ANNO XIII - N. 10. Esce una volta al mese. OTTOBRE 1889
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO
Sommario: Leone XIII, il Rosario e la divozione a S. Giuseppe - Una gita ai Becchi - Notizie delle nostre case d' America : dalla Patagonia e dall'Argentina. - Le feste al S. Cuore di Gesù in Patagonia. - Una grazia del S. Cuore di Gesù. - Cooperatori defunti nell'Agosto e Settembre.
Alzai gli occhi miei verso dei monti donde verrà a me soccorso. Levavi oculos meos in monte, unde veniet AUXILIUM mihi (Psalm. 120). È questa la parola che negli anni scorsi ha fatto risuonare al cospetto del cielo e della terra il grande Pontefice Leone XIII. È verso i monti eterni della celeste Gerusalemme che Egli appunta lo sguardo sereno e sicuro, poichè ha la caparra della parola infallibile di Gesù Cristo. Egli attende quell'ora nella quale Maria SS. AUSILIATRICE darà la pace al mondo, il trionfo alla Chiesa; e va ripetendo ai Cattolici sparsi per tutte le plaghe della terra : - Non temete, le porte dell'inferno non prevarranno : lassù, lassù in alto sollevate gli sguardi. Non vedete la Vergine benedetta che siede regina ed ha nelle sue mani le nostre sorti? Prendete il santo Rosario, e la prece di un popolo senza numero ascenda al trono della Vergine e per essa al trono di Dio. Al santo Rosario in questi ultimi secoli la Chiesa è debitrice di tutte le sue vittorie. -
Quest'anno poi ancor più solenne invito Egli fa a tutti i Cattolici di recitare il santo Rosario, e nello stesso tempo inculca la divozione a S. Giuseppe come cosa oltre modo cara alla Immacolata Madre di Dio.
Noi riportiamo la stupenda Enciclica, che resterà uno splendido monumento del sapientissimo ed amoroso Pontefice nella storia dei secoli, facendola seguire dalla bella e divota preghiera a s. Giuseppe in latino ed in italiano, che per ordine di S. Santità si dirà ogni giorno, durante il mese di ottobre, dopo la recita del S. Rosario, in questo e negli anni avvenire in perpetuo.
Ai venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e altri Ordinarii de' luoghi aventi pace e comunione con l'Apostolica Sede.
Leone PP. XIII.
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica benedizione.
Quantunque abbiamo già più volte ordinato si facessero in tutto il mondo speciali preghiere e si raccomandassero, il più caldamente che si potesse, a Dio gl'interessi della Cattolicità, tuttavolta a niun faccia maraviglia se avvisiamo portar oggi il bisogno che novellamente s'inculchi quest'istesso dovere. - Ne' calamitosi tempi, massime allora che la potestà delle tenebre sembra poter tutto osare a danno della Cristianità, la Chiesa ha sempre per costume di invocare supplichevole Iddio, autore e vindice suo, con vie maggior fervore e perseveranza, interponendo eziandio la mediazione de' Santi, nel cui patrocinio ha maggiore fiducia di trovar soccorso, prima fra i quali l'Augusta Vergine Madre di Dio.
Della pia preghiera e della speranza, riposta nella bontà divina, tosto o tardi apparisce il frutto.
Ora evvi ben noto, Venerabili Fratelli, non essere i tempi che corrono guari men calamitosi di quanti mai volgessero tristissimi per la Cristianità. Veggiamo infatti perire in moltissimi il principio di tutte le virtù cristiane, la fede ; sfreddarsi la carità, depravarsi nelle idee e ne' costumi la crescente generazione; osteggiarsi in ogni parte con la violenza e con la perfidia la Chiesa di Gesù Cristo ; guerreggiarsi atrocemente il Pontificato ; e con tracotanza ogni dì più sfrontata scalzarsi le stesse fondamenta della religione.
Fin dove siasi di recente per questa china sdrucciolato e quant' altro vadasi tuttora macchinando, è sì chiaro e patente, che non fa mestieri dichiararlo per parole.
In questa difficile e miseranda condizione di cose, poichè i mali sono maggiori d'ogni umano rimedio, non ci rimane che implorarne dalla divina potenza la guarigione. - Il perchè Ci mettemmo in cuore di spronare la pietà del popolo cristiano ad impetrare non maggior fervore e costanza che mai l'aiuto di Dio Onnipotente. E però avvicinandosi il mese di ottobre, che già decretammo sacro alla Vergine del Rosario, caldamente vi esortiamo che con ogni divozione, pietà .e frequenza possibile venga in quest'anno tutto il detto mese celebrato. - Ben sappiamo esserci nella materna bontà della Vergine apparecchiato il rifugio ; e siam certi che le nostre speranze non sono indarno in Lei riposte. Se innumerevoli fiate Ella ci fu ne' fortunosi tempi del cristìanesimo propizia, perchè temere che non voglia rinnovellare gli esempi del suo potere t della sua grazia, ove sia con preghiere comuni umilmente e costantemente invocata? Che anzi, tanto più speriamo che per mirabil guisa ci assista, quanto volle essere più a lungo pregata.
Senonchè altra cosa eziandio Ci siam proposta, e alla quale Voi, Venerabili Fratelli, Ci presterete, come di costume, la, diligente vostra cooperazione ; ed è, che per meglio rendere alle nostre preci favorevole Iddio, e perchè Egli, da più intercessori supplicato, porga più pronto e largo soccorso alla sua Chiesa, avvisiamo essere sommamente convenevole che il popolo cristiano accostumisi a pregare con singolar divozione e animo fiducioso , insieme alla Vergine Madre di Dio, il suo castissimo sposo San Giuseppe il che abbiamo particolari motivi di credere che debba alla stessa Vergine tornare accetto e caro. - E, quanto a questo, di che per la prima volta siamo per toccare in pubblico alcuna cosa, ben conosciamo essere la pietà del popolo cristiano non pur inchinevole, ma già, prese da sè le mosse, nel suo corso progredita; dacchè vedemmo il culto di San Giuseppe, che per lo zelo dei Romani Pontefici venne pur nelle età anteriori gradatamente promosso ed, esteso , universalmente e con indubitato incremento in questi ultimi tempi amplificato , massime da che Pio IX Nostro Antecessore, di felice memoria, ebbe, a preghiera di moltissimi Vescovi, dichiarato il santissimo Patriarca Patrono della cattolica Chiesa.
Nondimeno , poichè è di tanto rilievo che il suo culto metta profonde radici nelle cattoliche istituzioni e nei costumi , vogliamo che il popolo cristiano anzi tutto dalla Nostra voce ed autorità novello impulso riceva.
Le ragioni per cui il beato Giuseppe deve aversi a Patrono speciale della Chiesa, e scambievolmente la Chiesa ripromettersi moltissimo dalla tutela e dal patrocinio di liti, nascono principalmente dall'essere egli sposo di Maria e padre putativo di Gesù Cristo. Da qui derivò tutta la sua grandezza, la grazia, la santità e la gloria. Egli è certo che la dignità di Madre di Dio poggia sì alto, che nulla vi può essere di più sublime. Ma perchè tra la beatissima Vergine e Giuseppe fu stretto un nodo coniugale, non v'ha dubbio che a quell'altissima dignità , per cui la Madre di Dio sovrasta a gran pezza tutto le creature , egli si avvicinò quanto niun altro mai. Conciossiachè il connubio è la massima società e amicizia, a cui di sua natura va unita la comunanza dei beni. Per la qual cosa, se Dio ha dato alla Vergine in isposo Giuseppe, glielo ha dato non pure a compagno della vita , testimone della verginità e dell'onestà tutore, ma eziandio perchè partecipasse, mercè il patto coniugale, all'eccelsa grandezza di lei. - Così pure egli tra tutti in augustissima dignità grandeggia, perchè per divina disposizione fu custode e nell'opinion degli uomini padre del Figliuolo di Dio. Donde conseguiva che il Verbo di Dio modestamente si assoggettasse a Giuseppe, gli obbedisse e prestasseglì quell'onore e riverenza che debbono i figliuoli al padre loro.
