ANNO V. N. 11. Esce una volta al mese NOVEMBRE 1881
Direzione nell'oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32, TORINO
SOMMARIO - Un paese liberato dalla. difterite per Maria ss. Ausiliatrice - Il quarto decennio dalla fondazione dell'Opera degli Oratorii - Proroga e termine del s. Giubileo - Per la Chiesa del Sacro cuore - L'Ospizio e la Chiesa del Sacro Cuore in Roma e la Diocesi di Trento - Pellegrinaggio italiano a Roma - Salesiani e Suore di Diaria Ausiliatrice ai piedi del Papa - I Pellegrini dell'Argentina e le Missioni della Patagonia - Prossima partenza di nuovi Missionari Salesiani - Morte dell'eroe della Nigrizia - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Elena Iackson - Bibliografia - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.
Sin dal giorno memorando che il grande Pontefice S. Pio V, in riconoscenza a Maria Santissima, inserì nelle Litanie Lauretane la bella invocazione Auxilium Christianorum, Aiuto dei Cristiani, questa pietosissima Madre prese a dimostrare quanto aggradisse di essere onorata sotto questo nuovo e glorioso titolo. I fasti del mondo cattolico sono pieni delle grazie segnalate , onde imperii e regni, provincie e città , principi e sudditi, sacerdoti e popolo , furono nelle loro distrette consolati per intercessione di Maria, invocata col dolce nome di Ausiliatrice dei Cristìani. Noi ci asterremo dal qui ricordare gli splendidi fatti, coi quali, negli ultimi passati secoli e pur nel presente, la celeste Benefattrice mostrò di compiacersi di questo grazioso saluto, dalla Chiesa messo in sulle labbra ai figli suoi ; imperocchè senza ricorrere a prove antiche questa sovrana sua compiacenza viene oggidi posta nella più chiara luce dai favori incessanti e straordinarii, che Ella comparte per ogni dove a coloro , i quali la invocano con fiducia ed amore. Per tacere di altri luoghi scelti da Lei siccome a troni di sue misericordie, nel suo Santuario in Torino non passa giorno senza che pervengano da molti e svariati paesi belle e commoventi relazioni, fatte o a viva voce o per iscritto, di grazie ottenute dopo di averla invocata , ora con una promessa, ora con una preghiera, un triduo, una novena, siccome Aiuto dei Cristiani. Gli uni raccontano di essere stati come all'improvviso guariti da malattie giudicate mortali; gli altri di essere liberati da terribile mal di occhi ; questi annunzia l'insperata soluzione di una lite disastrosa; quegli la sincera conversione di una persona amata , e creduta ormai irreparabilmente perduta, e via dicendo. Ed è da ritenersi che dei molti favoriti appena uno su mille si dà a conoscere; imperocché chi serba la sua grazia in segreto , perché è cosa di confidenza; chi mantiene il silenzio, perché non sa, o non osa o non ha tempo a scrivere; e chi si contenta di sciogliere i suoi voti , e ringraziare Maria Ausiliatrice, senza badare più in là. Ma la esperienza e le informazioni avute ci autorizzano a proclamare, che i benefizi spirituali e corporali, ottenuti dai fedeli per intercessione di questa amorosissima Madre, sono oggidì innumerevoli, e vanno aumentando di mano in mano che la sua divozione viene dal popolo conosciuta e praticata.
Dopo la pubblicazione delle grazie da noi fatta nel mese di aprile per mezzo del fascicolo delle Letture Cattoliche intitolato la Madre delle Grazie, una lunga serie di altre nuove ci fu già riferita, che ad onor di Maria, e per edificazione dei suoi divoti, metteremo in luce a tempo opportuno. Di una tuttavia credìamo bene informare fin d'ora i nostri lettori, siccome quella che ci sembra degna di particolare considerazione.
Tutti sanno oggimai la strage che qua e colà va menando nella tenera età la malattia chiamata dai medici difterite, e dal volgo detta comunemente il grip. In certe regioni bambini e bambine, fanciulli e fanciulle furono e sono tuttavia mietuti a centinaìa, a migliaia, da lasciare come deserte le case dì ogni speranza di famiglia; sicché meritamente questo malore divenne lo spauracchio dei genitori. Sappiamo per altro che varie famiglie ne andarono affatto esenti , per la divozione loro e il pronto e fiducioso ricorso fatto a Maria Ausiliatrice. Di tanto ci fanno fede parecchie lettere scritte in proposito, e spiranti alta riconoscenza e profonda gratitudine verso l'Augusta Regina del Cielo.
Ma tra gli altri vi fu un intero paese , che ebbe la sorte di esperimentare quanto vara il ricorrere a Maria sotto il titolo di Auxilium Christianorum. La grazia ottenutane fu in verità così evidente, ed accompagnata da tali circostanze, che con raro e nobile esempio ce ne venne spedita attestazione sottoscritta dal Sindaco stesso e dagli Assessori, e autenticata dal bollo municipale. Noi qui la riproduciamo, facendo voti che Maria Ausiliatrice continui a stendere il vahdo suo manto sopra quella divota popolazione, e sopra di coloro che ne governano le sorti.
Chiusa di S. Michele, addì 99 Sett. 1881.
M. REV. SIGNORE,
Fra le moltissime grazie che M. SS. Ausiliatrice comparte a' suoi divoti siamo lieti di annoverare anche la seguente.
« Già fin dall'anno scorso 1880 la difterite serpeggiava in questo piccolo paese di Chiusa di S. Michele, recando alle famiglie, fra cui entrava, dolorose perdite. Erano già alcuni mesi che il male imperversava, quando sul far dell' autunno parve che volesse scomparire. In vero gli infetti diminuendo ogni giorno di numero avevano cessato, non ne moriva più alcuno, e noi già ci credevamo liberi affatto. Ma non andò molto che il contagio ricomparve più fiero di prima. Cominciò di bel nuovo a manifestarsi in pochi, e poscia tanto si sparse, che la maggior parte delle famiglie ne ebbe a provare le funeste conseguenze. Il numero delle vittime crebbe di tanto, che nel mese di maggio 1881 il libro degli atti di morte dello Stato Civile era finito, mentre che d' ordinario durava tutto l'anno.
« Quando il contagio maggiormente infieriva ne morivano persino quattro o cinque per settimana ; il qual numero, benché piccolo in se stesso, è nondimeno grande assai, avuto riguardo alla piccola popolazione di questo paese, che conta appena mille e ottanta persone. Era ben doloroso ai poveri genitori il vedersi rapiti da morte sì crudele ed immatura i loro figliuoletti , che formavano le loro care gioie e le loro speranze; doloroso il vederne trasportare le tenere spoglie al Cimitero dal becchino solo senza accompagnamento funebre, così volendo le Autorità civili.
« Eravamo già nel mese di maggio di quest'anno, e la difterite più che mai ci travagliava. Allora questo Comune si volse a M. SS. Ausiliatrice per esserne liberato. Cominciossi pertanto nove giorni prima della Festa di Lei una novena in suo onore; poscia con divozione e solennità grande si celebrò il giorno 24 di Maggio, dedicato a Maria Aiuto dei Cristiani. Alla sera di detto giorno con gran pompa si portò in processione e poi si collocò sopra un pilone, a tal fine costruito, una statua di Maria SS. Ausiliatrice , a perpetua memoria del fatto.
« Ora é da notarsi che nella settimana, la quale precedeva l'incominciamento della novena, la difterite tolse di vita cinque fanciulli, e nel mattino di quel giorno, in cui quella cominciossi, ne morì ancora uno; ma questo fu l'ultimo; imperocché dal momento, in cui si diede principio alla detta novena, gli infetti cominciarono tutti a guarire, ed in breve il male disparve affatto dal nostro paese. D'allora sino a questo giorno non vi fu più alcuno, che ne sia stato anche solo menomamente tocco, mentre nei paesi circonvicini il malore continuò e continua tuttora a far cadere innocenti fanciulli nella tomba.
« Noi tutti riconosciamo la liberazione dal terribile contagio da Maria Ausiliatrice, che fu sì pietosa verso di noi, da esaudire subito e così pienamente le nostre suppliche.
« Di questa grazia così evidente ne facciamo relazione alla S. V. M. R., onde divulgandosi ne ridondi maggior gloria a Dio e all'Augusta sua Madre.
IL SINDACO
Gli Assessori CARLO BORELLO. FELICE MaRITANO.
DOMENICO BoRELLO. Il Segretario
FELICE SeSTERO. NATALE SESTERO
Coll'animo giubilante annunziamo ai nostri Cooperatori e Cooperatrici, che il giorno 8 del prossimo dicembre si compie il quarantesimo anno, da che ebbe principio l'Opera degli Oratorii.
Era appunto la festa della Immacolata Concezione di Maria SS. del 1841, e D. Bosco nella sacrestia della Chiesa di s. Francesco d'Assisi in Torino stava vestendosi dei sacri paramenti per uscire a celebrare la Messa, quando si presentò colà un povero giovanetto. Domandato dal sacrestano a servire la Messa, non so , rispose egli con aria mortificata - Se non sai a servire la Messa, a che vieni in sacrestia, soggiunse il sacrestano? In così dicendo dà di piglio ad un bastone, e giù sulle spalle al mal capitato, che se la diede a gambe. Spiacque a D. Bosco l'atto scortese, e rampognatone il sacrestano l' obbligò a richiamare l'impaurito garzoncello. Avutolo a sè, il giovane Prete lo esortò graziosamente ad udire la santa Messa, e poi di ripassare da lui, perché voleva parlargli. Ripassò egli difatti , e D. Bosco, dopo varie domande trovatolo bisognoso d'istruzione religiosa, cominciò fin da quel mattino a fargli una mezz'ora di catechismo, e trattenerselo insieme famigliarmente, innamorandolo di ritornare ancora, come ei fece. Così ebbe principio il nostro Oratorio. Cominciò esso sotto le bastonate d'un sagrestano; tirò innanzi sotto le sferzate più o meno frequenti dei malevoli ; ma favorito da Maria Immacolata, e dalle persone di buon conto, non venne meno giammai. Che anzi a quel primo giovanetto altri e poi altri se ne aggiunsero in appresso; e dopo 40 anni quell'uno moltiplicossi in cento mila. Ne sia dunque gloria a Gesù Cristo, ed all'Augusta sua Madre.
Noi pertanto esortiamo caldamente i nostri Cooperatori e Cooperatrici a celebrare l'otto del prossimo dicembre con particolare divozione; anzi li preghiamo che vogliano fare un cuor solo ed un' anima sola con noi, per rendere in quel giorno vivissime grazie alla Vergine Immacolata per la valida protezione, onde ci ha fin qui sostenuti, e per supplicarla che si degni di esserci onor propizia per l'avvenire.
A quest'uopo raccomandiamo che ognuno celebri la novena della Concezione con qualche divota pratica, come sarebbe l'udire ogni giorno la s. Messa, o il recitare 9 Ave Maria e simili; che soprattutto poi ciascuno si accosti ai santi Sacramenti della Confessione e della Comunione nella solennità memoranda. Così facciasi in tutti i nostri Collegi, Ospizi, ed Oratorii festivi ; così in ogni Casa di Salesiani e di Suore di Maria Ausiliatrice ; così in ogni famiglia di Cooperatori e Cooperatrici. Adoperiamoci che in quel dì avventurato Maria Immacolata possa volgere sopra di noi tutti uno sguardo di compiacenza e di amore, e rispondere ai nostri inni di ringraziamento e alle nostre suppliche : Si, voi siete miei figli e figlie, ed io sarò vostra Protettrice e Madre.
