande senza confine, in cerca delle erranti tribù. Noi scriveremo con speciale precisione ed anche con minutezza, non solo di questa spedizione ma eziandio di altre circostanze che la accompagnarono, sia perchè si tratta di cosa nostra, sia perchè abbiamo il dovere di rendere informati i nostri Cooperatori e le nostre Cooperatrici di ciò che sappiamo stare loro sommamento a cuore. Da tutte parti infatti ci scrivono chiedendo notizie dei Missionarii , della loro partenza , del loro viaggio , dell' incendio scoppiato nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, di D. Bosco al quale sanno quanto costi il dividersi dai suoi figli , di Mons. Cagliero che conta numero stragrande di amici affezionatissimi. Noi cercheremo pertanto di soddisfare ad ogni domanda , rispondendo ordinatamente , secondo che procedette lo svolgere dei fatti.
Preparativi per la partenza.
Dicianove erano i missionari Salesiani pronti per l'opera dell'apostolato. Sei religiose figlie di Maria Ausiliatrice, destinate alla coltura delle fanciulle, fra molte loro consorelle che aveano chiesto l'ambito onore di partire, erano state scelte dai superiori.
« E un drapello, scriveva l' Unità Cattolica del 30 gennaio, di 25 eroi ed eroine della Chiesa Cattolica e dell' Italia nostra , il quale per la causa dell'umanità, farà assai più che non la spedizione Africana ». Noi accettiamo l'augurio a nome dei nostri fratelli missionarii, non perchè appoggiati alle forze, all'ingegno , alle speranze umane, ma unicamente fiduciosi nell'aiuto di Dio, nella protezione di Maria SS. Ausiliatrice, nella nostra vocazione. Infatti non siamo noi come noi che dobbiamo operare il bene , ma come appartenenti alla santa Chiesa Cattolica alla quale fu detto da Gesù Euntes docete! Chi è mandato legittimamente con queste parole, per quanto sia istrumento debole ed imperfetto diventa una potenza, se corrisponde degnamente alla grazia segnalatissima che il Signore gli fa. Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Cagliero nominato a questo fine Pro-Vicario Apostolico della Patagenia Settentrionale, eletto e consecrato Vescovo perchè potesse avere mezzi maggiori al compimento della sua missione, si recava il giorno 22 dicembre dello scorso anno al palazzo Vaticano. Il Santo Padre degnavasi di ammetterlo alla sua udienza particolare. Sua Santità mostrò vivo interesse per le lontane missioni della Patagonia affidate alla Congregazione Salesiana, ne benedisse ed incoraggiò il primo Vescovo ed i suoi giovani missionarii, ed espresse vivo desiderio che il Signore ne conservi per molti anni il fondatore, Don Giovanni Bosco, sostenendolo nella sua cadente salute. Il comando, la benedizione, l'amore del Vicario di Gesù Cristo, del successore di S. Pietro, del Capo della Chiesa sono pegni così preziosi di riuscita nella nostra impresa, che i missionari con vero entusiasmo affrettavano i preparativi di tutto ciò che è necessario per fondare colonie in luoghi ove altro non trovi che immensi deserti e sterminate praterie. Oggetti di vestiario e di lingeria, arredi sacri, doni per guadagnare l'affezione dei selvaggi, libri di culto, di studi teologici, di scuole inferiori e superiori, oggetti di metereologia, tutto era numerato , ordinato , incassato. La fede dà sempre mano alla scienza. Quante belle offerte della vostra carità sono pervenute in quei giorni ai missionari, o generosi Cooperatori o generose Cooperatrici, e per le loro mani furono collocate a fianco dogli altri oggetti destinati per l'America. Di queste non solamente i missionarii ne fecero l'inventario , ma gli angioli delle missioni ne presero nota per presentarla al trono di Dio. In mezzo a tanto acervo di roba si vedea sopratutto luccicare una grande provvista di crocifissi che un giorno dovranno pender dal collo dei nuovi battezzati. Oh Croce benedetta! Nelle spedizioni fatte dai governi, eziandio per fine di civilizzazione, si preparano fucili, spade, cannoni, torpedini, ma nelle spedizioni Religiose non vedete un'arma sola che rechi la morte, ma quella che porta la vita ! Ed è la croce che conquistò e conquista le nazioni a Dio e alla civiltà.
A coloro che con tanta generosità e con tanti sacrifizi sostengono le opere fondate da D. Bosco noi siamo debitori di renderli informati del come vengano impiegate le loro elemosine. E questo il fine principale delle conferenze. I Salesiani sono i mandatarii dei Cooperatori. Che cosa potrebbero essi fare senza l' aiuto di essi ? Meno che nulla ; mancherebbero perfino di ciò che è necessario alla vita. Quindi se spesso noi parliamo delle cose nostre, se esponiamo secondo verità le imprese rìuscite per la gloria di Dio non è a nostro vanto ed onore che ciò facciamo , ma sibbene per dire ai nostri Cooperatori: ecco in qual mode abbiamo noi impiegato il danaro delle vostre elemosine , ecco il frutto benedetto della vostra carità. L' amico del popolo di Prato intese questo nostro fine e così descriveva la conferenza dei Cooperatori in Torino.
« Giovedì scorso, 22 gennaio, fu la conferenza dei cooperatori salesiani nella Chiesa di san Giovanni Evangelista che il nostro ammirabile D. Bosco ha saputo edificare , fortiter et suaviter, nel Corso Vittorio Emanuele II a dispetto dei protestanti e della Massoneria , a quei dì dominanti. Corsa la voce per Torino di quest'augusta assemblea e la speranza di vedere colà la veneranda persona di Don Bosco sì raccolse il fiore della cittadinanza religiosa di questa scoronata Metropoli. Non mi apposi : c' era Don Bosco un po' invecchiato , ma bastevolmente bene in salute. La sua vista rallegrava ogni cuore e tutti facevano voti di poterlo sentire ; ma parlò in sua vece Mons. Cagliero , titolare di Magida , e disse con la rapidità di un fiume quanto fece la Congregazione Salesiana nel corso dell'anno 1884. - Oh! Oh! direte voi, ma che è questo? Esporre in pubblico il bene che si fa, sembra contrario al Vangelo ! Questo lo credeva anch'io, e quasi fui per prenderne scandalo; ma poi mi accorsi che Monsignore riferiva come in famiglia quanto i Salesiani con l'aiuto dei loro cooperatori , e con la grazia di Dio avevano potuto compiere. Era un rendiconto di Cassa, e null'altro ! E più d'uno io vidi con gli occhi lagrimosi al sentire come Iddio aveva benedetto gli sforzi dei pii lavoratori. Disse, tra le altre cose, per qual motivo i Salesiani erano andati all' Esposizione. - Prima per illuminare certi ciechi che suppongono il clero nemico dei lumi , e poi per provvedere un mezzo per la buona stampa. Omai la carta si impiega in vasta scala a diffondere il male, lo scandalo, il disordine religioso e civile ; ebbene , diceva l' illustre Conferenzista , sorga la macchina regina a far carta e solo a fin di bene. Ma se D. Bosco ha potuto fare, lo deve a voi, o benemeriti cooperatori ! - Ce ne era da ringalluzzirsi, ce ne era da imparadisarci. Parlò della sua spedizione in Patagonia... E qui il suo dire diventò proprio affascinante e sublime. Disse che ora vedeva i soldati , e prima i viaggiatori , viaggiare verso un paese ignoto, per isconosciuti paesi ; e forse con biechi consigli. Che faranno essi colà? Forse non porteranno che la morte, ed una civiltà Che del suo puzzo il firmaniento ammorba e come degli antichi Romani si diceva ubi solitudinem fecerunt ibi pacem adpellant, metteranno le loro tende tra i sepolcri dei poveri indigeni, senza lasciar altro ricordo che i danni patiti. Intanto questa spedizione costerà a noi immenso tesoro, ed alle povere madri lacrime, sospiri. Invece noi in Patagonia portiamo Gesù, la santa sua legge, la verità che tanto ci sublima, la vera civiltà, le arti, i mestieri, le industrie, una novella società, che dopo aver goduto lecitamente dei beni della terra, potrà col battesimo in fronte riposarsi lietamente in Dio. Ed anche noi porteremo il nome d'Italia; perchè noi siamo italiani, soccorsi da italiani, e benedetti e partiti per gli incoraggiamenti del più grande Italiano, Leone XIII. Descrisse poi la sua cattedrale , una povera casa fatta con un po' di fango e di paglia ; il suo palazzo, una tenda che appena basterà per difenderlo dal vento e dalle pioggie. - La questua fatta fruttò una bella somma in Chiesa , ma più numerosa sarà quella che si manderà a D. Bosco stesso. »
Un incendio.
I preparativi per la partenza dei missionarii procedevano sotto i più lieti auspici : quando il Signore permise che fossimo sottoposti ad una prova, tanto più dolorosa, quanto inaspettata.
Mentre ogni cosa era quasi pronta, ecco il 24 gennaio giorno di sabbato, alle 12 e 1/4 essendo a pranzo tutta la comunità, all' improvviso si ode suonare disperatamente la campana della porteria e ripetersi in ogni lato il pauroso motto: Il fuoco ! il fuoco ! -Una buona donna abitante in via Cottolengo avea viste guizzare fiamme nel laboratorio di legatoria , ed era corsa a darne l' avviso. Da tutte parti accorrono precipitosi i superiori dell'Oratorio e i giovanetti. Parte si formano in varie catene pel continuato e successivo trasmettersi delle secchie piene d'acqua, parte corrono a sgombrare i locali attigui da tutto ciò che potea dar presa alle fiamme. Prevedendo che i tubi di piombo conduttori del gaz si sarebbero liquefatti, si corre al contatore per chiuderlo, ma l'incaricato di simile operazione, in quella convulsione d'idee, gira la chiave al rovescio, con tanto impeto, che sforza il ferro ; accortosi dopo qualche istante dell'errore, non può più farlo indietreggiare. Intanto dai tubi liquefatti escono torrenti di gaz intiammato. Allora a colpi di martelli si schiacciano i tubi principali , ma le fiamme già avevano investito il tetto e nugoli di fumo ingombravano l'aria. Sotto quel laboratorio erano disposti in ordine tutti i bagagli dei missionarii; casse di svariati oggetti , altari portatili , paramenti sacri , ornamenti di Chiesa. Rappresentavano il valore di migliaia e migliaia di lire. Se fossero cadute le volte, quale danno per le missioni. Fu cosa di non poca fatica ed angoscia spinger fuori in mezzo al cortile tutte quelle pesanti casse , ma si riuscì in breve ora a metterle al sicuro. Frattanto giungevano sul luogo pompieri, guardie, un drappello di soldati, il sindaco, l'assessore, il capitano delle guardia-fuoco ed altre persone, coll'aiuto delle quali si poté finalmente limitare il fuoco.