Or da questa doppia dignità naturalmentqa scaturivano que' doveri che la natura prescrive ai padri di famiglia ; cotalchè fu Giuseppe a un tempo legittimo e natural custode, capo e difensore della divina Famiglia. E cotesti uffizi e ministeri egli venite infatti esercitando, finchè bastogli la vita. Studiossi di tutelare con sommo amore e quotidiana vigilanza la sua consorte e la divina prole di lei ; procacciò lor di continuo con le sue fatiche il bisognevole alla vita ; cessò da loro i pericoli, di che l'odio di un Re minàcciavali, trafugandoli altrove a salvamento; e nelle molestie de' viaggi e ne' travagli dell'esilio fu di Gesù e di Maria compagno inseparabile, aiuto e conforto.
Or la Casa divina, che Giuseppe con quasi patria potestà governava, era la culla della nascente Chiesa.
La Vergine Santissima, perchè Madre di Gesù Cristo, è anche Madre di tutti i cristiani, da lei generati in mezzo alle atrocissime pene del Redentore sul Calvario; come pur Gesù Cristo è in certa guisa il primogenito de' cristiani, che gli sono per adozione e redenzione fratelli.
Di qui viene che il beatissimo Patriarca tenga per raccomandata a sè di un modo speciale la moltitudine de' cristiani, onde rìsulta la Chiesa, vale a dire cotesta innumerevole famiglia, sparsa per tutto il inondo , stilla quale egli, come sposo. della Vergine e padre putativo di Gesù Cristo, ha un'autorità presso che paterna. È dunque convenevol cosa e sommamente degna del beato Giuseppe, che a quel modo ch'egli un tempo soleva tutelare santamente in ogni evento la Famiglia di Nazaret, così ora col suo celeste patrocinio la Chiesa di Cristo copra e difenda.
Le quali cose, Venerabili Fratelli, trovano, come sapete, un rincalzo in questo, che parecchi Padri della Chiesa opinarono, d'accordo in ciò con la sacra liturgia, aver l'antico Giuseppe, figlio del Patriarca Giacobbe, adombrato la persona e il ministero del nostro, e col suo splendore simboleggiata la grandezza e la gloria del futuro custode della divina famiglia. - E, per verità, oltre all'avere entrambi sortito l'istesso nome , e non iscevro di significato, corrono tra loro ben altre, e queste chiarissimo, rassomiglianze, a Voi ben note: e primamente quella che l'antico Giuseppe guadagnossi in modo singolare la benevolenza e la grazia del suo
Signore, e oche avendo da lui avuto il governo della casa, tutte le prosperità e benedizioni di Dio dal ciel piovevano, per riguardo a Giuseppe , sul suo padrone. Ma v'è d'avvantaggio, ch'egli, per volontà del Monarca, governò con sovrani poteri tutto il Regno ; e nel tempo di pubblica calamità, pei mancati raccolti e per la carestia, sovvenite con sì stupenda provvidenza agli Egizi e ai popoli confinanti, che il Re decretò si chiamasse salvatore dei mondo. - E così in quell'antico Patriarca ci vien fatto di ravvisare la figura del nostro. Siccome quegli fu una benedizione di Dio per la casa del suo padrone e poscia per tutto il Regno, così questi, destinato alla custodia della Cristianità , dee riputarsi difensore e tutor della Chiesa; la quale è veramente la casa del Signore e il regno di Dio in terra.
Tutti i cristiani, di qualsivoglia condizione e stato, hanno ben donde affidarsi e abbandonarsi all'amorosa, tutela di San Giuseppe. - In Giuseppe hanno i padri di famiglia il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza ; i coniugi un perfetto esemplare d'amore, di concordia e di fè coniugale ; e i vergini un tipo e un difensore insieme della verginale integrità. I nobili, messasi d'innanzi agli occhi l'immagine di Giuseppe, imparino a serbare eziandio nell'avversa fortuna la loro dignità; e i doviziosi intendano quali siano quel beni ch'è d'uopo appetire con ardente bramosia e a tutto poter tesoreggiare.
I proletarii poi, gli operai e quanti sono in bassa fortuna, debbono, per un titolo o diritto lor proprio, avere ricorso a Giuseppe, e da lui apprendere ciò che hanno a imitare. Imperocchè egli, sebbene di regia stirpe, unito in matrimonio colla più santa ed eccelsa tra le donne, e padre putativo del figlio di Dio, nulladimeno passa la sua vita nel lavoro, e con l'opera ed arte stia procaccia il bisognevole al sostentamento de' suoi. - Non è dunque di quei che sono in basso stato , se ben si riguardi, abbietta la condizione e il lavoro dell'operaio, lungi dall'essere disonorante, può per contrario, ove sia alla virtù associato, grandemente nobilitarsi. Giuseppe, contento del poco e del suo , portò con animo forte ed elevato le privazioni e le strettezze inseparabili da quel sottilissimo vivere, ad esempio del figliuol suo ; il quale essendo signore di tutte le cose, vestite le sembianze di servo' volonterosamente abbracciò una somma povertà e penuria d'ogni cosa.
Con queste considerazioni debbono i poveri e quanti guadagnansi col lavoro delle mani la vita , sollevar l'animo e rettamente pensare e sentire ; ai quali, se è vero che giustizia consente di poter francarsi dalla indigenza e levarsi a miglior condizione, non però la ragione nè la giustizia. permettono loro di sconvolgere l'ordine dalla provvidenza di Dio stabilito. Che aiwi il trascendere in questa bisogna a violenze e far tentativi per via di sommosse e tumulti è forsennato partito, che il più delle volte aggrava quegli stessi mali che si vorrebbero alleggerire. Adunque non già nelle promesse di gente sediziosa confidino i proletarii, se hanno fior di senno, ma bensì negli esempi e nel patrocinio del beato Giuseppe , come pur nella materna carità della Chiesa , la quale del loro stato ogni dì maggior cura si prende.
Pertanto, ripromettendoci Noi, Venerabili Fratelli, moltissimo dalla vostra autorità e zelo episcopale, nè diffidando che le buone e pie persone molte altre cose, e anco maggiori delle comandate da Noi, sieno per imprendere, decretiamo che in tutto il mese di ottobre aggiungasi nella recita del Rosario, da Noi già prescritta altre volte, l'orazione a S. Giuseppe, la cui formola riceverete insieme con questa Enciclica ; e similmente facciasi ogni anno, in perpetuo.
A quelli poi che divotamente reciteranno l'accennata orazione, concediamo ogni volta l'indulgenza di sette anni e altrettante quarantene. ú, anche proficuo e sommamente commendevole il consacrare, come già in varii luoghi costumasi, con giornalieri esercizì di pietà il mese di marzo a onore del santo Patriarca. Dove poi ciò non possa farsi agevolmente, sarebbe almeno da desiderarsi che prima della sua festa nel tempio principale di ciascun luogo si celebrasse un triduo di preghiere. - Raccomandiamo inoltre a tutti i fedeli, che ne' paesi, in cui il 19 marzo , dì sacro a San Giuseppe, non è compreso nel novero delle feste di precetto, non lascino tuttavia, per quanto è possibile, di santificarlo almeno privatamente, a onore del celeste Patrono, quasi fosse giorno festivo.
Frattanto auspice de' celesti doni e pegno della Nostra benevolenza vi sia , Venerabili Fratelli, l'Apostolica benedizione, che di tutto cuore impartiamo nel Signore a Voi, al Clero e al popolo vostro.
Dato in Roma presso S. Pietro il di 15 agosto del 1889, anno duodecimo del Nostro Pontificato.
Leone PP. XIII.
ORATIO AD SANCTVM IOSEPHVM.
Ad te, beate Ioseph, in tribulatione nostra confugimus, atque implorato Sponsae tuae sanctissimae auxilio, patrocinium quoque tuum fidenter exposcimus. Per eam, quaesumus , quae tecum immaculata Virgine Dei Genitrice coniunxit, caritatem , perque paternum, quo Puerum Iesum amplexus es, amorem, supplices deprecamur, ut ad hereditatem, quam Iesus Christus acquisivit sanguine suo, benignus respicias, ac necessitatibus nostris tua virtute et ope succurras.