Sanno i nostri benevoli lettori che il S. Padre Leone XIII, in tanto scompiglio dì cose , vivamente desiderando di ottenere dal Signore specialissime grazie, aveva la degnazione di concedere in quest'anno ai fedeli cristiani un Giubileo straordinario, da cominciarsi col 19 marzo e da terminarsi col 1 novembre. Ultimamente poi annuendo benignamente alle domande di molti Vescovi di Europa prorogava questo tempo di salute sino al giorno otto del prossimo dicembre, festa della Immacolata Concezione di Maria Vergine.
Siamo persuasi che i nostri Cooperatori e Cooperatrici a quest' ora avranno già acquistato questo s. Giubileo. Ma se mai le occupazioni della scorsa estate e dell'autunno li avessero sinora impediti, noi li vorrem pregare che non lasciassero trascorrere questo tempo utile, senza procacciarsi i vantaggi spirituali di una grazia così singolare. Anzi coll'esempio e colle parole procurino d'indurvi eziandio i membri delle proprie famiglie, non esclusi i fanciulli e le fanciulle , coadiuvandoli all' uopo secondo il bisogno.
Le opere ingiunte per l'acquisto del s. Giubileo sono
1° In Roma visitare due volte le Basiliche di S. Giovanni in Laterano, di S. Pietro e di Santa Maria Maggiore; e fuori di Roma fare due visite a tre Chiese, e ove non fossero che due, fare tre visite per Chiesa, e se vi fosse una Chiesa sola, fare sei visite alla medesima. Queste Chiese devono essere designate dal Vescovo della diocesi, o da chi ne fa le veci. Non sono prescritte speciali preghiere nel compiere queste visite, e può bastare la recita degli Atti di Fede, di Speranza e di Carità con cinque Pater Ave e Gloria, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice
2° Fare un digiuno di stretto magro, cioè astenendosi non solo dalle carni, ma anche dalle uova e latticinii.
3° Erogare qualche limosina ai poveri o a qualche opera pia. I nostri Cooperatori e Cooperatrici possono soddisfare a questa condizione, facendo una limosina pei poveri giovanetti raccolti nelle Case Salesiane , oppure a benefizio delle Missioni della Patagonia, o in favore della Chiesa ed Ospizio, che si stanno innalzando in Roma ad onore del Sacro Cuore di Gesù quale monumento al grande Pio IX.
4° Fare una buona Confessione e santa Comunione.
I Confessori possono commutare le opere ingiunte agli infermi e ad altri in qualsivoglia modo impediti; come pure dispensare dalla Comunione i fanciulli che non vi fossero ancora ammessi.
Il Sommo Pontefice concede inoltre ai Confessori ampia facoltà di prosciogliere i penitenti da varie scomuniche o pene ecclesiastiche, qualora ne fossero legati, nonché da certi gravi ed enormi peccati, la cui soluzione in altro tempo sarebbe riservata al Vescovo od al Papa. I medesimi possono commutare in altre opere pie i voti di quasi ogni specie, ciò che fuori di questo tempo non potrebbero fare.
Cooperatori e Cooperatrici, approfittiamo dunque dei tesori celesti, apertici in questi giorni dal Vicario di Gesù Cristo ; e intanto preghiamo per la Chiesa, pel Santo Padre Leone XIII, pei nostri Vescovi e Pastori. In fine degnatevi eziandio di fare parte delle sante opere vostre alla Congregazione Salesiana, che si compiace di avervi tra i suoi benefattori, e che confida nelle vostre preghiere.
Non potendo registrare nel Bollettino tutti i nóbili esempi di carità e di religione, che dànno oggidì i nostri Cooperatori e Cooperatrici in riguardo della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma, crediamo di pubblicare almeno le lettere seguenti.
Varazze, 5 Ottobre 18831.
EGREGIO SIG. DIRETTORE,
I Cooperatori Salesiani di Stella S. Martino, piccolo borgo sopra Varazze, mi hanno consegnato L. 70, per la Chiesa del Sacro Cuore. L'ottimo e venerando Arciprete di quella Parrocchia mi domandò, se si poteva farne menzione nel Bollettino, come a suo scarico, e per buona edificazione dei fedeli. Io risposi di sì. V. S. lo faccia brevemente per consolazione di quei buoni contadini, che assecondano tanto volentieri le opere Salesiane.
Ella potrà anche aggiungervi che i Cooperatori di Varazze continuano a dar prove di sincera divozione verso il Sacro Cuore. Ultimamente un'altra donna, che non so chi sia, mi consegnò per lo stesso fine un'anello d'oro del valore di L. 16. So che molti altri da ogni parte concorrono con vivo trasporto alla grand' opera. Iddio tutti li benedica e prosperi nell'anima e nel corpo.
Gradisca intanto i sensi di stima ed affetto, con cui ho l'onore di raffermarmi
Di V. S. M. R.
Umil.mo Confratello
Sac. GIUSEPPE MONATERI.
La fabbrica della Chiesa del S. Cuore in Roma procede alacremente, e la elevatezza dell'edificio è giunta ad otto metri sopra terra. Le spese occorrenti per pagare i 160 operai che vi lavorano, e per l'acquisto del necessario materiale, ascendono a ben oltre 15 mila lire mensili. Venendo a mancare i mezzi si credette giunto il momento di effettuare quanto D. Bosco da qualche mese andava ideando ; di spedire cioè alcuni fra i suoi Sacerdoti in Italia ed altrove per collettare, si presso i Cooperatori Salesiani, sì presso ad altre persone. Stabilì in via di prova come primo campo da percorrere il Trentino; e l'esito soddisfece pienamente alle concepite speranze. Qualche tempo prima si avvisarono con apposita circolare i Cooperatori Salesiani di colà della presa determinazione, e si raccomandarono alla loro cortesia e carità le persone incaricate. Dopo la metà di Agosto partiì da Torino il nostro Sac. Pietro Pozzan insieme col Prof. Sac. Stefano Febraro , e per un mese e più percorse quasi tutto il Trentino. Secondo l' ordine che ne avea ricevuto , egli scriveva di tratto in tratto a D. Bosco la relazione del suo viaggio, che ad onore deì cattolici Tirolesi e ad edificazione comune, crediamo bene di presentare ai nostri Cooperatori.
AMATISSIMO SIG. D. Bosco,
Malè (Tirolo), il 24 agosto 1881.
Mi torna dolce e gradito il poterle dare una prima relazione del viaggio intrapreso per sua disposizione nelle amenissime vallate della rispettabile diocesi di Trento, allo scopo di effettuarvi, in qualità di Collettore, la pia questua per la fabbrica della Chiesa e dell'Ospizio di Roma.
Muniti della paterna sua benedizione, partendo da Torino il mattino del 16 corrente , arrivammo sulla sera a Verona. Ospitati ambidue con segni particolari di benevolenza nell'Istituto delle Missioni Africane, fondato dall'eroe dell'Africa Centrale Mons. Comboni , ci recammo ad ossequiare Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale di Canossa Vescovo di Verona. Non le dirò l'accoglienza tutta inprontata di special bontà, che ci fece l'illustre Porporato: Egli volle trattenersi a lungo con noi in famigliari colloqui, parlando con molta benevolenza delle opere di D. Bosco, e mostrando un vivo desiderio di veder aperta nella sua diletta Verona una Casa Salesiana. Prima di lasciarci si degnò raccomandarci per iscritto a S. A. Rev.ma M. Vescovo di Trento, e noi, confusi per tanta bontà, partimmo da Lui benedetti, non sapendo se più dovessimo ammirare la sua altissima dignità, ovvero la paterna sua affabilità.
L' indomani , celebrata la S. Messa all' altare della venerata imagine della Madonna del Popolo, e visitati alcuni monumenti principali di Verona, ci dirigemmo alla volta del Tirolo, fermandoci alla stazione internazionale di Ala. Alloggiammo presso il Convento dei RR. PP. Cappuccini, dai quali fummo accolti e trattati con tanta ospitalità, che non avremmo potuto desiderare di più in una Casa Salesiana. Ottenuto il relativo permesso dall' autorità locale, ho tosto incominciato ad esercitare il mio ufficio. Le dico il vero, che sul principio mi ritrovava abbastanza impacciato e non poco confuso. Pure , fattomi animo, mi presento ad un ricchissimo signore, e rispettosamente mi fo ad esporgli lo scopo per cui era venuto. Egli, sebbene pulitamente, mi diede una solenne ed inesorabile negativa. Rimasi lì come un cane scottato dall'acqua, mortificato ma non avvilito, umiliato ma non scoraggiato. Il buon Dio mi venne tosto in aiuto, ed ecco in qual modo.
V'ha in Ala un ottimo impiegato, gloria del magistrato Tirolese, che tiene la prima carica politica su quel distretto; uomo di principii schiettamente cattolici, inclinatissimo a favorire le opere di carità e di pubblico bene. Egli, senza mancare ai delicati doveri del suo ufficio di giudice distrettuale, superiore a tutti gli umani rispetti, si tiene onorato e contento di cooperare alle opere di cattolica beneficenza. A quest'aurea persona io ricorsi per aiuto e per consiglio, ed egli, uditone il motivo, s'offerse di accompagnarmi dalle persone benestanti. Cadeva in quel giorno il dì natalizio dell'Imperatore d'Austria-Ungheria Francesco Giuseppe , ed era bello vederlo al mattino assistere colle divise del suo grado alla Messa e al Te Deum, e poco dopo farmi da guida nel condurmi a visitare le buone e facoltose famiglie di Ala. Posso dire che dal suo esempio appresi come dovea condurmi nell'affidatami missione. Tutti fecero la loro offerta secondo il potere, unendosi ad essi il sig. Decano col Clero presente. La memoria di sì cara persona resterà nel mio animo per sempre scolpita.
Preso commiato dai buoni Padri Cappuccini, ci dirigemmo alla volta di Muri, sede di un altro Decano. Accolti benevolmente dal sig. Arciprete , alloggiammo in Canonica. Là potemmo notare fra il Clero un grande reciproco amore e concordia, ed una vita di comunità che molto si avvicina a quella dei religiosi.
Effettuata la nostra questua, ci dirigemmo alla graziosa e ridente cittadella di Rovereto, celebre da qualche anno pei numerosi suoi filatoi di seta , ora alquanto rimessi. Si alloggiò anche là dai cari Padri Cappuccini, i quali, come in Ala e negli altri Conventi del Tirolo, dimostrarono che l'ospitalità è per essi una virtù tradizionale. Visitato l'ottimo Sacerdote Angheben, nostro Decurione di Rovereto, sentii da lui come sia colà proibito collettare senza il permesso della civile Autorità. Preso tosto il convoglio, corsi a Trento da S. A. Rev.ma Monsignor Vescovo per ottenere per suo mezzo la necessaria licenza. Accolto urbanamente e presentategli le lettere commendatizie di S. Em. Rma. il Cardinale di Canossa e di D. Bosco, prese egli la cosa con interesse , e per mezzo del suo Cancelliere ottenni l'ufficiale e regolare Autorizzazione, di cui sarò mai sempre riconoscente. Ritornato a Rovereto, visitai il Rev.mo Arciprete di S. Marco, Monsignor Strozio, Monsignor Molinari, Parroco di S. Maria, e molti altri Sacerdoti, dai quali s'ebbero, colle buone offerte, dimostrazioni di benevolenza e cortesia. Da essi siamo stati consigliati a percorrere i paesi che stanno alla riva destra dell'Adige.
Noleggiato pertanto un calesse, potemmo visitare quegli amenissimi luoghi, che stanno seduti sul pendio dei fertilissimi colli che prospettano Rovereto. Dappertutto l'accoglienza dimostrata ai poveri figli di D. Bosco fu superiore ad ogni aspettazione, e noi vorremmo, se non ci mancasse e lo spazio e il tempo , parlarle di tutti e a tutti tributare i meritati encomii e ringraziamenti. Ma non possiamo passare sotto silenzio il modo del tutto affettuoso , con cui ci accolse il signor Decano di Villa Lagarina coi suoi Coadiutori. Egli, affezionatissimo a Lei, per dimostrare l'amore e la stima grande che Le porta, volle trattare con ogni cortesia e ospitalità i suoi inviati. Quantunque nel nostro itinerario fosse stabilito di ritornarcene la stessa sera a Rovereto, tanto fece che ci indusse a passare la notte nella sua magnifica Canonica. La serata scorse con santa allegria. Al dimani visitammo le principali persone del paese che ci consolarono di loro carità.