D. Bosco intanto stava seduto in sua camera soprapensiero, ma tranquillo e silenzioso: Disse solamente: - E un gran danno : ma il Signore dà, il Signore toglie; Esso è il padrone ! - Di quando in quando chiedeva - Si è fatto male nessuno ? Sono accadute disgrazie alle persone ? - E alla risposta: - No, nessuno si è fatto male - ritornava al silenzio primiero.
Ma così tranquillo non era Mons. Cagliero. Esso che impavido fin da fanciullo osava tener fronte alle turbe dei mascalzoni che venivano talora fin nelle soglie della primitiva capella a disturbare le sacre funzioni dell' Oratorio , esso che avea fatti miracoli di carità nel 1868 in Castelnuovo d'Asti sua patria mentre imperversava il cholera , esso che avea sempre affrontato ogni sorta di pericoli in tanti modi e luoghi e specialmente nelle missioni d' America , passeggiava su e giù per la stanza contenendo a stento l'impazienza: - Ecco, finalmente esclamò, una circostanza nella quale esser Vescovo m' imbroglia Se non fosse così , mi vedreste pel primo correre sui tetti a lavorare al taglio dei travi. -
Continuando però le grida : Acqua, acqua ! poiché una pompa era provvista dalla catena dei giovani , sicchè un cinquanta secchie erano sempre pronte, esso esclamò finalmente: - Si tenga chi può! - E senza altro scese in cortile, si spinse in mezzo ai giovani osservando ed incoraggiando quell'ordinato moltiplice lavorio.
Finalmente come Dio volle le fiamme si estinsero e ogni cosa ritornò in calma. Ma una parte del fabbricato era rimasta distrutta, e moltissimi libri, dei quali un gran numero riccamente legati, bruciati o resi inservibili. Credesi che il fuoco abbia avuto cominciamento dai becchi di gaz dimenticati accesi nella piccola cucina destinata a tener calda la colla e la pasta. In mezzo a tanta perdita vi è però ragione di ringraziare la Divina Provvidenza poiche, il danno potea essere immensamente più grande, considerando il luogo ove destossi l'incendio, congiungendosi quivi tre lunghissimi bracci di fabbriche; ed eziandio perchè nessuno fra tante persone occupato a spegnere l' incendio fu colto da disgraziato accidente.
Festa di S. Francesco di Sales nell'Oratorio.
Il giorno 29 di gennaio avea luogo nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice la solita splendida festa in onore di S. Francesco di Sales. Mons. Cagliero cantava la messa e i vespri; Sua Em. l'amatissimo nostro Cardinale Arcivescovo impartiva la benedizione col SS. Sacramento, alla quale assisteva pontificalmente sua Ecc. il Vescovo di Magida.
Ben degno di memoria fu il discorso recitato dall'eloquente Oratore D. Andrea Maggia. Esordì egli coll'osservare che gli eroi scolpiscono i titoli di loro gloria sopra le loro opere e gesta immortali , e ne nominò alcuni dei più celebrati nella nella storia. San Francesco di Sales fu egli pure un grande eroe e i titoli della sua gloria sono scolpiti a caratteri indelebili nelle opere sue, specialmente nella sua missione nel Chiablese; gloria i cui raggi si riflettono oggi lì sulla pia Società Salesiana, che da lui prende il nome, e ne produce le fattezze.
Il valoroso oratore dimostrò quindi il suo assunto esponendo maestrevolmente le opere principali compiute dal Santo; lumeggiò sopra tutto la generosa offerta che fece di se stesso per la difficile e pericolosa missione del Chiablese , le sue fatiche, le sue pene coronate dalla converzione di 72 mila eretici. Terminando la rassegna delle opere del Santo Dottore, il Maggia ricordò la bontà, colla quale egli si arrese ripetutamente alle istanze di un povero pittore , che lo richiese per grazia di lasciarsi prendere il ritratto, onde averne dallo spaccio di che campare la vita. Di qui l' oratore si aperse bellamente la via a dire che il ritratto più bello, naturale ed espressivo doveva comparire solamente nel secolo XIX ; e questo ritratto essere la pia Società Salesiana. Egli provò questa seconda parte del suo assunto instituendo il confronto tra le opere del Salesio e quelle di D. Bosco. Toccò quindi degli istituti Salesiani, che albergano oggidì migliaia di poveri giovanetti strappati all'eresia e all' empietà dominante ; disse della diffusione della buona stampa per istruire il popolo e premunirlo dagli errori moderni ; parlò della istituzione delle Suore di Maria Ausiliatrice per la bene intesa emancipazione della donna dalla schiavitù del vizio ; e finalmente fermò il suo dire sulla Missione della Patagonia , che chiamò il Chiablese dei Salesiani. - Quel Vescovo , egli esclamava, quel Vescovo venerando, che voi vedete seduto su quella cattedra, tra poco, dopo di aver versato una lagrima sulla tomba ancor fresca della compianta genitrice, partirà con un drappello di altri eroi per la lontana e pericolosa sua Missione. Noi saremo in compagnia degli amici e conoscenti, ed eglino tra popoli barbari, tra gente di ignota lingua e non mai conosciuta; noi ce ne staremo riparati e tranquilli nelle nostre case provvisti in tutti i nostri bisogni, ed eglino si troveranno mal coperti sotto capanne sdruscite , mancanti di cibo e di bevanda, e stentanti la vita ; noi in fine verremo in questa chiesa a deliziarsi dei soavissimi canti di gioia, ed eglino non udiranno nei loro deserti che il fischio dei venti gagliardi , il ruggito e gli urli delle bestie feroci, e forse anche le grida incomposte e le minacce dei selvaggi.
Il D. Maggia metteva fine al suo bellissimo discorso con una fervida preghiera , colla quale invocava la protezione del Santo sopra D. Bosco, sopra il primo Vescovo Salesiano, sopra i Missionarii e le Suore di Maria Ausiliatrice, e lasciava ogni cuore in preda alla emozione e all'entusiasmo.
l'invito per la Festa della partenza dei Missionarii e l'appello alla pubblica carità.
La partenza dei Missionari erasi fissata frattanto per la Domenica 1° di Febbraio. L'egregia Unità Cattolica del 30 Gennaio, così ne dava l'annunzio « Invitiamo i Torinesi ad onorare di loro presenza l'allestimento e partenza di quella sacra spedizione, ideata dal nostro D. Giovanni Bosco Facciamo appello a tutti i Cattolici che vengono in aiuto di D. Bosco. Un grave disastro, colpì ultimamente quest' uomo impareggiabile ché un incendio sviluppatosi nella sua casa di Torino, gli recò un danno di oltre a 90,000 lire.
« Sì colossale disgrazia sarebbe capace d'abbattere e scoraggiare qualsiasi uomo , che non fosse Don Bosco , e di farlo desistere dalle opere sue ; ma egli è di tale tempera, che dalle avversità e disdette prende maggior animo. D. Bosco nelle sue imprese spera, per così dire, contro la speranza, perchè abbandonato fiduciosamente alla condotta di quel Dio , che è padrone del mondo, che atterra e suscita, che affanna e che consola, e che permettendo o mandando sventure materiali, lo fa solo per dare agli uni materia di pazienza, di rassegnazione e di costanza, ed agli altri occasione a stimolo di esercitare più frequentemente e copiosamente la carità ad onor suo, traendo il bene dal male. Comunque sia, domenica prossima i Torinesi si rechino in massa alla Chiesa di Maria Ausiliatrice per inspirarsi ad amare vieppiù la religione nostra santissima, a zelare la diffusione del Regno di Gesù Cristo ed a cooperare alla salute delle anime ; e tutti i Cattolici che ne sono in grado concorrano al buon esito della Missione dei Salesiani ed alla conquista ed all' incivilimento delle tribù Patagoniche non meno infelici e barbare che le tribù Africane. É questa una favorevole occasione per dimostrarci buoni cattolici e veri Italiani e per attirare sopra di noi e sopra le nostre famiglie le benedizioni di Dio. »
Nello stesso giorno il Corriere di Torino così annunziava la stessa solennità: « Domenica prossima nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino avranno luogo mattina e sera bellissime funzioni per la partenza di 25, tra Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice per le estere missioni d'America.
» Monsignor Cagliero verso le ore 4 pomeridiane terrà discorso di opportunità col quale in nome proprio e degli altri missionarii prenderà congedo dai fratelli e concittadini. Non sappiamo se altri o D. Bosco medesimo reciterà in fine le apposite preghiere sui pellegrinanti suoi figli ; ma notiamo che ogni altra volta questa parte di sacra cerimonia riuscì della più alta commozione ad ogni cuore ben fatto.
» In questo momento un pensiero ci balena alla mente, ed è come possa D. Bosco attendere e riuscire a tante e sì grandi imprese. Davvero è giuocoforza convenire senza più che Dio sia con lui e colle opere sue. Or bene, se con D. Bosco e colle sue nobilissime gesta trovasi Dio medesimo, è giusto che con lui si trovino eziandio tutte le persone dabbene.
» Preghiamo pertanto i nostri lettori che vogliano dar prova di essere con quest'uomo di Dio, non solo coll'assistere, potendo, alle prefate funzioni religiose, ma specialmente col somministrargli qualche limosina a sostegno di questa ultima spedizione di Missionarii , la quale si effettua in circostanze poco favorevoli.