Tuere, o custos providentissime divinae Familiae, Iesu Christi sobolem electam ; prohibe a nobis, amantissime Pater, omnem errorum ac corruptelarum luem; propitius nobis, sospitator poster fortissime, in hoc cum potestate tenebrarum certamine e caelo adesto ; et sicut olim Puerum Iesum e summo eripuisti vitae discrimine, ita nunc Ecclesiam sanctam Dei ab hostilibus insidiis atque ab omni adversitate defende : nosque singulos perpetuo tege patrocinio, ut ad tui exemplar et ope tua suffulti, sancte vivere, pie emori, sempiternamque in caelis beatitudinem assequi possimus. - Amen.
PREGHIERA A S. GIUSEPPE.
A voi, o Beato Giuseppe, ricorriamo nella nostra tribolazione, ed, implorato l'aiuto della santissima vostra Sposa, domandiamo fiduciosi anche il vostro patrocinio. Per quella carità, di grazia, che vi congiunse coll'Immacolata Vergine Madre di Dio, e per quell'amore paterno col quale stringeste il fanciullo Gesù, supplichevoli vi preghiamo di riguardare propizia l'eredità che G. C. acquistò col suo sangue e di sovvenire alle nostre necessità colle vostre virtù e potenza.
Proteggete, o custode provvidentissimo della divina Famiglia, l'eletta prole di G. C.; togliete da noi, o Padre amantissimo, ogni colluvie di errori e corruttele : validissimo nostro protettore,. siateci dal cielo propizio in questo combattimento colla podestà delle tenebre ; e come una volta liberaste il Bambino Gesù da sommo pericolo della vita, così ora difendete la Santa Chiesa di Dio dalle insidie dei nemici e da ogni avversità; coprite ognuno di noi col perpetuo vostro patrocinio, affinchè al pari di voi e coll'appoggio della vostra protezione possiamo santamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine nel Cielo. Così sia.
Gli antichi allievi dell'Oratorio di D. Bosco idearono e compierono , il giorno 11 agosto, una festicciuola di grande consolazione al cuore di quelli che vi si trovarono presenti, e di grande onore ad un tempo stesso per la religione, per D. Bosco e per la patria di Lui. In numero di trenta e più, rappresentanti centinaia di altri loro amici, si recarono, come in devoto pellegrinaggio, ai Becchi, frazione di Castelnuovo d'Asti, presso il nipote del Venerando Fondatore delle Case Salesiane, e sulla porta di quella casetta modestissima e povera collocarono una graziosa lapide che dice:
Nato quì presso in una casa ora demolita - addì XV agosto MDCCCXV - qui passò in modesta ed esemplare povertà - i primi suoi anni - Don Giovanni Bosco - e qui trilustre iniziava fra i suoi compagni - quella missione educatrice - per cui del suo nome - riempiva più tardi l'Europa anzi il mondo -
Morì in Torino il XXXI gennaio
MDCCCLXXXVIII - Ricordo posto per cura degli antichi alunni di Lui - XI agosto MDCCCLXXXIX.
Giunsero sul sito verso le 9 e 1/2, preceduti da 40 artisti della musica istrurnentale interna dell'Oratorio di S. Francesco di Torino, diretta dal modesto quanto valente Maestro Dogliani. Alle 10 assistettero tutti insieme con divoto contegno alla S. Messa, e, rallegrata con diverse suonate la buona gente che era accorsa da vari paesi vicini, e scoperta la bella lapide, il Rev. Teologo D. Felice Reviglio, parroco di S. Agostino, il quale si reca ad onore di essere stato fra i primissimi allievi del santo prete D. Bosco, e il primo de' suoi sacerdoti, ed uno dei più attivi coadiutori di Lui nei primordii dell ' Oratorio, lesse un breve, succoso e indovinatissimo discorso di circostanza.
Dopo altre suonate festose, si raccolsero gl' intervenuti a un fratellevole banchetto campestre, sul finire del quale parlò il Sig. Carlo Gastini, presidente del Comitato per quella cara e doverosa dimostrazione di riconoscenza e d'affetto a Don Bosco. Ricordò essere esso nel numero dei più antichi veterani dell'Oratorio, avere avuto sempre l'onore di essere scelto a presidente di quel comitato, e sentir quindi il bisogno e il dovere di ringraziare i compagni con tutta l'effusione del cuore. Quella lapide allora scoperta essere testimonianza della virtù di D. Bosco, segno eterno di figliale affetto, monumento che ricorderà aver i figli solennemente promesso di seguir sempre i santi ammaestramenti del loro Padre. - Più tardi fu data la Benedizìone col SS. Sacramento, prima della quale si cantò il Tantum Ergo in musica ; poi, dopo varie allegre sinfonie e sparo di mortaretti e spedizione di areostati, con cui furono salutati quei colli ameni e fortunati, si tornò a Torino lieti di quella giornata, bella fra le bellissime, e che profonda e incancellabile memoria lascerà, certo, in fondo all'anima di quanti ebbero la sorte di potervi partecipare.
I particolari di questa memorabile funzione erano stati determinati il 25 e il 28 luglio, giorni nei quali gli antichi allievi si erano anche in quest'anno radunati a fraterno convito nell'Oratorio di Torino, continuando le antiche tradizioni. Specialmente numerosi erano accorsi gli artisti. La gioia più schietta brillava su tutti i volti e un nobile e generoso affetto si manifestava nelle varie composizioni dette in onore di D. Bosco. Don Rua aveva detto sul finire del convito: « Miei cari fratelli, io vi amo. Non potrò amarvi come vi amava Don Bosco, ma è mio vivo desiderio amarvi come lui. Mi sforzerò d'imitarlo in tutto quello che potrò. Tutte le volte che avrete bisogno di me venite pure colla fiducia di fratello a fratello, ed io sarò tutto per voi fini dove si estenderà la possibilità delle mie forze. E non dimenticate mai che l' Oratorio è sempre la vostra casa paterna. »
Applausi entusiastici accolsero le parole di Don Rua e il dolce pensiero che nulla era mutato nelle relazioni degli antichi allievi colla Casa Salesiana per la morte di Don Bosco, rese più soave la festa di Castelnuovo.
Dalla Patagonia.
Patagones, 9 aprile 1889 AMATISSIMO D. RUA,
Ecco finalmente giunto il momento in cui potrò con un po' di quiete, quantunque breve , darle contezza di noi.
Il giorno 24 dello scorso marzo, non potendo ancora Monsignore lasciar la Capitale dell'Argentina, fui incaricato di imbarcarmi in sua vece insieme con altri 11 Confratelli ed 8 Suore di M. A. sul trasporto militare il « Villarino » che doveva portarci alla sospirata residenza di Patagones.
Monsignore ci aveva benedetti qualche giorno prima, e trovavasi il 21 al Rosario di Santa Fé sul Rio Uruguay, ove trattasi finalmente dell'impianto di una Casa Salesiana.
Con un tempo bellissimo partimmo adunque e dopo tre giorni di viaggio felice arrivammo all'imboccatura del Rio Negro , con sentimenti e palpiti di gioia e di riconoscenza verso il buon Dio e Maria Ausiliatrice. Ma piacque al Signore ritardarci di un giorno l'entrata nel Rio. La « Barra » era mala, od a meglio dire non vi aveva sufficienza d'acqua, perchè potesse entrarvi il Villarino; però dovemmo contentarci di ancorare e rimanere tutto il 27 di fronte alle deserte spiaggie di questa tanto bramata Patagonia.
Ebbimo tuttavia il piacere di poter comunicare notizia di noi ai nostri Confratelli di qui per mezzo del nostro D. Pietro Bonacina, che mandai a terra col permesso del comandante e del pilota del Rio, sulla barca stessa di questo, che sempre si mostrò gentilissimo con noi da molti anni. Questi Confratelli, nell'incertezza del nostro arrivo e per ricevere convenientemente l'amat.mo Monsignore ed i novelli Missionarii da due giorni avevano mandato alla Barra, presso il piloto, un confratello ad aspettarci. È bensi vero che da Buenos Aires aveva io scritto prima e poi telegrafato, ma nè le lettere, nè il telegramma erano giunti, causa il cattivo tempo dei giorni antecedenti.