Ritornati a Rovereto, pensammo percorrere la vallata dell'Adige da Rovereto a Trento. Al dimani, celebrata la santa Messa, prendemmo commiato dai buoni Padri, e collo stesso calesse percorremmo l'un dopo l'altro i paesi che stanno sulla vìa o poco lungi. Qui non posso fare a meno di segnalare alla S. V. il sig. Curato di Nomi, il quale cortesemente si offerse d'accompagnare il carissimo D. Febraro nelle diverse famiglie ottenendo buone elemosine; nè debbo lasciar di farle onorevole menzione del signor Parroco di Besenello , il quale fu tanto buono con noi , da mettere a nostra disposizione e le camere e la cucina e la borsa. Indi partimmo ed arrivammo a Matterello. Attraversato il cinereo fiume, e costeggiata un po' la sua riva destra , un po' le falde del monte, arrivammo al gaio e ridente Aldeno. Perlustrato a passo celere il paese , ripartimmo, e via per Romagnano, dove prendemmo un po' di riposo.
Al mattino arrivammo a Trento. E' questa una bellissima città, capoluogo di Provincia, memoranda pel suo Concilio Ecumenico, iniziato sotto Paolo III nel 1545 e terminato nel 1563 sotto Pio IV. Alloggiammo presso l'ottima e patriarcale famiglia del sig. Giuseppe Garbari , padre del carissimo nostro allievo, il quale, informato del nostro arrivo, ci volle in sua casa graziosamente ospitati. Siccome D. Febraro era stato , per salute, consigliato a far uso delle acque minerali di Pejo, così lo stesso giorno per mezzo del nostro ronzino, per alcuni giorni noleggiato, ci dirigemmo alla volta di Malè, capoluogo della val di Sole. Passammo per Lavis, senza fermarci, e giunti a Mezzolombardo, fummo con molta cordialità accolti in Canonica. Ivi mi feci a visitare le più doviziose e benefiche famiglie. Era accompagnato dall' ottimo signor Cappellano , il quale, in assenza del sig. Decano, occupato per la sua visita decanale , ne faceva le veci. Mi dimenticava di esporle che in ogni paese veniva presentato alle famiglie da qualche Cooperatore Salesiano, che per lo più era un Sacerdote , come avea espressamente notato nel permesso in iscritto la Rev.ma Curia di Trento, cosa che tornò di sommo vantaggio al mio scopo.
Passatavi la notte , al mattino per tempo dopo la santa Messa, ci dirigemmo alla volta di Cles, dove arrivammo al dopo mezzodì. É questo un ridentissimo paese e capoluogo di Distretto, costruito in amenissima pianura. Accolti cordialmente dalla cortesia del sig. Decano, riposammo alquanto per ristorarci. Siccome i Sacerdoti erano allora occupati in una missione che si dava da due zelanti e dotti Padri Gesuiti, così venni presentato alle primaria famiglie signorili dall'egregio Barone di Cles, ottimo cristiano e presidente della Società Cattolica. Rimanemmo soddisfattissimi della questua fatta, sì in via privata, sì nella Chiesa, stata vivamente raccomandata da uno dei Predicatori. Al mattino ci recammo a Malè, dove i benemeriti Padri Cappuccini si prestarono di gran cuore a fare a D. Febraro da padri, da fratelli e da medici. Non senza grave dispiacere ve lo lasciai, e me ne ripartii solo soletto. Abbandonandomi nelle braccia della divina Provvidenza, che m'ha sempre visibilmente assistito, e condotto dal mio bucefalo, rifeci parte del cammino per rientrare nella valle di Non, che ho deciso di percorrere.
Per ora fo punto fermo, riservandomi di scriverle ciò che mi accadrà negli otto giorni che seguiranno. Intanto raccomandandomi caldamente alle sue valide orazioni, Le presento gli ossequii di D. Febraro e di moltissime persone, e con profonda venerazione mi protesto
Di V. S. M. Rev.da
Aff.mo, Obb.mo figlio in G. C. SaC. PIETRO POZZAN.
Niuno è che ignori il grande avvenimento compiutosi in Roma il giorno 10 dell' ora trascorso ottobre ; vogliam dire il pellegrinaggio dei Cattolici Italiani sulla tomba di s. Pietro, in omaggio di venerazione e di affetto al suo Successore Leone XIII. Il fatto fu giudicato di tanta importanza, che vi prese parte lo stesso Governo italiano, col proteggerlo efficacemente dai male intenzionati. « Qui cade in acconcio , scrive la Voce della Verità nel suo supplemento del 17 ottobre, il notare come la Questura si è comportata nobilmente. Essa ha emanato ordini severissimi ; ha prescritto che il più piccolo assembramento venisse disciolto, ed ha mantenuta la parola. »
Il ricevimento dei circa 20 mila Pellegrini fu fatto nella Basilica di S. Pietro. Quale spettacolo fu mai allorquando il Papa in sul mezzogiorno disceso da' suoi appartamenti comparve qual Padre tra tanti suoi figli, venuti a Roma da tutte le parti d'Italia per ossequiarlo ! Non appena Ei fu visto, si è levato da tutte le parti un grido concorde, che nè il luogo santo, nè le raccomandazioni precedentemente fatte hanno potuto soffocare nel petto dei fedeli: Viva il Papa' Viva Leone XIII ! Viva il nostro augusto Capo ! I cantori della cappella Giulia hanno subito intuonato il Tu es Petrus; ma il canto affievolivasi in mezzo alle grida entusiastiche di una popolazione affollata sui passi del Pontefice. Man mano che Egli procedeva aumentavano gli Evviva , i quali si son fatti anche più grandi, quando si è mostrato alla moltitudine assiepata nella navata sinistra. Quivi giunto il Pontefice salì sul trono innalzatogli appositamente, circondato dalla nobile sua corte e da Eminentissimi ed illustri Personaggi. Quando Sua Santità si fu assisa, Monsignore Agostini Patriarca di Venezia, e presidente del Pellegrinaggio, con chiara , forte e vibrata voce gli lesse un nobile indirizzo, il quale fu una fedele interpretazione dei sentimenti, che si alternavano nel cuore di tante migliaia di Cattolici presenti, e diremo dei Cattolici di tutta Italia, anzi di tutto il mondo. Belli furono tra gli altri i passi seguenti : « Il nome d'Italia e di Roma sono nomi religiosi e cattolici , così nelle superbe capitali d' Europa come nella più squallida landa dove è piantata una croce ; e sempre e in ogni luogo suonerà nemico di Roma e d'Italia chiunque avversa il Pontificato e la Chiesa. - Le nostre armi sono spirituali , le nostre battaglie non sono di sangue ; ed è perciò più sicura la nostra vittoria.
Che se dovessimo perla Fede e per Voi fino al sangue resistere, coll'aiuto del Cielo fino al sangue resisteremo. Ieri lo abbiamo giurato sulla tomba dei santi Apostoli , oggi lo giuriamo davanti a Voi ; perciocchè figli di Martiri abbiamo ereditato dai nostri padri colla Fede il coraggio, con la gloria l'esempio. - Noi siamo, o Santo Padre, con Voi per essere con Cristo, che da tanti secoli vince, impera, trionfa ; pronti a tutto soffrire, ma non a tollerare giammai , che si tenti schiantarci dal cuore la Fede, che si osi insultare al nostro amatissimo Pontefice e Padre, e sperperare la Chiesa Madre nostra. »
Il Santo Padre rispondeva con un discorso ammirabile , e toccarono profondamente il cuore e trassero le lagrime ai divoti pellegrini queste parole : « Sovvengavi sempre che il Pastore Supremo delle anime vostre è in mezzo a' nemici , nei quali quanto possa l'ira e il livore, Roma inorridita già vide in quella notte per sempre nefasta, quando con pietoso officio accompagnava alla tomba la salma del venerato Nostro Predecessore (1).
Sovvengavi che la persona e la divina autorità del Pontefice è ogni giorno gettata nel fango per opera di una stampa sfrenata, che lancia a piene mani su di essa oltraggi e villanie. Sovvengavi che vi è in Italia ed in Roma chi chiede e minaccia l'occupazione dello stesso Nostro Apostolico Palazzo per costringerci o a più dura prigionia o all'esiglio ! »
Mentre il Papa parlava, se gli astanti, compresi dall'alto rispetto verso la sua persona, hanno potuto frenare approvazioni ed applausi, alla fine del discorso proruppero in esclamazioni vivissime, che echeggiarono per l'ampia volta del Tempio. E nuovi applausi, nuove feste si fecero allorquando movendosi dal suo trono Egli riprese la via dei suoi appartamenti. Il Santo Padre sollevava la destra in atto di benedire i suoi figli, e dal volto apparivagli l' interna commozione dell' animo. E se il Pontefice era commosso, non lo erano meno tanti obbedienti suoi figli, che forse per la prima volta avevano la fortuna di vedere la cara effigie del Vicario di Gesù Cristo, e ricevere da lui conforto e coraggio.
(1) Il Santo Padre allude alla notte del 13 luglio quando trasportandosi le spoglie di Pio IX dal Vaticano a S. Lorenzo fuori delle mura, una masnada di empii e scellerati prese a fischiare la funebre cerimonia, a tirare sassi, e persino a minacciare di gettare nel Tevere il cadavere del grande Pontefice.
Al domani fuvvi nuovo ricevimento dei Pellegrini nelle loggie del Palazzo Vaticano. E qui lasciamo la parola ad un confratello, che, trovandovisi presente con alcuni de' nostri, ne scrisse in questi termini
Roma, 17 ottobre 1881.
CARISSIMO,
So che vai in cerca di notizie che ci riguardano da vicino ; e perciò spero che gradirai quanto sono per raccontarti della Udienza Pontificia, che abbiamo avuto oggi stesso, noi Salesiani e Suore di Maria Ausiliatrice, unitamente colla rappresentanza piemontese , nello splendido Pellegrinaggio Italiano.
Dal giornale la Voce della Verità avrai le notizie precise sulla imponente dimostrazione di ieri nel tempio Vaticano. Chi dice essere stati diciotto mila i pellegrini intervenuti da tutte parti d'Italia ad ossequiare il Successore di s. Pietro, il Vicario di G. C., non dice nulla di troppo.
Il Santo Padre commosso a tanta pietà degli Italiani volle ammetterli tutti il lunedì seguente, oggi appunto, ad una udienza pubblica e particolare. Quindi recatisi nelle loggia del Vaticano, per ordine di provincia e di diocesi , presero a sfilare uno dopo l'altro innanzi a Lui, per averne, dopo il bacio del sacro anello e del piede, una parola ed una benedizione speciale.
Noi seguimmo la coorte più numerosa e più osservata dai Romani , la piemontese , preceduta da una insegna con sopra l'iscrizione : Regione Piemontese, che comprendeva le 16 diocesi delle due provincie ecclesiastiche di Torino e Vercelli. Lo stendardo serviva a far conoscere ad ognuno la propria legione , perchè altrimenti tra tante migliaia di pellegrini, patrizii e matrone, signori e signore, popolani e popolane, molti si sarebbero come smarriti. Alla falange veneta che fu la prima veniva dietro la piemontese. Dopo un'ora di passa, passa , passa , venne la nostra volta, essendoci messi in coda e prima della regione sarda.