» L'incendio del 24 corrente distruggendo la legatoria dell'Oratorio Salesiano danneggiò D. Bosco di quasi 100 mila lire. Eppure il suo cuore di padre non gli permette di lasciar partire da sè i suoi cari figli malamente provveduti, durante un viaggio di circa otto mila miglia, e per un paese straniero abitato da tribù selvaggie.
» Aiutiamo dunque D. Bosco ed i suoi Missionarii, e Dio ricco in bontà e misericordia aiuterà noi e le opere nostre, centuplicando quell'uno, che gli daremo a sostegno di sì nobile causa. »
La partenza.
Il giorno 1° di Febbraio, atteso con impazienza dagli uni e con mesta fraterna tenerezza dagli altri finalmente spuntava.
Al mattino, verso le 9 Mons. Cagliero incominciava la sacra funzione delle Ordinazioni , nella Chiesa pubblica dell'Oratorio di San Francesco di Sales. Ordinava otto preti, due diaconi e quattro suddiaconi, e a dieci chierici conferiva gli Ordini minori. Fra questi vi erano varii suoi compagni di viaggio.
Alla sera, verso le 4, i Missionarii Preti e Chierici si raccoglievano nel caro tempio di Maria Ausiliatrice per pregare ancora una volta insieme coi loro fratelli d'Italia ed essere benedetti dal Signore. Stavano schierati in presbiterio similes hominibus expectantibus Dominum suum per partire. Avevano il crocifisso al collo, la mantelletta sulle spalle , ed il cappello spagnuolo alla mano. Raccolti, pensosi, ma lieti nello stesso tempo pel gran sacrifizio che stavano per fare, erano di edificazione a tanti cuori che in quell'istante battevano per essi. Le suore di Maria Ausiliatrice in numero di sei, involte nei loro veli , prendevano posto nella Chiesa vicino alla balaustra. Il popolo accorso a mala pena poteva essere contenuto nel vasto Santuario e con rara pietà e contegno devoto stette per due ore in Chiesa ; prima al canto dei Vespri in modo corale ; poi alla predica di addio di Monsignor Cagliero. Monsignore parlò di D. Bosco , dell' Italia , di Torino , manifestando l'affetto che esso ed i suoi compagni portavano alla Patria e a Colui che avea loro fatto da padre : parlò della riconoscenza profonda che i Salesiani professavano a tanti benefattori e benefattrici, si raccomandò alle loro preghiere, promise che avrebbe pregato per essi e fatto pregare; parlo della sua missione e del perché andasse così lontano a cercar terre da esplorare ed anime da salvare: concluse che lo stato di tante povere anime sedente nell' ombra dell' errore e della morte eterna lo spingeva a correre nella Patagonia a costo di qualunque sacrifizio. Fu eloquentissimo: commosso seppe contenersi grave e solenne, e resistere all'urto degli affetti sino al termine. Finì col benedire gli uditori con quella croce che egli porterebbe in Patagonia, affermando che questo ricordo gli servirebbe di soave richiamo della loro divozione e carità.
Intanto giungeva l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo , il quale impartiva la benedizione col SS. Sacramento, mentre Monsignor Cagliero assisteva Pontificalmente. La recita delle preghiere dell'Itinerario doveva essere compiuta da D. Bosco, ma egli infermiccio non poté scendere in Chiesa. Il medico con pietoso accorgimento , volle impedire che andasse a dare l' estremo addio ai suoi figli. Ma l' Eminentissimo Cardinale sempre affezionatissimo ai Salesiani , adempì la tenera cerimonia di quelle preghiere e della benedizione di saluto e congedo. Come risuonò maestosa la voce sua con quelle parole: Procedamus in pace! Monsignor Cagliero era visibilmente commosso e commossi erano i preti missionarii. Ma chi fu che non si commosse ? Una folla grande di fanciulli, di giovinetti, di signori e signore aveano le lacrime agli occhi. Ed era spettacolo tenero vedere i piccini dell' Oratorio e gli operai della Casa stringersi affettuosamente intorno ai giovani apostoli, baciar loro le mani, augurar il buon viaggio, prometter preghiere, mandar saluti agli altri fanciulli abitatori di quelle immense terre americane. Sublimi tenerezze della Chiesa cattolica !
Prima delle funzioni i Missionarii erano andati a dare l'ultimo addio al loro Padre amoroso. - Voi dunque partite? disse loro. In questo momento si sente che il cuore si commuove; ci accorgiamo quanto grande sia l' affetto che ci stringeva in Gesù Cristo : eppure ne io ne voi ci pentiamo dei nostri sacrifici. É Dio che lo vuole ! E la nostra ferma e lieta risoluzione si è di compiere la sua adorabile volontà. -
- Sì! sì! risposero quei generosi figliuoli e caddero tutti in ginocchio intorno a lui che li benediceva. A D. Bosco però fu dolorosissimo quel distacco; abbiamo veduto piangere quel venerando uomo; tuttavia la presenza dell' eminentissimo Principe fu un conforto per lui. Povero D. Bosco ! Quante tribolazioni ha già sostenuto e sostiene egli! Ma è abbracciato alla Croce del Calvario lui, e non teme. Ei confida tanto in Dio e nella Vergine SS. Ausiliatrice! Oh si! Maria Santissima dall' alto della cupola torinese brilli quale stella ai viaggiatori apostoli , alle suore Salesiane , al drappello eletto, che, infiammato d'amor di Dìo,, pieno il cuore di carità , salpa dal nostro continente per recar la luce dell' Evangelo ai miseri Patagoni. Maria conduca sani e salvi al porto sicuro quelle anime generose.
Essi partirono da Torino per Genova la stessa sera, col convoglio delle 7 1/2, , e partivano confidando in quelle solenni parole di Gesù Cristo : - Confidate in me, o figliuoli : Io ho vinto il mondo! -
Il loro avvenire è certo perche è nelle mani di Dio.
Monsignor Cagliero pero non partiva. Era troppo stanco e si proponeva di raggiungere al domani i compagni a Sampierdarena.
Alla sera andò a far visita a D. Bosco e silenzioso sedette al suo fianco. Eziandio D. Bosco taceva. Benché D. Bosco ami tutti i suoi figli senza preferenza , non poteva a meno che sentire un grande affetto verso questo suo bravo e rispettoso figliuolo. Egli era stato ricevuto nell'Oratorio da trentacinque anni, pochi giorni dopo aver perduto il proprio padre. Quanti ricordi per ambidue in quell'istante !
D. Bosco finalmente : - Sono partiti i tuoi compagni ?
- Sissignore : rispose Mons. Cagliero.
- Mi sembrava che fossero molto preoccupati per la mia sanità. Di' loro appena, li vedrai che non s'affannino. Io non sto male. E solo la commossione che mi facea comparire così prostrato di forze; poveretti! Si vedeva che loro facea pena il mio stato.
- Si rassicuri che dirò quanto occorre per dissipare dalla loro mente ogni sinistro presentimento.
- E tu quando partirai?
- Domani bisogna che mi trovi a Sampierdarena.
- E con quale treno?
- Non parliamo adesso dell'ora. Ci penseremo.
- Se tu potessi partire un po' tardi , e riposarti con tranquillità.
- D. Bosco non pensi a questo : Mi sento bene; lasci fare a me. Stassera ci vedremo ancora una volta e combineremo tutto. -
Quindi si misero a parlare alquanto delle missioni, e venuta l'ora della cena, Monsignore si ritirò, mentre D. Bosco non potendo più reggersi in piedi dovette andare a letto. Fin dal mattino il Dottore avea insistito perchè D. Bosco si coricasse essendosi pronunciata una bronchite alla quale si dovea porre presto rimedio. Questa nuova infermità che si aggiungeva alle antiche metteva soprapensiero il medico. Ma D. Bosco non si era arreso al consiglio poiché conosceva che sarebbe stato troppo doloroso ai suoi figli partire, sapendo di lasciarlo così infermo.
Monsignor Cagliero alle 9 1/2 saliva nell'anticamera di D. Bosco , quivi si fermava alquanto , per velar i sensi di affetto profondissimo che sentiva , componendo il volto al suo solito sorriso e atteggiatosi a quella disinvoltura che lo contradistingue. Quindi entrò nella camera di D. Bosco e si avvicinò al letto.
- Ebbene mio caro Monsignore ! Disse D. Bosco esitando.
- Vengo , disse Monsignor Cagliero, vengo a prendere la sua benedizione.
- Come! stassera? Vieni domani mattina potremo parlarci ancora e con più comodità.
- Domani mattina forse non ci sarà più tempo. - E a che ora dunque tu hai deciso di partire? - Presto molto.
- Fermati ancora fino alle due pomeridiane , tu sei stanco; dopo un conveniente riposo il viaggio ti sarà meno faticoso.
- Se Don Bosco nulla ha in contrario, lo pregherei a lasciare a me la scelta dell'ora. - Partendo alle 2 avrebbe trovato in cortile tutti gli 800 giovanetti e i confratelli Salesiani , ed esso voleva impedire al suo cuore quella commozione che già faticava a tener compressa in quel momento. Non esternò però a D. Bosco questa sua ragione perchè avrebbe cresciuto il dolore della separa- , zione.
- Fa dunque come credi meglio.
- E allora benedica me e benedica ancora una volta i miei compagni. - Monsignor Cagliero in quel punto si inginocchio. D. Bosco lo prese per mano: -- Fa buon viaggio! Se non ci rivedremo su questa terra ci rivedremo in Paradiso.
- Non parliamo di questo ; prima di rivederci in Paradiso ci rivedremo su questa terra. Si ricordi che ho promesso di ritornare pel giorno cinquantenario della sua prima messa, nell' anno 1891, quindi lei vi si deve trovare.
- Sarà come vuole il Signore. Esso è il padrone. -
E incominciò la formola della benedizione. La sua voce era lenta, interrotta. Monsignor Cagliero gli suggeriva le parole, aggiungendo frasi per la circostanza , e D. Bosco le ripeteva come un fanciullo che ripete la lezione suggerita dalla madre.
Finita la formola della benedizione sacerdotale e paterna, Sua Eccellenza si alzò.