Quante preghiere e sospiri al cielo mandassimo tutti in quel dì, ben no saprei dire, e la notte seguente poco o nulla si dormì per un principio di vento pampero, che fortunatamente poi cessò sul fare del giorno.
Il 28 marzo spuntava per noi poco lusinghiero. Densi nuvoloni si accumulavano sull'orizzonte e spinti dal vento montavano su su pel firmamento. Il tuono lontano lontano rumoreggiava sinistramente e qualche guizzo di lampo di quando in quando annunziava il sopraggiungere di una tempesta. Bisognava o entrare nel Rio Negro, o lasciare la spiaggia e mettersi al largo.
Gli sguardi nostri e di tutti erano rivolti verso la « Barra » e col cuore palpitante invocavamo dal Signore una marea grande, molto grande; e, siane grazie al buon Dio, la marea venne.
Chi le potrà dire quel che provammo al sentire l' ordine dato dal piloto di levar l'àncora e volgere la prora alla Barra? Entrammo , alle 8 1/2 del giorno 28 di marzo. Uno scroscio tremendo di tuono ed una pioggia dirotta ci accolse ed accompagnò fino in vista di Patagones.
Al nostro giungere si rasserenò come per incanto il Cielo, ed il sole co' suoi tepidi raggi uscì a raddoppiare l'allegria dell'animo nostro e di questi cari Confratelli. Essi ci corsero all'incontro festosi, e con essi vi era eziandio buon numero di Signori ed amici. Si attendeva Monsignore, cui si vuol fare ricevimento degno di un Principe della Chiesa.
Appena arrivato io mi misi a preparare un sacerdote con un catechista per mandarli a Pringles in Missione nel tempo pasquale. Don Panaro sta in Chos-Malal, e presto gli manderemo qualche aiuto. Così pure ne manderemo con D. Milanesio nella Missione di Roca. Con questi sussidii in breve potremo consolidare le missioni già stabilite, e intraprenderne delle nuove. Oh! quanto bene si potrà fare, mediante l'aiuto della grazia di Dio e le preghiere dei nostri cari Confratelli e Cooperatori. A questi dobbiamo una parola di cordiale ringraziamento per tutto quanto hanno fatto e provveduto a vantaggio delle Missioni. Le benedizioni nostre e dei nostri cari neofiti attirino sopra di tutti loro le più elette grazie in questa vita, e valgano ad accrescere a cento, a mille doppi la eterna ricompensa che Dio tiene loro preparata, in Cielo. Ma non per questo siam certi ci vorranno ora abbandonare.
Il maggior numero di Operai arrivati per lavorare in questa vasta parte della vigna del Signore già ci accorgiamo che fa eziandio aumentare il bisogno di aiuti e di soccorsi .
Già la nuova casetta o collegio testè innalzato in Viedma per ricovero degli orfani Indii, è stretta, e bisogna proseguirne un altro poco la costruzione; le Suore parimente non sanno ove collocare le piccole Indie ricoverate. e le molte ragazzine che accorrono alle scuole e laboratorii. Qui siamo pure strettissimi, ed il povero Monsignore, anzichè trovarsi più comodo nelle due camerette del suo singolarissimo Episcopio, dovrà cederne una per uso di scuola.
I Missionarii e le suore che dovranno quanto prima recarsi nella stazione di Pringles ed in altre più in su lungo il Rio, non potranno a lungo dimorare sotto le tende ed abbisogneranno certamente di una capanna o casetta per raccogliervi i ragazzi e le ragazze a scuola e ritirarvi i più bisognosi e gli orfani. Bisognerà fabbricare e dotare del necessario al divin culto almeno una decina di cappelle, secondo il giudizio di D. Milanesio, che percorre in lungo e in largo queste terre e ne conosce le necessità.
Gli Indii infine continuano a vivere nella più squallida miseria e volgono a noi i loro sguardi come per implorare soccorso spirituale e materiale. Come provvedere a tanta necessità ?? La carità dei buoni Cooperatori e Cooperatrìci ce ne ha procurati già molte volte ed ancora ultimamente i mezzi; la stessa carità loro non vorrà, ne siam certi, venir meno in avvenire.
Siano dunque ringraziati e benedetti!
Riverisca per noi tutti i Superiori del Capitolo, saluti cordialmente i Confratelli ed i giovani dell' Oratorio , e tutti preghino per questo
Suo aff. nel Signore
Sac. ANTONIO RICCARDI. Viedma, 23 aprile 1889. MOLTO REV. SIG. D. RUA,
Finalmente siamo in Patagonia, la terra da noi tanto sospirata, la meta dei nostri desiderii, il campo delle nostre fatiche ! Qual fosse il trasporto di ognuno nel viaggio, quale la commozione nel porvi il piede e quali i ringraziamenti fatti a Dio, che di tanto ci ha favoriti, lascio al suo bel cuore l'immaginarlo.
Ricevuti con mille festose accoglienze dai confratelli e cooperatori di Patagones, dopo aver ringraziato il Signore e visitato il collegio, passammo a vedere i monumenti celebri niella storia di questa città. Tra cui mi par degna di menzione una torre di pietra innalzata dagli Spagnuoli la prima volta che vi presero possesso, la quale benchè dell'altezza di 20 metri circa, pure per questi paesi, dove le case non. hanno più d'un piano, è uno dei più alti monumenti : ora serve di campanile alla Parrocchia. Dalla cima di essa vedemmo alcuni avanzi di bastimenti brasiliani, trofei di una famosa vittoria conquistata dai Patagoni sopra dei Brasiliani, i quali venuti or fan trent'anni, per impadronirsi del paese, spaventati da un immenso esercito, improvvisato di ragazzi e donnevestite alla militare, si diedero alla fuga, rna furon raggiunti e profligati. Per tal glorioso avvenimento s'innalzò nella piazza primaria della città un obelisco, ed ogni anno se ne fa memoria con una solennissima festa ai 10 di maggio. Visitammo pure tra l'altre cose, il grande Osservatorio, diretto dal nostro confratello D. Stefenelli; il qual osservatorio nella' sua piccolezza e miseria, per essere unico, riesce ad essere il più ricco ed il più importante di tutta quanta la Patagonia.
Visitate le poche rarità di questa città novella, ci demmo d'attorno per ricevere degnamente il nostro caro Monsignore, che, come le è già noto, non ha potuto guidarci egli in persona insino a questa remota terra. Già da due giorni il giornalismo di Carmen de Patagones e di Viedma, città in cui da più di nove anni risiedono i Missionari Salesiani , non parlava d'altro , che dell'arrivo dell'amato Pastore, del modo di riceverlo, de' doni da presentargli, delle commissioni da crearsi ecc. E non furono solo parole e pii desiderii, ma seppero effettuarle in modo che tutti ne rimanemmo meravigliati ed edificati. Lo stesso Monsignore andava dicendo : - Chi l'avrebbe mai creduto che in un anno mutassero in tal maniera! - Giacchè la prima volta che venne in questi paesi come Vescovo, non fuvvi alcuno che si muovesse pel suo arrivo; che anzi quel pochi curiosi, che s'affacciarono alle finestre, non si degnarono neanco di rendergli il saluto che ei cordialmente faceva a tutti. Ed ora tanto cambiamento! Tutti in movimento per l'arrivo del Vescovo Salesiano. Giungeva in sulla sera dell'11 aprile, con D. Savio ed il suo domestico, sopra una specie di galera, o piccola vettura, a tiro di otto cavalli. Un telegramma da Baia Blanca ci aveva annunziata l'ora precisa dell'arrivo. Questa saputa, molti de' due popoli di Carmen e di Viedma, chi a cavallo e chi a piedi, si mossero alla volta di lui, ed incontratolo lo seguirono fin sulla piazza di Patagones, ove una folla immensa di gente lo stava ad aspettare. La sua comparsa allo sportello della vettura con quella sua veneranda persona, resa ancor più maestosa dagli indumenti episcopali, mentre in Italia avrebbe eccitato una salva di applausi e di entusiastici evviva, qui all'opposto conciliò un generale e rispettoso silenzio in tutti. Monsignore, dato uno sguardo affettuoso a quella moltitudine, la benedisse e salutò cordialmente; quindi discese fra le braccia de' suoi cari confratelli e figli. Ben altra penna ci vorrebbe a descrivere le accoglienze che questi gli fecero. Oh ! quanto lo desideravano. Ed ora che lo possono vedere, dopo lunga separazione, che non faranno per dimostrargli la propria affezione ed il rispetto inverso di lui?!