Appena mi presentai alla testa dei Salesiani di Torino, di Roma, di Magliano, di Lucca, di Randazzo e con dietro di noi alcune Suore di Maria Ausiliatrice, tra quelli che facevano corona al Papa uscì una voce : D. Bosco , i Salesiani. - Don Cagliero, disse il Cardinale Billio che mi conosceva. - Ed altri: Anche le Suore di D. Bosco ! esclamarono. Ma già io mi trovava ai piedi del Supremo Gerarca, che mostrandosi Padre amorosissimo e soffermandosi alquanto ebbe la degnazione di domandarmi : - Oh ! mi dica: Don Bosco come si trova in Torino? Ah! egli va sempre or qua, or là; ha Case dappertutto ; ha figli in tutta Italia, in Francia, in Spagna, America e sino nella Patagonia. E ci andrà Don Bosco nella Patagonia? Ah! sono contento; si fa del bene , si fa del bene. Io ero confuso e non so che cosa abbia risposto. In questo mentre uno degli astanti, credo Monsignor Macchi, ecco, disse, accennando all'umile mia persona, ecco un reduce dalla Patagonia. - Dai confini soltanto, diss'io. Mentre gli altri sacerdoti e chierici nostri con alcuni coadiutori passavano al bacio dell'anello e del piede, udivansi i Cardinali e Prelati circostanti a parlare di Don Bosco e delle opere sue.
Intanto giungeva il torno delle Suore. Le Suore di D. Bosco, disse Monsignore Schiapparelli. - Oh ! bene, bene, riprese il Santo Padre, e quante Case avete già, e dove le avete? domandò Egli alla Superiora inginocchiata ai suoi piedi. Dovetti nuovamente farmi da presso e rispondere per lei, perchè, trovandosi perla prima volta dinanzi a quella sublime ed affabile maestà, la buona Religiosa commossa sino alle lagrime a stento poteva parlare. Il Santo Padre udendo che già si trovavano all'Uruguay , nella Repubblica Argentina e nella Patagonia : - Oh ! brave le valorose, esclamò ! sino nella Patagonia ! Oh ! Dio vi benedica tutti e tutte : benedica il vostro Superiore e tutte le vostre Case. - Colla penna non posso esprimerti il misterioso effetto , che produsse in noi questa sovrana benevolenza del Vicario di Dio in terra.
Ad un'ora dopo mezzodì noi eravamo già di ritorno dal Vaticano. Alle quattro erano passati appena i Toscani, e rimanevano ancora le diocesi meridionali e sicule. Quale bontà ed insieme quale fatica pel S. Padre ! Preghiamo che non ne abbia a soffrire la sua preziosa salute.
Stassera parto per Napoli , Messina, Catania, Bronte e Randazzo per la visita delle nostre Case. Mi arrampicherò su pel monte Etna e, fatta breve escursione, ne discenderò per internarmi nel centro della Trinacria, cioè fino a Caltanissetta. Ritornerò per la via del littorale. Ripasserò lo stretto, e su su per le Calabrie rifarò il cammino dell'andata, finchè arrivi a Foggia, Ancona, Faenza, Bologna, Padova, Este, Milano, Torino.
Pregate per me che mi porti ancora a casa sano e salvo ; e valete in Domino omnes, sopratutto D. Bosco, che ci é il piò caro, e che solo ci basta per tutti.
Tuo affez.mo
Sac. GIOVANNI CaGLIERO.
Il 9 dello scorso mese in sul mezzo giorno sono stati ricevuti dal Santo Padre ventitre pellegrini argentini presieduti dal Dottore D. Antonio Espinosa, Vicario Generale di Mons. Arcivescovo di Buenos-Ayres, del Decano del Capitolo Metropolitano D. Patricio Dillon e del Curato della Concezione D. Luigi I. De Latorre, accompagnati dal R. P. Rettore del Collegio Pio Latino-Americano. Ammessi alla presenza di Sua Santità, il Dott. Espinosa, che i nostri Cooperatori e Cooperatrici già conoscono per fama, lesse il seguente indirizzo:
BEATISSIMO PADRE,
« Inviati dal nostro amato Arcivescovo siamo del numero dei pellegrini, che da più rimoti paesi sono venuti a venerare nella Santità Vostra il degno Vicario di Nostro Signor Gesù Cristo. Ma se è immensa la distanza che ci separa, l' amore che ci unisce a Vostra Santità l'accorcia ancora immensamente, e sebbene distanti col corpo stiamo collo spirito al vostro fianco, seguiamo i vostri passi, ci rallegriamo nei vostri trionfi, ci rattristiamo nei vostri patimenti, pregando il nostro buon Dio che abbrevii i giorni di tribolazione che traversate, e vi ridoni la libertà che vi è tanto necessaria pel governo della Chiesa,, Accogliete, Beatissimo Padre, i nostri umili voti, e l' obolo che fin dall'invasione di Roma immancabilmente manda ogni anno la nostra Archidiocesi a sollievo della Vostra nobile povertà. Sono pochi, è vero, gli Argentini che oggi Vostra Santità vede a piè del suo trono, ma veniamo da paesi molto rimoti ; siamo pochi qui, ma rappresentiamo più di due milioni di Cattolici, che uniti a noi in ispirito implorano l' Apostolica benedizione. Degnatevi , Beatissimo Padre, di spanderla sul nostro amato Arcivescovo, sul nostro Governo, sul Venerabile Capitolo Metropolitano, il cui degno Decano ci accompagna , sul nostro Clero secolare e regolare, sulle Comunità religiose, sulle persone a noi care, sugli abitanti tutti della nostra Repubblica, sii tutti quelli che ci hanno raccomandato di averli presenti nel baciare il Vostro sacro piede, sui Superiori e Alunni del nostro Collegio Pio Latino-Americano, e in modo speciale sui cinque giovanetti che abbiamo ora condotto da Buenos-Ayres , ed ancora su di noi che oggi vediamo sovrabbondantemente ricompensato il nostro lungo e penoso viaggio, col trovarci prostrati a' piedi della Santità Vostra, a cui auguriamo di vedere adempiuti tutti i desideri, e lunga e prospera vita pel bene della Chiesa e della civile Società. »
Il Santo Padre rispose col seguente affettuosissimo discorso, nel quale allude alle nostre Missioni della Patagonia.
« Accogliamo, Ei disse, con grato animo i vostri devoti ed affettuosi sentimenti, figli carissimi, che moveste da sì lontane regioni per fare atto di ossequio, e per protestare l'amore, la fedeltà vostra al Vicario di Gesù Cristo nell'umile Nostra Persona. Siate voi i ben venuti , diletti figli ; e questo viaggio di Roma valga a confermarvi sempre più nei sentimenti, che vi mossero ad intraprenderlo.
« È tradizionale da lungo tempo nei popoli Argentini l' amore per la religione cattolica , del quale essi diedero costantemente manifeste prove. E tale amore fu loro ispirato da un sentimento di viva gratitudine per i beneficii grandi, di cui fu per essi la religione di Cristo sorgente feconda. Giacchè la luce divina del Vangelo e la sua soave ma potente virtù fu nella patria vostra, come in ogni altra regione, elemento precipuo d'incivilimento, principio di benessere e di prosperità.
« E però gode l'animo al pensiero che questo amore alla religione di Cristo, mantenuto presso di voi vivissimo, sarà senza fallo pegno d'immensi vantaggi anche in avvenire per la famiglia e per la società. Sì, Ci sorride questa speranza, perchè conosciamo lo zelo dei vostri Pastori, i quali con grandi sforzi , degni del più meritato encomio , hanno rivolto le loro cure a formare un saggio e virtuoso Clero indigeno, sia coll'erigere colà Seminari, sia coll'inviare a Roma, a costo d'ingenti sacrifici, i giovani che meglio promettono per l'avvenire. Né LASCIANO DI SPIeGARE LA PIU' VIVA SOLLECITUDINE PER CONDURRE A VITA CRISTIANA E CIVILE LE TRIBU' ANCORA SeLVAGGIE DELLA PATAGONIA, IN MEZZO ALLE QUALI, MERCÉ IL CONCORSO DI RELIGIOSI ZELANTI, SI STABILISCONO A TAL UOPO NUOVe MISSIONI.. Ci è altresì cagione a bene sperare la docile corrispondenza dei popoli alle sante industrie dei loro Pastori , come pure le buoni disposizioni che mostrano ora i reggitori della vostra Repubblica nel favorire e promuovere gl'interessi della religione cattolica, provata già di sì benefica influenza sulla vita civile e sociale delle nazioni.
« Si degni il Signore, nell'immensa sua Bontà, avvalorare queste Nostre speranze , conducendo colla efficace virtù della sua grazia a compimento l'opera sì felicemente incominciata.
« E voi, figli carissimi, cooperate per quanto è in voi a questo nobilissimo intento. Mantenetevi uniti alla Chiesa, professate francamente la religione cattolica , e difendete in mezzo ai vostri fratelli l'amore e l'obbedienza al Vicario di Gesù Cristo. Ritornati che sarete al vostro paese, nel metterli a parte dei Nostri dolori e delle Nostre amarezze , assicurateli che Noi ci siamo singolarmente compiaciuti dell'attestato che Ci hanno dato, per mezzo vostro, del loro affetto ; dite loro che li amiamo teneramente quai figli, e che facciamo per essi e per tutti i popoli della Repubblica Argentina i voti più caldi di terrena e celeste felicità. Della quale intendiamo vi sia pegno l'apostolica Benedizione che dall'intimo del cuore impartiamo a voi tutti qui presenti ; al vostro degnissimo Arcivescovo che vi ha qui mandati, a quelli che reggono le sorti della Repubblica , a tutto il Clero secolare e regolare e a tutti i fedeli Argentini, e specialmente ai giovanetti che avete ora condotto con Voi, e ai Superiori e agli Alunni del Collegio Pio Latino-Americano. »
Il Vicario generale ha quindi consegnato a Sua Santità una somma rilevante dell'obolo di s. Pietro, ch' è la seconda inviata quest'anno, accompagnata da una lettera di Mons. Arcivescovo di Buenos-Ayres. Presentò dopo anche una lettera collettiva dei Vescovi Argentini , nella quale è detto che in tutti i loro seminari già s'insegna secondo i desideri espressi nell'Enciclica « Aeterni Patris ». Finalmente è stata offerta la fotografia della bandiera argentina portata a Lourdes, e diverse copie della Pastorale di Mons. Federico Aneyros Arcivescovo di Buenos-Ayres sul Giubileo.
Il Santo Padre gradì tutti questi omaggi, dimostrò il suo compiacimento e disse a tutti parole affettuose , specialmente ai cinque nuovi Alunni portati al Collegio Pio Latino-Americano; lodò le virtù ed il zelo di Mons. Aneyros e degli altri Vescovi; concesse al sig. Curato della Concezione di poter dare la benedizione papale nella sua chiesa in un giorno festivo, subito dopo il suo arrivo; per tutti ebbe una parola di conforto ; si rallegrò di vedere tanti alunni argentini al Collegio Americano ; benedisse gli oggetti che gli furono presentati e si congedò lasciando tutti ammirati della sua bontà e pieni della più dolce consolazione.
In questo istesso colloquio Mons. Espinosa riferì al Santo Padre varie cose dei Salesiani, che lavorano in quella Repubblica e specialmente nella Patagonia, ed il Papa si fermò ad udirlo con alta compiacenza, esprimendosi con parole troppo onorevoli e consolanti per noi. Tra le altre cose disse:
« QUANDO ABBIAMO INTESO CHE GLI ALUNNI DI DON BOSCO ASSUMEVANO LA MISSIONe DELLa PaTAGONIA, IL NOSTRO CUORe SI aPERSE ALLA PIU' LIETA SPERANZA SULL' AVVENIRE DI QUEI POVERI SELVAGGI. » Grazie , o Beatissimo Padre , di tanta Vostra bontà: Coll'aiuto di Dio noi faremo di tutto, .perché non vadano fallite le nobili Vostre speranze.