- Dunque buona notte, mio caro D. Bosco.
- Mi saluterai i tuoi compagni di viaggio, dirai tante cose da parte mia ai confratelli d'America.
Ai Cooperatori e Cooperatrici nostre, che incontrerai in Italia in Francia , in Spagna , in America, dirai che io mi ricordo di essi e del bene che hanno fatto ai nostri giovanetti e che prego sempre per la loro felicità.
- Sì, sì! ed ora riposi, Signor D. Bosco.
- Ho ancora tante cose da dirti ma riceverai più d'una mia lettera a Marsiglia prima di metterti in mare. In queste troverai le mie ultime istruzioni. -
D: Bosco avrebbe voluto tirare alquanto a lungo la conversazione , ma Monsignor Cagliero troncò il discorso perchè vedeva che il respiro del caro padre si faceva sempre più affannoso, e baciatagli la mano si avviò.
- Fa buon viaggio e Dio benedica te e i tuoi compagni replicò D. Bosco mentre Monsignore usciva.
In tutta questa scena tenerissima, l'idea del sacrifizio che compievasi per amore di Gesù Cristo e delle anime da salvarsi , sostenne D. Bosco e Monsignore. I loro occhi erano pieni di lacrime , ma sembrava che queste non osassero irrompere fuori per non rendere meno solenne la fortezza di quell'ora. Le voci in qualche momento facevansi più fioche, ma riprendevano subito il loro tuono ordinario. Tutti conoscono il cuore di Don Bosco e di Monsignor Cagliero.
Noi però, che ebbimo la singolare fortuna di assistere in un angolo della stanza quest' ultimo colloquio, dovemmo conchiudere : - Quanto ama D. Bosco i figli suoi , e quale singolare fortuna godono coloro che possono chiamarlo padre !
Al mattino alle 6 del giorno della Purificazione di Maria SS. Monsignor Cagliero usciva dall' Oratorio, sulla porta del quale molti confratelli lo attendevano, per baciare il sacro anello e stringergli l'ultima volta la mano. Alcuni fra i superiori della casa lo accompagnarono alla Chiesa Salesiana di S. Giovanni Evangelista , ove Monsignore celebrò l'ultima volta la santa Messa in Torino , all' altare del Santo Apostolo del quale, porta il nome. Alle 8 e 40 saliva il treno per Sanpierdarena.
D. Bosco all'indomani non poteva più alzarsi da letto, al quale era costretto per otto giorni dalla bronchite che per qualche tempo sembrò volersi volgere in polmonite. La partenza di Monsignor Cagliero dovette sul principio produrre un vuoto intorno a lui e un vuoto sensibile; ma in quella sua solitudine non gli mancarono i conforti dei Cooperatori e dei figli suoi.
Lo stesso Santo Padre degnassi in quei giorni di mandare una speciale benedizione a D. Bosco per confortarlo, e di estenderla a tutti i giovani, superiori, coadiutori e benefattori.
Gli fu pure causa di grande sollievo la visita del Superiore generale dell' Istituto dei Fratelli delle scuole Cristiane. Era di passaggio per Torino , recandosi a Roma latore al Sommo Pontefice di lire 20,000 per la costruzione della chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Questa somma era frutto delle straordinarie mortificazioni dei Fratelli di Francia , i quali nulla possedendo di proprio, essendo religiosi, per mezzo dei Superiori, colle economie prodotte dalle replicate privazioni, aveano potuto accumulare un'offerta così vistosa.
Lo consolò eziandio grandemente un atto gentile, non preveduto, spontaneo dei giovanetti del Collegio Convitto Manfredini in Este. Alcuni alunni avuta notizia dell'incendio, spinti dal desiderio di venire in soccorso come possono a D. Bosco, fecero una colletta fra i compagni, la quale produsse 195 lire. Quei cari flgliuoli si privavano così dei loro passatempi e ghiottonerie allo scopo di far piacere a Dio e a D. Bosco. Il motivo che avevagli eccitati a quell'atto di carità era espresso in questi termini nella lettera che accludeva la somma. « A piccola consolazione di quell' anima tanto generosa e tanto in mille maniere affitta.»
Benedetti quei superiori che sanno instillare tal sentimento nel cuor dei giovani loro affidati. Siano benedetti quei giovani che sanno trar profitto dall'educazione cristiana che loro è impartita. O carità, virtù divina, se gli uomini ti conoscessero e ti praticassero, la terra non ostante tante triboli e tante spine diverrebbe un paradiso: se ci ricordassimo che siamo figli di Dio, e fatti a sua immagine, non dimenticheremmo che Dio è Carità.
Intanto Monsignore alle 12 e 1/2 giungeva a Sampierdarena. Molte distinte persone ecclesiastiche e secolari, lo attendevano per presentargli i loro ossequii. I direttori delle case di Varazze e di Lucca qui erano convenuti per dargli il loro saluto. I confratelli ed i giovani dell' Ospizio di S. Vincenzo de Paoli lo accolsero con un entusiasmo ed un affetto indicibile, e alla sera diedero una breve rappresentazione ad onore dei missionarii.
All' indomani mattina Monsignore celebrò la Santa Messa e tenne una breve conferenza ai Cooperatori Salesiani nella Chiesa di S. Gaetano e quindi si recò a far visita a S. E. l'Arcivescovo di Genova e a S. Em. il Patriarca di Venezia che in Genova aveva predicato la novena di S. Francesco di Sales. Sua Eminenza saputo che Monsignor Cagliero farebbe nel dopo pranzo una conferenza ai Cooperatori di Genova, sospese la sua partenza, per assistervi e per poter poscia intrattenersi alquanto con lui a pranzo presso l'Arcivescovo. Gli altri missionarii erano invitati presso un' insigne e nobile benefattrice, matrona ìn età avvanzata , la quale provò tanta consolazione nell'esercizio di questa carità, che esclamava: Questa visita mi dà dieci anni di vita !
La conferenza ebbe luogo nell'amplissima e stupenda Chiesa parrocchiale di S. Siro; ed ecco come la descrive l' eccellente giornale Genovese l'Eco d'Italia del 5 febbraio.
» Ieri verso l'una pomeridiana ebbe luogo in S. Siro l'annunziata Conferenza dell'illustre e Rev.mo Monsignor Cagliero, primo Vescovo della benemerita Congregazione Salesiana, coll'intervento di S. E. Rev.ma il nostro Arcivescovo e di S. E. Rev.ma il Vescovo di Ventimiglia.
» Nonostante il tempo veramente pessimo, era accorsa una quantità di persone, desiderosa di sentire la simpatica voce del zelantissimo Missionario apostolico dell'America meridionale.
» Colla sua calda ed eloquente parola egli tratteggiò brevemente i mirabili successi ottenuti in breve volger di tempo dai RR. Salesiani non solo in Italia, Francia e Spagna, ma ben anche nell'immenso impero del Brasile, nelle due repubbliche dell' Uruguay e dell'Argentina , e nelle inospiti lande della Patagonia
» Toccò degli ostacoli enormi incontrati dappertutto dai Missionari Salesiani , i quali , in molti luoghi furono accolti in principio come nemici , ma pure, col caldo zelo e coll'indomabile coraggio da cui sono animati, riuscirono a vincere tutti gli ostacoli medesimi e vedere i loro collegi fiorenti e frequentati da centinaia di fanciulli, desiderosi di abbeverarsi alle fonti salubri della religione e della fede cristiana.
» Terminò finalmente raccomandando sè ed i suoi alle preghiere ed all'aiuto dei buoni Cooperatori e dei zelanti cattolici, affinchè le sue imprese fossero coronate di prosperi e felici successi.
» Dopo di lui S. E. il nostro amatissimo Arcivescovo rivolse, col suo solito zelo e coll'unzione che tanto lo distinguono, alcune lievi parole di circostanza allo scelto e numeroso uditorio; indi si pose termine alla cara e consolante funzione col canto di un bellissimo mottetto già composto dallo stesso Monsignor Cagliero sulle sponde del Rio della Plata, nonchè col canto del Tantum Ergo e colla benedizione del Venerabile.
» Noi facciamo i più caldi e sinceri voti, perché le benedizioni dell' Altissimo e i prosperi eventi accompagnino dovunque il novello Vescovo e i benemeriti figli di D. Bosco, i quali meglio assai di certi moderni colonizzatori, vanno a portare la vera civiltà ed il verace progresso ai poveri ed ignoranti selvaggi della Patagonia, facendo risuonare in quelle plaghe inospitali ed ancora inesplorate, la bella ed armonica lingua di Cristoforo Colombo e di Dante Alighieri ».
Questa conferenza ha lasciato in tutti una felicissima impressione. Si era infatti in mezzo ad amici. Genova, l'amica potente regina de' mari, la città di Maria SS. e delle grandi istituzioni di beneficenza, non è venuta meno pure in questi tristissimi tempi alla gloria avita ; che anzi sempre dimostra simpatia e sostiene di preghiere, di consigli e di danaro le opere di carità. Nè ultima prova è l'essersi questa gloriosa città data la mano con Torino, come disse Mons. Cagliero, nel coadiuvare la nascente Congregazione Salesiana.
Se Monsignore si fosse fermato ancora un giorno all'Ospizio di Sampierdarena sarebbe rimasto stremato di forze dalle visite di persone benevoli. Il suo Segretario Rev. Sig. Riccardi Antonio scriveva il giorno 2 al Sig. D. Rua Michele prefetto della Congregazione Salesiana. « Monsignor Cagliero è stanco molto dalle funzioni passate, ha un poco di tosse e infiammazione di gola ; pure il suo zelo lo spinge innanzi e non c'è via di frenarlo. Charitas Christi urget nos, dice e sempre avanti ! Preghi, signor D. Rua, e raccomandi sovente ai cari confratelli, ai giovani dell' Oratorio , che preghino per Monsignore e per noi affinché possiamo corrispondere alla grazia della vocazione che Dio ci fece. Riverisca tanto l'amatissimo D. Bosco per parte di Monsignore e di tutti noi , e gli dica che preghiamo per lui ogni giorno non solo, ma ogni ora ».