Da Viedma intanto l'indomani dell'arrivo venivano a Carmen (che qui chiamano il Nord) tutte le Autorità ed i principali del paese a far visita, all'amatissimo nostro Monsignore, cui invitarono, anzi costrinsero ad accettare di andare al Sud (così chiamano la loro città) a pontificare nei giorni di giovedì santo e di Pasqua. Monsignore fu di parola, ed insieme con lui venni io pure a Viedma per istabilirmi nella casa di N. S. della Mercede. Tutta la popolazione al suo giungere stava al molo ad aspettarlo : il fratello del Governatore aveva mandato ivi la sua carrozza, a tiro da due: il Governatore stesso. allora assente, aveva dato ordine che i soldati del presidio, schierati in due file ai lati della via per cui doveva passare il Vescovo Apostolo, gli presentassero l'armi. Monsignore commosso benedisse a tutta quella moltitudine; e seguito lentamente dalla carrozza, circondato dalla Commissiono composta di tutti i magistrati, preceduto dalle diverse compagnie, ciascuna colla propria bandiera, accompagnato dal piccolo clero rosso-vestito e da alcuni sacerdoti s'avviò verso la Chiesa bellamente addobbata pel suo ingresso. Giunto alla porta di essa, il Dottor Abramo Arce gli indirizzò un affettuoso e forbito discorso di cui son ben contento di poterne dare un cenno, traducendolo dal periodico settimanale di questa città El Rio Negro.
Eccellenza Reverendissima, Signori e Signore ! Nelle remote spiaggie della Patagonia, ne' nascenti centri federali della Repubblica Argentina, in questa Provincia del Rio Negro specialmente dovea germogliare il seme sacrosanto sparso sul Golgota per la salvezza e la rigenerazione della umanità.
Il preziosissimo Sangue del Salvatore, vivo in realtà, e sempiterno nel sacrifizio, non poteva esser sparso inutilmente ; dominando le età e le nazioni, le burrasche e le tempeste, egli avea da irrigare le ignote solitudini de' deserti, portando dall' uno all' altro emisfero il lume della Fede e della Civiltà. - Ab ortu enim solis usque ad occasum magnum est nomen meum in gentibus, et in omni loco sacrificatur et offertur nomini meo oblatio munda.
Sì , questo inestimabile tesoro della fede che unisce il passato col presente e l' avvenire, e che, sublimando l'uomo fino al trono del suo Creatore, forma dei Credenti una sola famiglia, è quello senza dubbio che ha commosso gli abitanti di questo paese all'annunzio dell'arrivo di un illustre Principe della sua Religione. -
Il comando del Grande Maestro « pasce agnos meos » da un S. Pietro doveva trasmettersi ad un Leone XIII, e da un S. Matteo ad un Cagliero ; e noi oggi abbiamo la fortuna di vedere il Successore dell' Apostolo, che, percorse migliaia di leghe, sfidando la inclemenza del tempo ed ogni altro disagio, dall'antico viene nel muovo mondo ad onorarci colla sua presenza e ad arricchirci colla sua unzione Apostolica.
Quando la civiltà lottava colla barbarie, quando il misero selvaggio pretendeva farsi padrone di questi territorii, chi furono, o Signori, gli atleti della nostra Religione, che ardirono penetrare nelle sconosciute zone del Rio Negro? - Facciamo giustizia. Membri di una Società di recente istituita, Sacerdoti virtuosi ed ansanti del progresso, che allato di ogni tempio aprivano una scuola, e daccanto al santuario per la fede innalzavano un faro per la intelligenza.
Sì, questi sono, o Signori, i Salesiani, de' quali è degno Capitano Mons. Cagliero.
Forse ebbero a superar tempi difficili , in cui l'empietà e l' abuso s' eran sostituiti all' abbrutimento della vita selvaggia ; forse il nostro illustre ospite viene a sparger benefizi in ricompensa delle ingratitudini ricevute ...! Ma l'Apostolo della Fede Cattolica Romana non s'arresta dinnanzi al sacrifizio, nè si spaventa di fronte al dispotismo, nè lasciasi sopraffare da misere cupidigie.
E il popolo di Viedma, sollecito del suo ingrandimento e della gloria sua saprà conservare mai sempre intatti i preziosi e ricchi legati della propria Religione e della propria dignità.
Eccellenza Rev.ma, vedete queste Signore e queste fanciulle questi padri di famiglia, questi giovani e questi vecchi? vedete queste educatrici che dirigono la turba infantile ? Egli è il popolo credente, che, dal risveglio della fede attirato, corre affollato con giubilo nel cuore a salutarvi, per mezzo mio, come fedeli al loro Apostolo, come gregge al suo Pastore, e come Argentini pieni di gratitudine inverso del loro incessante benefattore.
Sì, Eccellenza; è il popolo di Viedma, che, qual rappresentante la Capitale di tutta la Provincia del Rio Negro, viene a manifestarvi il suo affetto, ed a porgervi i suoi ossequii; e nella Vostra degna persona egli intende pure di onorare il Nostro Santissimo Padre, il sommo Pontefice, Leone XIII.
Accettate, o Monsignor Cagliero, le spontanee oblazioni, con cui quest' umile popolo vi accoglie; beneditelo, e degnatevi di partecipare al S. Padre i suoi religiosi sentimenti.
Pasce agnos meos : ecco il vostro gregge, che ansioso desidera rifugiarsi sotto l'ombra della vostra Apostolica carità. Pascetelo, Monsignore, e la Vostra dimora in mezzo a noi sia il testimonio che Voi gradite queste nostre accoglienze.
Spargete sopra di questo popolo cattolico i tesori della vostra virtù evangelica ; proseguite con entusiasmo nell'opera di rigenerazione che avete intrapresa a suo benefizio ; non Vi smarrite per i capricci del tempo, ché in questa, estrema plaga della Repubblica Argentina Voi Vi siete acquistata l'universale gratitudine, e la Vostra meritoria sarà conservata come monumento imperituro della gloria ne' nostri cuori.
Ciò detto, Monsignore rispose con alcune poche ma cordiali parole, dopo di che si entrò in chiesa e cantossi in musica il Te Deum in ringraziamento del felice viaggio concesso all'amatissimo nostro Pastore ; quindi col Tantum ergo pure in musica si impartì la benedizione col SS. Sacramento. - Tutto ciò avveniva la Domenica delle Palme, giorno solenne in cui la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di N. S. Gesù Cristo in Gerusalemme.
Il dì seguente, lunedì della Settimana Santa, Monsignore si pose a disposizione degli amici e benefattori, che numerosi vennero a fargli visita. Sin da quel giorno cominciò a confessare e predicare , e ciò continuando per tutta la settimana , al termine della quale ben se ne vide abbondante frutto. Il giorno solenne di Pasqua immensa fu la moltitudine, che si accostò ai Sacramenti della Confessione e Comunione; e non solamente di donne, come era pel passato, ma anche d'un bel numero d'uomini. Il nostro cuore a tale spettacolo era ripieno di gioia e di consolazione, e non potevamo a meno che innalzare a Dio lodi di ringraziamento. Monsignore stesso ne era visibilmente commosso, ed esclamava : - Oh ! quanto è buono Iddio inverso di noi ! - Quel mattino, come anche il giovedì precedente (nel qual giorno in sul far della sera si fece anche la Via Crucis), egli tenne pontificale con quella solennità che a noi era possibile. La funzione riuscì imponente e splendida. I fedeli, che v'assistettero in tutti e due i giorni, ne furono soddisfattissimi e confessavano di non aver mai visto sì belle funzioni , nè di aver mai per l'innanzi provato tanto contento nel cuore. Oh ! ne sia ringraziato Iddio, che dà incremento all'opera de' Missionari.