Sono tante le istanze che ci furono e ci sono -fatte tuttora di mandare degli aiuti ai nostri fratelli Americani , che abbiamo risoluto di soddisfarle in quel miglior modo, che ci sarà possibile. Vero è che scarseggiamo di personale per le Case già instituite e da instituirsi in Europa, e dovremmo soprassedere dall'inviare soggetti al di là dell'Oceano ; ma una ragione potente vi ci sprona di continuo. Questa si è che in quei paesi si tratta di far conoscere per la prima volta Gesù Cristo, senza del quale non vi è salute ; si tratta di gettare il primo seme del Vangelo, affinché cresca in grand' albero , per raccogliere sotto l'ombra sua benefica le presenti e le future generazioni. Quando il padre e la madre, quando una famiglia, quando una tribù abbia ricevuta la Religione Cattolica, questa come un prezioso retaggio sarà per secoli e secoli tramandata di padre in figlio, di famiglia in famiglia, di generazione in generazione; ed allora quante anime si salveranno ! Altrimenti quei popoli e in presente e in futuro continueranno a sedere nell'ombra di morte , e a cadere irreparabilmente nella notte eterna. Se gli Apostoli, se i primi loro Discepoli, se i Missionarii cattolici fin dai primordii del Cristianesimo e in appresso non avessero illuminati i nostri antenati, non è egli vero che noi saremmo tuttavia pagani? Ed invece quanti milioni di anime si sono già salvati nei trascorsi secoli , e quante si salveranno nei secoli venturi !
Adunque che che ne dica e ne scriva taluno, noi crediamo di fare cosa gradita a Dio, accetta alla Chiesa, utile alle anime l' inviare di tratto in tratto in quelle remote ed abbandonate regioni nuovi Missionarii, anche a costo di sentirne penuria tra noi, perché se qui ve ne ha bisogno, colà ve n' è necessità, se qui va facendosi per molti crepuscolo e sera , colà è ancora notte buia per tutti.
Per la qual cosa nel mese venturo farà vela pel nuovo mondo un' altra schiera di Salesiani , parte dei quali destinata per la Patagonia, parte per l'impero del Brasile, dove dall'egregio Mons. Lacerda Vescovo di Rio Janeiro sono aspettati, per impiantare la prima sospirata Casa nella vastissima sua diocesi. Diremo nel prossimo N° il giorno che sarà fissato per la definitiva partenza.
Abbiamo creduto bene di dare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici l'annunzio di questa nuova Missione , affinché siano informati delle opere della pia Società Salesiana, ed anche perché vogliano esserci benigni di loro carità a gloria di Dio e della Religione.
I nostri Cooperatori ricorderanno ancora la preziosa visita che Sna Eccellenza Rev°'a Monsignor Daniele Comboni, Vicario Apostolico dell'Affrica centrale e Vescovo di Claudiopoli , faceva al nostro Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino l'anno scorso ; gli splendidi pontificali che tenne nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice il 24 maggio, e le fervide parole che ci rivolse nella sera di quel giorno solenne.
Or quest'uomo , che per attività e zelo tenne uno dei primi posti tra gli odierni Apostoli della Chiesa; quest'uomo che per amor di Gesù Cristo e per la salute dei popoli selvaggi da molti anni sfidava l'ardore delle infuocate sabbie africane, e che trovossi più e più volte in faccia alla morte; quest'uomo degno di vivere un secolo; quest'uomo, dico, ahi ! non è più ! Il 10 dello scorso ottobre inaspettato malore lo rapiva in Kartum alla Chiesa, alla Propaganda, alla Missione dell'Africa, campo glorioso delle sue fatiche. Nei momenti più difficili della sua Missione egli era solito ad incoraggiare se stesso ed i suoi gridando : O Nigrizia o morte. Egli si ebbe troppo presto la morte quantunque morte invidiabile ; né gli mancherà, giova sperarlo, la sua Nigrizia, di cui fu e sarà chiamato l'Apostolo.
Questo grande Missionario era nato nel 1831 in Limone di S. Giovanni, diocesi di Brescia. Da giovanetto venne accolto in Verona nell' allora fiorentissimo Istituto di D. Nicola Mazza. Fornito di eletto ingegno e di elettissima memoria, di spirito ardente, si segnalò tra i suoi compagni. Leggendo la storia dei martiri Giapponesi, bramò di andare ad evangelizzare in quelle regioni. Ma la Divina Provvidenza gli destinava un'altra Missione ben più difficile ancora, la Missione dell' Africa Centrale; gli destinava la Nigrizia. Egli studiò a tal fine le lingue, e specialmente l'araba, si applicò anche alla medicina, e ordinato Sacerdote nel 1855, partì nel 1857 per Alessandria d'Egitto, e di là pel Nilo andò a Kartum. Conosciuta la dolorosa condizione di quei popoli, consacrò ogni suo pensiero, ogni suo desiderio, ogni suo atto per raddolcirla col Vangelo e colla vera civiltà. Fondò Istituti maschili e femminili nei punti più centrici dell'Africa, accogliendo giovani d'ambo i sessi, per inviarli poscia, bene apparecchiati nello spirito ed addottrinati nella mente, nelle regioni interne. L'Eminentissimo Cardinale di Canossa , Vescovo di Verona, lo coadiuvò potentemente nei suoi disegni, coll'approvare e stabilire in quella città l'Opera del Buon Pastore per la rigenerazione dell'Africa, diretta a provvedere i necessarii mezzi di sussistenza ai Seminarii Europei, che dovevano apparecchiare i futuri Missionarii, e l'Istituto delle Suore di S. Giuseppe dell' Apparizione, destinato alla educazione speciale delle Morette, che in varii Collegi vi si addestravano a coadiuvare nella Nigrizia l' Opera dei Missìonarii.
Pel suo carattere fiero e dolce ad un tempo, pel suo cuore magnanimo, per la sua abnegazione estrema, per le sue grandi opere compite in condizioni difficili al sommo, per le sue fatiche sostenute con una fortezza da leone, Mons. Comboni dovunque si trovava era l'oggetto della commozione popolare, ed era accolto con affetto, simpatia ed ammirazione alle Corti dei Re e dei potenti. Onde avere pecuniaria esistenza alla sua prodigiosa opera egli non rifuggiva dal far dolce violenza alle reggie di Vienna, di Londra, di Lisbona, di Madrid, di Bruxelles , di Parigi , e dappertutto era trattato come un grande, e sovvenuto. Al Vaticano poi era l'amico di tutti, e da Pio IX e dal regnante Pontefice era teneramente amato siccome una gloria della Chiesa.
Nell'ultimo fascicolo delle Missioni d'Africa, stampato a Verona, ci sono relazioni commoventissime e interessanti intorno alle fatiche apostoliche del defunto Prelato. Egli era divenuto una vera potenza in quelle provincie; vi aveva eretto asili, ospedali, scuole; vi aveva introdotte molte costumanze Europee ; avea insegnato il modo di conservare l'acqua, di coltivare i campi; aveva aperte la via ai viaggiatori. Vedendo la morte ad involargli la maggior parte dei suoi commilitoni, per causa del clima micidiale, egli studiò e concepì il disegno di aprire una casa così detta di acclimatazione al Cairo, dove i soggetti destinati per la Nigrizia si trattenevano per alcun tempo, onde abituarsi alla temperatura, ai costumi , ed alle lingue. Ma mentre pensava a salvare gli altri, egli aveva poca cura di sé. Si sobbarcava a lunghi viaggi, non guardava a fatica di sorta, sopportava caldi e febbri cocenti, e fu appunto una di queste che lo rapì nell'ancor buona età di 50 anni. Imperscrutabili giudizii di Dio!
Salesiani, adoriamo ancor noi i profondi consigli del Signore, e intanto crescendo di operosità e di zelo adoperiamoci , secondo le deboli nostre forze , a tergere le la-rime della Chiesa per la perdita di un tanto Eroe.
La propaganda protestante - L'Amico della Gioventù - Storia Ecclesiastica - Avvisi ai Cattolici - Letture Cattoliche - Difficoltà della Revisìone - Le ire dei Protestanti - Le dispute - Libro tenuto a rovescio - Dialogo - Lettera del Cardinale Antonelli.
Il dovere di storici non ci permette di passare sotto silenzio un'opera importante, che ebbe quasi principio col nostro Oratorio, e che, perdurando tuttavia, produce un gran bene tra il popolo cristiano; vogliam dire la pubblicazione delle Letture Cattoliche. Ed eccone l'origine.
Il re Carlo Alberto, come abbiamo detto, aveva emancipato i Protestanti e gli Ebrei. Pareva che con quell'atto egli intendesse solamente di dare loro la libertà di professare esternamente il proprio culto, senza detrimento della Religione Cattolica. Ma gli eretici non la intesero così, e perciò, appena ottenuto quell'atto e la libertà di stampa, si diedero tosto a fare tra il popolo cattolico irrequieta propaganda dei loro errori con tutti i mezzi possibili, particolarmente con libri e fogli pestiferi. Comparvero tra gli altri i giornali : La buona Novella, La Luce Evangelica e il Rogantino Piemontese; e poi una colluvie di libri biblici e non biblici di poca rasole prese a dilagare nei nostri paesi, penetrare nelle famiglie , scorrere per le mani di tutti, pervertendone la mente, corrompendone il cuore , instillando insomma nelle anime il veleno delle più esiziali dottrine. Si aggiunga che i Protestanti a questa propaganda erano preparati, ed i Cattolici non lo erano punto per apporle un argine, impedirla, o almeno scemarne le disastrose conseguenze. Fidandosi delle leggi civili, che fino allora avevano protetta la Religione Cattolica dagli assalti della eresia; fidandosi soprattutto del primo articolo dello Statuto che porta : La Religione Cattolica, Apostolica, Romana è la sola Religione dello Stato, i Cattolici si trovarono come soldati scossi all'improvviso dal suono della tromba guerriera, e chiamati a scendere in campo di battaglia, senza armi adatte a combattere nemici premuniti in ogni punto. Infatti i Cattolici abbisognavano di giornaletti di buona lega per diffonderli a larga mano, e pochissimi ne possedevano; facevano mestieri soprattutto libretti semplici e di poco costo, ed invece non si avevano che opere voluminose di grande erudizione. Erano quindi in pericolo di perdere la fede non solamente i giovanetti, ma tutto il basso popolo, alla cui seduzione miravano di preferenza i nemici della Chiesa.
A quella vista si accese di carità e di zelo il cuore del nostro D. Bosco, il quale, col fine di preservare dai serpeggianti errori i suoi cari giovanetti, provvide un mazzo di salute eziandio a migliaia, anzi a milioni di altre persone. Egli pertanto fattisi alcuni collaboratori, tra cui il Teol. Carpano e il Teol. Chiaves, cominciò a pubblicare un giornaletto intitolato «L'Amico della Gioventù» che in quei primordii fece molto del bene, perchè oltre a trattare argomenti istruttivi e conformi al nostro bisogno , impediva i giovani dal ricorrere, per attingere notizie, ai giornali cattivi e dall'imbeversi di perverse massime. Compose eziandio e pubblicò dei foglietti volanti, pieni di ricordi e di massime morali e religiose adattate ai tempi, e si diede a spargerli gratuitamente tra i giovani e tra gli adulti a migliaia di copie, specialmente in occasione di Esercizi spirituali, di sacre Missioni, di Novene, di Tridui e Feste.