Il giorno 4 Febbraio tutti i missionari partirono direttamente per Nizza Mare, mentre Monsignore passava a visitare i vari Collegi Salesiani posto lungo la riviera. A Varazze non si fermò che poche ore; ma queste bastarono perché rimanesse commosso profondamente dalle affettuose, famigliari, magnifiche accoglienze dei confratelli, degli alunni e di tanti distinti cooperatori Salesiani della città. Avrebbe voluto parlare ai giovani, indirizzar loro di quelle affocate parole che solo esso sa dire, ma la sua gola infiammata, la voce perduta, e il tempo brevissimo glielo impedirono; come pure gli impedirono di recarsi a dare la benedizione in parrocchia per accondiscendere alle istanze del Rev. Parroco, il quale aveva fatto suonar le campane al suo arrivo e sempre gli fu ai fianchi nella breve sua dimora in collegio. «Al momento della partenza si videro non pochi dei giovani accostarsi a baciargli l'anello col pianto agli occhi ; la qual cosa era pur succeduta in Sampierdarena. Oh quanto buon cuore in questi cari giovani ! lo conservi loro il Signore, e faccia che molti di questi sieno nostri compagni nell'apostolato». Così in altra lettera scriveva ai Superiori dell'Oratorio il Segretario di Sua Eccellenza.
Monsignore col suo seguito doveva partire da Varazze alle 7 pomeridiane dello stesso giorno , ma il treno non giunse che alle 8 e 1/2 causa il cattivo tempo dei giorni scorsi, il quale avea guasto un ponte e un tratto della strada ferrata; quindi l'arrivo ad Alassio fu alle 10 1/2. Alla stazione stavano in attesa i Superiori del Collegio col celebre padre Denza, il quale benché infermiccio, avea affrettata la sua partenza da Napoli per dare ancora una stretta di mano a Monsignore. Ad Alassio il Vescovo missionario si fermò un giorno intero, il 5, e lo consacrò tutto nell' intrattenersi coi confratelli Salesiani e coi giovani alunni.
Al mattino del giorno 5 si continuò il viaggio per Nizza. Alla stazione di Ventimiglia si trovò il Direttore della Casa del Torrione presso Bordighera, con le altre persone addette alla direzione di quell'Educatorio, le quali non si lasciarono sfuggire quell' occasione per accompagnare fino a Nizza l'illustre viaggiatore. Quivi attendevanlo il Direttore del Patronato di S. Pietro con due nobilissimi signori e cooperatori Salesiani. Nel Collegio i giovanetti, come già avean fatto quelli di Sampierdarena, lo aspettavano schierati nel cortile colla banda musicale alla testa. L'entusiasmo fu al colmo le dimostrazioni di amicizia furono quali si possono attendere da fratelli. Il mattino del giorno 6 Monsignor Cagliero si recò a far visita a Sua Grandezza il Vescovo di Nizza ed ai suoi Vicarii, i quali
lo accolsero con ogni dimostrazione di stima e di affetto. A Nizza si dovea tenere una conferenza ai Cooperatori Salesiani, ma questa venne funestata da un luttuoso accidente. Riportiamo la lettera colla quale il Segretario di sua Eccellenza narra il fatto.
Nizza, 9 febbraio 1885. Carissimo sig. Direttore,
Eccoci a Nizza !
La Conferenza di Sabbato fu turbata molto dal doloroso caso di Monsignor Postel. Egli doveva tener questa conferenza alle 2 p. di quel giorno, epperò erasene venuto alle 11 3/4 al Patronato di S. Pietro, invitato appositamente ed insieme con varii altri signori benefattori, al pranzo in compagnia di Mons. Cagliero.
Alle 12 1/2 s'andò a tavola ed io avevo notato in lui un non so quale turbamento, uno sguardo stravolto, un colore plumbeo che mi fece vivissima sensazione, ma essendo quella la prima volta che lo vedeva, non mi fermai su ciò, nè feci parola con persona.
Dopo un venti minuti dacché s'era a tavola, ed ei avea mangiato e parlato con Mons. Cagliero assai allegramente, cominciò a tacersi, si oscurò in volto e stette come pensieroso. Indi dopo breve istante pregò il suo vicino, un parente del nostro D. Rembau di felice memoria , di accompagnarlo fuori per qualche istante. Fu fatto salire al secondo piano , e lasciato un minuto solo ; quando D. Fasani tornò per riaccompagnarlo a tavola, lo trovò che quale persona ebria, brancolando, scendeva le scale, e stava per precipitare. Si chiamò il Direttore , si cercò del medico che fortunatamente era pure a tavola con noi, ma non ostante tutte le cure, non si poté farlo più parlare. Un assalto apopletico lo avea colpito alla parte destra! Quale compassione in tutti i convitati, quale confusione ! Fu trasportato a casa di una sua nipote, ed alle 7 già era cadavere ! Si era confessato venerdì, secondo la sua pia pratica , e poté ricevere l'olio santo. Questa fu una perdita per tutta Nizza molto sentita, e per questa casa nostra ancora, poiché era di grande aiuto per la predicazione. I nostri Sacerdoti si prestano per l'assistenza notturna del cadavere, che domani, dopo le Esequie solenni verrà trasportato in Normandia sua terra natale.
Quest' incidente turbo assai la conferenza dei Cooperatori , molti dei quali si erano allontanati dopo il doloroso annunzio ed il ritardo di un'ora. Il reverendo sig. Abbate Bonetti, Cappellano degli Operai di Nizza, improvvisò nondimeno un tenerissimo discorso sulle Missioni e sulle opere di Don Bosco a favore della Gioventù, dopo il quale, il nostro Monsignore disse a comune richiesta alcune parole in italiano che furono graditissime ed assai lodate.
La relazione di questa Conferenza l' avrà da M. l'Abbé Ronchail. Ieri alle tre fummo ad assistere al Sermon de Charité pour l' Oeuvre des
Ouvriers Catholiques, e Monsignore diede la Benedizione pontificalmente. La bella Chiesa de Notre Dame de Nice era gremita di popolo.
Tutti ammirano il nostro caro Vescovo ed il suo bel Pastorale, dono dei Cooperatori. Ma il Vescovo intanto è stanco, stanco, stanco. Il suo mal di gola si portò alla testa, venne la tosse, il mal di stomaco, ed oggi invece di partire per Tolone, dovette restare a letto fino alle 11 1/2. Fortunatamente che il clima caldo e quieto di Nizza , e questo poco di riposo gli giova ; altrimenti come imbarcarsi Sabbato?
Se nulla sopravviene in contrario, domattina partiamo per Tolone e lasciando a parte la Navarra e S.t Cyr posdomani alle 4-52 saremo a Dio piacendo con i cari confratelli e compagni a Marsiglia.
Giovedì si farà la festa S. Francesco, venerdì la Conferenza, e Sabbato, oh! Sabbato benedetto, sospirato, ardentemente bramato, salperemo nel nome del Signore e di Maria Ausiliatrice, da Marsiglia per l' America sul Bourgogne della Societé des Transports Maritimes. Prima di lasciare la terra Monsignore manderà una sua lettera di addio ai Cooperatori e Cooperatrici. E omai pronta.
Eccole, carissimo Direttore, qualche notizia riguardo a Monsignor Cagliero ed anche ai Missionarii che l'accompagnano.
Sebbene non cattive, pure le cose potrebbero essere migliori e più consolanti pel cuore amantissimo e tenerissimo del nostro Ven. Padre Don Bosco , per ciò che riguarda la salute di questo suo primogenito e forte campione ; ma speriamo che le cure assidue per parte nostra , e più le preghiere e le comunioni dei cari giovani dell'Oràtorio otterranno l'effetto tanto desiderato.
Noi, del resto, siamo tutti allegri e pieni di desiderio di presto lavorare a bene delle anime. Don Rabagliati mì scriveva ier l'altro da Marsiglia che tutti i nostri compagni sospirano Sabbato , parlano di Sabbato, sognano Sabbato e non si pascono che di desiderio di Sabbato.
Oh ! che giorno vorrà essere quello per noi ! Dies felix, memoranda fastis! Faccia il buon Dio, che nessuno di noi abbia giammai a mutare questi sentimenti, ma che tutti restiamo fermi alle battaglie, alle fatiche, alle privazioni , come alle lusinghe ed ai pericoli , a qualunque costo , anche della vita !
E questo conceda a noi tutti il Signore, per i meriti e l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e per le preghiere di D. Bosco , di tutti i cari Superiori, Confratelli ed amici nostri, che porteremo sempre scolpiti nel cuore.
Riverisca per Monsignore e per noi tutti, il nostro caro e buon Padre D. Bosco, il S. D. Rua, D. Sala, D. Lazzero, D. Bonetti che speriamo vedere a Marsiglia, D. Durando, D. Barberis etc.. Saluti pure tutti gli altri confratelli ed i giovani dell'Oratorio a nome nostro e di Monsignor Cagliero, e tenga presente nel santo Sacrifizio della Messa chi fu e sarà sempre
In Gesù e Maria
Aff.mo Confratello D. RIccARDi ANTONIO.
Monsignor Postel era nato a Couterne (Orne ) il 22 Febbraio 1823 e fu educato nel piccolo Seminario di Parigi. Nel Seminario di S. Sulpizio ebbe per condiscepoli Mons. di Ségur ed Ernesto Rénan. Fu Vicario dell' Abbazia Aux-Bois di san Tommaso d'Aquino, dottore in Teologia, canonico onorario di Nancy, missionario apostolico , e Vicario generale in Algeri ove dimorò alcun tempo. In Roma sostenne l' uffizio di precettore dei figli del principe Borghese. Avrebbe potuto aspirare alle cariche più onorevoli , ma preferì di ritirarsi a Nizza, causa la mal ferma salute dell'unico figlio di suo fratello defunto e al quale esso prestava affetto e cure paterne.
In questi ultimi anni il Santo Padre, ricompensando il suo vasto sapere, e la sua divozione alla Cattedra di Pietro, lo nominava protonotario apostolico e cameriere segreto.
Uomo infaticabile pubblicò più di cento volumi, dei quali alcuni sono scritti in lingua latina essendo destinati pel clero.