Rev.mo D. Rua, mentre le sto scrivendo arriva il Governatore del paese, il quale noti avendo potuto trovarsi all'arrivo del Vescovo Salesiano, viene ora a fargli visita. La banda musicale del nostro Collegio, unita a' pochi musici del paese, già gli è andata incontro per riceverlo. Qui abbiamo fatti de' preparativi per rendere più gradita e solenne l'accoglienza; ed ora io depongo la penna per andarlo pure ad incontrare.
Ringrazii , amatissimo Padre, tutti i confratelli e Cooperatori delle preghiere e di quanto hanno fatto per noi, e li preghi a volerci. continuare sempre il loro aiuto.
Preghi per chi si glorierà mai sempre di professarsi
Suo ubb.mo figlio in G. C.
Sac. F. AGOSTA.
Traduciamo pei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici dall'ottimo giornale di Buenos Aires La Voz de la Iglesia (13 maggio p. p.) il seguente articolo sui Salesiani della Boca del Riachuelo. Per miglior intelligenza diremo che la Boca è sobborgo nella città o capitale di Buenos Aires, e porto del così detto Mare del Plata. Forma una popolazione di 30 e più mila abitanti , quasi tutti Italiani.
Pochi anni or sono in questo sobborgo quasi non esisteva traccia di religione, e l'inferno vi teneva aperto sei delle sue diaboliche congreghe, dove si tentò dai facinorosi di incendiare la misera chiesetta di legno e la catapecchia che serviva di asilo ai Salesiani, dove i nostri primi Missionarii che vi penetrarono nel 1877 furono percossi a sangue per puro odio al sacro loro carattere.
Oh quam mutatus ab illo!
Adesso, ringraziando il Signore, che volle benedire le fatiche ed i sudori nostri, si sono fondate ivi due Case Salesiane, ed i ragazzi e le ragazze, numerosissimi in quel sobborgo, sono quasi tutti educati dai Salesiani e dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
La chiesetta di legno, vera immagine della stalla di Betlemme, si è trasformata in un vasto tempio, che è frequentato dalla popolazione attiva e laboriosa, sì da far onore alla gran capitale della Repubblica Argentina.
Ecco l'articolo : « La visita pastorale alla Boca. - Ricorderanno i nostri lettori che la domenica (5 del corrente mese di maggio) S. E. Rma. Monsignor Arcivescovo diede principio alla visita delle parrocchie della capitale, e ricorderanno anche che la prima parrocchia eletta fu quella della Boca.
Ebbene, chi lo direbbe? La Boca ha saputo corrispondere cristianamente e di un modo che fa maraviglia, alla chiamata del suo Pastore negli otto giorni che vi passò in compagnia di parecchi Missionarii.
» In altri tempi il solo nome della Boca faceva tremar le vene e i polsi alle persone amanti del bene, tanto brutto ne era l'aspetto, covando nel suo seno esseri snaturati, nemici di Dio e della patria.
» Ma che differenza adesso! La Boca di oggi non è più la Boca di ieri; essa è passata per una trasformazione notevolissìma.
» Adesso si rispetta Iddio e la sua santa Religione, come non si faceva in altri tempi, quando in pieno giorno si assalivano i ministri di Gesù Cristo. Chi ha operato questo maraviglioso cambiamento ? È la nostra santa cattolica Religione, la unica moralizzatrice dei cuori, la quale ha mandato qui i suoi zelanti operai per coltivare tante anime, che giacevano prive della vita virtuosa e morale che deve animare ogni cuore cattolico.
» I Figli e le Figlie di Maria Ausiliatrice, del cui benefico Istituto è fondatore insigne il santo sacerdote Don Bosco, sono questi operai che hanno fatto fruttificare il buon seme dell'Evangelo con tanta abbondanza, come si è toccato con mano in questi giorni di sacra visita.
» Affluiva la gente al tempio ed assisteva ai varii atti del culto col più edificante portamento, distinguendosi fra tutti il Collegio di giovanette con tanta cura educate dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
» Chi si sarebbe immaginato che la Boca si trovasse a tanta altezza nell'unica e vera civiltà che è la cattolica, quella che eleva e nobilita idee e pensieri, che moralizza tutti i sentimenti del cuore umano?
» Onore ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice, per l' abnegazione e lo zelo con cui si consacrarono alle loro apostoliche fatiche !
» E se ci vogliono fatti e non parole per chi non aspira ad altro che all'amor di Dio ed all'amor degli uomini per Dio, ecco le 1700 Comunioni che ha dato la Chiesa della Boca nei pochi giorni della visita.
» Ieri, domenica, giorno in cui questa ebbe fine, era troppo stretto il sacro recinto per contenere i fedeli che lo occupavano fin dalle 5 del mattino.
» L'Eccellentissimo Monsignor Arcivescovo celebrò la santa Messa e distribuì durante la medesima il bel numero di 1000 Comunioni, mentre un coro di fanciulle diretto dalle Suore ci rapiva al Cielo colle sue voci doppiamente argentine.
» Chi poteva credere di trovarsi alla Boca di Buenos Aires?
» Quanti beni produce nel popolo la nostra santa Religione !
Che bel quadro presentano i Cattolici quando hanno ascoltato la dolce voce della loro amorosa madre la Chiesa, che li vuol fedeli e sommessi alle sante Leggi di Dio, promettendo al di là della vita misera della terra un'altra vita eterna nel Cielo !
» Finita la santa Messa, l'illustre Prelato fece udire ai presenti la sua amabile parola, facendo loro risaltare la grandezza della funzione alla quale avevano partecipato.
» Alle 3 1/2 del pomeriggio il medesimo E.mo Prelato diede la benedizione al numerosissimo concorso. Fu uno spettacolo imponente. Si accomiatò il venerando Pastore dal suo amato gregge con tenere parole, congratulandosi per il bell'esempio dato nel tempo della sua visita.
» Fra le varie cose che raccomandò ebbe il principal luogo l'opera colossale della nuova chiesa in costruzione. E davvero che ha bisogno dell'aiuto delle persone caritatevoli quest'opera che, grazie allo zelo infaticabile del Rev. Parroco, si trova già tanto avanzata !
» La solennità si conchiuse lasciando i più grati ricordi nel cuore dell'illustre Prelato e de' suoi collaboratori. Siano lode al Signore! »
Patagones, 18 luglio 1889.
AMATO PADRE IN G. C.
Con vero trasporto e soddisfazione dell'animo adempio all'incarico avuto dal nostro caro Monsignore di stendere una succinta relazione delle feste che ebbero luogo nei centri più popolati di questo territorio, Viedma e Patagones, per solennizzare il 2°. centenario dell' apparizione del Sacro Cuore di Gesù alla B. Alacoque.
Questa divozione è come il profumo di un fiore sbucciato per incanto in questi brulli deserti, cui fecondarono le ardenti fiamme del Cuore di Dio, ed irrigarono i benchè poveri sudori dei Missionarii Salesiani. Come ella ben sa dalle anteriori relazioni, il vizio predominante in queste terre desolate, vizio che rendeva poco men che inutile ogni nostro sforzo, ogni nostra fatica, era la freddezza del calcolo materiale, mista all'empietà religiosa dell'emigrante europeo, l'insensibilità del cuore nei naturali del paese e l'ignoranza, la rozzezza del selvaggio ritroso ai benefizi della fede in causa dei cattivi esempi che riceve dai Cristiani. Le più tenere esortazioni, le prediche più commoventi non facevano breccia, non trovavano eco in molti cuori di ghiaccio e di pietra; ed il Missionario pieno di zelo, desideroso di tutti trarre a Dio, siede alle volte affranto dalle fatiche, dà uno sguardo verso l' Oceano, verso l' Italia, ed un desiderio.... ma non osa fiatare ; Dio l'ha mandato e sentinella fedele non abbandona il suo posto. Or bene, Mons. Cagliero, ha voluto curare il male nella sua radice, ed il rimedio più efficace all'uopo l'ha trovato nel Cuore Sacrat.mo di Gesù. Ei l' ha detto: « Le anime tiepide diverranno ferventi; ai predicatori darò il segreto di convertire i cuori più induriti nella colpa »; e Monsignor Cagliero volle prendere in parola questo Cuore, commettendogli la conversione della Patagonia. Fedele a questo suo principio, fin dal suo primo metter piede in questo suolo, dedicò , si può dire, ogni sua facoltà ad estendere e radicare una divozione sì bella ; e per mezzo della sua perseverante iniziativa, con ordinarie e straordinarie conferenze, con mettere le forze di cui dispone nei Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice, riuscì a fondare nei due paesi l' Apostolato dell' Orazione colle rispettive riunioni e corrispondenti funzioni mensuali. Quest' anno poi in cui tutto il mondo arde più che mai di santo entusiasmo per onorare il Divin Cuore, si fece il possibile perché anche alla remota Patagonia si comunicasse questa santo fuoco; contro ogni nostra aspettazione il fuoco avvampò, quantunque l'esca fosse ancor verde, e le feste al Sacro Cuore di Gesù in Patagonia riuscirono splendide in modo da appagare ogni più esigente brama.