Nè a semplici fogli si limitò l'industriosa carità del nostro buon Padre ; poichè in quel torno medesimo mise in luce un compendio di Storia Ecclesiastica, che fu accolto con molto favore e letto con immenso vantaggio. Nella Prefazione, tra le altre cose, egli diceva
« Dedicatomi da più anni all' istruzione della gioventù, bramoso di porgere alla medesima tutte quelle più utili cognizioni, che per me fosse possibile, feci ricerca di un breve Corso di Storia Ecclesiastica, che fosse alla sua capacità adattato. Ne trovai bensì alcune per più titoli pregiate, ma per l'uso proposto sono o troppo voluminose,
o si estendono più del dovere sulla storia profana ; anzi alcune si possono denominare piuttosto dissertazioni polemiche sui fasti della Chiesa ; altre finalmente sono tradotte da lingue straniere e pigliano il nome di storie parziali, e non universali; e quel, che non potei osservare senza indegnazione, si é che certi autori pare che abbiano rossore di parlare dei Romani Pontefici e dei fatti più luminosi, i quali alla S. Chiesa direttamente riguardano. Perciò mosso dal bisogno, e dalle istanze di molti zelanti ed autorevoli persone, mi sono determinato a compilare questo compendio di Storia Ecclesiastica (1). »
Nè di questo fu ancor pago ; poiché visti i principali errori, che gli eretici andavano colle loro stampe seminando contro la Chiesa Cattolica, egli si persuase della necessità di agevolare vie meglio al popolo la conoscenza dei principii fon - damentali della medesima. Per la qual cosa compose e pubblicò un librettino col titolo : Avvisi ai Cattolici, col quale mentre ammaestrava i lettori nelle verità più necessarie a sapersi, li metteva sapientemente in guardia contro le insidie ereticali. E' pregio dell'opera il riprodurre qui il proemio, che gli premetteva D. Bosco
« Popoli Cattolici, così egli scriveva , aprite gli occhi. Si tendono a voi moltissime insidie col tentare di allontanarvi da quell'unica, vera, santa Religione, che solamente conservasi nella Chiesa di Gesù Cristo.
» Questo pericolo fu già in più guise proclamato dai nostri legittimi Pastori, dai Vescovi posti da Dio a difenderci dall'errore ed insegnarci la verità.
» La stessa infallibile voce del Vicario di Gesù Cristo ci avvisò di questo insidioso laccio teso ai Cattolici, cioè che molti malevoli vorrebbero sradicare dai vostri cuori la Religione di Gesù Cristo. Costoro ingannano se stessi e ingannano gli altri ; non credeteli.
» Stringetevi piuttosto di un cuor solo e di un'anima sola ai vostri Pastori che sempre v'insegnarono la verità.
» Gesù disse a s. Pietro : Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa, e le porte dell'interno non la vinceranno mai, perchè io sarò coi Pastori di essa tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli.
» Questo disse a S. Pietro e ai suoi successori, i Romani Pontefici, e a nissun altro.
» Chi, vi dice cose diverse da quanto vi dico, non credetelo ; egli v'inganna.
» Siate intimamente persuasi di queste grandi verità: Dove c'è il successore di S. Pietro, là c'è la vera Chiesa di Gesù Cristo. Niuno trovasi nella vera Religione, se non è Cattolico ; niuno è Cattolico senza il Papa.
» I nostri Pastori , e specialmente i Vescovi, ci uniscono col Papa, il Papa ci unisce con Dio.
» Pér ora leggete attentamente i seguenti avvisi, i quali, ben impressi nel vostro cuore, basteranno a preservarvi dall'errore.
» Quello poi, che qui viene ora brevemente esposto, fra poco l' avrete in apposito libro più diffusamente spiegato.
» Il Signore delle misericordie infonda a tutti i Cattolici tanto coraggio e tale costanza, da mantenersi fedeli osservatori al quella Religione, in cui noi fortunatamente siamo nati e siamo stati educati.
» Costanza e coraggio, che ci faccia pronti a patire qualunque male, fosse anche la morte, anzichè dire o fare alcuna cosa contraria alla Cattolica Religione , vera e sola Religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi. »
Di quest'operetta fu straordinario lo spaccio ; in due soli anni se ne diffusero oltre a duecento mila esemplari. Essa tornò gradevolissima a tutti i buoni; ma cominciò ad inasprire i Protestanti e a farli montare in sulle furie ; imperocchè mentre si credevano di poter a loro bell'agio devastare, a guisa degli antichi Filistei, il campo del i Signore, si vedevano venire innanzi un novello Sansone a scoprire le loro arti, a rompere le loro file, a scompigliare le loro schiere in difesa del popolo di Dio.
Ma D. Bosco non si lasciò sgomentare da loro, che anzi dall' ira nemica viemaggiormente convinto dell'utilità dell' opera sua, stabilì non solo di proseguirla , ma di darle maggiore sviluppo per mezzo di una pubblicazione periodica e con apposita associazione. Ed ecco per lo appunto la pubblicazione mensile delle Letture Cattoliche, che cominciate fin dall'anno 1853 continuano ancora oggidì , sparse non più solo nel Piemonte, ma in tutta l'Italia e nelle isole adiacenti.
E qui giova dire alcune difficoltà chè sappiamo aver incontrate D. Bosco nel mandare ad effetto il suo disegno. Sempre devoto ed ossequente al suo Arcivescovo egli, compilato un programma di associazione, lo sottopose a Mons. Luigi Fransoni tuttavia esiliato in Lione, e l'egregio Prelato non solo approvò, ma lodò altamente il provvido pensiero. Pertanto D. Bosco, avendo preparati alcuni fascicoli, prima di metterli in pubblico li presentò alla Curia Arcivescovile di Torino per la debìta revisione ; ma, fatto singolare ! Niuno volle assumersi l'uffizio di Revisore e mettervi come tale la propria firma. Adducevano per ragione essere affare pericoloso in quei giorni lanciarsi in battaglia contro i Protestanti e Framassoni, che per disfarsi dei loro avversarcisi facevano lecita qualsiasi arma. In prova del che ricordavano l'assassinio del Conte Pellegrino Rossi, di Mons. Palma e dell'Abate Ximenez Direttore del giornale il Labaro di Roma, e di altri molti difensori della verità, pugnalati in quel tempo. Nè per una parte avevano tutto il torto a temere così ; poiché quello che poco dopo accadde nella stessa Torino all' intrepido Direttore dell' Armonia di allora, il Teol. Giacomo Margotti, diede a divedere ciò che da certi settarii poteva aspettarsi un cattolico scrittore (1). Tuttavia dopo alcuni riflessi di Don Bosco uno dei Revisori si compiacque di arrendersi alle sue domande, e prese a rivedere il manoscritto ; ma ne aveva letto appena un mezzo fascicolo, quando tutto atterrito, fattolo chiamare a sè, gli ritornò il quaderno dicendo : « Si riprenda il suo lavoro. Ella piglia di fronte e sfida i nemici. In quanto a me non giudico di sottoscrivermi ed entrare in lizza, perchè sono ancor troppo recenti i fatti dell'Abate Ximenez e di Mons. Palma, ed io non voglio mettere a cimento la mia vita. »
Che fare adunque ! D'accordo con Monsignor Vicario Generale, Don Bosco espose la cosa all'Arcivescovo, il quale dal suo esiglio non cessava di porgergli ogni possibile aiuto. Sapute pertanto queste difficoltà , lo zelante Prelato inviò a Don Bosco una lettera da presentarsi a Mons. Luigi Moreno, Vescovo d'Ivrea. Con quella l'esimio Arcivescovo pregava il suo suffraganeo a voler prendere la divisata pubblicazione di Don Bosco sotto il suo patrocinio, assisterla colla Revisione, favorirla colla sua autorità , e Mons. Moreno vi si prestò di buonissimo grado. A quest'uopo delegò l'Avv. Pinoli suo Vicario Generale per rivedere i fascicoli da pubblicarsi , permettendogli tuttavia di tacere il proprio nome nella sottoscrizione. Avuto questo appoggio il nostro D. Bosco diramò il programma in moltissime parti , e ne raccolse parecchie migliaia di associati. Quindi nel mese di marzo di detto anno mandava fuori il primo fascicolo del suo Cattolico Istruito, che fu pei Protestanti quello, che in un combattimento è il cannone a mitraglia (1).
Le Letture Cattoliche appena furono come assaggiate contentarono il gusto di tutti, e di mano in mano che ne uscivano i fascicoli gli associati se li divoravano. Di qui le ire dei Protestanti sì sollevarono come un incendio. Essi provaronsi a combatterle sui loro giornali e colle Letture Evangeliche , ma era impossibile competere colla verità, e colla inarrivabile semplicità di stile e chiarezza di D. Bosco ; quindi presso i loro adepti facevano una pessima figura.
Allora coll' intento di far desistere Don Bosco dall'opera stia si appigliarono alla disputa con lui, persuasi che a quattro occhi lo avrebbero o convinto o svergognato. Pertanto presero a recarsi all'Oratorio ora in due, ora in parecchi insieme, per iniziare discussioni religiose. In generale le loro dispute consistevano nel gridar forte e saltare di questione in questione senza mai venire a termine di alcuna. Egli per altro non dava mai a divedere di essere stanco di loro; ma li riceveva ogni volta cortesemente, ne udiva con molta pazienza e calma le difficoltà e gli strafalcioni, e poi rispondeva loro con ragioni così chiare e forti da metterli , come si dice , al muro. A quest'uopo stava soprattutto attento a non lasciarli saltare di palo in frasca, da un argomento all'altro, come cercano di fare gli eretici nelle dispute coi Cattolici ; ma obbligavali a rimanere sulla questione finchè fosse appieno esaurita , facendo loro, per così dire, mettere la mano sulla verità o sull'errore. Alcuni, che erano di buon conto, si ritrattavano pur anche ; altri non sapendo che rispondere, nè volendo darsi per vinti , uscivano in ischiamazzi e villanie, a cui D. Bosco si contentava di soggiungere : « Miei cari amici, le grida e le ingiurie non sono ragioni ; » e così li rimandava confusi.
In una di quelle tornate un interlocutore per nome Pugno , confessando di non saper tenere fronte a D. Bosco, conchiuse : « Noi non sappiamo rispondere, perchè non abbiamo studiato abbastanza ; ma se fosse qui il nostro Ministro ! Egli è un'arca di scienza, e con due parole fa tacere tutti i Preti. » A cui D. Bosco : « Dunque fatemi un piacere, soggiunse ; pregatelo che un'altra volta venga ancor esso con voi. Ditegli che io lo attendo con vivo desiderio. » La commissione fu fatta, ed ecco un bel giorno presentarsi all'Oratorio il ministro De Sanctis, e il ministro Meille con due altri principali Valdesi residenti in Torino. Dopo i soliti complimenti di buona educazione, si cominciò la disputa che si prolungò dalle undici ore antimeridiane sino alle sei della sera. Troppo lungo sarebbe il riferire in questo luogo quanto fu detto in quella circostanza ; ma di un fatto giova fare particolare menzione. La discussione dopo essersi raggirata sull'autenticità della Sacra Scrittura, sulla tradizione , sul primato di s. Pietro e suoi Successori, e sulla Confessione, era finalmente caduta sul dogma del Purgatorio, e Don Bosco aveva provata questa verità di fede colla ragione, colla storia, colla scrittura dell'antico Testamento e pur col Vangelo, servendosi all' uopo del testo latino e della traduzione italiana (1). Or bene, uno dei contraddittori non volendosi arrendere disse : « Il testo latino ed italiano non basta ; bisogna andare alla fonte genuina ; bisogna consultare il testo greco. » A queste parole D. Bosco dà tosto di piglio alla Sacra Bibbia stampata in greco, ed « Ecco, disse a colui, ecco, signore, il testo greco ; consulti pure e vi troverà il pieno accordo col testo latino ed italiano. » Quel poverino , che sapeva meno il greco che il chinese , non osando confessare la propria ignoranza, tolse con gran sussiego il libro, e si pose a sfogliarlo da capo a fondo, fingendo di cercare il passo in questione. Ma che? Il caso volle che egli prendesse il libro a capo volto. Don Bosco, che se n'era accorto, lo lasciò sfogliare per un buon pezzo, e poi accostatoglìsi « Scusi, amico, gli disse, ella non trova la citazione perché tiene il libro a rovescio ; lo volti così, » e glielo pose in mano pel suo verso. Come si rimanesse colui è più facile l'immaginare che il dirsi. Fattosi rosso in faccia come un gambero cotto, gettò il libro sul tavolo, e così fu terminata la disputa.