Ha lasciato a Mons. Joulon arcivescovo di Besançon diecinove volumi manoscritti e inediti delle sue memorie.
Abile nell' adoperare egualmente bene così la parola come la penna , salì i primi pulpiti e non si rifiutò mai a nessun invito di predicazione. Anima delicata e piena d'affetto, amava coltivare l'amicizia e circondarsi di anime elette. Violento per natura , avea saputo , come san Francesco di Sales, reprimere talmente le sue inclinazioni che era riuscito a far sua la dolcezza del santo Vescovo di Ginevra. Non conobbe mai che cosa fosse la maldicenza e la suscettibilità e fu sempre il sostegno del debole e l'amico del povero.
Essendo giovane abitò in Sicilia , quindi visse qualche anno a Lisbona come capellano dell' ambasciata di Francia ; dovunque egli passò fece sempre benedire il nome della sua patria. Non sapeva che cosa fosse riposo ed è morto sulla breccia ; morì mentre si disponeva a tenere il luogo di D. Bosco col far la predica ai cooperatori Salesiani.
La sua morte fu repentina ma non improvvisa. In tutti i momenti della sua vita si tenne sempre preparato al gran viaggio per l'eternità. Il suo testamento palesa i sentimenti della sua anima e l'attenzione che esso poneva alle menome circostanze delle sue azioni.
« Io muoio , lasciò scritto, figlìo sottomesso e » riconoscente della Santa Chiesa Cattolica per la » quale mi sarei reputato felice di poter versare » il mio sangue. Io debbo a lei riconoscenza per » tutto ciò che ho riguardo all'anima, e per tutto » ciò che posseggo riguardo a cose materiali, Domando perdono a tutti coloro, che potessero in qualche modo essere stati scandolezzati ovvero offesi da me. »
I poveri e le diverse pie istituzioni non furono da lui dimenticate nel suo testamento.
Egli stesso aveva redatto il suo epitaffio che finisce con queste parole tratte dalla S. Scrittura
DEUS MEUS ADHAESIT ANIMA MEA POST TE. ET NUNC QUAE EST EXPECTATIO MEA? NONNE DOMINUS ? IPSE EVELLET DE LAQUEO PEDES MEOS.
Conclude il testamento chiedendo con vive istanze le preghiere di coloro, che andava ad attendere in seno a Dio.
Sia pace alla sua bell'anima !
Martedì giorno 10 Monsignore partì per Tolone. A Cuers sperava di trovare i rappresentati della nostra grande Colonia agricola della Navarra , ma restò deluso nella sua affettuosa aspettazione. Per un equivoco credettero i superiori che esso dovesse passare col treno precedente e quindi essi pure restarono ingannati nelle loro speranze, con tutti i giovanetti, che avevan fatto due ore di viaggio per augurare una felice navigazione agli amati missionarii. Il Direttore perciò dovette recarsi a Marsiglia per compiere a nome di tutti , questo dovere di fraterna carità.
A Tolone sua Eccellenza pernottò, ospitato dal Signor Conte e Commendatore Colle. La festa gentile, cordiale, generosa, che fecero il Signor Conte e la Signora Contessa, soavemente confortarono l'animo di Monsignor Cagliero. Esso era stanco, e afflitto per la morte del caro Monsignor Postel. Ma per gli stessi motivi pei quali l'Apostolo S. Pietro ringraziava il Signore di avergli procurato la consolazione di essere ospitato ed amato dai fervorosi cristiani dei suoi tempi , così poté Monsignor Cagliero rendere le stesse grazie a Dio per la conversazione di questa nobile e cristiana famiglia. Infatti ne aveva di bisogno. Sotto un aspetto tranquillo celava repressa la commossione destatasi nel suo cuore in Torino nel dividersi da D. Bosco. Quando il Conte gli chiese notizie di D. Bosco i suoi occhi si gonfiarono e non poté frenare le lagrime, sicché quei buoni signori si sentirono soffocare le parole in gola e lagrimarono essi pure.
All'indomani mattina celebrata la Santa Messa nella cappella privata di questo signore, Monsignor Cagliero continuò il suo viaggio. Un incontro commovente ebbe luogo a S. Cyr ; quivi le nostre suore di Maria Ausiliatrice aveano condotte le orfanelle di quel grande stabilimento Salesiano. Monsignor Cagliero per sette anni avea disimpegnato eziandio l'ufficio di Direttore generale delle Suore. Appena il treno si fermò quelle piccoline si spinsero innanzi esclamando - Nostro padre, nostro padrel - Monsignor Cagliero scese per un istante in mezzo ad esse e le benedisse. I viaggiatori, parte usciti dai carrozzoni , parte affacciati agli sportelli, osservavano silenziosi e commossi quello spettacolo, venendo in questo modo a sapere che loro compagno di viaggio era un Vescovo missionario che partiva per l'America. Il treno si fermava pochi minuti. Alla parola : - Addio! - le orfanelle ruppero in pianto dirotto e la locomotiva tolse Monsignore dagli occhi di quelle buone figliuole.
L'arrivo a Marsiglia fu in stretto incognito. Nessuno alla ferrovia, nessuno alla porta dell'Ospizio., Si erano preparati programmi, musiche scelte per la banda, tapezzerie, inviti, componimenti, per accoglierlo con ogni solennità. Aspettandosi però una lettera che annunciasse il giorno e l'ora dell'arrivo, i giovanetti erano occupati tranquillamonte nei loro laboratorii e nelle loro scuole. Monsignore entrò nell'Ospizio all'improvviso, mentre i superiori stavano leggendo un telegramma d'avviso giunto quattro minuti prima.
Pensate la sorpresa generalo ed eziandio il disgusto di tanti cuori ben fatti. Ma ciò che sembrò un contrattempo riuscì una vera provvidenza. Monsignore non poteva più reggere a tante emozioni, le quali avevano omai logorato le sue forze. Giovedì, 12, nella spaziosa e vaga capella dell'Ospizio si celebrò con tutta solennità la festa di S. Francesco di Sales e alla sera ebbe luogo una bella accademia alla quale però Monsignore non si sentì l' animo di assistere, perché fatta in suo onore. Venerdì nella stessa capella Monsignor Cagliero tenne la conferenza ai Cooperatori Salesiani.
Sabbato giorno 14 Monsignore celebrò la santa Messa in collegio, comunicò le Suore e i Missionari che non sono sacerdoti e verso le ore 10,accompagnato dalla schiera dei Missionarii, da varii Cooperatori e Cooperatrici di Francia, saliva sul bastimento La Bourgogne che deve trasportarlo al nuovo mondo. Commovente fu l'addio ricevuto e dato ai Missionarii dai confratelli della Casa di D. Bosco in Marsiglia; si rinnovarono in parte le scene avvenute in Torino, dopo ché l' eminentissimo Cardinale Alimonda, ebbe invocato sopra gli apostoli novelli la protezione del cielo appiedi dell'altare di Maria Ausiliatrice.
Il capitano della nave e gli altri ufficiali accolsero Monsignore ed i Missionarii con quella cortesia che è tutta loro propria. I signori Direttori della compagnia dei trasporti marittimi aveano messo a disposizione dei Missionarii esclusivamente , l' assai vasto quartiere dei posti di prima classe , completamente separato dai luoghi occupati dagli altri passeggeri. Una gran sala intorno alla quale sono disposte le cabine riunirà i Missionarii, nell'ora del pranzo, della conversazione e della preghiera. Essi potranno attendere con piena libertà agli esercizi di pietà Cristiana , senza timore di dare o soffrire disturbo. Tutte le mattine la sala comune sarà trasformata in cappella, ove Monsignore ed i suoi preti celebreranno la s. Messa. Il Commissario ebbe la squisita cortesia di cedere la sua cabina al Vescovo che l'occupò da solo, perché questa era bella, comoda e posta nello spazio occupato dai viaggiatori della prima classe. I Salesiani ricorderanno sempre con riconoscenza l'amorevolezza dimostrata da questi signori ai loro confratelli !
D. Bosco non avendo potuto accompagnare fin qui questi degni suoi figli, mandò da Torino un suo sacerdote a raggiungerli in questa città per salutarli ancora una volta a nome suo e di tutto l'Istituto Salesiano , e per recare a Monsignor Cagliero una sua lettera autografa. In questo foglio stavano scritte le seguenti parole
« Parole da porsi in musica da Monsignor Cagliero quando sarà sulle sponde del Rio Negro nella Patagonia e che a Dio piacendo noi canteremo a suo tempo nella chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino. »
» O Maria, virgo potens; tu magnum et praeclarum in Ecclesia praesidium; tu singulare Aumilium Christianorum; tu terribilis ut castrorum acies ordinata; tu cunctas haereses sola interemisti in universo mundo; tu in angustiis, tu in bello, tu in necessitatibus nos ab hoste protege , atque in aeterno gaudio in mortis hora suscipe. »
Singolare saluto. Una preghiera a Maria SS. ! Nuovo vincolo di fraternità. Chi rimane in. Europa detta un inno, che è partito e si dileguerà nelle immense regioni dell'America del Sud le interpreterà , trovando note che degnamente rappresentino il pensiero ! E le parole e le note riunite eromperanno dai cuori e risuoneranno sulle labbra al di qua e al di là dell'Atlantico. Il genio musicale di Monsignor Cagliero, che si palesò così sublime e tenero in onor di Maria specialmente nel Saepe dum Christi e nel Sancta Maria succurre miseris, saprà trovare armonie degne del soggetto. Quegli immensi deserti, senza limiti come il mare, agitanti al soffio del vento le loro onde di erbe altissime , o riflettenti i raggi del sole coi laghi e coi vasti depositi salini, quanto debbono slargargli il cuore con brame e affetti divini senza limite e riempirgli l' anima di tenerezza profonda tranquilla per quella Madre Santissima, che lo ha scelto a tale ministero e dignità. Come deve sentir più vicina la sua presenza, la sua potenza , l' amor suo, e confidare pienamente in lei. In quelle solitudini il silenzio, che la maggior parte delle volte regnerà profondo, assoluto intorno alla sua capanna, gli presenterà alla memoria i soavi ricordi di tante migliaia di giovanetti che nei tempi passati si stringevano affettuosamente intorno a lui ; fra questi vedrà campeggiare la cara figura del suo D. Bosco, e rammentando che tutti pregano per esso Maria SS. renderà un contraccambio di preghiere agli amici suoi, e li farà passare innanzi alla mente coi gaudii provati in Europa nei giorni che furono. Il mormorio di quel largo fiume, il Rio Negro, che scorre per migliaia di miglia, senza che l'occhio possa scoprire le montagne donde parte e l' oceano nel quale si getta , gli sembrerà l'eco sfumato di quelle armonie che si ripetevano così solenni nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice e vedendo comparir sulle rive le nomadi tribù, e nell'avvicinarsi ad esse, e nell'evangelizzar loro la buona novella, come dovrà coi voti della sua anima ardente affrettare quell'ora, nella quale le lodi di Maria risuoneranno in mezzo a quelle lande, divenute un giardino di Dio. Lo spettacolo di quel cielo rutilante di tante stelle diverse per grandezza, luce, ordine da quelle del nostro emisfero, colla splendida costellazione della croce, quale coraggio, quale speranza, quale entusiasmo debbono ispirargli per compiere l' eroica sua missione. Fissando lassù gli occhi bagnati dal pianto dell'amore, penserà che oltre le stelle vi è il trono della Vergine Benedetta sfolgoreggiante per la luce di Nostro Signor Gesù Cristo e gli sembrerà di presentarsi innanzi a quello, accompagnato da tante anime da lui condotte alla fede ed ivi incontrarsi con le schiere dei suoi confratelli delle altre regioni del mondo e formar tutti insiame una sola festa, un solo trionfo. Con questi pensieri, con questi ricordi, speranze, affetti, spettacoli, dovrà certamente riuscir sublime nell' interpretare le parole di D. Bosco che ripetono : in Maria, per Maria, da Maria. Io credo che perfino il sibilo del pampero vento, ed il rumoreggiar della tormenta gli presterà qualche nota, per cantare la vittoria della Vergine Ausiliatrice sopra i nemici della Chiesa.