L' intero mese di giugno venne consacrato in suo onore; ed era consolante il vedere ogni mattina buon numero di associati assistere alla S. Messa ed unirsi al Sacerdote nella comunione del Corpo di G. C, che ricevevano con insolita divozione e tenerezza. Ciò faceva presagire che si celebrerebbe quest' anno una solennità mai più vista in addietro ; e noi andavamo tutti affaccendati in preparativi, Chiunque avesse visto Monsignore, avrebbe detto che una seria difficoltà lo preoccupava dì e notte, sempre intento a superarla. Suo fine precipuo in dare quest' anno tanto splendore alle feste di giugno era poter conseguire la consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore; ma in che modo ottenerlo, se tanto scarso è il numero degli uomini che frequentano il tempio? Il buon Vescovo pregava; ma nello stesso tempo non lasciava di operare. La sua parola, immagine viva del suo spirito tutto fuoco e tutto zelo, fece delle 24 Signore Zelatrici altrettanti apostoli, come al tempo di S. Pietro e S. Paolo.
Il giorno 25 cominciava il triduo consistente nella recita della coroncina , fervorino e benedizione col Venerabile. Fin dalla la sera notammo molta concorrenza di Signore e un discreto numero di uomini; il 2° giorno crebbe l'affluenza, il 3° più ancora, finchè nel giorno della festa fummo consolati nel vedere la nostra Chiesa di Patagones stipata di gente avida della divina parola e dei misteri celesti. Tutta bella, tutta profumata quella festicciuola; niente di sfarzo, niente di lusso, niente di profano clamore, ma tutto preghiera, raccoglimento ed armonia soave. In quanti petti prese stanza il divin Cuore! Era un affannarsi, un accalcarsi alla sacra Mensa, e la voce di Mons. visibilmente commossa pronunziava ripetutamente la formola della distribuzione eucaristica, mentre la sua mano alimentava col pane della vita la bella schiera dei ragazzi e giovanetti con uno stuolo numeroso di madri di famiglia. Finita la messa, dirigeva ai divoti un fervoroso discorsetto, prendendo per tema il Sacro Cuore di Gesù santificatore dell'individuo, della famiglia, della_ società; argomento ch' egli trattò con quella vasta erudizione, con quell'amena vivacità, con quell' apostolica unzione che gli è tutta propria; riuscendo a convincere i suoi uditori dei grandi vantaggi che ne verrebbero al mondo dal regno sociale di Cristo e dalla consacrazione di tutte le famiglie al suo Cuore divino.
Davanti alla balaustra, fra il presbitero ed il popolo, sopra un piccolo trono preparato all'uopo, ergevasi, come su piedestallo, circondata di fiori e da numerosi ceri, una statua di Gesù assai bella ed espressiva, che indicava ai devoti le fiamme avvampanti del suo Cuore amoroso. Avanti ad essa si recava Monsignore ancor vestito dei sacri ornamenti; e prostrato ai suoi piedi , leggeva parola per parola la formola della consacrazione, che il popolo andava ripetendo accompagnandolo nell'emozione della voce e nella divozione del cuore. Era uno spettacolo grandioso, . era un inno di conquista, di vittoria del Sacro C. di G. sopra il demonio che tanto tempo l'ha fatta da signore in queste contrade.
Ma la scena più commovente, lo spettacolo più solenne, fu la trionfale processione, destinata al duplice scopo di onorare il Corpo ed il Cuore Sacratissimo di G. C. Verso le 3 1/2 il nostro tempio era zeppo oltre ogni credere; la statua spiccava bellamente in mezzo ad un cielo di lumi e ad un giardino di fiori; preparati già gli stendardi delle varie Compagnie, rizzato il baldacchino nel bel mezzo del presbitero, non si attendeva che un cenno per mettersi in ordine e sfilare. Non era passato un quarto d'ora, e la processione già stendevasi in lunghe e ben ordinate file che formavano come la cornice della piazza che prospetta la Chiesa. Io mi collocai sulla porta per godere a mio bell' agio di quella solenne dimostrazione; ed a prima vista parvemi vedere una di quelle schiere interminabili di spiriti celesti che descrive Dante nel suo Paradiso, le cui estremità si perdono sfumando leggermente in una nube di luce.
Apriva la processione la Compagnia di S. Luigi , cui tenevano dietro i collegi maschili del paese guidati dai nostri Missionarii; seguivano le Figlie di Maria coi collegi femminili sotto la sorveglianza delle Suore di Maria Ausiliatrice; dietro di esse le Signore associate all'Apostolato dell'Orazione; in fine vedevasi torreggiare il baldacchino circondato da numeroso stuolo di Signori, fra i quali tutte le Autorità civili e militari del paese che se ne disputavano le quattro aste, dal piccolo clero dei nostri giovanetti e da tutti i Salesiani convenuti dalle vicine case per festeggiare il Buon Gesù, portato trionfalmente in ricchissimo ostensorio dal nostro caro Monsignore. Il tempo era splendido, raggiava dall'alto cielo un sole primaverile, non spirava una bava di vento; ed io contemplava estatico sì grande manifestazione di fede e d'amore. Quel numeroso esercito di cattolici cuori, quei vessilli, quegli stendardi, quei fiammanti scapolari del S. Cuore che pendevano da centinaia di petti, quell' armoniosa confusione alternativa di preci e di canti, m' imparadisava. Al vedere tanto popolo riunito, tanto splendore di culto, tanta divozione e fervore in una terra prima così fredda ed ingrata, io meditava sulla forza dell'amore, e diceva: La carità di Gesù muove il cuore dei nostri cari Cooperatori e buone Cooperatrici d' Italia, di Spagna, di Francia, d'Austria e del Belgio, ed ecco che colle loro limosine ci provvedono di così belli arredi per la magnificenza del culto; la carità di Gesù muove il cuore del Missionario Salesiano personificato in Mons. Cagliero ed eccolo instancabile nella sua Missione di carità, ed ecco che la carità di Gesù penetra nel cuore di questi infelici, li ammollisce e li stempra , li guadagna... Rientrata la processione, Monsignore rivolse loro nuovamente la sua infuocata parola congratulandosi con Patagones che tale spettacolo aveva dato di sè a tutto il mondo cattolico. Rinnovossi la consacrazione delle famiglie ; ed impartita la benedizione col SS. , si ritirarono i fedeli alle loro case con quella soave mescolanza di gioia e mestizia che lascia nel cuore ogni più solenne funzione.
La sponda sinistra del Rio Negro, già consacrata a Gesù, conservava ancor viva la memoria dei dolci , festosi tripudii, quando l'eco li ripetea fedele nella destra sponda del fiume.
Viedma, dichiarata dal Governo argentino futura capitale della Patagonia e rivale di Patagones, volle anche rivaleggiare in dimostrazioni di fede e d'amore.