Da queste ed altre simili prove i Protestanti si avvidero che colla persuasione indarno si lusingavano di far desistere Don Bosco dalle sue pubblicazioni contro la loro setta. Perciò risolvettero di ricorrere ad un altro mezzo, che credevano più efficace ; ricorsero cioè alla compera e poi alle minaccie. Era dunque una domenica a sera del mese di gennaio 1854, quando si presentarono nel nostro Ospizio due signori, domandando di parlare con D. Bosco. Quantunque stanco ed affaticato per la cura dell'Oratorio festivo, chiuso solamente poc' anzi , egli li fece tosto andare in sua camera, pronto ai loro cenni. Stante l'ora già alquanto avanzata e per un sinistro sentore, che inspiravano quei due sconosciuti, parecchi di noi non poterono trattenersi dal montare la guardia all'uscio di D. Bosco, di dove poterono udire e tenere il filo di un dialogo, che qui riportiamo. Dopo i primi convenevoli, uno di quei due signori, che crediamo fosse un ministro Valdese, prese a dire così
Ministro. - Lei, sig. Teologo, ha sortito dalla natura un gran dono, quello cioè di farsi capire e farsi leggere dal popolo ; perciò noi siamo a pregarla che voglia impiegare questo prezioso talento in cose utili alla scienza, alle arti, al commercio.
D. Bosco. - Veramente, secondo le deboli mie forze, ho fatto finora quello che Lei mi suggerisce ; ho pubblicato un compendio di Storia Sacra, di Storia Ecclesiastica, un opuscoletto sul sistema metrico decimale e più altre operette, che l'applauso, con cui furono accolte, mi fa arguire che non fossero inutili. Ora il mio pensiero è rivolto alle Letture Cattoliche , di cui intendo di occuparmi con tutto l'animo, perché le giudico appunto di sommo vantaggio alla gioventù ed al popolo.
M. - Sarebbe assai meglio che Lei si applicasse a comporre qualche operetta per le scuole, come per es. un libro di storia antica, un trattatello di geografia, di fisica, di geometria, e non delle Letture Cattoliche.
D. B. - E perché non di queste Letture?
M. - Perché quella, che vi si tratta, è una materia già fritta e rifritta le tante volte e da molti.
D. B. - É vero ; questa materia fu già trattata da molti, ma in grossi volumi di erudizione, che fanno pei dotti e non pel basso popolo, a cui mirano di proposito i piccoli e semplici opuscoletti delle Letture Cattoliche.
M. - Ma questo lavoro non Le reca alcun vantaggio ; al contrario, se Lei attendesse alle opere che le proponiamo, procaccerebbe anche un bene materiale al maraviglioso Istituto , che la divina -Provvidenza Le ha affidato. Prenda dunque ; qui vi è un' offerta (erano 4 biglietti da mille franchi), e non sarà l'ultima ; ché Le promettiamo, ché ne avrà delle altre ed anche maggiori.
D. B. - Per qual ragione tanto danaro ?
M. - Per intraprendere le opere proposte, e per coadiuvare questo suo Istituto.
D. B. Mi scusino le Loro Signorie , se restituisco questo loro danaro. Per ora io non posso attendere ad altro lavoro scientifico, se non a quello che concerne lo Letture Cattoliche.
M. - Ma se questo è un lavoro inutile....
D. B. - Se è un lavoro inutile, che ne importa ad essi ? Se è un lavoro inutile a che questa somma per impedirlo?
M. - La S. V. non bada all'azione che fa ; con questo rifiuto Lei cagiona un grave danno al suo Istituto, ed espone la sua persona a certe conseguenze, a certi pericoli....
D. B. - Miei Signori, capisco quello che con queste parole vogliono significarmi ; ma dichiaro loro alto e tondo, che per amor della verità io non temo alcuno. Facendomi Sacerdote mi sono consacrato al bene della Chiesa Cattolica e alla salute delle anime, particolarmente della gioventù.
A quest' uopo ho incominciata, e intendo di continuare la pubblicazione delle Letture Cattoliche, e di promuoverla con tutte le mie forze.
M. - Lei fa male, soggiunsero quelle due faccìe sinistre con voce ed aria alterata alzandosi in piedi, Lei fa male e ci offende. Epperciò chi sa che ne sarà di Lei ?... Se uscisse di casa sarebbe Ella ancora sicura di rientrarvi?
Quei due sciagurati pronunziarono queste parole con un tono così minaccioso che i giovani, i quali stavano di guardia, ebbero timore che facessero del male a D. Bosco , e mossero l'uscio per dare ad intendere che vi era gente pronta ad entrare al primo segno. Ma il nostro buon padre per nulla atterrito rispose a coloro e disse : « Ben vedo che le SS. LL. non conoscono i Preti cattolici ; poiché altrimenti non si abbasserebbero a queste minaccie. Sappiano adunque che i Sacerdoti della Chiesa Cattolica , finché sono in vita, lavorano volentieri per Dio ; e se mai nel compiere il proprio dovere ne dovessero soccombere, riguarderebbero la morte per la più grande delle fortune, per la massima gloria. Cessino adunque dalle loro minaccie, ché io me ne rido.
Da queste coraggiose parole di D. Bosco quei due eretici parvero così irritati, che fattiglisi più da presso stavano permettergli le mani addosso. A quella vista egli prese prudentemente la sedia in mano , e soggiunse: « Se volessi adoperare la forza, ben mi sentirei di far loro provare quanto costi cara la violazione di domicilio di un libero cittadino; ma no ; la forza del Sacerdote sta nella pazienza e nel perdono; ma è tempo di finirla. Partano dunque di qua. - Così parlando , aprì l'uscio della camera, e vedutovi il giovane Giuseppe Buzzetti, « conduci , gli disse , questi due signori sino al cancello ; essi non sono guari pratici della scala. »
A questa intimazione quei due si guardarono l'un l'altro, e dicendo a D. Bosco : « Ci rivedremo in un momento più opportuno » se ne uscirono col volto infiammato e cogli occhi scintillanti di sdegno.
Né meno sdegnati e con buona ragione erano i giovani dell'Ospizio, che, accorsi alle bravate di quei due satelliti, avevano udite le minacce fatte a D. Bosco. Se mai avessero avuto la baldanza di scendere a vie di fatti avremmo avuto ancor noi il diritto, e ci saremmo sentiti abbastanza in forze da mostrare loro quanto amore ci albergasse in petto a difesa del nostro comun padre.
Intanto terminato il primo semestre, D. Bosco fece legare pulitamente i sei primi fascicoli delle Letture Cattoliche, e per mezzo dell'Eminentissimo Cardinale Antonelli Segretario di Stato li umiliò al Santo Padre Pio IX. Il glorioso Pontefice gradì altamente quel dono, e diede incarico al medesimo Cardinale di scrivergli la seguente lettera, con cui ci è grato di por fine a questo capitolo
ILL.mo E REvmo SIGNORE,
« Mi diedi la grata premura di rassegnare al S. Padre in nome di V. S. i volumetti costituenti il primo semestrale prodotto della nuova
pubblicazione periodica da Lei istituita, col titolo di Letture Cattoliche, in vantaggio della classe men colta, a fine di premunirla dalle seduzioni, che insistono a promuovere e diffondere i nemici della fede e della verità. La Santità Sua ebbe molto a rallegrarsi insieme con me dell'industrioso zelo, ond'Ella è costantemente applicata in somministrare ai fedeli quegli speciali soccorsi di direzione, che corrispondono ai bisogni dei tempi. E molto pur si compiacque in apprendere come l'indicato lavoro abbia tosto riscosso un'accoglienza non inferiore alle salutari viste della S. V. e degli altri, che lodevolmente impresero a coadiuvarla.
« Nel tempo stesso il S. Padre, secondando ben volentieri il pio desiderio che Ella manifestava in fine della relativa sua lettera , degnossi compartire all' ottima di Lei persona ed a quanti Le prestano concorso ed assistenza nelle Letture Cattoliche l'apostolica benedizione , la quale contribuisca al progressivo prosperamento delle edificanti loro cure.
« Ringraziandola della parte per me destinata nel cortese invio, torno con piacere a confermarle i sensi della mia distinta stima
Di V. S. Illma e Rev.ma
Roma, 30 novembre 1853.
Servitor vero
G. C. ANTONeLLI.
(1) Questo compendio è giunto oggidì alla ottava edizione, e si vende a cent. 80 la copia.
(1) La sera del 28 gennaio 1856 in sulle ore 9 e mezzo, il T. Margotti tornava, secondo il solito, alla sua abitazione, in via della Zecca, casa Birago. Nello svolto del canto, che da via Vanchiglia mette in quella della Zecca, a lato del caffè del Progresso, venne improvvisamente assalito da un tale, che, menandogli un colpo disperato di un grosso bastone in sul capo, lo fece cadere stramazzone a terra. Intronato e sbalordito da quel colpo, il teologo Margotti, caduto a terra, smarrì i sensi e giacque boccone, finchè, passando di là per caso un dabben uomo, e vedendo un prete disteso a terra , corse a lui, lo rialzò : ed a quell'atto scosso il Teologo, e ritornato a' sensi, interrogò dove fosse. E quel pietoso rispostogli che erano sull'angolo di casa Birago, il Teologo pregollo che lo accompagnasse in casa sua, indicandogliela. Accompagnato e sorretto dallo sconosciuto , egli potè rientrare in casa, dove gli furono tosto porte le prime cure.
Chiamati gli uomini dell'arte, non riconobbero alcuna lesione grave. Il colpo, che era diretto alla tempia sinistra, cadendo da alto in basso, venne ammortito dal cappello, e quindi la contusione fu sulla regione dell'orecchio, la cui parte esterna fu lacerata da alto in basso.
L'assassino, che forse credette che la sua vittima fosse morta, fuggì, lasciando sul luogo il bastone, con cui aveva commesso il misfatto. E al vedere quello strumento parve impossibile che il Teologo abbia potuto scamparne con sì lieve danno. Non era altrimenti una mazza o bastone ordinario, ma un grosso randello di frassino più tenue da un capo e più grosso dall' altro , grossolanamente tagliato : un pezzo di legno ordinario da porre sul fuoco.
Ma fortunatamente il tentativo degli assassini andò fallito; e il valoroso scrittore poco dopo appieno ristabilito ripigliò la penna, e continuò e continua tuttora ad impiegare i suoi impareggiabili talenti a pro della della società.
(1) Questo importante ed utilissimo libretto sta per rivedere la luce nel prossimo anno.
(1) Queste conversazioni furono poscia scritte da Don Bosco, ed uscirono nei fascicoli delle Letture Cattoliche nei primi anni di loro pubblicazione.
Come abbiamo promesso , diamo qui tradotto dallo spagnuolo il bell' articolo del giornale El Bien Público di Montevideo, 6 settembre 1881 , sulla morte della non mai abbastanza compianta damigella Elena Iackson , rapita all' amore della Religione e della società, nell'ancor fresca età di circa trent' anni.
Per la sua carità verso i poveri e pel suo amore alla Religione, ella fu una di quelle eroine, che fanno rivivere oggidì i nobili esempi delle Pudenziane, delle Prassedi, delle Lucine, delle Cecilie, delle Marcelline, delle Melanie, delle Paole, e di cento e di mille altre o Vergini o Matrone cristiane , di cui vanta la Chiesa Cattolica.