Frattanto il rappresentante di D. Bosco compiendo il suo ufficio aveva accompagnati i Missionarii sino a bordo, ove loro indirizzò alcune parole ben capaci di infondere animo, se ne avessero avuto di bisogno. Dovendo il piroscafo stare ancora in porto alcune ore, il pensiero e il desiderio di tutti corse più vivo a D. Bosco e Monsignor Cagliero, facendosi interprete dei sentimenti dei suoi compagni, spediva un telegramma in questi termini.
D. Bosco Torino.
« Missionarii a bordo battello Bourgogne dimandano benedizione »
Mons. Cagliero
Il telegramma di risposta arrivò con giubilo di tutti, prima che il battello levasse le ancore : -
Padre, fratelli pregano e benedicono - D. Bosco.
Per coloro che avevano accompagnato i Missionarii venne finalmente il momento di ritornare a terra. I confratelli, gli amici, i benefattori, i Missionarii si inginocchiarono sul ponte intorno a Monsignor Cagliero. A bordo stavano imbarcati 800 e più passeggieri, la maggior parte Napoletani. Vi erano delle famiglie intiere e padri e madri con bambini in braccio. Eziandio un gran numero di costoro si inginocchiò. Monsignor Cagliero alzò le mani al cielo e li benedisse. Nel congedarli affettuosamente, consegnò al rappresentante di Don Bosco una lettera che esso indirizzava a tutti i Cooperatori d'Europa e che noi pubblicheremo nel prossimo fascicolo.
La Bourgogne faceva vela dopo mezzogiorno. I Salesiani sono dunque in alto mare. Il buon Dio li conduca felicemente a porto.
per concorrere all'erezione della Chiesa del Sacro Cuore in Roma, al buon esito della Missione dei Salesiani ed all'incivilimento delle Tribù Patagoniche.
Gli egregi Giornali di Torino , nell' occasione dell'incendio, che distrusse la legatoria Salesiana, fecero appello a tutti i Cattolici, perché vengano in aiuto di D. Bosco e delle sua opere e concorrano al buon esito delle Missioni dei Salesiani ed all'incivilimento delle tribù Patagoniche, non meno infelici e barbare che le tribù Affricane.
Mentre noi ringraziamo di gran cuore questi ottimi Giornali , offriamo un modo pratico a tutti i Cattolici, per potere rispondere all'appello della buona stampa torinese.
Tutti i Cattolici sanno, che parte speciale della Missione dei Salesiani, non è solo l' incivilimento delle tribù Patagoniche e della Terra del Fuoco, mediante la diffusione della verità , ma eziandio la conservazione di tale incivilimento qui nell'Europa, dove esso ebbe sua stanza speciale.
Ora , da quali pericoli è minacciata la civiltà e la fede cattolica nell' Europa ? S. Francesco di Sales, fin da' suoi tempi manifestava al Supremo Gerarca, a colui, che più d'ogni altro, sempre ebbe a cuore l'incivilimento universale, il pericolo onde è minacciata la società cristiana. Ecco le sue parole : Il pericolo, Santissimo Padre , è tutto nella continua diffusione d'infami libelli, sparsi dai settarii ; e a questo male immenso , io non veggo che un rimedio, la fondazione d'una Stamperia Cattolica , posta sotto il patrocinio della Santa Sede. Così le nostre risposte non facendosi aspettare, noi potremmo con vantaggio discendere nell'arena e rispondere con certo successo alle provocazioni degli apostoli dell'errore. Quest'ideale, veramente Salesiano , cioè la fondazione d' una Stamperia Cattolica , per mezzo della quale si possa discendere nell'arena, a combattere gli apostoli dell' errore , venne ampiamente attuato per opera di D. Bosco.
Innumerevoli furono le difficoltà superate, fin da quando incominciò la sua missione educativa, istruttiva e polemica delle Letture Cattoliche, in favore del popolo italiano, minacciato allora, come adesso, dal barbaro stile degli apostoli dell'errore.
Superate le prime difficoltà, riuscito ad impiantare Stamperie Cattoliche nei suoi Ospizi in un con la Cartiera di San Francesco di Sales , ecco sorgere altri ostacoli e prove dolorose. Tali furono, lo scoppio della caldaia a vapore, che rovinò la Cartiera ; quello del fuoco, sviluppatosi nella Tipografia Salesiana, nella Novena di Maria Santissima Ausiliatrice, dello scorso anno e finalmente quello della distruzione della Legatoria, in questo anno. E quasi a provarci che queste disgrazie ci vengono dal demonio , notiamo una piccola circostanza, che cioè la rovina della Cartiera avvenne cinque giorni dono , la festa del Santo Patrono della Stampa Cattolica , mentre quella della Legatoria, avvenne cinque giorni prima di detta festa, benché a tre anni d'intervallo.
Leggendo nell'Unità Cattolica le parole: - Un grave disastro, colpì ultimamente quest'uomo impareggiabile, la mente corse subito a quell'altro uomo del quale già dicevasi : Quod non sit ei similis , ma pur colpito da disastri impareggiabili. Quindi gli stessi sentimenti e le stesse parole nascono nel nostro cuore e dalla nostra bocca, qual& ci nacquero tre anni or sono, quando in simile circostanza disastrosa, ricordammo il modello dei pazienti. Allora scrivevamo nel nostro Bollettino :
« Il buon Dio, per altro, nel permettere questo sfogo di rabbia al nemico di ogni bene, non si dimenticò della sua bontà e misericordia ; poiché , se mai lo scoppio fosse accaduto anche solo un'ora dopo, cioè, quando tutti gli operai si trovavano sul lavoro, non si avrebbe potuto calcolare, quanto più grande sarebbe stata la disgrazia ! Ma ciò non fu ; benedetto il Signore.
« E benedetti sieno pure tutti coloro che, concorsero in quei giorni a lenire il nostro dolore ; benedetto il Sindaco e il Municipio di Mathi, che soccorse le famiglie orbate dei loro capi ; benedetti quei coraggiosi che, dimentichi di se stessi, e come prodighi di loro vita, si prestarono volonterosi a cercare e trarre di sotto alle ruine le povere vittime ; benedetti i padroni e i lavoranti delle vicine fabbriche , che al domani diedero un attestato di vera fratellanza coll' accompagnare all'ultima dimora, le spoglie mortali dei compianti operai. Sì, il buon Dio tutti li benedica, e tenga da loro lontane consimili disgrazie.
« Intanto si capirà facilmente, che il danno materiale arrecatoci è assai grave. Per ripararlo , occorre nientemeno che rifabbricare la casa, provvedere nuove macchine, acquistare nuovi attrezzi. O fare così , o darla vinta al demonio , cessando o diminuendo pubblicazioni, che spargono in mezzo al popolo i semi della vera civiltà, col sostenere la religione e il buon costume. Dovremo darla vinta a satana ? Non mai. Abbiamo solo bisogno, che altri ci aiuti.
« E qui ricordiamo di buon grado , quello che accadde al santo Giobbe. Rubati gli armenti, uccisi i servi , rovesciate le case , schiacciati i figli ; e tutto questo , come ci racconta la sacra Bibbia , fu cagionato dal demonio , col permesso di Dio , che volle far prova del suo servo. Ma ben presto, il Signore fece risplendere la sua bontà ; ebbe compassione di lui, dice il sacro Testo, e gli rendé il doppio di quello, che gli era stato rapito. Difatto, Iddio pose in cuore agli amici, ed ai conoscenti di Giobbe, un vivo desiderio di aiutarlo ; e quindi con una gara amorevole , gli uni portavangli una pecora, gli altri un agnello, quegli un oggetto d'oro, questi un altro dono ; Et consolati sunt eum; et dederunt ei unusquisque ovem unam, et inaurem auream unam. Per questo modo Giobbe ritornò nel suo stato primiero e più florido ancora, e riprese ad essere, come prima, l'occhio del cieco, il consolatore degli afflitti, il padre degli orfani.