Le splendide funzioni celebrate colà nel mese di giugno lo dimostrarono ad evidenza. Ben 14 Zelatrici potè Monsignore riunire nella sua conferenza preliminare; e questo fatto che nulla presenterebbe di straordinario in codesti paesi di fede, qui è poco men che un miracolo del Cuore di Gesù. La festa fu celebrata il 30, due giorni dopo quella di Patagones, e ben si può dire che non rimasero loro indietro per nulla. La stessa affluenza alle sacre funzioni, la stessa calca alla Mensa degli Angeli, lo stesso fervore ed entusiasmo nel consacrarsi tutte le famiglie al Sacro Cuore, la stessa concorrenza ed ordine perfetto nella trionfale processione rallegrata dalla banda strumentale dei nostri alunni artigiani, la stessa gara nei Signori ed Autorità più eminenti per sostenere le aste del baldacchino; un altro trionfo, insomma, una seconda conquista di G. C.
Il dolce regno dell'Amore è dunque stabilito in ambedue lo sponde del Rio Negro; tutto è santificato, tutto è consacrato al divin Cuore di Gesù. Ben presto lo saranno pure altri punti della nostra Missione, come Pringles, Cubanea, Roca e Chos-Malal, dove i nostri confratelli Missionarii e le Suore di Maria Ausiliatrice lavorano con impareggiabile zelo per conquistare al regno di G. C. i freddi cuori dell'Europeo, gl'indifferenti dell' Americano, i rozzi ma semplici del selvaggio patagone. Oh! voglia il Cielo che sia questo il principio d' un' era novella non dico di pace, ma, di vittoria e di trionfo. Noi lo speriamo fiduciosi questo giorno sereno e cominciamo già a intravederne gli albori dorati. L'arca della nostra Missione, guidata da quell'esperto Noè ch'è Monsignore, è giunta forse in vicinanza dell' Ararat; già cominciano a disegnarsi nell' oscuro orizzonte i vividi colori dell'arco baleno; le molteplici colombe inviate dal nostro Noè tornano portando sempre verdi ramoscelli d'ulivo raccolti in questa valle; tutto insomma ci fa presagire che presto potremo piantare anche qui la mistica vigna del Signore che produca inebbrianti ed ubertosi frutti di vita eterna. È vero che Lacordaire ha detto « prima cattolici e poi divoti » ; ma noi siamo intimamente persuasi che il giorno in cui potremo dire che la Patagonia è divota del Sacro Cuore, potremo pure assicurar con certezza essere in essa fiorente il Cattolicismo. Sì tutto speriamo dalla carità ; dalla carità del Divin Cuore di Gesù e dalla carità dei nostri Cooperatori al cui potente aiuto si deve specialmente questo straordinario progresso delle nostre Missioni in Patagonia.
Riceva coi miei i saluti di tutti questi confratelli e benedica
Il suo affmo. figlio in G. C. Sac. CARLO DALLERA.
Carmen de Patagones, giugno 1889.
Una Signora francese, certa U. F. emigrata da Parigi nel 1871, venne in America e seguì l'esercito argentino nella campagna della così detta Conquista del deserto della Patagonia. Dopo vicissitudini, fatiche e stenti e dopo aver fatto una discreta fortuna, cadde gravemente ammalata in Patagones, dove dimorava da parecchi anni con suo marito e la famiglia. La poveretta occupata solo delle cose materiali, conosceva i SS. Sacramenti appena di nome e nessuno si ricordava d'averla vista in Chiesa. Il male di giorno in giorno peggiorava, ma nè l'inferma nè la famiglia pensavano all'anima in tanto pericolo.
Le si parlò e le si fece parlare di riconciliarsi con Dio, ma tutto era inutile ! Essa cercava pretesti nella emozione pericolosa cui si sarebbe esposta ricevendo i SS. Sacramenti , emozione che secondo lei sarebbe stata fatale.
La malattia durava da quattro mesi e faceva pronosticare un prossimo fine. Pensò allora Monsignore che almeno si arrenderebbe alle insinuazioni ed esortazioni delle Suore di Maria Ausiliatrice addette alle nostre Missioni. Le ricevette bene sempre che la visitarono, ma di Sacramenti nulla!
Visitolla Monsignore in persona; gradì la cortesia, ma nulla potè ottenere, neppure offrendosi di celebrare nella stanza, se promettesse farvi la S. Comunione.
Allora risolvette di raccomandare l'infelice alle preghiere dell'Associazione del Sacro Cuore di Gesù. Cosa ammirabile ! Il Venerdì, giorno consacrato a questa tenera divozione, 21 del corrente Giugno, essa stessa l'ammalata mandò a chiamare un Sacerdote, s'intrattenne a conversare con lui, ma non si mostrava per anco disposta a confessarsi; quando alle ore tre pomeridiane, nell'ora stessa in cui l'amante Gesù dava la sua vita per noi peccatori, e, circostanza degna di nota, mentre le buone Zelatrici del Sacro Cuore di Gesù riunite in Conferenza, presieduta da Monsignore, stavano pregando per l'inferma, questa piegava alle esortazioni del Confessore, si riconciliava con Dio, riceveva poco dopo con serena calma e raccoglimento il Santo Viatico, e tre giorni dopo, munita anche della Estrema unzione e Indulgenza Plenaria, esalava l'anima baciando il Crocifisso, assistita continuamente dal Confessore e dalle Suore di Maria Ausìliatrice. Sino all'ultimo respiro si mantenne con tanta tranquillità e rassegnazione. che in tal persona specialmente si toccò con mano, esser frutto dei Sacramenti ben ricevuti.
Siane mille volte ringraziato e benedetto il Sacro Cuore di Gesù.
Sac. ANTONIO RICCARDI.
1 Ardovino Giovanni - Montegiove (Torino).
2 Barberis Eusebio - S. Maurizio Monferrato (Alessandria).
3 Baroni D. Ascenzio parroco - Santa Croce presso Caldarola (.l(acerata).
4 Beltrami D. Carlo Giuseppe, part. - Vische (Torino).
5 Bernero D. Gio. Batt. Vicario Foraneo - Piossasco (Torino).
e Bologna Don Giacomo - Schio (Vicenza).
7 BorgnisMargherita -Craveggia(Novara).
8 Bracotti D. Delfino - Giaveno (Torino).
9 Bravi Rosa - Locate Bergamasco (Bergamo).
10 Brizzi D. Lorenzo parroco - Susano (Bologna).
11 Buzzi D. Pietro vice parroco - Locarno (Novara).
12 Calcinai D. Raniori Rettore - Sesto (Firenze).
13 Cavigliassi Maria - Vigone (Torino).
14 Chiavarina di Rubiana conte Amedeo Senatore e Consigliere ordine Mauriziano (Torino'.
15 Chiaves D. Felice Teol. Arcipr. - Viguzzolo (Alessandria).
16 Cima D. Giov. Arciprete - Caneva (Udine).
17 Cinzano Catterina - Pecetto (Torino).
18 Colpi 1). Domenico Rettore-Chiesa Nuova
19 Cortassa D. Sebastiano Canonico - Ivrea (Torino).
20 De Domini Nobile D. Gian Pietro - Udine.
21 De Fondi-Renzi Catterina - Vertova (Bergamo)
22 Donnini D. Giovanni Arcipr. - Madregolo (Parma).
23 Lutto Lorenzo - Boves (Cuneo).
24 Enna D. Michele vice parr. - Riola (Cagliari).
25 Ferrero Michele sarto - Mombercelli (Alessandria).
26 Fornara Bartolomeo -Nobbiuno (Novara/.
27 Groppo Don Marco Antonio Rettore - Salotto di Montagnana (Padova). 28 Guzzardi-Mcssiua Maddalena= Vizzini (Catania).
29 Lantra D. Antonio Canon. Cauteli. vescov. - Ventimiglia.
30 Locatelli Don Carlo parroco - Peghera (Bergamo).
31 Locatelli D. Marco - Savorguano (Udine).
32 Lonati cav. D. Ascanio - Indnnoolona (Como).
33 Massa Maurizio - Alba (Cuneo).
34 Massaglia D. Antonio can. - Campagnauo (Roma).
35 Mattei Adele - Cornegliano d'Alba (Cuneo).
36 Menni Annetta veti. Mangili - Calolsio.
37 Michieli D. Nicolò parroco - Lanzzana (Udine I.
38 Miola D. Gio. o, - Vicenza. 39 Montarolo D. Anton. Can. - Trino (Novara).