Questa donna ammirabile appena fatta padrona di sè rinunziò generosamente alle nozze, ai sollazzi ed alle gioie del mondo, per consacrarsi anima e corpo alle opere sante. Unita ed appoggiata a due altre sorelle e ad un fratello, che avevano comune con lei la fede, la carità, e la potenza del danaro, lavorò ardentemente per dotare la sua patria delle grandi istituzioni Religiose che , sì comuni in Europa, mancavano affatto nella giovane Repubblica dell'Uruguay.
Quindi erogò somme vistosissime per trarre a Montevideo le Suore così dette Gianelline di Chiavari, le monache della Visitazione, e poi le Figlie di S. Vincenzo de' Paoli, le Domenicane, le Suore del Buon Pastore, e quelle di Maria Ausiliatrice. Fu essa che tutto o in gran parte provvide a queste Istituzioni benefiche terreno, casa, mobili ed ogni altro genere di soccorso, affine di aiutarle a radicarsi , a diffondersi , a lavorare con esito per la causa di Dio e per la Chiesa. Si può dire senza tema di errare che in quei paesi non si iniziò o condusse a termine opera buona di qualche importanza, a cui non abbia posto mano donna Iackson. Fu essa che cooperò alla fondazione del Seminario vescovile e alla sua dotazione; fu essa che coadiuvò l'impianto del Circolo cattolico, del Liceo cattolico, del periodico religioso il Messaggere e poscia del giornale il Bien Pùblico, degli Oratorii festivi e degli asili infantili ; fu essa che aperse in più siti scuole private; essa che intieramente a sue spese edificò nella sua villeggiatura un grandioso Orfanatrofio per centinaia di fanciulle derelitte , mantenute e vestite dalle sue rendite private; essa che fece costrurre nella stessa sua villa una stupenda Chiesa a servizio publico, vero gioiello di architettura ; essa j che coadiuvò potentemente la costruzione delle Chiese del Ridotto, di S. Francesco, di Sant'Antonio e più e più altre. Le Case Salesiane e di Maria Ausiliatrice dell'Uruguay l'annoverarono eziandio tra le più insigni loro benefattrici.
Di un'attività prodigiosa trovava tempo di visitare i poveri della società di S. Vincenzo de' Paoli di cui era socia esemplare ; scriveva con 1 rara perizia e vigore articoli ed opuscoli in favore della Religione Cattolica ; traduceva ogni dì dall'Italiano , dal Francese e dall' Inglese notizie e corrispondenze che mandava ai giornali Cattolici. Seppe formarsi intorno a se' un gruppo di valorose donzelle, che l'aiutavano con ardore ne'suoi lavori di apostolato, traducendo novelle edificanti, opere di divozione e di polemica religiosa, che poi faceva stampare a sue spese e diffondere gratuitamente per ogni dove. Non paga di questo, traeva d'Europa dei cassoni di libri buoni , che faceva spargere nella città e nella campagna, onde porre un argine all' irrompere dei libri perversi e velenosi.
Nè mai si scoraggiava degli ostacoli, e lottava a piè fermo contro ogni sorta di difficoltà. Sapeva afferrare con destrezza ogni occasione, che se le presentasse, per giovare in qualche modo alla buona causa, e nascosta sotto il velo della più profonda modestia e riservatezza riuscì talora a promuovere missioni, ed organizzare feste e dimostrazioni religiose, che riempirono di stupore i cattivi e di santa letizia i buoni.
Or bene questo miracolo di donzella cristiana non è più ! La sua vita si è spenta inaspettatamente sul più bel fiore dell'età stia. Ai 5 di settembre di quest'anno la sua grand'anima lasciava l'arena del combattimento per volarsene al Cielo, a ricevere la corona di sue eroiche fatiche , la palma delle riportate vittorie ! Fortunata Lei ! Ma infelici, infelicissimi quei che rimasero nell' angoscia privi de' suoi soccorsi e de' suoi esempi Questa morte fu una vera sciagura per tutta la Repubblica, fu una calamità incalcolabile, non minore di quella cagionata dalla morte del suo primo Vescovo Mons. Giacinto Vera ; imperocchè se la Chiesa abbonda d' uomini che sappiano fare il Vescovo, scarseggia di signore pie e caritatevoli come Elena Iackson.
Intanto noi da parte nostra, o cari Cooperatori e Cooperatrici, non dimentichiamoci di raccomandare fervidamente al Signore questa nostra cara consorella Americana ; e studiamoci nella sfera di nostre deboli forze d'imitarne lo zelo, la carità e l'instancabile operosità nel bene. Così facendo avremo su questa terra la benedizione dei buoni e in Cielo il premio dei Santi. Ma ecco l'articolo del Bien Público.
« Iddio lo volle ! Dopo alcuni giorni di timori e di speranze, la Società di Montevideo fu amaramente colpita per la morte di questo Angelo di fede e di carità. Le grandi sciagure giungono quasi sempre inattese. L'animo nostro ripugna a prevederle ! La Società piange nel silenzio l'irreparabile perdita, e va misnrandone tutta la estenzione al ricordo delle imprese di questo modello di donna; che fu rapita quando appunto la sua giovinezza e l' olezzo delle sue virtù profumava l'atmosfera del nostro ceto sociale.
« La Società deplora muta la trista novella però al tempo stesso un coro di voci infantili si alza lamentevole al cielo, quale segno di acerbo ed espansivo dolore. Son desse le voci di centinaia di orfanelli, raccolti ed amorevolmente provvisti dalla carità inesauribile della signora Elena Iackson, i quali provano il dolore di una seconda orfanezza. Interrogateli , o signori , chi era la donna .cui ieri ha perduto la società di Montevideo. Dessi reclamano per se il diritto di tesserne colle lagrime la trista necrologia.
« Domandate, ed essi vi diranno come sapesse trovar ne' materni sorrisi tutta la tenerezza per presentarsi loro davanti, vestita del colore delle dolcissime loro memorie ; vi diranno come giammai facesse pesare la superiorità della sua condizione , fino al punto da far loro credere che corressero per la propria casa, quando riempivano di loro grida e schiamazzi sollazzevoli i giardini e gli appartamenti della loro benefattrice ; essi vi diranno ancora come la predisposizione al ben fare ed alla carità cristiana formasse l'anima della sua vita.
« La morte straccia il velo che la modestia della signora Elena lackson avea tessuto per nascondere scondere le sue virtù.
« I nostri altari esalano tutt' ora il profumo della sua cristiana preghiera ; nel tugurio del povero risuona ancora il bacio di gratitudine impresso sopra la mano, che nascosta porgea col pane, le consolazioni ; le cupole delle chiese cattoliche, cui ella eresse o contribuì efficacemente ad innalzare, sembrano levar alto la testa sopra gli altri edifizi della nostra città, per vederla più da vicino nel Cielo, dove riceve il premio della sua vita ; nelle Case di beneficenza , negli Asili degli orfani , nelle Associazioni di carità , ripetesi oggi il suo nome e pregasi per lei
« Tutto si condensa alla notizia della sua morte, e tutto si scioglie poi in un inno di dolore e di gratitudine alla sua memoria. La voce del Bien Público si unisce a questo concerto sinceramente cordiale.
« Tutte le grandi imprese facevano capo nell'anima generosa e grande di Elena Iackson. La causa' della fede cattolica le inspirava sentimenti virili ; il suo trionfo era la suprema aspirazione della sua anima , e per questo mai non fu che essa negasse il suo concorso a qualsiasi impresa, la quale a questo nobile fine tendesse.
« L' amore alla patria , la rigenerazione di questa per mezzo della fede e della virtù erano la stia continua preoccupazione.
« Come non deploreremo la perdita di tale donna, esempio di abnegazione e di virtù cristiana ?
« Ma , per altra parte , che fu mai la vita di Elena Iackson , se non una costante preparazione alla morte , e ad una morte come quella di lei , che reclinò il capo in seno di quel Dio, cui sempre aveva amato e servito, ed al quale abbandonò il suo spirito colla rassegnazione del giusto ?
« Riposi in pace questa madre che gli orfani ed i poveri perdono , questa gioia che perde la nostra Repubblica !
« Il suo nome e la sua memoria non periranno giammai nella sua patria. Il suo spirito vola all'immortalità felice, patria definitiva delle anime pari a quella di Elena Iackson.
« L'ora della prova dolorosa , assai dolorosa , ha suonato per la distinta famiglia degli Iackson; ma ella saprà baciare piangendo la mano onnipotente, che sottomette la sua fede veramente cristiana alla prova del dolore. »
Prontuario di Letteratura e Filosofia Italiana ad uso degli alunni de' Ginnasi e Licei per D. PIETRO BeCCARIA , edizione seconda. -
Abbiamo dato una vista al nuovo Prontuario di letteratura e filosofia italiana testè ristampato dal sacerdote Pietro Beccaria, in uso degli studenti delle scuole secondarie ; e vi abbiam trovato dentro del bello e del buono. L' autore incomincia dagli elementi della grammatica, e si fa strada alla parte filologica con una diligenza, che lascia quasi nulla a desiderare a chi voglia i suoi studi porre sovra sodi fondamenti. Nel capitolo della filologia , che é il secondo del libro, sonvi toccate quistioni importanti e curiose, quali in questi ultimi tempi abbiam veduto sollevarsi intorno a voci costrutte , frasi, passi, ed opere di parecchi autori ; non omessa la cronica di Dino Compagni, la cui autenzia ora è fieramenta contestata. Al capitolo terzo , dove si ragiona della poetica Italiana nella sua forma esterna ed interiore , trovi pure accennate notabili cose risguardanti i poeti di ogni secolo; ed un arguto giudizio di quella recente e bastarda maniera di far versi , che ha per capoccia Giosuè Carducci ed il Rapisardi, or ora venuti fra loro a' capelli per ragion di mestiere. Chiudesi la prima parte del Prontuario coll' oratoria , di cui le doti e i generi sono, a nostro credere , recapitolati assai bene.
Non parliamo dell'ultimo capitolo, il quale discorre della filosofia Italiana, e specialmente dei dispareri nati di fresco fra Tomisti e Rosminiani per l'idea dell'ente , la natura dell'anima , ed altri punti , a cui oggi rivolgonsi le menti dei filosofi italiani e forestieri.
Il Prontuario del Beccaria merita che si riandi e dagli studenti delle scuole secondarie, per cui fu compilato, e dagli stessi insegnanti. L'autore scorgendo che ai nostri dì la gente non ha tempo o lena onde fermarsi a lungo sopra lavori continuati , e gravemente scritti , si è in certo qual modo appigliato allo spediente di alcuni degli eruditi del cinquecento, i quali sotto il titolo di miscellanee, di varie lezioni, e che so io, mettevano bel bello dinanzi all' occhio dei contemporanei quanto vi avesse di rilievo nel fatto della storia civile e letteraria, della filologia, e delle filosofiche discipline. Il Beccaria poi col pretesto di addottrinare uno scuolaro docile e affezionato svolge i suoi temi per dialogo, e con istile famigliare , svelto e forbito, tanto che diletta ed istruisce ad un tempo mirabilmente.
Vendesi all'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in San Pier d' Arena , e all' Oratorio Salesiano in Torino, per lire tre.
Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocefisso.
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno, mediante la recita di sei Pater, Ave e Gloria , secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione purchè sia in grazia di Dio.
Oltre a queste, un' altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto notati, purché confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa . pregandovi secondo la mente del Sommo Pontefice.
3.S. Francesco Zaverio Apostolo delle Indie. 8.Immacolata Concezione di Maria Vergine. 16.Primo giorno della Novena del SS. Natale. 21.S. Tommaso Apostolo. 24.Ultimo giorno della Novena di Natale. 25.Natività di N. S. G. C. 27.S. Giovanni Apostolo ed Evangelista.