« Noi speriamo, che i nostri caritatevoli Cooperatori e Cooperatrici, non vorranno essere da meno di quell' antica gente. Essi sapranno tenere da conto del fatto loro ; non faranno spese inutili, e s'industrieranno per mettersi in grado di concorrere in qualche modo a medicarci questa ferita.
« Essi potrebbero eziandio cooperare a quest'opera di cristiana e civile beneficenza, col diffondere libri da noi pubblicati , coll' associarsi alle Letture Cattoliche, col procurarci altri associati, e col mandare il saldo dell' associazione , qualora non lo avessero ancor fatto. »
Anche ora, dobbiamo rivolgere la nostra gratitudine a Dio per averci salvati da peggiore danno, poiché se il fuoco continuava, attaccandosi ai Magazzini della Libreria , allora il danno diveniva incalcolabile. Così pure le stesse parole rivolte al Sindaco e Municipio di Mathi, rivolgiamo ora al Sindaco e Municipio di Torino, ed a quanti fra quei coraggiosi pompieri cooperarono ad arrestare il fuoco divoratore di tanto elemento civilizzatore, qual è il libro cattolico.
A riparare il danno, ed a porgere a tutti i Cattolici un mezzo di cooperare alle opere di cristiana e civile beneficenza , col diffondere i libri da noi pubblicati , e così concorrere al buon esito della Missione Salesiana, per mezzo della nostra Libreria, diffonderemo presso tutti i Cattolici, cui possano interessare , una serie di Elenchi dei libri risparmiatici dal fuoco. Questi Elenchi , saranno disposti in modo da facilitare grandemente l' acquisto dei libri voluti, non avendo i signori benemeriti Committenti , da far altro che segnare su gli Elenchi il numero dei libri desiderati, piegare il foglio, unirci l' importo, metterlo entro busta, e rinviare l' Elenco alla Libreria Salesiana in Torino.
Aiutateci voi, o Venerando Clero, o benemeriti Signori Cattolici , sosteneteci nell' opera santa e civilizzatrice.
L'immortale Pontefice Pio IX, a proposito dol diffondere le Letture Cattoliche , scrisse al loro Direttore: Non v' ha cosa più eccellente e più utile a promuovere ed infiammare la pietà nel popolo.
Il sapientissimo Leone XIII poi non cessò mai di raccomandare la diffusione della stampa e giunse fino a dire che non s'ingannerebbe gran fatto, chi volesse attribuire principalmente alla stampa malvagia la piena dei mali e la deplorevole condizione di cose, alla quale ora siamo giunti.
Vogliamo che Dio cessi dai flagelli delle malattie, dei terremoti, e più ancora che i morbi ed i terremoti sociali vengano scongiurati ? Cooperiamo tutti a far conoscere la verità, specialmente con la buona stampa. A questo ci sproni la parola di S. Francesco di Sales, ci sproni il desiderio d' infiammare la pietà nel popolo , e più che a riparare i danni materiali del fuoco sviluppatosi nella nostra Legatoria, ci muova il pericolo della libera stampa, la quale, al dir di un dotto periodico, è addivenuta un vulcano in piena eruzione, che vomita fuoco e fiamme contro quanto v' ha di più venerando in cielo ed in terra , e gitta fango di dottrine, corrompitrici d'ogni buon costume.
Per un involontario errore si notò fra i defunti al n° 28 il M. R. Sig. D. Giovanni Arcioni, il quale vive e si trova attualmente Arciprete della Cattedrale di Brescia.
539 Pezzi Giuseppe, segr. - Roma.
540 Pettini D. Lorenzo - Forlì.
541 Picconi D. Giacomo , arcipr. vic. foraneo Stella (Genova).
542 Picco di Cese n. Martini di Chateaunneuf - Torino.
543 Pierani D. Vincenzo, can. - Nonantola (Modena).
544 Pigliacelli mons. can. - Roma. 545 Pierlatti Alessandro - Racconigi.
546 Pioppo Giuditta - Cordovado (Udine).
547 Piombanti D. Davide, priore - Colognole (Firenze).
548 Pini D. Gaspare, can. - Firenzuola d'Adda (Piacenza).
540 Pinelli D. Salvatore, dott. teol. - Genova. 550 Piras D. Giuseppe - Terralba (Cagliari). 551 Pirotta Francesco, ragioniere - Milano. 552 Pitozzi ved. Rachele - Robiano (Brescia). 553 Pizzighella D. Giovanni, parr. - Verona. 554 Poggi Catterina - Forno (Novara). 555 Poggi D. Giuseppe - Panzone (Acqui). 556 Poggetti D. Giuseppe, can. arcipr.-Santhià (Novara).
557 Polli D. Antonio, assist. - Milano.
558 Ponzo D. Ambrogio , arciprete - Prunetto (Cuneo).
559 Ponoselli Filippo - Viterbo (Roma).
560 - Pozzi D. Filippo, arciprete - S. Genesio (Pavia).
561 Pucitta damigella Felicita - Gualdo- Tadino (Perugia).
562 Pucitta Felice - Tosato di Vico (Perugia). 563 Pulvirenti D. Gaetano, vie. - Pedara (Catania).
564 Puscedu D. Francesco, can. - Ales (Cagliari).
565 Putti D. Vincenzo, prep. parr. - Valsantangelo (Macerata).
566 Prato D. Gio. Batt., dott. teol. - Trento. 567 Prada D. Giuseppe - Arluno (Milano).
508 Presbitero Giuseppe - S. Francesco al Campo ( Torino).
569 Protasi Antonia - Vogogna (Novara).
570 Provana conte Carlo Alberto - Collegno (Torino).
571 Pluchinotta Giuseppina - Modica (Siracusa). 572 Quaresima D. Pellegrino, arcipr. - S. Pietro Engù (Padova).
573 Badon D. Lodovico - Fondare (Vicenza). 574 Radicati conte Casimiro di Brosolo - Torino. 575 Radicati di Passerano danl. Carlotta - Passerano (Alessandria).
576 Ramella D. Grato , arciprete - Chiavazzo (Novara).
577 Ramello D. Bartolomeo , pievano - Brandizzo (Torino).
578 Ramelli D. Pietro, can. - Pinerolo.
579 Reitani Casile Maria - Reggio Calabria. 580 Remondino D. Carlo - Asti. 581 Remondino cav. D. Francesco - Agiti.
582 Revelli cav. Onorato, liquorista - Torino. 583 Rezzana D. Giovanni , capp. cur. - Chiuppano (Vicenza).
584 Riboni D. Gerolamo, prep. vicario foraneo - Roscone (Milano).
585 Richeri Rosa - Cremona.
586 Richelmi Prospero - Torino.
587 Ricci Giovanni - Trisobbio (Alessandria). 588 Ridolfi D. Luigi. - Verona. 589 Righini 'Teresa - S. Giorgio (Trasponi). 590 Riolfalti Adelaide - Villa Lagarina (Tirolo). 591 Riolfi Maria - S. Floriano (Verona).
592 Ripa di Munta contessa Giuseppina- Torino. 593 Rivasi D. Giuseppe, parr. - Lurate (Milano). 594 Riva Giovanni, coop. - Barzio (Conio). 595 Riveri D. Luigi, prev. - Tramontana (Govi).
(continua)
Con permesso dell'Aut. Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respons. Tip. San Vincenzo de' Paoli, Sampierdarenn 1885.
Formato in-32°.
LETTURE CATTOLICHE
DOGUANI (Sac. Giuseppe). Serate morali, ossia raccontini a coda, offerte alla gioventù - 1885, in-32°, fasc. 2, pag. 128.
Contiene in sei serate: Il cemento - le chiavi - il tetto - ornamenti interni ed esterni - i mezzi per continuare. i lavori - cautele per la conservazione ed i piccoli urti della casa, ossia dell'edificio del proprio perfezionamento morale.
BIBLIOTECA DELLA GIOVENTÙ ITALIANA SEGNERI (P. Paolo). La manna dell'anima. - 1885;
voi. 2° in-32°, pag. 360 0,60
Contiene le considerazioni per i mesi di Marzo e di Aprile, le quali però fanno per tutti i tempi. Pel merito della materia, dell'ordine nel disporla e della grazia nell'esporla, la Manna del Segneri merita di correre per le mani, non solo di tutta la gioventù dei seminarii, ma eziandio di tutti gl'istituti di educazione cristiana.
A coloro che tengono « che chi è invaso dal genio della mistica scappa dall'ordine reale e tronca i vitali nervi del cristianesimo » ecco come risponde l'Eminentissimo Cardinale Alimonda nelle Lettera sotto annunziata. - « Il Leibnitz, ancorchè non cattolico, disse che la mistica è alla teologia ordinaria presso a poco quel medesimo che è la poesia all'eloquenza. Che cosa fa l'eloquenza quando diventa poesia ? Dipinge, tratteggia, tocca più sentitamente e rapisce gli animi .
È quindi opportunissima questa pubblicazione.
LETTURE DRAMMATICHE LEMOYNE (Sac. G. B.). Le Pistrine; e l'ultima ora del paganesimo in Roma ; dramma in cinque atti. Un voi. in-32° (15x10) di pag. 84 0,40
È un grandioso ed istruttivo dramma che mette a confronto le bellezze e bontà della R,-li,-,ione Cristiana, con le sozzure e le barbarie de la pagana. Quante sublimi verità vi sono scolpite e dipinto con tocchi da maestro !
Formato in-1G^.
DI CASTAGNETO (Cesare). Le Ricchezze del Rosario; seconda edizione, in-16° di pag. 52.
Fu giudicato dall'Eminentissimo Cardinale Alimonda adatto ad ingenerare nei fedeli quel senso di soda pietà, di viva fede e di santa unzione che lo ha ispiralo al chiarissimo ed eccellenlissimo Signor Conte Cesare di Castagneto. I1 pubblico conferinn il giudizio del Cardinale esaurendone la prima edizione, per cui si dovette fare questa seconda, alla quale auguriamo lo stesso esito.
VIGO (Ilario Maurizio, Curato di S. Giulia). Crispino, ossia un mezzo infallibile di far fortuna, per un suo
Nipote affezionatissimo. - 1885, in-16° grande di pag. 40 0,20
Copie cento 18